I concorsi universitari e le libere docenze nelle discipline

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I concorsi universitari e le libere docenze nelle discipline
La cultura economica in Italia
nel Mezzogiorno fra le due guerre
Napoli, 7 novembre 2013
I concorsi universitari e le libere docenze nelle discipline economiche nelle Università italiane durante gli anni del Regime fascista SIMONE MISIANI (Università di Teramo)1 Introduzione
Il presente intervento approfondisce dal versante della storia culturale
i concorsi per l’assegnazione delle cattedre e le libere docenze nelle
materie economiche durante il periodo fascista, dal 1925 al 1943, con
particolare attenzione alle università del Mezzogiorno. Il lavoro prende le
mosse dal richiamo metodologico di Piero Barucci che ha promosso
l’apertura del rapporto tra la storia e l’economia. L’argomento dei concorsi
si è rivelato un terreno privilegiato per indagare la storia della cultura
economica e politica del Fascismo. Ha consentito di calare la teoria
economica nella vita universitaria e dentro la politica della
modernizzazione italiana.
Il peso rivestito dalla scienza economica nelle scelte dei governi
cambia di segno tra le due guerre, ed in particolare, come conseguenza
della Grande Depressione del 1929. Come è noto gli economisti dei regimi
democratici statunitensi e della Gran Bretagna, sulla base degli studi sul
ciclo e sulla previsione del futuro hanno elaborato piani economici,
affidando alle scelte pubbliche il compito di rilanciare il mercato. Tale
cambio di prospettiva ha contribuito alla vittoria della democrazia
capitalista sui totalitarismi. Questa prospettiva di indagine si è rivelata
estremamente utile per rintracciare i segni del cambiamento della cultura
dell’economia italiana tra le due guerre e fornire elementi utili per
ricostruire il rapporto tra gli economisti e la politica nel Novecento. In
Italia questo dibattito si avvia dentro il regime Fascista ed in una certa
misura ne è influenzato.
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La versione del paper è provvisoria. Non contiene note a pie’ di pagina e tabelle.
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La storiografia politica ha prodotto ricerche fondamentali in questi
ultimi decenni ispirati dei fondamentali lavori sul nazismo di George
Mosse che hanno ricostruito l’opera di fascistizzazione universitaria, con
l’obbligo di iscrizione al Partito dei professori e il controllo capillare della
vita studentesca. Grazie ai lavori sulla nazione fascista di Emilio Gentile e
gli studi sulla storia universitaria di Mauro Moretti e di altri storici della
cultura disponiamo oggi di un quadro relativamente esaustivo sulla politica
universitaria fascista. In secondo luogo è stata portata avanti una ricerca
sulla mobilitazione politica di singoli ambiti disciplinari e delle scuole in
modo particolare sulla loro funzione nell’impostazione delle politiche
pubbliche di pianificazione sociale e nazionalista.
Nonostante questa mole di studi, non esiste un indagine sistematica
dall’interno delle diverse aree disciplinari sui concorsi durante il Fascismo
anche se in questi ultimi decenni sono stati pubblicate biografie su
economisti e singole scuole. Si tratta di un aspetto rilevantissimo per
comprendere il criterio di selezione del corpo docente e in generale, la
qualità delle scelte fatte nonché l’incidenza reale della dittatura sulla libertà
dell’insegnamento. Il ritardo degli studi, si manifesta in modo particolare,
nell’ambito del settore dell’economia e delle scienze sociali nonostante il
cambiamento e rilevanza assunta per le politiche di sviluppo del
dopoguerra.
La cultura economica, muta i suoi orizzonti conoscitivi e acquisisce
un peso crescente rispetto al rapporto con il Governo. Si passa da una
concezione liberale tipica dell’epoca vittoriana ad una prospettiva della
politica di piano. Questa frattura chiama in gioco il cambiamento della
formazione culturale dell’economista ed il suo status sociale. Questo
elemento rende arduo, come spiegherò più avanti, isolare lo studio
dell’economia senza guardare ai nessi e alle filiazioni e gli innesti
disciplinari che si producono in questi anni. Si afferma durante gli anni
Trenta una linea pianificatrice entro il dibattito sulla politica economica del
Fascismo. Paradossalmente il dibattito sul problema meridionale, perde
concretezza nelle università meridionali e, al contempo, trova spazio
all’interno del dibattito sulla politica di piano nazionale per fronteggiare la
crisi economica.
Rispetto all’ambizione originaria ho dovuto operare un
ridimensionamento della ricerca per le difficoltà relative alla delimitazione
dell’oggetto. In primo luogo non è stato possibile rintracciare nel
Mezzogiorno una particolare attenzione al problema meridionale rispetto al
resto d’Italia. E’ difficile isolare l’analisi sul divario regionale dal dibattito
internazionale sulla pianificazione. Le sedi meridionali sono considerate
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sovente come luoghi di transito da parte dei maggiori economisti. Tale
dinamica si accompagna con l’emergere nel Sud di potenti baroni locali
privi di un robusto ancoraggio al dibattito scientifico internazionale.
Questo fenomeno e’ presente in tutte le università ma in modo particolare
nelle regioni meridionali come ha già evidenziato nella sua relazione
Manuela Mosca, per il periodo liberale. Tra le due guerre il divario
regionale tra le università cresce in relazione con la dinamica della crescita.
