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COMUNE DI SORSO
APPALTO DI PROGETTAZIONE ED ESECUZIONE LAVORI SULLA BASE DELLA PROGETTAZIONE PRELIMINARE
Opere di valorizzazione della fascia costiera di Sorso attraverso interventi di infrastrutturazione a supporto delle attività produttive e turismo – L.R. 5/2009 art. 5.
DISCIPLINARE DESCRITTIVO E PRESTAZIONALE
OGGETTO: appalto di progettazione ed esecuzione lavori sulla base della progettazione
preliminare – opere di valorizzazione della fascia costiera di Sorso attraverso interventi
di infrastrutturazione a supporto delle attività produttive e turismo – L.R. 5/2009 art. 5
COMMITTENTE: Amministrazione Comunale di Sorso (SS)
S.P.E.A. Srl
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COMUNE DI SORSO
APPALTO DI PROGETTAZIONE ED ESECUZIONE LAVORI SULLA BASE DELLA PROGETTAZIONE PRELIMINARE
Opere di valorizzazione della fascia costiera di Sorso attraverso interventi di infrastrutturazione a supporto delle attività produttive e turismo – L.R. 5/2009 art. 5.
PREMESSA
Con il presente disciplinare tecnico e prestazionale si evidenziano le lavorazioni e la effettiva esecuzione
delle opere di valorizzazione della Fascia costiera di Sorso, attraverso interventi di infrastrutturazione a
supporto delle attività produttive e turismo.
Il progetto parte da una convinzione che la Fascia costiera di Platamona rappresenti il contesto
spaziale nel quale è possibile ritrovare gli elementi primari di organizzazione dello spazio pubblico,
ovvero i segni della natura, della storia e della cultura che permangono nel processo insediativo dell’uomo
e delle dominanti ambientali. Non è possibile sviluppare un progetto senza avere prima una chiara visione
del luogo, sia essa attuale e storica.
Il Progetto riconosce nel litorale di Sorso uno degli elementi più rappresentativi del paesaggio costiero
del nord Sardegna, per le sue peculiarità paesaggistico ambientali, la cui dimensione naturale di
estrema sensibilità e bellezza resta indelebile nell’immaginario collettivo. Sicuramente il litorale ha
conosciuto un periodo di grande splendore dominato da un clima di vivacità e partecipazione culturale,
oltreché di espansione edilizia. Nessun limite urbanistico venne imposto sul litorale sottovalutando
l’estrema fragilità naturalistico ambientale del sistema. Si parla di un sistema complessivamente
precario in stato di abbandono che richiede una soluzione organica capace di offrire ampie garanzie nel
medio e lungo periodo e di sostenere un programma di sviluppo socio economico.
Il progetto si accosta alla storia per mettere in evidenza i caratteri strutturali rispetto alle contingenze
funzionali; tutte le forme spaziali di un contesto di lunga e breve durata e le architetture, ivi comprese,
hanno attraversato stagioni diverse che esprimono le funzioni e i significati mutati dal tempo, così come
mutano gli uomini che le hanno costruite, vissute e modificate. Il fluire del tempo fa emergere la struttura e
il sistema stratificato delle interrelazioni spaziali e temporali.
Fare propri i principi del tempo storico - attuale e dello spazio ambientale paesaggistico significa dare
priorità alle relazioni di contiguità spaziali e di dinamiche temporali, e nello specifico, dunque,
assumere un orientamento progettuale che non vuole semplicemente attribuire funzioni, ma costruire e
rivelare una struttura del territorio che, reinterpretando il contesto storico di appartenenza e le sue
dinamiche ambientali evolutive, sia perfettamente integrata allo spazio e al tempo della
contemporaneità con continuità e innovazione.
Ecco che l’opera- progetto, con la sua realizzazione ha ben chiaro il punto verso cui tendere:
- Una spazialità complessa e organica nell’unità dominante strutturata dalle regole costruttive che ne
materializzano il corpo, resa percepibile dalla chiarezza dei percorsi, dall’alternanza dei ritmi, dalla
ricchezza e varietà delle fruizioni possibili;
- Una rigorosa essenzialità costruttiva, garanzia di semplicità, flessibilità e quindi di lunga durata. La
coerenza costruttiva parla i linguaggi eterni dell’essenzialità che attraversano i secoli. Il poderoso
patrimonio ambientale naturalistico possiede al suo interno le regole geometriche mantenendo nei
secoli la più forte espressione dell’identità del luogo, connessa più che mai al ruolo che la città di
Sorso decide di svolgere rispetto al territorio costiero.
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INDICE
DESCRIZIONE DELLE OPERE CIVILI
ARTICOLO 1
RILIEVI – CAPISALDI – TRACCIATI .................................................................................. 5
ARTICOLO 2
SCAVI IN GENERE ............................................................................................................ 5
ARTICOLO 3
SCAVI DI SBANCAMENTO................................................................................................ 6
ARTICOLO 4
SCAVI DI FONDAZIONE O IN TRINCEA ........................................................................... 6
ARTICOLO 5
SCAVI SUBACQUEI E PROSCIUGAMENTO .................................................................... 7
ARTICOLO 6
FRESATURA DEGLI STRATI DI CONGLOMERATO BITUMINOSO ................................. 7
ARTICOLO 7
RILEVATI E RINTERRI....................................................................................................... 8
ARTICOLO 8
PREPARAZIONE DEL SOTTOFONDO.............................................................................. 9
ARTICOLO 9
COSTIPPAMENTO DEL TERRENO IN SITO..................................................................... 9
ARTICOLO 10 FONDAZIONI...................................................................................................................... 9
ARTICOLO 11 OPERAZIONI PRELIMINARI ............................................................................................ 10
ARTICOLO 12 FONDAZIONE IN PIETRAME E CIOTTOLAMI ................................................................ 10
ARTICOLO 13 STRATI DI BASE – BINDER – USURA ............................................................................ 11
ARTICOLO 14 SEGNALETICA................................................................................................................. 19
ARTICOLO 15 PAVIMENTAZIONE IN CLS COLORATO DILAVATO ...................................................... 20
ARTICOLO 16 PAVIMENTAZIONE IN SOIL SEMENT............................................................................. 21
ARTICOLO 17 OPERE IN PIETRE NATURALI ........................................................................................ 22
ARTICOLO 18 PAVIMENTAZIONE IN AUTOBLOCCANTI DRENANTI ................................................... 25
ARTICOLO 19 PASSERELLE SU PALIFICATE ....................................................................................... 25
ARTICOLO 20 CORDOLI IN CLS E PIETRA............................................................................................ 26
ARTICOLO 21 BARRIERE STRADALI ..................................................................................................... 27
ARTICOLO 22 PEDANA PER SPIAGGIA................................................................................................. 27
ARTICOLO 23 ARREDI - TIPOLOGIA E CARATTERISTICHE GENERALI ............................................. 27
ARTICOLO 24 STRUTTURE DI CEMENTO ARMATO NORMALE.......................................................... 29
ARTICOLO 25 INERTI PER CONGLOMERATI CEMENTIZI E PER MALTE ........................................... 31
ARTICOLO 26 ARMATURE PER CALCESTRUZZO................................................................................ 33
ARTICOLO 27 PRESCRIZIONI E PRESTAZIONI DEI CEMENTI E DEI CALCESTRUZZI ...................... 34
ARTICOLO 28 INTONACI ESTERNI ........................................................................................................ 45
ARTICOLO 29 OPERE A VERDE............................................................................................................. 46
DESCRIZIONE DEGLI IMPIANTI TECNOLOGICI
ARTICOLO 30 TUBAZIONI IN PVC.......................................................................................................... 60
ARTICOLO 31 TUBAZIONI IN PEAD ....................................................................................................... 61
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ARTICOLO 32 TUBI IN GHISA................................................................................................................. 61
ARTICOLO 33 ALLACCIO IDRICO........................................................................................................... 63
ARTICOLO 34 ALLACCIO FOGNARIO .................................................................................................... 64
ARTICOLO 35 POZZETTI IN CLS ............................................................................................................ 65
ARTICOLO 36 CADITOIE IN CLS ............................................................................................................ 65
DESCRIZIONE DELL’IMPIANTO ELETTRICO, ILLUMINAZIONE E TELEFONICO
ARTICOLO 37 PLINTO PORTAPALO ...................................................................................................... 65
ARTICOLO 38 PALO IN VETRORESINA ................................................................................................. 66
ARTICOLO 39 ARMATURA STRADALE SCHEREDER........................................................................... 66
ARTICOLO 40 ARMATURA STRADALE CREE ....................................................................................... 66
ARTICOLO 41 PUNTO LUCE A LED DA INCASSO ................................................................................ 66
ARTICOLO 42 PUNTO LUCE A PALETTO MICROREEF SIMES............................................................ 66
ARTICOLO 43 PROIETORE A LED A PAVIMENTO SCHEREDER PONTO ........................................... 67
ARTICOLO 44 QUADRO ELETTRICO ..................................................................................................... 67
ARTICOLO 45 POZZETTO DI ISPEZIONE .............................................................................................. 67
ARTICOLO 46 NASTRO DI SEGNALAZIONE.......................................................................................... 67
ARTICOLO 47 CONDUTTORE UNIPOLARE IN RAME ........................................................................... 67
ARTICOLO 48 CONDUTTORE MULTIPOLARE IN RAME....................................................................... 67
ARTICOLO 49 CAVIDOTTI IN PVC.......................................................................................................... 68
ARTICOLO 50 MUFFOLA PER COLLAGAMENTI ELETTRICI ................................................................ 68
ARTICOLO 51 IMPIANTO LAMPEGGIANTE PER ATTRAVERSAMENTO PEDONALE ......................... 68
ARTICOLO 52 INTERVENTI SU IMPIANTI ESISTENTI – SPOSTAMENTO PALI E CHIOSTRINE ........ 68
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DESCRIZIONE DELLE OPERE CIVILI
Articolo 1
RILIEVI – CAPISALDI – TRACCIATI
Al momento della consegna dei lavori l’appaltatore dovrà verificare la rispondenza dei piani quotati, delle
sezioni e dei profili di progetto allegati al contratto richiedendo gli eventuali chiarimenti necessari alla piena
comprensione di tutti gli aspetti utili finalizzati al corretto svolgimento dei lavori da eseguire. Qualora,
durante la consegna dei lavori, non dovessero emergere elementi di discordanza tra lo stato dei luoghi e gli
elaborati progettuali o l’appaltatore non dovesse sollevare eccezioni di sorta, tutti gli aspetti relativi al
progetto e al suo posizionamento sull’area prevista devono intendersi come definitivamente accettati nei
modi previsti e indicati negli elaborati progettuali.
Durante l’esecuzione delle opere sarà onere dell’appaltatore provvedere alla realizzazione e conservazione
di capisaldi di facile individuazione e delle opere di tracciamento e picchettazione delle aree interessate dai
lavori da eseguire; la creazione o la conservazione dei capisaldi necessari all’esecuzione dei lavori sarà
effettuata con l’impiego di modine e strutture provvisorie di riferimento in base alle quali si eseguirà il
successivo tracciamento.
Articolo 2
SCAVI IN GENERE
Gli scavi in genere per qualsiasi lavoro, a mano o con mezzi meccanici, dovranno essere eseguiti secondo
i disegni di progetto, nonché secondo le particolari prescrizioni che saranno date all'atto esecutivo dalla
Direzione dei lavori.
Nell'esecuzione degli scavi in genere l'Appaltatore dovrà procedere in modo da impedire scoscendimenti e
franamenti, restando esso, oltre che totalmente responsabile di eventuali danni alle persone e alle opere,
altresì obbligato a provvedere a suo carico e spese alla rimozione delle materie franate.
L'Appaltatore dovrà inoltre provvedere a sue spese affinché le acque scorrenti alla superficie del terreno,
siano deviate in modo che non abbiano a riversarsi nei cavi.
Le materie provenienti dagli scavi, ove non siano utilizzabili o non ritenute adatte (a giudizio insindacabile
della Direzione dei lavori), ad altro impiego nei lavori, dovranno essere portate fuori della sede del cantiere,
alle pubbliche discariche ovvero su aree che l'Appaltatore dovrà provvedere a rendere disponibili a sua
cura e spese.
Qualora le materie provenienti dagli scavi debbano essere successivamente utilizzate, esse dovranno
essere depositate entro l’area di cantiere. In ogni caso le materie depositate non dovranno essere di danno
ai lavori, alle proprietà pubbliche o private ed al libero deflusso delle acque scorrenti in superficie.
La Direzione dei lavori potrà fare asportare, a spese dell'Appaltatore, le materie depositate in
contravvenzione alle precedenti disposizioni.
Il Direttore dei lavori provvederà a verificare le quote dei piani di scavo rispetto al piano di campagna, e le
quote orizzontali rispetto alle picchettazioni predisposte al piano di campagna in luoghi non interessati degli
scavi.
Oltre che per gli obblighi particolari emergenti dal presente articolo, con i prezzi d'elenco per gli scavi in
genere l'Appaltatore deve ritenersi compensato per tutti gli oneri che esso dovrà incontrare:
- per taglio di piante, estirpazione di ceppaie, radici, ecc.;
- le demolizione di murature, recinzioni, locali, ricovero attrezzi, compreso il trasporto a discarica
autorizzata;
- per il taglio e lo scavo con qualsiasi mezzo delle materie sia asciutte che bagnate, di qualsiasi
consistenza ed anche in presenza d'acqua;
- per paleggi, innalzamento, carico, trasporto e scarico a rinterro o a rifiuto entro i limiti previsti in elenco
prezzi, sistemazione delle materie di rifiuto, deposito provvisorio e successiva ripresa;
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- per la regolazione delle scarpate o pareti, per lo spianamento del fondo, per la formazione di gradoni,
attorno e sopra le condotte di acqua od altre condotte in genere, e sopra le fognature o drenaggi
secondo le sagome definitive di progetto;
- per puntellature, sbadacchiature e armature di qualsiasi importanza e genere secondo tutte le
prescrizioni contenute nel presente Capitolato, compresi le composizioni, scomposizioni, estrazioni ed
allontanamento, nonché sfridi, deterioramenti, perdite parziali o totali del legname o dei ferri;
- per impalcature, ponti e costruzioni provvisorie, occorrenti sia per il trasporto delle materie di scavo sia
per la formazione di rilevati, per passaggi, attraversamenti, ecc.;
- per qualsiasi intervento necessario per la circolazione dei pedoni e delle auto;
- ogni altra spesa necessaria per l'esecuzione completa degli scavi.
