Scarica il Testo della Veglia di preghiera (formato
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Lavanda dei piedi Autore del dipinto: Syeger KÖDER Sacerdote cattolico Wasseralfinger – Germania 1925 2 Cermenate, 7 febbraio 2012 Veglia di preghiera per ricordare i dieci anni del Centro di Ascolto Caritas di Lomazzo. Ripensare il passato per progettare il futuro Canto: Resta qui con noi. Le ombre si distendono, scende ormai la sera e s’allontanano dietro i monti i riflessi di un giorno che non finirà, di un giorno che ora correrà sempre, perché sappiamo che una nuova vita da qui è partita e mai più si fermerà. Resta qui con noi il sole scende già, resta qui con noi, Signore, è sera ormai. Resta qui con noi il sole scende già, se tu sei fra noi la notte non verrà. Davanti a noi l’umanità lotta, soffre e spera, come una terra che nell’arsura chiede l’acqua da un cielo senza nuvole, ma che sempre le può dare vita. Con te saremo sorgente d’acqua pura, con te fra noi il deserto fiorirà. Resta … Saluto di apertura di don Eugenio Guida: Benvenuti a tutti e grazie per la vostra presenza. Questa sera siamo qui per ricordare i dieci anni del Centro di Ascolto Caritas di Lomazzo inaugurato il 24 febbraio 2002. Lo facciamo proponendo una veglia di preghiera. È una scelta insolita. Gli operatori del Centro di Ascolto hanno deciso di organizzare una veglia perché vogliono sottolineare che il Centro di Ascolto Caritas è prima di tutto “Chiesa” e anche strumento pastorale che ha lo scopo di incarnare nel 3 4 quotidiano lo condivisione. stile evangelico dell’ascolto Preghiamo insieme “La preghiera è il respiro della Chiesa, è il suo grande bisogno. Quando organizziamo una giornata di preghiera non facciamo altra cosa che manifestare lo stato di salute della Chiesa che può respirare, che respira, che prega. Che sa che la sua forza non viene dalla terra, ma da Dio” (Monsignor Romero) Canto: Symbolum 78 Io lo so Signore che vengo da lontano, prima nel pensiero e poi nella tua mano. Io mi rendo conto che Tu sei la mia vita E non mi sembra vero di pregarti così: “Padre d’ogni uomo” e non ti ho visto mai. “Spirito di Vita” e nacqui da una donna. “Figlio mio fratello” e sono solo un uomo Eppure io capisco che Tu sei verità! E imparerò a guardare tutto il mondo con gli occhi trasparenti di un bambino e insegnerò a chiamare “Padre nostro” ad ogni figlio che diventa uomo. ( 2 volte) 5 e della Io lo so Signore, che tu mi sei vicino Luce alla mia mente, Guida al mio cammino, mano che sorregge, sguardo che perdona e non mi sembra vero che Tu esista così: dove nasce amore, Tu sei la sorgente; dove c’è una croce, Tu sei la speranza; dove il tempo ha fine Tu sei vita eterna e so che posso sempre contare su di Te. E accoglierò la vita come un dono, e avrò il coraggio di morire anch’io e incontro a Te verrò col mio fratello che non si sente amato da nessuno. (2 volte) Guida: Dieci anni fa nacque il Centro di Ascolto (cda) Caritas. Fu voluto dalla Zona Pastorale Bassa Comasca come opera segno frutto del Congresso Eucaristico Zonale dell’ 8 giugno 1997. Il progetto si realizza grazie alla disponibilità di don Serafino Barberi che lo sostiene e mette a disposizione i locali della parrocchia di S.Siro in Lomazzo e di tante persone che hanno offerto tempo, competenze e lavoro per realizzarlo. Il cda Caritas nasce per offrire all’essere umano in bisogno un luogo dove poter esprimere il proprio disagio ed essere ascoltato. Strettamente collegato a questo c’è la necessità di favorire la diffusione di una cultura di solidarietà affinché, nella comunità cristiana, nasca uno stretto intreccio fra l’annuncio della parola, la celebrazione dei sacramenti e la testimonianza della carità. Tutto questo al fine di una riscoperta della cultura della carità, in fedeltà alla visione evangelica con la sua valenza liberatoria e del suo conseguente stretto legame con la 6 giustizia e la pace che si sintetizza nella