Cio’ detto, le grandi università del centro-nord e i centri di rilevazione
economica promuovono, prima della caduta del Fascismo, un dibattito sui
nuovi termini della questione meridionale dandogli una rilevanza di grande
problema nazionale e anticipando l’idea di piano per il Sud. Il dibattito sui
vantaggi generali di un investimento per il Mezzogiorno rappresenta uno
degli apporti più originali dell’Italia alla discussione sul piano. Questa
discussione ha il suo incunabolo durante gli anni Trenta. Vi partecipa una
generazione nuova che respira il dibattito internazionale sui cambiamenti
del liberalismo ed entra in contatto con i centri produttiv del Nord
industriale. Un ruolo emblematico hanno le ricerche prodotte a Milano dal
Centro studi della Comit di Raffaele Mattioli. In secondo luogo nelle
Università meridionali, e segnatamente a Napoli, si forma una nuova leva
di economisti che entra in ruolo tra le due guerre e orienta il dibattito sulla
politica meridionalista del dopoguerra. I due grandi bacini di questo vivaio
sono la scuola di Augusto Graziani di politica economica e l’Istituto
agrario di Portici guidato da Oreste Bordiga e poi da Alessandro Brizi. In
questi anni anche Bari si ritaglia uno spazio non secondario, in special
modo, grazie al ruolo di Giovanni Demaria ed anche per i contatti con gli
ambienti imprenditoriali legati alla Fiera del Levante.
Il secondo più evidente limite riguarda la difficoltà di delimitazione
del nuomero delle discipline interessate dalla ricerca. L’economia produce
nuove cattedre in relazione con il mutamento dell’analisi sul sistema socioeconomico ed anche per influenza del dibattito sull’organizzazione dello
Stato coprorativo. Acquisisce rilevanza fondamentale la statistica
economica e la tecnica bancaria. Nei primi anni Trenta le istituzioni di
studi economici vengono elevate a rango di facoltà universitarie. Nel 1935
nasce la Facoltà di Scienze statistiche ed attuariali da un idea dello
statistico Corrado Gini. Negli stessi anni funzionano a pieno regime scuole
di formazione di studi corporativi rivolte al ceto burocratico e alle
organizzazioni sindacali fasciste. L’economia si apre alle scienze politiche
e sociali. Non è stato possibile in questa sede fornire, se non per casi
singoli, elementi per seguire la sociologia e le scienze politiche. Gli
economisti danno alla sociologia un ruolo secondario. E’ emblematica la
bocciatura al concorso del 1926 di Roberto Michels che, nonostante la
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fama internazionale, fu bocciato nei concorsi di politica economica. Poi ci
sono le materie delle scienze applicate all’industria e all’agricoltura, come
la chimica, la fisica applicata o il diritto commerciale. Per limitarci ad
alcuni casi particolarmente rilevanti.
Infine un altro limite rilevante della ricerca riguarda il mancato
incrocio dei dati sulla docenza universitaria con i ruoli creati negli istituti
di ricerca collegati alle grandi imprese private del Nord (Comit,
Confindustria, etc.), gli enti economici beneduciani (IRI, IMI e Opera
Nazionale Combattenti) e le istituzioni pubbliche, come Istat e Banca
d’Italia. In conclusione è limitativo delimitare la ricerca al mondo
accademico, senza integrare i dati sui concorsi universitari con la storia
delle istituzioni di ricerca economica. Viene meno la possibilità di dar vita
ad una lettura di sintesi unitaria. Per risolvere tale difficoltà occorre
collegare l’evoluzione della materia al contesto storico ed istituzionale.
Questa considerazione vale in modo particolare per lo Stato fascista che
concede un forte aumento del peso del Partito fascista nella vita economica.
Alcuni primi risultati censiti
In questa mia relazione fornirò indicazioni sui criteri seguiti nei
concorsi, l’elenco dei candidati e i vincitori. Ho isolato alcuni esempi
concreti di concorsi a cattedra, sia perché da questi dipendeva la politica
della materia ma anche perché è stato possibile riportare dati più precisi e
passare da un’analisi quantitativa ad una qualitativa. I dati sono stati
desunti dallo spoglio del Bollettino ufficiale del ministero della Pubblica
Istruzione, dal 1929 Educazione nazionale che contiene tutte le indicazioni
relative al personale dipendente dalle università. E’ una fonte ricchissima
di informazioni per la costruzione di una serie numerica e quantitativa. Ho
integrato questa fonte generale con i dati provenienti dall’archivio del
Ministero. Ho preso in considerazione i concorsi avvenuti dal 1924 al 1942
a Napoli, Bari, Messina, Catania, Palermo, Sassari e Cagliari. I dati,
classificati in ordine cronologico, forniscono indicazioni relative alla sede,
materia, candidati, commissari e terna dei vincitori. La presente ricerca
presenta lacune vistose, alcune delle quali, saranno colmate dalle relazioni
delle diverse sessioni del convegno. Il principale buco riguarda il campo
delle libere docenze. Si tratta di un ambito di rilevazione che di per sé
merita una rilevazione a se stante.
In appendice riporto un prospetto generale dei concorsi a cattedra
ricavati dallo spoglio delle carte dell’archivio dal quale emerge una linea
cronologica dell’andamento dei concorsi. In questa sede mi limito ad
alcune considerazioni di ordine generale. Una prima fase va dal 1925 al
1934 Durante questo decennio emerge il peso della cultura economica
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liberale o prefascista. Dalla precedente relazione della Mosca è possibile
ricavare riferimenti a uomini e progetti di ricerca. I due concorsi per le
cattedre di Scienza delle finanze e diritto finanziario e di Economia politica
banditi dalla Regia Università di Cagliari nel 1926 hanno un valore per
certi versi emblematico e fondante di questo periodo. Approfondiamo in
particolare il concorso di Economia politica. La commissione era composta
da Bresciani Turroni, Cabiati, Graziani, Mossa e Ricci. I nomi dei
candidati in ordine alfabetico sono:
1. Cesari Emidio
2. Chessa Federico
3. Fasolis Giovanni Battista
4. Fraccacreta Angelo
5. Grilli Carlo
6. Michels Roberto
7. Navarra Gaetano
8. Papi Giuseppe Ugo
9. Pino Branca Alfredo
10. Rosselli Carlo
11. Sraffa Piero
Tra i candidati ci sono alcuni dei protagonisti della teoria del piano
economico nel corso del Novecento, come Piero Sraffa e Giuseppe Ugo
Papi. Interpretano diverse visioni della novità culturali seguite alla Grande
guerra. Sraffa, come è noto, sarebbe emigrato in Gran Bretagna mentre
Papi dopo alcuni passaggi andò fu titolare della cattedra alla Sapienza e nel
dopoguerra fu rettore dell’Università la Sapienza e uno degli interpreti del
dibattito sulla politica di piano negli anni Cinquanta. Sraffa ebbe un
risultato lusinghiero ma gli fu preferito nella terna Carlo Grilli. Le idee
dell’economista di Cambridge erano giudicate “oscure”. A parte il caso di
Sraffa, lo stesso concorso, vide la bocciatura di Roberto Michels, che pure
teneva dal 1914 a Basilea la cattedra di Economia politica e statistica a
Basilea.
