Alle urne, con coscienza
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Alle urne, con coscienza
anno XXV numero 3 marzo 2010 mensile della Chiesa di Nola Alle urne, con coscienza Padre Beniamino Depalma ha scritto una lettera a tutti i candidati per le prossime elezioni regionali e comunali. Un invito a realizzare concretamente il bene comune nei nostri territori, partendo dalla giustizia sociale e dall'amore per i poveri. Uno stimolo a prendere in carico questioni emergenziali quali quella sanitaria e del lavoro. All'interno i candidati a sindaco nelle città del territorio diocesano, un ultimo sguardo sulla corsa a palazzo Santa Lucia e uno stralcio del documento Cei “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno”. DOSSIER IN DIOCESI IN PARROCCHIA Caritas, con la collaborazione di Lilt e Pascale, fornisce visite gratuite agli indigenti. E altre sono le collaborazioni avviate per rispondere alle tante richieste. La crisi sta minando il diritto alla salute? La cronaca dell'iniziativa e il parere autorevole di un medico cattolico pp. 7-8 L'incontro dei sacerdoti con padre Rupnik L'iniziativa “Short. Il tempo breve” La presenza di Cl in diocesi La Giornata diocesana della gioventù Il pellegrinaggio in Terra Santa con il Vescovo pp. 9-13 Il commosso saluto di Faibano e dell’Issr “Duns Scoto” a padre Luigi Castiello Il volume su san Felice in Pincis presentato nella comunità di Cimitile Una risonanza dalla missione francescana al Suffragio di Pomigliano pp. 14-16 TEMA DEL MESE ELEZIONI 2010 anno XXV numero 3 marzo 2010 02 Invertire la rotta, risvegliare la partecipazione Il vescovo scrive una lettera ai candidati per le elezioni regionali e comunali. E li affida alla protezione di san Tommaso Moro: «La sua testimonianza ci insegna ad operare per il bene comune» Carissimi amici, alla vigilia della competizione elettorale del 2829 marzo, desidero accompagnare con la preghiera la vostra scelta di impegnarvi sul terreno arduo ma indispensabile della politica. Scelta ancora più significativa e apprezzabile in un territorio segnato da profonde e inaccettabili disuguaglianze, contraddizioni, prevaricazioni, violenze, da perpetrati scempi contro l’uomo e contro il creato. Prego perché chi si candida ad essere classe dirigente possa avvertire la responsabilità, in compagnia degli uomini e delle donne di buona volontà, di invertire radicalmente la rotta, e di coinvolgere in un nuovo patto educativo e civile tutte le istituzioni, la Chiesa, le parti sociali, i cittadini. Poche settimane orsono i vescovi italiani hanno presentato il documento “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno”. Nel testo si sviluppa una disamina puntuale delle luci e delle ombre del nostro amato Sud. Mi preme, però, sottolineare un aspetto ben preciso evidenziato dal documento: il Meridione è ricco di risorse umane, ambientali, culturali spesso dimenticate, messe in disparte o strumentalizzate, il più delle volte soffocate in modo sistematico da un cancro invisibile cui contribuiscono tanti elementi: la malavita organizzata, la cattiva amministrazione, lo sfaldamento del senso civico dei singoli, l'illegalità diffusa. Ai candidati non chiediamo di farsi carico da soli di questioni tanto pesanti e strutturali, ma di risvegliare concretamente il senso di partecipazione delle comunità, perché insieme si possano dare risposte incisive e profonde. In particolare, a chi si candida nell'ambito del vasto territorio della diocesi di Nola, o per un incarico regionale o per incarichi comunali, chiediamo di prestare specifica attenzione a questioni molto concrete che da mesi mettono in affanno persone e famiglie. Penso, in primis, allo stato sempre più precario dei servizi sanitari. Scrivo pensando in particolare alle gravi carenze d'organico dell'ospedale di Nola (ma si tratta di un esempio generalizzabile a molte strutture pubbliche del territorio), cui i sacrifici del personale medico e infermieristico non riescono a porre rimedio. Quando si mina il diritto alla salute, carissimi amici, significa che qualcosa si sta deteriorando nella convivenza civile. L'altra grande sofferenza si chiama lavoro. Non sono in affanno solo le grandi industrie e il relativo indotto, ma anche una serie interminabile di realtà piccole e medie. Tutto sta ricadendo in maniera evidente sui lavoratori. I giovani sono ormai in balia di un precariato selvaggio e senza controllo, e si trovano in condizioni di dover accettare impieghi ben al di sotto dei loro talenti. Moltissimi - spesso i più formati dalle nostre università - stanno partendo per il Nord, ed è triste vedere come tale silenziosa fuga stia avvenendo sotto gli occhi distratti delle istituzioni. È forse il tempo di rimettere mano, insieme, ad un nuovo modello di sviluppo economico, sociale e culturale della nostra regione e dei nostri comuni. Certo, di molto altro potremmo parlare e discutere, si pensi solo al degrado ambientale e alla necessità di una rinnovata e popolare azione culturale. Tuttavia, avvertiamo l'esigenza di chiedere ai candidati anche un dono diverso, originale: essere promotori di speranza. Speranza non è mero e sciocco ottimismo, è piuttosto contemplare una certezza: se diamo il meglio di noi stessi, se ci impegniamo allo spasimo, se diamo fondo a tutte le nostre energie, se siamo pronti al sacrificio, se restiamo saldi nei principi, bene, il Signore non ci lascerà delusi. E la Chiesa di Nola può e vuole offrire leale collaborazione a chi metterà in cima alle sue priorità il bene comune, mostrando uno stile di gratuità e passione. “Così facilmente s'acquisterebbe il vivere, se il desio di accumulare denari non impoverisse gli altri”. Con queste parole san Tommaso Moro, patrono degli statisti e dei politici, esprimeva bene il significato più profondo del “bene comune”: a chi e a cosa giova la ricchezza di pochi quando intorno c'è sofferenza, povertà, rassegnazione? Non saremmo tutti più felici se ogni uomo potesse accedere al necessario per una esistenza dignitosa? Vi auguro, cari amici, di promuovere con la vostra passione politica una vita dignitosa per tutti, e di essere consapevoli che garantire una vita dignitosa per tutti significa necessariamente porre freni e argini all'ingordigia di chi guarda sempre e solo al proprio interesse. Nell'augurarvi ancora “buona fortuna”, esprimo anche il mio augurio di un tempo di Quaresima proficuo, fatto di momenti di silenzio, meditazione, sobrietà e astensione dalle cose non essenziali. Auspico in particolare che la Quaresima inciti tutti ad una campagna elettorale corretta e rispettosa dei concorrenti. Questo tempo di preparazione alla Pasqua, cari amici, ci prepari anche alla resurrezione delle nostre città. Nola, 10 marzo 2010 Padre Beniamino Depalma 03 TEMA DEL MESE anno XXV numero 3 marzo 2010 ELEZIONI 2010 I candidati a sindaco nei comuni della diocesi di Nola Sono otto i comuni del territorio diocesano che voteranno il primo cittadino. Solo a Cimitile e Quindici gli uscenti cercano una riconferma. Terzigno e Sant'Anastasia si metteranno dietro le spalle il commissariamento, e dovranno dare prova di sapersi governare. Ma proprio l'instabilità degli ultimi anni ha portato a candidature comunicate in extremis e a una discreta frantumazione. Addirittura sei i candidati a sindaco di Pomigliano d'Arco, con nomi comunicati negli ultimi giorni disponibili a seguito di estenuanti trattative tra partiti. Sfida a tre per Baiano e Mariglianella, faccia a faccia a San Paolo Bel Sito tra Cafarelli e De Filippis. Unica donna in gioco Concetta Mattiello a Mariglianella. Cimitile Quindici Baiano Mariglianella Nunzio Provvisiero Democratici per Cimitile Stefano Napolitano Liberato Santaniello Insieme per Quindici Luciano Buglione Oltre Baiano verso il futuro Francesco Montella Sindaco uscente Nunzio Provvisiero Per Baiano Carlo Mascheri Baiano futura Pomigliano d'Arco Sindaco uscente Vincenzo Cavaccini Paolino Bonavita Andrea America Con Andrea America sindaco se tu vuoi Felice Di Maiolo Democrazia e Progresso per Quindici Sindaco uscente Liberato Santaniello Con Felice Maiolo liberi di volare Concetta Mattiello Insieme si può Sant'Anastasia Sindaco uscente Giovanni Russo Terzigno San Paolo Bel Sito Onofrio Piccolo Città Futura, SeL, Idv, Pd, Azione Cristiano Sociale, Alleanza Riformista, Pomigliano Democratica Pasquale Miniero Raffaele Russo Forza Sant'Anastasia Liberal Democratici, 1799, Udc, La Mia Pomigliano, Noi Sud, Pdl, Pomigliano a centro, Udeur Carmine Esposito Pdl, Lista