La misurazione degli scavi verrà effettuata nei seguenti modi:
- il volume degli scavi di sbancamento verrà determinato col metodo delle sezioni ragguagliate;
- gli scavi di fondazione saranno computati per un volume uguale a quello risultante dal prodotto della
base di fondazione per la sua profondità sotto il piano degli scavi di sbancamento, ovvero del terreno
naturale, quando detto scavo di sbancamento non viene effettuato.
Al volume così calcolato si applicheranno i vari prezzi fissati nell'elenco per tali scavi; vale a dire che essi
saranno valutati sempre come eseguiti a pareti verticali, ritenendosi già compreso e compensato col
prezzo unitario di elenco ogni maggiore scavo.
I prezzi di elenco, relativi agli scavi di fondazione, sono applicabili unicamente e rispettivamente ai volumi
di scavo compresi fra piani orizzontali consecutivi, stabiliti per diverse profondità, nello stesso elenco dei
prezzi.
Pertanto la valutazione dello scavo risulterà definita, per ciascuna zona, dal volume ricadente nella zona
stessa e dall'applicazione ad esso del relativo prezzo di elenco.
Articolo 3
SCAVI DI SBANCAMENTO
Per scavi di sbancamento o sterri andanti s'intendono quelli occorrenti per lo spianamento o sistemazione
del terreno su cui dovranno sorgere le costruzioni, per tagli di terrapieni, per la formazione di cortili,
giardini, scantinati, piani di appoggio per platee di fondazione, vespai, rampe incassate o trincee stradali,
ecc., e in generale tutti quelli eseguiti a sezione aperta su vasta superficie.
Il Direttore dei lavori provvederà a verificare le quote dei piani di scavo rispetto al piano di campagna, e le
quote orizzontali rispetto alle picchettazioni predisposte al piano di campagna in luoghi non interessati dagli
scavi.
Articolo 4
SCAVI DI FONDAZIONE O IN TRINCEA
Per scavi di fondazione in generale si intendono quelli incassati e a sezione ristretta necessari per dar
luogo ai muri o pilastri di fondazione propriamente detti.
In ogni caso saranno considerati come scavi di fondazione quelli per dar luogo alle fogne, condutture, fossi
e cunette.
Qualunque sia la natura e la qualità del terreno, gli scavi per fondazione dovranno essere spinti fino alla
profondità che dalla Direzione dei lavori verrà ordinata all'atto della loro esecuzione.
Le profondità, che si trovano indicate nei disegni sono perciò di stima preliminare e l'Amministrazione
appaltante si riserva piena facoltà di variarle nella misura che reputerà più conveniente, senza che ciò
possa dare all'Appaltatore motivo alcuno di fare eccezioni o domande di speciali compensi, avendo egli
soltanto diritto al pagamento del lavoro eseguito, coi prezzi contrattuali stabiliti per le varie profondità da
raggiungere. E' vietato all'Appaltatore, sotto pena di demolire il già fatto, di por mano alle murature prima
che la Direzione dei lavori abbia verificato ed accettato i piani delle fondazioni.
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I piani di fondazione dovranno essere generalmente orizzontali, ma per quelle opere che cadono sopra
falde inclinate, dovranno, a richiesta della Direzione dei lavori, essere disposti a gradini ed anche con
determinate contropendenze.
Compiuta la muratura di fondazione, lo scavo che resta vuoto dovrà essere diligentemente riempito e
costipato, a cura e spese dell'Appaltatore, con le stesse materie scavate, sino al piano del terreno naturale
primitivo. Questa lavorazione si intende compensata nella voce di scavo.
L'Appaltatore è responsabile dei danni ai lavori, alle persone, alle proprietà pubbliche e private che
potessero accadere per la mancanza o insufficienza di tali puntellazioni e sbadacchiature, alle quali egli
deve provvedere di propria iniziativa, adottando anche tutte le altre precauzioni riconosciute necessarie,
senza rifiutarsi per nessun pretesto di ottemperare alle prescrizioni che al riguardo gli venissero impartite
dalla Direzione dei lavori.
Articolo 5
SCAVI SUBACQUEI E PROSCIUGAMENTO
Se dagli scavi in genere e da quelli di fondazione, malgrado l'osservanza delle prescrizioni di cui al
presente Capitolato, l'Appaltatore, in caso di acque sorgive o filtrazioni, non potesse far defluire l'acqua
naturalmente, è in facoltà della Direzione dei lavori di ordinare, secondo i casi e quando lo riterrà
opportuno, l'esecuzione degli scavi subacquei, oppure il prosciugamento.
Sono considerati come scavi subacquei soltanto quelli eseguiti in acqua a profondità maggiore di 30 cm
sotto il livello costante a cui si stabiliscono le acque sorgive nei cavi, sia naturalmente, sia dopo un parziale
prosciugamento ottenuto con macchine o con l'apertura di canali di drenaggio.
Il volume di scavo eseguito in acqua, sino ad una profondità non maggiore di 30 cm dal suo livello
costante. verrà perciò considerato come scavo in presenza d'acqua, ma non come scavo subacqueo.
Quando la Direzione dei lavori ordinasse il mantenimento degli scavi in asciutto sia durante l'escavazione,
sia durante l'esecuzione delle murature o di altre opere di fondazione, gli esaurimenti relativi verranno
eseguiti in economia, e l'Appaltatore, se richiesto, avrà l'obbligo di fornire le macchine e gli operai
necessari.
Per i prosciugamenti praticati durante l'esecuzione delle murature, l'Appaltatore dovrà adottare tutti quegli
accorgimenti atti ad evitare il dilavamento delle malte.
Articolo 6
FRESATURA DEGLI STRATI DI CONGLOMERATO BITUMINOSO
La fresatura della sovrastruttura per la parte legata a bitume per l'intero spessore o parte di esso dovrà
essere effettuata con idonee attrezzature, munite di frese a tamburo, funzionanti a freddo, munite di nastro
caricatore per il carico del materiale di risulta.
Sarà facoltà della Direzione dei Lavori accettare eccezionalmente l’impiego di attrezzature tradizionali quali
ripper, demolitori, escavatori ecc.
Le attrezzature tutte dovranno essere perfettamente efficienti e funzionanti e di caratteristiche meccaniche,
dimensioni e funzionamento approvato preventivamente dalla Direzione dei Lavori.
La superficie del cavo dovrà risultare perfettamente regolare in tutti i punti, priva di residui di strati non
completamente fresati che possano compromettere l'aderenza delle nuove stese da porre in opera.
L'Impresa si dovrà scrupolosamente attenere agli spessori di demolizione stabiliti dalla Direzione dei
Lavori.
Qualora questi dovessero risultare inadeguati e comunque diversi in difetto o in eccesso rispetto
all'ordinativo di lavoro, l'impresa è tenuta a darne immediatamente comunicazione al Direttore dei Lavori o
ad un suo incaricato che potranno autorizzare la modifica delle quote di scarifica.
Lo spessore della fresatura dovrà essere mantenuto costante in tutti i punti e sarà valutato mediando
l'altezza delle due pareti laterali con quella della parte centrale del cavo.
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La pulizia del piano di scarifica, nel caso di fresature corticali o subcorticali dovrà essere eseguita con
attrezzature munite di spazzole rotanti e/o dispositivo aspiranti o simili in grado di dare un piano
perfettamente pulito.
Le pareti dei tagli longitudinali dovranno risultare perfettamente verticali e con andamento longitudinale
rettilineo e privo di sgretolature.
La scarificazione sarà spinta fino alla profondità di progetto e accettata dalla Direzione dei Lavori. Tutti i
materiali derivanti dalla scarificazione dovranno essere conferiti a discarica autorizzata a cura e spese
dell'Appaltatore.
Sia il piano fresato che le pareti dovranno, prima della posa in opera dei nuovi strati, risultare perfettamente
puliti, asciutti e uniformemente rivestiti dalla mano di attacco in legante bituminoso.
Articolo 7
RILEVATI E RINTERRI
Per la formazione dei rilevati o per qualunque opera di rinterro, ovvero per riempire i vuoti tra le pareti degli
scavi e le murature, o da addossare alle murature, e fino alle quote prescritte dalla Direzione dei lavori, si
impiegheranno in generale, e, salvo quanto segue, fino al loro totale esaurimento, tutte le materie
provenienti dagli scavi di qualsiasi genere eseguiti per quel cantiere, in quanto disponibili e adatte, a
giudizio della Direzione dei lavori, per la formazione dei rilevati.
Quando venissero a mancare in tutto o in parte i materiali di cui sopra, si preleveranno le materie
occorrenti ovunque l'Appaltatore crederà di sua convenienza, purché i materiali siano riconosciuti idonei
dalla Direzione dei lavori.
Per rilevati e rinterri da addossarsi alle murature, si dovranno sempre impiegare materie sciolte, o ghiaiose
restando vietato in modo assoluto l'impiego di quelle argillose e, in generale, di tutte quelle che con
l'assorbimento d’acqua si rammolliscono e si gonfiano generando spinte.
Nella formazione dei suddetti rilevati, rinterri e riempimenti dovrà essere usata ogni diligenza perché la loro
esecuzione proceda per strati orizzontali di eguale altezza, disponendo contemporaneamente le materie
bene sminuzzate con la maggiore regolarità e precauzione, in modo da caricare uniformemente le
murature su tutti i lati e da evitare le sfiancature che potrebbero derivare da un carico male distribuito.
Le materie trasportate in rilevato o rinterro con vagoni, automezzi o carretti non potranno essere scaricate
direttamente contro le murature, ma dovranno depositarsi in vicinanza dell'opera per essere riprese poi al
momento della formazione dei suddetti rinterri.
Per tali movimenti di materie dovrà sempre provvedersi alla pilonatura delle materie stesse, da farsi
secondo le prescrizioni che verranno indicate dalla Direzione dei lavori.
E' vietato addossare terrapieni a murature di fresca costruzione.
Tutte le riparazioni o ricostruzioni che si rendessero necessarie per la mancata od imperfetta osservanza
delle prescrizioni del presente articolo, saranno a completo carico dell'Appaltatore.
E' obbligo dell'Appaltatore, escluso qualsiasi compenso, di dare ai rilevati durante la loro costruzione,
quelle maggiori dimensioni richieste dall'assestamento delle terre, affinché all'epoca del collaudo i rilevati
eseguiti abbiano dimensioni non inferiori a quelle ordinate.
L'Appaltatore dovrà consegnare i rilevati con scarpate regolari e spianate, con i cigli bene allineati e profilati
e compiendo a sue spese, durante l'esecuzione dei lavori e fino al collaudo, gli occorrenti ricarichi o tagli, la
ripresa e la sistemazione delle scarpate e l'espurgo dei fossi.
La superficie del terreno sulla quale dovranno elevarsi i terrapieni, sarà previamente scorticata, ove
occorra, e se inclinata sarà tagliata a gradoni con leggera pendenza verso il monte.
a - Requisiti per materiali e componenti
Il materiale di riempimento sarà indicato negli elaborati progettuali in base alla granulometria necessaria ed
alle funzioni eventualmente filtranti che deve avere l'inerte.
b - Modalità di prova, controllo, collaudo
Il Direttore dei lavori provvederà a verificate le quote dei piani di rinterro rispetto al piano di costruzione, e
le quote orizzontali rispetto alle picchettazioni predisposte per il rinterro.
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Articolo 8
PREPARAZIONE DEL SOTTOFONDO
Il terreno interessato dalla costruzione del corpo stradale che dovrà sopportare direttamente o la
sovrastruttura o i rilevati, verrà preparato asportando il terreno vegetale per tutta la superficie e per la
profondità fissata dal progetto o stabilita dalla Direzione dei Lavori.
I piani di posa dovranno anche essere liberati da qualsiasi materiale di altra natura vegetale, quali radici,
cespugli, alberi.
Per l'accertamento del raggiungimento delle caratteristiche particolari dei sottofondi qui appresso stabilite,
agli effetti soprattutto del grado di costipamento e dell'umidità in posto, l'Appaltatore, indipendentemente
dai controlli che verranno eseguiti dalla Direzione dei Lavori, dovrà provvedere a tutte le prove e
determinazioni necessarie.
A tale scopo dovrà quindi, a sue cure e spese, installare in cantiere un laboratorio con le occorrenti
attrezzature.
Le determinazioni necessarie per la caratterizzazione dei terreni, ai fini della loro possibilità d'impiego e
delle relative modalità, verranno preventivamente fatte eseguire dalla Direzione dei Lavori presso un
laboratorio pubblico, cioè uno dei seguenti laboratori: quelli delle Università, delle Ferrovie dello Stato o
presso il laboratorio dell'A.N.A.S.
Rimosso il terreno costituente lo strato vegetale, estirpate le radici fino ad un metro di profondità sotto il
piano di posa e riempite le buche così costituite si procederà, in ogni caso, ai seguenti controlli:
a)
determinazione del peso specifico apparente del secco del terreno in sito e di quello massimo
determinato in laboratorio;
b)
determinazione dell'umidità in sito in caso di presenza di terre sabbiose, ghiaiose o limose;
c)
determinazione dell'altezza massima delle acque sotterranee nel caso di terre limose.