frase : “Non sia dato per carità ciò che deve essere dato per giustizia” Dobbiamo ammettere che a tutt’oggi questo obiettivo in larga parte è disatteso. È difficile restituire alla comunità cristiana la consapevolezza che i servizi sono “segno” solo se dietro c’è una comunità che ne condivide, conosce e sostiene il percorso, le scelte, le motivazioni di fondo. Non vogliamo però lamentarci, ma impegnarci per coltivare costantemente relazioni positive; essere cioè individui che “vogliono bene” alle persone che la vita permette loro di incontrare. “ Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.” (Giovanni 15,12-17) Preghiamo insieme O Signore, tu ci hai insegnato che l’amore più grande è dare la vita per i propri amici. Aiutaci a scoprire nel nostro impegno l’opportunità di incontrare non solo la sofferenza umana, ma di vivere l’amore. Apri i nostri occhi a riconoscere in ogni uomo il tuo volto e la tua presenza. 7 Apri le nostre menti a valorizzare l’unicità di ogni persona, con la sua storia e cultura. Apri i nostri orecchi ad accogliere con gentilezza le voci che chiedono ascolto. Apri i nostri cuori ad offrire speranza dove c’è paura, solidarietà dove c’è solitudine, conforto dove c’è tristezza. Aiutaci, o Signore, a testimoniare il Vangelo con un sorriso, una parola, un gesto di affetto. Donaci l’umiltà di riconoscere che noi non siamo la luce, ma strumenti della Tua luce, non siamo l’amore, ma espressione del Tuo Amore. Amen Canto: Prima Corinzi tredici Anche se io conoscessi e parlassi la lingua di ogni creatura di Dio, anche se un giorno arrivassi a capire i misteri e le forze che spingono il mondo, anche se dalla mia bocca venissero scienza e parole ispirate dal cielo e possedessi pienezza di fede da muovere i monti e riempire le valli. Ma non avessi la carità risuonerei come un bronzo. Se non donassi la vita ogni giorno sarei come un timpano che vibra da solo. Se non avessi la carità non servirebbero a nulla gesti d’amore, sorrisi di pace: sarei come un cembalo che suona per sé. La carità è paziente e benigna Conosce il rispetto, non cerca interesse; 8 la carità non si adira, del torto subito non serba memoria. La carità non sopporta ingiustizie, dal falso rifugge, del vero si nutre; la carità si appassiona di tutto, di tutto ha speranza, di tutti ha fiducia. Non avrà fine la carità, scompariranno i profeti. Solo tre doni per noi resteranno: la fede, l’amore e ancora speranza. Ma più importante è la carità, più forte d’ogni sapienza Ciò che è perfetto verrà, sarà un mondo di gioia e di pace che ci attenderà. Guida: Il cda di Lomazzo è stato dedicato a don Tonino Bello, Vescovo di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi, presidente nazionale di Pax Christi, morto prematuramente a 58 anni, il 20 aprile 1993. La sua scelta pastorale, vissuta sull’opzione radicale per gli ultimi, il suo impegno per la promozione della pace, della non violenza, della giustizia e della solidarietà, lo rendono, ancora oggi, dopo la sua morte, fra i più audaci profeti del nostro tempo. È in atto il suo processo di beatificazione. All’ingresso del cda, accanto alla sua foto che lo mostra sorridente, troviamo una sua frase: “Siate credenti per la fede, sarete credibili per la speranza, ma sarete creduti soltanto per la carità che testimoniate.” Di lui vorremmo proporre questa testimonianza. C’è un proverbio orientale che dice:”Se in una notte nera, su una pietra nera, c’è una formica nera, Dio la vede e la ama.” Piacque tanto a Marta, che se lo trascrisse in un taccuino. Marta lavorava in una grande fabbrica di scarpe del Nord. Ogni tanto veniva a Molfetta per trovare sua madre che vive in un cronicario e il fratello più piccolo rinchiuso nel supercarcere di Trani. Un giorno mi disse che non ce la faceva più. Non per i soldi. Di quelli anzi gliene avanzavano. Ma per la qualità della vita che il destino le aveva imposto. Costretta a bullonare tomaie tutto il