Leggi l`estratto - Les Flaneurs Edizioni

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«Vuoi dirmi che tu non hai mai finto un orgasmo?».
«Certo che no, Grace! Mai!».
«Non ti è mai capitato di far credere al tuo partner di star vivendo un’estasi, quando in realtà le uniche scintille che senti sono
quelle che provengono dai tuoi crampi muscolari?».
«No, mai, Grace, proprio mai! Se sono con il mio partner in
quella situazione e mi piace, non mi do freni particolari, glielo
dico, glielo faccio capire, lo manifesto esplicitamente forse esagerando un po’, ma questo fa parte di una condivisione che rende
tutto più bello. Ma non mento mai, non ho mai mentito, che senso
ha? Perché, tu menti, Grace?».
Questi sono degli scambi di battute che ho avuto con la mia
amica Adele, una brava ragazza, tanto ingenua quanto spesso in
difficoltà a capire quello che le dico. A volte rimane incredula di
fronte alle mie parole, ma non mi giudica mai. Mi fa quasi tenerezza discutere con lei di sesso, perché la sento combattuta tra il
mi sento a mio agio a parlare della mia vita intima e il mi vergogno un po’, anzi, parecchio. Quindi ho sorriso quando ho sentito
che diceva quella situazione: sembrava che volesse parlarne in
codice.
Non l’ho distrutta in tutti questi anni, eliminata dalla mia cerchia di conoscenze, perché mi fa sinceramente pena. È piccolina,
tanto da poter indossare gli abiti di una bambina che frequenta la
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prima media, solo che lei ha ventisette anni. Ha avuto due ragazzi
soltanto e le è venuto pure in mente di darmi la sua opinione sul
mentire o meno durante un rapporto sessuale. Ha pochi amici,
lavora come un mulo e fa pure volontariato. Non provo quasi mai
nulla per gli altri e ne ho dedotto che se Adele è capace di far pena
a me che ho il cuore di ghiaccio, deve avere qualcosa di diverso
dagli altri. Perché mi fa sentire qualcosa, cosa che succede raramente.
Comunque, mentire ha senso o no? Per me il senso ce l’ha,
eccome se ce l’ha. Certo che mento. Mentire è l’azione che compio più frequentemente. Più di respirare, a momenti. Mento per
raggiungere degli obiettivi ben definiti, studiati a tavolino, fosse
anche due secondi prima. E io ho sempre obiettivi da raggiungere, dalla mattina alla sera, in ogni persona e situazione che conosco. Fingere e ingannare mi portano al soddisfacimento dei miei
bisogni, mento alla grande, così bene che non vengo quasi mai
scoperta. Racconto bugie a tutti, ai miei familiari, agli amici, ai
colleghi e soprattutto a quelli che dividono il corpo con me: gli
uomini. Perché io so cosa vogliono e glielo do, tutto qui. Quello
che loro vogliono, a cui sono ossessivamente interessati, è sapere,
essere assolutamente certi che sono molto soddisfatta delle loro
performance e che in termini di paragone nessuno é stato migliore
di loro.
Mento sugli orgasmi e non trovo nulla di più facile da fare.
Nessuno si è mai accorto che gli spasmi che faccio passare per
veri sono in realtà delle contrazioni che comando io. Più o meno
ne faccio sette o otto, dipende, se voglio alzare il tiro posso arrivare anche a dodici. L’importante è non dimenticarsi che i primi
devono essere veloci, molto ravvicinati tra di loro, e piano piano
allungare il tempo tra il precedente e il successivo. Tipo scoppi
di fuochi artificiali all’inverso: prima vanno i botti più veloci, intensi e vicini, poi quelli lenti, meno vigorosi e più lontani l’uno
dall’altro. È come stringere il pugno di una mano e mimare un
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cuore che batte: io lo faccio giù, insieme a qualche gridolino e
agli occhi rigorosamente chiusi. Gli addominali che ho, secondo
me, mi sono venuti facendo questa pratica. Ho fatto questa battuta
guardando Adele che si rimpinzava con le pizzette dell’aperitivo,
lei non sapeva se ridere o piangere. O forse se credermi o pensare
che dicessi una menzogna. Mi ha chiesto delucidazioni per uscire
dal dubbio, ma io giravo intorno alle sue domande e la lasciavo
nell’incertezza.
Mentire di aver raggiunto il massimo del piacere mi ha aiutato
in tante situazioni. Ho passato un esame all’università senza aver
neanche comprato i libri, ho vinto un concorso di bellezza, ho ricevuto in regalo un’auto, una crociera, tanti gioielli e infiniti buoni per abiti e vestiti. In fondo, mi è bastato cercare su internet cosa
avrei dovuto fare e mostrare per essere ritenuta credibile. A volte
mi do anche qualche grattata sul petto, quando ho la testa del partner di turno affondata sul collo e non mi vede, in modo da ricreare
il rosso della circolazione accelerata. Mi diverto pure a “venire”
subito, tanto che l’uomo di turno si sente l’Onnipotente sceso sulla terra, sexy, esperto e irresistibile. E lo stesso vale quando “ho”
molti orgasmi. So di regalare a quegli uomini delle emozioni meravigliose, so di innalzare la loro autostima tanto che avrebbero
la forza di affrontare tutti i loro problemi, una volta usciti dal mio
corpo. E spesso è proprio così: le loro vite migliorano, hanno una
sferzata positiva per tutto il tempo che mi frequentano.
So di dare tanto, insomma. E non lo faccio di certo gratis. Per
carità, non mi faccio pagare, non sono mica una prostituta, ma
faccio in modo di farmi regalare tutto ciò di cui ho bisogno e anche tutto ciò che non mi serve davvero, ma intanto ce l’ho. E gli
uomini sono così felici quando fanno dei regali a una donna che
li fa sentire dei grandi e indimenticabili stalloni. Tra l’altro, sono
abilissima nel rivendere online quello che davvero non mi serve
e riesco a farci un sacco di soldi. E per fare tutto questo mi sono
bastati al massimo dieci minuti, questo è il tempo che mi è servito
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per informarmi e capire come funziona un orgasmo femminile.
Ho letto l’articolo di un sessuologo per sapere cosa succede, proprio fisicamente, al corpo quando si raggiunge l’apice e ho sbirciato su due siti porno per copiare quello che fanno le attrici hard.
Dieci minuti ed ero pronta. Uno studio brevissimo che si è sempre
rivelato più utile di qualsiasi altro apprendimento.
Perché non so cosa significa nella realtà raggiungere questo
fantomatico apice, mai provato nulla del genere in vita mia: soffro di un disturbo dell’orgasmo. Questo non lo sa nessuno, neanche Adele. Non glielo dirò mai: detesto qualsiasi forma e senso
di inferiorità che possano riguardarmi. Riesco a mostrare di “aver
avuto” un orgasmo clitorideo, vaginale, multiplo, simultaneo, misericordioso, quando invece l’unico aggettivo che gli si addice è:
inesistente. Ho letto che tutto parte dal cervello, che l’orgasmo
arriva se prima funzionano bene il desiderio e l’eccitazione. Si
vede che il mio cervello si rifiuta di fare il suo dovere. Ma io
faccio finta che ogni cosa funzioni alla grande e tutti ci credono,
perché vogliono crederci.
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