interview - Insider Magazine

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interview - Insider Magazine
M AGA ZINE
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EDITORE
Insider Srl
Largo Messico, 15 - 00198 Roma
+39 06 98353089
PRESIDENTE
Angela Grimaldi
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RAPPORTI ISTITUZIONALI
Alessandro La Rocca
[email protected]
AMMINISTRATORE DELEGATO
Raimondo Cappa
[email protected]
DIRETTORE RESPONSABILE
Francesca d’Aloja
[email protected]
DIRETTORE EDITORIALE
Mariela A. Gizzi
[email protected]
Cover
Eventi Eroici
ph Roberta e Francesco Rastrelli
COORDINAMENTO REDAZIONE
Donatella Codonesu
[email protected]
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PROGETTO GRAFICO
E IMPAGINAZIONE
[email protected]
[email protected]
HANNO COLLABORATO
Alessandra Vittoria Fanelli
Alessandro Pini
Alessia Cabib
Antonella De Santis
Enrico Tonali
Fabio Colivicchi
Francesco Mantica
Gianni Perotti
Ian Wallace
Laura Mocci
Luca Pezzini
Luisa Espanet
Maria Laura Perilli
Monia Innocenti
Patrick Burke
Stefano De Angelis
Valentina Ughi
Violante De Palma
Vittoria di Venosa
William Mattei
INTERVIEW
WINE
TRAVEL
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VINCENZO SCHIOPPA
MORGENSTER
SVIZZERA
STAMPA
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PROGETTAZIONE E SVILUPPO APP
Paolo Carrazza
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ANNO 6 - NUMERO 42
Periodicità bimestrale
gennaio/febbraio 2014
RESORT
INTERVIEW
FASHION
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BELLEVUE PALACE
Registrazione presso il Tribunale di Roma
al n. 58/2009 del 25/2/2009
Iscrizione del marchio presso
l’Ufficio Italiano Marchi e Brevetti
è vietata la riproduzione anche parziale
di testi, grafica, immagini
e spazi pubblicitari realizzati da: INSIDER Srl
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PER LA TUA PUBBLICITÀ
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Questo periodico è associato
all’Unione Stampa Periodica
Italiana
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GABRIELA BODIN
HOST 2014
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HERO Events Ltd
Eventi eroici
Per Ardua - Ad Infinitum
di Patrick Burke e Ian Wallace - ph Roberta e Francesco Rastrelli
La libertà della strada - le Alpi Svizzere offrono l’occasione per una fuga ‘open road’
The freedom of the open road- the Swiss Alps offer the chance to escape into the open road
HERO Events Ltd
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isogna avere attitudini particolari per
mettersi al volante di un’auto d’epoca,
imbarcandosi in un’avventura a motore
su strade sconnesse, lande desolate e luoghi quasi dimenticati
dal resto del mondo... E altrettante attitudini particolari si
devono avere per creare la macchina organizzativa che fa
da quinta a queste avventure, memorabili e adrenaliniche al
tempo stesso.
Un’associazione spicca tra tutte e sta pianificando la
riorganizzazione del settore delle auto d’epoca: i manager
del team, forti di esperienza sul campo e background
differenziati, possiedono l’entusiasmo e la determinazione
necessari a raggiungere i propri ambiziosi traguardi. La loro
mission è creare un nuovo scenario in cui gli amatori d’auto
possano indulgere nella propria passione, un ambiente in
cui ogni entusiasmo è bene accetto, al di là del valore della
macchina, del budget a disposizione, dei limiti di tempo o
delle difficoltà logistiche.
Una Porsche 911 del 1970 si staglia davanti a una cascata delle Dolomiti
A 1970 Porsche 911 stands out against the waterfalls of the Dolomite mountains
Per Ardua - Ad Infinitum
It takes a certain kind of person to take to the road in their
classic car and head for far-away lands, embarking on
motoring adventures on the roughest of terrains and most
desolate and time forgotten places of this earth... And then
it takes yet another kind of person to organise the platform
that provides and sets the stage for those adventures - which
are as memorable, thrilling and adrenalin-inducing as they are
enjoyable.
One organisation has stepped forward to go above and beyond
for the classic motorist and is pioneering a reorganisation
of the classic car industry. Armed with experience, diverse
backgrounds of its management team, enthusiasm and a
resolve to go the extra mile, their mission is to set a new stage
from which to indulge your passion, a place where every
enthusiasts is welcome regardless of car price, budget, time
constraints and logistic constraints.... And they are here to stay.
The Historic Endurance Rallying Organisation (HERO for short)
is just that, a pan European one-stop shop classic motoring and
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1990 Lancia Delta Integrale 16v
Questa iconica auto da rally con allestimento originale è disponibile per l’affitto giornaliero, è possibile sceglierla per molti diversi eventi HERO e CRA
This iconic rally car in its original livery is available to hire on a daily basis, eligible for many different HERO and CRA events
La Historic Endurance Rallying Organization (HERO) è
proprio questo: una piattaforma unica e completa a livello
europeo, dedicata ai motori e ai rally, creata da entusiasti di
auto d’epoca e rivolta agli entusiasti di auto d’epoca.
Con 25 anni di esperienza nel settore delle corse d’auto
d’epoca, HERO oggi può vantare l’organizzazione di oltre
16 appuntamenti. Il calendario annuale viene pianificato con
largo anticipo per offrire una vasta gamma di eventi ad ogni
tipo di appassionato, tutti qualificanti per la HERO Cup. Si
va da Lejog, il rally nel Regno Unito da Land’s End a John
O’Groats, considerato il più impegnativo fra gli eventi di
questo tipo in Europa, al Summer Trial, studiato per accogliere
i principianti, dando loro il gusto dei rally d’epoca.
Un aspetto chiave dell’attività di HERO è il programma fedeltà
che, al costo di £120 annue, vi farà ottenere la HERO Premier
Membership, una carta fedeltà personalizzata che riceverete
insieme all’Offerta di Benvenuto, contenente una cravatta per
gli uomini o una sciarpa di seta per le signore, una spillette
per la giacca e gli adesivi per la macchina. L’iscrizione dà
diritto soprattutto ad una serie di sconti per numerosi negozi
e servizi (attentamente selezionati ed utilizzati dalla stessa
HERO) che costituiscono il meglio sul mercato per l’uso
rallying platform built by classic car enthusiasts... for classic car
enthusiasts.
With 25 years of running classic car events, HERO now has
over 16 events under its control. A yearly event calendar of
events is chosen well in advance to supply a range of event
types to appeal to every level of enthusiast; all of which
become qualifying rounds of the HERO Cup, the organisation’s
televised annual championship. From LEJOG, the Lands’ End
to John O’Groats reliability trial -considered to be the toughest
event of its kind in Europe, to the Summer Trial, which is
designed to be a beginner friendly event, giving participants
a taste of what classic rallying is all about, there is something
for everyone. To make the choice easier, HERO even colour
code the events in the same manner as Ski runs, so that easy
selections can be made.
Another key aspect of HERO is their membership program.
Now you may feel you have enough club memberships in
your already thick wallet. However, you may well want to start
considering the HERO Premier Membership. It costs a just £112
+ VAT per year, roughly a full tank of fuel these days, but could
be the best money spent since purchasing your classic car
itself. When you join, you receive a Welcome Pack containing
Alcuni piloti non sanno negaersi il brivido della sfida degli eventi più duri, questa Porsche del 1972 affronta un guado nel Rally on Tests
For some drivers, the challenge of the rougher events is a thrill that cannot be denied, this 1972 Porsche tackles a “ford” on the Rally of Tests
e la manutenzione dell’auto d’epoca: hotel, meccanici e
carrozzerie di restauro, prodotti di consumo, abbonamenti
e pubblicazioni, consulenze professionali, eventi, noleggio
auto, ecc. La filosofia della Premier Membership è piuttosto
semplice: usufruendo degli sconti una volta si sarà già
coperta la spesa della carta, usandoli due volte si avrà già
iniziato a risparmiare.
Il grande apporto innovativo dato da Hero al settore negli
ultimi 4 anni, consiste nell’HERO Assist, la divisione del
gruppo interamente dedicata al supporto degli HERO
Members per ogni necessità di assistenza, riparazioni
meccaniche, logistica e trasporto.
Se poi non si possiede un’auto d’epoca o non la si vuole testare
in un rally, Hero propone una soluzione davvero accattivante:
il servizio Hero Arrive and Drive consente di noleggiare per
l’evento una delle vetture della flotta, a tariffe competitive.
HERO infatti vanta una collezione di più di 15 iconiche auto
d’epoca, totalmente restaurate e professionalmente preparate
per rally e tour: dalla Riley Brooklands del 1930 alla Lancia
Delta Integrale del 1990, nonchè Porsche 911, Jaguar E Type,
Alfa Romeo e Range Rover Serie I.
Altrettanto interessante ed utile è l’HERO Store, dove gli
a tie for gentlemen members, or a silk scarf for lady members.
This comes in a beautifully presented gift box alongside your
personalized membership card, pins for your jacket and stickers
for your car. On joining you also unlock a series of discounts in
a number of independent trade and services (carefully vetted
and used by HERO itself) that form the best of breed in the value
chain that surrounds the use, enjoyment and maintenance of
your classic car. It is immediately clear that a lot of thought
has gone into the selection of Premier Membership Partners;
intelligently organized and listed under categories such as
hotels, mechanical and bodywork restorations, products and
consumable, subscriptions and publications, event discounts,
car hire…. There are even discounts with professional advisors
and detailing firms if you want the engine bay of your car
to sparkle every day of the year. The philosophy behind the
Premier Membership is simple enough: use the discount once
and you reclaim the expense, use it twice and you are already
saving money.
But here is the clever bit: HERO is not just about events and
the membership, the management team behind it have set
their goals high and successfully so, they are giving their best
shot at re-organising the industry. Over the past 4 years, HERO
cover story
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Il nord dell’Inghilterra offe alcune delle migliori vie carrabili in Europa e alcune
delle più estreme. L’equipaggio nella Jaguar XK140 attende tranquillamente il
carro attrezzi sostando in un campo dopo aver lasciato la strada collinare
The north of England offers some of the best driving roads in Europe,
and some of the most challenging. The crew in the Jaguar XK140 calmly await a
tow truck after leaving a hill road and coming to rest in a field
Una Riley Brooklands del 1930 si avvia sulla Londra-Lisbona ed entra nel libro dei record come prima Riley ad aver coperto 2.700 miglia in 6 giorni
A 1930 Riley Brooklands heads from London-Lisbon and into the record books as the furthest travelled Riley in the world- completing 2,700 Miles in 6 days
entusiasti dell’auto d’epoca possono fare acquisti online. Vi
si vendono migliaia di prodotti, dai fanalini di coda alle teche
da esposizione su misura, dai prodotti per la cura dell’auto
all’abbigliamento.
È evidente l’obiettivo di HERO di rafforzare il legame con
i membri del Club, comprendendone e assecondandone
le necessità, con una mentalità aperta ai cambiamenti.
Piattaforma democratica per definizione e ambasciatrice
instancabile, la HERO si batte affinchè siano sempre maggiori
le iniziative che mantengono attivo e vitale il settore dei
motori.
Il successo raggiunto è indiscusso: l’unica questione
ancora aperta è se HERO Events Limited non debba essere
ribattezzata HERO Events Un-limited! ◆
has dedicated time, efforts and resources to create a one-stopshop-platform for all enthusiasts all over the world. HERO
Assist is a division of the group entirely dedicated to helping
HERO Members with their mechanical assistance problems,
their storage and transport logistics and if the aim is to make
things easy and always find solutions, there is even the ultimate
solution for those of us who either don’t have a classic car yet,
haven’t quite decided on one to buy... Or simply do not wish
to use their own car but still want to experience the full thrills of
a classic car rally... You can hire one of HERO’s Arrive & Drive
fleet of cars for a very reasonable daily rate.
Fully restored and professionally prepared for rallying and
tours, HERO has a collection of more than 15 iconic classic
cars for hire. From a 1930 Riley Brooklands to a 1990 Lancia
Delta Integrale, including Porsche 911’s, Jaguar E Type, Alfa
Romeos and a Range Rover Series I - there is something for
all tasted, budgets and events. If you have now secured a car
but are not quite sure what you need on or off the event...
Or simply to look after your car, you may want to explore the
HERO Store. The place where classic car enthusiasts shop
online, the Hero Store sells thousands of products ranging
from a tail lights for an MGA through to custom-built display
cabinets for your medals and trophies, all the way to car care
products and accessories.
It is immediately obvious that HERO is a platform with a mission
to strengthen ties with its club members, a desire to excel and
above all understand its members and their needs. It is about
enthusiasts listening to enthusiasts with an open mind and
being able to deliver changes needed. A democratic platform
by crede and a tireless ambassador for the industry, HERO
campaigns for more transparent practices, more initiatives to
keep this segment of motorsport alive and vibrant. Its success
is measurable and the only question that remains is whether
HERO Events Limited should not be renamed HERO Events
Un-Limited ◆
cover story
Una macchina iconica in una iconica location.
Una Bentley 4 ½ Litre del 1924 si inerpica sulle Dolomiti per affrontare il passo dello Stelvio
An iconic car, in an iconic location.
A 1924 Bentley 4 ½ Litre sweeps up into the Dolomites to tackle the Stelvio pass
Una Austin 7 Ulster del 1930, nota come “Little George”,
si fa strada in Portogallo sulla Londra-Lisbona, un atto epico di resistenza
A 1930 Austin 7 Ulster - known as “Little George”
makes its way into Portugal on the London-Lisbon, an epic feat of endurance
Dopo una mattinata alla guida nel calore dell’estate francese, una Rolls Royce Phantom, riposata dopo la sosta pranzo, lascia il castello con rinnovata determinazione
After a morning of hard driving in the heat of the French summer, a Rolls Royce Phantom leaves the lunch halt in a chateau well refreshed and with renewed determination
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Tutti in pieno spirito di rally. Molti equipaggi tirano fuori i propri ricambi quando necessario.
In tutti gli eventi HERO e CRA un team di meccanici specializzati è a portata di mano
per l’eventuale assistenza
All in the spirit of the rally. Many crews carry out their own repairs when needed,
all HERO and CRA events have a team of specialist mechanics on hand to assist if needed
La MGA coupe del 1957 di Horst Pokroppa è una visione comune lungo la LEJOG, l’evento più lungo di questo tipo in Europa
The 1957 MGA coupe of Horst Pokroppa is a regular sight on LEJOG, the toughest event of its type in Europe
I concorrenti della LEJOG abbandonano il sentiero battuto e si avventurano su vie
molto più eccitanti: questa MGB GT affronta facilmente una piana nevosa
The LEJOG forces competitors off the “beaten track” and onto some far more exciting roads:
this MGB GT tackles a snowy moorland with ease
Calendar 2014
Winter Challenge to Montecarlo 23-27th February
Scottish Malts 28th April-2nd May
Summer Trial 20-22nd June
1000 Mile Trial 12-19th July
Throckmorton Challenge 4th October
Rally of the Tests 30th October-2nd November
XX LEJOG 6th-9th December
2015 Calendar
Poppy Rally
Icelandic Saga
Classic Marathon
Throckmorton Challenge
Rally of the Tests
LEJOG
www.heroevents.eu
Francesco e Roberta Rastrelli sono i fotografi ufficiali di Historic Endurance
Rallying Organisation e CRA, di cui seguono i rally in tutta Europa, mettendo
a frutto anni di esperienza internazionale nel settore degli eventi sportivi.
Dinamismo, coinvolgimento, action e impulsività sono i tratti distintivi del loro
modo di fotografare le auto, reso possibile dalla partecipazione in prima persona
ai rally stessi; con passione per i dettagli e ricerca storica affrontano invece i
reportage dei Musei d’Auto in tutto il mondo; infine, il gusto per le linee classiche
e il senso del racconto caratterizzano i servizi customizzati per i clienti. Le
loro immagini sono presenti sulle più prestigiose riviste internazionali e sul sito
www.francescorastrelli.com
Francesco e Roberta Rastrelli, well known events and sports photographers,
follow Historic Endurance Rallying Organisation e CRA’s rallies all over Europe.
Their distinguishing features are dynamism, involvement, passion and impetuosity,
thanks to their direct attendance at the rallies; shooting in the worldwide Car
Museums, they love details and historic researches; at last, the enjoyment of classic
style and the sense of the narrative mark out the bespoke portfolios. Their photos
are published on the most important international magazines and on the website
www.francescorastrelli.com
Si ringraziano per il supporto Special thanks to
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Vincenzo Schioppa
L’Ambasciatore Italiano in Sud Africa racconta
di Donatella Codonesu
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Ma per tornare alla qualità della vita, ed ai problemi sociali,
va ricordato che il Sud Africa è una democrazia giovane, che
proprio quest’anno festeggia i suoi venti anni. Purtroppo,
presenta ancora retaggi del suo triste passato razzista,
mentre un fenomeno nuovo, ed in preoccupante crescita, è il
divario non più solo tra bianchi e neri, ma anche tra gli stessi
neri (che, ricordo, sono la stragrande maggioranza della
popolazione). Sono però problemi che il Governo affronta
con consapevolezza e coraggio, pungolato da una stampa
ed un’opinione pubblica libere e vivacissime. La Nazione, da
meno di un mese orfana di Nelson Mandela, è forse anche
per questo oggi più matura e pare desiderosa di dimostrare
al mondo che la straordinaria lezione umana e politica di
Madiba continua ad essere il fondamento della società
sudafricana contemporanea. Io sono convinto che il Paese
saprà dimostrarsi all’altezza di questo compito.
di manodopera a costi competitivi e di un sistema politico
tendenzialmente stabile.
Il Governo ha elaborato un’ambiziosa strategia (il National
Development Plan) che punta all’ulteriore sviluppo
infrastrutturale per favorire la crescita economica,
l’occupazione ed una società più inclusiva. I suoi assi
portanti sono l’edilizia popolare (il nuovo Sud Africa ha
costruito milioni di case e diffuso pressochè ovunque
acqua e elettricità, ma i bisogni della popolazione restano
immensi), il trasporto pubblico (ferroviario e su strada) e di
merci (anzitutto il potenziamento della rete ferroviaria tra
Johannesburg e Durban, anche in vista del grande progetto
di raddoppio del grande porto commerciale e passeggeri di
quest’ultima), le infrastrutture civili (modernizzazione della
rete idrica nazionale e delle condotte per il trasporto delle
smisurate risorse naturali del Paese), quelle energetiche
Con il Ministro degli Affari Esteri del Sud Africa H. E. Maite Nkoana-Mashabane e l’Ambasciatore argentino, Agosto 2012
With the South African Minister of Foreign Affairs, H. E. Maite Nkoana-Mashabane and the Ambassador of Argentina, August 2012
ato a Napoli nel 1956, studi classici e
laurea cum laude in Scienze Politiche,
un MBA in commercio e marketing
internazionale, specializzazioni a Ginevra e a l’Aja. Poi varie
esperienze lavorative nel settore privato, all’Università e
nel sostegno pubblico all’export e infine nel 1983 inizia la
carriera diplomatica. Da allora Vincenzo Schioppa ha girato
parecchio, finendo tra l’altro come Console in Australia
e come Ambasciatore in Libia e, dal 2011, in Sud Africa,
con competenza anche su Namibia, Lesotho, Mauritius
e Madagascar. Accanto a questa importante carriera trova
tempo di coltivare la sua grande passione: il mare. Velista e
amante della pesca, è socio fondatore del Reale Yacht Club
Canottieri Savoia di Napoli, ora, anche e soprattutto grazie
a lui, gemellato con il Royal Cape Yacht Club di Cape Town.
Dove ha novembre scorso ha organizzato il primo Italian
Ambassador Perennial Trophy.
Come si vive in Sudafrica? È un paese difficile o accogliente?
Non è facile rispondere. Certo, bisogna partire da una
constatazione: il Sud Africa è senza dubbio tra i paesi
più attraenti al mondo, ed addirittura per certi aspetti che
riguardano bellezze geografiche e naturalistiche si può dire
che sia unico. Ed offre, oltre alla geografia, anche tanta
Storia. Spesso tragica, sempre appassionante. Ma è pure
una società dove le disuguaglianze sociali ed economiche,
nonostante gli innegabili progressi, restano forti e stridenti.
Da rappresentante diplomatico, e per quanto riguarda
l’esperienza professionale, non ho esitazioni a definirlo un
luogo straordinario. Ma quanto alla qualità della vita, occorre
distinguere: chi ha i mezzi necessari vive in maniera molto
gradevole, e può profittare di un Paese - e di una natura decisamente accoglienti. Non così purtroppo i tanti che
ancora non hanno beneficiato dello sviluppo economico.
Vi sono notevoli differenze anche tra le diverse regioni e le
principali città: gli abitanti di Johannesburg, città d’affari e
di produzione, come la nostra Milano, considerano quelli di
Cape Town, la sfavillante “Città Madre” affacciata sull’oceano,
come un po’ pigri. Salvo poi passare al Capo gran parte delle
proprie vacanze. Noi diplomatici ci spostiamo da un centro
all’altro: Pretoria e Johannesburg accolgono il Governo, la
finanza e l’industria, Città del Capo, da febbraio a novembre,
il Parlamento. E ad esempio l’inverno nel Gauteng, la regione
di Pretoria, che è un vasto altopiano, è idilliaco: sole per tutto
il giorno, temperatura intorno ai venti gradi, che poi scende
bruscamente di notte. Ideale per la flora, la cui varietà e
bellezza è infatti una delle meraviglie del Sud Africa.
Con gli alunni della scuola elementare di Diepsloot, agosto 2012
With the pupils of the primary schools of Diepsloot, August 2012
Quali opportunità offre il paese?
Nel panorama africano, verso il quale si torna finalmente a
guardare come grande opportunità, il Sud Africa è di gran
lunga il Paese più avanzato sotto vari aspetti. Ha fiducia
in sé e propone la sua esperienza di giovane e dinamica
democrazia come riferimento per il riscatto e l’evoluzione
sociale ed economica dell’intero Continente. Dispone delle
più vaste risorse di materie prime non oil al mondo, può
contare su una crescita economica che, nonostante la crisi,
si attesta intorno al 2,5%, e beneficia di un ottimo sistema
finanziario (la borsa di Johannesburg è tra le prime venti al
mondo, di gran lunga più capitalizzata di Mosca e Milano), di
un buon impianto normativo, di radicate tradizioni industriali,
(soprattutto green economy, shale gas e nucleare), le ICT
(broadband).
È certo un piano assai ambizioso, che però è coerente con
l’immagine - e la realtà - di media potenza emergente che il
Sud Africa promuove con determinazione, e che è stata di fatto
sancita nel 2010 con la sua inclusione nel gruppo dei BRICS.
Insomma, le opportunità non mancano, anche perché oltre
alle attrattive del mercato locale, già di per sé interessanti,
va considerato che il Sud Africa è la porta d’ingresso a tutta
l’Africa sub-sahariana, dove si sta sviluppando velocemente
una forte capacità di consumo. È quindi ora che la nostra
imprenditoria torni ad occupare nel Paese la posizione
che le compete, e che nell’ultimo decennio ha lasciato ai
interview
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M AGA ZINE
concorrenti, attratta da mercati solo apparentemente più
redditizi. Rilevo peraltro che il quadro sta migliorando
(nell’ultimo anno abbiamo avuto il ritorno di alcune grandi
imprese nazionali, quali ENI, Enel Green Power, AnsaldoFata, Fiat/Iveco, ecc.) e mi fa piacere pensare che ciò sia
dovuto anche all’azione dell’Ambasciata, assieme all’ufficio
ICE ed agli altri attori del Sistema Italia, tra cui Sace. Ma
molto resta da fare. E lo faremo.