Negli anni Trenta ed in particolare dal 1934 al 1942 si avvia un
cambiamento che riflette la costruzione dell’ordinamento corporativo dello
Stato fascista ed in questo ambito si avvia un dibattito sulla politica di
pianificazione che sul finire del decennio guarda al programma autarchico
e all’esperienza nazista. I modelli interpretativi generali sono utili ma non
possono rappresentare una gabbia per gli storici. Neppure è persuasiva una
tesi sulla completa fascistizzazione sulla base della semplice iscrizione al
Partito fascista e la negazione di ogni diversità ed autonomia all’interno del
Regime. L’obbligo di iscrizione al Partito non significava di per sé
l’adesione all’ideologia dominante del Partito. A parte alcuni casi rilevanti
degli antifascisti conclamati come Antonio Pesenti o esponenti che non si
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riconoscevano nel nuovo regime, l’ingerenza diretta dell’esecutivo non si
fece sentire nei concorsi. L’esame interno dei singoli casi mostra una realtà,
relativamente mossa e articolata. Il caso più interessante riguarda il
giudizio sui giovani, Giuseppe Medici, Pasquale Saraceno e Ezio Vanoni, e
ancora gli statistici Libero Lenti, Fernando Di Fenizio e Guglielmo
Tagliacarne, protagonisti nel dibattito sulla politica di piano nel dopoguerra.
Ciò detto nella seconda metà degli anni Trenta l’attivismo del ministro
dell’educazione nazionale Giuseppe Bottai si fece sentire
nell’organizzazione della cultura corporativa. Lo Stato avrebbe dovuto
divenire il motore dello sviluppo e il primato della politica era affidato al
Partito totalitario che si accordava con lo Stato. Nasce il mito
dell’ordinamento corporativo. Dall’analisi emerge una distinzione
preliminare tra cultura “nel” e “per” il Mezzogiorno.
In questa storia vi sono fondamentali cesure espressione
dell’evoluzione del Fascismo in senso totalitario. La prima riguarda
l’odiosa applicazione della legislazione razziale contro gli ebrei. Il danno è
rilevante specie nel campo degli studi economici. Molti docenti sono
costretti a lasciare l’insegnamento e anche l’Italia. Tra i nomi di maggior
spicco c’è lo statistico Giorgio Mortara che aveva contribuito a ridisegnare
l’Ufficio studi della Banca d’Italia. Ma in questo lungo elenco bisogna
ricordare anche i mancati economisti, cioè coloro che non possono
partecipare ai concorsi in quanto ebrei come Franco Modigliani. Le leggi
razziali non furono un atto formale ma colpirono duramente le cattedre
nelle materie economiche con conseguenze gravi in Italia dove esisteva
fino ad allora una certa integrazione della comunità ebraica dentro lo Stato
italiano. Il secondo elemento di discriminazione, meno noto, riguarda
l’introduzione come titolo di essere padri di famiglia. Questo ostacolo era
però facilmente eludibile con l’impegno del candidato a corrispondere a
questo obbligo dopo la presa di servizio. Gli ultimi concorsi si espletarono
in piena guerra, anche se dal 1940 la politica concorsuale si può
considerare nella sostanza ferma. Dopo il crollo del Fascismo si aprì una
breve e complessa fase dell’epurazione che non modificò in modo
sostanziale il corpo docente che si era formato nei decenni precedenti.
Alcune prime conclusioni
Ciò detto l’indagine ci restituisce dati significativi sulla interrelazione
tra il mondo delle idee e le istituzioni pubbliche, tra la sfera della ricerca
socio-economica e l’azione legislativa. In particolare ci offre uno
strumento ulteriore di analisi sulle origini di una cultura del piano in Italia,
dal dibattito sul corporativismo dei primi anni Trenta al crollo del
Fascismo. In definitiva occuparsi dei concorsi delle materie economiche ha
permesso di aprire la ricerca alla questione della selezione della classe
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dirigente del Fascismo e del dopoguerra. In particolare ha getta luce sul
difficile ed ambiguo rapporto tra la competenza e la politica, il ruolo dei
“tecnici”in confronto con l’affermazione di un regime politico di massa.
Ha permesso di rintracciare negli anni Trenta le origini di un di
intellettuale-tecnico che si affermerà nel dopoguerra negli anni della
Repubblica.
Da un punto di vista della storia accademica è difficile misurare il
mutamento (continuità/rottura) con la classica metodologia dell’analisi
quantitativa occorre ricorrere ad un criterio qualitativo, isolando i singoli
percorsi biografici e le scuole. Gli indicatori, di cui ho tenuto, per
analizzare il comportamento delle commissioni di concorso nella selezione
della nuova generazione di economisti sono l’analisi dei giudizi adottati nei
concorsi e l’applicazione dalla legislazione fascista. Manuela Mosca ha
evidenziato nel suo paper soprattutto la continuità di una egemonia della
elite liberale pre-fascista nei concorsi espletati fino al 1925. La linea di
continuità tra liberalismo e fascismo, procede lungo gli anni Venti se ci
fermiamo alla storia dei concorsi universitari durante i primi anni della
dittatura.