Articolo 9
COSTIPPAMENTO DEL TERRENO IN SITO
Se sul terreno deve essere appoggiata la sovrastruttura direttamente o con l'interposizione di un rilevato di
altezza minore di 50 cm, si seguiranno le seguenti norme:
a) per le terre sabbiose o ghiaiose si dovrà provvedere al costipamento del terreno per uno spessore di
almeno 25 cm con adatto macchinario fino ad ottenere un peso specifico apparente del secco in sito, pari
almeno al 95% di quello massimo ottenuto in laboratorio;
b) per le terre limose, in assenza d'acqua, si procederà come al precedente punto a);
c) per le terre argillose si provvederà alla stabilizzazione del terreno in sito, mescolando ad esso altro
idoneo, in modo da ottenere un conglomerato a legante naturale, compatto ed impermeabile, dello
spessore che verrà indicato volta per volta e costipato fino ad ottenere un peso specifico apparente del
secco pari al 95% del massimo ottenuto in laboratorio. Nel caso in cui le condizioni idrauliche siano
particolarmente cattive, il provvedimento di cui sopra sarà integrato con opportune opere di drenaggio.
Se il terreno deve sopportare un rilevato di altezza maggiore di 0,50 m:
a) per terre sabbiose o ghiaiose si procederà al costipamento del terreno con adatto macchinario per uno
spessore di almeno 25 cm, fino ad ottenere un peso specifico apparente del secco pari all'85% del
massimo ottenuto in laboratorio per rilevati aventi un'altezza da 0,50 m a 3 m, e pari all'80% per rilevati
aventi un'altezza superiore a 3 m;
b) per le terre limose, in assenza di acqua, si procederà come indicato al punto a);
c) per le terre argillose si procederà analogamente a quanto indicato al punto c) del Capo A).
In presenza di terre torbose si procederà in ogni caso alla sostituzione del terreno con altro tipo sabbiosoghiaioso per uno spessore tale da garantire una sufficiente ripartizione del carico.
Articolo 10 FONDAZIONI
La fondazione sarà costituita dalla miscela del tipo approvato dalla Direzione dei Lavori e dovrà essere
stesa in strati successivi dello spessore stabilito dalla Direzione dei Lavori in relazione alla capacità
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costipante delle attrezzature di costipamento usate. Il sistema di lavorazione e miscelazione del materiale
potrà essere modificato di volta in volta dalla Direzione dei Lavori in relazione al sistema ed al tipo di
attrezzatura da laboratorio usata ed in relazione al sistema ed al tipo di attrezzatura di cantiere impiegata.
Durante il periodo di costipamento dovranno essere integrate le quantità di acqua che evaporano per
vento, sole, calore, ecc.
Il materiale da usarsi dovrà corrispondere ai requisiti di cui al punto "Prescrizioni per la Costruzione di
Strade con Sovrastruttura in Terra Stabilizzata" e dovrà essere prelevato, ove sia possibile, sul posto.
L'acqua da impiegare dovrà essere esente da materie organiche e da sostanze nocive.
Si darà inizio ai lavori soltanto quando le condizioni di umidità siano tali da non produrre detrimenti alla
qualità dello strato stabilizzante. La costruzione sarà sospesa quando la temperatura sia inferiore a 3°C.
Qualsiasi area che risultasse danneggiata, per effetto del gelo, della temperatura o di altre condizioni di
umidità durante qualsiasi fase della costruzione, dovrà essere completamente scarificata, rimiscelata e
costipata in conformità alle prescrizioni della Direzione dei Lavori, senza che questa abbia a riconoscere
alcun particolare compenso aggiuntivo.
La superficie di ciascun strato dovrà essere rifinita secondo le inclinazioni, le livellette e le curvature
previste dal progetto e dovrà risultare liscia e libera da buche e irregolarità.
Articolo 11 OPERAZIONI PRELIMINARI
L'area sulla quale dovranno costruirsi le fondazioni dovrà essere sistemata come indicato nell’articolo
"Preparazione del Sottofondo".
Le buche lasciate nel terreno di impianto dopo l'estirpazione delle radici saranno riempite con cura ed il
materiale di riempimento dovrà essere costipato fino a raggiungere una densità uguale a quella delle zone
adiacenti.
Articolo 12 FONDAZIONE IN PIETRAME E CIOTTOLAMI
Per la formazione della fondazione in pietrame e ciottolame entro apposito cassonetto scavato nella
piattaforma stradale, dovranno costruirsi tre guide longitudinali di cui due laterali ed una al centro e da altre
guide trasversali alla distanza reciproca di metri 15, eseguite accuratamente con pietre e ciottoloni scelti ed
aventi le maggiori dimensioni, formando così dei riquadri da riempire con scapoli di pietrame o ciottoloni di
altezza non minore di 20 cm e non superiore a 25 cm, assestati a mano, con le code in alto e le facce più
larghe in basso bene accostati fra loro e con gli interstizi serrati a forza mediante scaglie.
Ove la Direzione dei Lavori, malgrado l'accurata esecuzione dei sottofondi, reputi necessario che prima di
spargere su di essi il pietrisco o la ghiaia si provveda alla loro rullatura e sagomatura, tale lavoro sarà
eseguito in economia (qualora non esista all'uopo apposito prezzo di elenco) e pagato a parte in base ai
prezzi di elenco per la fornitura ed impiego di compressori di vario peso.
Ove tale rullatura si renda invece necessaria per deficienze esecutive nella tessitura dei sottofondi,
l'Impresa sarà obbligata a provvedere a sua totale cura e spesa alla cilindratura.
A lavoro ultimato, la superficie dei sottofondi dovrà avere sagoma trasversale parallela a quella che in
definitivo si dovrà dare alla superficie della carreggiata, o al pavimento sovrapposto che dovrà costituire la
carreggiata stessa.
Qualora, per la natura del terreno di sottofondo e le per condizioni igrometriche, possa temersi un
anormale affondamento del materiale di fondazione, occorre stendere preventivamente su detto terreno
uno strato di sabbia o materiale prevalentemente sabbioso di adeguato spessore ed in ogni caso non
inferiore a 10 cm.
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Articolo 13 STRATI DI BASE – BINDER – USURA
I conglomerati bituminosi a caldo tradizionali sono miscele, dosate a peso o a volume, costituite da
aggregati lapidei di primo impiego, bitume semisolido, additivi ed eventuale conglomerato riciclato.
Le miscele impiegate dovranno essere qualificate in conformità al Regolamento (UE) n. 305/2011 del
Parlamento Europeo e del Consiglio del 9 marzo 2011 che fissa le condizioni armonizzate per la
commercializzazione dei prodotti da costruzione. Ciascuna fornitura dovrà essere accompagnata dalla
marcatura CE attestante la conformità all'appendice ZA della norma europea armonizzata UNI EN 131081.
Inerti
Gli aggregati lapidei, di primo impiego, costituiscono la fase solida dei conglomerati bituminosi a caldo
tradizionali. Gli aggregati di primo impiego risultano composti dall'insieme degli aggregati grossi (trattenuti
al crivello UNI n. 5), degli aggregati fini e del filler che può essere proveniente dalla frazione fina o di
additivazione.
L'aggregato grosso deve essere costituito da elementi ottenuti dalla frantumazione di rocce lapidee, da
elementi naturali tondeggianti, da elementi naturali tondeggianti frantumati, da elementi naturali a spigoli
vivi. Tali elementi potranno essere di provenienza o natura petrografica diversa purché, per ogni tipologia,
risultino soddisfatti i requisiti indicati nella Tabella 1.
Tabella 1 - AGGREGATO GROSSO
Trattenuto al crivello UNI n. 5
Indicatori di qualità
Strato pavimentazione
Parametro
Normativa
Unità di misura Base
Binder
Usura
Resistenza
alla UNI EN 1097-2 CNR 34/73
%
 30
 30
 20
frammentazione
Los Angeles (*)
Micro Deval Umida (*)
UNI EN 1097-1 CNR 109/85
%
 25
 25
 15
Quantità di frantumato
%
 70
 80
100
Dimensioni max
UNI EN 933-1 CNR 23/71
mm
40
30
20
Sensibilità al gelo
UNI EN 1367-1 CNR 80/80
%
 30
 30
 30
Spogliamento
UNI EN 12697-11 CNR
%
5
5
0
138/92
Passante allo 0.0075
UNI EN 933-1 CNR 75/80
%
1
1
1
Indice appiattimento
UNI EN 933-5 CNR 95/84
%
 30
 30
Porosità
CNR 65/78
%
 1,5
 1,5
CLA
UNI EN 1097-8 CNR 140/92
%
 40
(*) Uno dei due valori dei coeff. Los Angeles e Micro Deval Umida può risultare maggiore (fino a due punti)
rispetto al limite indicato, purché la loro somma risulti inferiore o uguale alla somma dei valori limite indicati.
Nello strato di usura la miscela finale degli aggregati deve contenere una frazione grossa di natura
basaltica o porfirica, con CLA  43, pari almeno al 30% del totale.
In alternativa all'uso del basalto o del porfido si possono utilizzare inerti porosi naturali (vulcanici) od
artificiali (argilla espansa “resistente” o materiali similari, scorie d'altoforno, loppe, ecc.) ad elevata rugosità
superficiale (CLA  50) di pezzatura 5/15 mm, in percentuali in peso comprese tra il 20% ed il 30% del
totale, ad eccezione dell'argilla espansa che deve essere di pezzatura 5/10 mm, con percentuale di
impiego in volume compresa tra il 25% ed il 35% degli inerti che compongono la miscela.
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L'aggregato fino deve essere costituito da elementi naturali e di frantumazione. A seconda del tipo di
strada, gli aggregati fini per conglomerati bituminosi a caldo tradizionali devono possedere le caratteristiche
riassunte nella Tabella 2.
Tabella 2 - AGGREGATO FINO
Trattenuto al crivello UNI n. 5
Indicatori di qualità
Parametro
Strato pavimentazione
Normativa
Equivalente in Sabbia UNI EN 933-8 CNR 27/72
Indice di Plasticità
UNI CEN ISO/TS 1789212
Limite Liquido
UNI CEN ISO/TS 1789212
Passante allo 0.075
UNI EN 933-1 CNR 75/80
Quantità di frantumato
UNI EN 1097-1 CNR
109/85
Unità di
misura
%
%
%
Base
Binder
Usura
³ 50
N.P.
³ 60
£ 70
£2
£ 40
£2
 50
£ 25
%
%
Per aggregati fini utilizzati negli strati di usura il trattenuto al setaccio 2 mm non deve superare il 10 %
qualora gli stessi provengano da rocce aventi un valore di CLA  42. Il filler, frazione passante al setaccio
0,075 mm, proviene dalla frazione fina degli aggregati oppure può essere costituito da polvere di roccia,
preferibilmente calcarea, da cemento, calce idrata, calce idraulica, polvere di asfalto, ceneri volanti. In ogni
caso il filler per conglomerati bituminosi a caldo tradizionali deve soddisfare i requisiti indicati in Tabella 3.
Tabella 3 - FILLER
Parametro
Spogliamento
Passante allo 0.18
Passante allo 0.075
Indice di Plasticità
Vuoti Rigden
Stiffening Power
Rapporto filler/bitume =
1,5
Indicatori di qualità
Normativa
CNR 138/92
UNI EN 933-1 CNR 23/71
UNI EN 933-1 CNR 75/80
UNI CEN ISO/TS 17892-12
UNI EN 1097-7 CNR 123/88
UNI EN 13179-1 CNR
122/88
%
Strato pavimentazione
Base Binder Usura
£5
100
³ 80
N.P.
30 - 45
D PA
5
Unità di misura
%
%
%
Ai fini dell'accettazione, prima dell'inizio dei lavori, l'Impresa è tenuta a predisporre la qualificazione degli
aggregati tramite certificazione attestante i requisiti prescritti. Tale certificazione deve essere rilasciata da
un Laboratorio riconosciuto dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Legante
Il legante deve essere costituito da bitume semisolido (tal quale) ed eventualmente da quello proveniente
dal conglomerato riciclato additivato con ACF (attivanti chimici funzionali).
I bitumi sono composti organici costituiti sostanzialmente da miscele di idrocarburi, completamente solubili
in solfuro di carbonio e dotati di capacità legante. A seconda della temperatura media della zona di impiego
il bitume deve essere del tipo 50/70 oppure 80/100 con le caratteristiche indicate nella Tabella 4, con
preferenza per il 50/70 per le temperature più elevate.
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Tabella 4 - BITUME
Parametro
Penetrazione a 25°C
Punto di rammollimento
Punto di rottura (Fraass)
Solubilità
Viscosità dinamica a 160°C,
y=10 s-1
Valori dopo RTFOT
Volatilità
Penetrazione residua a 25 °C
Incremento del punto di
Rammollimento
Normativa
Unità di misura tipo 50/70
UNI EN 1426 CNR 24/71
dmm
50-70
UNI EN 1427 CNR 35/73
°C
46-56
UNI EN 12593 CNR43/74
°C
-8
UNI EN 12592
%
 99
UNI EN 13302-2
Pa • s
 0,15
UNI EN 12607-1
UNI EN 12607-1 CNR
54/77
UNI EN 1426 CNR 24/71
UNI EN 1427 CNR 35/73
tipo 80/100
80-100
40-44
-8
³ 99
³ 0,10
%
 0,5
 0,5
%
 50
³ 50
°C
9
9
Ai fini dell'accettazione, prima dell'inizio dei lavori, l'Impresa è tenuta a predisporre la qualificazione del
prodotto tramite certificazione attestante i requisiti indicati. Tale certificazione sarà rilasciata dal produttore
o da un Laboratorio riconosciuto dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Additivi
Gli additivi sono prodotti naturali o artificiali che, aggiunti all'aggregato o al bitume, consentono di migliorare
le prestazioni dei conglomerati bituminosi.
