Alle urne, con coscienza

Transcript

Alle urne, con coscienza
anno XXV numero 3 marzo 2010
mensile della Chiesa di Nola
Alle urne, con coscienza
Padre Beniamino Depalma ha scritto una lettera a tutti i candidati per le prossime elezioni regionali e comunali.
Un invito a realizzare concretamente il bene comune nei nostri territori, partendo dalla giustizia sociale e
dall'amore per i poveri. Uno stimolo a prendere in carico questioni emergenziali quali quella sanitaria e del
lavoro. All'interno i candidati a sindaco nelle città del territorio diocesano, un ultimo sguardo sulla corsa a
palazzo Santa Lucia e uno stralcio del documento Cei “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno”.
DOSSIER
IN DIOCESI
IN PARROCCHIA
Caritas, con la collaborazione
di Lilt e Pascale, fornisce visite
gratuite agli indigenti. E altre
sono le collaborazioni avviate
per rispondere alle tante richieste. La crisi sta minando il diritto
alla salute? La cronaca dell'iniziativa e il parere autorevole di
un medico cattolico
pp. 7-8
L'incontro dei sacerdoti con
padre Rupnik
L'iniziativa “Short. Il tempo
breve”
La presenza di Cl in diocesi
La Giornata diocesana della
gioventù
Il pellegrinaggio in Terra Santa
con il Vescovo
pp. 9-13
Il commosso saluto di Faibano
e dell’Issr “Duns Scoto” a padre
Luigi Castiello
Il volume su san Felice in Pincis
presentato nella comunità di
Cimitile
Una risonanza dalla missione
francescana al Suffragio di Pomigliano
pp. 14-16
TEMA DEL MESE
ELEZIONI 2010
anno XXV
numero 3
marzo 2010
02
Invertire la rotta, risvegliare la partecipazione
Il vescovo scrive una lettera ai candidati per le elezioni regionali e comunali. E li affida alla protezione
di san Tommaso Moro: «La sua testimonianza ci insegna ad operare per il bene comune»
Carissimi amici,
alla vigilia della competizione elettorale del 2829 marzo, desidero accompagnare con la preghiera la vostra scelta di impegnarvi sul terreno
arduo ma indispensabile della politica. Scelta
ancora più significativa e apprezzabile in un territorio segnato da profonde e inaccettabili disuguaglianze, contraddizioni, prevaricazioni, violenze, da perpetrati scempi contro l’uomo e
contro il creato. Prego perché chi si candida ad
essere classe dirigente possa avvertire la responsabilità, in compagnia degli uomini e delle
donne di buona volontà, di invertire radicalmente la rotta, e di coinvolgere in un nuovo patto educativo e civile tutte le istituzioni, la Chiesa, le parti sociali, i cittadini.
Poche settimane orsono i vescovi italiani hanno presentato il documento “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno”. Nel testo
si sviluppa una disamina puntuale delle luci e delle ombre del nostro amato Sud. Mi preme, però, sottolineare un aspetto ben preciso evidenziato dal documento: il Meridione è ricco di risorse umane, ambientali, culturali spesso dimenticate, messe in disparte o strumentalizzate, il più delle volte soffocate in modo sistematico da un cancro invisibile cui
contribuiscono tanti elementi: la malavita organizzata, la cattiva amministrazione, lo sfaldamento del senso civico dei
singoli, l'illegalità diffusa. Ai candidati non chiediamo di farsi carico da soli di questioni tanto pesanti e strutturali, ma di risvegliare concretamente il senso di partecipazione delle comunità, perché insieme si possano dare risposte incisive e
profonde.
In particolare, a chi si candida nell'ambito del vasto territorio della diocesi di Nola, o per un incarico regionale o per incarichi comunali, chiediamo di prestare specifica attenzione a questioni molto concrete che da mesi mettono in affanno
persone e famiglie. Penso, in primis, allo stato sempre più precario dei servizi sanitari. Scrivo pensando in particolare
alle gravi carenze d'organico dell'ospedale di Nola (ma si tratta di un esempio generalizzabile a molte strutture pubbliche del territorio), cui i sacrifici del personale medico e infermieristico non riescono a porre rimedio. Quando si mina il diritto alla salute, carissimi amici, significa che qualcosa si sta deteriorando nella convivenza civile. L'altra grande sofferenza si chiama lavoro. Non sono in affanno solo le grandi industrie e il relativo indotto, ma anche una serie interminabile di realtà piccole e medie. Tutto sta ricadendo in maniera evidente sui lavoratori. I giovani sono ormai in balia di un
precariato selvaggio e senza controllo, e si trovano in condizioni di dover accettare impieghi ben al di sotto dei loro talenti. Moltissimi - spesso i più formati dalle nostre università - stanno partendo per il Nord, ed è triste vedere come tale
silenziosa fuga stia avvenendo sotto gli occhi distratti delle istituzioni. È forse il tempo di rimettere mano, insieme, ad
un nuovo modello di sviluppo economico, sociale e culturale della nostra regione e dei nostri comuni.
Certo, di molto altro potremmo parlare e discutere, si pensi solo al degrado ambientale e alla necessità di una rinnovata e popolare azione culturale. Tuttavia, avvertiamo l'esigenza di chiedere ai candidati anche un dono diverso, originale: essere promotori di speranza. Speranza non è mero e sciocco ottimismo, è piuttosto contemplare una certezza: se
diamo il meglio di noi stessi, se ci impegniamo allo spasimo, se diamo fondo a tutte le nostre energie, se siamo pronti al
sacrificio, se restiamo saldi nei principi, bene, il Signore non ci lascerà delusi. E la Chiesa di Nola può e vuole offrire leale collaborazione a chi metterà in cima alle sue priorità il bene comune, mostrando uno stile di gratuità e passione.
“Così facilmente s'acquisterebbe il vivere, se il desio di accumulare denari non impoverisse gli altri”. Con queste parole
san Tommaso Moro, patrono degli statisti e dei politici, esprimeva bene il significato più profondo del “bene comune”: a
chi e a cosa giova la ricchezza di pochi quando intorno c'è sofferenza, povertà, rassegnazione? Non saremmo tutti più
felici se ogni uomo potesse accedere al necessario per una esistenza dignitosa? Vi auguro, cari amici, di promuovere
con la vostra passione politica una vita dignitosa per tutti, e di essere consapevoli che garantire una vita dignitosa per
tutti significa necessariamente porre freni e argini all'ingordigia di chi guarda sempre e solo al proprio interesse.
Nell'augurarvi ancora “buona fortuna”, esprimo anche il mio augurio di un tempo di Quaresima proficuo, fatto di momenti di silenzio, meditazione, sobrietà e astensione dalle cose non essenziali. Auspico in particolare che la Quaresima inciti tutti ad una campagna elettorale corretta e rispettosa dei concorrenti. Questo tempo di preparazione alla Pasqua, cari amici, ci prepari anche alla resurrezione delle nostre città.
Nola, 10 marzo 2010
Padre Beniamino Depalma
03
TEMA DEL MESE
anno XXV
numero 3
marzo 2010
ELEZIONI 2010
I candidati a sindaco nei comuni della diocesi di Nola
Sono otto i comuni del territorio diocesano che voteranno il primo cittadino. Solo a Cimitile e Quindici
gli uscenti cercano una riconferma. Terzigno e Sant'Anastasia si metteranno dietro le spalle il commissariamento, e dovranno dare prova di sapersi governare. Ma proprio l'instabilità degli ultimi anni
ha portato a candidature comunicate in extremis e a una discreta frantumazione. Addirittura sei i candidati a sindaco di Pomigliano d'Arco, con nomi comunicati negli ultimi giorni disponibili a seguito di
estenuanti trattative tra partiti. Sfida a tre per Baiano e Mariglianella, faccia a faccia a San Paolo Bel Sito tra Cafarelli e De Filippis. Unica donna in gioco Concetta Mattiello a Mariglianella.