Nel passaggio dall’età liberale al regime Fascista non ci sono evidenti
casi cesura intellettuale che si riflette nei concorsi. Fatta eccezione per
pochi casi di antifascisti conclamati, i principali esponenti del liberalismo
continuano ad esercitare un ruolo attivo dentro i concorsi universitari ed
alimentano una scuola per la formazione dei giovani che fa da ponte tra
l’Italia e il mondo di cultura anglosassone e dell’Europa più
industrializzata. Luigi Einaudi e Antonio De Viti de Marco continuano ad
esercitare la loro influenza come testimonia il concorso vinto da Giovanni
Demaria. In commissione sono presenti loro stessi o figure di raccordo con
il Fascismo come Alberto de’ Stefani.
Tra il 1929 e il 1932 si prepara un primo cambiamento che investe la
disciplina con l’avvio della discussione sul piano economico. Si prepara un
ricambio generazionale che si invera nell’ondata concorsuale che si
realizza a ritmo incessante tra il 1934 e il 1938. Questa breve stagione vede
due processi paralleli, il peso crescente delle discipline economiche nel
mondo delle scienze sociali ed in secondo luogo il più stretto rapporto tra
dibattito economico e politica di pianificazione nel quadro della
discussione sull’ordinamento corporativo e dopo la scelta autarchica. Tra il
1938 e il 1942 l’Università prosegue il programma di rinnovamento del
corpo docente e ripensamento generale della disciplina, ma al contempo
questo processo si misura dentro il programma totalitario e di
avvicinamento al modello della Germania nazista. In questo tempo breve
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avviene il grande strappo con le leggi razziali. Il fatto più rilevante di
ingerenza della politica dentro le istituzioni universitarie che colpiscono in
particolare l’Italia dove molti ebrei avevano aderito al Fascismo e
ricoprivano ruoli di docenza universitaria. Un caso per molti aspetti
significativo è quello dello statistico Giorgio Mortara, ma gli esempi sono
diversi.
Il cambiamento inizia, gradualmente, nella seconda metà degli anni
Trenta. L’interrogativo di fondo è il seguente: il potere esecutivo fascista
influenza l’andamento dei concorsi o si limita ad imporre un’adesione
formale ai professori e agli aspiranti? Da un primo elenco della serie
storica che potuto esaminare, si fa strada una linea interpretativa diversa da
quanti ritengono che il Fascismo non abbia prodotto una classe accademica
ma anche da chi ha ricercato nel corpo universitario una conferma alla
teoria del totalitarismo. Il Regime si impone dentro le Università non
soltanto su piano formale. E’ un errore il crederlo derivato, in larga misura,
dall’utilizzo delle memorie e delle testimonianze prodotte dal corpo
accademico nel dopoguerra.
Il caso dell’Università conferma la validità sia la tesi di quanti hanno
evidenziato l’esistenza di un’autonomia culturale del gruppo dirigente
dell’IRI o della Banca d’Italia rispetto all’ideologia del Fascismo, e sia
anche la tesi della storiografia politica che ha negato un’autonomia degli
economisti e dei tecnici. Un caso, a mio parere emblematico, di questa
doppia identità è quello del gruppo dirigente dell’IRI, che forma
l’incunabolo di classe dirigente che governa lo sviluppo del dopoguerra, e
assumere un ruolo dominante nelle Università durante gli anni Trenta.
Questo argomento si evidenzia in modo generale per tutte le materie
universitarie e particolarmente per le scienze economiche, laddove lo Stato
assume un ruolo strategico nelle politiche economiche. L’influenza della
politica è da vedere non tanto, in modo diretto, nella vita universitaria,
quanto in modo indiretto nella funzione attribuita agli economisti del corpo
accademico dibattito sulle scelte di politica pubblica.
Non si può studiare la storia dei concorsi senza tener conto della
politica di fascistizzazione. Il Fascismo offre una soluzione né capitalista e
neppure socialista. Una terza via ispirata al nazionalismo. In questa cornice
operano scuole economiche che hanno origini e aspirazioni in contrastanti
tra di loro. Il Fascismo propaganda una terza via tra capitalismo e
socialismo che non può ridursi a semplice operazione di facciata. Piuttosto
costituisce una porzione rilevante della sua presa ideologica. I punti più
rilevanti di questa elaborazione sono rappresentati dal dibattito sul
corporativismo e sulla politica autarchica. Al contempo, e questo
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costituisce una originale acquisizione di questo studio, il regime non
impedisce l’elaborazione di una cultura relativamente autonomia, che si
misura anche nei criteri di selezione del corpo docente. In questo discorso
il campo dell’economia si misura con il dibattito internazionale e le scelte
di politica economica dei paesi più industrializzati del mondo liberale.
L’interesse per questo argomento oggi è rilevante. Ci troviamo
nuovamente in un periodo segnato dalla crisi della democrazia. Vi sono
indubbie analogie tra l’adozione delle politiche di austerity e la crescita di
forze populiste nei paesi dell’Europa. Il caso di studio sull’Italia offre,
pertanto, elementi di interesse rispetto a questo argomento. Pur tenuto
conto delle differenze rispetto al passato.