Gli attivanti d'adesione, sostanze tensioattive che favoriscono l'adesione bitume – aggregato, sono additivi
utilizzati per migliorare la durabilità all'acqua delle miscele bituminose.
Il loro dosaggio, da specificare obbligatoriamente nello studio della miscela, potrà variare a seconda delle
condizioni di impiego, della natura degli aggregati e delle caratteristiche del prodotto.
La scelta del tipo e del dosaggio di additivo dovrà essere stabilita in modo da garantire le caratteristiche di
resistenza allo spogliamento e di durabilità all'azione dell'acqua riportate nella Tabella 1, Tabella 7 e
Tabella 8. In ogni caso, l'attivante di adesione scelto deve presentare caratteristiche chimiche stabili nel
tempo anche se sottoposto a temperatura elevata (180 °C) per lunghi periodi (15 giorni).
L'immissione delle sostanze tensioattive nel bitume deve essere realizzata con attrezzature idonee, tali da
garantire l'esatto dosaggio e la loro perfetta dispersione nel legante bituminoso. La presenza ed il dosaggio
degli attivanti d'adesione nel bitume, vengono verificati mediante la prova di separazione cromatografica su
strato sottile.
Gli attivanti chimici funzionali (ACF) impiegati per rigenerare le caratteristiche del bitume invecchiato
contenuto nel conglomerato bituminoso da riciclare devono avere le caratteristiche chimico-fisiche riportate
nella Tabella 5.
Il dosaggio varia in funzione della percentuale di conglomerato riciclato e delle caratteristiche del bitume in
esso contenuto.
Per determinare la quantità di ACF da impiegare si deve preventivamente calcolare la percentuale teorica
del bitume nuovo da aggiungere con la seguente espressione:
Pn = Pt – (Pv x Pr)
dove
Pn = percentuale di legante nuovo da aggiungere riferita al totale degli inerti;
Pt = percentuale totale di bitume nella miscela di inerti nuovi e conglomerato di riciclo;
Pv = percentuale di bitume vecchio (preesistente) riferita al totale degli inerti;
Pr = frazione di conglomerato riciclato rispetto al totale della miscela.
Il valore di Pt viene determinato con l'espressione:
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Pt=0,035 a + 0,045 b + cd + f
dove
Pt = % di bitume in peso riferita alla miscela totale, espressa come numero intero;
a = % di aggregato trattenuto al setaccio UNI 2 mm;
b = % di aggregato passante al setaccio UNI 2 mm e trattenuto al setaccio 0,075 mm;
c = % di aggregato passante al setaccio 0,075 mm;
d = 0,15 per un passante al N. 200 compreso tra 11 e 15;
d = 0,18 per un passante al N. 200 compreso tra 6 e 10;
d = 0,20 per un passante al N. 200  6;
f = parametro compreso normalmente fra 0,3 e 0,8, variabile in funzione dell'assorbimento degli inerti.
Si procede quindi a costruire in un diagramma viscosità (a 60 °C) percentuale di rigenerante (rispetto al
legante nuovo) una curva di viscosità con almeno tre punti misurati:
K = viscosità della miscela bitume estratto più bitume aggiunto nelle proporzioni determinate con le formule
precedenti, senza rigenerante.
M = viscosità della miscela bitume estratto più bitume aggiunto in cui una parte del bitume nuovo è
sostituita dall'agente rigenerante nella misura del 10% in peso rispetto al bitume aggiunto.
F = viscosità della miscela simile alla precedente in cui una parte del bitume nuovo è sostituita dall'agente
rigenerante nella misura del 20% in peso rispetto al bitume aggiunto.
Da questo diagramma mediante interpolazione lineare è possibile dedurre, alla viscosità di 2000 Pa•s, la
percentuale di rigenerante necessaria.
L'immissione degli ACF nel bitume deve essere realizzata con attrezzature idonee, tali da garantire l'esatto
dosaggio e la loro perfetta dispersione nel legante bituminoso.
La presenza degli ACF nel bitume viene accertata mediante la prova di separazione cromatografica su
strato sottile.
Tabella 5 - ATTIVANTI CHIMICI FUNZIONALI
Parametro
Normativa
Densità a 25/25°C
ASTM D - 1298
Punto di infiammabilità
ASTM D - 92
v.a.
Viscosità dinamica a
SNV 671908/74
160°C, y=10s-1
Solubilità in tricloroerilene
ASTM D - 2042
Numero di
IP 213
neutralizzazione
Contenuto di acqua
ASTM D - 95
Contenuto di azoto
ASTM D - 3228
Unità di misura
°C
Valore
0,900 - 0,950
200
Pa • s
0,03 - 0,05
% in peso
mg/KOH/g
99,5
1,5-2,5
% in volume
% in peso
1
0,8-1,0
Miscela
La miscela degli aggregati di primo impiego, da adottarsi per i diversi strati, deve avere una composizione
granulometrica contenuta nei fusi riportati in Tabella 6.
La percentuale di legante totale (compreso il bitume presente nel conglomerato da riciclare), riferita al peso
degli aggregati, deve essere compresa nei limiti indicati nella stessa Tabella 6.
Tabella 6
Serie crivelli e setacci UNI
Crivello
S.P.E.A. Srl
40
Base
100
Binder
-
Usura
B
A
-
-
C
-
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Crivello
Crivello
Crivello
Crivello
Crivello
Setaccio
Setaccio
Setaccio
Setaccio
% di bitume
30
25
15
10
5
2
0,4
0,18
0,075
80-100
70-95
45-70
35-60
25-50
20-35
6-20
4-14
4-8
4,0-5,0
100
65-85
55-75
35-55
25-38
10-20
5-15
4-8
4,5-5,5
100
90-100
70-90
40-60
25-38
11-20
8-15
6-10
4,8-5,8
100
70-90
40-60
25-38
11-20
8-15
6-10
5,0-6,0
100
45-65
28-45
13-25
8-15
6-10
5,2-6,2
Per i tappeti di usura il fuso A è da impiegare per spessori superiori a 4 cm, il fuso B per spessori di 3 – 4
cm, il fuso C per spessori inferiori a 3 cm.
La quantità di bitume di effettivo impiego deve essere determinata mediante lo studio della miscela con
metodo volumetrico. In via transitoria si potrà utilizzare, in alternativa, il metodo Marshall.
Le caratteristiche richieste per lo strato di base, il binder ed il tappeto di usura sono riportate in Tabella 7 e
Tabella 8.
Tabella 7 - METODO VOLUMETRICO
Strato pavimentazione
Base
Binder
Usura
1.25° ± 0.02
30
600
150
Condizioni di prova
Unità di misura
Angolo di rotazione
Velocità di rotazione
Rotazioni/min
Pressione verticale
Kpa
Diametro del provino
mm
Risultati richiesti
Vuoti a 10 rotazioni
%
10-14
10-14
Vuoti a 100 rotazioni (*)
%
3-5
3-5
Vuoti a 180 rotazioni
%
>2
>2
2
Resistenza a trazione indiretta a 25°C
N/mm
(**)
Coefficiente di trazione indiretta a 25°C
N/mm2
(**)
Perdita di resistenza a trazione indiretta
%
 25
£ 25
a 25°C dopo 15 giorni di immersione in
acqua
(*) La densità ottenuta con 100 rotazioni della pressa giratoria viene indicata nel seguito con DG
(**) Su provini confezionati con 100 rotazioni della pressa giratoria
10-14
4-6
>2
>0,6
>50
 25
Sulla miscela definita con la pressa giratoria (provini confezionati al 98% della DG ) deve essere
sperimentalmente determinato un opportuno parametro di rigidezza (modulo complesso, modulo elastico,
ecc.) che deve soddisfare le prescrizioni per esso indicate nel progetto della pavimentazione ed ha la
funzione di costituire il riferimento per i controlli alla stesa.
Tabella 8 - METODO MARSHALL
Condizioni di prova
S.P.E.A. Srl
Unità di misura
Base
Strato pavimentazione
Binder
Usura
- 15 –
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Costipamento
Risultati richiesti
Stabilità Marshall
KN
Rigidezza Marshall
KN/mm
Vuoti residui (*)
%
Perdita di Stabilità Marshall dopo 15
%
giorni di immersione in acqua
Resistenza a trazione indiretta a 25
N/mm2
°C
Resistenza a trazione indiretta a 25
N/mm2
°C
(*) La densità Marshall viene indicata nel seguito con DM
75 colpi x faccia
8
>2,5
4-7
£ 25
10
3-4,5
4-6
 25
11
3-4,5
3-6
£ 25
> 0,7
 25
£ 25
> 70
Accettazione del materiale
L'Impresa è tenuta a presentare alla Direzione Lavori, con congruo anticipo rispetto all'inizio delle
lavorazioni e per ciascun cantiere di produzione, la composizione delle miscele che intende adottare;
ciascuna composizione proposta deve essere corredata da una completa documentazione degli studi
effettuati.
Una volta accettato da parte della Direzione Lavori lo studio della miscela proposto, l'Impresa deve
attenervisi rigorosamente.
Nella curva granulometrica sono ammessi scostamenti delle singole percentuali dell'aggregato grosso di ±
5 per lo strato di base e di ± 3 per gli strati di binder ed usura; sono ammessi scostamenti dell'aggregato
fino (passante al crivello UNI n. 5) contenuti in ± 2; scostamenti del passante al setaccio UNI 0,075 mm
contenuti in ± 1,5. Per la percentuale di bitume è tollerato uno scostamento di ± 0,25.
Tali valori devono essere soddisfatti dall'esame delle miscele prelevate alla stesa, come pure dall'esame
delle carote prelevate in sito, tenuto conto per queste ultime della quantità teorica del bitume di ancoraggio.
Confezione delle miscele
Il conglomerato deve essere confezionato mediante impianti fissi automatizzati, di idonee caratteristiche,
mantenuti sempre perfettamente funzionanti in ogni loro parte.
La produzione di ciascun impianto non deve essere spinta oltre la sua potenzialità, per garantire il perfetto
essiccamento, l'uniforme riscaldamento della miscela ed una perfetta vagliatura che assicuri una idonea
riclassificazione delle singole classi degli aggregati. Possono essere impiegati anche impianti continui (tipo
drum-mixer) purché il dosaggio dei componenti la miscela sia eseguito a peso, mediante idonee
apparecchiature la cui efficienza deve essere costantemente controllata.
L'impianto deve comunque garantire uniformità di produzione ed essere in grado di realizzare le miscele
rispondenti a quelle indicate nello studio presentato ai fini dell'accettazione.
Ogni impianto deve assicurare il riscaldamento del bitume alla temperatura richiesta ed a viscosità
uniforme fino al momento della miscelazione oltre al perfetto dosaggio sia del bitume che dell'additivo.
La zona destinata allo stoccaggio degli inerti deve essere preventivamente e convenientemente sistemata
per annullare la presenza di sostanze argillose e ristagni di acqua che possono compromettere la pulizia
degli aggregati. Inoltre i cumuli delle diverse classi devono essere nettamente separati tra di loro e
l'operazione di rifornimento nei predosatori eseguita con la massima cura.
Il tempo di miscelazione deve essere stabilito in funzione delle caratteristiche dell'impianto, in misura tale
da permettere un completo ed uniforme rivestimento degli inerti con il legante. L'umidità degli aggregati
all'uscita dell'essiccatore non deve superare lo 0,25% in peso.
La temperatura degli aggregati all'atto della miscelazione deve essere compresa tra 160°C e 180° C e
quella del legante tra 150° C e 170° C, in rapporto al tipo di bitume impiegato.
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Per la verifica delle suddette temperature gli essiccatori, le caldaie e le tramogge degli impianti devono
essere muniti di termometri fissi perfettamente funzionanti e periodicamente tarati.
Preparazione delle superfici di stesa
Prima della realizzazione di uno strato di conglomerato bituminoso è necessario preparare la superficie di
stesa allo scopo di garantire una adeguata adesione all'interfaccia mediante l'applicazione, con dosaggi
opportuni, di emulsioni bituminose aventi caratteristiche specifiche. A seconda che lo strato di supporto sia
in misto granulare oppure in conglomerato bituminoso la lavorazione corrispondente prenderà il nome
rispettivamente di mano di ancoraggio e mano d'attacco. Per mano di ancoraggio si intende una emulsione
bituminosa a rottura lenta e bassa viscosità, applicata sopra uno strato in misto granulare prima della
realizzazione di uno strato in conglomerato bituminoso. Scopo di tale lavorazione è quello di riempire i vuoti
dello strato non legato irrigidendone la parte superficiale fornendo al contempo una migliore adesione per
l'ancoraggio del successivo strato in conglomerato bituminoso.
Il materiale da impiegare a tale fine è rappresentato da una emulsione bituminosa cationica, le cui
caratteristiche sono riportate in Tabella 9, applicata con un dosaggio di bitume residuo almeno pari a 1,0
Kg/m2.
Tabella 9
Indicatore di qualità
Polarità
Contenuto di acqua %
peso
Contenuto di bitume +
flussante
Flussante (%)
Viscosità Engler a 20 °C
Sedimentazione a 5 g
Residuo bituminoso
Penetrazione a 25 ° C
Punto di rammollimento
Normativa
CNR 99/84
CNR 101/84
Unità di misura
%
Cationica 55%
positiva
4±2
CNR 100/84
%
55 ± 2
CNR 100/84
CNR 102/84
CNR 124/88
%
°E
%
1-6
2-6
<5
UNI EN 1426 CNR 24/71
UNI EN 1427 CNR 35/73
dmm
°C
> 70
> 30
Per mano d'attacco si intende una emulsione bituminosa a rottura media oppure rapida (in funzione delle
condizioni di utilizzo), applicata sopra una superficie di conglomerato bituminoso prima della realizzazione
di un nuovo strato, avente lo scopo di evitare possibili scorrimenti relativi aumentando l'adesione
all'interfaccia.