Cimitile
Quindici
Baiano
Mariglianella
Nunzio Provvisiero
Democratici per Cimitile
Stefano Napolitano
Liberato Santaniello
Insieme per Quindici
Luciano Buglione
Oltre
Baiano verso il futuro
Francesco Montella
Sindaco uscente
Nunzio Provvisiero
Per Baiano
Carlo Mascheri
Baiano futura
Pomigliano d'Arco
Sindaco uscente
Vincenzo Cavaccini
Paolino Bonavita
Andrea America
Con Andrea America sindaco se tu vuoi
Felice Di Maiolo
Democrazia e Progresso per Quindici
Sindaco uscente
Liberato Santaniello
Con Felice Maiolo liberi di volare
Concetta Mattiello
Insieme si può
Sant'Anastasia
Sindaco uscente
Giovanni Russo
Terzigno
San Paolo Bel Sito
Onofrio Piccolo
Città Futura, SeL, Idv, Pd, Azione Cristiano Sociale, Alleanza Riformista, Pomigliano Democratica
Pasquale Miniero
Raffaele Russo
Forza Sant'Anastasia
Liberal Democratici, 1799, Udc, La Mia Pomigliano, Noi Sud, Pdl, Pomigliano a centro, Udeur
Carmine Esposito
Pdl, Lista Arcobaleno, Nuovo Psi, Democrazia Cristiana
Luca Errico
Pomigliano a Cinque Stelle
Manolo Cafarelli
Libertà democrazia e progresso
Giulio De Filippis
è l’ora… uniti per cambiare
Sindaco uscente
Raffaele Riccio
Salvatore Cioffi
Città Bene Comune
Franco Vigorita
Pomigliano Città Aperta
Felice Romano
Federazione della Sinistra
Sindaco uscente
Antonio Della Ratta
Il 12 marzo l’Osservatorio socio-politico
“San Felice” ha organizzato un confronto
tra i 6 candidati
Domenico Auricchio
Pdl, Mpa, La Destra
Franco Annunziata
Oltre il Vesuvio, Giovani Democratici per
Terzigno, Verdi per la Pace
Salvatore Annunziata
Udc, Insieme per Terzigno, Cdl-Centro democratico liberale
Francesco Ranieri
Idv
Sindaco uscente
Commissario straordinario
Giovanni Barone
Pd, La Sinistra per Sant'Anastasia, Idv
Paolo Esposito
Sant'Anastasia al centro, Lista Paolo
Esposito sindaco
Carmine Capuano
Socialisti Democratici per Napoli, Giovani
Anastasiani, Uniti per Sant'Anastasia,
Udc
Sindaco uscente
Commissario straordinario
TEMA DEL MESE
anno XXV
numero 3
marzo 2010
ELEZIONI 2010
04
Viaggio tra i candidati per le regionali
Oltre mille nomi per 60 posti da consigliere. In cinque sperano di diventare governatore. Ma la sfida
resta tra De Luca e Caldoro. Anche se gli outsider non hanno alcuna intenzione di gettare la spugna
di Enzo Terracciano
Si preannuncia complessa la sfida
che porterà, il 28 e 29 marzo prossimi, a delineare il profilo del nuovo governatore della Regione Campania.
Non solo per i numeri - con 5 concorrenti per la carica di presidente e circa mille candidati per 60 posti da consigliere -, quanto per lo scontro tra
modelli e prospettive diametralmente opposte. Ma andiamo con ordine.
Se poco, soprattutto in termini numerici, ci si può aspettare da Forza Nuova e dal suo candidato, l'avv. Michele Antonio Giliberti, sembrano avere
qualche chance partecipativa in più
gli altri due schieramenti considerati
“minori”: Movimento a 5 Stelle e Federazione di Sinistra.
Il primo, che presenta come candidato Roberto Fico, 35enne gestore
di un Bed&Breakfast, è nato sulla
scia dei meetup lanciati da Beppe
Grillo nel 2005. Ha uno statuto – anzi, un Non-Statuto – e un programma elaborato su sette punti: Stato e
cittadini, Salute, Energia, Trasporti,
Economia, Informazione, Istruzione.
Punta tutto sulla società civile e sulla
connessione in rete: un movimento
dove «ognuno vale uno» e dove ciascuno può proporre modifiche al programma stesso. Tanti i punti “caldi”
che affronta: dall'eliminazione delle
province alla gratuità dell'accesso
ad internet; dalla razionalizzazione
del consumo di energia e utilizzo di
fonti rinnovabili alla garanzia delle
prestazioni sanitarie di base. Il tutto
basato su principi di trasparenza e legalità.
Come «unica alternativa agli accordi
di potere e malapolitica» si presenta,
invece, Federazione di Sinistra (PrcSe, Pdci, “Socialismo 2000”) che sostiene, per la corsa alla carica di go-
vernatore, il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero. Ex segretario
Fgei (Federazione giovanile evangelica italiana), ministro sotto
l'ultimo governo Prodi, Ferrero vuole
accreditarsi come unico elemento di
discontinuità nella sinistra campana.
Con una battaglia che, nelle sue prime battute, si è già scagliata contro il
candidato del Pd, De Luca, considerato una sorta di nuovo Achille Lauro
e ultimo esponente, in ordine di tempo, della fallimentare politica bassoliniana.
I “grandi” di queste elezioni, quelli destinati, con buona pace dei primi tre,
a spartirsi la maggior parte dei voti,
sono però gli ultimi due rimasti: l'on.
Stefano Caldoro, sostenuto da una
vasta coalizione con a capo Pdl e
Udc e altre liste minori (tra cui
l'Udeur), e Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno ed esponente del Pd.
Partiamo dal primo. Giornalista, ministro nel 2005 per l'Attuazione del programma, è la soluzione d'emergenza voluta da Berlusconi in seguito all'affaire Cosentino (indagato per
rapporti con la malavita organizzata). Parte come favorito, appoggiato
a Napoli e Salerno da un ministro,
Mara Carfagna, rilancia il tema del
rinnovamento e ha come argomento-base la condanna senza appello
della ultradecennale gestione amministrativa del centrosinistra; si batte
per una politica dei contenuti ed evita il ricorso ai toni forti contro gli oppositori. Ma, se non urla lui, sono gli altri a farlo: a partire da Luigi Cesaro,
presidente della provincia di Napoli,
che subito si è scagliato contro il “cacicco” De Luca.
Contro Caldoro si presenta Vincenzo De Luca, appoggiato, tra gli altri,
da Pd, Idv, Verdi, Api e Sinistra ecologia e libertà. Politico che “o si ama
o si odia”, già all'indomani della
“svolta di Salerno”, quella della sua
acclamazione al convegno Idv, si
era attirato gli strali del “giustizialista” De Magistris (Idv) e le antipatie,
per dirla con un eufemismo, di tutte
le altre forze in corsa per il posto a
Palazzo Santa Lucia. Il suo vessillo
è la sua città, Salerno, divenuta la seconda della Campania ma soprattutto la prima grande città in Italia per la
raccolta differenziata. È il candidato
dai manifesti senza sigle e riferimenti: l'uomo che tenta la strada della discontinuità con la passata gestione,
pur essendo esponente dello stesso
partito. Le critiche non mancano, soprattutto per il suo coinvolgimento
nell'inchie-sta sulla delocalizzazione delle ex Manifatture cotoniere meridionali di Salerno, con accuse che
vanno dalla truffa aggravata al falso.
Già, gli inquisiti. Quelli che dovevano essere i grandi assenti di queste
elezioni, si sono da subito imposti
all'attenzione. Oltre al già citato De
Luca, altri esempi autorevoli sono
quelli di Sandra Lonardo Mastella
(capolista Udeur a Napoli) e di Roberto Conte della lista Alleanza di Popolo collegata a Caldoro. Proprio
l'inserimento di quest'ultimo, consigliere regionale uscente, ha scatenato le ire di Stefano Caldoro che ha
dichiarato di non volere i voti di Conte, inserito, secondo Cosentino,
«surrettiziamente» nelle liste. Una
sfida complessa, come dicevamo.
I fatti sono aggiornati al giorno di chiusura del giornale, martedì 2 marzo 2010.
05
anno XXV
numero 3
marzo 2010
IL DOCUMENTO
CHIESA E MEZZOGIORNO
I vescovi scrivono al Sud: «Rialziamoci insieme»
Si chiama “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno” il nuovo testo dell’episcopato
italiano dedicato al Meridione. In dialogo propone la lettura di due paragrafi cruciali
È un invito al coraggio e alla speranza il documento dell'episcopato italiano “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno”. A vent'anni dalla pubblicazione del documento “Sviluppo nella
solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno”, i vescovi riprendono la
riflessione sul cammino della solidarietà nel nostro Paese, con particolare attenzione al Meridione
d'Italia e ai suoi problemi irrisolti, riproponendoli all'attenzione della
comunità ecclesiale. Il testo integrale è disponibile all'indirizzo
www.chiesacattolica.it. In dialogo
propone due passaggi essenziali
del documento su federalismo e
criminalità organizzata.
Per un federalismo solidale
«Il principio di sussidiarietà va
mantenuto strettamente connesso con il principio di solidarietà e
viceversa, perché se la sussidiarietà senza la solidarietà scade
nel particolarismo sociale, è altrettanto vero che la solidarietà
senza la sussidiarietà scade
nell'assistenzialismo». La prospettiva di riarticolare l'assetto del
Paese in senso federale costituirebbe una sconfitta per tutti, se il
federalismo accentuasse la distanza tra le diverse parti d'Italia.
Potrebbe invece rappresentare
un passo verso una democrazia
sostanziale, se riuscisse a contemperare il riconoscimento al me-
rito di chi opera
con dedizione e
correttezza all'interno di un “gioco
di squadra”. Un tale federalismo,
solidale, realistico e unitario, rafforzerebbe l'unità
del Paese, rinnovando il modo di
concorrervi da
parte delle diverse realtà regionali, nella consapevolezza dell'interdipendenza crescente in un mondo globalizzato.
Ci è congeniale considerarlo come una modalità istituzionale atta
a realizzare una più moderna organizzazione e ripartizione dei poteri e delle risorse, secondo la
sempre valida visione regionalistica di don Luigi Sturzo e di Aldo
Moro […]
Una piaga profonda: la criminalità organizzata
Libertà e verità, e dunque giustizia e moralità, sono tra le condizioni necessarie di una vera democrazia, fondata sull'affermazione
della dignità della persona e della
soggettività della società civile.