Arcobaleno, Nuovo Psi, Democrazia Cristiana Luca Errico Pomigliano a Cinque Stelle Manolo Cafarelli Libertà democrazia e progresso Giulio De Filippis è l’ora… uniti per cambiare Sindaco uscente Raffaele Riccio Salvatore Cioffi Città Bene Comune Franco Vigorita Pomigliano Città Aperta Felice Romano Federazione della Sinistra Sindaco uscente Antonio Della Ratta Il 12 marzo l’Osservatorio socio-politico “San Felice” ha organizzato un confronto tra i 6 candidati Domenico Auricchio Pdl, Mpa, La Destra Franco Annunziata Oltre il Vesuvio, Giovani Democratici per Terzigno, Verdi per la Pace Salvatore Annunziata Udc, Insieme per Terzigno, Cdl-Centro democratico liberale Francesco Ranieri Idv Sindaco uscente Commissario straordinario Giovanni Barone Pd, La Sinistra per Sant'Anastasia, Idv Paolo Esposito Sant'Anastasia al centro, Lista Paolo Esposito sindaco Carmine Capuano Socialisti Democratici per Napoli, Giovani Anastasiani, Uniti per Sant'Anastasia, Udc Sindaco uscente Commissario straordinario TEMA DEL MESE anno XXV numero 3 marzo 2010 ELEZIONI 2010 04 Viaggio tra i candidati per le regionali Oltre mille nomi per 60 posti da consigliere. In cinque sperano di diventare governatore. Ma la sfida resta tra De Luca e Caldoro. Anche se gli outsider non hanno alcuna intenzione di gettare la spugna di Enzo Terracciano Si preannuncia complessa la sfida che porterà, il 28 e 29 marzo prossimi, a delineare il profilo del nuovo governatore della Regione Campania. Non solo per i numeri - con 5 concorrenti per la carica di presidente e circa mille candidati per 60 posti da consigliere -, quanto per lo scontro tra modelli e prospettive diametralmente opposte. Ma andiamo con ordine. Se poco, soprattutto in termini numerici, ci si può aspettare da Forza Nuova e dal suo candidato, l'avv. Michele Antonio Giliberti, sembrano avere qualche chance partecipativa in più gli altri due schieramenti considerati “minori”: Movimento a 5 Stelle e Federazione di Sinistra. Il primo, che presenta come candidato Roberto Fico, 35enne gestore di un Bed&Breakfast, è nato sulla scia dei meetup lanciati da Beppe Grillo nel 2005. Ha uno statuto – anzi, un Non-Statuto – e un programma elaborato su sette punti: Stato e cittadini, Salute, Energia, Trasporti, Economia, Informazione, Istruzione. Punta tutto sulla società civile e sulla connessione in rete: un movimento dove «ognuno vale uno» e dove ciascuno può proporre modifiche al programma stesso. Tanti i punti “caldi” che affronta: dall'eliminazione delle province alla gratuità dell'accesso ad internet; dalla razionalizzazione del consumo di energia e utilizzo di fonti rinnovabili alla garanzia delle prestazioni sanitarie di base. Il tutto basato su principi di trasparenza e legalità. Come «unica alternativa agli accordi di potere e malapolitica» si presenta, invece, Federazione di Sinistra (PrcSe, Pdci, “Socialismo 2000”) che sostiene, per la corsa alla carica di go- vernatore, il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero. Ex segretario Fgei (Federazione giovanile evangelica italiana), ministro sotto l'ultimo governo Prodi, Ferrero vuole accreditarsi come unico elemento di discontinuità nella sinistra campana. Con una battaglia che, nelle sue prime battute, si è già scagliata contro il candidato del Pd, De Luca, considerato una sorta di nuovo Achille Lauro e ultimo esponente, in ordine di tempo, della fallimentare politica bassoliniana. I “grandi” di queste elezioni, quelli destinati, con buona pace dei primi tre, a spartirsi la maggior parte dei voti, sono però gli ultimi due rimasti: l'on. Stefano Caldoro, sostenuto da una vasta coalizione con a capo Pdl e Udc e altre liste minori (tra cui l'Udeur), e Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno ed esponente del Pd. Partiamo dal primo. Giornalista, ministro nel 2005 per l'Attuazione del programma, è la soluzione d'emergenza voluta da Berlusconi in seguito all'affaire Cosentino (indagato per rapporti con la malavita organizzata). Parte come favorito, appoggiato a Napoli e Salerno da un ministro, Mara Carfagna, rilancia il tema del rinnovamento e ha come argomento-base la condanna senza appello della ultradecennale gestione amministrativa del centrosinistra; si batte per una politica dei contenuti ed evita il ricorso ai toni forti contro gli oppositori. Ma, se non urla lui, sono gli altri a farlo: a partire da Luigi Cesaro, presidente della provincia di Napoli, che subito si è scagliato contro il “cacicco” De Luca. Contro Caldoro si presenta Vincenzo De Luca, appoggiato, tra gli altri, da Pd, Idv, Verdi, Api e Sinistra ecologia e libertà. Politico che “o si ama o si odia”, già all'indomani della “svolta di Salerno”, quella della sua acclamazione al convegno Idv, si era attirato gli strali del “giustizialista” De Magistris (Idv) e le antipatie, per dirla con un eufemismo, di tutte le altre forze in corsa per il posto a Palazzo Santa Lucia. Il suo vessillo è la sua città, Salerno, divenuta la seconda della Campania ma soprattutto la prima grande città in Italia per la raccolta differenziata. È il candidato dai manifesti senza sigle e riferimenti: l'uomo che tenta la strada della discontinuità con la passata gestione, pur essendo esponente dello stesso partito. Le critiche non mancano, soprattutto per il suo coinvolgimento nell'inchie-sta sulla delocalizzazione delle ex Manifatture cotoniere meridionali di Salerno, con accuse che vanno dalla truffa aggravata al falso. Già, gli inquisiti. Quelli che dovevano essere i grandi assenti di queste elezioni, si sono da subito imposti all'attenzione. Oltre al già citato De Luca, altri esempi autorevoli sono quelli di Sandra Lonardo Mastella (capolista Udeur a Napoli) e di Roberto Conte della lista Alleanza di Popolo collegata a Caldoro. Proprio l'inserimento di quest'ultimo, consigliere regionale uscente, ha scatenato le ire di Stefano Caldoro che ha dichiarato di non volere i voti di Conte, inserito, secondo Cosentino, «surrettiziamente» nelle liste. Una sfida complessa, come dicevamo. I fatti sono aggiornati al giorno di chiusura del giornale, martedì 2 marzo 2010. 05 anno XXV numero 3 marzo 2010 IL DOCUMENTO CHIESA E MEZZOGIORNO I vescovi scrivono al Sud: «Rialziamoci insieme» Si chiama “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno” il nuovo testo dell’episcopato italiano dedicato al Meridione. In dialogo propone la lettura di due paragrafi cruciali È un invito al coraggio e alla speranza il documento dell'episcopato italiano “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno”. A vent'anni dalla pubblicazione del documento “Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno”, i vescovi riprendono la riflessione sul cammino della solidarietà nel nostro Paese, con particolare attenzione al Meridione d'Italia e ai suoi problemi irrisolti, riproponendoli all'attenzione della comunità ecclesiale. Il testo integrale è disponibile all'indirizzo www.chiesacattolica.it. In dialogo propone due passaggi essenziali del documento su federalismo e criminalità organizzata. Per un federalismo solidale «Il principio di sussidiarietà va mantenuto strettamente connesso con il principio di solidarietà e viceversa, perché se la sussidiarietà senza la solidarietà scade nel particolarismo sociale, è altrettanto vero che la solidarietà senza la sussidiarietà scade nell'assistenzialismo». La prospettiva di riarticolare l'assetto del Paese in senso federale costituirebbe una sconfitta per tutti, se il federalismo accentuasse la distanza tra le diverse parti d'Italia. Potrebbe invece rappresentare un passo verso una democrazia sostanziale, se riuscisse a contemperare il riconoscimento al me- rito di chi opera con dedizione e correttezza all'interno di un “gioco di squadra”. Un tale federalismo, solidale, realistico e unitario, rafforzerebbe l'unità del Paese, rinnovando il modo di concorrervi da parte delle diverse realtà regionali, nella consapevolezza dell'interdipendenza crescente in un mondo globalizzato. Ci è congeniale considerarlo come una modalità istituzionale atta a realizzare una più moderna organizzazione e ripartizione dei poteri e delle risorse, secondo la sempre valida visione regionalistica di don Luigi Sturzo e di Aldo Moro […] Una piaga profonda: la criminalità organizzata Libertà e verità, e dunque giustizia e moralità, sono tra le condizioni necessarie di una vera democrazia, fondata sull'affermazione della dignità della persona e della soggettività della società civile. Non è possibile mobilitare il Mezzogiorno senza che esso si liberi da quelle catene che non gli permettono di sprigionare le proprie energie. Torniamo, perciò, a condannare con forza una delle sue piaghe più profonde e durature un vero e proprio «cancro», come lo definivamo già nel 1989, una «tessitura malefica che avvolge e schiavizza la dignità della persona» - , ossia la criminalità organizzata, rappresentata soprattutto dalle mafie che avvelenano la vita sociale, pervertono la mente e il cuore di tanti giovani, soffocano l'economia, deformano il volto autentico del Sud. La criminalità organizzata non può e non deve det- tare i tempi e i ritmi dell'economia e della politica meridionali, diventando il luogo privilegiato di ogni tipo di intermediazione e mettendo in crisi il sistema democratico del Paese, perché il controllo malavitoso del territorio porta di fatto a una forte limitazione, se non addirittura all'esautoramento, dell'autorità dello Stato e degli enti pubblici, favorendo l'incremento della corruzione, della collusione e della concussione, alterando il mercato del lavoro, manipolando gli appalti, interferendo nelle scelte urbanistiche e nel sistema delle autorizzazioni e concessioni, contaminando così l'intero territorio nazionale.