Un’imbarcazione alla prima edizione dell’Italian Ambassador’s Perennial Trophy
A boat sailing for the first Italian Ambassador’s Perennial Trophy
Il Consolato e l’Ambasciata Italiana a Cape Town
The Italian Consulate and Embassy in Cape Town
Quanti sono, chi sono e cosa fanno gli italiani in Sudafrica?
In che zona vivono?
Italia e Sud Africa sono solo geograficamente lontane. Ci
avvicinano forti sentimenti di amicizia, solidarietà, voglia di
crescere assieme condividendo le esperienze. E in Sud Africa
è attiva una bella, dinamica, ricca e ben integrata comunità
italiana, che conta oltre 32.000 passaporti, che di questa
amicizia è la linfa costante e cui la Farnesina mette a disposizione
un’articolata rete consolare incentrata sul Consolato Generale
d’Italia a Johannesburg (nella cui giurisdizione vive la gran
maggioranza dei Connazionali), cui si affiancano il Consolato
a Cape Town e la Cancelleria consolare dell’Ambasciata
a Pretoria. E sono davvero lieto di poter ricordare che la
Farnesina ha deciso di riaprire il Consolato d’Italia a Durban,
date le rilevanti opportunità economiche che la regione che si
affaccia sull’Oceano indiano offre già oggi, ed offrirà ancor di
più negli anni a venire. Nel loro insieme, le storie degli italiani
in questo Paese sono storie di lavoro, di intraprendenza, e di
successi. E credo che il Sud Africa possa ancora offrire molto
a giovani che sappiano intravederne le potenzialità: certo, si
tratta di lavorare sodo, ma le soddisfazioni non mancano.
La Cancelleria a Pretoria
The Chancellery in Pretoria
Quali altre nazionalità sono presenti?
Il Sud Africa è storicamente terra di immigrazione. Come gli
Italiani (qui giunti principalmente in due ondate: una prima,
limitata, all’’inizio del Novecento ed una ben maggiore dopo
la seconda guerra mondiale), i greco/ciprioti ed i portoghesi
hanno importanti comunità di lunga data. Legata all’epoca
coloniale è la notevole presenza di Inglesi, mentre ancora
più antica, anche se oramai assai limitata nei numeri, è la
presenza olandese, francese e tedesca. Va però detto che le
comunità più numerose restano quelle dei lavoratori (spesso
stagionali ed a volte irregolari) provenienti da Paesi africani
confinanti come Zimbabwe, Mozambico, Lesotho, Malawi.
Non si può infine non ricordare la secolare presenza indiana
a Durban, e la crescente immigrazione cinese.
Che rapporto c’è fra le comunità internazionali? E con i locali?
Fortunatamente, non si registrano casi gravi di tensioni
interreligiose, e non vi sono (più) fenomeni di intolleranza
violenta tra razze, e comunità, anche se gli elementi culturali
tribali sono ancora forti (ricordo ad esempio che il Sud
Africa ha ben undici lingue ufficiali), e se, come accennato,
il razzismo ancora non ha esaurito tutti i suoi effetti nefasti.
Personalmente, ritengo che ogni sforzo debba essere fatto
per comprendere maggiormente la storia e la cultura africane
di questo Paese, ed ‘entrare’ con maggiore intensità nella
società civile nera. È questo un obiettivo cui ho fatto tendere
l’azione dell’Ambasciata.
anni che sono trascorsi molto velocemente, durante i quali
abbiamo operato in molti campi, realizzando tante e belle
iniziative di cui andar fieri. Me ne lasci elencare solo poche,
a cui tengo molto. Il protagonista della prima storia è il
mare, ed i valori che esso trasmette, ai quali, da napoletano,
sono particolarmente legato. Così, riprendendo un’iniziativa
realizzata in Australia più di venti anni fa (e che è divenuta un
appuntamento sportivo e sociale fisso ed atteso), ho lanciato
a novembre la prima edizione dell’Italian Ambassador’s
Perennial Trophy, una regata velica di solidarietà e
integrazione a favore dei giovani delle comunità svantaggiate
del Capo. Un bel successo, di cui siamo orgogliosi, e del
quale è stata protagonista anche la rivista Insider, con il
‘numero zero’ di Insider South Africa, edizione in inglese
dedicata al pubblico sudafricano, che abbiamo diffuso in
occasione della regata.
Italia è tecnologia, ma anche arte del vivere. Così, grazie alla
sponsorizzazione di due aziende di grande ed apprezzata
tradizione tecnologica come Fata ed Ansaldo Energia (che
in Sud Africa si sono aggiudicate prestigiose commesse)
abbiamo dotato la Residenza a Pretoria di un magnifico
forno partenopeo, che è oramai il fulcro di tante iniziative
di socializzazione, divenute appuntamenti ricorrenti per i
tantissimi amici sudafricani dell’Italia, tra i quali rappresentanti
politici, Monarchi e capi tribali, imprenditori di successo,
celebrità dell’arte, dello spettacolo e dello sport. Ed è proprio
anche grazie allo sport che abbiamo poi voluto diffondere
il messaggio, che ancora credo sia profondamente italiano,
di tolleranza, amicizia e solidarietà. Così abbiamo realizzato
numerose attività tra i ragazzi delle townships anche grazie
al calcio, al rugby ed all’atletica.
interview
Da quanto è in carica? Che cosa ha già organizzato in
questo periodo?
Da poco più di due anni, provenendo dalla intensa e
straordinaria esperienza di Ambasciatore in Libia. Due
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interview
M AGA ZINE
M AGA ZINE
Certo, larga parte dell’azione dell’Ambasciata, e della nostra
rete, è rivolta al rafforzamento dei legami economici, oltre che
poliltici. Siamo tutti impegnati in un’azione di rilancio della nostra
presenza economica, come detto, che è iniziata già a pochi
mesi dall’inizio del mio mandato con un’importante missione
di studio dei direttori di Confindustria, e si è poi sviluppata man
mano con molte altre iniziative, tra cui la creazione di un Italian
Business Network a Città del Capo, che si affianca alla attiva
Camera di Commercio italiana a Johannesburg.
Quali sono i progetti futuri?
Siamo impegnati su molti fronti. A breve scadenza, ricordo
la campagna della portaerei Cavour a Cape Town dal 5 al 10
febbraio, che porterà con sé alcuni eccellenti esempi della
tecnologia italiana, e sarà pure veicolo di forti messaggi sociali,
data la presenza della Croce Rossa e di ONG italiane impegnate
nell’assistenza chirurgica a favore dei bambini. Vi sono poi le
manifestazioni che si snoderanno lungo tutto il 2014 con
Cape Town Capitale Mondiale del Design, evento nel quale
l’Italia avrà un ruolo di rilievo, vista la sua posizione leader nel
design. Continueremo a promuovere l’immagine dell’Italia in
questo Paese con una più incisiva azione culturale, ed un
focus specifico sull’italiano anche come lingua d’affari. Ed in
prospettiva, mi auguro, nella seconda metà dell’anno, dopo
le elezioni presidenziali in Sud Africa, si potranno realizzare
missioni politiche ad alto livello, di cui vi è bisogno per
l’ulteriore rafforzamento ed espansione dei rapporti - a tutto
campo - tra i nostri due Paesi.
Il Sud Africa è, e tanto più vogliamo che sia per il futuro,
un partner strategico in Africa e per l’Africa. Anche per
questo, la Ministro degli Esteri Bonino, che ben conosce
l’Africa e le sue potenzialità, ha voluto rafforzarvi la nostra
presenza istituzionale. Decisione della quale siamo ben fieri,
e che comporta la necessità di fare sempre di più, e sempre
meglio. Ed anche di comunicarlo meglio: Insider South Africa
fa appunto parte di una nuova strategia di comunicazione.
Insomma, ci siamo rimboccati le maniche, e ce la mettiamo
tutta. Ne vale la pena ◆
“Qualità senza compromessi”
Morgenster,
gemma del Western Cape
di Alessia Cabib - ph Alain Proust
L’area palustre di ffronte alla sala degustazione e le Helderberg mountains
Wetland area in front of the tasting room and the Helderberg mountains
G
iulio Bertrand, originario del nord Italia e
residente in Sud Africa, ha investito molta
passione nella fattoria Morgenster nel
Somerset West (poco fuori da Cape Town) divenendo uno
degli importanti produttori vinicoli del Capo e il maggior
produttore di olio in Sud Africa. Quando parla, la sua voce
calma riflette il panorama e il tempo che scorre lentamente
tra le fronde delle vecchie querce.
Quando arrivò nel 1975 l’economia era chiusa, ma molto è
cambiato da allora e secondo la sua opinione il Sud Africa è
oggi uno dei paesi più interessanti nel panorama economico
mondiale. Essendo imprenditore tessile in Italia, Bertrand aprì
“Where there is quality,
there is no compromise”
Morgenster,
one of the gems
of the Western Cape
Giulio Bertrand, originally from the north of Italy, now in South
Africa, has invested a lot of passion in his farm Morgenster in
Somerset West just outside Cape Town and has become one
of the important wine producers of the Cape and the leading
olive oil producer in South Africa.
due stabilimenti tessili nell’Eastern Cape e finì per tornare in
Sud Africa quattro volte all’anno. Affascinato dalla bellezza
del paese, nel 1990 si decise a cercare una proprietà nel
Western Cape per sfuggire all’inverno italiano, ‘quei mesi
freddi in cui sull’autostrada fra Milano e Biella trovi sempre
la nebbia’.
Dopo qualche anno di ricerche Bertrand si imbattè in
Morgenster, una fattoria risalente al 1711, una tipica abitazione
olandese del Capo, con la struttura originaria a forma di H,
descritta in molti testi di architettura come una delle più belle
e meglio conservate di quell’epoca. Il suo nome in olandese
significa ‘stella del mattino’. Originariamente era stata parte
As he speaks to me, his calm voice reflects the surroundings
and the time that slowly flows between the ancient oak trees.
When he arrived in the country in 1975 it had a closed economy.
Much has changed since then, and in his opinion South Africa is
one of the most interesting countries in the worldwide economic
panorama. Being a textile entrepreneur in Italy, Bertrand opened
two textile factories in the Eastern Cape which resulted in his
travelling to South Africa four times a year. Fascinated by the
beauty of the country, he decided in 1990 to look for a property
in the Western Cape to escape the Italian winter - “those cold
months where on the auto route between Milan and Biella, you
always find the fog.” After a few years of research Bertrand came
across Morgenster, a farm dating back to 1711 and featuring a
Cape Dutch house in the original H-shaped structure, described
in many architectural books as being one of the most beautiful
and best conserved of that period.
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M AGA ZINE
M AGA ZINE
Panorama
Osservare gli uccelli palustri nell’area davanti alla sala degustazione
Watch the birdlife in the wetland area infront of the tasting room
di Vergelegen, la fattoria di Willem Adriaan van der Stel fra il
1700 e il 1708, quando fu uno dei governatori designati dalla
Compagnia delle Indie Olandesi per gestire la colonia del
Capo di Buona Speranza, stazione di sosta per le navi sulla
rotta del ricco commercio delle spezie da e per l’India.
Dopo l’acquisto di Morgenster il primo passo di Bertrand
fu di preservare il bell’edificio storico e restaurare la casa
padronale. Il primo progetto prevedeva l’attento recupero
nell’atrio di vari strati di pittura murale che si rivelarono
risalenti a cinque diversi periodi decorativi.
Morgenster means “Morning Star” in Dutch. It was originally
part of Vergelegen, a farm owned by Willem Adriaan van der
Stel during his period as governor (1700-1708). He was one
of the series of governors appointed by the Dutch East India
Company to manage the Cape of Good Hope colony as a
refreshment station for its ships to and from India in the rich
spice trade.
Bertrand’s first step on buying Morgenster was to preserve the
beautiful historic buildings and restore the manor house. One
project was the careful uncovering in the entrance hall of layers
of wall painting to display five different decorative periods.
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M AGA ZINE
Il motivo a conchiglia e la ‘stella del mattino’ della facciata
The scallop design and ‘morning start’ from the front gable
Tavolo da refettorio del sedicesimo secolo, proveniente da un monastero del sud della Francia
16th century refractory table (fruit wood) from a monastary in south of France
Poi scoprì che il territorio della fattoria aveva ottimi potenziali
per la produzione di vino e olivi di straordinaria qualità, così
iniziò da zero invitando Pierre Lurton, Managing Director
dello Château Cheval Blanc - un nome che è sinonimo di
Bordeaux - a seguire l’impianto dei vigneti e costruire una
cantina. Lurton è ancor oggi il consulente della squadra di
viticoltori locali: ‘L’idea era quella di produrre un vino di stile
francese che fosse elegante e invecchiasse bene - racconta
Bertrand - Il Sud Africa è sempre stato produttore di buoni
vini ma non esisteva la cultura di incrementarne il valore
attraverso il processo di invecchiamento’.
Ma il fiore all’occhiello di Morgenster è la produzione dell’olio
extra vergine di oliva, come spiega Bertrand: ‘la prima volta che
misi piede in Sud Africa l’olio extra vergine di oliva di buona
qualità non veniva prodotto localmente e i consumatori non
erano abituati ad usarlo. Così importammo diciassette diversi
tipi di olivi dall’Italia e iniziammo la produzione, poi dovemmo
sollecitare l’attenzione del consumatore e quindi la domanda”.
Il disegno a conchiglia e la ‘stella del mattino’ dello stemma
The scallop design and ‘morning start’ from the front gable
Then he found that the farm’s terroir had the potential to
produce wine and olives of extraordinary quality. He started
planning from scratch and invited Pierre Lurton, MD of
Château Cheval Blanc, a name synonymous with Bordeaux
wines, to come to Morgenster and help establish vineyards
and build a cellar. Lurton is still the consultant to the local
winemaking team. “The idea was to produce a French-style
wine that was elegant and could age nicely”, says Bertrand.
“South Africa has always been a producer of good wines but
there was no culture of enhancing their value through the
aging process.”
But the real feather in the cap of Morgenster is the production
of extra virgin olive oil. Bertrand explains: “When I first
arrived in South Africa good quality extra virgin olive oil was
not being produced locally, consumers were not used to it at
all. We imported 17 different types of olive trees from Italy
and started production; then we had to stimulate consumer
awareness and demand.”
Giulio Bertrand and Pierre Lurton
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M AGA ZINE
Olive da olio nella tramoggia
Oil olives in the hopper
La raccolta manuale delle olive da tavola
Hand harvesting of table olives
Reti utilizzate per la raccolta delle olive
Nets used to gather the olives
Negli anni 2010-2013 le Flos Olei Guide ai migliori oli di oliva
del mondo premiarono l’olio Morgenster con 97/100 punti,
uno dei soli sette oli del mondo ad ottenere questo punteggio
per quattro anni consecutivi.
La stella del mattino, simbolo della proprietà, campeggia sul
frontone della casa padronale e sulle confezioni di tutti i vini
e i prodotti oleari della fattoria. ‘Qualunque cosa si voglia sostiene Bertrand - che sia olio, vino o altro, si può fare, ma
bisogna avere un approccio professionale. E se i tuoi hobby
diventano le tue passioni, il successo è garantito’. Un ottimo
consiglio da un uomo che ha vinto la prestigiosa Giraglia Race
e la Mediterranean Championship nel 1961 con il suo yatch
Arianna, sotto la bandiera dello Yacht Club Italiano, e che ha
veleggiato nella Cape to Rio regata nel 1996 with Bertie Reed ◆
The Flos Olei Guides to the World’s best olive oils over years
2010-2013 awarded Morgenster’s oil 97/100 points, one of
only seven olive oils in the world to achieve this score for four
consecutive years.
The morning star, symbol of the property, is on the front
gable of the manor house and on the packaging of all the
wines and olive products that are produced on the farm.
“Whatever you want to do” maintains Bertrand, “oil,
wine or something else, you can do it. You must have a
professional approach though. And if your hobbies become
your passions, then success is guaranteed.” Words of advice
from a man who won the prestigious Giraglia Race and the
Mediterranean Championship in 1961 on his yacht Arianna
under Yacht Club Italiano burgees, and who sailed on the
Cape to Rio race in 1996 with Bertie Reed ◆
Le olive vengon o raccolte nelle cassette per il trasporto
Olives being crated for transportation to the olive cellar
Olio d’oliva aapena spremuto
Fresh olive oil
La cantina con le botti per la maturazione
Barrel maturation cellar
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CONFEDERAZIONE ELVETICA
DESTINAZIONE UNESCO
il filo rosso che lega i siti Patrimonio Unesco di Bellinzona,
San Gallo e Berna riserva molte sorprese
S
i dice Svizzera e il pensiero va subito agli
orologi, al cioccolato, al formaggio Emmental
e a Guglielmo Tell! Invece la Confederazione
Elvetica con i suoi 26 Cantoni che compongono lo Stato
Federale svizzero, è anche un Paese con tredici siti Patrimonio
Unesco che svelano al viaggiatore curioso la sua ricca eredità
culturale.
Situata al centro dell’Europa, la Svizzera è facilmente
raggiungibile dall’Italia attraverso il Canton Ticino, punto di
passaggio obbligato tra la Lombardia e il Passo del Gottardo,
dove incontriamo il primo sito Unesco e precisamente i
tre castelli di Castelgrande, Montebello e Sasso Corbaro,
patrimonio Unesco dal 2000, tre possenti architetture
medievali che svettano sotto gli antichi bastioni di Bellinzona.
Bellinzona, veduta dei tre Castelli di Castelgrande Montebello e Sasso Corbaro
di Alessandra Vittoria Fanelli
Il più imponente è senza dubbio quello di Castelgrande che i
testi fanno risalire a insediamenti preistorici ma che, in pratica,
è parte del complesso risalente al periodo medievale. Su
Castelgrande svettano la snella torre Bianca e la quadrangolare
torre Nera e fanno da cornice al Museo Archeologico ricavato
nell’ala sud della fortezza. Quest’ultima, restaurata negli anni
’80-’90 dall’architetto ticinese Aurelio Galfetti, ora ‘dialoga’ in
modo armonioso con l’antica fortezza.
Affascinanti anche il castello di Montebello, più raccolto con
diverse corti interne e mura merlate e il più lontano Sasso
Corbaro che svetta su uno sperone a 230 metri d’altezza e
deve la sua figura geometrica di mastio possente ai lavori di
consolidamento nel XV secolo voluti dai duchi di Milano, i
famosi Sforza.
Da non tralasciare una visita a Villa dei Cedri, che da dimora
di origine ottocentesca è stata riconvertita a Museo Civico
dall’architetto milanese Nelusco Mario Antoniazzi, il quale
ha preservato le forme sobrie neoclassiche. A Villa dei Cedri
è in corso un’interessante mostra dedicata all’artista ticinese
Mario Comensoli (fino al 23 febbraio 2014). Altro interessante
luogo da visitare è il Teatro Sociale, edificato tra il 1846 e 1847,
unico teatro di forma all’italiana del XIX secolo. L’edificio a
pianta a ferro di cavallo ricorda, infatti, il piccolo teatro
dedicato a Giuseppe Verdi nella sua città natale di Busseto.
Del ricco cartellone teatrale in lingua italiana segnaliamo ‘Gli
Innamorati’ di Goldoni che si tiene prossimamente dal 13 al
15 febbraio 2014. Nel Museo in Erba, dedicato ai bambini è
prevista in primavera una mostra su Arcimboldo.
Bellinzona, Teatro Sociale esterno
Bellinzona, notturno Castelgrande
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St. Gallen - Area abbaziale
St.Gallen - bow window con decoro
travel
Proseguendo il nostro viaggio per i siti Unesco, ci spostiamo
nella città di San Gallo situata nella parte nord orientale
della Svizzera quasi al confine dalla Germania, con la quale
condivide il lago di Costanza. Famosa ai più per il settore
tessile conosciuto come ‘pizzo di Sangallo’, tessuto pregiato
che, si racconta, sia stato utilizzato anche per realizzare il
vestito indossato da Michelle Obama nel corso del primo
mandato di Obama a Presidente Usa.
Anche a San Gallo, capitale del cantone omonimo, due sono
i siti Patrimonio Unesco che l’hanno resa famosa: la magnifica
Cattedrale barocca e l’area abbaziale che si estende su un
singolare complesso storico e la rinomata Biblioteca ospitata
nella celebre sala rococò, la cosiddetta ‘farmacia dell’anima’
dove si entra con le pianelle per non intaccare il pavimento
originale dell’epoca. In questo luogo quasi sacro sono custoditi
oltre 150.000 volumi e 2000 manoscritti originali del Medioevo.
Dichiarati patrimonio dell’Umanità nel 1983 i due edifici
dialogano con la Chiesa di San Lorenzo del XV secolo, con
la Karltor (torre di Carlo, in omaggio al cardinale di Milano
Carlo Borromeo) che fa da ponte con i vicoli sinuosi della
città storica contraddistinta da edifici con facciate decorate e
arricchite da bow-window, che confermano la ricchezza dei
mercanti del tessuto sangallo di allora.
Fuori dal complesso monastero si sviluppa una città più vivace
che coniuga epoche e stili diversi. Ecco ad esempio l’ingresso
avveniristico di Pfalzkeller progettato dell’architetto spagnolo
Santiago Calatrava che si ‘appoggia’ sulle antiche mura e il
famoso distretto finanziario realizzato per la banca Raiffeisen
dall’artista sangallese, ma di fama mondiale, Pipilotti Rist e
dallo spagnolo Carlos Martinez. I due artisti, in pratica, hanno
realizzato una Stadtlounge, un salotto all’aperto rivestito con
una resina sintetica rosso fuoco: un’opera permanente in situ
dedicata ai suoi concittadini.
Conosciuta anche per la sua ospitalità e le sue qualità
gastronomiche per un soggiorno ideale segnaliamo l’hotel
Einstein St.Gallen un quattro stelle elegantemente arredato
dotato di un piano ‘rosa’ dedicato alle signore con adiacente
Spa (aperta anche ai residenti) e un importante Centro
Congressi e terminare la visita cenando allo Zum Goldenen
Schäftli, uno dei più antichi locali (è stato fondato nel 1484)
per un assaggio di Bratwurst, (wurstel) o del Leberli (fegato)
e dei tipici biscotti Biber, sorseggiando birra, naturalmente.
St.Gallen - Cattedrale Patrimonio Unesco
St.Gallen - Roter Platz
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travel
Berna centro storico Unesco
Infine, ecco la raffinata Berna, sede del Governo Svizzero,
il cui centro storico medievale tuttora immutato, è stato
dichiarato Patrimonio Unesco dal 1983. Circondata dal
fiume Aare e sovrastata dalla catena montuosa delle Alpi,
la città deve la sua maggiore attrattiva alla compattezza del
centro, formato da oltre sei chilometri di arcate caratterizzate
da case medievali con facciate in pietra arenaria ben
conservate, da 25 fontane rinascimentali, da una grandiosa
Cattedrale (Münster) puro esempio di tardo gotico, e dalla
torre dell’Orologio (Zytglogge) eretta nel XIII secolo, che
tuttora incanta i visitatori con il suo magnifico ‘carillon’ che
segna per quattro minuti ogni ora piena.