Non è possibile mobilitare il Mezzogiorno senza che esso si liberi
da quelle catene che non gli permettono di sprigionare le proprie
energie. Torniamo, perciò, a condannare con forza una delle sue
piaghe più profonde e durature un vero e proprio «cancro», come
lo definivamo già nel 1989, una
«tessitura malefica che avvolge e
schiavizza la dignità della persona» - , ossia la criminalità organizzata, rappresentata soprattutto
dalle mafie che avvelenano la vita
sociale, pervertono la mente e il
cuore di tanti giovani, soffocano
l'economia, deformano il volto autentico del Sud. La criminalità organizzata non può e non deve det-
tare i tempi e i ritmi dell'economia
e della politica meridionali, diventando il luogo privilegiato di ogni tipo di intermediazione e mettendo
in crisi il sistema democratico del
Paese, perché il controllo malavitoso del territorio porta di fatto a
una forte limitazione, se non addirittura all'esautoramento, dell'autorità dello Stato e degli enti pubblici, favorendo l'incremento della
corruzione, della collusione e della concussione, alterando il mercato del lavoro, manipolando gli
appalti, interferendo nelle scelte
urbanistiche e nel sistema delle
autorizzazioni e concessioni, contaminando così l'intero territorio
nazionale.«La mafia sta prepotentemente rialzando la testa»,
hanno denunciato i Vescovi della
Calabria. «Di fronte a questo pericolo, si sta purtroppo abbassando
l'attenzione. Il male viene ingoiato. Non si reagisce. La società civile fa fatica a scuotersi. Chiaro per
tutti il giogo che ci opprime. Le
analisi sono lucide ma non efficaci. Si è consapevoli ma non protagonisti». In questi ultimi vent'anni
le organizzazioni mafiose, che
hanno messo radici in tutto il territorio italiano, hanno sviluppato attività economiche, mutuando tecniche e metodi del capitalismo più
avanzato, mantenendo al contempo ben collaudate forme arcaiche e violente di controllo sul territorio e sulla società. Non va ignorato, purtroppo, che è ancora presente una cultura che consente loro di rigenerarsi anche dopo le
sconfitte inflitte dallo Stato attraverso l'azione delle forze dell'ordine e della magistratura. C'è bisogno di un preciso intervento educativo, sin dai primi anni di età,
per evitare che il mafioso sia visto
come un modello da imitare […]
IL DOCUMENTO
CHIESA E MEZZOGIORNO
anno XXV
numero 3
marzo 2010
06
Il Mezzogiorno come risorsa, e non come fardello
I vescovi sovvertono la prospettiva da cui si è soliti guardare al Meridione, senza negarne i gravi
problemi strutturali. E donano alle Chiese locali un testimone luminoso: don Pino Puglisi
di Marco Iasevoli
È difficile, e soprattutto coraggioso, guardare al Sud dalla prospettiva delle risorse. Molto più semplice e comunicativamente efficace è
produrre le consuete, ciniche analisi dei medesimi, storici mali. I vescovi, nel redigere il nuovo documento su Chiesa e Mezzogiorno,
hanno saputo operare alcune scelte controcorrente: guardare al Meridione come dono per il Paese, e
non come fardello; setacciare le
milleuna ricchezze del territorio e
della comunità ecclesiale; rileggere gli innegabili nodi strutturali sotto la lente della speranza e della fiducia; imboccare la strada umile
dell'educazione e della formazione, e non quella generica degli appelli sentimentalistici.
Significativo che il documento abbia la paternità dell'intera Chiesa
italiana, e non sia dunque figlio dei
soli vescovi meridionali. Il “Paese
solidale” cui il testo incita ha infatti
bisogno di una “Chiesa solidale”,
in cui siano forti i vincoli tra pastori,
sacerdoti e laici credenti dell'intero
Stivale. Laddove prevalgono culture della separazione, proprio la
comunità ecclesiale è chiamata a
difendere, anche da sola, l'unità
morale, sociale, culturale, econo-
mica dell'Italia. Estremamente chiaro, a questo proposito, il passaggio sul federalismo che In dialogo riporta nella pagina precedente: che sia solidale, o
non sia; che garantisca i
più poveri e i territori con
meno risorse, o non sia;
che metta al centro le persone, o non sia; che susciti
criteri competitivi e meritocratici, ma senza dimenticare le comune sorti del
Belpaese.
Parimenti concreto e ricco
il capitolo dedicato alla criminalità organizzata. Nel ricordare l'organizzazione
capitalistica delle mafie, le
piccole e grandi connivenze delle istituzioni e dei cittadini, la
Chiesa indica senza dubbio alcuno una strategia con due punte:
una forte e decisa opera educativa, lungo tutte le età della vita; una
chiara denuncia, che chiami le cose con il proprio nome, senza paure, tentennamenti ed eccessi di
prudenza.
Torna in modo ricorrente la parola
protagonismo, associata ai giovani (il cui protagonismo è negato dalla necessità di emigrare al Nord),
alla società civile, alla stessa Chiesa. Si intende, cioè, quel riprendere tra le mani le proprie sorti, abbandonare il meccanismo della delega, sentirsi corresponsabili senza se e senza ma di quanto ci circonda. È evidente, per la Chiesa
del Sud, il richiamo ad uno stile che
abbia nella spiritualità e nella cura
dell'interiorità le sue fondamenta,
affinché dal rapporto personale
con il Signore emergano scelte
chiare, personali e comunitarie, di
giustizia, libertà, amore per il prossimo.
Diversi i nodi pastorali esaminati,
in particolare le opportunità spirituali che si annidano nella sempre
viva tradizione popolare, e le potenzialità del progetto Policoro. Ma
spicca anche un dato di fatto importante e interessante: le Chiese
del Sud non vivono crisi quantitative, sanno essere ancora scuola di
comunione, godono di un associazionismo vivace. Tutti segni di una
vitalità che addirittura è da stimolo
per l'intera Chiesa italiana.
Tra i tanti punti meritevoli di attenzione, non si può tacere la scelta
forte di assumere don Pino Puglisi
come esempio luminoso per tutti,
sacerdoti e laici. “Egli – scrivono i
vescovi - seppe magistralmente coniugare, soprattutto nell'impegno
educativo tra i giovani, le due
istanze fondamentali dell'evangelizzazione e della promozione
umana, che configurano l'orizzonte di quell'umanesimo integrale, che trova nell'Eucaristia origine
e compimento”.
Ecco la strada: una Chiesa capace
di amare tutto l'uomo, tutti gli uomini.
Ac: «Prendiamo in consegna l’appello dei vescovi»
L’Ac della regione Campania ha
promosso, lo scorso 6 marzo, un incontro pubblico svoltosi ad Avellino per una prima riflessione e mediazione del documento su Chiesa
e Mezzogiorno. Presente il cardinale Crescenzio Sepe, il vescovo
delegato per il laicato mons. Mario
Milano e diversi pastori della regione.
Sono intervenuti Pino Acocella, vicepresidente del Cnel, e Pierpaolo
Forte, docente di diritto presso
l’università del Sannio. Al centro
delle loro relazioni la “strada dei doveri”, che tutti i cittadini del Sud sono chiamati ad imboccare per uscire dall’assistenzialismo ed essere
artefici del proprio futuro.
Ha chiuso i lavori il presidente nazionale dell’Ac, Franco Miano, invocando un nuovo “patto educativo” tra Chiesa, istituzioni e società
civile.
07
anno XXV
numero 3
marzo 2010
DOSSIER SALUTE
l’iniziativa
Caritas: visite gratuite a chi non può permettersele
I “nuovi poveri” non riescono a sostenere le spese mediche. Ai centri di Nola, Pomigliano e San
Giuseppe sbarcano per fornire visite gratuite i professionisti del Pascale e della Lilt
di Mariangela Parisi
Pomigliano, Nola e San Giuseppe
Vesuviano sono i primi tre centri
toccati dall'iniziativa di Caritas Nola volta ad offrire visite gratuite per
la prevenzione dei tumori e dei
problemi cardiaci. Tante le persone in fila, persone normali che, travolte dalla crisi, non riescono più a
far fronte alle spese mediche. In
gran parte si tratta di donne: mogli
sopraffatte dalla crisi, trascuratesi
fino all'inverosimile, sino al punto
di non accorgersi che un tumore
le stava vincendo.
«Ci aspettavamo parecchia gente, e così è stato – spiega don
Arcangelo Iovino, da due anni direttore Caritas -. Fin quando le richieste di aiuto sanitario sono state sporadiche, abbiamo provato a
farvi fronte con le nostre forze. Ma
siamo arrivati ad un punto in cui
questa è l'esigenza fondamentale
espressa dai nuovi poveri, quelli,
per intenderci, che non hanno bisogno del pasto, ma di risorse per
superare la crisi».
Chi è stato visitato ha espresso la
massima soddisfazione per la professionalità offerta dai medici del
Pascale e della Lega italiana antitumori, i due enti che hanno aderito con entusiasmo all'appello di
Caritas. La possibilità di essere curati direttamente dal Pascale, spiega don Arcangelo Iovino, «è il pun-
to più importante dell'iniziativa. E contiamo, grazie
alla sensibilità
dell'istituto napoletano e di
Lilt, di avviare
presto un nuovo ciclo di visite che possa allargare le persone assistite». I centri
d'ascolto Caritas, intanto,
continuano a
registrare casi preoccupanti legati
soprattutto alle cure odontoiatriche, per sostenere le quali l'ente
diocesano ha chiesto aiuto al Pio
Monte della Misericordia di Napoli, dotato di un ampio poliambulatorio.