In conclusione in base ad un primo provvisorio esame dei dati dei
concorsi a cattedra degli anni Trenta, e con lo sguardo rivolto al secondo
dopoguerra, si afferma una nuovo ceto medio intellettuale, di provenienza
borghese. Si apre in questi anni in ambito scientifico una dialettica sul
piano che produce i sui effetti più significativi nel dopoguerra. Da un lato
ci sono i fautori di una concezione astratta e tendenzialmente
matematizzante della pianificazione. Il mito di racchiudere la realtà della
previsione economica dentro un algoritmo. Questa visione riflette una
concezione tendenzialmente tecnocratica che si incrina negli anni Settanta
e Ottanta. Su fronte opposto ci sono i fautori di una concezione del piano
liberal-socialista basata su una analisi empirica e territoriale, che trova
spazi individuali dentro le Università e nelle istituzioni economiche e si
riconosce nel liberalismo eterodosso di Luigi Einaudi. Questa dialettica
economica si alimenta nel dopoguerra nel dibattito sui piani per la
ricostruzione. Le origini culturali di queste due visioni sono iscritte nelle
cattedre vinte dalla generazione che inizia le sue carriere durante gli anni
Trenta nelle Università e nelle istituzioni di ricerca economica.
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Prospetto dei concorsi a cattedra nelle Università dell’Italia meridionale in
ordine cronologico
I dati sono ricavati dallo spoglio del fondo archivistico: Ministero della Pubblica
Istruzione, Direzione generale Istruzione Superiore, Divisione I, Concorsi a cattedra
nelle Università 1924-1954. Sono state estratte notizie sui concorsi avvenuti dal 1924 al
1942 nelle Università di Napoli, Bari, Messina, Catania, Palermo, Sassari e Cagliari. I
dati sono ordinati in ordine cronologico e vengono fornite indicazioni relative a: Sede
universitaria, materia del concorso, candidati, commissari d’esame e terna dei vincitori.
B. 1
1924, Università di Messina – (Facoltà di Giurisprudenza), Cattedra di
Statistica
Candidati
Gaetano Zingali
Castrilli Vincenzo
Boldrini Marcello
Vinci Felice
Maroi Lanfranco
Ottolenghi Costantino
Commissione
Corrado Gini, Giorgio Mortara, Umberto Ricci. Funge da segretario Mortara.
Terna
La Commissione prende visione della Relazione della Facoltà Giuridica di
Messina, la quale aveva proposto la seguente terna: Boldrini, Castrilli, Zingali (verbale
del 7 dicembre 1924). La Commissione, a voti unanimi, designa per il primo posto
Boldrini, per il secondo Zingali (verbale datato, 31 dicembre 1924)
1.
Marcello Boldrini
2.
Vincenzo Castrilli
3.
Gaetano Zingali giudicato a maggioranza dalla Facoltà di
Messina, giudizio poi convalidato in sede di commissione di concorso. Fu
chiamato a Catania e fu Deputato nella Camera.
Busta 6
1925, Università di Cagliari (Giurisprudenza), Cattedra di Economia Politica
Commissione
Costantino Bresciani-Turroni, Attilio Cabiati, Augusto Graziani (presidente,
Lorenzo Mossa (segretario) e Umberto Ricci
Candidati
10
Al concorso si presentano i candidati qui appresso elencati in ordine alfabetico: 1.
Cesari Emidio, 2. Chessa Federico, 3. Fasolis Giovanni Battista, 4. Fraccacreta Angelo,
5 Grilli Carlo, 6 Michels Roberto, 7. Navarra Gaetano, 8. Papi Giuseppe Ugo, 9.
Pinobranda Alfredo, 10. Rosselli Carlo, 11. Sraffa Piero.
Terna
1. Carlo Grilli con 5 voti
2 Piero Sraffa con 5 voti
3 Angelo Fraccacreta con 5 voti
1926 Università di Cagliari (Facoltà di Giurisprudenza), cattedra di Scienza
delle finanze e diritto finanziario
Commissione
Antonio De Viti De Marco (presidente), Luigi Einaudi, Federico Flora, F. Atzeri
Vacca e Luigi Borgatta (segretario)
Candidati
Al concorso si presentarono nove concorrenti, tutti regolarmente insritti e qui
elencati in ordine alfabetico:
Bernardino Anselmo
Cesari Emidio
Fasolis Giovanni
Maiorana Salvatore
Navarra Gaetano
Nina Luigi
Repaci Francesco
Tenerelli Francesco
Tivaroni Jacopo
Terna
Jacopo Tivaroni
Francesco Repaci
Non concordia sul terzo
B. 12
1926, Università di Bari (Giurisprudenza),
metodologica, economica e finanziaria
Cattedra
di
Statistica
Commissione
Benini, Gini, Mortara, Niceforo, Fraccacreta
Candidati:
Vincenzo Castrilli, Gaetano Pietra, Pierpaolo Luzzatto Fegiz
11
Terna
La Commissione giudica maturi Vincenzo Castrilli e Gaetano Pietra e si divide
sul nome di Pierpaolo Luzzatto Fegiz.
B. 12
1926, Università di Messina (Giurisprudenza), Cattedra di Economia Politica
(manca il fascicolo)
Terna
Arturo Labriola
Roberto Michels
Giuseppe Ugo Papi
B. 17
1926 Università di Sassari (Giurisprudenza), Cattedra di Economia Politica
Commissione
Achille Loria (Università di Torino), Camillo Supino (Università di Pavia),
Mancaleoni Flaminio (Università di Sassari), Giuseppe Prato (Università di Torino) e
Gino Arias (Università di Firenze.), il quale subentra in sostituzione di Bresciani
Turroni che rinuncia Turroni perché a Berlino quale componente la Commissione
internazionale delle riparazioni.
Candidati:
1. Bertolino Alberto
2. Chessa Federico
3. Fersi Carlo Emilio
4. Lanzillo Agostino
5. Navarra Crimi Gaetano
6 Scalfati Stanislao
Terna
Unico designato Federico Chessa (Loria su questo è irremovibile) – approvazione
degli atti, Roma, 14 novembre 1927.