Berna fiume Aare
Info
In Italia
Svizzera Turismo: www.myswitzerland.com
In Svizzera
www.unesco-destinazione-svizzera.ch.
Dormire
Berna
Bellevue Palace www.bellevue-palace.ch
San Gallo
Einstein www.einstein.ch
Bellinzona
Hotel & Spa Internazionale www.hotel-internazionale.ch
Pranzare
Berna
Restaurant Rosengarten, www.rosengarten.ch
San Gallo
Zum Goldenen Schäft, www.zumgoldenschaefli.ch
Bellinzona
Cantinin del Gatt www.cantinindelgatt.ch
Visitare
Berna
Città vecchia, torre dell’Orologio, Cattedrale, Museo Paul
Klee
San Gallo
Cattedrale, Biblioteca, Stadlounge, PlatzTor
Bellinzona
I tre Castelli, Teatro Sociale, Villa dei Cedri
Swiss Unesco Destination
The following cities are part of the UNESCO World
Heritage site in Switzerland
Fondata nell’anno Mille, Berna è ancora oggi una delle
testimonianze più grandiose dell’urbanistica medievale in
Europa, ma questa dinamica capitale, lasciati i suoi antichi
vicoli e portici, offre nuove e moderne architetture. Una su
tutte: il magnifico Zentrum Paul Klee, una struttura a tre onde
progettata dal pluripremiato architetto Renzo Piano, che lo ha
realizzato come un’isola verde da cui emergono tre colline
di vetro e acciaio, nelle quali sono ospitate ben 4000 opere
del celebre artista che trascorse metà della sua vita in Berna.
Un esempio di grande architettura che da sola vale il viaggio.
Il tour Unesco può partire indistintamente da una di queste tre
città utilizzando i comodi e puntuali treni svizzeri utilizzando
lo Swiss Travel System, il sistema integrato dei trasporti
pubblici in Svizzera, che attraversano catene montuose, città
importanti quali Zurigo, Lucerna, e ovviamente Ginevra,
immense vallate e prendere poi, per i più intrepidi che non
soffrono di vertigini, la ferrovia retica Albula/Bernina che
percorre uno dei più spettacolari tragitti al mondo, anch’esso
Patrimonio dell’Umanità. Enjoy Unesco! ◆
Berna, Torre Orologio Zytglogge
Bellinzona
The castles of Bellinzona are among the finest examples of
medieval fortification in the Alps. The configuration today,
the fortifications, which has its distant origins in a prehistoric
settlement on the hill of Castelgrande, are mainly the result
of intensive and complex building activity undertaken by
the Dukes of Milan in the fifteenth century. Comeback at
the time the construction of a powerful defensive system
that barred the Ticino Valley in its entire width to stop the
advance of the confederates. Even today, these fortifications,
declared a World Heritage Site by Unesco in 2000, with their
crenellated walls, towers and gates protect these jewels.
St.Gallen
St. Gallen is the capital of the canton of the same name,
situated on the north-eastern Switzerland, in a valley between
two hilly stretches. The city is the economic center of eastern
Switzerland. The textile industry of St. Gallen dates from the
fifteenth century and became famous for the production of
fabrics, but especially for lace.
travel
Berna, Zentrum Paul Kleee
St. Gallen already enjoyed a certain reputation as a cultural
and educational center thanks to the library of the local
abbey. Even today, the library itself is a cultural treasure
included in the list of Unesco World Heritage Site, and for
the eighteenth-century architecture of the building, both for
the medieval manuscripts that contain some of which date
back to the ninth century.
Bern
The old town of Bern, a Unesco World Heritage Site, is
surrounded dall'Aare and enjoys the view of the overwhelming
mountain panorama. The romantic capital owes its
attractiveness to the compact appearance of the city. Six km
of arcades, Renaissance fountains, the Cathedral, sandstone
facades were preserved well and a roofscape unique
characterize the image of the city of Bern, founded in 1191,
one of the most impressive testimonies of medieval Europe ◆
www.unesco-destinazione-svizzera.ch
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M AGA ZINE
VILLA
DEI VESCOVI
ph Mauro Ranzani
V
illa dei Vescovi domina con la sua incontrastata
bellezza il paesaggio rurale dei Colli Euganei,
a Luvigliano. La Villa è una splendida
testimonianza di grande architettura civile italiana, un
monumento di eccezionale importanza all’interno del
vasto panorama delle ville venete per la sua capacità di
introdurre il gusto per la classicità romana nell’entroterra
della Serenissima.
La struttura sorge su un terrazzamento in sommità del colle,
per dominare la rigogliosa campagna coltivata che la circonda
da ogni lato. Una prima costruzione fu presumibilmente
eretta ai piedi del monte Solone sul finire del Quattrocento,
per volere del vescovo Jacopo Zeno, su progetto di
Bartolomeo Bon, come luogo di riposo e soggiorno estivo
per i vescovi padovani. Il nucleo architettonico originario
venne in seguito ampliato: nel 1501 per volontà del vescovo
Pietro Barozzi, quindi, tra il 1535 e il 1543, per volere del
cardinale Francesco Pisani. La direzione dei lavori e la
riorganizzazione dell’intero fondo agricolo furono affidate
dal cardinale all’amministratore della mensa vescovile Alvise
Cornaro, il quale si servì dell’aiuto dell’architetto veronese
Giovanni Maria Falconetto. Alla morte di quest’ultimo,
avvenuta nel 1535, i lavori furono condotti da Andrea Da
Valle; è quindi ipotizzabile che la villa sia stata ideata dal
primo ma materialmente realizzata dal secondo architetto.
Vi intervenì probabilmente anche il famoso pittore e architetto
Giulio Romano, a si devono forse la divisione degli ambienti
interni e l’ideazione del bugnato che caratterizza il piano
terreno della Villa. Mentre la realizzazione degli stucchi,
sempre su disegno del Da Valle, fu intrapresa nel 1542,
gli affreschi, terminati nel 1543, vennero affidati al pittore
fiammingo Lambert Sustris, che si occupò dell’ideazione
complessiva dell’impianto decorativo e dell’esecuzione della
maggior parte delle pitture. In questo ritiro, Francesco Pisani
riunì un cenacolo intellettuale frequentato da importanti
letterati e umanisti del tempo. Solo più tardi, tra il 1562-65,
vennero realizzati, sempre su disegno di Andrea Da Valle, la
recinzione e i portali d’ingresso.
Nella seconda metà del Settecento fu modificata la distribuzione
degli spazi interni del piano nobile: fu chiusa la corte interna e
create quattro stanze laterali e un salone centrale, secondo la
classica planimetria delle più tarde ville venete.
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M AGA ZINE
23-25 maggio 2014
La costruzione rimase proprietà dei vescovi patavini fino al
1962, quando Vittorio e Giuliana Olcese la comperarono e
restaurarono, ripristinando le strutture edilizie originarie e
liberando dagli intonaci più tardi gli affreschi, scoperti nel
1966 e successivamente restaurati.
Nel 2005, per espressa volontà di Vittorio Olcese, la
famiglia ha donato l’intero complesso al Fondo Ambiente
Italiano, che ha promosso il restauro degli affreschi che, dal
restauro Olcese degli anni sessanta, e assai manomessi tra
il Cinquecento e il Novecento, necessitavano di un nuovo
restauro. La villa è aperta al pubblico dal 23 giugno 2011 ◆
VILLA DEI VESCOVI, Luvigliano Di Torreglia (Padova)
www.fondoambiente.it, www.villadeivescovi.it
- mostra mercato CON LA COLLABORAZIONE DI:
Villa Castelbarco - Via per Concesa 4 - Vaprio D’Adda (Mi)
INFO
t. +39 049 93 01 038 - [email protected] - www.bucolicacountry.com
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M AGA ZINE
I PRIMI CENTO ANNI
DEL BELLEVUE PALACE
A Berna, capitale pulsante della Svizzera,
il resort per gli appassionati di design e lifestyle
ha festeggiato il centenario
di Alessandra Vittoria Fanelli
P
er tutto il 2013 il Bellevue Palace, l’unico
cinque stelle lusso di Berna, ha festeggiato
il centenario con una serie di eventi che
ancora continuano in questi primi mesi dell’anno. Costruito
nel 1903, lo storico hotel nel suo secolo di attività ha ospitato
tantissimi illustri personaggi della politica, dello spettacolo
e della cultura: dalla Regina Elisabetta a Winston Churchill
e Nelson Mandela, da Charlie Chaplin a Bruce Springsteen
fino alla nostra illustre concittadina Sophia Loren, solo per
citare i più famosi.
Entrato nell’esclusiva catena di The Leading Hotels of the
World, l’Hotel è situato nel centro della città di Berna,
capitale mondiale dell’Unesco (vedi anche il servizio
nella rubrica Travel) e dispone di 128 camere (di cui 24
suite) totalmente rinnovate e arredate con mobili d’epoca.
L’architettura dello storico palazzo e la vista panoramica
delle Alpi Bernesi e del fiume Aare sono stati, negli anni
passati, anche location per l'adattamento televisivo del
romanzo di spionaggio di John le Carré ‘Tutti gli uomini di
Smiley’ con Alec Guinness.
La lobby, spettacolare, dà il benvenuto ai suoi ospiti e la
splendida cupola floreale Art Nouveau (lo stile derivato dal
movimento artistico-filosofico nato a cavallo tra il XIX e XX
secolo che influenzò le arti figurative, l’architettura e le arti
applicate, noto anche come Liberty) contribuisce tuttora
all’immutabile fascino dell’hotel.
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M AGA ZINE
Anche il ristorante La Terrasse, situato di fianco alla lobby, e
La Terrace Bellevue, da cui si gode il meraviglioso panorama
bernese, sono dei piccoli gioielli gourmand che vantano 16
punti di Gault Millau e offrono particolari abbinamenti di
sapori culinari internazionali e locali. Al ristorante La Terrasse
vengono serviti la colazione, il pranzo e la cena, illuminata
dalle candele; la serata può poi terminare al Bellevue Bar che
chiude alle ore 24 per l’ultimo cool drink o un veloce snack
per chi rientra dall’Opera situata lì vicino.
Inoltre, sempre nell’ambito della totale ristrutturazione,
l’hotel ha pensato agli accaniti fumatori, ricavando
un’esclusiva sala ‘fumoir’ dove si possono gustare anche i
Cohiba, una delle marche più conosciute di sigari cubani,
nata sotto il governo di Fidel Castro. Recentemente l’hotel
ha ristrutturato il quinto piano demolendo alcune camere
per ricavare il Bellevue Gym: una sala fitness dotata di
tutte le più moderne attrezzature sportive (Technogym
inclusa) e una sauna finlandese dalle pareti rivestite in un
caldo legno di cedro. La sala Gym e la sauna sono aperte
fino alle 22. Altro fiore all’occhiello di Bellevue Palace
hotel sono le sue dieci imponenti e decorate sale, ognuna
con un proprio fascino particolare, in grado di ospitare
oltre 400 persone, per banchetti, convegni e meeting.
esort
Il Bellevue Palace Hotel, chiuso per l’intero anno 2012 per una
totale ristrutturazione che ha coinvolto tutti gli spazi, è stato
riaperto all’inizio del 2013 inaugurando così i festeggiamenti
del centenario. Ora tutte le camere sono state attrezzate dalle
più moderne infrastrutture richieste a un hotel internazionale:
internet e wi-fi access, aria condizionata, bagni dotati di
Jacuzzi. Inoltre un innovativo sistema d’illuminazione on/off
accende e spegne la luce negli armadi quando si aprono e si
chiudono le ante.
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Salon du Palais
La più spettacolare è senz’alcun dubbio il Salon du Palais,
dalla suggestiva atmosfera floreale dove si svolgono gli
esclusivi banchetti internazionali per le personalità politiche
della vicina sede del Governo Federale. I saloni dispongono
anche di un’entrata indipendente che non intralcia le normali
attività dell’hotel.
Sotto la volta della cupola della lobby, dove gli ospiti
s’intrattengono prima di passare a La Terrasse Restaurant, un
pianista si accomoda ogni sera all’elegante piano a coda per
suonare e diffondere nel salone motivi di rilassante musica
lounge o hit parade a richiesta. E se nel guestbook dell’hotel
Bellevue Palace la nostra firma non sarà famosa ai posteri,
noi possiamo dire: c’eravamo!
Benvenuti al Bellevue Palace e godiamo, dalla sua privilegiata
posizione, la discreta ed efficiente ospitalità certificata dai
suoi cento anni di attività ◆
Hotel Bellevue Palace
Timeless elegance in this 5-star hotel
in the social heart of Bern
Welcome to the Bellevue Palace the luxury hotel steeped
in tradition in the heart of Bern. With its distinctive charm,
magnificent historical rooms and attractive location in the
old town, the 5 star hotel Bellevue Palace is the ideal venue
for splendid gatherings and meetings, dazzling parties,
and an exceptional holiday experience. For every guest
staying at, or visiting, the Swiss Confederation’s official
state guesthouse, it is certainly a grand stage. With our
location immediately adjacent to the Bundeshaus, the seat
of the federal government, we guarantee our guests genuine
Bernese hospitality, statesman-like discretion and inspiring
prospects. Enjoy unforgettable moments and discover
the pearl of luxury hotels in Bern. We guarantee you, the
Bellevue Palace, is one of the hotels, you will never forget!
La belle vie a Bellevue Palace! ◆
resort
www.bellevue-palace.ch
Ristorante
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M AGA ZINE
Mercati 2013
e strategie
d’investimento
per il 2014
di William Mattei
I
n questo primo numero del 2014 andremo
ad analizzare i risultati dell’anno appena
trascorso sul mercato azionario globale ed
obbligazionario, anche al fine di trarre qualche conclusione
su ciò che è stato e sulle strategie di investimento e
diversificazione da seguire per i prossimi mesi.
È d’obbligo una premessa, come ben sapete, cioè che la
fluttuazione dei cambi condiziona i risultati quando si
detengono posizioni di investimento in valute diverse. Per
evitare confusioni riporterò tutti i risultati già convertiti in
euro, in modo che per un risparmiatore europeo sia più
agevole verificare e confrontare i risultati dei suoi investimenti
già al netto della fluttuazione dei cambi.
Cominciamo dall’azionario: tra le aree appartenenti ai paesi
sviluppati abbiamo il Nord America che chiude il 2013 con un
+ 22,08%, segue l’area EMU a poco distante con +20% mentre
il pacifico dimezza il risultato con un +10% circa. A livello
globale l’indice azionario mondiale dei sviluppati archivia il
economy
2013 con un +18,74% e questo è l’indice con cui generalmente
si usa e confrontare i risultati globali dei propri investimenti
azionari. Passiamo ora all’azionario paesi emergenti i cui
risultati del 2013 sono sicuramente da dimenticare: l’indice
azionario globale paesi emergenti segnala un -9,08%,
appesantito dal quasi -20% registrato dai paesi dell’America
Latina; contengono le perdite a circa -4% i paesi dell’Est
Europa, mentre l’indice BRIC (Brasile, Russia, India e Cina ) si
attesta a -10,39%. Una prima sintesi vede penalizzare quegli
investitori che hanno puntato molto nello scorso anno sui
paesi emergenti a discapito di quelli sviluppati.
Analizzando alcuni singoli paesi troviamo per i paesi
sviluppati: Usa +24%, Germania +22%, Irlanda + 33% e
Italia +11,82%, mentre sul fronte emergenti tra i paesi più
rappresentativi abbiamo Tailandia con -20%, Cina -4%,
Brasile -22%, Turchia -31% e Russia -6%.
Prima di passare ai singoli settori, l’orientamento per il 2014
sull’azionario geografico dovrebbe portare ad incrementare
le posizioni sui Paesi emergenti, mantenendo comunque
la componente strategica su quelli sviluppati. Un asset
allocation globale potrebbe orientarsi ad un 70% Paesi
Sviluppati con preferenza per Europa e 30% Paesi emergenti
con sovrappeso sulla Cina, anche alla luce delle nuove
riforme che vedono una maggiore apertura al libero mercato;
favorite anche posizioni su India, Est Europa e Sud Africa,
penalizzata dalla forte discesa dei metalli preziosi a cui sono
legate molte aziende sudafricane quotate.
Guardando all’azionario sotto il profilo settoriale, balzano in
evidenza le ottime performance nel 2013 per farmaceutici
+28%, biotecnologie +68%, tecnologia +20%; seguono
industriali +19%, finanziari +11%, mentre negativi il
mondo materie prime (-6,90%) con punte di -20% circa sui
metalli preziosi; leggermente positive le utilities +3,5% e
gli energetici +2,3%. Per il 2014, anche a livello settoriale
potrebbe verificarsi una rotazione che vedrebbe recuperare
i settori più penalizzati nello scorso anno, per cui in chiave
tattica sarebbero da preferire investimenti specializzati su
energie rinnovabili e progressivo inserimento in portafoglio
del settore gold ed agribusiness.
Sul fronte obbligazionario i rendimenti sono scesi
vertiginosamente anche in Europa, ed in Italia la riduzione
dello spread governativo determina una notevole riduzione
dei rendimenti anche sull’emissioni obbligazionarie bancarie
e corporate. Con i tassi attuali molto bassi a livello globale,
l’orientamento porta a sovrappesare l’equity rispetto al bond
e ad inserire in portafoglio componenti obbligazionarie
a tasso variabile, combinando basso rischio e strumenti
obbligazionari di tipo high yield Europa.
Come sempre vale quell’insostituibile regola: non mettere
mai le uova nello stesso paniere. Una regola semplice che
consente di diversificare il rischio ma che, per goliardia o
superficialità, molto spesso tanti risparmiatori dimenticano,
per poi ricordarsene quando la ‘frittata è fatta’.
Buon 2014 a tutti Voi lettori di Insider Magazine ◆
50
interview
M AGA ZINE
Southern Wind Shipyard
Gli yacht semi-artigianali dell’Ingegner Persico:
eccellenza qualitativa dal 1991
N
el 1990 Willy Persico decide di costruire
la sua barca a Cape Town, lasciando ad
un amico di vecchia data, l’architetto
Antonio Minniti, l’onere di disegnare gli interni. L’anno
successivo fonda la sua azienda, che da allora non ha
mai smesso di crescere. Insider lo ha incontrato per farsi
raccontare la storia dei suoi ventitre anni di successi.
Signor Persico, che cosa ha portato lei e la Southern Wind
Shipyard in Sud Africa?
La Southern Wind Shipyard è nata per caso, come molte
delle cose migliori... Ho sempre amato il mare in tutti i modi
possibili; dopo anni di crociere e regate come proprietario
di diversi Swan e SanGermani, nel 1990 ho deciso di
costruire la mia imbarcazione, scegliendo Ron Holland
Ingegner Guglielmo Persico - ph G. Malgarini
Ingegner Persico’s
Southern Wind Shipyard
Semi Custom sailing yachts
of qualitative excellence since 1991
In 1990 Willy Persico decided to construct his own boat in
Cape Town, letting his long-standing friend architect Antonio
Minniti design the interiors. The year after, he founded his
own company that has never stopped growing since then.
Insider met him to hear the story of his twenty three years of
lasting success.
51
M AGA ZINE
Almagores - ph Peter Shreiber
come architetto navale e il mio amico di sempre, Antonio
Minniti, come interior designer. Durante uno dei tanti
viaggi di affari, Ron Holland mi aveva suggerito di visitare
Cenmarine, una piccola ditta di Cape Town specializzata
nella costruzione di yacht personalizzati di ottima
manifattura. Ho immediatamente deciso di far costruire da
loro la mia barca, un’Aga Jari di 72 piedi, insieme a quella
di un amico, un’innovativo 72 piedi progettato da Farr Yacht
Design e destinato ad un grande successo.
Pochi mesi dopo, mentre la barca era in corso di costruzione,
il proprietario della ditta fu costretto a chiudere per
problemi personali. E io ho deciso di cogliere l’opportunità
acquistando un’area industriale da convertire in cantiere
navale, selezionando i migliori artigiani e fondando una
nuova realtà: la Southern Wind Shipyard.
Mr Persico, what brought you and Southern Wind Shipyard
to South Africa ?
Southern Wind Shipyard was born by chance, as it happens
for some of the best things...
I have always loved the sea in all possible ways. After years
of cruising and racing as an owner of different Swans and
SanGermani I decided in 1990 to have my own boat built. I
chose Ron Holland as a naval architect and long lasting friend
Antonio Minniti for the interior design.
In one of many business trips, I was advised by Ron Holland to
visit Cenmarine, a small yard in Cape Town which specialized
in building custom yachts of very good craftsmanship. I swiftly
decided to have my boat built by them, the 72 feet Aga Jari
and also a friend’s boat, an innovative 72 feet projected by
Farr Yacht Design, which was destined to have great success.
52
53
M AGA ZINE
M AGA ZINE
Feelin' Good - ph Rob Kamhoot
Quali sono i momenti più importanti della sua avventura
sudafricana dal suo inizio, nel 1991?
Nei primi nove anni di vita, oltre all’Aga Jari, il cantiere ha
varato dieci Farr 72: costruendo più di una barca all’anno
ho avuto tempo di condurre ricerche, selezionare personale
specializzato e addestrare la squadra direttiva, che doveva
diventare una risorsa fondamentale per l’azienda. Avendo
guadagnato notorietà, il livello qualitativo delle nostre barche
ha iniziato ad attrarre molti proprietari che volevano barche
più grandi. Così è nato lo splendido progetto del cruiser
d’altura di 95 piedi, in collaborazione con Nauta Yacht Design
di Milano: una barca ideale per le lunghe traversate a vela. La
costruzione di grandi yacht ha inevitabilmente comportato
A few months later, as the boat was being built, the yard’s
owner was forced to shut down the yard due to personal
problems. I decided to seize the opportunity and bought an
industrial area to be converted in a shipyard, selected the best
craftsmen and founded a new reality: Southern Wind Shipyard.
What elements do you like to remember about your South
African adventure since it began in 1991 ?
In its first nine years of life, besides Aga Jari, the shipyard
launched ten Farr 72s. Building more than a boat per year, I had
the time to conduct research, to select specialized personnel,
as well as training a management group that was to become
a fundamental asset for the company. Having gained fame,
la crescita del cantiere: sono stati creati nuovi capannoni
e nuove infrastrutture, implementando le tecnologie di
costruzione. Tutto ciò ha determinato, nel 2000, il passaggio
alla costruzione di barche in sandwich di carbonio e resina
epossidica.
Con una media di tre imbarcazioni all’anno, la Southern
Wind ha ad oggi prodotto 44 yacht, di cui 16 nella fascia
dei 100 piedi, misura che vede l’azienda leader nel mercato.
the quality level of the boats attracted many boat owners
who also wanted larger boats. Hence, in collaboration with
Nauta Yacht Design from Milan, the splendid 95’ blue water
cruiser project was born, an ideal boat for owners who intend
to sail around the world.
Building such maxi yachts entailed the inevitable growth of
the shipyard, new sheds and facilities were created, state of
the art construction technologies were implemented and in
2000 this ultimately lead to have the boats built by epoxy
resin infused Carbon fiber sandwich construction.