«La mafia sta prepotentemente rialzando la testa», hanno denunciato i Vescovi della Calabria. «Di fronte a questo pericolo, si sta purtroppo abbassando l'attenzione. Il male viene ingoiato. Non si reagisce. La società civile fa fatica a scuotersi. Chiaro per tutti il giogo che ci opprime. Le analisi sono lucide ma non efficaci. Si è consapevoli ma non protagonisti». In questi ultimi vent'anni le organizzazioni mafiose, che hanno messo radici in tutto il territorio italiano, hanno sviluppato attività economiche, mutuando tecniche e metodi del capitalismo più avanzato, mantenendo al contempo ben collaudate forme arcaiche e violente di controllo sul territorio e sulla società. Non va ignorato, purtroppo, che è ancora presente una cultura che consente loro di rigenerarsi anche dopo le sconfitte inflitte dallo Stato attraverso l'azione delle forze dell'ordine e della magistratura. C'è bisogno di un preciso intervento educativo, sin dai primi anni di età, per evitare che il mafioso sia visto come un modello da imitare […] IL DOCUMENTO CHIESA E MEZZOGIORNO anno XXV numero 3 marzo 2010 06 Il Mezzogiorno come risorsa, e non come fardello I vescovi sovvertono la prospettiva da cui si è soliti guardare al Meridione, senza negarne i gravi problemi strutturali. E donano alle Chiese locali un testimone luminoso: don Pino Puglisi di Marco Iasevoli È difficile, e soprattutto coraggioso, guardare al Sud dalla prospettiva delle risorse. Molto più semplice e comunicativamente efficace è produrre le consuete, ciniche analisi dei medesimi, storici mali. I vescovi, nel redigere il nuovo documento su Chiesa e Mezzogiorno, hanno saputo operare alcune scelte controcorrente: guardare al Meridione come dono per il Paese, e non come fardello; setacciare le milleuna ricchezze del territorio e della comunità ecclesiale; rileggere gli innegabili nodi strutturali sotto la lente della speranza e della fiducia; imboccare la strada umile dell'educazione e della formazione, e non quella generica degli appelli sentimentalistici. Significativo che il documento abbia la paternità dell'intera Chiesa italiana, e non sia dunque figlio dei soli vescovi meridionali. Il “Paese solidale” cui il testo incita ha infatti bisogno di una “Chiesa solidale”, in cui siano forti i vincoli tra pastori, sacerdoti e laici credenti dell'intero Stivale. Laddove prevalgono culture della separazione, proprio la comunità ecclesiale è chiamata a difendere, anche da sola, l'unità morale, sociale, culturale, econo- mica dell'Italia. Estremamente chiaro, a questo proposito, il passaggio sul federalismo che In dialogo riporta nella pagina precedente: che sia solidale, o non sia; che garantisca i più poveri e i territori con meno risorse, o non sia; che metta al centro le persone, o non sia; che susciti criteri competitivi e meritocratici, ma senza dimenticare le comune sorti del Belpaese. Parimenti concreto e ricco il capitolo dedicato alla criminalità organizzata. Nel ricordare l'organizzazione capitalistica delle mafie, le piccole e grandi connivenze delle istituzioni e dei cittadini, la Chiesa indica senza dubbio alcuno una strategia con due punte: una forte e decisa opera educativa, lungo tutte le età della vita; una chiara denuncia, che chiami le cose con il proprio nome, senza paure, tentennamenti ed eccessi di prudenza. Torna in modo ricorrente la parola protagonismo, associata ai giovani (il cui protagonismo è negato dalla necessità di emigrare al Nord), alla società civile, alla stessa Chiesa. Si intende, cioè, quel riprendere tra le mani le proprie sorti, abbandonare il meccanismo della delega, sentirsi corresponsabili senza se e senza ma di quanto ci circonda. È evidente, per la Chiesa del Sud, il richiamo ad uno stile che abbia nella spiritualità e nella cura dell'interiorità le sue fondamenta, affinché dal rapporto personale con il Signore emergano scelte chiare, personali e comunitarie, di giustizia, libertà, amore per il prossimo. Diversi i nodi pastorali esaminati, in particolare le opportunità spirituali che si annidano nella sempre viva tradizione popolare, e le potenzialità del progetto Policoro. Ma spicca anche un dato di fatto importante e interessante: le Chiese del Sud non vivono crisi quantitative, sanno essere ancora scuola di comunione, godono di un associazionismo vivace. Tutti segni di una vitalità che addirittura è da stimolo per l'intera Chiesa italiana. Tra i tanti punti meritevoli di attenzione, non si può tacere la scelta forte di assumere don Pino Puglisi come esempio luminoso per tutti, sacerdoti e laici. “Egli – scrivono i vescovi - seppe magistralmente coniugare, soprattutto nell'impegno educativo tra i giovani, le due istanze fondamentali dell'evangelizzazione e della promozione umana, che configurano l'orizzonte di quell'umanesimo integrale, che trova nell'Eucaristia origine e compimento”. Ecco la strada: una Chiesa capace di amare tutto l'uomo, tutti gli uomini. Ac: «Prendiamo in consegna l’appello dei vescovi» L’Ac della regione Campania ha promosso, lo scorso 6 marzo, un incontro pubblico svoltosi ad Avellino per una prima riflessione e mediazione del documento su Chiesa e Mezzogiorno. Presente il cardinale Crescenzio Sepe, il vescovo delegato per il laicato mons. Mario Milano e diversi pastori della regione. Sono intervenuti Pino Acocella, vicepresidente del Cnel, e Pierpaolo Forte, docente di diritto presso l’università del Sannio. Al centro delle loro relazioni la “strada dei doveri”, che tutti i cittadini del Sud sono chiamati ad imboccare per uscire dall’assistenzialismo ed essere artefici del proprio futuro. Ha chiuso i lavori il presidente nazionale dell’Ac, Franco Miano, invocando un nuovo “patto educativo” tra Chiesa, istituzioni e società civile. 07 anno XXV numero 3 marzo 2010 DOSSIER SALUTE l’iniziativa Caritas: visite gratuite a chi non può permettersele I “nuovi poveri” non riescono a sostenere le spese mediche. Ai centri di Nola, Pomigliano e San Giuseppe sbarcano per fornire visite gratuite i professionisti del Pascale e della Lilt di Mariangela Parisi Pomigliano, Nola e San Giuseppe Vesuviano sono i primi tre centri toccati dall'iniziativa di Caritas Nola volta ad offrire visite gratuite per la prevenzione dei tumori e dei problemi cardiaci. Tante le persone in fila, persone normali che, travolte dalla crisi, non riescono più a far fronte alle spese mediche. In gran parte si tratta di donne: mogli sopraffatte dalla crisi, trascuratesi fino all'inverosimile, sino al punto di non accorgersi che un tumore le stava vincendo. «Ci aspettavamo parecchia gente, e così è stato – spiega don Arcangelo Iovino, da due anni direttore Caritas -. Fin quando le richieste di aiuto sanitario sono state sporadiche, abbiamo provato a farvi fronte con le nostre forze. Ma siamo arrivati ad un punto in cui questa è l'esigenza fondamentale espressa dai nuovi poveri, quelli, per intenderci, che non hanno bisogno del pasto, ma di risorse per superare la crisi». Chi è stato visitato ha espresso la massima soddisfazione per la professionalità offerta dai medici del Pascale e della Lega italiana antitumori, i due enti che hanno aderito con entusiasmo all'appello di Caritas. La possibilità di essere curati direttamente dal Pascale, spiega don Arcangelo Iovino, «è il pun- to più importante