Le caratteristiche ed il dosaggio del materiale da impiegare variano a seconda che l'applicazione riguardi la
costruzione di una nuova sovrastruttura oppure un intervento di manutenzione.
Nel caso di nuove costruzioni, il materiale da impiegare è rappresentato da una emulsione bituminosa
cationica (al 60 % oppure al 65 % di legante), le cui caratteristiche sono riportate in Tabella 10, dosata in
modo che il bitume residuo risulti pari a 0.30 Kg/m2.
Tabella 10
Indicatore di qualità
Polarità
Contenuto di acqua % peso
Contenuto di bitume +
flussante
S.P.E.A. Srl
Normativa
Unità di misura
CNR 99/84
CNR 101/84
CNR 100/84
%
%
Cationica
60%
positiva
40 ± 2
60 ± 2
Cationica
65%
positiva
3±2
65 ± 2
- 17 –
COMUNE DI SORSO
APPALTO DI PROGETTAZIONE ED ESECUZIONE LAVORI SULLA BASE DELLA PROGETTAZIONE PRELIMINARE
Opere di valorizzazione della fascia costiera di Sorso attraverso interventi di infrastrutturazione a supporto delle attività produttive e turismo – L.R. 5/2009 art. 5.
Flussante (%)
Viscosità Engler a 20 °C
Sedimentazione a 5 g
Residuo bituminoso
Penetrazione a 25 ° C
Punto di rammollimento
CNR 100/84
CNR 102/84
CNR 124/88
%
°E
%
1-4
5-10
<8
1-4
15-20
<8
UNI EN 1426 CNR
24/71
UNI EN 1427 CNR
35/73
dmm
> 70
> 70
°C
> 40
> 40
Qualora il nuovo strato venga realizzato sopra una pavimentazione esistente è suggerito, in particolare per
autostrade e strade extraurbane principali, l'utilizzo di una emulsione bituminosa modificata avente le
caratteristiche riportate in Tabella 11, dosata in modo che il bitume residuo risulti pari a 0.35 Kg/m2.
Prima della stesa della mano d'attacco l'Impresa dovrà rimuovere tutte le impurità presenti e provvedere
alla sigillatura di eventuali zone porose e/o fessurate mediante l'impiego di una malta bituminosa sigillante.
Tabella 11
Indicatore di qualità
Polarità
Contenuto di acqua % peso
Contenuto di bitume +
flussante
Flussante (%)
Viscosità Engler a 20 °C
Sedimentazione a 5 g
Residuo bituminoso
Penetrazione a 25 ° C
Punto di rammollimento
Ritorno elastico a 25 °C
Normativa
CNR 99/84
CNR 101/84
CNR 100/84
Unità di misura
%
%
Modificata 70%
positiva
30 ± 1
70 ± 1
CNR 100/84
CNR 102/84
CNR 124/88
%
°E
%
0
> 20
<5
UNI EN 1426 CNR 24/71
UNI EN 1427 CNR 35/73
UNI EN 13398
dmm
°C
%
50-70
> 65
> 75
Nel caso di stesa di conglomerato bituminoso su pavimentazione precedentemente fresata, è ammesso
l'utilizzo di emulsioni bituminose cationiche e modificate maggiormente diluite (fino ad un massimo del 55
% di bitume residuo) a condizione che gli indicatori di qualità (valutati sul bitume residuo) e le prestazioni
richieste rispettino gli stessi valori riportati rispettivamente nella Tabella 10 e nella Tabella 11.
Ai fini dell'accettazione del legante per mani d'attacco, prima dell'inizio dei lavori, l'Impresa è tenuta a
predisporre la qualificazione del prodotto tramite certificazione attestante i requisiti indicati ed a produrre
copia dello studio prestazionale eseguito con il metodo ASTRA rilasciato dal produttore.
Posa in opera delle miscele.
La posa in opera dei conglomerati bituminosi verrà effettuata a mezzo di macchine vibrofinitrici in perfetto
stato di efficienza e dotate di automatismi di autolivellamento.
Le vibrofinitrici devono comunque lasciare uno strato finito perfettamente sagomato, privo di sgranamenti,
fessurazioni ed esente da difetti dovuti a segregazione degli elementi litoidi più grossi.
Nella stesa si deve porre la massima cura alla formazione dei giunti longitudinali preferibilmente ottenuti
mediante tempestivo affiancamento di una strisciata alla precedente.
Qualora ciò non sia possibile il bordo della striscia già realizzata deve essere spalmato con emulsione
bituminosa cationica per assicurare la saldatura della striscia successiva.
Se il bordo risulterà danneggiato o arrotondato si deve procedere al taglio verticale con idonea
attrezzatura.
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APPALTO DI PROGETTAZIONE ED ESECUZIONE LAVORI SULLA BASE DELLA PROGETTAZIONE PRELIMINARE
Opere di valorizzazione della fascia costiera di Sorso attraverso interventi di infrastrutturazione a supporto delle attività produttive e turismo – L.R. 5/2009 art. 5.
I giunti trasversali derivanti dalle interruzioni giornaliere devono essere realizzati sempre previo taglio ed
asportazione della parte terminale di azzeramento.
La sovrapposizione dei giunti longitudinali tra i vari strati deve essere programmata e realizzata in maniera
che essi risultino fra di loro sfalsati di almeno 20 cm e non cadano mai in corrispondenza delle due fasce
della corsia di marcia normalmente interessata dalle ruote dei veicoli pesanti.
Il trasporto del conglomerato dall'impianto di confezione al cantiere di stesa deve avvenire mediante mezzi
di trasporto di adeguata portata, efficienti e veloci e comunque sempre dotati di telone di copertura per
evitare i raffreddamenti superficiali eccessivi e formazione di crostoni.
La temperatura del conglomerato bituminoso all'atto della stesa controllata immediatamente dietro la
finitrice deve risultare in ogni momento non inferiore a 140° C.
La stesa dei conglomerati deve essere sospesa quando le condizioni meteorologiche generali possono
pregiudicare la perfetta riuscita del lavoro.
Gli strati eventualmente compromessi devono essere immediatamente rimossi e successivamente
ricostruiti a spese dell'Impresa.
La compattazione dei conglomerati deve iniziare appena stesi dalla vibrofinitrice e condotta a termine
senza interruzioni.
L'addensamento deve essere realizzato preferibilmente con rulli gommati.
Per gli strati di base e di binder possono essere utilizzati anche rulli con ruote metalliche vibranti e/o
combinati, di idoneo peso e caratteristiche tecnologiche avanzate in modo da assicurare il raggiungimento
delle massime densità ottenibili.
Per lo strato di usura può essere utilizzato un rullo tandem a ruote metalliche del peso massimo di 15t.
Si avrà cura inoltre che la compattazione sia condotta con la metodologia più adeguata per ottenere
uniforme addensamento in ogni punto ed evitare fessurazioni e scorrimenti nello strato appena steso. La
superficie degli strati deve presentarsi, dopo la compattazione, priva di irregolarità ed ondulazioni.
Un'asta rettilinea lunga 4 m posta in qualunque direzione sulla superficie finita di ciascuno strato deve
aderirvi uniformemente; può essere tollerato uno scostamento massimo di 5 mm.
La miscela bituminosa dello strato di base verrà stesa dopo che sia stata accertata dalla Direzione Lavori
la rispondenza della fondazione ai requisiti di quota, sagoma, densità e portanza indicati in progetto.
Prima della stesa del conglomerato bituminoso su strati di fondazione in misto cementato deve essere
rimossa, per garantirne l'ancoraggio, la sabbia eventualmente non trattenuta dall'emulsione stesa
precedentemente a protezione del misto cementato stesso. Nel caso di stesa in doppio strato essi devono
essere sovrapposti nel più breve tempo possibile. Qualora la seconda stesa non sia realizzata entro le 24
ore successive tra i due strati deve essere interposta una mano di attacco di emulsione bituminosa in
ragione di 0,3 Kg/m2 di bitume residuo.
La miscela bituminosa del binder e del tappeto di usura verrà stesa sul piano finito dello strato sottostante
dopo che sia stata accertata dalla Direzione dei Lavori la rispondenza di quest'ultimo ai requisiti di quota,
sagoma, densità e portanza indicati in progetto.
Controlli
I controlli si differenziano in funzione del tipo di strada.
Il controllo della qualità dei conglomerati bituminosi e della loro posa in opera deve essere effettuato
mediante prove di laboratorio sui materiali costituenti, sulla miscela, sulle carote estratte dalla
pavimentazione e con prove in situ.
Articolo 14 SEGNALETICA
La segnaletica presente sul tracciato stradale, deve essere conforme a quanto stabilito dalle seguenti
normative:
• D.Lgs. 30.04.1992 n.285 "Nuovo Codice della Strada" come modificato dalla Legge 29 luglio 2010 n. 120
S.P.E.A. Srl
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• D.P.R. 16.12.1992 n.495 "Regolamento di esecuzione e di attuazione del Nuovo Codice della Strada" e
successive modifiche
• D.M. LLPP 31.03.1995, "Approvazione del disciplinare tecnico sulle modalità di determinazione dei livelli
di qualità delle pellicole retroriflettenti impiegate per la costruzione dei segnali stradali".
I lavori dovranno essere eseguiti da personale specializzato; la Direzione dei Lavori potrà impartire
disposizioni sull'esecuzione dei lavori e l'ordine di precedenza da dare ai medesimi. Gli stessi potranno
essere ordinati in più volte, a seconda delle particolari esigenze varie, per esecuzioni anche di notte, senza
che l'Impresa possa pretendere prezzi diversi da quelli fissati nel presente Capitolato.
La segnaletica orizzontale dovrà avvenire previa pulitura del manto stradale interessato, eseguita mediante
idonee macchine tracciatrici ed ubicata come prescritto dalla Direzione dei Lavori.
Tutti i sostegni metallici devono essere posti in opera su plinto di calcestruzzo delle dimensioni opportune
ed a giudizio insindacabile della Direzione dei Lavori.
La lunghezza dell'incastro sarà stabilita di volta in volta dalla Direzione dei Lavori, e dove occorra dovranno
essere predisposti dei fori per il passaggio di cavi elettrici.
Tutti i supporti metallici dei segnali stradali dovranno essere fissati ai relativi sostegni mediante le apposite
staffe e bulloneria di dotazione, previa verifica della verticalità del sostegno stesso.
L'asse verticale del segnale dovrà essere parallelo e centrato con l'asse del sostegno metallico.
Il supporto metallico dovrà essere opportunamente orientato secondo quanto indicato dalla Direzione dei
Lavori.
Tutti i manufatti riguardanti la segnaletica verticale dovranno essere posti in opera a regola d'arte e
mantenuti in perfetta efficienza fino al collaudo.
Articolo 15 PAVIMENTAZIONE IN CLS COLORATO DILAVATO
Per la realizzazione di pavimentazioni con calcestruzzo colorato dilavato, si prevedono le seguenti
lavorazioni:
- sottofondo, altezza cm 20 realizzato con tout-venant di cava, ovvero con idoneo misto di fiume, avente
granulometria assortita, dimensione massima degli elementi mm 71, limite di fluidità non maggiore di 25 ed
indice di plasticità nullo, incluso l'eventuale inumidimento od essiccamento per portarlo all'umidità ottima ed
il costipamento fino a raggiungere almeno il 95% della massima densità AASHO modificata nonché una
portanza espressa da un modulo di deformazione Md non inferiore a 80 N/mmq ricavato dalle prove con
piastra avente diametro di cm 30.
- massetto di base, spessore cm 8, realizzato con calcestruzzo dosato con Kg/mc 250 di cemento 32.5 R
fornito in opera con autobetoniera con l'impiego di pompe, completo di rete elettrosaldata costituita da
tondini in acciaio ad aderenza migliorata a maglia cm 20x20, diametro mm6;
- trattamento protettivo di cordoli, zoccolature e ogni altro elemento architettonico che potrebbe sporcarsi
durante il getto della pavimentazione, da realizzarsi mediante l’applicazione specifica vernice antiaderente
(equivalente Protector VBA);
-
posa in opera su massetto esistente di primer di adesione spessore mm 1/2 (equivalente Ideal Bond);
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- fornitura, trasporto e posa in opera pacchetto di finitura (spessore medio cm 7) costituito da massetto in
cls (RCK 30) di consistenza S2, realizzato con cemento bianco e inerti in pietrisco in pietra di Orosei,
granulometria 9/20 mm, colorato in pasta con premiscelato in polvere fibrorinforzato, equivalente “Pieri
Chomofibre 1B colorato” della Levocell (dosaggio minimo del premiscelato 25 kg/mc di calcestruzzo);
- applicazione a spruzzo su tutta la superficie della pavimentazione di disattivante di superficie
equivalente “Pieri VBA Bio/VBA 2002” della Levocell, (circa 3 mq/lt) per ritardare la presa superficiale e
curing compound con sistema antipiogia;
- lavaggio della superficie con idropulitrice e monospazzola a settole morbide, (previa protezione delle
aree circostanti con telo di polietilene), per portare a vista gli inerti, da eseguirsi dopo circa 24 ore e,
comunque in funzione delle condizioni di umidità, temperatura e della classe di cemento impiegata;
- a totale maturazione del calcestruzzo della pavimentazione ghiaia a vista, trattamento della superficie
con idonei prodotti idrorepellenti e oleorepellente equivalente “Pieri Protec” della Levocell;
- esecuzione dei giunti di dilatazione, da eseguirsi con apposita macchina con disco diamandato
raffreddato ad acqua fino ad una profondità di circa 10 cm.
La delimitazione tra delle aree pavimentate con cls colorato dilavato con cordoli in pietra o in cls a seconda
degli ambiti di intervento.
ll piano di posa della pavimentazione dovrà avere le quote, la sagoma ed i requisiti di compattezza
prescritti ed essere ripulito da materiale estraneo. Il sottofondo verrà costipato meccanicamente previa
umidificazione. Tutte le operazioni per la realizzazione della pavimentazione dovranno essere eseguite
quando le condizioni ambientali (pioggia, neve, gelo) siano tali da danneggiare la qualità dello strato
stabilizzato.