Le richieste di assistenza sanitaria, nelle ultime settimane, hanno
toccato picchi mai visti prima.
Oltre alla collaborazione con Pascale e Lilt, Caritas Nola ha attivato rapporti con il Sert locale per
aiutare i tanti adulti che si sono lasciati attrarre dal gioco d'azzardo
e dai videopoker. Inoltre, grazie al
sostegno assicurato da una casa
farmaceutica nazionale, Caritas
potrà dotarsi di una fornitura di medicinali che non richiedono prescrizione medica, da fornire comunque sotto controllo di volontari medici a chi non può permetterseli.
Il vescovo di Nola, mons. Beniamino Depalma, che ha suggerito
alla sua Caritas di spostare
l'attenzione sulla salute delle persone, non riesce però a gioire pienamente per le nuove iniziative:
«C'è poco da rallegrarsi quando il
volontariato è costretto ad intervenire in zone così sensibili della
vita umana: vuol dire che qualcosa sta venendo meno in termini di
civiltà».
la storia
«A 50 anni posso restare senza denti?»
La storia di un uomo che si è rivolto a Caritas per ricevere cure
Le spese per le cure odontoiatriche sono al primo posto fra
le richieste da parte dei nuovi
poveri del territorio diocesano.
Cure che i privati si fanno pagare
a caro prezzo, e che talvolta le
strutture pubbliche non riescono
ad assicurare.
Come dimostra la storia di
Giuseppe (nome di fantasia), 50
anni, una vita di espedienti, che si
è presentato all'operatrice del
Centro Caritas di Pomigliano con
una domanda: «A 50 anni posso
mai restare senza denti?». Da
alcuni mesi gli fanno male gli
incisivi. Un dolore senza tregua,
lancinante, che gli impedisce di
svolgere quei piccoli lavoretti che
lo aiutano ad andare avanti. «Il
dentista mi ha chiesto 3mila
euro». E il servizio pubblico? «Mi
ha proposto di tirarli, ma mi sono
rifiutato. Possibile che questa sia
l'unica strada?». Parole dette a
stento, racconta la volontaria che
l'ha incontrato, cercando di
alleviare il dolore portandosi la
mano davanti alla bocca. «Era
difficile – spiega la ragazza capire se piangesse per le fitte o
per la situazione imbarazzante».
Da qui l’esigenza di cooperare
con il Pio Monte della Misericordia, istituto napoletano dotato
di un ampio poliambulatorio e di
una lunga tradizione nell’assistenza sociale.
anno XXV
numero 3
marzo 2010
DOSSIER SALUTE
08
il parere
Informare i cittadini sui loro diritti
L'iniziativa Caritas mette a nudo un deficit di comunicazione circa le possibilità di cura offerte dal
Servizio sanitario nazionale. Occorre un di più di trasparenza e accoglienza
di Biagio Ciccone - Neurofisiopatologo
“Nel nostro Paese la tutela della salute come diritto fondamentale
dell'individuo ed interesse della collettività prevista dall'articolo 32 della Costituzione è garantita, nel rispetto della dignità e della libertà
della persona umana, attraverso il
Servizio sanitario nazionale. Istituito dalla legge 833 del 1978, il SSN
italiano ha carattere universalistico
e solidaristico, fornisce cioè
l'assistenza sanitaria a tutti i cittadini senza distinzioni di genere, residenza, età, reddito e lavoro”.
Aprendo la pagina web del ministero della Salute vengono così descritti i principi fondamentali di uno
dei più moderni e garantisti sistemi
di assistenza e tutela della salute
collettiva ed individuale dei cittadini, uno dei migliori al mondo, basti
pensare a cosa sta succedendo negli Stati Uniti d'America, con un Presidente che sta cercando da più di
un anno di modificare un sistema
basato esclusivamente su assicurazioni private e che non cura più di
un terzo della sua popolazione indigente.
La crisi economica attuale riguarda
anche il bisogno di salute delle persone. Si assiste infatti ad un calo notevole delle prenotazioni. Tuttavia
non sono del tutto certo che queste
stesse persone siano ben informate sui loro diritti e sui luoghi ove essi
vengono garantiti. Mi riferisco alle
esenzioni tickets non richieste, alle
strutture sanitarie ospedaliere e ambulatoriali accreditate nella nostra
Regione, spesso con liste di attesa
accettabili, non interpellate per fornire servizi
convenzionati.
Allora qui il problema a
mio parere ha due
aspetti da considerare,
al di là delle legittime valutazioni socio-economiche e politiche: il primo è la scarsa informazione da parte del sistema e di alcuni operatori
sanitari rispetto alle possibilità di accesso presenti e sulle risorse disponibili per il paziente; il secondo
aspetto è lo scarso reclamo dei propri diritti da parte del cittadinoutente che accetta passivamente il
sistema o si concede a logiche di favore.
Ovviamente ciò non giustifica i tanti
difetti strutturali e organizzativi del
sistema: non a caso la sanità pubblica è luogo altamente politicizzato. Quindi, siamo sempre al solito
nodo problematico di ogni settore
(sanità, scuola, famiglia, ecc): la testimonianza, la coerenza, la professionalità del singolo operatore sanitario. È il modus vivendi di ogni persona coinvolta in un settore che genera una ricchezza o piuttosto un
problema. Sono le persone che con
il loro agire responsabile ed eticamente corretto generano le situazioni favorevoli al cittadino. Basta
poco per fare tanto bene, ma basta
ancora di meno per fare tanto male!
In un momento del genere, in cui diminuisce l'accesso alle cure, dobbiamo riscoprire tutti lo spirito
dell'accoglienza, senza se e senza
ma. Ciascun medico, entrando in
una casa, osservando una persona
che arriva in ambulatorio, può subito cogliere i segni, lo stile, le condizioni socio culturali del paziente, e
da lì può scaturire un gesto sobrio,
silenzioso e operoso di disponibilità, di informazione e - se possibile di gratuità, che sana e ricompensa.
l’esperienza pastorale
A Somma un triduo per la Giornata del malato
Stare vicino ai sofferenti perché da loro emana l'essenziale della vita
La parrocchia San Giorgio in Somma Vesuviana ha dedicato
quest'anno particolare attenzione
alla Giornata del Malato nella memoria liturgica delle apparizioni
della Madonna a Lourdes dell'11
febbraio. Si è infatti deciso di preparasi alla celebrazione con un triduo nella chiesa parrocchiale, da
poco riaperta al culto dopo lavori
di consolidamento e di restauro.
Nel primo giorno del “triduo”, volontari e operatori sanitari e pastorali hanno partecipato ad una veglia di preghiera “ai piedi della Croce”, accogliendo così il tema che il
Santuario di Lourdes aveva dettato per tutti i devoti della Vergine
dei Pirenei. Il secondo giorno invece è stato dedicato alla presentazione da parte della dott. Carmen
Ciaramella - docente di Filosofia
del Diritto all'Università di Salerno
e responsabile del gruppo parrocchiale della Caritas - del Messaggio del Papa per la Giornata del
Malato. La sera del terzo giorno,
infine, dopo la Messa, è stata proposta l'adorazione eucaristica
con la benedizione finale del Santissimo Sacramento.
Una affollata fiaccolata per le strade cittadine ha caratterizzato poi
la giornata dell'11, divenuta un vero e proprio momento di festa familiare fondamentale per ridestare
considerazione dei malati che oltre la competenza terapeutica richiedono ascolto: non tanto per
essere confortati ma per confortare, trasmettendo l'essenziale della vita.
09
anno XXV
numero 3
marzo 2010
IN DIOCESI
ANNO SACERDOTALE
La paternità spirituale, arte di contemplazione
I sacerdoti della diocesi di Nola hanno incontrato a inizio febbraio padre Rupnik. Forte la sua
provocazione: «Dobbiamo imparare a generare per Dio e non per noi stessi»
di don Antonio Nunziata
Nelle mattinate dei giorni 8 , 9 e 10
febbraio si è tenuto, presso il Seminario, l'incontro di formazione
per il clero sul tema: “La direzione
spirituale”. Il relatore è stato Padre Marko Ivan Rupnik che, consapevole di rivolgersi a sacerdoti
ha preferito parlare di paternità
spirituale piuttosto che di direzione spirituale.
Per comprendere quest'arte, secondo Rupnik è necessario avere
chiara una visione dell'uomo. Nel
racconto della creazione l'uomo è
creato con i materiali dei primi cinque giorni, cui viene data vita con
il soffio: lo Spirito Santo per Ireneo, la parola per Gregorio Nazianzeno. L'uomo dunque è stato
creato perché Dio gli ha rivolto la
parola, e nell'essenza dell'uomo è
il dialogo. Quando Dio ha creato
l'uomo ha pronunciato dunque
una parola molto personale: quando incroci l'uomo, di conseguenza, incroci qualcosa di unico di
fronte al Signore.