dell'iniziativa. E contiamo, grazie alla sensibilità dell'istituto napoletano e di Lilt, di avviare presto un nuovo ciclo di visite che possa allargare le persone assistite». I centri d'ascolto Caritas, intanto, continuano a registrare casi preoccupanti legati soprattutto alle cure odontoiatriche, per sostenere le quali l'ente diocesano ha chiesto aiuto al Pio Monte della Misericordia di Napoli, dotato di un ampio poliambulatorio. Le richieste di assistenza sanitaria, nelle ultime settimane, hanno toccato picchi mai visti prima. Oltre alla collaborazione con Pascale e Lilt, Caritas Nola ha attivato rapporti con il Sert locale per aiutare i tanti adulti che si sono lasciati attrarre dal gioco d'azzardo e dai videopoker. Inoltre, grazie al sostegno assicurato da una casa farmaceutica nazionale, Caritas potrà dotarsi di una fornitura di medicinali che non richiedono prescrizione medica, da fornire comunque sotto controllo di volontari medici a chi non può permetterseli. Il vescovo di Nola, mons. Beniamino Depalma, che ha suggerito alla sua Caritas di spostare l'attenzione sulla salute delle persone, non riesce però a gioire pienamente per le nuove iniziative: «C'è poco da rallegrarsi quando il volontariato è costretto ad intervenire in zone così sensibili della vita umana: vuol dire che qualcosa sta venendo meno in termini di civiltà». la storia «A 50 anni posso restare senza denti?» La storia di un uomo che si è rivolto a Caritas per ricevere cure Le spese per le cure odontoiatriche sono al primo posto fra le richieste da parte dei nuovi poveri del territorio diocesano. Cure che i privati si fanno pagare a caro prezzo, e che talvolta le strutture pubbliche non riescono ad assicurare. Come dimostra la storia di Giuseppe (nome di fantasia), 50 anni, una vita di espedienti, che si è presentato all'operatrice del Centro Caritas di Pomigliano con una domanda: «A 50 anni posso mai restare senza denti?». Da alcuni mesi gli fanno male gli incisivi. Un dolore senza tregua, lancinante, che gli impedisce di svolgere quei piccoli lavoretti che lo aiutano ad andare avanti. «Il dentista mi ha chiesto 3mila euro». E il servizio pubblico? «Mi ha proposto di tirarli, ma mi sono rifiutato. Possibile che questa sia l'unica strada?». Parole dette a stento, racconta la volontaria che l'ha incontrato, cercando di alleviare il dolore portandosi la mano davanti alla bocca. «Era difficile – spiega la ragazza capire se piangesse per le fitte o per la situazione imbarazzante». Da qui l’esigenza di cooperare con il Pio Monte della Misericordia, istituto napoletano dotato di un ampio poliambulatorio e di una lunga tradizione nell’assistenza sociale. anno XXV numero 3 marzo 2010 DOSSIER SALUTE 08 il parere Informare i cittadini sui loro diritti L'iniziativa Caritas mette a nudo un deficit di comunicazione circa le possibilità di cura offerte dal Servizio sanitario nazionale. Occorre un di più di trasparenza e accoglienza di Biagio Ciccone - Neurofisiopatologo “Nel nostro Paese la tutela della salute come diritto fondamentale dell'individuo ed interesse della collettività prevista dall'articolo 32 della Costituzione è garantita, nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana, attraverso il Servizio sanitario nazionale. Istituito dalla legge 833 del 1978, il SSN italiano ha carattere universalistico e solidaristico, fornisce cioè l'assistenza sanitaria a tutti i cittadini senza distinzioni di genere, residenza, età, reddito e lavoro”. Aprendo la pagina web del ministero della Salute vengono così descritti i principi fondamentali di uno dei più moderni e garantisti sistemi di assistenza e tutela della salute collettiva ed individuale dei cittadini, uno dei migliori al mondo, basti pensare a cosa sta succedendo negli Stati Uniti d'America, con un Presidente che sta cercando da più di un anno di modificare un sistema basato esclusivamente su assicurazioni private e che non cura più di un terzo della sua popolazione indigente. La crisi economica attuale riguarda anche il bisogno di salute delle persone. Si assiste infatti ad un calo notevole delle prenotazioni. Tuttavia non sono del tutto certo che queste stesse persone siano ben informate sui loro diritti e sui luoghi ove essi vengono garantiti. Mi riferisco alle esenzioni tickets non richieste, alle strutture sanitarie ospedaliere e ambulatoriali accreditate nella nostra Regione, spesso con liste di attesa accettabili, non interpellate per fornire servizi convenzionati. Allora qui il problema a mio parere ha due aspetti da considerare, al di là delle legittime valutazioni socio-economiche e politiche: il primo è la scarsa informazione da parte del sistema e di alcuni operatori sanitari rispetto alle possibilità di accesso presenti e sulle risorse disponibili per il paziente; il secondo aspetto è lo scarso reclamo dei propri diritti da parte del cittadinoutente che accetta passivamente il sistema o si concede a logiche di favore. Ovviamente ciò non giustifica i tanti difetti strutturali e organizzativi del sistema: non a caso la sanità pubblica è luogo altamente politicizzato. Quindi, siamo sempre al solito nodo problematico di ogni settore (sanità, scuola, famiglia, ecc): la testimonianza, la coerenza, la professionalità del singolo operatore sanitario. È il modus vivendi di ogni persona coinvolta in un settore che genera una ricchezza o piuttosto un problema. Sono le persone che con il loro agire responsabile ed eticamente corretto generano le situazioni favorevoli al cittadino. Basta poco per fare tanto bene, ma basta ancora di meno per fare tanto male! In un momento del genere, in cui diminuisce l'accesso alle cure, dobbiamo riscoprire tutti lo spirito dell'accoglienza, senza se e senza ma. Ciascun medico, entrando in una casa, osservando una persona che arriva in ambulatorio, può subito cogliere i segni, lo stile, le condizioni socio culturali del paziente, e da lì può scaturire un gesto sobrio, silenzioso e operoso di disponibilità, di informazione e - se possibile di gratuità, che sana e ricompensa. l’esperienza pastorale A Somma un triduo per la Giornata del malato Stare vicino ai sofferenti perché da loro emana l'essenziale della vita La parrocchia San Giorgio in Somma Vesuviana ha dedicato quest'anno particolare attenzione alla Giornata del Malato nella memoria liturgica delle apparizioni della Madonna a Lourdes dell'11 febbraio. Si è infatti deciso di preparasi alla celebrazione con un triduo nella chiesa parrocchiale, da poco riaperta al culto dopo lavori di consolidamento e di restauro. Nel primo giorno del “triduo”, volontari e operatori sanitari e pastorali hanno partecipato ad una veglia di preghiera “ai piedi della Croce”, accogliendo così il tema che il Santuario di Lourdes aveva dettato per tutti i devoti della Vergine dei Pirenei. Il secondo giorno invece è stato dedicato alla presentazione da parte della dott. Carmen Ciaramella - docente di Filosofia del Diritto all'Università di Salerno e responsabile del gruppo parrocchiale della Caritas - del Messaggio del Papa per la Giornata del Malato. La sera del terzo giorno, infine, dopo la Messa, è stata proposta l'adorazione eucaristica con la benedizione finale del Santissimo Sacramento. Una affollata fiaccolata per le strade cittadine ha caratterizzato poi la giornata dell'11, divenuta un vero e proprio momento di festa familiare fondamentale per ridestare considerazione dei malati che oltre la competenza terapeutica richiedono ascolto: non tanto per essere confortati ma per confortare, trasmettendo l'essenziale della vita. 09 anno XXV numero 3 marzo 2010 IN DIOCESI ANNO SACERDOTALE La paternità spirituale, arte di contemplazione I sacerdoti della diocesi di Nola hanno incontrato a inizio febbraio padre Rupnik. Forte la sua provocazione: «Dobbiamo imparare a generare per Dio e non per noi stessi» di don Antonio Nunziata Nelle mattinate dei giorni 8 , 9 e 10 febbraio si è tenuto, presso il Seminario, l'incontro di formazione per il clero sul tema: “La direzione spirituale”. Il relatore è stato Padre Marko Ivan Rupnik che, consapevole di rivolgersi a sacerdoti ha preferito parlare di paternità spirituale piuttosto che di direzione spirituale. Per comprendere quest'arte, secondo Rupnik è necessario avere chiara una visione dell'uomo. Nel racconto della creazione l'uomo è creato con i materiali dei primi cinque giorni, cui viene data vita con il soffio: lo Spirito Santo per Ireneo, la parola per Gregorio Nazianzeno. L'uomo dunque è stato creato perché Dio gli ha