giorno, lei che si era diplomata al liceo artistico con il massimo dei voti, si sentiva solo una scheda perforata. Un numero di matricola. Una donna senza volto, meno valida della busta paga che riceveva il 27 di ogni mese. Non aveva neppure trent’anni, ma le pareva di essere più vecchia di sua madre. Anche sua madre del resto era una cifra. Un cartellino collocato sulla carrozzina, sospinta nell’incrocio di altre cinquanta carrozzine dell’ospizio. Mentre mi diceva queste cose, Marta si mise a piangere perché sua madre quella volta, più incurvata del solito, non le aveva nemmeno sorriso. Eppure era venuta da lontano proprio per lei. Per lei e per Gianni, suo fratello. Quanta fatica per poter avere un colloquio nel carcere. Doveva firmare tante carte, occorrevano tanti timbri, erano necessari tanti visti. Ogni volta che partiva in treno dal Nord si ripeteva tutto quello che doveva dirgli. Ma quando poi se lo trovava davanti, con i capelli corti e la barba lunga, a vederlo così triste, non si ricordava più nulla. Lo fissava, col groppo in gola. Povera Marta! Fu a questo punto che le citai il proverbio della formica nera e mi parve molto sollevata. Le dissi che davanti a Dio non diventiamo mai numero, ma rimaniamo sempre volto. E che lui ci contrassegna non sulla base del codice fiscale, ma in forza della nostra identità irripetibile, esclusiva, unica. Per cui il “tu” che egli rivolge a ciascuno di noi non lo adopera con nessun altro, con la stessa gradazione di intimità. 9 10 Grazie, Signore, perché ai tuoi occhi nessuno è inquadrato da una divisa o appiattito da una casacca. Tu ci chiami per nome e non per numero. Ci conosci per faccia e non per sigla. E di nessuno di noi ti sei fatto il doppione di riserva. E se la civiltà informatica tende a ridurci a bit da immagazzinare, tu continui a darci del “tu”. E se le mode pianificatrici di questa società indistinta ci imprigionano nel “cliché”, tu continui a evocare in ciascuno di noi la nostalgia del “totalmente altro” che è sempre un po’ la nostalgia di noi stessi. (don Tonino Bello) Guida: Quanto radicale e senza sconti fosse l’idea che don Tonino Bello aveva della Chiesa è dimostrato da questo suo intervento che risale a vent’anni fa. Oggi si afferma con sempre maggior chiarezza che la missione della Chiesa non è tanto la sua costruzione, ma il servizio. Il compito della Chiesa non è quello di auto costruirsi, ingrossarsi, di essere forte, compatta, visibile nella sua compattezza avanti al mondo, non è quello di costruire il palazzo. Il compito della Chiesa è la carità, la missione, il servizio, lavare i piedi al mondo senza chiedergli nulla, nemmeno la contropartita della conversione. Dobbiamo capire che Dio ama il mondo. Egli ha messo la Chiesa come strumento perché il mondo venga servito. Tutto il mondo. Anche gli atei. Anche le prostitute. Anche i violenti. Anche chi stasera si ubriaca. Tutti. Anche quelli che bestemmiano. Anche quelli che violentano. (don Tonino Bello) 11 Preghiamo insieme. Tu, o Signore, del catino per lavare i piedi, hai lasciato erede ogni comunità cristiana, in quella sera del testamento dell’amore, quando tu stesso lavasti i piedi a Pietro smarrito e agli altri apostoli con lui. Da allora, ripulire le miserie estreme che offuscano in tutti i sensi, non è forse dovere di ogni discepolo di Cristo? Ma l’eredità di un catino per servire forse è stata dimenticata nelle nostre comunità e pochi escono e si inginocchiano dinanzi ai piedi sporchi dell’umanità, ignorando che Cristo va adorato nel sacramento e servito sotto le spoglie di ogni uomo. Amen Canto: Gloria dal basso della Terra Gloria dal basso della terra. Gloria dal più infame degli stermini. Gloria nella carestia. Gloria nella guerra più atroce. Gloria, Gloria, Gloria Solo Tu hai la forza Con la Tua Gloria Di asciugare le lacrime, di portare nella Tua Gloria, nell’alto dei cieli, i vinti della terra, i vinti della terra. 