B. 22
1927, Università di Cagliari (Giurisprudenza), Cattedra di Scienza delle
finanze e diritto finanziario
Commissione
La commissione giudicatrice di concorso costituita dai proff. Federico Flora,
Marco Fanno (Università di Padova), Benvenuto Griziotti (Università di Pavia),
Giovanni De Francisci Gerbino (Università di Palermo e vice podestà) e Antonio Segni
(Università di Cagliari) si è riunita in una sala del Ministero della Pubblica Istruzione e
ha nominato suo presidente il prof. Federico Flora e segretario relatore il prof.
Benvenuto Griziotti.
12
Candidati
Al concorso si presentarono sette concorrenti, ma, in seguito al ritiro del prof.
Stanislao Scalfati, rimasero iscritti regolarmente i candidati, che si elencano in ordine
alfabetico:
Bernardino Anselmo
Carano Donvito Giovanni
Da Empoli Attilio
Fasolis Giovanni Battista
Lolini Ettore
Nina Luigi
Terna
la Commissione a maggioranza ha ritenuto di designare al posto di professore non
stabile di Diritto finanziario e Scienza delle finanze nella R. Università di Cagliari il
prof. Luigi Nina, senza poter addivenire alla indicazione di altri nomi per la formazione
di una terna di candidati da ritenersi già maturi a coprire una cattedra universitaria di
finanze. (relazione del 24 luglio 1929)
B. 54
1932, Università di Messina (Facoltà di Giurisprudenza), cattedra di Scienza
delle Finanze e Diritto finanziario
Commissione
Federico Flora (Bologna), Giovanni De Francisci Gerbino (Palermo), Luigi Borgatta
(Milano), Alberto de’ Stefani (Roma), e Giuseppe Ugo Papi (Roma). Presidente de’
Stefani, accademico d’Italia e segretario Papi.
Sostituzione di Benini con De Fracisci Gerbino (agosto 1932)
Candidati
Giulio Curato
Attilio Da Empoli
Ernesto d’Albergo
Mauro Fasiani
Eraldo Fossati
Renzo Fubini
Raffaele Gangemi
Salvatore Majorana
Emanuele Morselli
Mario Pugliese
Paolo Ricca Salerno
Stanislao Scalfati
Salvatore Scoca
Antonio Uckmar
Ezio Vanoni
Umberto Spillmann (si presenta e poi a giugno si ritira, prima della discussione dei
titoli)
13
Terna
Mauro Fasiani
Renzo Fubini
Paolo Ricca Salerno
B. 80
1933, R. Istituto superiore di scienze economiche e commerciali di Catania,
cattedra di Economia politica
Commissione
La commissione è composta dai professori Luigi Amoroso (Università di Roma),
Federico Chessa (Istituto superiore di scienze economiche e commerciali di Genova),
Ulisse Gobbi (Università Bocconi), Guglielmo Masci e Gaetano Zingali (Deputato e
docente di statistica a Catania) . Gobbi relatore. In un primo tempo doveva farne parte
anche Benini nominato nel luglio 1933, poi dimissionario.
Candidati
Al concorso parteciparono in ordine alfabetico:
Amantia Agatino
Angrisani Giovanni
Arena Celestino
Bordin Arrigo
Breglia Alberto
Da Empoli Attilio
Degli Espinosa Agostino
Esposito De Falco Salvatore
Foà Bruno
Fossati Eraldo
Frisella Vella Giuseppe
Griziotti Kretschmann Jenny
Lanzillo Agostino
Majorana Salvatore
Navarra Crimi Gaetano
Travaglini Volrico
Vito Francesco
Terna
Esaminate le singole posizioni dei concorrenti, la Commissione procede al
giudizio sulla maturità scientifica di ciascuno di essi. Vengono dichiarati maturi
all’unanimità, e cioè con 5 voti su 5 i concorrenti Arena Celestino, Bordin Arrigo,
Breglia Alberto, Foà Bruno, Lanzillo Agostino, Travaglini Volrico, Vito Francesco.
Per il primo posto Foà Bruno con 3 voti contro 2 dati a Travaglini Volrico. Per il
secondo posto Travaglini Volrico con 5 voti. Per il terzo posto Lanzillo Agostino con 3
voti contro due dati a Breglia
B. 84
1934, Università di Sassari (Giurisprudenza), Cattedra di Statistica
Commissione
14
Luigi Galvani, Corrado Gini, Livio Livi, Rodolfo Savorgan e Gaetano Zingali.
Candidati
Partecipano i seguenti candidati:
Roberto Bachi.
Raffaele D’Addario
Diego De Castro
Mario De Vergottini
Giovanni Ferrari
Silvio Golzio
Paolo Fortunati
Giovanni Lasorsa
Terna
Per il primo posto risulta il prof. Roberto Bachi all’unanimità, e cioè con cinque
su cinque; per il secondo posto risulta designato il prof. Paolo Fortunati con tre voti
contro due dati a Diego De Castro; per il terzo posto, essendo stati attribuiti due voti al
prof. De Castro ed un voto per ciascuno ai proff.. D’Addario, De Vergottini e Lasorsa
la Commissione non procede ad alcuna designazione.
B. 99
1935, Università di Sassari (Giurisprudenza), Cattedra di Economia generale
e corporativa
Commissione
Commissione composta da Luigi Amoroso (Roma), Gino Arias (Firenze),
Gustavo Del Vecchio (Bologna), Guglielmo Masci (Roma), Jacopo Mazzei (Firenze).
In un primo tempo era stato scelto come commissario di concorso Bottai, titolare di
Diritto corporativo a Pisa che, partito per la campagna d’Etiopia verrà sostituito da
Mazzei (titolare di Politica economica all’Università di Firenze). E’ interessante una
lettera a riguardo del segretario particolare del governatore Bottai in cui si dimette, A
settembre del 1935 aveva presentato domanda di arruolamento volontario in Africa
accolta dal Duce.