With a production rate of 3 boats launched every year, to
date Southern Wind has built 44 yachts, of which 16 in the
100 foot range, size for which the yard is leading the market.
interview
Le imbarcazioni SWS sono rinomate per l’eccellenza
qualitativa: che cosa c’è di tanto speciale nel costruire
barche in Sud Africa? E che cosa nello sviluppo parallelo
fra Cape Town e Genova?
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Capannoni / Premises - ph Guido Grugnola
SWS yachts are renowned for their qualitative excellence,
what’s so special about boat building in South Africa ? And
what about this parallel development between Cape TownGenoa ?
The shipyard employs about 250 people, mostly locals that have
now been with us for 15-20 years. Their experience allows to
achieve qualitative excellence in every phase of construction.
In its first few years of activity Southern Wind had the good
fortune to grow in efficiency and improve its products
thanks to South African government incentives in product
exportation and a favorable exchange rate. This advantage
ended in 1994, when exportation incentives were abolished.
This led the company to focus even more on products of
qualitative excellence. Still today the more accessible labor
costs make the yard more competitive than most of the
leading European countries; a slight advantage that is all
invested in quality and not in savings.
Fado - L’uscita dal cantiere
Fado - Transport out from the yard - ph Francesca Van Der Royen
Almagores - ph Peter Shrieber
L’azienda da lavoro a circa 250 persone, per lo più locali
che orami sono con noi da 15-20 anni. La loro esperienza
ci permette di raggiungere un’eccellente qualità in ogni
fase di produzione. Nei primi cinque anni di attività la
Southern Wind ha avuto la fortuna di crescere in efficienza
e migliorare i propri prodotti grazie agli incentivi del
governo sudafricano per l’esportazione ed al tasso di
cambio favorevole. Questi vantaggi sono terminati nel
1994, quando gli incentivi sono stati aboliti, portando
l’azienda a focalizzarsi maggiormente sull’eccellenza
qualitativa dei prodotti. Ancor oggi i costi più accessibili
della mano d’opera rendono il cantiere competitivo rispetto
alla maggior parte di quelli europei: un leggero vantaggio
che viene reinvestito in qualità. Comunque la necessità
di essere presenti nell’area attiva del mercato richiede un
appoggio in territorio europeo, cosa possibile grazie alla
Pegaso Srl. Basata a Genova, uno degli hub più importanti
interview
M AGA ZINE
57
M AGA ZINE
del mediterraneo con la sua lunga tradizione navale, Pegaso
gestisce e sviluppa le relazioni con i clienti a partire dalla
prima fase di disegno fino ai servizi post-vendita.
La laminazione in cantiere
Yard Lamination - ph Guido Grugnola
Quale delle vostre imbarcazioni vi rappresenta meglio?
Negli ultimi dieci anni Southern Wind si è affermata con il
modello dei 100 piedi: ben 15 sono stati costruiti in appena
sei anni e sull’onda di questo successo durante l’ultimo
biennio abbiamo proposto al mercato un nuovo progetto di
102 piedi. Due di queste barche sono già in navigazione e
due ancora in costruzione. Le ragioni dietro alla loro ottima
riuscita sono correlate alla capacità che questi yacht hanno
di soddisfare sia il comfort (grazie ai volumi interiori) sia i
requisiti di navigazione e performance durante la traversata.
Le caratteristiche medio-leggere rendono i nostri yacht
facilmente portabili con venti moderati e competitivi nelle
regate più impegnative. La nostra sfida più recente, SW115,
è un progetto nato lo scorso anno in risposta alla crescente
richiesta di barche di questa misura da parte dei clienti.
Come sono le relazioni con la clientela?
La scelta di un’imbarcazione Southern Wind comporta
sempre un nuovo incontro: il cantiere espone la propria
filosofia e i progetti, mentre il cliente esprime i propri desideri.
Questo produce modelli unici, che sono chiaramente frutto
di un sentimento condiviso: vivere il mare nel miglior modo
possibile.
La concezione e la realizzazione di una barca è un processo
che crea un forte legame fra persone ed è un aspetto che io
vivo intensamente. Spendendo lunghe ad analizzare i diversi
aspetti e prendere decisioni, si stabilisce con ciascun cliente
una relazione di mutua fiducia che è alla base del nostro
lavoro quotidiano. Questa fiducia è un valore importante
e facciamo il possibile per mantenerla salda, seguendo i
clienti da vicino per tutta la vita della barca e da tutti i punti
di vista: consulenza amministrativa/fiscale, reclutamento
dell’equipaggio e assistenza tecnica a 360°.
Grandi risorse, sia umane che economiche, sono destinate
a sviluppare tali servizi e il risultato è che il cliente si sente
parte di una famiglia allargata ◆
La laminazione in cantiere
Yard Lamination - ph Guido Grugnola
interview
La laminazione in cantiere
Yard Lamination - ph Guido Grugnola
However, the necessity to be present where the yacht market
is the most active requires a presence in Europe. This is done
thanks to Pegaso Srl, based in Genoa, which is one the most
important hub in the Mediterranean with a vast yachting
tradition. Pegaso manages and develops relationships with
clients from the first design phase to after sales services.
Which ones of your boats represent Southern Wind the
most ?
In the last ten years Southern Wind had its greatest success
with the 100 feet model. 15 Of these boats were built in just
six years; on the wake of this success, in the last two years we
have proposed a new 102 project to the market. Two of these
boats are already sailing and two are in construction.
The reasons behind this success are linked to the capacity
of these yachts to satisfy both comfort requirements (that
depend on interior volumes) also during long “blue water”
navigations and performance requirements. Mediumlight displacements make our yachts fun in light winds and
competitive on the most challenging regattas.
Our most recent challenge is the SW115, a project which
started last year to answer to the growing requests of owners
who are looking for boats of this size.
What is your relationship with clients like ?
The choice of a Southern Wind is always a new encounter: the
shipyard exposes its philosophy and projects while the clients
express their desires. This produces unique models, that are
clearly the offspring of a shared feeling: to enjoy the sea in
the best possible way. The conception and realization of a
boat is an activity that creates a strong link between people
and this is an aspect I live intensely. Long hours are spent
analyzing different aspects and taking decisions with each
of them establishes a relationship of mutual trust which is at
the base of our day to day work. Such a trust is greatly valued
and we do the greatest efforts to maintain strong, following
clients closely throughout the boat’s life and its management:
administrative/fiscal consultancy, crew recruiting, as well as
360° technical assistance. Great resources are allocated to
these services, both human and financial. The result of this for
the client is to feel part of an enlarged family! ◆
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M AGA ZINE
M AGA ZINE
2014, Grande Vela
Nuove regole per la prossima
America’s Cup, prime qualifiche
per Rio 2016, Volvo Ocean Race al via:
un anno CON IL vento in poppa
di Fabio Colivicchi
© LUNA ROSSA/StudioBorlenghi/Borlenghi-Butto
Giulia Conti e Francesca Clapcich, classe 49er FX
Marco Gallo, classe Laser
I
n arrivo nuove regole per la prossima
America’s Cup, dopo lo show di San Francisco
2013 (e Luna Rossa aspetta allenandosi a
Cagliari). Tanti eventi internazionali in Italia. Nuovi navigatori
crescono. Boom vela olimpica: prime qualifiche per Rio
2016. E parte la Volvo Ocean Race, il giro del mondo in
equipaggio. Pronti a salpare?
La vela non si ferma più, si conferma uno sport in salute e in
crescita tumultuosa, tra nuove tecnologie in mare e a terra,
novità infinite, nuovi personaggi e nuovi eventi, dalle classi
giovanili a quelle olimpiche fino all’oceano, passando per
la vela d’altura. Eccovi la guida definitiva per non perdere
neanche un bordo dello spettacolo del mare.
L’AMERICA’S CUP CHE VERRà
Dopo la rivoluzione della 34ma Coppa a San Francisco 2013
(i catamarani giganti AC72, le vele rigide, i foil sulle derive
che fanno volare gli scafi), c’è attesa nel mondo velico per
l’annuncio delle nuove regole in vista dell’edizione numero
35. Il defender Oracle USA e il primo sfidante australiano
presenteranno in primavera il nuovo Protocollo. Sapremo
così con quali barche si correrà il trofeo più antico dello sport
(i cat saranno confermati ma forse ridotti a 60-65 piedi), in
quali date (la sfida finale sarà nel 2017, ma prima ci sarà un
circuito con tappe in molti paesi tra cui l’Italia), con quali
regole (i rumors danno per certo il ritorno al principio di
nazionalità dei componenti dei team, che non saranno più
delle multinazionali). Se l’obiettivo riduzione dei costi sarà
effettivo, potremmo vedere molte sfide (ce ne sono pronte
già dalla Cina e dalla Russia nonchè da Inghilterra, Francia,
Svezia, Corea, Nuova Zelanda e naturalmente Italia). Luna
Rossa, anzi, è già al lavoro e da marzo sarà operativa la
nuova base del team a Cagliari.
anche per le Olimpiadi Giovanili di Nanchino (Cina), poi
manderà in scena le classi olimpiche con la tappa Eurolymp,
quindi l’incredibile Meeting Internazionale Optimist, che già
detiene il Guinness dei primati con quasi 2000 (duemila!)
giovanissimi tra 9 e 14 anni da mezzo mondo.
Occhi su Cervia per il Mondiale 470 Juniores, e Torbole
per l’Europeo Laser Juniores; da vedere anche il Mondiale
Vaurien a Grosseto e il Mondiale Melges 20 ancora a Riva
del Garda. Per l’altura, Sanremo ospita a giugno il Mondiale
dello yacht monotipo X-35.
sport
ITALIA, CENTRO DELLA VELA MONDIALE
Nel panorama di una vela che cresce, l’Italia è tra i paesi
considerati più avanzati in questo sport. Il fatto che il presidente
della federvela mondiale sia il genovese Carlo Croce ne è
forse una diretta conseguenza. Velisti azzurri primeggiano in
molte categorie di classi, e la qualità organizzativa dei nostri
club è ben riconosciuta. Così anche il 2014 vedrà tanti eventi
internazionali in acque italiane. Subito in evidenza lo stadio
della vela del Garda: Riva del Garda ospiterà il Mondiale
della classe emergente giovanile Byte CII, singolo scelto
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M AGA ZINE
Flavia Tartaglini, classe RSX © Sander van der Borch / Delta Lloyd Regatta
sport
FORZA AZZURRI
Ma il 2014 è soprattutto l’anno delle prime verità per il gran
circo della vela olimpica. A lavoro senza sosta subito dopo
Londra 2012, atleti e atlete vivranno un anno di appuntamenti
decisivi. Le varie tappe di Coppa del Mondo e d’Europa
(Miami a gennaio, Palma a marzo, Riva e Hyeres ad aprile
le più importanti), saranno altrettante selezioni per il megaevento di settembre: a Santander, nel nord della Spagna, si
svolgeranno i Mondiali di tutte le classi olimpiche della vela,
che oltre ai titoli assegneranno anche il primo 50% dei postinazione per le Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016. Un passaggio
chiave, al quale tutte le nazioni si stanno preparando da mesi.
La squadra azzurra, guidata dal Direttore Tecnico Michele
Marchesini e da Alessandra Sensini (Direttore Giovanile), si
è allenata senza sosta nei centri federali di Campione del
Garda, Cagliari, Loano, Formia. Abbiamo campioni già
pronti (Giulia Conti e Francesca Clapcich nella classe FX;
Flavia Tartaglini e Laura Linares nel windsurf; Vittorio Bissaro
e Silvia Sicouri nel Nacra 17), e altri equipaggi scalpitanti o
neocostituiti con vecchie glorie e giovani emergenti (sul cat
misto N17 troviamo il veterano Gabrio Zandonà (4° a Londra
2012 nel 470) con la giovane speranza Giulia Zappacosta, e
il pluricampione iridato della vela d’altura Lorenzo Bressani,
con l’olimpionica ex 470 Giovanna Micol). Tutti pronti a
sfidare il mondo, tra onde e raffiche, per inseguire il sogno
olimpico. Meritano di essere seguiti attentamente.
MARE APERTO, MON AMOUR
L’Italia insegue la Francia anche nella vela di grande altomare
e oceanica. Il successo della squadra azzurra alla Mini Transat
dello scorso ottobre ha fatto crescere la febbre e nel 2014 tra
Talamone, Genova, Roma e la Sicilia) si svolgerà un intenso
circuito dei Mini 650, straordinari velieri oceanici di appena
6 metri e mezzo. Gli aspiranti navigatori, emuli di Giovanni
Soldini (per inciso, anche lui nel 2014 prosegue la sua caccia
Vittorio Bissaro e Silvia Sicouri, classe Nacra 17
ai record con il 70 piedi Maserati) possono contare anche
sulle classiche offshore come la Roma per Due (quest’anno
anche in solitario: Roma per Uno), la Rolex Giraglia, la
Palermo-Montecarlo, la Cinquecento in Adriatico.
AROUND THE WORLD
Il 2014 è l’anno della Volvo Ocean Race, il giro del mondo
in equipaggio. La seconda regata per importanza nel mondo
della vela dopo la Coppa America. L’edizione 2014-2015 è
attesissima per la clamorosa novità dei monotipi VO65: tutti
i team corrono con barche uguali. La differenza la faranno gli
uomini, i marinai, in una corsa intorno al mondo di 40 mila
miglia, che tocca tutti i continenti, gli oceani e i mari. Il via
da Alicante in Spagna il 4 ottobre.
Se questi sono gli appuntamenti clou della vela, non c’è
da stupirsi che il numero di appassionati sia in crescita. E
con esso decine e decine di appuntamenti locali, regate,
raduni (sempre molto ricchi quelli di vele d’epoca), crociere
in flotta. Cresce anche il modello vacanza con vela in
charter. Ma non è ancora abbastanza: l’Italia, nel cuore del
Mediterraneo, deve scoprire che la vela può essere anche un
settore trainante dell’economia ◆
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M AGA ZINE
M AGA ZINE
Jet Capsule,
è tempo di miniyacht
Nasce una generazione di imbarcazioni compatte, esteticamente al top,
per un uso limitato ma polivalente. Lazzarini design presenta un modello
a forma di capsula, originale e curato in ogni dettaglio
T
utto ebbe inizio quando, qualche anno fa,
un gruppo di lavoro tutto italiano di giovani
designer e ingegneri, slegati da ogni
convenzione, diede vita a un’imbarcazione fuori dai canoni
estetici tradizionali della nautica. L’idea era molto semplice:
progettare un’imbarcazione di design ma di dimensioni
notevolmente ridotte, che potesse essere utilizzata non solo
come mini yacht ma, all’occorrenza, anche come mezzo
speciale da utilizzare per compiti di passaggio, pattuglia,
ambulanza.
Nasceva così, nel 2012, l’innovativa Jet Capsule. Questo
“yacht utilitario”, lungo 7,5 metri e largo 3,5 metri, si propone
come un prodotto “full custom”; ciascun cliente può, infatti,
ordinarlo in base alle proprie esigenze e desideri. Questo
studio progettuale prevede molti adattamenti, potendosi il
jet capsule trasformare in una piccola ‘party boat’ con tanto
di DJ set e impianti sonori, un piccolo servizio di catering
da offrire agli yacht più grandi, una stazione-casa solare in
grado di ospitare tre ambienti, bagno e cucina e addirittura
una versione militare.
yacht
La Capsula, la cui spinta è garantita da un sistema a idrogetto
di ultima generazione, può essere equipaggiata con uno o
due motori, diesel o benzina mentre, per quanto riguarda la
potenza, il cliente può scegliere la performance: da 315 fino
a 740 Cv per la versione più potente. Di notte l’interno e
l’esterno della Jet Capsule sono disegnati in modo da creare
un effetto ‘spaziale’ di luci.
Il prezzo per una Jet Capsule limited parte da 150.000 €
fino a toccare 250.000 € per la versione Private Jet, che
comprende una doppia motorizzazione e portelloni
automatici per la chiusura ermetica posteriore. Presentato
durante l’ultimo Salone Nautico di Monaco del 2013, il Jet
Capsule rappresenta una delle poche reali novità del settore
e farà sicuramente parlare di sé nei prossimi anni ◆
F.M.
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M AGA ZINE
M AGA ZINE
Formula E
Auto elettriche, eco-dinamiche, etiche
di Gianni Perotti
I
l nuovo futuro è arrivato. Se andate dal
Concessionario a scegliere l’auto non
chiedetegli la cilindrata. È una domanda
obsoleta, anzi indiscreta, come chiedere l’età di una bella
donna. Il nuovo modo di pensare l’auto parla di connettività,
di infotrattenimento, di ecodinamismo. La motorizzazione è
la cosa meno convenzionale e meno quantificabile. I motori
vanno a metano, benzina, elettrico, gpl, gasolio, spesso
abbinati tra loro. Le chiamano con un termine infelice: ibryd,
ma sono i nuovi purosangue.
BMW i3
È la prima BMW ibrida, anzi diversamente-ibrida. I motori, se
vi interessa l’argomento, sono sia elettrici che termici. La grossa
novità è che il piccolo motore a benzina non fa muovere le
ruote ma, quando è necessario, alimenta le batterie portando
l’autonomia da meno 100 km a più 400 km. Si chiama i3 e
questo porta il prezzo un po in sù: 36.500 €.
motors
AUDI A3 sportback G-tronic
È la prima auto a metano del Marchio dei quattro anelli.
Esce a fine gennaio 2014 ma si anticipano meraviglie: 4 €
per fare 100 km in modalità metano, emissioni CO2 sotto i
100 g/km, autonomia da 400 Km (solo metano) a 1200 Km
(con modalità benzina). Il motore 1,4 TFSi modificato spinge
fino 190 Km/h con accelerazioni da 0-100 km in 11 secondi.
Un’auto nobile a basso consumo.
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M AGA ZINE
M AGA ZINE
L’ARTE DEL FUMO LENTO!
di Luca Pezzini
Mercedes E 200 NGT 7 marce
e doppia alimentazione
Una vera ammiraglia di quasi 5 metri di lunghezza che fa il
pieno di metano con soli 20 € per una autonomia di 300 Km
(1300 nella modalità metano + benzina) capace di superare i
220 Km/h. Il metano abbinato al sofisticato confort Mercedes
e all’economia di esercizio viaggia in zona premium. Un
sistema elettronico passa da una alimentazione all’altra
secondo le necessità. Costa 58.200 €.
Chevrolet VOLT berlina 5 porte
È in vendita già da 2 anni ed è stata la prima auto elettrica
extended range il che la colloca tra una elettrica pura e una
ibrida. In America questa modalità va alla grande: Leonardo
Di Caprio vuol sponsorizzare questa tecnologia per correre
in Formula 1. Il prezzo della Volt è elevato (47.700 €) ma si
tratta di una berlina di 4,5 metri di lunghezza che offre ben 4
modalità di guida: solo elettrico, sport, montagna, economy.
Si ricarica in 6 ore nel box con una normale presa elettrica ◆
motors
L
unedì 24 febbraio al ristorante del V-Lounge
al Lido di Ostia (Roma) si terrà l’edizione
invernale del “Simposio del Sigaro”, la
one-night stagionale organizzata dalla Confraternita di
SigariAvana.it ([email protected]) e da CigarForum.
Durante la cena a base di pesce si potrà assaporare il frascati
delle Cantine Conte Zandotti, riconosciuto come uno dei
migliori, quindi il dopocena prevede l’accensione di un
sigaro eccezionale da degustare assieme ad uno dei migliori
whisky single malt Glen Grant.
Stiamo parlando del Punch Super Robusto exclusivo AsiaPacifico, introvabile alle nostre latitudini, realizzato come
edizione regionale nel 2006 e, vista l’ottima riuscita, nel 2007.
Il sigaro si presenta con una capa (la foglia esterna che lo
avvolge) colorado scuro e, visto il formato, una fortaleza
(potenza) in crescendo… è uno di quei manufatti cubani
che riesce a generare piacevoli sensazioni dal primo
all’ultimo “puff”.
Punch è un marchio storico pre-rivoluzione, la casa è stata
fondata nel 1840 e viene distribuito in tutto il mondo. Il
tabacco utilizzato per il confezionamento proviene da Vuelta
Abajo, la zona di Cuba dove vengono selezionati e prodotti i
migliori tabacchi da sigaro del mondo.
In particolare il Super Robusto che verrà fumato proviene
da una delle 400 scatole da 50 pezzi prodotte sette anni fa
e quindi solo cinquanta appassionati avranno la fortuna di
poterlo degustare confrontando con gli altri aromi e sapori ◆
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M AGA ZINE
CES 2014:
IL FUTURO PARTE DA LAS VEGAS
S
tampanti in 3D, auto che si guidano da sole,
schermi da 8 milioni di pixel e tecnologia
indossabile: all’International CES 2014 di
Las Vegas sono state presentate le più importanti novità e
tendenze del settore.
Della “tecnologia indossabile”, vale a dire computer
indossabili come occhiali o orologi, si è già detto e parlato
tanto che ormai non costituiscono più nemmeno una novità.
Qualche nuovo modello è stato presentato, ma niente che
costituisca più di una semplice evoluzione di ciò che è
già esistente sul mercato. Lo stesso dicasi per i prodotti di
largo consumo come tablet, pc e smartphone, mentre per
le televisioni la ricerca si volge sempre di più verso una
maggiore qualità grafica a prezzi accessibili, con apparecchi
“super HD”.
Sono stati i prodotti di nicchia a offrire invece le più importanti
novità. Le stampanti, ad esempio. L’ultima frontiera è adesso
la stampa in 3D. Tecnici e creativi potranno disegnare,
modificare e concludere modelli 3D e poi “mandarli in
stampa”, creando dei veri e propri oggetti come tazze, porta
telefonini e addirittura in alcuni casi, elementi commestibili
al gusto di cioccolato, vaniglia, menta, ciliegia e limone.
Un’altra novità altrettanto importante è stata l’auto che
si guida da sola, un progetto presentato da Audi, che ha
introdotto all’interno di una A7 un sistema computerizzato,
grande come un iPad, in grado di avviare un vero e proprio
pilota automatico che sveglia il pilota che si addormenta e
dialoga con i semafori, mantenendolo nell’onda verde. Il
pilota automatico è capace di gestire autonomamente sterzo,
cambio, acceleratore e freni e si rivela particolarmente utile
nelle situazioni di traffico e di guida a bassa velocità.
Non mancano, infine, le novità legate a salute e fitness, con
braccialetti, orologi, e fasce in grado di leggere i segnali del
corpo e mostrarli su un dispositivo elettronico, suggerendoci
in contemporanea dei consigli per migliorare il nostro stile
di vita. Da segnalare in questo senso Smart Toothbrush, lo
“spazzolino intelligente” che ci avverte se abbiamo lavato
male i denti ◆
F.M.
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M AGA ZINE
M AGA ZINE
Mountain Bike:
BMC presenta la nuova collezione
Le nuove mountain bike di BMC s caratterizzano per comfort
e design e sono progettate per rendere accessibili
le strade più dure anche a ciclisti non esperti
di Francesco Mantica
L
TE01
a grande tradizione BMC sui campi di gara
della Coppa del Mondo di Cross Country si
traduce da sempre in benefici sui modelli
per ogni tipo di ciclista. Ne sono un esempio i due ultimi
modelli della casa, le Mountainbike TE01 29 e TE02 29 SLX,
ma anche altri come Impec e Alpen Challenge.
TE01 29 e TE02 29 SLX sono due Mountainbike di alto livello
ma che si adattano alle esigenze di qualunque tipo di ciclista.