La parte più intima che è comunicata è l'amore, l'agape. L'amore
che costituisce l'uomo è lo stesso
che costituisce Dio: per questo bisogna avere la libertà di fare il bene, e non essere ossessionati
dall'idea di compiere il bene. Per
questo, l'uomo che si riconosce
solo nel mondo biologico, taglia
da sé il soffio di vita.
Redenzione allora, significa, per
P. Rupnik, recuperare l'integrità
del soffio. La pastorale, di conseguenza, non può essere una manipolazione delle persone. Troppo
spesso, noi sacerdoti abbiamo sostituito la vera vita con i concetti
della vita, il vero vissuto con le morali da vivere. Spesso applichiamo l'attività pastorale all'uomo
vecchio, mentre il nostro sforzo è
garantire che il campo abbia ricevuto l'acqua. Abbiamo sostituito la
vita con la dottrina: oggi abbiamo
le strutture ma non la vita, manca
l'esperienza della redenzione, per
cui la fede è un'opzione culturale
e non più scelta di vita per cui ci si
sente salvati.
È indispensabile invece vivere la
paternità e la maternità spirituale,
perché nella Chiesa le cose vanno avanti per generazione. Il col-
loquio spirituale deve essere allora un'arte di contemplazione, perché la persona possa comprendere come Dio opera in essa: non
una tecnica pastorale, ma un annuncio. L'essenza della paternità
spirituale è creare uno spazio sano di relazionalità e paternità, porre un rapporto disinteressato. Bisogna imparare a generare per
Dio e non per sé stessi.
In questo spazio di relazione libera l'unico linguaggio è quello del
cuore, la cardiognosia. Compito
del padre spirituale è insegnare alla persona a contemplare, è aiutare l'uomo a capire come Dio agisce nella storia… e questo passa
attraverso la via personale della vita di ciascuno, lo si impara dalla
propria vita. Aver fatto esperienza
della salvezza ci educa a fare lo
stesso con la vita delle persone
che incontriamo. Un padre spirituale sarà così orientato a guardare non alla vita che è stata, ma
a quella che sarà. Di conseguenza la formazione non potrà essere
centrata sul come mi sento, ma su
cosa io posso diventare in Cristo.
in dialogo
mensile della Chiesa di Nola
Redazione
via San Felice n.29 - 80035 Nola (Na)
Autorizzazione del tribunale di Napoli
n. 3393 del 7 marzo 1985
Direttore responsabile: Marco Iasevoli
Condirettore: Luigi Mucerino
In redazione: Michele Amoruso, Enzo
Formisano, Alfonso Lanzieri, Gennaro
Morisco, Mariangela Parisi
Vignettista: Pasquale Esposito
Stampa: Giannini Presservice
via San Felice, 27 - 80035 Nola (Na)
Chiuso in redazione il 2 marzo 2010
Abbonamento annuale: € 10,00
Versamento da effettuare sul numero di
Conto corrente postale 18524801
intestato a “Diocesi di Nola – Ufficio
economato”, causale “abbonamento In
dialogo”. Parrocchie, istituti religiosi,
aggregazioni laicali e istituzioni possono
chiedere la ricezione presso un solo indirizzo di
più copie.
IN DIOCESI
anno XXV
numero 3
marzo 2010
10
Lo schermo sul tempo, lo schermo del tempo
Nel mese di febbraio il salone dei Medaglioni di Nola ha ospitato tre cortometraggi, per riflettere con
modalità diverse e innovative su piccoli e grandi esperienze umane
di Oscar Tamburis
Nel mese di febbraio 2010 le luci
della ribalta si sono accese nel salone dei Medaglioni della Curia vescovile di Nola, dove ha avuto luogo la minirassegna cinematografica dal titolo "Short: il tempo breve",
voluta e promossa dal vicario generale mons. Lino D'Onofrio, in collaborazione con l'ufficio per il Progetto culturale della diocesi di Nola e
l'associazione “Napoli Cultural
Classic”. L'evento si è articolato su
3 incontri (il 10, il 17 ed il 24 di Febbraio), in ognuno dei quali è stato
proiettato un cortometraggio "per
un confronto sul tempo".
Ogni incontro, della durata di
un'ora, è sempre stato impreziosito
dalla presenza dell'autore del cortometraggio proposto, con il quale
si è potuto condurre un dibattito/dialogo dopo la proiezione allo
scopo di confrontarsi sulle tematiche proposte le quali, come di volta
in volta ripreso in sede di presentazione della serata, “pur se limitate
nella durata espositiva, non lo sono
assolutamente in termini di contenuti e nella prospettiva comunicativa e d'interpretazione”.
Vivide e molteplici sono state le
suggestioni che hanno animato le
tre serate: nella prima proposta, intitolata “Abitare il tempo e reagire”,
attraverso il corto "Black Mamba"
(in omaggio ad Oriana Fallaci), alla
presenza del regista Gilles Rocca,
si è affrontata la cruda tematica della violenza sulla donna, espressa
come l'atto di un tempo che si spez-
tiva, ancor prima che “culturale” –
come spesso si tende a bollare in
maniera semplicistica un qualsiasi
cineforum – ed è stata premiata da
un grosso successo in termini di
pubblico. La presenza di molti giovani ha permesso alla rassegna di
cercare una risposta a quello che si
definisce come il rischio di una
“esperienza senza verità”: le generazioni più giovani si trovano oggi a
compiere in pochi anni percorsi di
vita iperconcentrati, ad assorbire
quantità elevatissime di input che li
za e si piega alla bruta dualità vitti- costringono a vivere virtualmente
ma/carnefice; una dualità che, sep- dilemmi radicali, e ad affrontare per
pur consumata in un unico irripeti- interposta persona paradossi etici.
bile momento di disumanità, non La scelta di proiettare dei cortomepuò non tornare a manifestarsi nel- traggi ha cercato pertanto di persela memoria, riavvolgendo anche guire diversi livelli di obiettivi, da
qui con indefinita violenza lo scor- quelli più manifesti – legati alla possibilità di organizzare un evento dal
rere del tempo.
sapore
diverso, raffinato ma non
“Abitare il tempo e ricordare”, con
per
questo
poco accessibile – a
la proposta del corto “Un soffio”,
opera del regista Filippo Gili, ha in- quelli più sottili, puntando sulla cavece introdotto lo spettatore lungo pacità del pubblico di provare un
tempi sovrapposti eppure paralleli senso di empatia concentrato in un
e lontani, dove l'allegria di un convi- breve arco di tempo, così da auvio tra amici, da un lato, si trascina mentarne in maniera efficace
a pochi passi di distanza da una l'intensità. A coronamento di ciò, la
escalation di curiosità tipicamente presenza in sala dei registi ha agefanciullesca, la quale condurrà ver- volato proprio quel percorso di coinso l'orlo di una tragedia in cui le due volgimento dello spettatore, tanto
dimensioni temporali troveranno dal punto di vista intellettuale che
dolorosa convergenza e riappacifi- emotivo, consentendogli attraverso il confronto diretto con i protagocazione.
nisti
delle opere di sviscerarne per
Il corto “La Fondue” di Vincenzo Caiazzo, protagonista dell'appun- quanto possibile i sottotesti, i retrotamento “Abitare il tempo e intuire”, scena, in altre parole quelle proversi è mosso infine lungo gli umori ce- biali parole dette “tra le righe” che
rebrali di pensatori riuniti attorno ad instaurano un “dià–logos” tra le
un desco, intenti a discutere – e due parti, educandole entrambe a
quasi a ricordare – un probabile fu- nutrire ed alimentare un delicato
turo prossimo venturo, in una cor- senso di vero, di bello, di giusto.
nice atemporale nella quale, tra le L'auspicio è quindi quello di poter ristanze di una villa di campagna, so- proporre un'iniziativa del genere,
lo il conto dei passi di una ragazza capace di interessare e far crescecieca sembrerà capace di mettere re, di avvicinare e di insegnare a sain comunicazione tra loro esisten- per vedere ed ascoltare, cosa rara
ze contigue ma inevitabilmente li- in uno scenario metropolitano e culquide, intersecantisi ma ugual- turale dove l'eccesso di immagini e
di suoni rischia sempre più di assomente impalpabili.
migliare
al bianco rumore di fondo
L'esperimento proposto ha saputo
proiettato
su di uno schermo vuoto.
mostrare una forte valenza educa-
11
anno XXV
numero 3
marzo 2010
IN DIOCESI
«Il matrimonio è una buona novella»
Intervento dei coniugi Danese alle iniziative di formazione promosse dall'ufficio diocesano di
pastorale della Famiglia. «Anche la scelta di sposarsi nasce da una chiamata»
di Pino e Pina Dentico
Domenica 24 Gennaio, presso il
Seminario vescovile di Nola, i coniugi Attilio Danese e Giulia Paola
Di Nicola, docenti universitari provenienti dalla città di Teramo e
scrittori di numerosi testi sulla famiglia, hanno approfondito i primi
due capitoli del Direttorio di Pastorale Familiare. I coniugi hanno
offerto una panoramica sociologica dell'attuale situazione, caratterizzata non solo dal calo dei matrimoni, ma anche da una diffusa crisi d'identità del maschile e del femminile nonché da leggi che, in molti paesi, finiscono per minare in
modo serio ed irreversibile le fondamenta del matrimonio e della famiglia cristiana. Il matrimonio
però “è cosa buona”, nell'uomo e
nella donna c'è infatti un Dna che
li fonde, non annullando l'individualità ma rendendoli complementari in modo del tutto naturale.