Candidati
Angrisani Giovanni
Bordin Arrigo
Breglia Alberto
Bruguier Giuseppe
Dominedò Valentino
Fossati Eraldo
Frisella Vella
Galli Renato
Griziotti Kretschmann Jenni,
La Rocca Emilio
Lefebvre d’Ovidio
Manfredi Severino Luigi
15
Moretti Vincenzo
Resta Manlio
Scagnetti Giulio
Tagliacozzo Giorgio
Vito Francesco
Risulotato finale
1. Vito Francesco
2. Breglia Alberto
3. Bordin Arrigo
Terna
Vito Francesco
Breglia Alberto
Bordin Arrigo
B. 120
1936, Università di Bari (Facoltà di Scienze economiche e commerciali),
Cattedra di politica economica e finanziaria (chiuso il 20 novembre 1936 – firmato
da Bottai in quanto ministro)
Commissione
Gino Arias (Roma), Giovanni de Francisci Gerbino (Palermo), Oddone Fantini
(Perugia)
Carlo Emilio Ferri (Pavia), Jacopo Mazzei (Firenze), Gaetano Zingali (Catania)
Candidati
I 21 candidati sono indicati qui appresso in ordine alfabetico:
1. Amantia
2 Angrisani
3. Bruguier
4. Colarusso
5. Da Empoli
6. De Luca
7. Di Fenizio
8. Federici
9. Fossati
10. Frisella
11. Galli
12. Giovannini
13. Griziotti
14. Lefebvre
15. Menegazzi
16. Morselli
17. Napolitano
18. Pagni
19. Rossi
20. Scalfati
21. Scagnetti
16
Terna
La terna in ordine di merito
1. Da Empoli Attilio
2. Galli Renato
3. Rossi Lionello
B. 121
1936, Università di Bari (Facoltà di Scienze economiche e commerciali),
Cattedra di Statistica metodologica ed economica
Commissione
Rodolfo Benini, Livio Livi, Lanfranco Maroi, Rodolfo Savorgnan, Felice Vinci
Gaetano Zingali. Avrà la funzione di presidente Rodolfo Benini
Candidati
Diego De Castro
Raffaele D’Addario
Lenti.Libero
Giovanni Lasorsa
Mario De Vergottini
Silvio Gorzio
Mario Saibante.
Dionisio.Tenderini
Pietro Battara
Benedetto Barberi
Terna
Formazione della terna nell’ordine: De Castro Diego, D’Addario Raffaele e
Lasorsa Giovanni
B. 145
1937, Bari (Facoltà di Economia e Commercio), Economia e politica agraria
Commissione
Commissione composta dai professori Giacomo Acerbo, Giuseppe Tassinari,
Arrigo Serpieri, Giovanni De Francisci Gerbino, Giuseppe Medici, ha nominato
presidente Giacomo Acerbo e segretario Giuseppe Medici.
Candidati
1. Bandini Mario
2. Di Fenizio Ferdinando
3. Medici Leopoldo
4. Pagani Luigi
5. Passerini Osvaldo
6 Perdisa Luigi
7 Perini Dario
8 Ricchioni Vincenzo
Terna
17
La Commissione non ha riconosciuto la maturità scientifica dei seguenti
candidati: Di Fenizio, Medici Lepolfo, Pagani Luigi. Ha decretato la seguente terna:
Bandini Mario. Perdisa Luigi
Ricchioni Vincenzo
B. 166
1938, Università di Sassari, Economia politica e corporativa
Commissione
E’ interessante il criterio di formazione della commissione (8 febbraio 1938).
Decreto del ministro Bottai recita:
visto il dm. 8 febbraio 1938 con il quale è stato bandito il concorso alla cattedra di
economia politica corporativa nella r. università di Sassari;
considerato che i sotto notati professori sono regolarmente iscritti al PNF
decreta
i seguenti professori sono chiamati a far parte della Commissione giudicatrice del
concorso alla cattedra di Economia politica corporativa nella r. università di Sassari:
prof. Arena Celestino (Pisa)
prof. Benini Rodolfo sostituito da Serpieri (Firenze)
Prof. Chessa Federico (Genova)
De Francisci Giovanni (Palermo)
Franchini Vittorio (Bologna)
Masci Guglielmo (Università di Roma)
Amoroso Luigi
In considerazione del fatto che Benini ha declinato l’incarico per motivi di salute
viene sostituito dall’on Arrigo Serpieri (21 luglio 1938). Presidente della commissione
è Arrigo Serpieri e segretario Celestino Arena.
Lettera di dimissioni di Benini arriva il 1 luglio 1938. con questa motivazione: “il
concorso si presenta eccezionale per numero di partecipanti (30), per mole di
pubblicazioni e per altre circostanze. Io ho 76 anni compiuti; i miei occhi non resistono
a lunghe letture. Per me a settembre sarà preso dal concorso alle Borse Stringher
(Banca d’Italia). I mesi successivi intendo dedicarli alla seconda edizione della mia
Statistica, per la quale ho impegno verso la UTET. Accettai recentemente la nomina
all’Institut internazionale de Finances publiches, che mi ha affidato una lreazione su
l’Ammortamento del Debito pubblico. Ma S. E. Bottai, che ha a cuore per me di
memore discepolo, non vorrà insistere a domandarmi un sacrificio, fuor delle mie
possibilità. Disponga perché io sia sostituito nella Commissione per Sassari da un
elemento più valido e meno carico d’anni. Gli sarò gratissimo””. Il fascicolo contiene
una lettera di Benvenuto Griziotti a Bottai in cui scrive che Benini non è sostituibile (8
luglio 1938). SE il prof. Arrigo Solmi segnala i proff. Marco Fanno, Arrigo Serpieri,
Giuseppe Ugo Papi. Per considerazione dei motivi addotti, accetta le dimissioni e
nomina Serpieri. Una lettera di 21 luglio 1938 avviene la sostituzione con Serpieri.
