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Pagina inziale » Spettacoli » Articolo n. 6235 del 11 gennaio 2008
Halloween - the beginning
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Il musicista e l’orrore.
Che cosa c’entra Robert Barleth Cummings, alias Rob Zombie, intelligente e trasgressivo uomo di punta del
gruppo rock White Zombie (heavy/alternative/metal se vi interessa il tipo di musica che fanno) e il remake/prequel
di Halloween: la notte delle streghe di John Carpenter, un monumento del cinema horror che ha già avuto almeno
sette seguiti dall’anno di uscita nelle sale, il “lontano” 1978?
Apparentemente poco, ma provate ad andare a vedervi La casa dei 1000 corpi o La casa del diavolo, le due opere
precedenti del nostro versatile amico, eppoi ne riparliamo..
Nell’originale, che iniziava in Illinois la sera della vigilia di Ognissanti, il 31 Ottobre 1963, in assenza dei genitori,
Michael Myers, un ragazzino appena adolescente, massacrava la sorella maggiore, prima di essere assicurato alla
giustizia. Ellissi.
Quindici anni esatti dopo, proprio prima della sera di halloween, Michael, nel frattempo rinchiuso in un ospedale
psichiatrico, ruba un'auto, fugge e ritorna sul luogo del delitto: la strage è in agguato.
Perfetta macchina di tensione la terza prova di Carpenter, autore anche delle indimenticabili paurosissime
musiche del film, è soprattutto un estremamente lucido esercizio di regia, un meccanismo di pura suspense
mescolato all'horror che non “ciurla nel manico” dello statuto onirico del cinema (tanto è tutto un sogno…) come, per fare un esempio, il collega
Wes Craven.
Per Carpenter insomma cinema, realtà e orrore possono -a volte sono costretti a- coincidere.
Scritto con Debra Hill, che coproduce anche, in soli dieci giorni, girato in tre settimane, e per un costo di trecentomila dollari, fu il primo successo
di pubblico di questo regista. Non ultimo merito infine fu quello di permettere l’esordio della bella e sensuale baby sitter Jamie Lee Curtis, per la
quale tanti di noi sarebbero volentieri tornati bambini.
Oggi Zombie tenta pericolosamente la via del prequel.
È infatti assodato come la gran parte dei sequel di Halloween non siano approdati a risultati eccelsi.
Qui però l’esito è più contrastato, difficile da stabilire nel suo valore.
E se il budget è lievitato fino alla “esigua” somma di quindici milioni di dollari, pochini anche per un progetto indipendente negli USA, l’iniziale
rifiuto di Zombie a dirigere il film, l’uscita dei fratelli Weinstein dalla casa madre Miramax-Disney, addirittura la tragica scomparsa di Moustapha
Akkad, il produttore ormai mitico di tutta la saga, in un attentato terroristico con la figlia Rima in Giordania nel 2005, tutto insomma sembrava
deporre a sfavore di un buon esito: eppure…
Eppure il film ha delle doti: che dire ad esempio dello sguardo acuto di questo pur acerbo realizzatore? Come giudicare il tentativo forse ingenuo
e comunque nuovo, perlomeno nella saga di Halloween, di far coincidere la follia del singolo con la disfunzionalità del tessuto familiare, sociale del
nostro protagonista?
Le poche parole di Michael, le sue maschere, la sua tristezza ancor prima e più della sua follia omicida, connotano l’Halloween di Zombie .
Seppoi volgiamo la nostra attenzione alla cura della musica, alla regia nervosa, al ritmo sincopato della vicenda, difficilmente il quoto del film sarà
negativo.
Nella follia, certo, Carpenter rimane il primo, il più raffinato descrittore di un’atmosfera e di una psicologia, ma se vi mancherà il fiato, durante
almeno una delle tante sequenze dell’Halloween più recente, allora sarà difficile all’uscita dalla sala, essere altrettanto severi sull’opera numero
tre di questo rocker crudo, forse violento ma altrettanto profondamente moralizzatore.
Roberto Figazzolo
Pavia, 11/01/2008 (6235)
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