Bisogna quindi scoprire il progetto
di Dio che “creò l'uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo
creò, maschio e femmina li creò”
(Gn 1-27). Dio
opera tutto ciò
proprio in vista di
una relazione ed
in questa relazione è presente la
sua impronta essenziale.
Si deve inoltre
considerare il senso della “vocazione” al matrimonio. Infatti, non solo i sacerdoti hanno una vocazione, ma anche la
scelta di sposarsi
dovrebbe nascere da una chiamata. Il Direttorio
ci dice che ”ogni
itinerario di Pastorale Familiare
inizia dall'educazione alla vita e
all'amore. Poiché l'uomo è stato
creato ad immagine e somiglianza di Dio che è Amore, nell'umanità dell'uomo e della donna è iscritta la capacità e la responsabilità
dell'amore e della comunione”
(DPF n.23).
L'attrazione umana quindi è solo il
primo passo nella realizzazione di
questo grande progetto, si passa
poi alla fase successiva dell'attenzione, poi alla donazione, infine all'amore inteso come “agape.”
La costante di tutto ciò è certamente la fedeltà, che ovviamente
va confermata nel tempo in qualunque tipo di vocazione e che prima di essere una fedeltà di fatto è
una fedeltà mentale, psicologica
e di cuore.
Anche Benedetto XVI, nella sua
enciclica “Deus Caritas Est” spiega che l'amore vero è quello che
diventa scoperta, superando il carattere egoistico prima dominante. L'amore ha cura dell'altro, diventa sacrificio; non cerca più se
stesso, né l'immersione nell'eb-
brezza della felicità, cerca invece
il bene dell'altro, diventa rinuncia,
è pronto al sacrificio, anzi lo cerca. La famiglia è, a tal proposito, il
laboratorio dove si sperimenta la
condivisione nell'ordinario; convivere (con l'altro) è un aspetto importante della nostra unione; compromettersi insieme è lo stile della
vita a due.
Interessante il passaggio dei coniugi sulla genitorialità: è necessario che le coppie aiutino i figli ad
essere quello che Dio ha pensato
per loro; la famiglia cristiana è allora la ”vocazione di tutte le vocazioni” e diventa humus fecondo
per la nascita e la scoperta della
chiamata specifica di ogni componente. A tale riguardo sono stati
ricordati i coniugi beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, che hanno accolto la vocazione di ben tre
figli consacrati e a loro riguardo si
esprimevano così: “Sentimmo
che avevamo un'enorme responsabilità di quelle anime di fronte a
Dio stesso che ce le aveva affidate, li allevammo nella fede perché
conoscessero Dio e lo amassero”.
I prossimi incontri di formazione
sul Direttorio:
Pino e Pina Dentico
giovedì 25 marzo ore 19,30
Sabatino ed Antonietta Esposito
giovedì 15 aprile ore 19,30
IN DIOCESI
anno XXV
numero 3
marzo 2010
12
Comunione e liberazione, un Avvenimento al centro della vita
Si presenta un movimento noto in ogni continente, ispirato da don Luigi Giussani e oggi attivo a
tutto tondo nel mondo ecclesiale e nella realtà civile
a cura di Vitaliano Sena
L'esperienza di Comunione e Liberazione è nata in diocesi molti anni
fa', circa 35, dall'incontro a Marigliano di un giovane prete, don Ginetto
De Simone e di un gruppo di ragazzi,
che avendo sentito parlare di questa
esperienza ecclesiale ed avendo incontrato una ragazza, Anna, che ne
faceva parte, si incuriosirono e vollero approfondire questo incontro. Così don Ginetto ricorda questo incontro: ”Avevo letto di Comunione e Liberazione. Mi incuriosiva. Chiesi ad
Anna. Mi fece incontrare P. Antonio
Puca. Fui ospitato da lui a Napoli a Vico Paparelle per due settimane. Questa storia mi “prendeva. Parlavano di
Lui con un fascino ed una certezza
ammaliante. Nasceva così in me e attorno a me in quei giorni, in quei mesi, a metà degli anni settanta, dove
tutto era politico, una concezione diversa della vita e del cristianesimo.
La prima scuola di comunità. Volti e
storie: Pina, Anna, Stefano, Maria,
Antonietta, Rocco, Angela, Pasqualino, Lella, Angela, Vitaliano, Leonida, Marcellino, Franca Maria, Enza,
Maria Pina, Gigione….” (Articolo
scritto per “Il Risveglio - ottobre
2004”).
Don Ginetto era già prete eppure
parla di questo incontro come di qualcosa di decisivo per la sua vita. Uno
di quei giovani era chi scrive, allora
diciottenne che si portava dentro tutte le domande, i dubbi, i desideri di
quell'età e che in un incontro semplice ed umanissimo con quei ragazzi
universitari di Napoli scopre che una
risposta alle sue domande c'è, è presente ed ha il volto di quegli amici incontrati per caso (per Grazia!). La di-
namica di quell'incontro
è la stessa raccontata
dal Vangelo: “Maestro
dove abiti? Venite e vedrete! Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono pressi di Lui”
(Giov.1, 36-39).
Questa è la prima caratteristica di Comunione e
Liberazione: tutto è partito, si è generato non
da un discorso, né da
una morale ma da un Incontro. È stato e continua ad essere un atto di vita: un Avvenimento nel quale il Cristianesimo si comunica da persona
a persona come risposta affascinante e persuasiva alle esigenze del cuore. È iniziato così quando don Giussani nel 1954 andò ad insegnare al liceo Berchet di Milano, lasciando
l'insegnamento in seminario, continua ad accadere con la stessa modalità oggi in ogni parte del mondo nel
quale la nostra amicizia è arrivata.
Così un altro ragazzo di quel tempo
ricorda l'incontro con Cl avvenuto
sui banchi del liceo Carducci di Nola.
“L'incontro per me col Movimento di
Cl ha volti e momenti precisi, ambienti altrettanto precisi: il liceo Carducci di Nola a fine anni 70,
l'Università poi e la parrocchia del
Carmine a Nola. Il contesto di una società segnata ancora dall'utopia e
dalla violenza ideologica, dove il progetto – anche quello cristiano – reclamava con accanimento volontà,
iniziative, impegno…. è un incontro
invece umanissimo ed affascinante,
dove avvisi la corrispondenza con le
tue esigenze a cambiarti; un incontro che avviene nelle aule di una scuola o nella festa organizzata da alcuni universitari. In questo incontro percepisci che quelle esigenze (la Bibbia le chiama cuore) non sono un inganno, ma possono trovare, hanno
come un'impensabile corrispondenza, che i momenti successivi approfondiranno” (Arcangelo Annunziata
su “Il Risveglio - ottobre 2004”). La
presenza di Cl in diocesi si è quindi
snodata in questi anni attraverso la
presenza di persone che hanno pre-
so sul serio l'ipotesi educativa che
don Giussani andava maturando e
che l'hanno vissuta con i limiti umani
di tutti e attraverso un legame inscindibile con il centro del Movimento.
La parrocchia S. Maria delle Grazie
di Marigliano, il liceo Carducci, la parrocchia del Carmine a Nola con
l'adesione di don Bruno Schettino oggi vescovo, e poi nel tempo Camposano, Pomigliano, la parrocchia della Stella a Nola, la parrocchia di S.
Giuseppe Vesuviano, le tante persone incontrate che poi le esigenze della vita hanno portato in altri posti , anche lontani.
Il card. Ratzinger così parlava del
movimento in occasione del 50° anniversario della nascita: “Il punto fondamentale per don Giussani è che il
Cristianesimo non è una dottrina,
ma un Avvenimento, un incontro con
una persona e da questo avvenimento di un incontro nasce un amore, nasce un'amicizia, nasce una cultura, una reazione ed un'azione nei
diversi contesti”. Lo stesso don Giussani in una intervista diceva: ”Io non
ho mai inteso di fondare niente, ma ritengo che il genio del Movimento
che ho visto nascere sia di aver sentito l'urgenza di proclamare la necessità di tornare agli aspetti elementari del Cristianesimo,vale a dire
la passione del Fatto cristiano come
tale nei suoi elementi originali, e basta. Il Cristianesimo si identifica con
un Fatto - l'Avvenimento di Cristo - e
non con un'ideologia. Per cinquant'anni abbiamo scommesso tutto su quest'evidenza”. Questi gli inizi. Oggi la presenza di Cl è fatta di
tanti volti, ma anche di opere culturali, di carità che non sono come una attuazione pratica di un discorso, ma
come ci insegna ultimamente don
Carron, il sorprendere nella realtà
che il Mistero è presente. Si svela
nelle circostanze belle o tristi della vita. A noi spetta una semplicità di cuore nel riconoscerlo. Le tante testimonianze sparse sul territorio diocesano – sarebbe un torto citarne alcune
e non tutte - documentano la “febbre
di vita” che nasce da quest'incontro.
13
anno XXV
numero 3
marzo 2010
IN DIOCESI
TERRA SANTA
Sui luoghi di Gesù, per concludere la visita pastorale
Dal 21 al 28 agosto la diocesi è chiamata dal vescovo per un grande pellegrinaggio in Terra Santa.