Il telaio in carbonio di questi modelli, sviluppati secondo il
concetto BWC - Big Wheel Concept - per compensare la
maggior dimensione delle ruote da 29, si basa su un carro
corto per dare velocità in accelerazione, avantreno ribassato
per dare stabilità e giusto bilanciamento in salita. Si esaltano
così le caratteristiche delle ruote da 29, dando aderenza
sullo sconnesso e sicurezza di guida in velocità. In questo
modo vengono resi accessibili tutti i tipi di percorsi, inclusi
quelli molto tecnici, con prestazioni esaltanti. Disponibili nei
colori ‘team red’ e ‘flame’, sono disponibili rispettivamente ai
prezzi di 2.999 e 1.999 €.
IMPEC
TE02
La IMPEC è invece una bicicletta di gamma top, creata grazie
ad una tecnologia unica al mondo: è la somma di high tech,
design, prestazioni ed emozioni pure. Il telaio è costituito da
tubi specifici la cui struttura in carbonio viene intrecciata con
assoluta precisione da un robot. Con il sistema LSW (load
specific wave) ogni tubo ed ogni zona vengono realizzati a
seconda della loro funzione e delle sollecitazioni a cui sono
sottoposte. Con la tecnologia SNC (shell node concept) si
garantisce in più la massima rigidità e stabilità dei punti di
connessione del telaio. Disponibile in edizione standard
e nei colori rosso BMC, bianco e grigio e, per i ciclisti più
appassionati, in edizione Lamborghini al prezzo di 25.000 €.
ALPEN CHALLENGE è invece una bicicletta pensata per la
mobilità urbana. Si tratta di un modello ispirata alla bici che
da secoli utilizzano i postini svizzeri, con telaio super leggero
in alluminio e trasmissione a cinghia per una scorrevolezza
e silenziosità sorprendente. Le luci sono integrate nel telaio
nella versione più competitiva o nel parafango per chi sceglie
un look più cittadino che prevede anche il porta pacchi.
L’ideale per chi deve fare tanta strada in città, in sicurezza
e comodità. Disponibile in versione bianca, nera e alluminio
ad un prezzo a partire da 700,00 € ◆
ALPEN CHALLENGE
GREEN POWER
Jo No Fui
di Luisa Espanet
Versace
Versace
Philosophy by Alberta Ferretti
D
ietro la scelta del verde non ci sono né
motivazioni ambientaliste né ecologiche,
se non inconsce. C’è la riscoperta di un
colore con tali e tante sfumature da renderlo utilizzabile
per mille occasioni. E così dopo l’inverno ecco la primavera
all’insegna del verde. Nell’abbigliamento lo si vede in
tessuti molto diversi. Si va dalla tela plastificata del trench
doppiopetto di Alexis Mabille alla seta dell’importante abito
lungo di Jo No Fui, allo chiffon effetto foglie della gonna di
Miu Miu. Verde nell’abito da sera anche da Aigner che lo
accosta a un turchese con effetto degradé. Delicatissimo
tono del verde per la gonna a palloncino di Ellery, come
per lo chemisier con giochi di arricciature di Burberry
Aigner
Stella Jean
Ermanno Scervino
fashion
Antonio Marras
Alexis Mabille
Ellery
Burberry Prorsum
Prorsum o per il completo con pantaloni morbidi e giacca
spolverino di Philosophy by Alberta Ferretti. È verde militare,
di taglio decisamente maschile, la giacca di Antonio Marras
da abbinare alla gonna con balze in seta a stampe floreali.
Ricami argentei impreziosiscono il miniabito verde di John
Richmond. La pelliccia si colora di verde da Ermanno
Scervino, da Miu Miu e da Versace, che in tonalità smeraldo
propone anche il soprabito doppiopetto. Fantasie in diverse
tonalità di verde per l’abito sari di Missoni e i pantaloni e le
giacche di Stella Jean.
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accessories
M AGA ZINE
Serapian
Marc by Marc Jacobs
Fratelli Rossetti
Ballin
Cambiaghi
Santoni
Il verde è anche sulle borse. Eccolo da Serapian, da Cambiaghi,
da Santoni. È sulle scarpe: dalle stringate sportive in vernice
dei Fratelli Rossetti al sandalo con tacco di Ballin. E perfino
sugli orologi Marc by Marc Jacobs ◆
La stanza diversa
Via Felice Giordano, 2a • 00197 Roma • +39 06 87652072 • +39 339 3882506 • [email protected][email protected]
fashion
Roberto Cavalli
C
he il blu sia uno dei colori preferiti per l’uomo,
soprattutto in primavera, non è una novità.
Quest’anno lo ritroviamo, proposto dagli stilisti
in varie sfumature per capi diversi. Da Trussardi per la nappa
del completo, da Marni più scuro per l’imper-mantella
plurizippato, da John Varvatos per l’aderente giubbotto di
camoscio, da Calvin Klein per la giacca destrutturata, da
Roberto Cavalli per il completo rigoroso. Giorgio Armani
propone l’azzurro per l’abito tre pezzi, per il pull con motivo
jacquard e per il blazer in tessuto cangiante dell’Emporio.
Giorgio Armani
Giorgio Armani
cinquanta
sfumature
di azzurro
Diesel Black Gold
John Varvatos
Trussardi
Marni
Santoni
Fratelli Rossetti
Hogan
Ermanno Scervino
Emporio Armani
Ermanno Scervino punta sulla variante denim, come Diesel,
che movimenta il giubbotto con flash d’argento. Disegni
cravatta sul denim per la camicia di Bagutta. Ovviamente
anche l’accessorio si colora di azzurro in tutte le sue tonalità.
Sono quasi turchese le stringate di Hogan. Sono azzurro carta
da zucchero i mocassini in camoscio di Santoni. Bianco e blu,
effetto paglia, per quelli con nappine dei Fratelli Rossetti ◆
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Superga
Vestirsi
d i d isegni
Twin-Set Simona Barbieri
Roberto Cavalli Junior
Miss Grant
M AGA ZINE
kids
Pretty Ballerinas
Missoni
Q
uesta primavera per i bambini sono
previste stampe, ricami, applicazioni,
sempre all’insegna del colore. I temi?
Svariatissimi. Si va dal ricamo floreale sulle maglie alle farfalle
applicate sulle ballerine, ovviamente per le femmine. Dalle
intramontabili stampe rubate al mondo dei campus e del
baseball ai distintivi genere college inglese per i giubbotti dei
maschi. E poi disegni a non finire per le T-shirt. Tra i soggetti
preferiti i personaggi dei fumetti e dei cartoons e il mondo
animale. Pois multicolori per le basket unisex ◆
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golf
M AGA ZINE
Abu Dhabi Golf Championship 2014
il golf fra le dune
I migliori golfisti italiani impegnati nella prima delle tre gare denominate Desert Swing.
La sfida: reinventarsi come “golfisti del deserto”
di Francesco Mantica
Abu Dhabi
P
er diventare campioni di golf non basta
essere degli assi sul green. Anche la
qualità sulle sabbie del deserto, in
epoca moderna, vuole la sua parte. L’Abu Dhabi HSBC Golf
Championship - torneo dell’European Tour e prima delle tre
tappe denominate ‘Desert Swing’ che si svolgono ad Abu
Dhabi, in Qatar e a Dubai - è una di quelle sfide dove la
qualità e la destrezza nel colpire la pallina contano quasi
come la capacità di reinventarsi su un terreno diverso.
Da giovedì 16 a domenica 19 gennaio moltissimi campioni
di golf si sono dunque confrontati disputato sul percorso
Abu Dhabi
Matteo Manassero
dell’Abu Dhabi Golf Club. Tra questi, non sono mancati
i migliori golfisti italiani, che tutto sommato non hanno
sfigurato. Edoardo Molinari ha terminato il torneo in 28esima
posizione di classifica, una buona prestazione. Sul suo score
ci sono sette bogey e quindici birdie e un vero grande errore
nell’ultimo giro che ha pesantemente rovinato un parziale
che gli avrebbe consentito di ambire alla top 10 senza troppi
problemi.
Matteo Manassero ha concluso il torneo al 31esimo posto
di classifica, score di 284 colpi. Per Matteo, giocatore molto
tecnico, il lungo percorso dell’Abu Dhabi Golf Club, non
era ottimale, ma nonostante questo l’Abu Dhabi HSBC
Championship è stato un torneo positivo, che ha accresciuto
ancor di più la sua esperienza. Non hanno concluso invece
le quattro giornate di gara Marco Crespi e Andrea Pavan
perché eliminati al taglio.
Il torneo è stato infine vinto dallo spagnolo Pablo Larrazabal.
Il 31enne pro di Barcellona ha colto il terzo titolo nel circuito,
dove non vinceva dal 2011, superando di un colpo in un
acceso finale il nordirlandese Rory McIlroy e lo statunitense
Phil Mickelson ◆
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M AGA ZINE
Il discesista azzurro Kristian Ghedina in tenuta da polo a Cortina
fEBBRaiO, È tEmpO dEL fascinOsO tORnEO di paLLa E stEcca suLLa nEvE dOLOmitica.
natO nEL 1989, daL 2002 È insERitO nEi pROgRammi dEi migLiORi giOcatORi dEL mOndO:
unO spEttacOLO impERdiBiLE di spORt E mOndanitÀ
di enrico tonali - ph Polo Gold Cup/Diego Bandion
G
lamour bianco da non perdere quello di
Cortina e il polo sulla neve a febbraio. Un
appuntamento che si rinnova da un quarto di
secolo senza esaurire vivacità e attrazione, con l’effettuazione
della tradizionale prima tappa della Polo Gold Cup, il circuito
conosciuto in tutto il mondo anche per il suo inserimento
da anni nel Guinness di primati sportivi. L’originale formula
di disputare ogni stagione almeno tre tornei su altrettante
superfici di gioco - neve, sabbia, erba - è stata concepita
dagli organizzatori Maurizio Zuliani e Claudio Giorgiutti
che, nel 2002, diedero al Cortina Winter Polo una nuova
vitalità e soprattutto vi immisero energie fresche. Nel 2014
una new-entry di prestigio mondiale, Mercedes Benz, la casa
automobilistica che da Stoccarda diffonde auto di classe nei
Cinque Continenti. Il torneo dolomitico di polo sulla neve è
nato nel 1989, seguendo il successo che da cinque anni stava
riscuotendo quello di St. Moritz, ideato dai giocatori svizzeri
Reto Gaudenzi e Gianni Berry. La manifestazione di Cortina
venne inizialmente organizzata dai tre appassionati romani
Italo Focacci, Fabrizio Bogianckino, Corrado Pantanella
assieme all’albergatore ampezzano Renato Manaigo
(scomparso nel 1999, ora gli è dedicato il Fair Play Trophy del
torneo). Il primo campo di gara fu il laghetto gelato di Landro
(fra Cortina e Dobbiaco, a 8 km da Misurina) sotto il Monte
sport
cortinA WintEr Polo
Cristallo, con quattro squadre che si esibirono davanti a un
pubblico sbalordito di vedere i cavalli volare in equilibrio
sulla neve e gli uomini in sella a smazzare una palla rossa.
I team che giocarono nel 1989 erano Les Copains, Brattas,
Scuola Militare di Equitazione e il Cortina Polo Club che si
aggiudicò quella prima edizione. Squadre inglesi, olandesi e
belghe si unirono nelle edizioni successive alle italiane. Nel
1991 si abbandonò Landro per il più scenografico Lago di
Misurina anfiteatro naturale fra picchi che bucano il cielo
come le Tre Cime di Lavaredo.
L’anno scorso la location è stata ancora una volta spostata,
presso il Centro Sci di Fondo di Fiames sotto un’altra cima
dolomitica spettacolare, il Pomagagnon, che con la sua
vicinanza sembra voler assistere pure lui alle partite. Un
campo ottimo, dalle dimensioni giuste per un gioco veloce e
di realizzo. Ma soprattutto a soli 4 km dal centro di Cortina,
lungo la Statale di Alemagna che collega l’Ampezzano alla
Val Pusteria. Pertanto ancora più facile da raggiungere dagli
spettatori - l’ingresso è gratuito - che infatti nel 2013 hanno
toccato cifre record.
Il torneo - che dagli Anni Duemila ha assunto una
connotazione internazionale d’alto livello - si tiene nella
terza settimana di febbraio, location segnata in neretto sulle
agende di molti giocatori dei cinque Continenti, che almeno
una volta nella loro carriera sportiva vogliono partecipare
a questa kermesse. Quest’anno il Cortina Winter Polo
Mercedes Benz partirà il 16 febbraio e si concluderà il 22,
punteggiata al solito ogni giorno da avvenimenti mondani, e
il rettangolo di gioco (in neve battuta su fondo di ghiaccio)
sarà affiancato dagli accoglienti Polo Bar - con lo stellato
Polo Restaurant firmato da El Toulà - e il red-carpet lungo
gli stand di sponsor e marche griffate. Sarà una settimana
all’insegna dello sport-on-ice e dell’esclusività grazie anche
alla conferma delle tradizionali e tante proposte di eventi
collaterali, cocktail, party e cene di gala rendono imperdibile
quella che a Cortina ormai viene indicata come la “Settimana
del Polo” ◆
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M AGA ZINE
Una discesa vincente nel torneo 2013
CORTINA WINTER POLO
MERCEDES-BENZ
FIAMES - FEBRUARY 16/22 2014
Una marcatura durante il Cortina Winter Polo
Cortina Winter Polo Mercedes-Benz: February 16-22. The
most important event in the Pearl of the Dolomites Winter
Season (25th edition) will once again be held at the Cross
Country Skiing Centre, in Fiames. As always this sports event
will be extreme competitive with players and captains from
abroad with five teams taking part in this 14/16 goal official
tournament on snow, and also a not-to-be missed event for
those with a glamorous and very social lifestyle. Admission is
free of charge but the welcoming Polo Village is reserved to
those who have received an invitation. Here, on the sunny
slopes next to the sponsors’ tents and the Polo Bar, guests
have a privileged view of the playing field. There is also a Polo
Restaurant where, thanks to El Toulà’s cuisine, the excellence
of Cortina d’Ampezzo’s food and wine takes the centre stage.
It will be a week characterised by exclusiveness thanks also to
the many traditional side events organised. Cocktail parties,
receptions and gala dinners make Cortina’s “polo week” an
event that cannot be missed. Only four kilometres north of
Cortina, on the Alemagna road linking the valley to the Val
Pusteria, Fiames is a location well-known to those who have
a passion for cross-country skiing and was used for the first
time in 2013 when the ice at the Misurina Lake where this
event was traditionally held was not at its best. The location
is ideal since in the summer months it successful hosted a
number of show jumping competition ◆
www.pologoldcupcircuit.com
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L’ACIDO
MANDELICO
PROPRIETà E UTILIZZO
L’
Acido Mandelico è un alfa-idrossi acido
(AHA) estratto dalla mandorla amara. Alle
sue spalle ha una storia lunga che riporta
notizie di un suo utilizzo lungo il corso degli anni passati,
sfruttato nella medicina come antibiotico e riconosciuto solo
in anni recenti come ingrediente per la cura della pelle. In
particolare quest’acido rappresenta un’appropriata base per
una vasta gamma di problemi della pelle e non solo: riesce a
curare l’acne e le rughe e con più precisione è efficace anche
nella cura di acne in soggetti di età adulta. Uno dei principali
vantaggi legati a questa tipologia di acido è dovuto al suo
più alto grado di sicurezza su qualsiasi tipo di pelle, infatti
può essere tranquillamente applicato anche su carnagioni
scure, mentre anche solo il 5-10% di altri acidi può innescare
un’iperpigmentazione nella pelle più scura. Come detto
l’acido mandelico produce ottimi risultati nel trattamento
d’acne: può migliorare la pustolosa infiammatoria,
comedonica e l’acne papulare; per di più ha dimostrato di
essere efficace persino di fronte ai casi in cui altri tipi di
medicinali o persino antibiotici non sono stati in grado di
agire. Numerosi studi hanno dimostrato che oltre alla cura
dell’acne, l’acido mandelico offre altri significativi vantaggi
per la pelle danneggiata. Tra gli effetti e i benefici dell’acido
mandelico rientrano per esempio l’Iperpigmentazione: in
genere un utilizzo costante e graduale di acido mandelico
porta ad ottenere notevoli miglioramenti per quanto riguarda
una pigmentazione anomala della pelle. I miglioramenti
sono stati registrati in particolare per casi di: melasma,
iperpigmentazione post-infiammatoria e lentiggini. L’uso
dell’acido è molto utile dal momento che aumenta l’efficacia
dei trattamenti della pelle anche nel caso in cui siano
affiancati altri prodotti.
Rughe e linee sottili: la trama della pelle migliora visibilmente
pochi giorni dopo o al più dopo poche settimane, dall’inizio
del trattamento a base di acido mandelico; il risultato
raggiunto dura nel tempo, continuando per un periodo che
va da alcuni mesi sino a raggiungere persino un limite di
alcuni anni. Antibiotico: l’acido mandelico si differenzia dagli
altri acidi alfa-idrossi poiché è l’unico a godere anche di una
sua naturale azione antibiotico. Rinnovamento cutaneo: oltre
ad avere un’azione antibatterica, l’acido opera sulla pelle
rompendo il legame tra le cellule morte e danneggiate ancora
presenti sulla pelle e portando oltre a ciò ad un aumento del
tasso di ricrescita cellulare. Questa rappresenta una delle
più importanti azioni dell’acido dato che elimina le cellule
danneggiate della pelle, causa della formazione di rughe e di
altri problemi legati alla salute della pelle. In conclusione il
risultato ottenuto è riassunto da una pelle più flessibile, liscia
e dal tono più uniforme.
La struttura molecolare dell’acido mandelico è più grande
rispetto quella dell’acido glicolico, il che lo rende ancora
più tollerabile da parte della pelle. Nonostante la sua minore
irritazione, l’acido mandelico è in realtà più forte di quello
glicolico. Le qualità antibatteriche dell’acido aiutano a
combattere ed eliminare i batteri che portano alla formazione
di acne e grazie alle sue proprietà esfolianti il problema della
congestione è tenuto a debita distanza. Durante il trattamento
dell’acne, la chiave per il raggiungimento di risultati ottimali
consiste nell’uso di prodotti e creme a base di acidi alfaidrossi in generale, dato che sono tutti accomunati dalla loro
proprietà esfoliante degli strati superficiali delle pelle ed allo
stesso tempo sono noti per quanto riguarda la stimolazione
del rinnovamento cellulare negli strati che si trovano alla
base di essa senza provocare ulteriormente danni come un
eccessivo peeling superficiale. Non è assolutamente vero che
un prodotto più forte porti a risultati più rapidi: un peeling
eccessivo può non essere così gradevole e può persino
portare a danni causando la congestione sulla superficie
della pelle e per finire potrebbe aggravare in questo modo
l’acne. È meglio eseguire un trattamento meno aggressivo
applicando l’acido spesso ed in piccole dosi, piuttosto che
mettere a rischio la propria pelle tentando una cura con
un prodotto super forte ed in conseguenza dannoso. L’uso
regolare di acido mandelico migliora le condizioni della
pelle poiché essa può nel frattempo beneficiare dell’azione
antibiotica caratteristica dell’acido.
Il primo segno evidente del trattamento sarà relativo alla pelle
che risulterà più ruvida e secca, ma questa è una prassi normale
dovuta alla pelle morta che si raccoglie in superficie. Diversi
tipi di pelle reagiscono in modi diversi: è importante regolare
l’intensità e la frequenza di utilizzo dei prodotti in base alle
proprie esigenze, facendo sempre attenzione ad un’eccessiva
desquamazione. Per fare un esempio per alcune persone
un utilizzo di acido mandelico con una concentrazione del
10% per 2-3 volte alla settimana è sufficiente, per altri invece
è necessaria un’applicazione giornaliera con il 15% della
concentrazione acida. Specialmente nel caso in cui non si è
abituati ad usare prodotti con acidi alfa-idrossi, inseguito alle
prime applicazioni si potrebbero avvertire lievi bruciori e/o
arrossamenti. Nel caso in cui osserviate proprio questi piccoli
problemi, procedete con un’applicazione del prodotto in
maniera graduale, iniziando solo con una tipologia di prodotto
e applicandolo non quotidianamente, ma a giorni alterni. Così
come tutti i prodotti a base di alfa-idrossi acidi, anche quelli
basati sull’acido mandelico necessitano di un aiuto per la
protezione della pelle da parte di una crema solare ◆
www.wdresearch.com
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Ciak:
uno chef per Hollywood
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Paolo Celli e le ricette delle star
di Alessandro Pini
“M
Chef Paolo Celli
a questo è un bambino!”, esclamò
la “divina” Wanda Osiris quando,
nel 1953, entrando nella cucina
dell’albergo ristorante “Stella d’oro” di Torino, vide ai fornelli
un adolescente di dodici anni: Paolo Celli. E fu proprio lei che insieme con Macario, Carlo Croccolo e la loro compagnia
frequentava il suddetto locale - a insistere con il proprietario
per conoscere l’autore delle leccornie che le venivano servite
e che - entrando di propria iniziativa in cucina - prese in
braccio lo stupito bambino, ignaro di chi fosse quella signora
e di cosa stesse accadendo.
Da allora, la vita di Paolo Celli, lucchese purosangue, è stata
un susseguirsi di avventure, colpi di scena, grandi incontri, in
un vortice inesauribile di eventi, a volte del tutto casuali, che
lo hanno portato per oltre mezzo secolo in giro per il mondo
a cucinare per i più famosi e illustri personaggi del mondo
cinematografico, della canzone e del jet-set nazionale e
internazionale. E il binomio “cucinecinema” era proprio nel
suo DNA, visto che già dall’età di 7 anni vendeva bibite e
gelati nel cinema “Paradiso” di Montecarlo (LU), per pagarsi
il biglietto e poter vedere il film, sognando di diventare un
grande attore…
Nel 1955 è a Roma, presso la pizzeria San Marco, in Via
Tacito, dove cucina e incontra vari personaggi dello
spettacolo, allora agli esordi: Gianni Boncompagni, Sandra
Milo, una diciottenne Claudia Cardinale, Enrico Maria
Salerno e la giovanissima Raffaella Carrà, impegnata nelle
riprese del film “Il Colonnello Von Ryan”, con Frank Sinatra.
Inizia anche le prime esperienze cinematografiche, come
comparsa nei kolossal “Ben Hur” e “I dieci Comandamenti”
e come protagonista di fotoromanzi, senza tralasciare una
promettente carriera di indossatore, chiamato dai famosi sarti
romani Litrico e Brioni.
Dalla metà degli anni ‘60 lavora presso il ristorante
“Fiammetta”, dove conosce uno dei segretari della mitica
Brigitte Bardot, che gli propone di andare a cucinare per
la stagione sciistica a Gstaadt, in Svizzera, presso lo chalet
del Conte Gunther Sachs, allora fidanzato con BB. E qui il
ricordo di Paolo va a una mattina quando la Bardot si accorse
che in una gabbia, nel cortile, c’erano alcuni animali, tra i
quali due conigli bianchi e chiese con curiosità al cuoco
perché stessero lì. Fu sufficiente che Paolo ingenuamente
rispondesse che sarebbero stati il pranzo del giorno dopo per
alcuni ospiti, perché la giovane e conturbante B.B. gli saltasse
letteralmente al collo, implorandolo di non uccidere gli
indifesi animali. A nulla valsero le spiegazioni: Paolo, pur di
assecondarla (!) fu costretto a nascondere i due conigli in un
cassetto del suo comò, svuotato in tutta fretta. Immaginarsi
le ire della Signora Sachs, quando non vide più i conigli e
l’umiliazione di Paolo, che - mentendo - disse che forse una
volpe li aveva portati via, venne severamente ripreso, ma
ricevette in premio un bacio sulla guancia da B.B.