Per il costipamento e la rifinitura verranno impiegati rulli vibranti o vibranti gommati, tutti semoventi.
L'idoneità dei rulli e le modalità di costipamento verranno, per ogni cantiere, determinate dall’Ufficio di
Direzione Lavori con una prova sperimentale, usando le miscele messe a punto per quel cantiere (prove di
costipamento).
La superficie finita non dovrà scostarsi dalla sagoma di progetto di oltre 1 cm, controllato a mezzo di un
regolo di m 4,50 di lunghezza e disposto secondo due direzioni ortogonali. Una volta costipato il
sottofondo, si effettuare ranno prove di carico su piastra circolare secondo norma CNR 146 – 1992. Il
valore del modulo di deformazione (CNR 146 – 1992) nell'intervallo compreso fra 0,5 – 1,5 daN/cmq non
dovrà essere inferiore a 300 daN/cmq. In caso contrario l'impresa, a sua cura e spese dovrà adottare tutti i
provvedimenti atti al raggiungimento del valore prescritto
Articolo 16 PAVIMENTAZIONE IN SOIL SEMENT
Pavimentazione in Soil Sement dosata a 0,60 l/mq di emulsione polimerica acquosa di acetato vinilico con
funzione di legante, antipolvere ecocompatibile a norma E.P.A..
La posa della pavimentazione dovrà avvenire secondo le seguenti modalità:
- esecuzione di cassonetto e corretta preparazione del sottofondo;
- - posa di geotessile con funzione di separatore sul fondo del cassonetto;
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Opere di valorizzazione della fascia costiera di Sorso attraverso interventi di infrastrutturazione a supporto delle attività produttive e turismo – L.R. 5/2009 art. 5.
- fornitura e posa di inerte appartenente ai gruppi A1b, A2, A3 e rientrante nelle seguenti classificazioni
GC-SW-SP-SM-SC, avente granulometria max 0/20 mm, mediante vibrofinitrice, per uno spessore medio
soffice di 8 cm;
- bagnatura in più passaggi a mezzo di botte munita di pompa a bassa pressione collegata ad una barra di
larghezza variabile da 2,00 a 4,00 ml, con ugelli idonei posizionati 25 cm l’uno dall’altro ed un’altezza da
terra di 50 cm al fine di ottenere un’omogenea aspersione della miscela composta da acqua ed il Soli
Sement;
- compattazione della superficie con rullo compressore
Articolo 17 OPERE IN PIETRE NATURALI
Le opere in pietre naturali dovranno in genere corrispondere esattamente alle forme e dimensioni risultanti
dai disegni di progetto ed essere lavorate a seconda delle prescrizioni generali del presente Capitolato, del
progetto esecutivo e dalle indicazioni particolari impartite dalla Direzione dei lavori all'atto dell'esecuzione.
Tutti materiali dovranno avere le caratteristiche esteriori quelle essenziali della specie prescelta.
Prima di cominciare i lavori, qualora non si sia provveduto in merito avanti l'appalto da parte
dell'Amministrazione appaltante, l'Impresa dovrà preparare a sue spese i campioni delle varie pietre e delle
loro lavorazioni, e sottoporli alla approvazione della Direzione dei lavori, alla quale spetterà in maniera
esclusiva di giudicare se essi corrispondono alle prescrizioni. Detti campioni debitamente contrassegnati,
resteranno depositati negli Uffici della Direzione dei lavori, quali termine di confronto e riferimento.
Per quanto ha riferimento con le dimensioni di ogni opera nelle sue parti componenti, la Direzione dei lavori
ha la facoltà di prescrivere le misure dei vari elementi di un opera qualsiasi (rivestimento, copertina,
cornice, pavimento, colonna ecc.), la formazione e disposizione dei vari conci e lo spessore delle lastre,
come pure di precisare gli spartiti, la posizione dei giunti, la suddivisione dei pezzi, l'andamento della
venatura ecc., secondo i particolari disegni costruttivi che la stessa, Direzione dei lavori potrà fornire
all'Impresa all'atto dell'esecuzione; e quest'ultima, avrà l'obbligo di uniformarsi a tali norme, come ad ogni
altra disposizione circa la formazione di modanature, scorniciature, goccialatoi,ecc.
Per tutte e le opere infine è fatto obbligo all'Impresa di rilevare e controllare, a propria cura e spese la
corrispondenza delle varie opere ordinate dalla Direzione lavori alle strutture rustiche esistenti, e di
segnalare a quest'ultima tempestivamente, ogni ostacolo o divergenza, restando essa Impresa in caso
contrario unica responsabile della perfetta rispondenza dei pezzi all'atto della posa in opera. Essa avrà
pure l'obbligo di apportare alle stesse, in corso di lavoro, tutte quelle modifiche che potessero essere
richieste dalla Direzione dei lavori.
a) pietra da taglio.
La pietra da taglio da impiegarsi nelle costruzioni dovrà presentare la forma e le dimensioni di progetto, ed
essere lavorata, secondo le prescrizioni che verranno impartite dalla Direzione dei lavori all'atto
dell'esecuzione, nei seguenti modi:
-
granigliato;
-
a spacco.
Qualunque sia il genere di lavorazione delle facce viste, i letti di posa e le facce di combaciamento
dovranno essere ridotti a perfetto piano e lavorate a grana fina. Non saranno tollerate, ne smussature agli
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spigoli, ne cavità nelle facce, ne stuccature in mastice o rattoppi. La pietra da taglio che presentasse difetti
verra' rifiutata e l'Impresa avrà l'obbligo di sostituirla immediatamente anche se scheggiature od ammacchi
si verificassero dopo il momento della posa in opera, e ciò fino al collaudo.
Qualità e provenienza dei materiali
I materiali per pavimenti lapidei dovranno corrispondere alle norme di accettazione di cui al R.D. del 16
Novembre 1939, n. 2232, al R.D. del 16 Novembre 1939, 2234 e alle norme Uni vigenti.
Norme di accettazione
Gli elementi in pietra dovranno corrispondere, entro i limiti delle tolleranze indicate, alle forme e dimensioni
richieste ed essere lavorate a seconda delle prescrizioni del presente capitolato e di quelle che impartirà il
direttore dei lavori all’atto dell’esecuzione.
Il Direttore dei lavori ha la facoltà di prescrivere, con le limitazioni contemplate nel presente capitolato,
qualora non disposto, le misure dei vari elementi di ogni opera ed il loro spessore, come pure il Direttore
dei lavori ha la facoltà di precisare gli spartiti, la posizione dei giunti, la suddivisione delle sezioni (nei
mosaici), l’andamento della venatura e la disposizione cromatica del pezzame delle tessere.
Prescrizioni generali
Allettamento degli elementi Nella esecuzione di pavimenti da porre in opera in malta, dovrà essere usata la
massima cura nel non far passare la malta di allettamento attraverso le fessure degli elementi costituenti i
pavimenti di qualsiasi tipo, materiale, dimensione e forma essi siano. Pertanto, gli elementi dovranno
essere adagiati sopra lo strato di malta di allettamento, impostandoli prima con leggera pressione delle
mani e poi battendoli cautamente col manico del martello fino a perfetta aderenza ai bordi degli elementi
già collocati. Gli elementi dei pavimenti dovranno risultare perfettamente fissati al sottofondo.
Bagnatura degli elementi Gli elementi dei pavimenti, quando necessario, dovranno essere preventivamente
bagnati affinché siano bene imbevuti d’acqua.
Taglio degli elementi Occorrendo parti di elementi per il completamento dei pavimenti, questi dovranno
essere tagliati sempre con ed idonei utensili.
Tolleranze sulla tonalità Saranno tollerate soltanto lievi differenze di tonalità di colore, di dimensioni, di
assortimento purché queste differenze non alterino l’aspetto estetico degli elementi nel loro insieme.
Posa in opera degli elementi La posa in opera degli elementi della pavimentazione dovrà essere curata al
massimo; tutti gli elementi dovranno risultare ben serrati gli uni contro gli altri, le fessure dovranno essere
quasi invisibili e la loro linea ben dritta; non dovranno essere posti in opera elementi anche minimamente
imperfetti per rotture ai bordi ed agli spigoli e nessun elemento dovrà sporgere fuori dall’altro. I pavimenti
dovranno risultare perfettamente in piano e pertanto si dovrà procedere alla loro posa in opera con il
continuo controllo della livella.
Ad ogni sospensione di lavoro si dovrà aver cura di verificare che il contorno dei tratti già posati e che
restano interrotti sia ben allineato, e di rifilare la malta lungo il perimetro dell’interruzione. Per superfici
molto estese dovranno essere previsti giunti di dilatazione sia longitudinali che trasversali. I giunti dovranno
essere estesi a tutto lo spessore dello strato di sottofondo e dovranno essere riempiti con idonei materiali
sigillanti.
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Forma, colore e disposizione degli elementi Gli elementi dei pavimenti potranno essere richiesti di diversa
forma e colore, e nella posa in opera, il Direttore dei Lavori potrà ordinare speciali disposizioni a riquadri, o
disegni geometrici.
Campioni L’Appaltatore ha l’obbligo di presentare al Direttore dei lavori i campioni dei pavimenti prescritti,
come ha l’obbligo di eseguire campioni di pavimenti in opera.
Pulizia dei pavimenti A pavimento ultimato l’Appaltatore dovrà aver cura di far procedere ad una buona
pulizia della superficie, affinché non vi rimanga sopra, e non indurisca, la malta. La superficie del
pavimento non dovrà presentare macchie di sorta.
Protezione dei pavimenti dopo la loro esecuzione Per un periodo di almeno 10 giorni dopo l’ultimazione del
pavimento, l’Appaltatore ha l’obbligo di impedire, a mezzo di chiusure provvisorie, l’accesso di chiunque nei
locali, e ciò anche per i pavimenti posti in opera da altre ditte. Qualora vi sia necessità di transitare su
pavimenti di recente esecuzione, l’Appaltatore dovrà predisporre su di essi idoneo tavolato, con interposto
uno spesso strato di segatura di abete o di sabbia fina. I pavimenti posti all’esterno dovranno essere
convenientemente protetti dalla azione diretta dei raggi solari per il tempo necessario alla normale presa ed
indurimento della malta, ed all’occorrenza, dovranno essere mantenuti leggermente bagnati nei primi
giorni. Dovranno anche essere protetti, con idonei provvedimenti, sia dal vento che dalla pioggia violenta.
Imperfezioni-Responsabilità Non potranno essere accettati pavimenti che presentassero una qualsiasi,
anche minima, imperfezione dipendente dalla mancata osservanza delle norme sopra indicate e di quanto
altro precisato e disposto in ogni punto del presente articolo. Pertanto, ogni qualvolta si manifestasse
anche una sola delle imperfezioni suddette , o comunque danni, guasti e degradamenti, l’Appaltatore è
obbligato alla demolizione dei pavimenti contestati ed al loro successivo rifacimento. Nel caso che il
materiale impiegato fosse stato approvvigionato dall’Appaltante, l’Appaltatore è tenuto anche all’onere
dell’acquisto dei materiali di pavimentazione identici a quelli forniti dall’Appaltante. L’Appaltatore dovrà
anche provvedere, a sua cura e spese, alla rimessa in pristino dei lavori compiuti, quali, ad esempio,
zoccoletti, intonachi, lavori da pittore, rivestimenti, infissi ecc., che in conseguenza della demolizione dei
pavimenti dovessero subire manomissioni, o degradamenti, oltre al risarcimento degli eventuali danni.
L’Appaltatore è responsabile delle imperfezioni fino alla approvazione del collaudo, e non potrà mai
invocare a sua discolpa, né l’avvenuta accettazione del materiale da parte del Direttore dei lavori, né la
mancanza di specifici ordini durante il collocamento in opera, né la mancata presentazione di eccezioni, od
altro, da parte del Direttore dei lavori, sia dopo l’ultimazione dei pavimenti che in corso di consegna
anticipata e di anticipato uso dei pavimenti stessi, né per caso fortuito, né per qualsiasi imprevidenza od
imprevisione.
Il rifiuto dei pavimenti, sia da parte della Direzione dei lavori, sia nel corso del collaudo, può avvenire anche
dopo l’occupazione dell’opera da parte degli aventi diritto, o dell’Appaltante. L’Appaltatore sarà obbligato, in
tal caso, a sopportare i maggiori oneri che il rifacimento delle pavimentazioni non accettate, la rimessa in
ripristino stato di quanto manomesso, o degradato, il risarcimento dei danni ecc.
L’Impresa dovrà sottoporre alla D.L, per accettazione, campionatura di tutti i tipi previsti dal progetto. Non
saranno riconosciute lavorazioni con l’impiego di materiali non rigorosamente conformi alle campionature
accettate dalla D.L.
Prove d’accettazione Per quanto non espressamente indicato, per l’accettazione dei materiali lapidei si
rinvia alle prescrizioni delle seguenti norme:
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UNI 9724-1 - Materiali lapidei. Descrizione petrografica;
UNI 9724-2 - Materiali lapidei. Determinazione della massa volumica apparente e del coefficiente di
imbibizione;
UNI 9724-3 - Materiali lapidei. Determinazione della resistenza a compressione semplice;
UNI 9724-4 - Materiali lapidei. Confezionamento sezioni sottili e lucide;
UNI 9724-5 - Materiali lapidei. Determinazione della resistenza a flessione;
UNI 9724-6 - Materiali lapidei. Determinazione della microdurezza Knoop;
UNI 9724-7 - Materiali lapidei. Determinazione della massa volumica reale e della porosità totale e
accessibile.