rivolto la parola, e nell'essenza dell'uomo è il dialogo. Quando Dio ha creato l'uomo ha pronunciato dunque una parola molto personale: quando incroci l'uomo, di conseguenza, incroci qualcosa di unico di fronte al Signore. La parte più intima che è comunicata è l'amore, l'agape. L'amore che costituisce l'uomo è lo stesso che costituisce Dio: per questo bisogna avere la libertà di fare il bene, e non essere ossessionati dall'idea di compiere il bene. Per questo, l'uomo che si riconosce solo nel mondo biologico, taglia da sé il soffio di vita. Redenzione allora, significa, per P. Rupnik, recuperare l'integrità del soffio. La pastorale, di conseguenza, non può essere una manipolazione delle persone. Troppo spesso, noi sacerdoti abbiamo sostituito la vera vita con i concetti della vita, il vero vissuto con le morali da vivere. Spesso applichiamo l'attività pastorale all'uomo vecchio, mentre il nostro sforzo è garantire che il campo abbia ricevuto l'acqua. Abbiamo sostituito la vita con la dottrina: oggi abbiamo le strutture ma non la vita, manca l'esperienza della redenzione, per cui la fede è un'opzione culturale e non più scelta di vita per cui ci si sente salvati. È indispensabile invece vivere la paternità e la maternità spirituale, perché nella Chiesa le cose vanno avanti per generazione. Il col- loquio spirituale deve essere allora un'arte di contemplazione, perché la persona possa comprendere come Dio opera in essa: non una tecnica pastorale, ma un annuncio. L'essenza della paternità spirituale è creare uno spazio sano di relazionalità e paternità, porre un rapporto disinteressato. Bisogna imparare a generare per Dio e non per sé stessi. In questo spazio di relazione libera l'unico linguaggio è quello del cuore, la cardiognosia. Compito del padre spirituale è insegnare alla persona a contemplare, è aiutare l'uomo a capire come Dio agisce nella storia… e questo passa attraverso la via personale della vita di ciascuno, lo si impara dalla propria vita. Aver fatto esperienza della salvezza ci educa a fare lo stesso con la vita delle persone che incontriamo. Un padre spirituale sarà così orientato a guardare non alla vita che è stata, ma a quella che sarà. Di conseguenza la formazione non potrà essere centrata sul come mi sento, ma su cosa io posso diventare in Cristo. in dialogo mensile della Chiesa di Nola Redazione via San Felice n.29 - 80035 Nola (Na) Autorizzazione del tribunale di Napoli n. 3393 del 7 marzo 1985 Direttore responsabile: Marco Iasevoli Condirettore: Luigi Mucerino In redazione: Michele Amoruso, Enzo Formisano, Alfonso Lanzieri, Gennaro Morisco, Mariangela Parisi Vignettista: Pasquale Esposito Stampa: Giannini Presservice via San Felice, 27 - 80035 Nola (Na) Chiuso in redazione il 2 marzo 2010 Abbonamento annuale: € 10,00 Versamento da effettuare sul numero di Conto corrente postale 18524801 intestato a “Diocesi di Nola – Ufficio economato”, causale “abbonamento In dialogo”. Parrocchie, istituti religiosi, aggregazioni laicali e istituzioni possono chiedere la ricezione presso un solo indirizzo di più copie. IN DIOCESI anno XXV numero 3 marzo 2010 10 Lo schermo sul tempo, lo schermo del tempo Nel mese di febbraio il salone dei Medaglioni di Nola ha ospitato tre cortometraggi, per riflettere con modalità diverse e innovative su piccoli e grandi esperienze umane di Oscar Tamburis Nel mese di febbraio 2010 le luci della ribalta si sono accese nel salone dei Medaglioni della Curia vescovile di Nola, dove ha avuto luogo la minirassegna cinematografica dal titolo "Short: il tempo breve", voluta e promossa dal vicario generale mons. Lino D'Onofrio, in collaborazione con l'ufficio per il Progetto culturale della diocesi di Nola e l'associazione “Napoli Cultural Classic”. L'evento si è articolato su 3 incontri (il 10, il 17 ed il 24 di Febbraio), in ognuno dei quali è stato proiettato un cortometraggio "per un confronto sul tempo". Ogni incontro, della durata di un'ora, è sempre stato impreziosito dalla presenza dell'autore del cortometraggio proposto, con il quale si è potuto condurre un dibattito/dialogo dopo la proiezione allo scopo di confrontarsi sulle tematiche proposte le quali, come di volta in volta ripreso in sede di presentazione della serata, “pur se limitate nella durata espositiva, non lo sono assolutamente in termini di contenuti e nella prospettiva comunicativa e d'interpretazione”. Vivide e molteplici sono state le suggestioni che hanno animato le tre serate: nella prima proposta, intitolata “Abitare il tempo e reagire”, attraverso il corto "Black Mamba" (in omaggio ad Oriana Fallaci), alla presenza del regista Gilles Rocca, si è affrontata la cruda tematica della violenza sulla donna, espressa come l'atto di un tempo che si spez- tiva, ancor prima che “culturale” – come spesso si tende a bollare in maniera semplicistica un qualsiasi cineforum – ed è stata premiata da un grosso successo in termini di pubblico. La presenza di molti giovani ha permesso alla rassegna di cercare una risposta a quello che si definisce come il rischio di una “esperienza senza verità”: le generazioni più giovani si trovano oggi a compiere in pochi anni percorsi di vita iperconcentrati, ad assorbire quantità elevatissime di input che li za e si piega alla bruta dualità vitti- costringono a vivere virtualmente ma/carnefice; una dualità che, sep- dilemmi radicali, e ad affrontare per pur consumata in un unico irripeti- interposta persona paradossi etici. bile momento di disumanità, non La scelta di proiettare dei cortomepuò non tornare a manifestarsi nel- traggi ha cercato pertanto di persela memoria, riavvolgendo anche guire diversi livelli di obiettivi, da qui con indefinita violenza lo scor- quelli più manifesti – legati alla possibilità di organizzare un evento dal rere del tempo. sapore diverso, raffinato ma non “Abitare il tempo e ricordare”, con per questo poco accessibile – a la proposta del corto “Un soffio”, opera del regista Filippo Gili, ha in- quelli più sottili, puntando sulla cavece introdotto lo spettatore lungo pacità del pubblico di provare un tempi sovrapposti eppure paralleli senso di empatia concentrato in un e lontani, dove l'allegria di un convi- breve arco di tempo, così da auvio tra amici, da un lato, si trascina mentarne in maniera efficace a pochi passi di distanza da una l'intensità. A coronamento di ciò, la escalation di curiosità tipicamente presenza in sala dei registi ha agefanciullesca, la quale condurrà ver- volato proprio quel percorso di coinso l'orlo di una tragedia in cui le due volgimento dello spettatore, tanto dimensioni temporali troveranno dal punto di vista intellettuale che dolorosa convergenza e riappacifi- emotivo, consentendogli attraverso il confronto diretto con i protagocazione. nisti delle opere di sviscerarne per Il corto “La Fondue” di Vincenzo Caiazzo, protagonista dell'appun- quanto possibile i sottotesti, i retrotamento “Abitare il tempo e intuire”, scena, in altre parole quelle proversi è mosso infine lungo gli umori ce- biali parole dette “tra le righe” che rebrali di pensatori riuniti attorno ad instaurano un “dià–logos” tra le un desco, intenti a discutere – e due parti, educandole entrambe a quasi a ricordare – un probabile fu- nutrire ed alimentare un delicato turo prossimo venturo, in una cor- senso di vero, di bello, di giusto. nice atemporale nella quale, tra le L'auspicio è quindi quello di poter ristanze di una villa di campagna, so- proporre un'iniziativa del genere, lo il conto dei passi di una ragazza capace di interessare e far crescecieca sembrerà capace di mettere re, di avvicinare e di insegnare a sain comunicazione tra loro esisten- per vedere ed ascoltare, cosa rara ze contigue ma inevitabilmente li- in uno scenario metropolitano e culquide, intersecantisi ma ugual- turale dove l'eccesso di immagini e di suoni rischia sempre più di assomente impalpabili. migliare al bianco rumore di fondo L'esperimento proposto ha saputo proiettato su di uno schermo vuoto. mostrare una forte valenza educa- 11 anno XXV numero 3 marzo 2010 IN DIOCESI «Il matrimonio è una buona novella» Intervento dei coniugi Danese alle iniziative di formazione promosse dall'ufficio diocesano di pastorale della Famiglia. «Anche la scelta di sposarsi nasce da una chiamata» di Pino e Pina Dentico Domenica 24 Gennaio, presso il Seminario vescovile di Nola, i coniugi Attilio Danese e Giulia Paola Di Nicola, docenti universitari provenienti dalla città di Teramo e scrittori di numerosi testi sulla famiglia, hanno