Un appuntamento che conclude il lungo percorso di padre Beniamino nelle parrocchie
di M. P.
Un pellegrinaggio diocesano in
Terra Santa come ultima tappa
della visita pastorale. Questa la
proposta che padre Beniamino ha
deciso di rivolgere a tutte le parrocchie sperando in una immediata e corale risposta che consenta
di visitare insieme i luoghi
dell'Inizio della fede.
La partenza è fissata per il 21 agosto, e scegliere di trascorrervi le
vacanze estive farà di sicuro bene
al cuore. Sette i giorni di permanenza previsti – il rientro è fissato
per la mattina del 29 agosto - per
vivere e rivivere un passato che
non cessa di essere futuro: Nazareth, lago di Tiberiade, Qumran,
Betania, Ein Karem,, Betlemme,
Gerualemme, sono alcuni dei posti da visitare; posti dove però bisogna recarsi con cuore di bambino per poter restare stupiti di quanto si vedrà; dove si potrà scoprire
che il sopravvivere della speranza
cristiana nel tempo si fonda prima
di tutto sulla concretezza del suo
messaggio che parte dal cuore
dell'uomo perché questi possa ritornare a Dio.
Quante volte abbiamo ad esempio sentito parlare della samaritana…lì c'è Gerico che ancora ne
conserva la memoria; quante volte abbiamo sentito il passo del
monte delle Beatitudini…c'è ancora; e quante volte abbiamo sentito
pronunciare il nome Getsemani…lo si potrà visitare.
Sette giorni per riscoprire la bellezza del cristianesimo, una bellezza che non nasce dal nulla, ma
che nasce dall'amicizia che un uomo duemila anni fa ha donato ad
altri e che oggi dona a noi, alla sua
Chiesa. Sarà possibile camminare lungo le strade percorse da
Andrea, Giovanni, Pietro, Tommaso, Giuda; strade piene di dubbi che quegli apostoli seppero
però trasformare in domanda, e
questo li salvò, e salvò noi che oggi possiamo sperimentare e vivere quell'amicizia, con i nostri limiti,
le nostre imperfezioni, il nostro
pretendere di essere totalmente
amati.
Sarà anche l'occasione per sostenere le comunità cristiane locali è previsto un incontro con padre
Pierbattista Pizzaballa, Custode
di Terra Santa -, che con grande
difficoltà e immensa fiducia risiedono in quei territori conservandone la storia, la nostra storia. La
stessa fiducia che dobbiamo riporre in padre Beniamino, accettando il suo invito e volando con
lui verso Gerusalemme.
Almeno due persone per
parrocchia
Il pellegrinaggio si svolgerà dal 21
al 28 agosto. È auspicata dal vescovo la presenza di almeno due
persone per parrocchia. La quota
di partecipazione (€1.130,00)
comprende: viaggio in aereo
(compagnia SUN D'OR), trasferimento a Tel Aviv, pensione completa in camere doppie o triple (alberghi 4 stelle, supplemento di euro 300 per camera singola), pullman Gran Turismo, guida locale,
gadget, guida descrittiva, assicurazione per le spese mediche e
danneggiamento bagagli. Sono
previste riduzioni per bambini (012); la quota di iscrizione è di
€30,00.
GIORNATA DIOCESANA DELLA GIOVENTÙ
SOMMA VESUVIANA 27 MARZO 2010
MAESTRO BUONO COSA DEVO FARE PER AVERE LA VITA ETERNA ?
L'appuntamento è alle 16,00 per i laboratori:
- i giovani della I Zona pastorale si ritroveranno nella Parrocchia del Carmine
- i giovani della II Zona pastorale si ritroveranno nella Chiesa di S. Pietro dei padri Trinitari
- i giovani della III Zona pastorale si ritroveranno nella Casa delle suore Trinitarie
ALLE 19,30 CI RITROVEREMO NELLA CHIESA DI SAN DOMENICO PER LA VEGLIA DI PREGHIERA
PRESIEDUTA DAL NOSTRO VESCOVO PADRE BENIAMINO
anno XXV
numero 3
marzo 2010
IN PARROCCHIA
14
«Arrivederci, fratello e amico»
Faibano saluta padre Luigi Castiello, che ha lasciato improvvisamente la vita terrena. Aveva 50
anni. Pubblichiamo la lettera di saluto di una fedele, che ne riporta le ultime parole
Caro Padre Luigi,
ti scrivo per l'ultima volta nell'anno a
te dedicato: un periodo in cui tu, ma
anche noi laici, siamo stati chiamati a
riscoprire la bellezza, ma anche il sacrificio della tua speciale vocazione.
Mi sono interrogata spesso sul tuo
ruolo, sulla tua vita, sulle scelte da te
compiute: so che la tua è stata una
storia d'amore, non esente dalle difficoltà o dalle privazioni. Per questo ti
stimavo e ti ammiravo. Mi verrebbe
da chiederti: "Sei felice ora?". La risposta la scorgo dalla passione con
cui cercavi di amare l'umanità e di
condurla a Dio: Cristo ha adoperato
le tue mani, le tue labbra, il tuo cuore
per amare, benedire, perdonare e incoraggiare, quanti, come me, a te, e
quindi a Lui si affidano.
Mi rivolgo a te, caro Padre Luigi, a te
che mi dicevi: “Se hai bisogno di me
puoi chiamarmi anche a mezzanotte:
non vado mai a letto prima di
quell'ora”.
Penso a te, che tante volte hai
espresso la tua comunione di senso
e di amore ai miei pensieri. In una mail mi hai scritto: “Comunione da chi ti
pensa, comprende, sente, ascolta,
spera, non dimentica, e che ti resta vicino quasi come una statua che non
conosce lacrime ma che ha un cuore
che avverte e soffre, con una preghiera; perché sa che lo Spirito della
vita e di questo universo non ha confini, pareti, porte o altro. Siamo fatti
così e lo saremo per l'eternità”.
Tu sacerdote moderno: internet, social network, musica… Le “tue parole
virtuali” raggiungevano anche chi è
più distante, colpivano anche chi
sembrava indifferente, lo costringevano ad interrogarsi, a scoprire le ra-
gioni del tuo entusiasmo. Scrivo a te
che mi hai accompagnato al Festival
dei Giovani a Medjugorie, nell'agosto
2007, caricandoti di responsabilità e
di fatica per rendere il più possibile
bella e preziosa l'esperienza da me
vissuta: momenti che mi rimarranno
sempre nel cuore insieme alla tua sincera amicizia.
Nessuno cerca un sacerdote perfetto: la tua forza era proprio nella fragilità che ti rendeva uomo, in mezzo
agli uomini, chiamato a percorrere come tutti i preziosi passi verso la Gioia
infinita. Sei tu che mi hai insegnato
che è a Lui che bisogna affidarsi con
cuore sincero nella certezza di non
essere mai soli.
“Sai Giovanna”, mi hai detto nella tua
ultima mail, a poche ore dal tuo ritorno alla casa del Padre, “siamo SOLI,
SOLI SOLI, SOLI AL SOLO SOLE”.
Mi rivolgo a te, che hai sempre creduto in me, spingendomi a guardare in
avanti, dove Egli ci precede da sempre, a guardare al bello che c'è nella
mia vita, invitandomi a non soffermarmi sulle cadute e a rialzarmi subito perché non esiste un tempo in cui
non si debba lottare per le cose in cui
si crede e per i propri sogni. Sei stato
al mio fianco con fermezza e tenerezza, a volte nel silenzio. Ora Rileggendo la tue mail alla luce della Parola, scopro che il Signore mi è sempre
stato accanto, aveva il tuo nome. Tu
che sei sempre stato presente, mi
prendevi per mano ad accogliere
quanto di più prezioso ti offrivo: la
mia fragilità, il mio dolore, quei pensieri che solo a te potevo confidare.
Mi dicevi: "Io comprendo il tuo dolore
e non me ne tengo distante. Il mio desiderio, come quello di ogni fratello,
amico, Padre, è che, se non avviene
un "miracolo", ancora sperato da me,
tu possa trovare pace e serenità in
questa seria situazione e non perdere mai la speranza, la fiducia, lo
sguardo fisso in avanti e in alto. Siamo vicini più di quanto tu lo possa immaginare. Solo che, ti prego, se il "miracolo" avverrà, e ci spero sempre,
anche se ciò lascerà soltanto una
traccia nel profondo del tuo cuore, tu
non smettere mai di orientare la tua vita alla certezza della gioia dei veri fi-
gli di Maria e di Gesù. Passerà la scena di questo "mondo" gaudente,
spensierato, egoista e senza speranza; resterà il vero Amore purificato
santificato dal Sangue prezioso per
la nostra salvezza eterna del Dio croscifisso".
Ora volgo a te il mio pensiero e sembra tu mi sorrida dalla Patria Celeste
comunicando oltre le parole. Voglio ricordarti cosi' con le ultime parole che
mi hai scritto sabato 28 febbraio alle
21.50: “QUANDO GLI OCCHI SI
CHIUDONO, SOLO IL CUORE
ESISTE”.
Ciao Padre, Fratello, Amico.