Il progetto prevede i seguenti elementi in materiale lapideo:
- PAVIMENTAZIONI in :
1. in lastre cm 30x60 in pietra di orosei granigliato, spessore cm 6
- RIVESTIMENTI in :
2. lastre di Pietra di Orosei, spessore cm 3 o 6, dimensioni varie, granigliate su tutti i lati a vista;
- DISSUASORI AUTO in :
3. pietra di Orosei bocciardato fine su tutti lati a vista dimensioni 15x18x40, dettagli come da elaborati
grafici, completa di bieta in acciaio zincato diam mm 20 per il fissaggio del dissuasore a plinto di
fondazione in cls (cm 40x40x40).
- PAVIMENTAZIONE BANCHINE NUOVE ROTATORIE in:
4. tozzetti in pietra di granito delle dimensioni 15x15x10.
- REALIZZAZIONE OPERE D’ARTE NUOVE ROTATORIE in:
5. masselli in pietra basaltica tagliati a spacco delle dimensioni di 6x6x6 cm;
6. masselli in pietra di Orosei tagliati a spacco delle dimensioni di 6x6x6 cm;
7. lastre in pietra basaltica delle dimensioni 30x30 ed spessore pari a 15 cm.
Articolo 18
PAVIMENTAZIONE IN AUTOBLOCCANTI DRENANTI
La pavimentazione alcune delle aree di sosta delle auto o biciclette saranno realizzate con masselli
autobloccanti in calcestruzzo vibrocompresso colorato in pasta, dimensioni cm 25x50, spessore cm 8, con
resistenza a compressione > 60N/ mmq, assorbimento 12% in volume conformi a norma UNI 9065 parti I,
II, III, finitura superficiale in quarzo. Compresa la compattazione preliminare del piano di appoggio con
mezzo meccanico, la fornitura e posa in opera di telo geotessile non tessuto (peso300 gr/mq; resistenza
trazione N/10 cm 450) in fibra in poliestere bianco con sovrapposizioni minime cm 15, la stesura di piano
d’appoggio costituito da 5 cm di sabbia e la compattazione dei masselli a mezzo piastra vibrante, la
sigillatura a finire dei giunti fra singoli masselli costituita da una stesura di terreno naturale
Articolo 19 PASSERELLE SU PALIFICATE
Nei pettini 1, 2 e 6 è prevista la costruzione di passerelle per l’accesso all’arenile, saranno realizzati da
struttura portante in pali e travi in massello di larice e tavolato dello stesso materialein legno composito.
Struttura portante in larice.
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Opere di valorizzazione della fascia costiera di Sorso attraverso interventi di infrastrutturazione a supporto delle attività produttive e turismo – L.R. 5/2009 art. 5.
La pavimentazione in lego composito sarà sostenuta da struttura sollevata rispetto alle dune realizzata in
larice europeo (Larix decidua Miller), con impregnazione in autoclave. Tutte le forniture in legno dovranno
essere corredate di certificazioni FSC (Certificazione FSC Forest Management ) o PEFC.
La struttura modulare m 2 x 2 è costituita da:
-
pali sezione cm 18x18, lunghezza media cm 160; da collocarsi nel terreno tramite battitura meccanica;
-
travi principali sezione cm 14x22;
-
travi secondarie sezione cm 10x16.
-
Tavolato in larice, spessore cm 4;
-
parabordi costituita da tavolato in larice, sezione cm 5x15, lunghezza minima cm 200
La connessione degli elementi in larice sarà realizzato con viti in acciaio AISI 316.
Articolo 20 CORDOLI IN CLS E PIETRA
Cordoli in cls
I cordoli previsti nel presente progetto hanno una sezione pari a 12/15x25 e 6x20 cm e sono in
conglomerato cementizio vibrato (C.A.V.), avente Rck 30 N/mm2, in elementi di lunghezza 1,00 m.
Gli elementi dovranno presentare superfici in vista regolari e ben rifinite con dimensioni uniformi, dosature
e spessore corrispondenti alle prescrizioni e ai tipi; saranno ben stagionati, di perfetto impasto e
lavorazione, sonori alla percussione senza screpolature e muniti delle eventuali opportune sagomature alle
due estremità per consentire una sicura connessione, ed essere esenti da imperfezioni, cavillature, rotture
o sbrecciature.
Gli elementi prefabbricati in calcestruzzo avranno sezione che sarà di volta in volta precisata dalla
Direzione dei Lavori sulla base degli elaborati grafici.
Cordoli in trachite
Gli elementi dovranno provenire da rocce sane di pietra omogenea che non presentino venature vistose
d'alcun genere. Gli elementi dovranno avere lunghezza non inferiore a ml 1,00, le teste finite, le facce a
vista martellinate a mano, non dovranno presentare rientranze o parti sporgenti. La sezione sarà pari a
20x15 cm e i profili come indicato sulle tavole di progetto. I raccordi e le giunzioni ad angolo tra due tratte
saranno sempre risolti con l’impiego di pezzi speciali curvi fino ad un raggio di mt 2.00, per circonferenze
maggiori il raccordo curva sarà ricavato mediante posa di elementi rettilinei con lunghezza non superiore a
cm 50.
Posa in opera delle cordonate
Di norma si procederà formando un tratto di lunghezza pari alla livelletta, costruendo una fondazione
continua in cls Rck 20 steso in strati ben battuti e livellati tali da formare un sicuro piano d'appoggio per tutti
gli elementi. Si procederà successivamente alla posa dei cordoli provvedendo ai necessari aggiustamenti
di quota e di linea, solo allora si procederà con il rinfianco della cordonatura da eseguirsi con cls Rck 25
escludendo l'impiego di cls proveniente da scarti di lavorazione. E' tassativamente vietato posare i vari
elementi su cuscinetti di cls fatto salvo durante la posa di cordonature provenienti da preesistenti
marciapiedi nel caso che gli elementi costituenti siano difformi da quanto precedentemente previsto. A
posa ultimata si potrà procedere alla sigillatura dei giunti con boiacca di cemento a kg 400/mc. Le
cordonature dovranno presentarsi perfettamente allineate; se alla verifica con staggia rettilinea della
lunghezza di ml 4,00 si dovessero riscontrare differenze tanto di allineamento, quanto di livello, superiori
alla tolleranza max di mm 5, le opere eseguite verranno rifiutate.
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Articolo 21 BARRIERE STRADALI
Al fine di garantire la sicurezza della mobilità ciclabile rispetto al traffico veicolare, il progetto prevede il
posizionamento di barriere stradali di protezione in classe N2 ed H2 del tipo legno-acciaio.
Barriera bifacciale classe N2 – bordo laterale
La barriera stradale di sicurezza misto metallo-legno completa di Certificazione nel rispetto delle norme
EN1317 e DM 21/06/2004, rispondente ai requisiti della marcatura CE nella classe N2 (Certificato CE
1826-CPD-09-02-06-DR5) e corredata da Crash Test tipo TB11 e TB32 (certificante una larghezza di
funzionamento minima di W6) effettuati in un centro autorizzato dal Ministero dei Lavori Pubblici.
- La barriera è composta da:
piantone in tondo di legno Douglas* diametro 18 cm e lunghezza 70 cm, con anima in acciaio zincato a
sezione C (50 x 100 x 50 spessore 5 mm) di lunghezza 2 m (70 cm fuori terra / 130 dentro terra),
listone orizzontale in mezzotondo di legno Douglas* diam. 22 cm anch’esso con anima in acciaio composta
da profilato ad U 90 x 50 x 4 mm, lunghezza 4 m.
Ciascun montante sarà rivestito in tutti i suoi lati con una copertura integrale opportunamente lavorata in
legno* Douglas diam 18 cm.
I listoni orizzontali vanno posizionati con il bordo superiore a 70 cm dalla sede stradale, l’unione tra questi
elementi è assicurata da piastre in acciaio zincato (TL 62) 620 x 80 x 10 mm ognuna delle quali
appositamente bloccata da due piastrine in acciaio zincato 200 x 60 x 4 mm (TL 20).
Barriera classe H2 – bordo ponte
Barriera stradale di sicurezza misto metallo-legno Omologata in Classe H2 livello di contenimento “B” nel
rispetto dei requisiti della marcatura CE e delle norme EN 1317 e DM 21/06/2004.
- La barriera dovrà avere larghezza di funzionamento livello W4 (<1,30m) per protezione punti pericolosi.
- La barriera è composta da:
Montante in acciaio zincato con profilo ad H (750x140x5 mm) altezza 2 m assemblato con due morali in
legno Douglas dimensione 6x14x130 cm.
Corrente orizzontale composto da due mezzi tondi in legno Douglas, di diam. 20 cm, anch’essi con anima
in acciaio composta da profilato ad U 90 x 50 x 4 mm, lunghezza 4 m.
I listoni orizzontali vanno posizionati con il bordo superiore a 85 cm dalla sede stradale, l’unione tra questi
elementi è assicurata da piastre di continuità in acciaio zincato di dimensioni 620x270x10 mm ognuna delle
quali appositamente bloccata da quattro piastrine in acciaio zincato 200 x 60 x 4 mm (TL 20). La piastra di
continuità è fissata al palo con un distanziatore in acciaio zincato di dimensioni 230x125 mm ogni due metri
lineari.
Articolo 22 PEDANA PER SPIAGGIA
Pedana per spiaggia 100 cm x 100 cm, decking in materiale composito (60% farina di legno abete riciclato
e 40% polietilene ad alta densità) con trattamento antifungo, antialga e anti UV, facciata esterna
antisdrucciolo misura cadauno mm 1000 x 21 x 140, composta da 7 doghe cadauna, completa di 3 traversi
in alluminio anodizzato a 20 micron e rivetti in alluminio, con innesti pvc, peso cadauna: kg. 25,00:
Articolo 23 ARREDI - TIPOLOGIA E CARATTERISTICHE GENERALI
Gli arredi proposti, oltre ad che per le caratteriste pretamente estetiche sono stati scelti anche
considerando la curabilità e il costo di manutenzione.
Elementi di seduta:
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Opere di valorizzazione della fascia costiera di Sorso attraverso interventi di infrastrutturazione a supporto delle attività produttive e turismo – L.R. 5/2009 art. 5.
-
panca prefabbricata in dimensioni cm 60 x200x 45 (altezza) realizzata in calcestruzzo a durabilità
garantita Rck 35 N/mm2, a faccia vista, con inerte in Pietra di Orosei
-
Panca in c.a. rivestita con lastre in Pietra di Orosei, spessore cm 3 (per superfici verticali) e cm 6 su
quelle orizzontali, granigliate su tutti i lati a vista, posto in opera con collante per rivestimenti lapidei.
-
Cestino raccolta differenziata per rifiuti (equivalente “ECOMIX” della Metalco) composto da una
struttura in lamiera di acciaio corten sp. 20/10 mm, forma tronco piramidale con base mm 454 x454 ,
altezza mm 990, dotato di posa cenere e completa di coperchio (in quadricromia per agevolare raccolta
differenziata) in fusione di alluminio, fissato con viti in al telaio in acciaio zincato e verniciato, a sua volta
incernierato alla struttura. L’interno del cestino è dotato di struttura metallica che divide in quattro per la
raccolta differenziata) Capacità cestino 30 lt x 4.
-
Fontana, equivalente “FUENTE” della Metalco articolo 0310065, costituita da una struttura in tubo
d'acciaio corten, sabbiato e trattato con un ciclo di ossidazione, a sezione rettangolare 100x200 mm, di
altezza 990 mm con piastra base rettangolare 290x140x6 mm e tappo superiore in lamiera. Completa di
rubinetto in ottone nichelato a pulsante con molla di ritorno normalmente chiuso, avvitato al manicotto da
1/2" e raccordato alla tubazione in acciaio inox con terminale filettato per l'allacciamento alla rete idrica. La
struttura è fissata con quattro viti alla base della vasca, in lamiera d'acciaio zincato a caldo e verniciato a
polveri P.P. di dimensioni 296x890 mm e profondità 102 mm, dotata di un tubo di scarico e troppo pieno
diametro mm 40. Sul retro della stessa è presente una feritoia adatta al collegamento del tubo di
alimentazione. Compresa inoltre caditoia, asportabile dimensioni 740x290 mm e spessore. 5;
-
Porta biciclette, simile “GUARDIA” della Metalco articolo 0030285, realizzata in piatto di acciaio corten
sagomato "a correre" sez. 80x8 mm con bielletta mobile in acciaio inox satinato ed elettrolucidato, per
fissaggio lucchetto al telaio della bicicletta. Altezza cm 90 e dettagli come da elaborato grafico di
riferimento. Posto in opera su plinto di fondazione in c.a cm 40x40x40.
Espositore in corten, equivalente “targa corten” della Metalco articolo 0550965 composto da struttura
portante in profilo a T di acciaio corten da 80x80x8 mm e da un doppio tamponamento in lamiera d'acciaio
zincato 15/10 ribordata, fissato con viti in acciaio inox a scomparsa. Tutta la struttura in corten è sabbiata e
trattata con ciclo di ossidazione. Dimensioni H 2200 mm, L 1050 mm. Superficie espositiva 1400x1000
mm.