Tra gli innumerevoli ospiti della villa, uno dei collaboratori
di Aristotele Onassis gli propone di andare a cucinare per
il plurimiliardario sul suo yacht “Cristina”, in Costa Azzurra.
A bordo conosce Maria Callas, Gianni Agnelli, i Rothschild
e altri e successivamente, su invito del regista americano
Conrad Rooks, si trasferisce presso la residenza di Carla Boni
a Lacco Ameno (Ischia), dove sono di casa “calibri” quali
Sean Connery, Anthony Queen, Raquel Welch, Omar Sharif,
Sinatra, rissa in Via Veneto, ‘60 - ph Rino Barillari
Anthony Hopkins, i quali vengono letteralmente conquistati
dalle ghiottonerie del cuoco toscano, che prosegue anche
la propria carriera cinematografica in molti film western.
Nel 1968 viene chiamato quale cuoco per la troupe del
regista Joseph Losey, a Roma per girare un film, nel quale
figurano Richard Burton, Liz Taylor, Alain Delon e Romy
Schneider. Anche in questa occasione la furbizia di Paolo
venne in aiuto a Richard Burton, che, a causa della pressione
alta, doveva evitare a tutti i costi di mangiare salato: con un
ingegnoso e concordato stratagemma, Celli avrebbe salato
solo la parte inferiore delle bistecche, che sarebbero, così,
sfuggite alla severa ”ispezione” della Signora Taylor, la quale
puntualmente passava il suo dito sulla carne, per sentire
se fosse stato aggiunto sale! Ma anche la Principessa Sissi
(Romy Schneider) ricevette le “attenzioni” di Paolo, come
quando, andatolo a salutare in cucina come d’abitudine,
lo trovò che beveva da un fiasco uno strano liquido e gli
domandò di cosa si trattasse. Alla replica del cuoco che
trattavasi di “vino miracoloso” mandatogli da suo fratello a
Montecarlo, la Schneider, curiosa, volle assaggiarlo. Essendo
in realtà vino rosso mescolato con gassosa, immaginarsi la
reazione dell’intestino della bell’attrice, che d’un colpo si
“liberò”… credendo al miracolo! E da allora, ogni giorno,
dopo mangiato, la Schneider si presentava puntualmente
per prendere la “medicina”! Terminate le riprese del film e
giunti ai saluti, Romy chiese a Paolo se poteva farle avere
in Austria una cassa del prezioso nettare. Di fronte a tale
richiesta, Paolo sentì la necessità di rivelarle la verità: era
solo vino e gassosa! La Schneider, colpita da tanta sincerità,
lo salutò con un bacio e gli fece pervenire dal suo Paese
natìo un’anitra in terracotta con una sua foto, con la seguente
dedica: “A Paolo, il miglior Chef del mondo”.
E proprio in quell’anno arriva la svolta: Paolo varca l’oceano
e vola a Mount Pleasant negli States, dove incontra - tra gli
altri - la sorella di Francis Ford Coppola, che lo presenta
al fratello, appassionato di cucina italiana. Ed è proprio
Coppola a portarselo con sé quando, per girare “Il Padrino”,
deve recarsi a Hollywood. Qui Paolo entra in un “frullatore
di conoscenze” e si ritrova a cucinare per veri e propri
“mostri sacri”, quali Marlon Brando, Al Pacino, Tony Curtis,
Kirk Douglas, Yul Brinner, Robert De Niro, Dean Martin,
Elizabeth Taylor e Richard Burton - ph Rino Barillari
Claudia Cardinale - ph Rino Barillari
Brigitte Bardot e Gunter Sachs Von Opel in Via Condotti - ph Rino Barillari
Louis Armstrong, Sylvester Stallone, Peter Ustinov, Rod
Steiger, Charlton Heston e Gregory Peck, i quali lo chiamano
presso le loro favolose residenze in occasioni importanti per
preparare i piatti tipici della cucina italiana “povera”. Lo
soprannominano “l’Angelo custode”: è il trionfo assoluto!
Nel 1972 apre a Roma il ristorante “Il Ciak”, a Trastevere, che
rapidamente diviene il punto d’incontro obbligato del jetset cinematografico italiano e internazionale e dove la sera
sono “di casa” Fellini, Sordi, Mastroianni, De Sica, il Principe
dè Curtis (Totò), la Pampanini, la Mangano, Lucia Bosè e
tanti, tanti altri. Ma la passione per il cinema è ancora forte:
interpreta Giuseppe Verdi nella serie televisiva omonima per
la TV svizzera, Lech Walesa in una co-produzione italopolacca e Giuseppe Garibaldi, il personaggio cui rimarrà
legato per tutta la vita. Non contento di tutto ciò, vince
anche il Campionato Mondiale dei Cuochi a Hong Kong,
portando l’Italia al vertice della gastronoma mondiale.
Fino al 2000, appena il “Ciak” glielo consente, va e torna
dagli USA, dove la sua fama è ormai consolidata tra i
“grandi”. Cucina spesso a casa di Sinatra, dove incontra le
sue due mogli Ava Gardner e Mia Farrow, casa frequentata
da “alcuni” suoi amici: loro si chiamano John Wayne, Charles
Bronson, Paul Newman, Peter O’Toole e Liza Minnelli! E
qui, nei “big parties”, la preferenza va sempre alla cucina
italiana, che riesce a stregare i palati di Kevin Costner, Henry
Fonda, Burt Lancaster, Andy Garcia, Lee Van Cleef, Michael
Caine, Ernest Borgnine, Stanley Kubrick, George Lucas, Kim
Basinger e non solo. Inutile dire che questa interminabile
serie di attori, registi e cantanti, quando si trova a Roma per
lavoro o per diletto, corre a cercare Paolo.
Nel 2009 lascia la conduzione del “Ciak”, ma non certo gli
impegni gastronomici, che lo vedono anche ambasciatore
della cucina italiana nel mondo, come accaduto nel marzo
2012, quando persino le gelide steppe della Siberia hanno
assistito alle sue “gesta”: a Krasnoyarsk, Paolo viene invitato
dalla direzione della catena di ristoranti russi “Mama Roma”
a partecipare al Festival della Cucina Italiana, per insegnare
a dodici Chef i segreti dei principali piatti della tradizione
italiana, riscuotendo enorme successo mediatico.
Paolo è l’unico cuoco vivente che può vantarsi di avere
cucinato per Gesù, Mosè e il Faraone, Ulisse e la Maga Circe,
Antonio e Cleopatra, Nerone, Attila, Robin Hood, il Conte
Dracula, Zorro, la Principessa Sissi, Sandokan, il Dottor
Zivago, Tarzan, James Bond, Hitler e Mussolini, il Padrino
e continuando fino alla Pantera Rosa, Rambo, Robocop e il
Signore degli Anelli. Insomma, un curriculum da brivido!
Anche oggi, con alle spalle un’esperienza umana e
professionale unica al mondo, Paolo Celli continua a stupire
per la sua grande umanità e semplicità, per il suo sorriso
ingenuo e viene chiamato per incontri televisivi e grandi
eventi gastronomici in qualità di esperto, seguendo sempre il
sogno di quel “bambino” che - lasciato il suo paese - voleva
conquistare il mondo ◆
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Cioccolato...
dolce amaro
A CURA DEL CIRCOLO DEI BUONGUSTAI DI FABIO CAMPOLI
DOLCE MELCIOK
Ingredienti per 6 persone
6 dl di latte fresco
500 g di melanzane nere ovali
500 g di pan di Spagna
150 g di cioccolato fondente
4 tuorli d’uovo
100 g di zucchero
35 g di maizena
1/2 bicchierino di rum
L
a data ufficiale della “scoperta del cacao” è il
30 luglio 1502, quando gli Aztechi, offrirono
a Cristoforo Colombo, nel suo ultimo viaggio
sull’isola di Guanja una tazza di xocolatl.
Ma la pianta di cacao ha origini molto più antiche, condite
di numerose leggende che attribuiscono a questo frutto
origini divine e grandi proprietà. Secondo precise ricerche
botaniche si presume che fosse presente già più di 6000
anni fa nel Rio delle Amazzoni e nell’Orinoco e i primi ad
intuire le virtù nutrizionali di questa pianta furono i Maya,
che cominciarono a coltivarla intorno al 1000 a.C.
Di questo alimento si è fatto svariato uso: prima i Maya e poi
gli Aztechi lo hanno usato come moneta di scambio, di conto
e come unità di misura; gli è stato attribuito valore mistico e
religioso, era infatti associato alla dea della fertilità e impiegato
nelle liturgie e offerto insieme all’incenso come sacrificio.
Come alimento veniva invece consumato come bevanda,
chiamata Xocoatl, spesso aromatizzata con vaniglia o
peperoncino. Una bevanda a base di cacao completamente
diversa nel gusto al cioccolato dei giorni nostri, dall’aspetto
schiumoso, amara e scarsamente gustosa con l’effetto di alleviare
la sensazione di fatica, stimolare le forze fisiche e mentali.
Grazie al navigatore Cortèz il cioccolato arriva in Europa,
precisamente in Spagna, che intuì subito il valore economico
dell’importazione. Per tutto il ‘500 la lavorazione e la
produzione furono esclusivi della Spagna. A partire dal ‘600
il cioccolato comincia a diffondersi nelle altre nazioni. L’Italia
fu il secondo paese a scoprire la bontà dell’esotica bevanda,
prima in Piemonte presso la corte del duca di Savoia, poi
in Toscana e Veneto, mentre al Sud, già dominio spagnolo
l’uso del cioccolato era già diffuso. Nell’arco del secolo il
cioccolato conquista la Francia, l’Inghilterra, la Germania
e l’Olanda, divenendo la bevanda di lusso per eccellenza,
molto gradita nell’ambiente di corte, con un vero e proprio
cerimoniale per la preparazione.
La bontà del cioccolato in tazza, “nettare degli dei” va
riconosciuta ai monaci spagnoli, depositari di una lunga
tradizione di miscele e infusi, ci aggiunsero la vaniglia e lo
zucchero per correggerne la naturale amarezza. Furono loro a
sottolinearne il grande apporto nutrizionale, di gran sostegno
nei periodi di lungo digiuno. Sempre nel corso del XVII secolo
comparvero le prime fabbriche di cioccolato, che subentrano
ai monasteri e ai conventi e venne riconosciuta la professione
di cioccolatiere per concessione di Casa Savoia. Dal cioccolato
da bere si passa poi alla tavoletta solida, anche in questo caso
la lavorazione riflette l’antica tradizione azteca e importata
nella Contea di Modica, allora protettorato spagnolo. Un
procedimento particolare di trituratura dei semi di cacao e
di impasto, rimasta nella sola Modica in Sicilia e diventata
oramai un prodotto tipico della regione. Il primo cioccolatino
da salotto risale alla fine del XVIII secolo, ad opera di Doret
a Torino.
Da questo momento in poi si fanno strada i grandi nomi
del cioccolato con le loro “invenzioni”. Alla fine del 1800
lo Svizzero Daniel Peter, aiutato da un fabbricante di
alimenti per l’infanzia di nome Henri Nestlé, aggiunge al
cioccolato del latte condensato per ottenere il cioccolato al
latte in tavoletta; Rudolph Lindt sviluppa un metodo nuovo
ed originale per raffinare il cioccolato, il cui risultato è il
cioccolato fondente ◆
Preriscaldo il forno a 220 °C, lavo le melanzane, le asciugo
e pratico delle piccole incisioni in senso verticale di due
centimetri circa. Le sistemo su una teglia e le inforno. Poi
lascio cuocere fin quando non risulteranno morbide. Le tolgo
dal forno e le ripongo in una bacinella, che copro con della
pellicola trasparente, in questo modo il vapore che fuoriesce
faciliterà il distacco della pelle.
Una volta fredde, le spello, le passo al robot e raccolgo il
purè ottenuto in una ciotola. Verso mezzo litro di latte in
una pentola e lo porto a bollore, taglio a pezzi il cioccolato
e lo aggiungo quando è bollente, poi unisco anche il purè
di melanzane. Tengo ancora a fuoco bassissimo. Nel
frattempo, batto i tuorli con lo zucchero; quando risulteranno
leggermente montati, aggiungo la maizena. Tolgo dal fuoco
il latte e lo verso delicatamente sulle uova stemperandole,
mescolo bene con una frusta per evitare il formarsi di grumi,
rimetto sul fuoco e faccio sobbollire a fuoco bassissimo per
cinque minuti (meglio ancora sarebbe far cuocere dieci
minuti a bagnomaria). Tolgo la crema dal fuoco e faccio
raffreddare rapidamente. La passo al setaccio fine e la frusto
per renderla liscia. La tengo da parte. Intanto, miscelo il
rum con il latte rimanente e lo metto da parte. Poi taglio
il pan di Spagna in strati sottili, privandolo della crosta e
inizio l’assemblaggio, mettendo sul fondo uno strato di pan
Spagna, bagnato con il latte al rum, farcisco con la crema di
melanzane e cioccolato, realizzando uno strato uniforme di
circa un centimetro. Ripeto, quindi, l’operazione altre due
volte. La servo fredda.
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Street food
Che gusto quando la cucina non è un luogo
ma una tendenza popolare
di Antonella De Santis
Cecina
È
un brutto periodo questo per il cibo di strada a
Roma, vista la recente ordinanza “antibivacco”
del sindaco che ne vieta tout court il consumo
nel centro storico. Incuranti di questi ostacoli cerchiamo di
fare il punto sul meglio dello street food, termine inglese che
riunisce sotto lo stesso tetto l’intero stivale gastronomico, e
non solo quello, se si considera che in tutto il mondo esistono
tradizioni fortissime legate al cibo da consumare fuori dai
luoghi istituzionali, ristoranti o cucine domestiche.
Partiamo proprio da Roma, per gusto di provocazione o
semplicemente... per gusto. A Roma la pizza a taglio è un
imperativo, se è vero che non esiste quartiere (o forse crocevia
di strade) che non abbia almeno una botteguccia, che non
di rado propone anche i supplì di riso, altra miracolosa
Panino di Cristina Bowerman - Romeo
ph aromicreativi.com
produzione romana e poi la pizza bianca con la mortazza
(perdonate lo slang... è la mortadella, ovviamente). Quello
che invece si fatica a trovare, ormai - se si esclude il filettaro
a un passo da Campo de’ Fiori - sono i filetti di baccalà.
Mentre un nuovo classico dello street food romanesco sono
i “trapizzini” triangoli di pizza bianca farciti con le classiche
ricette romanesche: bollito alla picchiapò, trippa, polpette
al sugo, coda alla vaccinara e via discorrendo. Recente
invenzione di Stefano Callegari di 00100 che promuoviamo
a pieno titolo del “classico cibo da strada” per la fedeltà alla
storia culinaria locale pur se in una nuova forma.
Abbiamo iniziato da Roma, perché - lo ammettiamo - siamo
un po’ indisciplinati, e un po’ insediati nella città, ma poi
procediamo zigzagando da nord a sud. Ci piace notare come
ci siano dei punti di accordo in tutta la penisola. Qualche
esempio? I ceci: la farinata ligure, il pane e panelle siciliano
(panino col sesamo “imbottito” con frittelle di farina di ceci),
la cecina toscana, anche nel panino (chiamato, a Livorno,
5 e 5), la panizza di Savona, anche questo un panino
farcito di farina di ceci fritta. Altro cibo che unisce un po’
tutte le regioni d’Italia è il cartoccio di pescetti: dai folpeti
veneziani, polipi lessati e lumachine di mare con aglio e
prezzemolo, alla scapece salentina, pescetti fritti marinati,
non troppo distanti dal saòr veneto. Ah, il veneto... una
volta assaggiati i tramezzini locali continuerete a cercarli
in ogni bar. Mentre a proposito di evasioni gastronomiche:
in stagione, in Puglia, i ricci di mare appena pescati sono
venduto a ogni angolo di strada, con due fette di pane e un
Hamburger di Andrea Fusco - Giuda Ballerino
bicchiere di vino. Non proprio street food: in genere una
sedia e un tavolo “di recupero” si trovano lì per l’occasione,
ma si tratta di punti precari, giusto per appoggiare il vassoio
colmo di ricci (veramente pensate di mangiarne solo uno o
due??).
Passando dal pesce alla carne in Toscana come in Sicilia si
mangia trippa, interiora e i loro parenti stretti, il lampredotto
fiorentino, pani ca’meusa siciliano, ossia budella d’agnellino
farcite con la mollica di pane fritta, arrosticini, la variante
abruzzese montata su spiedini, andando poi a finire al O per’
e o’ muss’ napoletano (zampa e muso lessati e conditi con
limone, sale e pepe). In Umbria invece nel panino si mette la
porchetta e le bombette salentine sono palline di succulenta
carne di maiale ripiene di formaggio.
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Foto di M. Battistelli di prankster.biz - Art: Angelo De Mattia
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Napoli ci riempie di sapori e profumi: la pizza innanzitutto
(a portafoglio, ovvero piegata in 4, oppure no), tutta la
grandissima famiglia dei fritti: pizzelle, pasta cresciuta,
panzarotti (ovvero crocché-crocchette di patate), le frittelle
di pasta, le pall’e riso. Difficile da trovare ormai o bror’e
purpo (brodo di polpo, servito in un bicchiere con qualche
tentacolo, “ranfa”), chissà perché. Curiosando su e giù per
lo stivale un po’ ovunque si trovano pani, pizze & affini:
focaccia di Recco ligure (pizza ripiena di crescenza), piadine
e cassoni romagnoli, sfinciuni e scaccia siciliani, il rustico
salentino (panzerotto di sfoglia con mozzarella, pomodoro e
besciamella), salentini sono le pittule e il panino con pezzetti
di cavallo al sugo, mentre Modena è la patria dello gnocco
fritto, piccolo rombo di sfoglia fritto nello strutto e a Milano
c’è la tradizione della schisetta con la mortadella. Col freddo,
poi, niente di meglio di un cartoccio di caldarroste!
In questo viaggio nella tradizione del “mordi e fuggi”
abbiamo sicuramente dimenticato qualcuno, contiamo
di farne ammenda quanto prima. Probabile che sia stato
storpiato, nella trascrizione, qualche nome. Ci perdonerete,
ma queste sono specialità nascono dalla più verace matrice
popolare, immerse nella tradizione orale, vogliono quindi
essere gustate più che scritte ◆
Millefoglie di Daniele Tamburini da gustare in sala o in terrazza
Via dell’Ente, 27 • 00060 Formello (Roma)
Tel. 06.9089420 • www.linvito.it • [email protected]
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M AGA ZINE
Mela cotogna
L’ibrido della natura
Adatta ai palati più forti se mangiata appena colta dall’albero,
ottima se cotta, la mela cotogna è uno dei frutti più antichi
che da sempre trova il giusto utilizzo in cucina
gourmet
di Violante De Palma
U
n po’ pera e un po’ mela, acidula se mangiata
cruda, dolce e mielosa se cotta, vellutata
esternamente nella sua buccia color oro,
compatta e granulosa nella polpa interna. È la mela cotogna
che nasce da una delle piante da frutto più antiche di sempre,
il cotogno appunto, e si raccoglie tra settembre e ottobre.
È un frutto originario dell’Asia occidentale, esattamente delle
regioni che circondavano il Mar Caspio e la Persia. Le più
antiche coltivazioni risalgono a circa 4.000 anni fa, furono
i Babilonesi i primi a scoprire la bontà della mela cotogna,
li seguirono poi i greci e i Romani e furono questi ultimi a
dedicare il frutto a Venere, la dea dell’amore, dandogli il
nome di pomo dorato. I romani infatti riconobbero nella
mela cotogna delle proprietà benefiche coadiuvanti della
fecondità e della fertilità, non a caso il sidro - bevanda
ottenuta dalla fermentazione del succo di mela cotogna, dal
sapore dolce con un retrogusto leggermente acidulo - era
presente in tutti i banchetti di nozze proprio come simbolo di
buon auspicio. L’origine delle prime coltivazioni del cotogno
e il relativo utilizzo dei suoi frutti si perde nella notte dei
tempi ma è certo che da subito rappresentò uno dei frutti
più consumati nell’antichità soprattutto previa cottura, basti
pensare alla cotognata la confettura realizzata con le mele
cotogne. Le mele, sbucciate e private dei semi, venivano fatte
cuocere per ore fino a completo sfaldamento della polpa, il
composto veniva poi trasferito in stampi di terracotta dove
si conservava per lunghissimi periodi. La cucina medievale
è ricca di preparazioni a base di mela cotogna, e proprio
a questo periodo risalgono i ritrovamenti di stampi degli
stampi di terracotta dove veniva conservata la composta.
La mela cotogna, nella sua forma strana e originale si
presenta veramente per ciò che realmente è: un ibrido.
Esternamente appare come una mela dorata dalla forma
irregolare, la superficie è cosparsa di una lieve peluria che
scomparirà solo a maturazione terminata. All’interno, sia
per la consistenza che per il colore della polpa e per la
granulosità ricorda molto una pera. Sarà poi la prova finale
dell’assaggio, a sovvertire ogni pronostico, perché la mela
cotogna nonostante tutto non assomiglia proprio a nessuno
altro frutto, se non a sé stessa. Anche se raccolta e mangiata
matura è accettabile, dà il meglio di sé solo se cucinata e
può essere veramente deludente addentarla appena colta
dall’albero, perché dalla polpa dura - addirittura legnosa se
mangiata non perfettamente matura - non riusciranno ad
emergere le note dolci e mielose che solo la cottura può
assicurare. Ma vediamo come.
Se è vero che le cose più buone spesso sono anche le più
semplici, parlando di mela cotogna non si può non partire
dai fruttini, golosi cubi di cotognata, la tipica composta a
base di mele cotogne appunto, che viene tagliata a cubi
e poi ricoperta da un leggero strato di zucchero. Per chi
è nato qualche anno fa questi dolcetti rappresentano un
dolcissimo ricordo d’infanzia, quando le caramelle erano
pressoché sconosciute e tutte le mamme erano solite
prepararne in grandi quantità. La mela cotogna ha infatti una
caratteristica che la rende utile in molte preparazioni infatti
questo frutto contiene pectina in grandi quantità, necessaria
per addensare marmellate, composte e tutto ciò a base di
frutta che deve compattarsi nella fase successiva la cottura.
