il suo profumo - Antonio Bracciale

Transcript

il suo profumo - Antonio Bracciale
Antonio Bracciale
IL SUO PROFUMO
Racconto
Il racconto "Il suo profumo" è stato pubblicato all'interno dell'Istant­anthology "LA DONNA vista da lei, vista da lui" edita da Giulio Perrone Editore nel marzo 2008
1
Giulia. Un’orchidea antropomorfa. Così delicata e complicata al tempo stesso. Il suo corpo: un’architettura pagana dove il vizio della banalità non trova spazi per danzare. Restare immobili ad ammirarla è come infliggersi una punizione eterna. Sono strambe le dinamiche della natura. A che scopo creare una così devastante bellezza se non la si può toccare?
Adesso dorme. Il lenzuolo bianco ha dipinto un altare attorno alle sue candide grazie, quasi a voler consacrare il feticcio di un’immensa passione. Quel piede scivolato fuori dal lembo è un sogno erotico per ogni amante di questo mondo terreno. Se soltanto vo­
lessi, potrei allungare la mano e massaggiarlo, come ho sempre fatto, e sarei un ipocri­
ta se vi dicessi che la cosa non era catalizzatrice di pensieri viziosi. Ma servirebbe a poco ormai, i sapori della carne sono soltanto un ricordo per me. Un ricordo straziante. L’ultima volta che le sue labbra sfiorarono le mie, lei piangeva, sapeva che tutto stava per volgere al termine, e così fu. Me ne andai nella notte insieme ad altre poche anime di quell’ospedale. Da allora i mesi sono trascorsi allo stesso modo in cui si sfogliano le pagine di un vecchio diario. Ed eccomi ancora qui, ad ammirarla e amarla. Ogni mattino. Avevamo fatto un patto: avrei intrapreso il cammino sereno se avessi avuto la certezza che, dopo di me, soltanto uno più bravo sarebbe stato l’eletto, cosa che credevo impossi­
bile. Che illuso! A lei non dispiacque però.
Ecco, inizia a muoversi. Gli stessi vagiti di un neonato. Dio quant’è dolce!
Ora la finestra filtra il sole sul suo viso, lei si strofina delicatamente i pugni sugli oc­
chi. Che brutte occhiaie! Abbiamo fatto bisboccia stanotte eh? Posa lo sguardo sulla sveglia. Si, è l’una passata, piccola! E’ ora di alzarsi! Hey, che sbadiglio!
Si è chinata in avanti e ha afferrato delicatamente la bottiglia sul comodino. Va bene! Bevi, bevi! Quante volte le ho detto che bisogna bere prima di addormentarsi. Almeno non ci si sveglia con il trauma alla testa.
Una goccia d’acqua in fuga sul suo collo. Troppo perfetto. Tutto di Giulia è troppo artificiosamente perfetto. Vedere la sua gola ondeggiare sti­
mola uno strano appetito in me. Meglio rimanere lucidi. Eh, ma bevi piano però! Sembri un maschiaccio! E’ tornata a distendersi. Si ha la sensazione di vedere quei bambini che giocano a la­
sciare la sagoma di un angelo sulla neve. E’ questo che lei è: un angelo.
Annusa la sua pelle. Il suo naso è una geometria tirannica nel distonico arpeggio della natura. La prima volta che la vidi, ne fui rapito, oltre che dalle mani e i piedi, e perché no, anche dai seni; così tondi e sodi da far apparire il concetto di rotondità una teoria 2
aliena a qualsiasi applicazione pratica. Odora le lenzuola e il cuscino. Ora il suo avambraccio. Ma che fai? Sembri un segugio!
La sue mani stanno consumando un itinerario grottesco. Una si è posata sul seno destro e con le dita stuzzica il capezzolo. Quella sinistra striscia dal ginocchio verso l’interno della coscia. E sale più su. Pare infoiata da una strana voglia.
Ma che fai? Dove la porti quella mano? Fermati! Che fai? Oddio ti stai toccando! Si sta toccando! Ma è impazzita!?
Ringraziando il cielo si è fermata. Sarebbe un atto peccaminoso non poterla aiutare in queste pratiche. Ora prende il telefonino. A chi chiami tesoro?
“Pronto Laura! Ciao!” Sta chiamando Laura, la sua migliore amica. Sbadiglia.
“Senti, ma che ho combinato stanotte? Non mi ricordo niente! Ho la gola arsa e un mat­
tone sulla testa!
Ah si? Perfetto! Mi sono fatta riconoscere come al solito!
Senti, non puoi capire! Mi sono svegliata con il suo profumo addosso! Sto impazzendo! Ho un nodo stretto alla gola! Ma come si fa? Sono perdutamente innamorata di un uomo che nemmeno ricordo! Non ho la più pallida idea di chi possa essere! Se lo sapes­
se chi so io…!”
Io lo so, e ora un brivido mi dilania la schiena. Non ho mai creduto alla gelosia dei de­
funti. Mi sbagliavo. Se ci fossi stato io, avrei impedito quest’ oltraggio. Si. E come? An­
che se avessi voluto, non sono autorizzato ad uscire dopo il tramonto.
Ma che uomo è se non ti lascia nemmeno un bigliettino sul cuscino? Dimmelo! “Senti Laura non lo so. So soltanto che sono nuovamente innamorata e c’è il suo profu­
mo dappertutto! Persino dentro di me! E’ meraviglioso!
Ah! Che simpatica!
Non lo so! E’ un profumo dolciastro e intenso! Il classico profumo da uomo insomma!
Ricordi con chi sono andata via ieri sera?
Ho capito! Stavi peggio di me!
OK! Ti aspetto! Sbrigati!”
Ti sei innamorata dunque?! Mi avevi detto che era cosa impossibile!
E’ come morire una seconda volta. Ma alcuni passaggi sono inevitabili. 3
Ma si, in fondo sono quasi contento, vederti sempre con quel viso adombrato era più angosciante della morte stessa. I suoi occhi hanno una nuova luce adesso. E’ bello vederti così! Amore mio!
Trilla il citofono. Laura è già arrivata. “Si. Sono in camera! Sali!”
Credo che il mio tempo qui sia terminato. Ritorno dove solo noi altri sappiamo ritorna­
re. Spero di poterti rincontrare un giorno; il più tardi possibile. Tu pensami di tanto in tanto; so che lo farai. Addio amore!
“Ciao Laura! Vieni qui, abbracciami!
Oh Giulietta! La mia cucciolotta ubriaca!
Hey! Aspetta un momento! Perché hai il suo profumo addosso? Perché metti un profu­
mo da uomo?
Ehmmm! Ho sempre messo questo profumo! E’ un profumo da donna! Giulia!”
C’est la vie!
4