12 Guida: In questi dieci anni di vita del cda sono passate davanti a noi più di 1200 persone, stranieri e italiani. I numeri, però, non riescono ad esprimere compiutamente il significato profondo dell’incontro che avviene in cda. Ogni numero ha alle spalle una storia rappresentata da famiglie, bambini, situazioni complesse che richiedono accoglienza, incontri, colloqui, discernimento, attenzione. È un’umanità che ha portato con sé bisogni, problemi, ma anche gioie e speranze. Stiamo vivendo un periodo particolarmente difficile e vedere luci di speranza non è facile. Dobbiamo però non rinunciare a credere che un futuro diverso sia possibile. Siamo consapevoli che qualsiasi cosa accada nessuno potrà toglierci la possibilità di instaurare relazioni, relazioni positive, gratuite, che vedono nell’altro una risorsa e non un problema. L’esistenza non è facile, ma bella. Nessuno è una foglia destinata a cadere, nessuno di noi può dire “ Io non centro perché la storia è fuori di me”. Ognuno per il fatto che respira, cammina, agisce, sceglie, è responsabile del bene e del male, può scegliere se immettere nel mondo bellezza e amore, oppure morte, odio, separazione. Non c’è bellezza più grande dell’amore. (Arturo Paoli) Preghiamo insieme Signore, mostraci il tuo volto e saranno salvi tutti i popoli che non potranno più a lungo star lontani dalla fonte della vita e dalla sua dolcezza per poco che l’abbiano pregustata. Nessuno infatti si allontana da te 13 se ti ha conosciuto. Se tutti ti amassero, Signore, non esisterebbero guerre, non ci sarebbe né odio né ogni genere di male. Se tutti i popoli ti conoscessero Signore e ti ascoltassero cercherebbero con più impegno il Bene sapendolo gradito a te. Signore, abbi pietà dell’uomo e delle sue debolezze e ricopri le sue cattiverie con la tua bontà le sue ingiustizie con la tua misericordia. Amen Canto: Salmo 8 Se guardo il cielo, la luna e le stelle, opere che Tu con le dita hai modellato, che cosa è perché te ne curi, che cosa è perché te ne ricordi, l’uomo, l’uomo, l’uomo? Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli; di gloria e di onore lo hai coronato, gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, su tutte le cose che tu avevi creato: gli uccelli del cielo, i pesci del mare, le greggi e gli armenti, gli animali della campagna. Se guardo il cielo, la luna e le stelle, opere che Tu con le dita hai modellato, che cosa è perché te ne curi, che cosa è perché te ne ricordi, l’uomo, l’uomo, l’uomo? 14 Guida: In questi dieci anni di cammino sono stati nostri compagni di viaggio i Frati di Cermenate. È nel loro carisma l’attenzione al povero e ci hanno permesso di collaborare con loro. La distribuzione alimentare che organizzano ogni settimana a favore delle persone che passano dal cda, è una grande risorsa soprattutto per le famiglie che sono in difficoltà; la loro puntuale distribuzione è un punto fermo, rassicurante per coloro che la frequentano. In questi anni il numero delle razioni alimentari messe a disposizione sono aumentate in modo considerevole evidenziando la situazione complessa che si è creata. Vogliamo ringraziarli perché sono una realtà di riferimento per la comunità cristiana e, soprattutto, per i poveri. Dal libro del Siracide (4,1-5a.7a.8-10) Figlio, non rifiutare il sostentamento al povero, non essere insensibile allo sguardo dei bisognosi Non rattristare un affamato, non esasperare un uomo già in difficoltà. Non turbare un cuore esasperato, non negare un dono al bisognoso. Non respingere la supplica di un povero, non distogliere lo sguardo dall’indigente. Da chi ti chiede non distogliere lo sguardo, fatti amare dalla comunità. 