Ma dalla mela cotogna non si ottiene solo la cotognata - che
certamente rimane una delle sue preparazioni principali
nonché una delle migliori salse di accompagnamento per
formaggi e carni, soprattutto la selvaggina - , nel Nord Italia
per esempio viene aggiunta nella mostarda che diventa
appunto mostarda cotognata. Questi frutti sono ottimi
anche per aromatizzare bevande alcoliche, infatti grazie
al processo di fermentazione sono spesso utilizzati per
realizzare liquori e distillati come la grappa. La bontà e la
versatilità di questa mela sono note e apprezzate anche nel
resto del mondo, come per esempio nel nordafrica dove
il classico Tajine - lo stufato di carne e verdure cotto nella
pentola da cui prende il nome - viene impreziosito da una
nota agrodolce grazie all’aggiunta di pezzi di mela cotogna,
e ancora la cucina orientale in cui questo frutto viene
aggiunto a preparazioni agrodolci a base di agnello oppure
ridotto in purea con spezie e peperoncino ◆
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Dal bicchiere al piatto
Chef stellati e sommelier di tutto il mondo realizzano un menu
a partire dal vino: il celebre Gewürztraminer di Cantina Tramin
di Donatella Codonesu
Ristorante Nahm di Bangkok
D
all’Alto Adige a Tokyo, passando per
New York, Bangkok e la Danimarca, il
Gewürztraminer prodotto da Tramin da
vino per intenditori è diventato una delle etichette cult. Tanto
che una decina di celeberrimi chef, affiancati da altrettanti
sommelier, ne hanno fatto la base d’ispirazione per un piatto
da proporre in abbinamento.
Con questa geografia di partenza le ricette sono le più
disparate: al Ristorante del Relais & Châteaux Rosa Alpina
di San Cassiano, lo chef Norbert Niederkofler e il sommelier
Chris Rainer giocano in casa, proponendo dei succulenti
fegatini di pollo. A Le Calandre (Sarmeola di Rubano/Padova)
Massimiliano Alajmo e Angelo Sabbadin avvicinano al vino
un delicato risotto allo zafferano e liquirizia per esaltarne
gli aromi, mentre in Germania, al Landhaus Stricker di Sylt,
Holger Bodendorf e Nils Hoyer ne fanno l’accompagnamento
per la spalla di maiale con i finferli. Se fin qui il gioco vinocibo sfrutta i sapori del territorio d’origine o comunque della
stessa area geografica, è quando ci si avventura su altre
latitudini che questa etichetta stupisce davvero, svelando
l’infinita gamma della sue insospettabili potenzialità.
Dal creativo ‘Sashimi Tramin’ proposto a New York dal
sommelier Kevin O`Rourke e dallo chef Masaharu Morimoto
nell’omonimo ristorante, agli Scampi con insalata di arance
e finocchio dell’Acqua Pazza Restaurant di Tokyo (chef
Yashimi Hidaka, sommelier Kazumasa Takihara), passando
per le Capesante saltate con cipollotti freschi presentate
dall’australiano David Thompson, ormai devoto alla cucina
thai nel suo Ristorante Nahm di Bangkok: piatti fantasiosi
che preludono ad un’esperienza gustativa a tutto tondo,
complessa e sofisticata, amplificata dalle note aromatiche
del vino. Parola di chef.
Questa fantastica galleria di ricette viene oggi generosamente
messa a disposizione sul sito della Cantina Tramin, dove
i creativi raccontano il perché della loro scelta ai fornelli.
“È molto raro imbattersi in un vino con tale personalità,
il Gewürztraminer Nussbaumer è un vero e proprio
caleidoscopio di profumi: note di rosa, mango, lytchi, miele
e arancia” spiega Massimiliano Alajmo, 3 stelle per Le
Calandre, che abbina al vino un risotto allo zafferano con un
tocco di liquirizia.
Yashimi Hidaka, nella lontanissima Tokyo, ne apprezza “gli
aromi di lychee, arancio e chiodi di garofano” che bilanciano
perfettamente quelli esalati dal piatto di crostacei in
abbinamento. A New York, Masaharu Morimoto condivide
il parere, tanto da creare un “Sashimi Tramin, con una
speciale gamma di frutti di mare, che incorpora sapori che
più acutamente completano quelle del vino”. E l’entusiasta
Aaron von Roccia, sommelier del ristorante Lincoln, sempre
a New York, apprezza questo vino perché “quando la scelta
è difficile, spesso il Gewürztraminer è la soluzione. Piatti
davvero particolari come terrine, crostacei, pesce affumicato
e formaggi hanno aromi che entrano in perfetta armonia con
il Nussbaumer Tramin”.
Se le molte doti di questo vitigno altoatesino lo rendono
assolutamente versatile, le etichette di Cantina Tramin
aggiungono a questo assioma una personalità riconosciuta,
sinonimo innanzitutto di qualità. Eleganza, freschezza, note
intense e profonde, in cui i minerali bilanciano i profumi:
cannella, frutta tropicale e chiodi di garofano.
L’idilliaca cittadina di Termeno - circa 3.000 abitanti sulla
sponda meridionale del lago di Caldano - è sinonimo di
Gewürztraminer, che da essa prende il nome (in tedesco
“Tramin”). Il vitigno è il Traminer, uno dei più antichi al
mondo, geneticamente antenato di alcune importanti varietà:
Cabernet Sauvignon, Sauvignon blanc e Pinot discendono
da lui. Predilige un terreno caldo, calcareo e argilloso, e le
sue qualità derivano dal clima alpino mediterraneo: caldo e
soleggiato durante il giorno, fresco durante la notte, così che
possano svilupparsi una freschezza fruttata e i suoi aromi
inconfondibili. La Cantina Tramin ne offre due declinazioni,
il Classico e la pluripremiata selezione Nussbaumer. Oltre
alla vendemmia tardiva, il favoloso Terminum, caratterizzato
da corposità e perfetto equilibrio tra residuo zuccherino,
acidità e grado alcolico.
Per completare il percorso di conoscenza visitate la
cantina, un interessante esempio di sofisticata architettura
contemporanea del settore, inserito tra i vigneti con lo
sguardo rivolto alla vallata. E al futuro ◆
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“Raramente abbiamo assaggiato un vino
con una così grande personalità”
Chef Massimiliano Alajmo
Sommelier Angelo Sabbadin
Ristorante Le Calandre
Sarmeola di Rubano/Padova
Le Calandre
RISOTTO ALLO ZAFFERANO
E POLVERE DI LIQUIRIZIA
Ricetta per 4 persone
200 ml di brodo di pollo
4 bustine di polvere di zafferano
Fate sciogliere lo zafferano nel brodo
e lasciate bollire fino a ridurre di due terzi
2 litri di brodo di pollo
320 g di riso carnaroli
80 g di parmigiano grattugiato
70 g di vino bianco secco
60 g di burro
50 g di riduzione allo zafferano
15 g di cipolla tritata
12 ml di olio extra vergine di oliva
5 ml di succo di limone
4 g di polvere di liquirizia
Un paio di pistilli di zafferano
Una presa di sale
Una presa di zucchero
Risotto allo zafferano e polvere di liquirizia
Saltate il riso in una padella capiente con l’olio e la cipolla;
unite il vino bianco e lasciate che il riso lo assorbisca,
mescolando spesso. Aggiungete il sale ai pistilli di zafferano,
unite 30 ml di riduzione allo zafferano e successivamente il
brodo, un mestolo alla volta. Una volta cotto il riso, levatelo
dal fuoco e unitevi burro, parmigiano e succo di limone
mescolando bene. Finite di mantecare con una piccola
quantità di brodo e servite un piatto largo, lasciando che
il risotto si distribuisca sulla superficie. Spolverizzate con
la polvere di liquirizia e decorate con qualche goccia e
spennellata di riduzione allo zafferano.
...DA 90 ANNI LA TRADIZIONE DELLA CUCINA ROMANA
NEL CUORE DEI PARIOLI...
Celestina ai Parioli, il più antico ristorante nel cuore
dei Parioli, propone ogni settimana grandi serate di
degustazione per i propri ospiti. Sono momenti particolari
a tema, per proporre ai clienti percorsi eno-gastronomici
che valorizzano le eccellenze regionali, accompagnati
da una selezione di vini delle migliori cantine e birre
artigianali.
Queste serate offrono anche momenti di incontro tra i
nuovi proprietari e gli ospiti, che hanno così l’opportunità
di conoscerli meglio.
Viale Parioli, 184 • tel. 068078242 - 068079505
www.ristorantecelestina.it
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wine
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M AGA ZINE
IL PRIMO AMARONE
NON SI SCORDA MAI
Breve viaggio in Valpolicella
alla scoperta di uno dei Re dei vini italiani
di Monia Innocenti
L’
Amarone è sicuramente uno dei
grandi vini rossi del nostro Paese.
Prodotto esclusivamente nella zona
della Valpolicella, provincia di Verona, è una DOCG.
Apprezzatissimo anche all’estero, le bottiglie di Amarone
possono raggiungere costi da record soprattutto se di annate
eccezionali come 2008, 2006, 1998, 1997, 1995, 1990, 1988
e 1983.
Il nome Amarone deriva da “amaro” per distinguerlo dal
dolce del Recioto della Valpolicella da cui ebbe origine: nel
1936, il capo Cantina Sociale Valpolicella Adelino Lucchese,
grazie al ritrovamento di una botte di recioto dimenticata
in cantina, spillandolo dal fusto di fermentazione, esclamò
entusiasta: ‘Questo non è un Amaro, è un Amarone!’.
San Ciriaco
Cantina Oseleta
Vecchie annate Amarone
Appassimento
Il prezioso nettare ha una preparazione lunga, con una
vendemmia tardiva a metà ottobre in cui vengono selezionati
con grande scrupolo i migliori grappoli fatti poi appassire per
almeno tre mesi. L’azienda di Romano Dal Forno, storico
produttore di Amarone con un 2006 eccezionale, utilizza ad
esempio solo vitigni con più di dieci anni di vita.
L’Amarone è un vino di lungo affinamento (due/tre anni circa):
l’azienda Bertani (da provare l’annata 2009) utilizza grandi
botti di rovere per portare il vino al raggiungimento di un
equilibrio in grado di conservare le doti organolettiche per
decenni. L’Amarone si mantiene infatti in modo magistrale:
Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola, confida che
le migliori annate da loro conservate sono per “testimoniare
la sorprendente capacità di evolvere ed invecchiare
dell’Amarone”. Siamo certi che la riserva 2008 ne fa parte.
Qualche consiglio per la giusta conservazione: no agli
sbalzi di temperatura ed esposizioni dirette alla luce.
Eventualmente coprite le bottiglie con un panno spesso
o mettetele in scatole di legno. L’inclinazione deve
permettere che il vino sia a contatto con il sughero del
tappo, per non farlo mai seccare e quindi evitare aria
all’interno della bottiglia. Per una degustazione come
questo grande vino merita invece, aprite la bottiglia due o
tre ore prima e usate bicchieri ampi ed alti per favorire il
processo di ossigenazione. Per l’abbinamento? La famiglia
Allegrini (anche in questo caso evidenziamo l’annata 2009)
suggerisce piatti a base di selvaggina, carne alla brace,
brasati e formaggi di lunga stagionatura ◆
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M AGA ZINE
Monica Marioni
PAROLE,
NUMERI
E MISTERI
Non piangere! Ci stanno guardando! (details)
2012, tecnica mista su alluminio, 150x100cm
di Stefano De Angelis
MONICA MARONI
BETWEEN REBUS
AND ELOISE
P
rendendo il tempo come suo unico
battitore Monica Marioni ha una storia
artistica relativamente breve, ma al
contempo emotivamente intensissima. E questo perché la
sua storia personale è stata altrettanto energica e penetrante.
Sul palcoscenico dell’arte contemporanea è salita solo da
qualche anno, questo è vero, ma da subito ha vissuto in totale
simbiosi con la sua arte: “Io sono la mia arte. Io sono la mia vita.
Le due cose viaggiano assieme inevitabilmente. Questo avviene
a maggior ragione per un’artista come la sottoscritta, che
raramente rappresenta temi sociali o di attualità bensì descrive
e narra dell’intimità dell’animo umano. In più non mi dedico
ad altre attività oltre l’arte, quindi la compenetrazione è totale”.
Nata a Treviso nel 1972, Monica ha incominciato ad esporre
nel 2005 in Italia per poi non fermarsi più, estero compreso.
Trasforma tutto quello che la circonda in un appunto da
annotare per la sua ricerca artistica, certa che prima o poi
le servirà. I suoi occhi sono come artigli, dolci tanto da
spiazzarti, ma pur sempre artigli che si piantano con rabbia
e voracità su ogni passaggio di vita che accompagna la sua
esistenza. Da tutto questo scaturiscono opere cariche di
suggestioni, percorsi che segnano - eccome - anche chi si
ferma a guardarle.
Oggi Monica Marioni è in uno di quei momenti critici e
decisivi del percorso pubblico e privato che ciclicamente
travolge gli artisti. Da una parte Rebus, il progetto espositivo
Bitch! (detail ‘her’), 2012, tecnica mista su periodico ‘Corrente’, 50x35.5 cm
itinerante a cura di Ivan Quaroni promosso da Link Art
International, che dal 5 al 31 marzo fa tappa (l’ultima?) a
Milano presso il Museo Fondazione Luciana Matalon con
una quindicina di opere uniche a raffigurare principalmente
nudi, immagini a figura intera, volti. Dall’altra il work in
progress “Eloise”, progetto che esprime gli scuri e gli squarci
che nascono solo da determinati vissuti, una delle espressioni
nere sottese e laceranti del nostro tempo.
Rebus è un viaggio nel labirinto geniale e ammaliante di
un’artista capace di esprimersi con ogni mezzo espressivo,
ma che è già oltre lo stesso progetto nello stesso momento
in cui ci lavora.
Ma Rebus che cosa significa?
È il punto d’arrivo di una evoluzione del tratto pittorico sul
materico in stile “affresco” al quale lavoro da diversi anni,
allo scopo di dare la giusta forma alla storia che narra, quella
di una donna che subisce l’abbandono, e di come attraverso
situazioni e incontri diversi possa ritrovare la consapevolezza
che non sarà mai sola, poiché avrà sempre se stessa.
Alcuni tuoi quadri contengono parole. In che misura le
parole ti aiutano nel tuo dipingere e nel comunicare
Parole e soprattutto numeri sono fondamentali seppur molto
spesso nascosti o “criptati”. Sono frammenti che conducono
al percorso di interpretazione e comprensione dell’opera; in
questo progetto in particolare la loro presenza è assimilabile
Rebus - tecnica mista su tela - 43x62 cm - 2012
alla funzione che possono avere nei classici rebus enigmistici,
ma più che comporre parole in unione con le immagini,
testimoniano il legame al mondo reale delle opere, che spesso
appaiono invece un po’ oniriche e surreali nei contenuti grafici.
Eloise è il titolo del tuo prossimo progetto. Fortemente
autobiografico. Perché senti il bisogno di comunicare
qualcosa di profondamente privato all’esterno?
Eloise è un avatar, una sorta di eroina-alter ego che si
fa protagonista della narrazione di quello che in termini
scientifici è definito il DOC, Disturbo Ossessivo Compulsivo,
di cui lei stessa soffre. Eloise è una personalità complessa
che viene descritta attraverso un diario di immagini che
scorrono narrando la vita, la giornata, le ore di Eloise, i
suoi stati d’animo, le sue interazioni... Questo diario esiste
realmente ed è visitabile da chiunque abbia un accesso
Facebook all’indirizzo www.facebook.com/EloiseBlackdog.
Lo scopo di Eloise è duplice: da un lato si pone come operastrumento, utile a far prendere coscienza al pubblico di
cosa sia il DOC; dall’altro indaga le dinamiche relazionali
proprie del mondo social, considerando che l’intero progetto
è anche esito della continua interazione con il pubblico che
segue i miei profili Facebook. In questo senso EloiseBlackdog
rappresenterà, nella sua forma compiuta di installazione, le
nevrosi dell’individuo contemporaneo nei contenuti, nonché
la caducità e ibridazione dell’immagine al tempo dei social,
nell’estetica ◆
The Fondazione Luciana Matalon Museum is pleased to
host the fourth stop of REBUS, Monica Marioni’s travelling
exhibition curated by Ivan Quaroni and promoted by Art Link
International which is taking place from 5th to 31st March.
Following Rome, Como and Lugano, in Milan the artist will
present around fifteen unique works of art which mostly
depict nudes, full figures and faces.
REBUS presents a trip through the ingenious, crazy labyrinth
of an artist capable of expressing herself using every artistic
medium, but she is already thinking beyond the project
on which she is working. Monica explains: “Rebus is the
culmination of an evolution of the pictorial stroke on material
in a ‘fresco’ style which I have worked with for several years,
with the aim of giving the right shape to the story it’s telling,
that of a woman suffering abandonment, and how through
different situations and different meetings she can rediscover
the knowledge that she will never be alone as she will always
have herself”. Part of the new heavily biographical project
‘Eloise’ is born from the remains of REBUS, in which Monica
Marioni exposes part of her soul, starting from the Internet,
“Eloise is an avatar, a sort of heroine alter ego who becomes
the protagonist of the narration of what is known as OCD
in scientific terms or Obsessive Compulsive Disorder, which
she herself suffers from. Eloise is a complex personality who
is described through a diary of flowing images which narrate
Eloise’s life, her day, her hours, her state of mind and her
interactions… a real diary which can be visited by anyone
with Facebook access at the following address: https://
www.facebook.com/EloiseBlackdog. Eloise is in fact also the
outcome of the continuous interaction with the public who
follow my Facebook profiles”.
art
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M AGA ZINE
M AGA ZINE
art
Donna seduta 150x150 tecnica mista 2013
Standing man 140x200 2013
L
Ginger 60x60 2012
Tu non sarai più che sabbia,
erba, polvere, o goccia d’acqua...
di Maria Laura Perilli
e opere di Gabriela Bodin rappresentano
soggetti caratterizzati da una pennellata
ad effetto mimetico. La non identificabilità
delle figure è una peculiarità delle sue opere. Questa
tendenza al ‘non finito’, a non voler definire i contorni trova
contemporanea accentuazione ed argine nei fondi scuri
che sembrano assolvere alla funzione di assorbimento del
processo di smaterializzazione. L’indecisione del soggetto
a trovare una posizione stabile, di equilibrio tra finitezza e
non, vuole quasi denunciare l’instabilità, l’indeterminatezza
dell’odierno vivere liquido. Così facendo la Bodin pone
l’accento sulle inquietudini, sulle insicurezze e le angosce
dei suoi soggetti. L’introspezione psicologica mira a
privilegiare nella rappresentazione, più che le figure, la
celata insicurezza delle loro anime. L’elaborazione tecnica
della Bodin é fortemente emotiva; la materia del suo
rappresentato é densa, palpabile, prepotentemente fisica e
duttile all’uso deciso della spatolatura, che accentua sottili
contrasti volumetrici. È una tecnica colta che partendo dalla
conoscenza di maestri come Lucien Freud ed in particolare,
per i richiami al disfacimento fisico, al maestro assoluto,
Francis Bacon, arriva ad affiancare nell’attuale panorama
del realismo contemporaneo, artisti quali la Jane Saville.
Una tecnica, quella della Bodin, che se nelle figure umane
riesce, con il linguaggio del disfacimento, a sottolineare
malinconia e sofferti dolori di un passato non cancellabile,
esalta, nel contempo, con efficacia semplice soggetti come
animali e nature morte sovente incanalate da una congerie
di artisti, in banali visioni di genere. La tendenza della
Bodin alla diluizione, alla scomparsa graduale della figura
a favore dell’immaterialità dell’inconscio, all’essere in bilico
tra strutturazione e destrutturazione, é preludio a quanto
scritto da Deleuze e riportato da Lorenza Trucchi per Francis
Bacon: ‘tu non sarai più che sabbia, erba, polvere o goccia
d’acqua...’. Tutto ciò a dimostrare come la distruzione possa
divenire parte essenziale di un processo creativo ◆
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M AGA ZINE
M AGA ZINE
MOSTRA DELL’ ’ABITARE
22-30 MARZO 2014
Botteghiamo 2014:
prestigiosi appuntamenti
e insoliti percorsi di primavera
L’iniziativa torna in scena a Marzo
con un doppio appuntamento:
esposizione di prestigio a Palazzo
Farnese e gemellaggio
con la Maratona di Roma
U
na primavera ricca di colori e novità per
tutti gli ambienti della casa. Dal 22 al 30
marzo 2014 torna alla Nuova Fiera di Roma
l’appuntamento con Casaidea, la Mostra dell’Abitare per
pubblico e professionisti del settore, organizzata da MOA
Società Cooperativa. Dal bagno alla cucina, dal salotto alla
zona notte: nei 4 padiglioni dedicati all’arredo e design
i visitatori di Casaidea, giunta quest’anno alla sua 40a
edizione, potranno intraprendere un percorso ideale tra i vari
ambienti della casa. “Soluzioni d’arredo per tutti i gusti, dal
classico al moderno, - sottolinea Massimo Prete, presidente
di MOA Società Cooperativa - sempre all’insegna di alta
qualità. Casaidea è una mostra di rilevanza nazionale che
accoglie espositori e mobilieri delle diverse regioni d’Italia.
Tutte le aziende, altamente qualificate e specializzate,
offrono una serie di servizi a valore aggiunto che vanno
dalla progettazione all’assistenza tecnica, dal montaggio alla
garanzia. Servizi sempre più richiesti e apprezzati dall’utente
finale”. Forte dei suoi oltre 100mila visitatori all’anno,
Casaidea rimane all’avanguardia nell’intercettare le ultime
tendenze di mercato ◆
di Valentina Ughi
A
rtigianato, tradizione ed eccellenza del
Made in Italy caratterizzano l’avvio del
nuovo anno di Botteghiamo, progetto
ideato da abcproject e promosso da Cna di Roma Città
Storica e Associazione Botteghe Storiche per evidenziare
la sapienza dei maestri artigiani e la riscoperta degli antichi
mestieri, avvicinando soprattutto i giovani che con le loro
modalità innovative sapranno mantenere vivi mestieri che
stanno scomparendo. Tutto questo partendo dal centro
storico della capitale ospitando preziosi artigiani.
Eleganti ed originali appuntamenti, infatti, coinvolgeranno
cittadini e turisti affascinati dai nostri Artigiani e dall’eccellenza
del Made in Italy.
Il 7 marzo, in occasione della Giornata Mondiale della
Donna presso la sede dell’Ambasciata di Francia in Italia,
un’esposizione d’eccellenza organizzata insieme a Rome
Accueille e inaugurata dall’Ambasciatore e dalla sua
consorte in un luogo storico e di grande prestigio come
il salone d’Ercole di Palazzo Farnese; “Mestieri d’arte,
Mestieri di Gusto”, protagoniste le Donne Artigiane, che
mostreranno e racconteranno il loro “prezioso” lavoro e
la passione che le distingue. Un vero peccato perderla!
Dal 20 al 23 marzo l’originale gemellaggio con la Maratona
di Roma, la più importante manifestazione sportiva della
capitale dove i protagonisti dell’iniziativa Botteghiamo
saranno presenti in uno spazio riservato all’interno del
Marathon Village - Palaexpo e successivamente al Circo
Massimo, ad attendere l’arrivo degli atleti. Sarà un Momento
di dialogo e conoscenza con i partecipanti italiani e stranieri
che vivranno l’evento.
Ad arricchire la maratona i Tour di Botteghiamo: insoliti
percorsi alla scoperta dell’eccellenza artigianale che
contraddistingue i Rioni Ponte, Parione e Regola. Tra vicoli,
strade e piazze del centro storico i partecipanti potranno
ascoltare gli aneddoti narrati dall’esperta guida e ricevere il
Kit di Botteghiamo (Mappa e Guida illustrata Botteghiamo).
Work in progress gli appuntamenti di giugno settembre e
dicembre che vedranno iniziative sempre piu coinvolgenti.