approfondito i primi due capitoli del Direttorio di Pastorale Familiare. I coniugi hanno offerto una panoramica sociologica dell'attuale situazione, caratterizzata non solo dal calo dei matrimoni, ma anche da una diffusa crisi d'identità del maschile e del femminile nonché da leggi che, in molti paesi, finiscono per minare in modo serio ed irreversibile le fondamenta del matrimonio e della famiglia cristiana. Il matrimonio però “è cosa buona”, nell'uomo e nella donna c'è infatti un Dna che li fonde, non annullando l'individualità ma rendendoli complementari in modo del tutto naturale. Bisogna quindi scoprire il progetto di Dio che “creò l'uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò” (Gn 1-27). Dio opera tutto ciò proprio in vista di una relazione ed in questa relazione è presente la sua impronta essenziale. Si deve inoltre considerare il senso della “vocazione” al matrimonio. Infatti, non solo i sacerdoti hanno una vocazione, ma anche la scelta di sposarsi dovrebbe nascere da una chiamata. Il Direttorio ci dice che ”ogni itinerario di Pastorale Familiare inizia dall'educazione alla vita e all'amore. Poiché l'uomo è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio che è Amore, nell'umanità dell'uomo e della donna è iscritta la capacità e la responsabilità dell'amore e della comunione” (DPF n.23). L'attrazione umana quindi è solo il primo passo nella realizzazione di questo grande progetto, si passa poi alla fase successiva dell'attenzione, poi alla donazione, infine all'amore inteso come “agape.” La costante di tutto ciò è certamente la fedeltà, che ovviamente va confermata nel tempo in qualunque tipo di vocazione e che prima di essere una fedeltà di fatto è una fedeltà mentale, psicologica e di cuore. Anche Benedetto XVI, nella sua enciclica “Deus Caritas Est” spiega che l'amore vero è quello che diventa scoperta, superando il carattere egoistico prima dominante. L'amore ha cura dell'altro, diventa sacrificio; non cerca più se stesso, né l'immersione nell'eb- brezza della felicità, cerca invece il bene dell'altro, diventa rinuncia, è pronto al sacrificio, anzi lo cerca. La famiglia è, a tal proposito, il laboratorio dove si sperimenta la condivisione nell'ordinario; convivere (con l'altro) è un aspetto importante della nostra unione; compromettersi insieme è lo stile della vita a due. Interessante il passaggio dei coniugi sulla genitorialità: è necessario che le coppie aiutino i figli ad essere quello che Dio ha pensato per loro; la famiglia cristiana è allora la ”vocazione di tutte le vocazioni” e diventa humus fecondo per la nascita e la scoperta della chiamata specifica di ogni componente. A tale riguardo sono stati ricordati i coniugi beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, che hanno accolto la vocazione di ben tre figli consacrati e a loro riguardo si esprimevano così: “Sentimmo che avevamo un'enorme responsabilità di quelle anime di fronte a Dio stesso che ce le aveva affidate, li allevammo nella fede perché conoscessero Dio e lo amassero”. I prossimi incontri di formazione sul Direttorio: Pino e Pina Dentico giovedì 25 marzo ore 19,30 Sabatino ed Antonietta Esposito giovedì 15 aprile ore 19,30 IN DIOCESI anno XXV numero 3 marzo 2010 12 Comunione e liberazione, un Avvenimento al centro della vita Si presenta un movimento noto in ogni continente, ispirato da don Luigi Giussani e oggi attivo a tutto tondo nel mondo ecclesiale e nella realtà civile a cura di Vitaliano Sena L'esperienza di Comunione e Liberazione è nata in diocesi molti anni fa', circa 35, dall'incontro a Marigliano di un giovane prete, don Ginetto De Simone e di un gruppo di ragazzi, che avendo sentito parlare di questa esperienza ecclesiale ed avendo incontrato una ragazza, Anna, che ne faceva parte, si incuriosirono e vollero approfondire questo incontro. Così don Ginetto ricorda questo incontro: ”Avevo letto di Comunione e Liberazione. Mi incuriosiva. Chiesi ad Anna. Mi fece incontrare P. Antonio Puca. Fui ospitato da lui a Napoli a Vico Paparelle per due settimane. Questa storia mi “prendeva. Parlavano di Lui con un fascino ed una certezza ammaliante. Nasceva così in me e attorno a me in quei giorni, in quei mesi, a metà degli anni settanta, dove tutto era politico, una concezione diversa della vita e del cristianesimo. La prima scuola di comunità. Volti e storie: Pina, Anna, Stefano, Maria, Antonietta, Rocco, Angela, Pasqualino, Lella, Angela, Vitaliano, Leonida, Marcellino, Franca Maria, Enza, Maria Pina, Gigione….” (Articolo scritto per “Il Risveglio - ottobre 2004”). Don Ginetto era già prete eppure parla di questo incontro come di qualcosa di decisivo per la sua vita. Uno di quei giovani era chi scrive, allora diciottenne che si portava dentro tutte le domande, i dubbi, i desideri di quell'età e che in un incontro semplice ed umanissimo con quei ragazzi universitari di Napoli scopre che una risposta alle sue domande c'è, è presente ed ha il volto di quegli amici incontrati per caso (per Grazia!). La di- namica di quell'incontro è la stessa raccontata dal Vangelo: “Maestro dove abiti? Venite e vedrete! Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono pressi di Lui” (Giov.1, 36-39). Questa è la prima caratteristica di Comunione e Liberazione: tutto è partito, si è generato non da un discorso, né da una morale ma da un Incontro. È stato e continua ad essere un atto di vita: un Avvenimento nel quale il Cristianesimo si comunica da persona a persona come risposta affascinante e persuasiva alle esigenze del cuore. È iniziato così quando don Giussani nel 1954 andò ad insegnare al liceo Berchet di Milano, lasciando l'insegnamento in seminario, continua ad accadere con la stessa modalità oggi in ogni parte del mondo nel quale la nostra amicizia è arrivata. Così un altro ragazzo di quel tempo ricorda l'incontro con Cl avvenuto sui banchi del liceo Carducci di Nola. “L'incontro per me col Movimento di Cl ha volti e momenti precisi, ambienti altrettanto precisi: il liceo Carducci di Nola a fine anni 70, l'Università poi e la parrocchia del Carmine a Nola. Il contesto di una società segnata ancora dall'utopia e dalla violenza ideologica, dove il progetto – anche quello cristiano – reclamava con accanimento volontà, iniziative, impegno…. è un incontro invece umanissimo ed affascinante, dove avvisi la corrispondenza con le tue esigenze a cambiarti; un incontro che avviene nelle aule di una scuola o nella festa organizzata da alcuni universitari. In questo incontro percepisci che quelle esigenze (la Bibbia le chiama cuore) non sono un inganno, ma possono trovare, hanno come un'impensabile corrispondenza, che i momenti successivi approfondiranno” (Arcangelo Annunziata su “Il Risveglio - ottobre 2004”). La presenza di Cl in diocesi si è quindi snodata in questi anni attraverso la presenza di persone che hanno pre- so sul serio l'ipotesi educativa che don Giussani andava maturando e che l'hanno vissuta con i limiti umani di tutti e attraverso un legame inscindibile con il centro del Movimento. La parrocchia S. Maria delle Grazie di Marigliano, il liceo Carducci, la parrocchia del Carmine a Nola con l'adesione di don Bruno Schettino oggi vescovo, e poi nel tempo Camposano, Pomigliano, la parrocchia della Stella a Nola, la parrocchia di S. Giuseppe Vesuviano, le tante persone incontrate che poi le esigenze della vita hanno portato in altri posti , anche lontani. Il card. Ratzinger così parlava del movimento in occasione del 50° anniversario della nascita: “Il punto fondamentale per don Giussani è che il Cristianesimo non è una dottrina, ma un Avvenimento, un incontro con una persona e da questo avvenimento di un incontro nasce un amore, nasce un'amicizia, nasce una cultura, una reazione ed un'azione nei diversi contesti”. Lo stesso don Giussani in una intervista diceva: ”Io non ho mai inteso di fondare niente, ma ritengo che il genio del Movimento che ho visto nascere sia di aver sentito l'urgenza di proclamare la necessità di tornare agli aspetti elementari del Cristianesimo,vale a dire la passione del Fatto cristiano come tale nei suoi elementi originali, e basta. Il Cristianesimo si identifica con un Fatto - l'Avvenimento di Cristo - e non con un'ideologia. Per cinquant'anni abbiamo scommesso tutto su quest'evidenza”. Questi gli inizi. Oggi la presenza di Cl è fatta di tanti volti, ma anche di opere culturali, di carità che non sono come una attuazione pratica di un discorso, ma come ci insegna ultimamente don Carron, il sorprendere nella realtà che il Mistero è presente. Si svela nelle circostanze belle o tristi della vita. A noi spetta una semplicità di cuore nel riconoscerlo. Le tante testimonianze sparse sul territorio diocesano – sarebbe un torto citarne alcune e non tutte - documentano la “febbre di vita” che nasce da quest'incontro. 