Con affetto, Giovanna
Il “grazie” del Duns Scoto
La comunità accademica dell'Istituto
Superiore di Scienze Religiose “G.
Duns Scoto” di Nola è in lutto per la
scomparsa prematura (28 febbraio c.
a.) di padre Luigi Castiello, docente
di Teologia Morale.
Frate minore conventuale, conseguì,
dopo il Baccalaureato in Teologia e la
Licenza in Teologia Morale, il Dottorato in Teologia Morale presentando
una tesi su “Il mistero Pasquale e Trinitario”.
Per il suo curriculum, la Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale
gli riconobbe il ruolo di docente stabile presso l'ISSR “G. Duns Scoto”, un
ruolo che ha sempre ricoperto con dedizione e professionalità. Per queste
doti fu invitato a tenere lezioni anche
presso la PFTIM di Napoli, l'ISSR di
Benevento, l'ISSR di Capua, l'ISSR
“Donnaregina” di Napoli, l'ISR di Piedimonte Matese e lo Studio Teologico Francescano Interfamiliare di Nola.
In particolare, si apprezzavano in lui
l'ascolto attento degli interlocutori e
la discrezione con cui manifestava il
proprio pensiero. I colleghi e gli allievi
dell'ISSR “G. Duns Scoto” conserveranno viva nella memoria la figura di
padre Castiello avendone ammirato
l'elevata competenza, l'appassionata dedizione all'insegnamento
e la profonda sensibilità umana.
Francesco Manganelli
Direttore dell'ISSR “G. Duns Scoto”
15
anno XXV
numero 3
marzo 2010
IN PARROCCHIA
SAN FELICE
San Felice, tra memoria e identità
Presentato a Cimitile un volume curato dalla Seconda università di Napoli in collaborazione con la
curia di Nola e l’associazione cittadina dedicata al Santo
a cura dell'associazione San Felice
Nella cornice incantevole dello
splendido complesso paoliniano di
Cimitile si è svolta, venerdì 5 febbraio 2010, la presentazione del volume curato da Pasquale Petillo,
della Seconda università di Napoli,
dal titolo “San Felice in Pincis. Cimitile. Memoria e identità”, per i tipi
dell'Editore Tavolario di Cimitile. Il
lavoro allestito dall'architetto Petillo, che è dottore di ricerca in Conservazione dei beni architettonici e
cultore di restauro presso il Secondo ateneo, ha visto il coinvolgimento di docenti della facoltà di
Architettura “Luigi Vanvitelli”, ed è
stato anche l'occasione per stabilire sinergie complesse tra la prestigiosa struttura di ricerca e il territorio nolano con il coinvolgimento della curia diocesana e l'associazione ecclesiale san Felice in Pincis.
A parlare dell'articolato lavoro che
reca scritti di Maria Carolina Campone, Saverio Carillo, Danila Jacazzi, Michele Napolitano, Pasquale Petillo, Giuseppina Luciana
Riccardo, si sono alternati noti studiosi ed esperti, attenti ai beni culturali e, nello specifico, alle emergenze artistiche sacre, che,
nell'almeno duplice veste di reperto d'arte e di testimonianza di pietà
popolare, rappresentano una modalità singolare per poter leggere
l'identità di un contesto geografico
antropizzato.
Giuseppe Fiengo, professore ordinario di Restauro alla Facoltà di
Architettura della Seconda Università di Napoli ha molto lodato il lavoro svolto da Petillo soprattutto per
la proposta di estendere la tutela a
tutto il centro edilizio della cittadina
nolana.
Il preside Carmine Gambardella,
che è anche prorettore della Seconda università di Napoli, ha insistito sull'opportunità strategica offerta dalla presenza delle Basiliche
per l'intero contesto diocesano e
per esso ha formulato auspici forieri di florido avvenire che, tuttavia, va coniugato con un'attenta
progettualità e con il sostegno e la
collaborazione di istituzioni di ricerca come, appunto, l'ateneo napoletano.
Sulla stessa linea concettuale si è
posto il discorso della dottoressa
Luigia Melillo, del ministero per i
Beni e le attività culturali, per la quale il lavoro sostanziale da compiere
riguarda la possibilità di sviluppare
una maturazione di una coscienza
di tutti al problema della valorizzazione e protezione di quest'immenso patrimonio culturale del
quale, senza una consapevolezza
attiva, non vi si può dare conservazione. In sintonia con gli interventi che lo
hanno preceduto si è posto
mons. Ernesto
Rascato, iconografo e liturgista, nonché
moderatore
della Consulta
regionale campana dei Beni
culturali ecclesiastici, col quale il gruppo di ricerca della Se-
conda università ha stabilito rapporti di collaborazione preziosa e
ricca di risultati.
Si sono avvicendati al tavolo del dibattito, inoltre, il vescovo di Acerra
S.E. mons. Giovanni Rinaldi, figlio
della stessa Cimitile, e padre Beniamino Depalma, amato pastore
diocesano, che ha ripercorso il valore ecclesiale del ruolo sacerdotale trovando, proprio in Felice in Pincis, un testimone autorevole e perciò un modello da imitare nelle virtù
più profonde della vita cristiana.
Il libro, parafrasando ed integrando il titolo di uno degli ultimi libri di
Giovanni Paolo II, ha collezionato
una serie di studi che riguardano il
nucleo della struttura urbana di Cimitile e il rapporto di devozione con
il Santo Patrono. Si tratta, dunque,
di una singolare operazione intellettuale, contestualizzata anche
nel restauro della statua di San Felice in Pincis, conservata nella parrocchia.
Tutto il lavoro si è avvalso della determinata volontà dell'associazione laicale San Felice che ha voluto la realizzazione di questa bella
testimonianza a stampa, che documenta anche l'impegno civico della comunità parrocchiale guidata
da don Cosimo Damiano Esposito,
che si è assunta l'onere di sostenere le spese vive del restauro del
prezioso simulacro.
IN PARROCCHIA
anno XXV
numero 3
marzo 2010
16
Con Francesco per le strade di Pomigliano
Conclusa la missione al Suffragio di Pomigliano. La comunità ha vissuto due settimane con i frati
minori della provincia salernitano-lucana. I giovani: «Per noi un’espolosione di gioia»
di Pasquale Visone
Ad un anno esatto dalla visita pastorale di padre Beniamino, la comunità parrocchiale di Santa Maria del Suffragio ha accolto con
gioia ed affetto la missione popolare francescana dei frati minori
della provincia salernitano-lucana. Per due settimane (dal 7 al 21
febbraio 2010) i missionari, come
proclamatori della Chiesa primitiva, sono stati tra noi, sospinti sia
dall'esigenza della fede cristiana
di esortare e confermare i credenti all'amore di Cristo, sia dal desiderio di conoscere le storie e i volti
di questa comunità parrocchiale.
Significativo, poi, lo slogan della
missione: “Cristo è risorto, ditelo a
tutti!...educhiamoci alla fede”.
Come Gesù ha preparato i suoi discepoli alla missione, facendogli
prima comprendere la sua morte
e risurrezione, poi consegnando
loro il compito di comunicare a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati (Lc 24,46-48), così i missionari hanno cercato di testimoniare a tutti noi il Cristo risorto affinché anche noi potessimo
annunciarlo agli altri. Un cristiano,
infatti, è testimone di Gesù solo se
lo conosce e lo ama.
Sono state due settimane fitte di
incontri – dai centri d'ascolto nei
vari quartieri della parrocchia alle
catechesi pubbliche in chiesa, per
giungere poi agli incontri per i giovani - ma al contempo ricche di
bei momenti che sono stati per tutti noi (adulti e giovani) occasioni di
gioia ma soprattutto di crescita
umana e spirituale. Infatti, partecipando ai vari appuntamenti, abbiamo avuto modo di conoscere
non solo la grande umanità e umiltà del carisma francescano, ma
abbiamo anche acquisito una
maggiore consapevolezza del Cristo uomo che, adagiato sul giaciglio di tutte le povertà umane, è entrato nella storia per sovvertire i comuni criteri di giudizio del nostro
tempo come “segno di contraddizione” e di vera speranza. Abbiamo compreso, sull'esempio del poverello di Assisi, che ciascuno di
noi è accompagnato dall'amorevole sguardo di Dio,
che ci esorta vivamente a non rinunciare mai a Gesù Cristo, pur tra le tante
difficoltà personali e
sociali che attanagliano la nostra esistenza.
Anche per noi giovani, poi, non sono
mancate parole di
speranza che ci han-
no incitato a far convergere il nostro “si” verso Cristo e a “gettare le
reti sulla sua Parola”. È stato un invito a riscoprire con fiducia la nostra vocazione cristiana, mettendoci in guardia dai facili entusiasmi iniziali, sia dentro la comunità
parrocchiale, sia nei nostri ambienti di vita quotidiana. Ma puntuale è stato anche l'invito a riscoprire la vita come dono di Dio con
il conseguente dovere di accoglierla, custodirla e spenderla per
amore del prossimo. Dobbiamo
porre, allora, la nostra sicurezza
in Dio lasciando agire in noi lo Spirito Santo che ci dà la forza di testimoniare l'amore di Dio con la vita ancor prima che con la parola.
Consapevoli della vicinanza del
Signore, affrontiamo il futuro con
maggior serenità!