15 Porgi l’orecchio al povero e rispondigli al saluto con affabilità. Strappa l’oppresso dal potere dell’oppressore, non essere pusillanime quando giudichi. Sii come un padre per gli orfani e come un marito per la loro madre e sarai come un figlio dell’Altissimo ed egli ti amerà più di una madre. Canto: Mani Vorrei che le parole mutassero in preghiera e rivederti, o Padre, che dipingevi il cielo. Sapessi quante volte guardando questo mondo vorrei che Tu tornassi a ritoccarne il cuore. Vorrei che le mie mani avessero la forza per sostenere chi non può camminare. Vorrei che questo cuore che esplode in sentimenti diventasse culla per chi non ha più madre. Mani, prendi queste nostre mani, fanne vita, fanne amore, braccia aperte per ricevere chi è solo. Cuori, prendi questi nostri cuori, fa’ che siano testimoni che tu chiami ogni uomo a far festa con Dio. Guida: Il nostro futuro quale sarà? Non è facile a dirsi. I nostri limiti ci stanno davanti. C’è la volontà di non rimanere indifferenti davanti alle situazioni di vita che incontriamo. “ Noi saremo come Cristo se avremo la sua compassione. Se sapremo far sorgere il tempo della compassione, del patire insieme, della simpatia cristiana verso ogni uomo che 16 mendica qualcosa: di qualsiasi cosa sia mendicante. Non perché siamo specialisti delle risposte, ma perché vogliamo vivere le domande; non per dare la soluzione, ma perché insieme non ci rassegniamo al buio di oggi. ( Ermes Ronchi, frate dei Servi di Maria) C’è la volontà di continuare a sognare in grande, sognare un mondo in cui ci sia un posto dignitoso per tutti, sbriciolando questo sogno nelle piccole cose di ogni giorno, senza avere paura di allargare il cuore. C’è la speranza che il metodo della pedagogia dei fatti, che impegna la comunità cristiana a partire dai problemi, dai fenomeni di povertà, dalle sofferenze delle persone per costruire insieme risposte di prossimità e di solidarietà, venga applicato nelle nostre Chiese per far crescere il costume della partecipazione e promuovere il bene comune La nostra aspirazione? Che il cda non abbia più significato di esistere perché ogni comunità cristiana desidera e perciò riesce a farsi carico delle persone fragili al proprio interno, con le proprie risorse, mettendosi in gioco in prima persona, rendendo realtà un proverbio africano che dice: “Solo il cuore dà, le dita consegnano.” Preghiamo insieme Buon Dio! Ti prego per gli uomini perché siano buoni e cordiali. I fiori e gli alberi hanno bisogno di calore e di luce. Si volgono sempre verso il sole. Anche gli uomini hanno continuamente 17 bisogno di attenzioni. Quando qualcuno si accorge di me, quando qualcuno mi sorride è come se sorgesse il sole. Allora per giorni e giorni sono felice. Quando un uomo è cordiale e la sua bontà viene dal cuore, tutto il mondo è più felice. Uomini siffatti in un batter d’occhio fanno spalancare le porte del cuore. Per me e per gli altri, ti prego, Signore, che tu abbia a mandarci sempre uomini così. Amen ( preghiera del Camerun) Canto: Come te Come Te che sei sceso dal cielo Ad insegnarci l’amore di Dio E hai preso su di Te La nostra povera e fragile umanità. Come Te che non ti sei tenuto Come segreto l’amore di Dio, ma sei venuto qui, a rinnovare la vita dell’umanità, io non mi tirerò indietro, io non avrò più paura, di dare tutto di me. Per amore dell’uomo, d’ogni uomo come me, mi son fatto silenzio, per diventare come Te. Per amore Tuo, mi farò servo di ogni uomo che vive, servo d’ogni uomo per amore. 18 Benedizione finale. Signore, tu che ti sei fatto povero per noi e sei venuto non per essere servito, ma per servire, fa’ che impariamo ad amare gli altri e a soccorrerli nelle emergenze della vita. Amen Signore, tu che nell’opera della redenzione hai creato un mondo nuovo facendoci prossimi gli uni agli altri, aiutaci a costruire nello spirito del Vangelo la civiltà dell’amore. Amen Signore, tu che hai posto nella carità il segno di riconoscimento dei tuoi discepoli, fa’ che ciascuno di noi si apra a una cordiale e concreta attenzione verso chi è nella sofferenza e nel bisogno. Amen E la benedizione di Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo, discenda su di noi e con noi rimanga sempre. Amen 19