Candidati
Candidati erano trenta (due si ritirano, uno è costretto in quanto ebreo:
Tagliacozzo)
Amantia Agatino
Cacace Eugenio
18
Capodaglio Giulio
Colonna Toselli
Degli espinosa Agostino
De Luca Mario
Di Fenizio Ferdinando
Di Nardi Giuseppe
Dominedò Valentino
Fabbrini Luigi
Fossati Eraldo
Frisella Vella Giuseppe
Gambino Amedeo
Griziotti Jenny
La Volpe Giulio
Lefebvre D’Ovidio Ovidio
Maggi Raffaele
Marino Francesco
Marrani Pelio
Menegazzi Guido
Napolitano Gaetano
Palomba Giuseppe
Resta Manlio
Rubini Ettore
Scagnetti Giulio
Scalfati Stanislao
Serafini Luigi
Taviani Paolo Emilio
Nel corso dell’esplicazione vengono in funzione le leggi antiebraiche e il
candidato “di razza ebraica” Giorgio Tagliacozzo viene estromesso dalle prove di
concorso, dopo essere stato ammesso.
Terna
Per il primo posto: Erlado Fossati con 4 voti contro 1 dato a Dominedò, I a Di
Fenizio e I a De Luca; per il secondo posto: Velentino Dominedò con 4 voti contro 2
voti dati a Di Fenizio e 1 a De Luca; per il 3 posto: Di Fenizio 2 voti; De Luca 2 voti;
Napolitano 2 voti; Resta 1 voto. In considerazione formula il voto che un nuovo
concorso per la stessa disciplina possa essere presto bandito (11 novembre 1938).
Interessante, a riguardo, uno stralcio della lettera di Serpieri a Bottai.
“”Lettera di Serpieri a Giuseppe Giustini (direttore generale del M. PI di Bottai)
del 16 novembre 1938
Dovevo venire domani da Bottai per consegnarli la relazione del concorso di
Sassari, per l’Economia politica. Ma egli ha disdetto l’appuntamento che mi aveva
concesso; e poiché, negli altri giorni non posso muovermi da Firenze, senza che la
relazione sia troppo rimandata. La Commissione aveva espresso il desiderio che
presentassi personalmente al Ministro la relazione, con qualche commento circa la non
assegnazione del terzo posto della terna.
Poiché il commento non riguarda i due primi classificati in terna (Fossati e
Dominedò), penso che possiate giudicare opportuno di provvedere intanto per il
collocamento di essi….Vi aggiungo che il prof. Fossati gradirebbe molto la sede di
Trieste, e per essa Ve lo raccomando. Credetemi
19
Affettuosamente A. Serpieri””
B. 188
1939, Università di Bari (Facoltà di Giurisprudenza), Statistica
Commissione
La commissione è composta da Luigi Amoroso, Corrado Gini, Alfredo
Niceforo (Università di Roma), Gaetano Pietra (Padova preside Facoltà di Scienze
Politiche), Franco Savorgnan si è riunita nell’ottobre 1939: presidente Gini e
segretario Pietra.
Candidati
Salvatore Alberti
Benedetto Barberi
Pietro Battara
Giuseppe De Meo
Mario De Vergottini
Giovanni Ferrari
Silvio Gorzio
Libero Lenti
Giuseppe Parenti
Guglielmo Tagliacarne
Silvio Vianelli.
Terna
1.
Libero Lenti con tre voti contro due dati al prof. De Vergottini
2.
2. Giuseppe De Meo con tre voti contro due dati a De Vergottini
3.
Mario De Vergottini con tre voti contro due, dei quali uno a
Giovanni Ferrari e un a Barberi
1942, Università di Palermo (Facoltà di Agraria), Economia e politica agraria
Commissione
I commissari sono Alessandro Brizi, Aldo Pagani, Vincenzo Ricchioni, Giuseppe
Tassinari, Mario Tofani (settembre 1942). Presidente Tassinari e segretario Tofani.
Rilevante: per motivi personali Vittorio Ciarrocca decide di ritirarsi dal concorso
(lettera del 20 settembre 1942 a Tassinari), al suo posto subentra Tofani.
Candidati
I candidati:
Franciosa Luchino
Nardini Giuseppe
Pasquali Aldo
20
Passerini Osvaldo
Perini Dario
Proni Giovanni
Vignati Zeno
1.
2.
3.
Terna
Proni Giovanni con voti 5 su 5
Passerini Osvaldo con voti 3 e Perini Dario con voti 2
Dario Perini con voti 5
Strascichi sul giudizio di valutazione dei candidati
È rilevante la protesta di Zeno Vignati rivolta al ministro Bottai, che chiede di
passare in avanti rispetto a Perini vantando meriti politici (invalido della Grande Guerra
e Fascista ante marcia) e accusando Perini di aver combattuto con l’Austria durante la
Grande Guerra. La rimostranza di Vignati viene rafforzata da un ulteriore lettera di
Gray. Secca la replica di Tassinari (Lettera di Tassinari a Bottai, 3 ottobre 1942).
Il paradosso della vicenda è che dopo la fine della guerra, Perini chiede di
prendere la cattedra nonostante fossero scaduti i termini di due anni e il ministro De
Ruggiero giudica la procedura non valida e respinge la richiesta di Perini. (ottobre
1944). Fu chiamato nel 1948 dalla Facoltà di Agraria dell’Università di Pisa in seguito
a un nuovo concorso dove era risultato secondo classificato. Il primo posto fu vinto in
questa circostanza da Manlio Rossi-Doria che prese servizio a Portici.
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