13 anno XXV numero 3 marzo 2010 IN DIOCESI TERRA SANTA Sui luoghi di Gesù, per concludere la visita pastorale Dal 21 al 28 agosto la diocesi è chiamata dal vescovo per un grande pellegrinaggio in Terra Santa. Un appuntamento che conclude il lungo percorso di padre Beniamino nelle parrocchie di M. P. Un pellegrinaggio diocesano in Terra Santa come ultima tappa della visita pastorale. Questa la proposta che padre Beniamino ha deciso di rivolgere a tutte le parrocchie sperando in una immediata e corale risposta che consenta di visitare insieme i luoghi dell'Inizio della fede. La partenza è fissata per il 21 agosto, e scegliere di trascorrervi le vacanze estive farà di sicuro bene al cuore. Sette i giorni di permanenza previsti – il rientro è fissato per la mattina del 29 agosto - per vivere e rivivere un passato che non cessa di essere futuro: Nazareth, lago di Tiberiade, Qumran, Betania, Ein Karem,, Betlemme, Gerualemme, sono alcuni dei posti da visitare; posti dove però bisogna recarsi con cuore di bambino per poter restare stupiti di quanto si vedrà; dove si potrà scoprire che il sopravvivere della speranza cristiana nel tempo si fonda prima di tutto sulla concretezza del suo messaggio che parte dal cuore dell'uomo perché questi possa ritornare a Dio. Quante volte abbiamo ad esempio sentito parlare della samaritana…lì c'è Gerico che ancora ne conserva la memoria; quante volte abbiamo sentito il passo del monte delle Beatitudini…c'è ancora; e quante volte abbiamo sentito pronunciare il nome Getsemani…lo si potrà visitare. Sette giorni per riscoprire la bellezza del cristianesimo, una bellezza che non nasce dal nulla, ma che nasce dall'amicizia che un uomo duemila anni fa ha donato ad altri e che oggi dona a noi, alla sua Chiesa. Sarà possibile camminare lungo le strade percorse da Andrea, Giovanni, Pietro, Tommaso, Giuda; strade piene di dubbi che quegli apostoli seppero però trasformare in domanda, e questo li salvò, e salvò noi che oggi possiamo sperimentare e vivere quell'amicizia, con i nostri limiti, le nostre imperfezioni, il nostro pretendere di essere totalmente amati. Sarà anche l'occasione per sostenere le comunità cristiane locali è previsto un incontro con padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa -, che con grande difficoltà e immensa fiducia risiedono in quei territori conservandone la storia, la nostra storia. La stessa fiducia che dobbiamo riporre in padre Beniamino, accettando il suo invito e volando con lui verso Gerusalemme. Almeno due persone per parrocchia Il pellegrinaggio si svolgerà dal 21 al 28 agosto. È auspicata dal vescovo la presenza di almeno due persone per parrocchia. La quota di partecipazione (€1.130,00) comprende: viaggio in aereo (compagnia SUN D'OR), trasferimento a Tel Aviv, pensione completa in camere doppie o triple (alberghi 4 stelle, supplemento di euro 300 per camera singola), pullman Gran Turismo, guida locale, gadget, guida descrittiva, assicurazione per le spese mediche e danneggiamento bagagli. Sono previste riduzioni per bambini (012); la quota di iscrizione è di €30,00. GIORNATA DIOCESANA DELLA GIOVENTÙ SOMMA VESUVIANA 27 MARZO 2010 MAESTRO BUONO COSA DEVO FARE PER AVERE LA VITA ETERNA ? L'appuntamento è alle 16,00 per i laboratori: - i giovani della I Zona pastorale si ritroveranno nella Parrocchia del Carmine - i giovani della II Zona pastorale si ritroveranno nella Chiesa di S. Pietro dei padri Trinitari - i giovani della III Zona pastorale si ritroveranno nella Casa delle suore Trinitarie ALLE 19,30 CI RITROVEREMO NELLA CHIESA DI SAN DOMENICO PER LA VEGLIA DI PREGHIERA PRESIEDUTA DAL NOSTRO VESCOVO PADRE BENIAMINO anno XXV numero 3 marzo 2010 IN PARROCCHIA 14 «Arrivederci, fratello e amico» Faibano saluta padre Luigi Castiello, che ha lasciato improvvisamente la vita terrena. Aveva 50 anni. Pubblichiamo la lettera di saluto di una fedele, che ne riporta le ultime parole Caro Padre Luigi, ti scrivo per l'ultima volta nell'anno a te dedicato: un periodo in cui tu, ma anche noi laici, siamo stati chiamati a riscoprire la bellezza, ma anche il sacrificio della tua speciale vocazione. Mi sono interrogata spesso sul tuo ruolo, sulla tua vita, sulle scelte da te compiute: so che la tua è stata una storia d'amore, non esente dalle difficoltà o dalle privazioni. Per questo ti stimavo e ti ammiravo. Mi verrebbe da chiederti: "Sei felice ora?". La risposta la scorgo dalla passione con cui cercavi di amare l'umanità e di condurla a Dio: Cristo ha adoperato le tue mani, le tue labbra, il tuo cuore per amare, benedire, perdonare e incoraggiare, quanti, come me, a te, e quindi a Lui si affidano. Mi rivolgo a te, caro Padre Luigi, a te che mi dicevi: “Se hai bisogno di me puoi chiamarmi anche a mezzanotte: non vado mai a letto prima di quell'ora”. Penso a te, che tante volte hai espresso la tua comunione di senso e di amore ai miei pensieri. In una mail mi hai scritto: “Comunione da chi ti pensa, comprende, sente, ascolta, spera, non dimentica, e che ti resta vicino quasi come una statua che non conosce lacrime ma che ha un cuore che avverte e soffre, con una preghiera; perché sa che lo Spirito della vita e di questo universo non ha confini, pareti, porte o altro. Siamo fatti così e lo saremo per l'eternità”. Tu sacerdote moderno: internet, social network, musica… Le “tue parole virtuali” raggiungevano anche chi è più distante, colpivano anche chi sembrava indifferente, lo costringevano ad interrogarsi, a scoprire le ra- gioni del tuo entusiasmo. Scrivo a te che mi hai accompagnato al Festival dei Giovani a Medjugorie, nell'agosto 2007, caricandoti di responsabilità e di fatica per rendere il più possibile bella e preziosa l'esperienza da me vissuta: momenti che mi rimarranno sempre nel cuore insieme alla tua sincera amicizia. Nessuno cerca un sacerdote perfetto: la tua forza era proprio nella fragilità che ti rendeva uomo, in mezzo agli uomini, chiamato a percorrere come tutti i preziosi passi verso la Gioia infinita. Sei tu che mi hai insegnato che è a Lui che bisogna affidarsi con cuore sincero nella certezza di non essere mai soli. “Sai Giovanna”, mi hai detto nella tua ultima mail, a poche ore dal tuo ritorno alla casa del Padre, “siamo SOLI, SOLI SOLI, SOLI AL SOLO SOLE”. Mi rivolgo a te, che hai sempre creduto in me, spingendomi a guardare in avanti, dove Egli ci precede da sempre, a guardare al bello che c'è nella mia vita, invitandomi a non soffermarmi sulle cadute e a rialzarmi subito perché non esiste un tempo in cui non si debba lottare per le cose in cui si crede e per i propri sogni. Sei stato al mio fianco con fermezza e tenerezza, a volte nel silenzio. Ora Rileggendo la tue mail alla luce della Parola, scopro che il Signore mi è sempre stato accanto, aveva il tuo nome. Tu che sei sempre stato presente, mi prendevi per mano ad accogliere quanto di più prezioso ti offrivo: la mia fragilità, il mio dolore, quei pensieri che solo a te potevo confidare. Mi dicevi: "Io comprendo il tuo dolore e non me ne tengo distante. Il mio desiderio, come quello di ogni fratello, amico, Padre, è che, se non avviene un "miracolo", ancora sperato da me, tu possa trovare pace e serenità in questa seria situazione e non perdere mai la speranza, la fiducia, lo sguardo fisso in avanti e in alto. Siamo vicini più di quanto tu lo possa immaginare. Solo che, ti prego, se il "miracolo" avverrà, e ci spero sempre, anche se ciò lascerà soltanto una traccia nel profondo del tuo cuore, tu non smettere mai di orientare la tua vita alla certezza della gioia dei veri fi- gli di Maria e di Gesù. Passerà la scena di questo "mondo" gaudente, spensierato, egoista e senza speranza; resterà il vero Amore purificato santificato dal Sangue prezioso per la nostra salvezza eterna del Dio croscifisso". Ora volgo a te il mio pensiero e sembra tu mi sorrida dalla Patria Celeste comunicando oltre le parole. Voglio ricordarti cosi' con le ultime parole che mi hai scritto sabato 28 febbraio alle 21.50: “QUANDO GLI OCCHI SI CHIUDONO, SOLO IL CUORE ESISTE”. Ciao Padre, Fratello, Amico. Con affetto, Giovanna Il “grazie” del Duns Scoto La comunità accademica dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose “G. Duns Scoto” di Nola è in