Botteghiamo allora e... passaparola! ◆
Info: www.botteghiamo.it - facebook.com/botteghiamo
[email protected] - [email protected]
Massimo Prete, presidente di MOA Società Cooperativa
www.casaidea.com
media partner
what’s on what’s on what’s on wh
firenze
L’ARCOBALENO DI PROFILO
Bulthaup flagshipstore, fino al 24 febbraio
Chi ha mai visto l’arcobaleno di profilo? L’occasione per scoprirlo è questa
mostra di Danilo Premoli, architetto e designer ospitata nell’elegante
showroom di Bulthaup, una delle più note aziende tedesche di sistemi di
cucina nel punto vendita di via Locatelli/angolo via Fabio Filzi. La mostra
presenta una selezione di pezzi dalle esposizioni di due decenni di lavoro
di Premoli e alcune nuove opere come questa dal titolo emblematico ‘Anno
vissuto pericolosamente Gennaio - Febbraio - Marzo’. L’elenco completo delle
mostre e la raccolta degli scritti critici è consultabile sul sito dell’autore.
www.dpremoli.appspot.com
CASA CASTIGLIONI
Fondazione Achille Castiglioni, fino al 22 febbraio
L’esposizione racconta, attraverso un allestimento semplice, dinamico, interattivo,
alcuni dei progetti dei fratelli Castiglioni che hanno fatto la storia del design italiano
insieme a oggetti anonimi di ieri e di oggi. Lo spazio, allestito come un vero e proprio
alloggio abitativo, viene vissuto perché ogni oggetto ha un posto preciso, progettato per
una specifica funzione. La mostra-esposizione, curata da Giovanna Castiglioni e Marco
Manzini, li ha visti singolari attori della performance che ha animato ‘Casa Castiglioni’
durante l’open day dello scorso 20 novembre. Insieme alle opere dei Castiglioni la mostra/
esposizione ospita gli oggetti di alcune delle massime aziende italiane del made in Italy:
Alessi, Brionvega, De Padova, Flos e Relco Group. In piazza Castello 27, sede della
Fondazione, sono inoltre in vendita alcuni oggetti progettati dai fratelli Castiglioni e in
alcuni casi rieditati dalla Fondazione nel corso del 2013.
www.fondazioneachillecastiglioni.it
Warhol. Dalla collezione Peter Brant
Palazzo Reale, fino al 9 marzo
Dopo l’interessante mostra al Museo del ‘900 torna una nuova monografica sulla
provocante arte di Warhol, con le opere della collezione Brant. La Pop Art di
Warhol fu una delle icone principali che accompagnarono il boom economico,
e le sue più famose opere da Marilyn Monroe a Mao Tse-Tung passando per Che
Guevara, ne divennero il simbolo. Una nuova occasione, proposta da Milano4you,
dinamica agenzia milanese specializzata in visite guidate cui fa capo Mariagrazia
Polo, che invita gli amanti dell’arte il 6 febbraio alle ore 18.30 (durata 1h15minuti)
per accostarsi a Warhol e alle sue grandi e variopinte opere.
Costo 18 € a persona. Prenotare a: [email protected]
Buy Wine
Fortezza da Basso, dal 15 al 17 febbraio
Grandi Brand e Dop emergenti in anteprima a Firenze. Tutti i
vini di Toscana riuniti in un unico evento: un appuntamento
internazionale che ha come protagonista assoluto il vino della
regione. Si tratta di un vero e proprio workshop, giunto alla
quarta edizione, volto a favorire l’incontro di 280 produttori
toscani e 250 buyer da tutto il mondo. Circa 70 i buyer che
arrivano dai mercati storici come l’America del Nord e il
Regno Unito, ma anche operatori dai paesi scandinavi, dal
Benelux, dal Giappone e dai BRIC. E dai mercati nuovi come
il Sudafrica, l’Australia, l’Albania o la Georgia. «L’obiettivo spiega Silvia Burzagli, vice-direttore di Toscana Promozione
- è quello di consolidare e far crescere le nostre quote di
mercato là dove siamo più forti e penetrare le nuove aree
che, in questi anni, si stanno affacciando al mondo del vino
sia come competitor, ma anche come potenziali clienti».
Le anteprime in programma alla Fortezza da Basso sono
organizzate dai seguenti consorzi: Carmignano, Bolgheri,
Terratico di Bibbona, Elba, Val di Cornia, Montecucco,
Morellino di Scansano, Cortona, Chianti Colli senesi, Chianti
Colli Fiorentini, Chianti Rufina e Chianti. Sarà quindi la
volta dei consorzi toscani più blasonati: Vino Nobile di
Montepulciano, Vernaccia di San Gimignano, Chianti Classico
e Brunello di Montalcino.
www.toscanapromozione.it
VASSILY KANDINSKY
La collezione del Centre Pompidou
Palazzo Reale, fino a 27 aprile
La mostra, inaugurata lo scorso 17 dicembre, racconta il viaggio artistico e spirituale
di uno dei pionieri della arte astratta. Promossa e prodotta dall’Assessorato alla
Cultura del Comune di Milano, Palazzo Reale, il Centre Pompidou di Parigi, 24 ORE
Cultura – Gruppo 24 ORE e Arthemisia Group, l’esposizione è curata da Angela
Lampe, storica dell’arte nonché curatrice e conservatrice del Centre Pompidou di
Parigi. Grande retrospettiva monografica che presenta oltre 80 opere fondamentali
dell’arte di Kandinsky in ordine cronologico, è organizzata secondo un criterio
cronologico in quattro sezioni, che si sviluppano lungo otto sale seguendo i periodi
principali della vita di Kandinsky, dagli esordi in Germania agli anni in Russia e in
Francia poi.
www.kandinskymilano.it
milano
ARTESELLA
The Contemporary Mountain
trento
Borgo Valsugana (TN)
Non è una mostra, non è un museo, ma dal 1986, i boschi
e i prati della Val di Sella, nel comune di Borgo Valsugana,
sono teatro di una delle più affascinanti manifestazioni di
arte contemporanea dei nostri tempi: uno spazio in cui
le opere d’arte vengono apprezzate non solo per il loro
essere, ma anche per il loro trasformarsi, testimoniando
il rapporto che gli artisti hanno con la natura, fonte e
sorgente d’ispirazione e stimoli. Sassi, foglie, rami, tronchi
formano opere tridimensionali che gli artisti seguono nel
loro divenire nel ciclo naturale della vita.
www.artesella.it
what’s on what’s on what’s on wh
ANNI 70. ARTE A ROMA
Palazzo delle Esposizioni, fino al 2 marzo
Circa 200 opere raccontano gli intrecci, le sperimentazioni, le diverse culture visive
che caratterizzarono Roma negli anni Settanta. Generalmente identificato per i
conflitti che lo caratterizzarono, per le arti visive quel periodo fu estremamente
fertile e costruttivo. Associazioni culturali, gallerie, personalità artistiche e
intellettuali svolsero un ruolo fondamentale nel promuovere e accogliere l’arte
contemporanea italiana e internazionale trasformando Roma in punto di riferimento.
Gli artisti la scelsero come residenza, come teatro di ricerche, creando opere che
oggi costituiscono il filo conduttore di una mostra densa, che documenta dall’Arte
Povera, all’Arte Concettuale, dall’Anarchitecture all’arte come partecipazione
collettiva, dalla Narrative Art alla Transavanguardia.
www.palazzoesposizioni.it
ARTE FRANCESE A ROMA
Gemme dell’Impressionismo
Museo dell’Ara Pacis, fino al 23 febbraio
Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti.
La collezione Netter
Museo Palazzo Cipolla, fino al 6 aprile
Collezioni, collezionisti, mercanti d’arte e appassionati con il fiuto per gli affari
e l’amore per il bello sono al centro delle mostre della stagione invernale. Al
Museo dell’Ara Pacis, impressionisti e post-impressionisti raccolti con amore e
passione da Ailsa Mellon Bruce e dal fratello Paul Mellon e donati alla National
Gallery di Washington, mentre a Museo Palazzo Cipolla, gli artisti maledetti
dell’école de Paris raccolti e selezionati dall’occhio acuto del rappresentante
di commercio Jonas Netter. E così, a breve distanza, si passa dalla pittura
en-plein-air delle opere Bodin, Monet, Renoir, delle ricerche sulla luce di Sisley,
del sintetismo di Vuillard, e Bonnard, alle opere di Modigliani, Soutine, Utrillo,
di Suzanne Valadon testimonianze preziose di un periodo caratterizzato da
incontri, contraddizioni, solitudini e passioni che ci immergono e ci trascinano
nella Parigi del secondo e terzo decennio del Novecento. Due belle mostre che
vale la pena di visitare.
www.arapacis.it
www.mostramodigliani.it
roma
GUSTO ROMANTICO. Opere del XIX secolo
dalla Collezione
di Alessandro Marabottini
Museo Praz, fino al 21 aprile
E’ un piccolo gioiello per amanti della raffinatezza la mostra allestita nelle
sale del Museo Praz, dietro piazza Navona. Opere rare, scelte con sapienza
e passione da Alessandro Marabottini, storico dell’arte e collezionista che con
Mario Praz condivideva l’amore per l’arte del primo Ottocento e con lui, in
giovinezza, girava per antiquari alla ricerca di rarità. Compro pittura e non
pittori amava dire, e infatti non sono i grandi nomi ad affascinare il visitatore,
ma opere che ritraggono paesaggi, personaggi spesso anonimi dipinti con
minuzia e cura dei particolari. Pezzi scelti, goduti e vissuti nella quotidianità di
una collezione.
www.museopraz.beniculturali.it
“In piena luce.
Fotografie di Herb Ritts”
AuditoriumExpo (Parco della Musica),
fino al 30 marzo
Le immagini più famose, incisive e particolari dello star
system hollywoodiano, firmate da Herb Ritts, grande
interprete della fotografia internazionale. In mostra i più noti
ritratti di celebrities come Madonna, Michael Jackson, David
Bowie o Richard Gere, accanto alle fotografie patinate e
oniriche della moda, dove il soggetto sono gli abiti dei grandi
stilisti che avvolgono i corpi perfetti delle modelle. Ma anche
le immagini della California e un eccezionale reportage
sull’Africa, da cui emerge il ritratto del fotografo come un
uomo colto e sensibile. Appassionato di arte e di storia della
fotografia, Ritts studiava le composizioni classiche, la plasticità
del dialogo tra i corpi nell’arte rinascimentale, così come
nelle fotografie di inizio secolo. La retrospettiva, concepita
appositamente per l’AuditoriumExpo, propone immagini tra
le più celebri accanto ad altre inedite, provenienti dall’Herb
Ritts Foundation di Los Angeles. Oltre 100 preziose fotografie
di diverso formato, dalle imponenti stampe al platino, alla
serie di stampe ai sali d’argento di medio formato fino alle
spettacolari gigantografie.
www.auditorium.com
roma
BIG BLU
Fiera di Roma, dal 12 al 16 febbraio
Il mondo della nautica da diporto, degli sport acquatici e del mare torna
in Fiera per i 5 giorni dell’ottava edizione della manifestazione per la
piccola e media nautica in Italia, quest’anno promossa da Unioncamere
Lazio. Il Salone Internazionale della Nautica e del Mare - ben 93.200 i
visitatori, con 512 aziende in esposizione e 530 imbarcazioni dislocate
su 112.000 mq. di superficie nel 2013 - apre con una giornata ad
ingresso gratuito, presentando personaggi ed eventi interessanti. Come
l’incontro con l’equipaggio che dalla Sicilia ha navigato fino a Capo
Nord in gommone e ora punta a raggiungere Rio de Janeiro: l’impresa
Atlantic Rib Crossing. Comandato da Sergio Davì, gommonauta esperto
in navigazione oceanica d’avventura, un gommone di 9 metri si appresta
ad affrontare le circa 5800 miglia che separano la Sicilia dal Brasile
(previsti 40 giorni di navigazione e 30 giorni di soste programmate,
per un totale di 300 ore di navigazione alla velocità media di crociera
di 20 Kts). Con lo scopo di stabilire un record mondiale sportivo,
ma anche raccogliere materiale di ricerca scientifica e promuovere
l’interculturalità Europa-Africa-Brasile. Per coinvolgere direttamente i
visitatori anche quest’anno varie opzioni di Outdoors Experience: dal
climbing ai percorsi di avventura, dal trekking al ponte tibetano, incluso
lo skateboarding, saranno allestite aree dove tutti potranno mettersi alla
prova con l’aiuto di professionisti del settore. E una ghiotta novità: uno
speciale circuito sviluppato su oltre 2 ettari per sperimentare la guida
4x4 e l’automobilismo fuoristrada.
www.big-blu.it
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M AGA ZINE
M AGA ZINE
HOST
i nuovi format
dell’ospitalità
di Vittoria di Venosa
I
design
primi segni di ripresa del settore si sono
visti al salone internazionale dell’ospitalità
professionale, svoltosi lo scorso 18/22 ottobre
nei padiglioni di Fiera Milano di Rho Pero.
Il business dell’ospitalità a Host 2013 è stato confermato dagli
oltre 1.700 espositori di 48 Paesi e dei 133mila visitatori di
126 Paesi con picchi di oltre il +28% provenienti dagli USA,
del +64% dalla Russia, +24% dal Giappone e oltre il +141%
dagli Emirati Arabi Uniti, quest’ultimi in forte crescita nel
settore dell’edilizia per la realizzazione di hotel cinque stelle
tra i più alti del mondo.
I settori merceologici presenti a Host vanno dal Food Service
Equipment alle attrezzature per hotel, ristoranti, dagli arredi ai
servizi e alla cultura per la tavola di tutta la filiera: produttori,
fornitori e catene di distribuzione.
A Host 2013 la summa dell’hospitality è stata espressa
nella grande struttura in plexiglas nata dal progetto Exihs
dell’architetto Dante O. Benini, un’aerea polifunzionale
dedicata agli spazi business-oriented (ormai usciti dalla
spazio ufficio vero e proprio) come i luoghi di transito e
ospitalità dall’aeroporti alla stazione, dalle lobby degli hotel
al ristorante, dove, in pratica il lavoro ci segue ovunque
grazie alla diffusa connettività wi-fi. Un contenitore ricco di
aziende top level quali Alessi, I Guzzini, Oikos Fragrances,
Poltrona Frau, Slide, solo per citare le aziende più note nel
mondo del design.
Anche a D Place, che sta per Design Drink & Dream, un
salone nel salone ospitato su un’area di 800 mq. nel
padiglione 10, veniva rappresentata la sintesi innovativa
del concetto di ospitalità e accoglienza: in pratica un
luogo di atmosfere raffinate, ricercate e confortevoli che
si intrecciava in un contesto di socialità, incontro e gusto.
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M AGA ZINE
M AGA ZINE
Driade by Borek Sipek
Alma Design collezione Jo Housse
Anche qui aziende note a livello internazionale quali Driade
(storica azienda italiana fondata nel 1968 dalla famiglia
Astori, recentemente acquisita da Italian Creation Group),
Listone Giordano (pavimenti), Il Giardino di Legno (arredi per
esterno) e Ortis Green (prati vegetali verticali).
I nuovi format dell’ospitalità si sono visti nella sofisticata
artigianalità delle creazioni in vetro che Borek Sipek firma
per Driade, o con Affinity una linea di raffinata porcellana
che fa parte della divisione storica di French Garden Hotel di
Villeroy & Boch, sinonimo di creatività e gusto.
Anche Jo-Housse, la poltroncina avvolgente di Alma Design
firmata da Mario Mazzer, accompagna le cene raffinate dei
lussuosi ristoranti con la sua forma arrotondata e il facile
cambio di tessuto che si può sfilare o togliere rapidamente.
design
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M AGA ZINE
Calligaris - lounge&restaurant Dom Perignon modello Acacia Bloom
Destinato ai club più esclusivi ecco, per la divisione Calligaris
Contract, il tavolo in vetro temprato Acacia, dal design
ricercato e dalle linee sottili che richiamano le forme naturali
degli alberi donando un effetto estetico di grande leggerezza.
Più dedicata agli spazi esterni invece la collezione Lui &
Lei disegnata da Federica Ferrara per l’azienda Il Giardino
di Legno che riporta, con disarmante semplicità e varietà di
materiali, il mobile per esterno: Lui di vocazione maschile, ha
una finitura elegante in nero satinato opaco, Lei, è realizzata
in un elegante bianco lucido.
Lessmore Clessidra
Deroma Collezione Cripton
Non potevano mancare a Host 2013 le proposte green e di
eco design compatibile. Ecco ad esempio la linea realizzata
da Lessmore, azienda italiana devota agli arredi rispettosi
dell’ambiente come il cartone che ha proposto Eco Design
Collection firmata da Giorgio Caporaso una serie di arredi
modulari e componibili, dal particolare fascino come il
tavolo Clessidra dall’anima green elegante e di carattere.
Ideale per roof garden e dehor per hotel e spazi pubblici,
ecco le proposte dei vasi Rosenpot della collezione Cripton
di Deroma, dalla superficie sfaccettata come un cristallo di
rocca con riflessi lucidi e cangianti.
Il percorso a Host 2013 che si è snodato, con successo nei
diversi settori dell’hôtellerie e della ristorazione, si ripresenta
dal 23 al 27 ottobre 2015, e terrà conto del tema scelto da
Expo 2015: ‘Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita’ (dal 1°
maggio al 31 ottobre 2015) che chiuderà pochi giorni dopo.
Quindi acqua, cibo, energia, sostenibilità! ◆
design
Il Giardino di Legno, Lui e Lei by Federica Ferrara
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M AGA ZINE
MePa Eden ambientata ph Casonato fotografia
“Italy” come Made in Italy poiché le sue forniture,
maestranze e creatività
provengono tutte dal contesto nazionale
“Luxury” in quanto di pregio
sono tutti i materiali e le finiture che utilizza
“Design” per la grande cura riservata
alla progettazione e pianificazione di ogni fase del lavoro
S
i è appena conclusa la nuova grande fiera
(19/22 gennaio 2014) che ruota intorno alla
persona, ai suoi stili, ai suoi spazi. E i 50 anni
di passione e progettualità dell’ex Macef di ieri per disegnare
scenari futuri, oggi si chiama Homi: un universo che ha messo
in mostra le proposte per vivere se stessa e la casa indoor
e outdoor, i consigli per valorizzare il giorno e abbracciare
la notte, le soluzioni per sperimentare e condividere il
benessere in ogni sua sfumatura.
Con la nascita di Homi, il nuovo grande Macef si è dunque
trasformato in tutte le sue declinazioni per integrarsi al nuovo
concept espositivo.
Qui alcune delle ultime proposte di Homi: da Lineasette
ecco l’interpretazione in grès porcellanato di un cappello
da signora ‘Lady’s hat’ (design Giuseppe Bucco) che non si
Lineasette - Lady's hat
design
indossa ma è perfetto come svuota tasche in ingresso o per
disporre composizioni floreali per il salotto.
È invece pura architettura il vaso candido Lucca prodotto
da Leonardo, una perfetta sintesi tra estetica, design e
funzionalità. Sempre di Leonardo anche la bella collezione
Water Lily-Urbane Oase che ricorda la folta vegetazione dei
canneti.
Da MePa i pannelli decorativi in acciaio inox finemente inciso
dalla doppia personalità: aeree ma solide, leggere ma tenaci
che possono essere utilizzati come divisori d’ambiente.
Infine con le forme sfaccettate e i colori luminosi della
serie Crystal, le vaschette per il dessert prodotte da Koziol
werksdesign preannunciano la primavera gustosa e colorata ◆
VdV
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M AGA ZINE
LA CREATURA DEL DESIDERIO
“Su come si svolsero i fatti che si conclusero drammaticamente con la morte, o per essere
più esatti, con l’uccisione di Alma, non esistono altre testimonianze all’infuori di quelle dello
stesso Kokoschka, […] che sono due e sono state rilasciate in periodi assai diversi, vanno
perciò prese, come si usa dire, con le molle e valutate con molta attenzione”.
Con questo incipit Camilleri racconta la storia della giovane Alma, vedova di Mahler, che
più che trentenne (intorno al 1912) incontra il pittore Oskar Kokoschka. Inizia una storia
d’amore fatta di eros e sensualità, che sfocerà ben presto in una passione tanto sfrenata
quanto tumultuosa. Viaggi, fughe, lettere, gelosie e possessività scandiscono due anni
durante i quali l’artista crea alcune fra le sue opere più importanti. Una storia tormentata di
eros e follia che il grande scrittore racconta con la sua sublime tecnica introspettiva.
Autore: Andrea Camilleri
Editore: Skira - Collana Narrativa www.skira.net
LUCIO FONTANA!
Catalogo ragionato delle opere su carta
La più completa e avanzata pubblicazione esistente su questo fondamentale aspetto dell’opera
dell’artista (1899-1968), uno dei massimi protagonisti delle vicende artistiche del XX secolo.
Frutto del monumentale lavoro di archiviazione e di documentazione di autenticità della
Fondazione Lucio Fontana, questo catalogo curato da Luca Massimo Barbero ripercorre
quattro decenni di attività creativa dell’artista in tre tomi, introdotti dalla prefazione di Enrico
Crispolti (curatore di tutti i cataloghi ragionati dell’opera di Fontana). La pubblicazione
presenta un saggio di Barbero e oltre 300 immagini a colori.
Autore: Luca Massimo Barbero
Editore: Skira edizione bilingue in cofanetto cartonato
www.skira.net
ooks
IL MIO MAGISTRETTI
Progetto nato per raccontare le tante storie degli oggetti di Vico Magistretti dal momento
in cui diventano parte della casa, e della vita, di persone diverse, che prende oggi
la forma di un libro. Raccoglie le testimonianze di tutti coloro che hanno scelto di
raccontare i ‘loro’ Magistretti, acquistati, ritrovati, collezionati, ricevuti in dono, e la loro
personalissima relazione con l’oggetto, attraverso un breve testo e una fotografia di loro
stessi scattate oggi o nel passato. Il libro è piacevole da sfogliare soprattutto per come
racconta frammenti di ‘vita vissuta’ con l’oggetto del desiderio. In pratica un catalogo
completo di oggetti firmati da Magistretti, prodotti da aziende che hanno fatto la storia
del made in Italy.
Autori: a cura di Rosanna Pavoni e Silvia Mascheroni
Editore: Corraini
www.corraini.com
GIANNOZZO, E IL REBUS DELLA TAVOLA DI URBINO
Chi sono i tre personaggi che appaiono nella parte destra della Flagellazione di Piero
della Francesca? Qual è il significato dei loro sguardi, della gestualità sospesa, delle
posture? Come può questa silente conversazione avere guadagnato il primo piano della
rappresentazione, relegando la scena sacra sullo sfondo? Nel corso dei secoli le più svariate
interpretazioni hanno cercato di rispondere a queste domande. Marco Mendogni, autore
di questa interessante riflessione, avanza una nuova ipotesi, basata su un accurato studio
dei documenti archivistici e su un’attenta comparazione iconografica, gettando nuova luce
sui significati dell’opera e sul contesto in cui operò il “Maestro burgense”. Si deduce infatti
che Giannozzo Manetti, umanista e diplomatico fiorentino coevo di Piero della Francesca
e a lui legato per motivi professionali e familiari, sarebbe il committente della Flagellazione.
Autore: Marco Mendogni
Editore: Muschietto
www.muschiettoeditore.com
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