lutto per la scomparsa prematura (28 febbraio c. a.) di padre Luigi Castiello, docente di Teologia Morale. Frate minore conventuale, conseguì, dopo il Baccalaureato in Teologia e la Licenza in Teologia Morale, il Dottorato in Teologia Morale presentando una tesi su “Il mistero Pasquale e Trinitario”. Per il suo curriculum, la Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale gli riconobbe il ruolo di docente stabile presso l'ISSR “G. Duns Scoto”, un ruolo che ha sempre ricoperto con dedizione e professionalità. Per queste doti fu invitato a tenere lezioni anche presso la PFTIM di Napoli, l'ISSR di Benevento, l'ISSR di Capua, l'ISSR “Donnaregina” di Napoli, l'ISR di Piedimonte Matese e lo Studio Teologico Francescano Interfamiliare di Nola. In particolare, si apprezzavano in lui l'ascolto attento degli interlocutori e la discrezione con cui manifestava il proprio pensiero. I colleghi e gli allievi dell'ISSR “G. Duns Scoto” conserveranno viva nella memoria la figura di padre Castiello avendone ammirato l'elevata competenza, l'appassionata dedizione all'insegnamento e la profonda sensibilità umana. Francesco Manganelli Direttore dell'ISSR “G. Duns Scoto” 15 anno XXV numero 3 marzo 2010 IN PARROCCHIA SAN FELICE San Felice, tra memoria e identità Presentato a Cimitile un volume curato dalla Seconda università di Napoli in collaborazione con la curia di Nola e l’associazione cittadina dedicata al Santo a cura dell'associazione San Felice Nella cornice incantevole dello splendido complesso paoliniano di Cimitile si è svolta, venerdì 5 febbraio 2010, la presentazione del volume curato da Pasquale Petillo, della Seconda università di Napoli, dal titolo “San Felice in Pincis. Cimitile. Memoria e identità”, per i tipi dell'Editore Tavolario di Cimitile. Il lavoro allestito dall'architetto Petillo, che è dottore di ricerca in Conservazione dei beni architettonici e cultore di restauro presso il Secondo ateneo, ha visto il coinvolgimento di docenti della facoltà di Architettura “Luigi Vanvitelli”, ed è stato anche l'occasione per stabilire sinergie complesse tra la prestigiosa struttura di ricerca e il territorio nolano con il coinvolgimento della curia diocesana e l'associazione ecclesiale san Felice in Pincis. A parlare dell'articolato lavoro che reca scritti di Maria Carolina Campone, Saverio Carillo, Danila Jacazzi, Michele Napolitano, Pasquale Petillo, Giuseppina Luciana Riccardo, si sono alternati noti studiosi ed esperti, attenti ai beni culturali e, nello specifico, alle emergenze artistiche sacre, che, nell'almeno duplice veste di reperto d'arte e di testimonianza di pietà popolare, rappresentano una modalità singolare per poter leggere l'identità di un contesto geografico antropizzato. Giuseppe Fiengo, professore ordinario di Restauro alla Facoltà di Architettura della Seconda Università di Napoli ha molto lodato il lavoro svolto da Petillo soprattutto per la proposta di estendere la tutela a tutto il centro edilizio della cittadina nolana. Il preside Carmine Gambardella, che è anche prorettore della Seconda università di Napoli, ha insistito sull'opportunità strategica offerta dalla presenza delle Basiliche per l'intero contesto diocesano e per esso ha formulato auspici forieri di florido avvenire che, tuttavia, va coniugato con un'attenta progettualità e con il sostegno e la collaborazione di istituzioni di ricerca come, appunto, l'ateneo napoletano. Sulla stessa linea concettuale si è posto il discorso della dottoressa Luigia Melillo, del ministero per i Beni e le attività culturali, per la quale il lavoro sostanziale da compiere riguarda la possibilità di sviluppare una maturazione di una coscienza di tutti al problema della valorizzazione e protezione di quest'immenso patrimonio culturale del quale, senza una consapevolezza attiva, non vi si può dare conservazione. In sintonia con gli interventi che lo hanno preceduto si è posto mons. Ernesto Rascato, iconografo e liturgista, nonché moderatore della Consulta regionale campana dei Beni culturali ecclesiastici, col quale il gruppo di ricerca della Se- conda università ha stabilito rapporti di collaborazione preziosa e ricca di risultati. Si sono avvicendati al tavolo del dibattito, inoltre, il vescovo di Acerra S.E. mons. Giovanni Rinaldi, figlio della stessa Cimitile, e padre Beniamino Depalma, amato pastore diocesano, che ha ripercorso il valore ecclesiale del ruolo sacerdotale trovando, proprio in Felice in Pincis, un testimone autorevole e perciò un modello da imitare nelle virtù più profonde della vita cristiana. Il libro, parafrasando ed integrando il titolo di uno degli ultimi libri di Giovanni Paolo II, ha collezionato una serie di studi che riguardano il nucleo della struttura urbana di Cimitile e il rapporto di devozione con il Santo Patrono. Si tratta, dunque, di una singolare operazione intellettuale, contestualizzata anche nel restauro della statua di San Felice in Pincis, conservata nella parrocchia. Tutto il lavoro si è avvalso della determinata volontà dell'associazione laicale San Felice che ha voluto la realizzazione di questa bella testimonianza a stampa, che documenta anche l'impegno civico della comunità parrocchiale guidata da don Cosimo Damiano Esposito, che si è assunta l'onere di sostenere le spese vive del restauro del prezioso simulacro. IN PARROCCHIA anno XXV numero 3 marzo 2010 16 Con Francesco per le strade di Pomigliano Conclusa la missione al Suffragio di Pomigliano. La comunità ha vissuto due settimane con i frati minori della provincia salernitano-lucana. I giovani: «Per noi un’espolosione di gioia» di Pasquale Visone Ad un anno esatto dalla visita pastorale di padre Beniamino, la comunità parrocchiale di Santa Maria del Suffragio ha accolto con gioia ed affetto la missione popolare francescana dei frati minori della provincia salernitano-lucana. Per due settimane (dal 7 al 21 febbraio 2010) i missionari, come proclamatori della Chiesa primitiva, sono stati tra noi, sospinti sia dall'esigenza della fede cristiana di esortare e confermare i credenti all'amore di Cristo, sia dal desiderio di conoscere le storie e i volti di questa comunità parrocchiale. Significativo, poi, lo slogan della missione: “Cristo è risorto, ditelo a tutti!...educhiamoci alla fede”. Come Gesù ha preparato i suoi discepoli alla missione, facendogli prima comprendere la sua morte e risurrezione, poi consegnando loro il compito di comunicare a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati (Lc 24,46-48), così i missionari hanno cercato di testimoniare a tutti noi il Cristo risorto affinché anche noi potessimo annunciarlo agli altri. Un cristiano, infatti, è testimone di Gesù solo se lo conosce e lo ama. Sono state due settimane fitte di incontri – dai centri d'ascolto nei vari quartieri della parrocchia alle catechesi pubbliche in chiesa, per giungere poi agli incontri per i giovani - ma al contempo ricche di bei momenti che sono stati per tutti noi (adulti e giovani) occasioni di gioia ma soprattutto di crescita umana e spirituale. Infatti, partecipando ai vari appuntamenti, abbiamo avuto modo di conoscere non solo la grande umanità e umiltà del carisma francescano, ma abbiamo anche acquisito una maggiore consapevolezza del Cristo uomo che, adagiato sul giaciglio di tutte le povertà umane, è entrato nella storia per sovvertire i comuni criteri di giudizio del nostro tempo come “segno di contraddizione” e di vera speranza. Abbiamo compreso, sull'esempio del poverello di Assisi, che ciascuno di noi è accompagnato dall'amorevole sguardo di Dio, che ci esorta vivamente a non rinunciare mai a Gesù Cristo, pur tra le tante difficoltà personali e sociali che attanagliano la nostra esistenza. Anche per noi giovani, poi, non sono mancate parole di speranza che ci han- no incitato a far convergere il nostro “si” verso Cristo e a “gettare le reti sulla sua Parola”. È stato un invito a riscoprire con fiducia la nostra vocazione cristiana, mettendoci in guardia dai facili entusiasmi iniziali, sia dentro la comunità parrocchiale, sia nei nostri ambienti di vita quotidiana. Ma puntuale è stato anche l'invito a riscoprire la vita come dono di Dio con il conseguente dovere di accoglierla, custodirla e spenderla per amore del prossimo. Dobbiamo porre, allora, la nostra sicurezza in Dio lasciando agire in noi lo Spirito Santo che ci dà la forza di testimoniare l'amore di Dio con la vita ancor prima che con la parola. Consapevoli della vicinanza del Signore, affrontiamo il futuro con maggior serenità!