Pensilina autobus litoranea larghezza m. 2,572 – profondità 1,200 – altezza 2,500, con struttura
costituita da elementi in acciaio zincato a caldo e verniciato (colore come da indicazione DL) dimensione
pilastri n° 2 sez. mm. 80 x 80 elementi strutturali trasversali come da elaborati grafici. Alla parte strutturale
è ancorata una panca rivestita in acciaio mm. 5, zincato a caldo e verniciato. Completo di n°2 plinti di
fondazione di fondazione cm 80x80x80 in cls dosato a 250 kg/mc. Copertura in vetro antisfondamento con
bordi molati a filo lucido spessore mm. 10 (dim. Cm. 120,0 x 257,0), fissato alla struttura in acciaio
attraverso n° 6 elementi di ancoraggio. Completo di rivestimento di finitura della pensilina con quattro fogli
di alluminio (2 x mm. 1341 x 1296 / 2 x mm 2081 x 1296), mediante pannelli in alluminio peralluman H111
spessore 50/10 (colore come indicato dalla DL / colori diversi per ogni pensilina da collocare) lavorato con
rinforzo a C perimetrali, tagliato con procedimento laser come da elaborati di progetto. Finitura con ciclo di
verniciatura a polvere (colori a scelta della D.L.) eseguito su entrambe le facce come segue: 1°STADIO
(Sgrassaggio alcalino + Fosfodecappaggio / Lavaggio con acqua); 2° STADIO (Asciugatura); 3° STADIO
(Applicazione della vernice - fondo); 4° STADIO (Cottura in forno); 5° STADIO (Applicazione della vernice finitura); 6° STADIO (Cottura in forno)
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Articolo 24 STRUTTURE DI CEMENTO ARMATO NORMALE
Nell'esecuzione delle opere di cemento armato normale l'Appaltatore dovrà attenersi alle norme contenute
nella legge n. 1086/1971 e s.m.i. e nelle relative norme tecniche emanate in applicazione dell'art. 21 della
legge 5 novembre 1971, n. 1086.
a) Gli impasti devono essere preparati e trasportati in modo da escludere pericoli di segregazione dei
componenti o di prematuro inizio della presa al momento del getto.
Il getto deve essere convenientemente compatto; la superficie dei getti deve essere mantenuta umida per
almeno tre giorni.
Non si deve mettere in opera il conglomerato a temperature minori di 0 °C, salvo il ricorso ad opportune
cautele.
b) Le giunzioni delle barre in zona tesa, quando non siano evitabili, si devono realizzare possibilmente
nelle regioni di minor sollecitazione, in ogni caso devono essere opportunamente sfalsate.
Le giunzioni di cui sopra possono effettuarsi mediante:
- saldature eseguite in conformità delle norme in vigore sulle saldature;
- manicotto filettato;
- sovrapposizione calcolata in modo da assicurare l'ancoraggio di ciascuna barra.
In ogni caso la lunghezza di sovrapposizione in retto deve essere non minore di 20 volte il diametro e la
prosecuzione di ciascuna barra deve essere deviata verso la zona compromessa. La distanza mutua
(interferro) nella sovrapposizione non deve superare 6 volte il diametro.
c) Le barre piegate devono presentare, nelle piegature, un raccordo circolare di raggio non minore di 6
volte il diametro. Gli ancoraggi devono rispondere a quanto prescritto al punto 5.3.3 del D.M. emanato in
applicazione dell'art. 21 della legge 5 novembre 1971, n. 1086. Per barre di acciaio incrudito a freddo le
piegature non possono essere effettuate a caldo.
d) La superficie dell'armatura resistente deve distare dalle facce esterne del conglomerato di almeno 0,8
cm nel caso di solette, setti e pareti e di almeno 2 cm nel caso di travi e pilastri. Tali misure devono essere
aumentate, e al massimo rispettivamente portate a 2 cm per le solette ed a 4 per le travi ed i pilastri, in
presenza di salsedine marina, ed altri agenti aggressivi. Copriferri maggiori richiedono opportuni
provvedimenti intesi ad evitare il distacco (per esempio reti). Le superfici delle barre devono essere
mutuamente distanziate in ogni direzione di almeno una volta il diametro delle barre medesime e, in ogni
caso, non meno di 2 cm. Si potrà derogare a quanto sopra raggruppando le barre a coppie ed aumentando
la mutua distanza minima tra le coppie ad almeno 4 cm.
Per le barre di sezione non circolare si deve considerare il diametro del cerchio circoscritto.
e) Il disarmo deve avvenire per gradi ed in modo da evitare azioni dinamiche. Esso non deve inoltre
avvenire prima che la resistenza del conglomerato abbia raggiunto il valore necessario in relazione
all'impiego della struttura all'atto del disarmo, tenendo anche conto delle altre esigenze progettuali e
costruttive; la decisione è lasciata al giudizio del Direttore dei lavori.
f) Qualora il calcestruzzo sia destinato ad ospitare elementi metallici di ancoraggio di struttura da
connettere ci si atterrà a quanto prescritto nell'articolo sulla struttura di acciaio.
Specificazione delle prescrizioni tecniche
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a) Inerti per conglomerati cementizi e per malte
1) Gli aggregati per conglomerati cementizi, naturali e di frantumazione devono essere costituiti da
elementi non gelivi e non friabili, privi di sostanze organiche, limose ed argillose, di getto, ecc., in
proporzioni nocive all'indurimento del conglomerato o alla conservazione delle armature. La ghiaia o il
pietrisco devono avere dimensioni massime commisurate alle caratteristiche geometriche della carpenteria
del getto ed all'ingombro delle armature. La sabbia per malte dovrà essere priva di sostanze organiche,
terrose o argillose, ed avere dimensione massima dei grani di 2 mm per murature in genere, di 1 mm per
gli intonaci e murature di paramento o in pietra da taglio.
2) Gli additivi per impasti cementizi si intendono classificati come segue:
fluidificanti; aeranti; ritardanti; acceleranti; fluidificanti-aeranti; fluidificanti-ritardanti; fluidificanti-acceleranti;
antigelo-superfluidificanti.
Per le modalità di controllo ed accettazione il Direttore dei lavori potrà far eseguire prove o, per i prodotti
industriali, accettare l'attestazione di conformità alle norme rilasciate dal produttore sulla base d'idonea
documentazione.
3) I conglomerati cementizi per strutture in cemento armato dovranno rispettare tutte le prescrizioni di cui al
D.M. attuativo dell'art. 21 della legge 5 novembre 1971, n. 1086.
b) Impasti di conglomerato cementizio
Gli impasti di conglomerato cementizio dovranno essere eseguiti in conformità di quanto previsto
nell'allegato apposito del D.M. applicativo dell'art. 21 della legge 5 novembre 1971, n. 1086. La
distribuzione granulometrica degli inerti, il tipo di cemento e la consistenza dell'impasto, devono essere
adeguati alla particolare destinazione del getto e al procedimento di posa in opera del conglomerato. Il
quantitativo d'acqua deve essere il minimo necessario a consentire una buona lavorabilità del
conglomerato tenendo conto anche dell'acqua contenuta negli inerti. Partendo dagli elementi già fissati il
rapporto acqua-cemento, e quindi il dosaggio del cemento, dovrà essere scelto in relazione alla resistenza
richiesta per il conglomerato. L'impiego degli additivi dovrà essere subordinato all'accertamento
dell'assenza di ogni pericolo di aggressività.
L'impasto deve essere fatto con mezzi idonei ed il dosaggio dei componenti eseguito con modalità atte a
garantire la costanza del proporzionamento previsto in sede di progetto. Per i calcestruzzi preconfezionati
si fa riferimento alla norma UNI 7163; essa precisa le condizioni per l'ordinazione, la confezione, il trasporto
e la consegna. Fissa inoltre le caratteristiche del prodotto soggetto a garanzia da parte del produttore e le
prove atte a verificarne la conformità.
c) Armature per calcestruzzo
1) Gli acciai per l'armatura del calcestruzzo normale devono rispondere alle prescrizioni contenute nel
vigente D.M. attuativo dell'art. 21 della legge 5 novembre 1971, n. 1086 e relative circolari esplicative.
2) E' fatto divieto di impiegare acciai non qualificati all'origine.
Modalità di prova, controllo, collaudo
Per i controlli sul conglomerato ci si atterrà a quanto previsto dall'allegato apposito del D.M. applicativo
della legge 5 novembre 1971, n. 1086. Il conglomerato viene individuato tramite la resistenza caratteristica
a compressione secondo quanto specificato nel suddetto allegato apposito del D.M. applicativo della legge
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5 novembre 1971, n. 1086. La resistenza caratteristica del conglomerato dovrà essere non inferiore a
quella richiesta dal progetto.
Il controllo di qualità del conglomerato si articola nelle seguenti fasi: studio preliminare di qualificazione,
controllo di accettazione, prove complementari. I prelievi dei campioni necessari per i controlli delle fasi
suddette avverranno al momento della posa in opera dei casseri, secondo le modalità previste nel
paragrafo 3 del succitato Allegato 2.
Norme di misurazione
a) Calcestruzzi
I calcestruzzi per fondazioni, murature, volte, ecc. e le strutture costituite da getto in opera, saranno in
genere pagati a metro cubo e misurati in opera in base alle dimensioni prescritte, esclusa quindi ogni
eccedenza, ancorché inevitabile, dipendente dalla forma degli scavi aperti e dal modo di esecuzione dei
lavori.
Nei relativi prezzi oltre agli oneri delle murature in genere, s'intendono compensati tutti gli oneri specificati
nelle norme sui materiali e sui modi di esecuzione.
b) Conglomerato cementizio armato
Il conglomerato per opere in cemento armato di qualsiasi natura e spessore sarà valutato per il suo volume
effettivo, senza detrazione del volume del ferro che verrà pagato a parte. I casseri, le casseforme e le
relative armature di sostegno, sono comprese nei prezzi di elenco del conglomerato cementizio.
Nei prezzi del conglomerato sono inoltre compresi tutti gli oneri derivanti dalla formazione di palchi
provvisori di servizio, dall'innalzamento dei materiali, qualunque sia l'altezza alla quale l'opera di cemento
armato dovrà essere eseguita, nonché per il getto e la vibratura. Il ferro tondo per armature di opere di
cemento armato di qualsiasi tipo nonché la rete elettrosaldata saranno valutati secondo il peso effettivo; nel
prezzo oltre alla lavorazione e lo sfrido è compreso l'onere della legatura dei singoli elementi e la posa in
opera dell'armatura stessa.
Articolo 25 INERTI PER CONGLOMERATI CEMENTIZI E PER MALTE
Gli aggregati per conglomerati cementizi, naturali e di frantumazione devono essere costituiti da elementi
non gelivi e non friabili, privi di sostanze organiche, limose ed argillose, di getto, ecc., in proporzioni nocive
all'indurimento del conglomerato o alla conservazione delle armature.
La ghiaia o il pietrisco devono avere dimensioni massime commisurate alle caratteristiche geometriche
della carpenteria del getto ed all'ingombro delle armature. (vedere voci di contabilità per tipologia di
pietrisco da utilizzare.
La sabbia per malte dovrà essere priva di sostanze organiche, terrose o argillose, ed avere dimensione
massima dei grani di 2 mm per murature in genere, di 1 mm per gli intonaci e murature di paramento o in
pietra da taglio.
Gli additivi per impasti cementizi si intendono classificati come segue: fluidificanti; aeranti; ritardanti;
acceleranti; fluidificanti-aeranti; fluidificanti-ritardanti; fluidificanti-acceleranti; antigelo-superfluidificanti.
Per le modalità di controllo ed accettazione il Direttore dei lavori potrà far eseguire prove od accettare
l'attestazione di conformità alle norme secondo i criteri dell'art. 60.
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Opere di valorizzazione della fascia costiera di Sorso attraverso interventi di infrastrutturazione a supporto delle attività produttive e turismo – L.R. 5/2009 art. 5.
I conglomerati cementizi per strutture in cemento armato dovranno rispettare tutte le prescrizioni di cui al
D.M. attuativo dell'art. 21 della legge 5 novembre 1971, n. 1086.
Malte per murature
Nella malta per murature portanti l'acqua e la sabbia per la preparazione degli impasti devono possedere i
requisiti e le caratteristiche tecniche di cui agli articoli 61 e 62. L'impiego di malte premiscelate e
premiscelate pronte è consentito, purché ogni fornitura sia accompagnata da una dichiarazione del
fornitore attestante il gruppo della malta, il tipo e la quantità dei leganti e degli eventuali additivi. Ove il tipo
di malta non rientri tra quelli appresso indicati il fornitore dovrà certificare con prove ufficiali anche le
caratteristiche di resistenza della malta stessa. Le modalità per la determinazione della resistenza a
compressione delle malte sono riportate nel D.M. 13 settembre 1993. I tipi di malta e le loro classi sono
definiti in rapporto alla composizione in volume; malte di diverse proporzioni nella composizione
confezionate anche con additivi, preventivamente sperimentate, possono essere ritenute equivalenti a
quelle indicate qualora la loro resistenza media a compressione risulti non inferiore ai valori di cui al D.M.
20 novembre 1987. n. 103.
Getti di completamento
Per le opere di completamento e per le opere d'arte esterne gettate in opera, quali ad esempio copertine di
muri di sostegno, di recinzione, cordonate, soglie, parapetti ecc. verrà posto in opera un calcestruzzo
opportunamente costipato con vibratori con dosaggio di kg/m3 300 di cemento 425. Le prescrizioni di cui
agli articoli precedenti rimangono valide in quanto applicabili, salvo il diametro massimo degli inerti che non
sarà maggiore di 20 mm, e comunque entro un terzo delle dimensioni minime del getto. Le superfici
superiori dei getti verranno rifinite mediante cemento lisciato. Particolare cura verrà posta nella esecuzione
delle armature per ottenere un perfetto raccordo con i getti precedentemente messi in opera, e per seguire
le sagome di progetto, con i giunti e le particolari indicazioni della Direzione dei lavori.
Blocchi artificiali
La muratura è costituita da elementi resistenti aventi generalmente forma parallelepipeda, posti in opera in
strati regolari di spessore costante e legati tra di loro tramite malta.
Gli elementi resistenti possono essere di:
- laterizio normale;
- laterizio alleggerito in pasta;
- calcestruzzo normale;
- calcestruzzo alleggerito.
Gli elementi resistenti artificiali possono essere dotati di fori in direzione normale al piano di posa (elementi
a foratura verticale) oppure in direzione parallela (elementi a foratura orizzontale).
Quando impiegati nella costruzione di murature portanti, essi debbono rispondere alle prescrizioni
contenute nel D.M. 20 novembre 1987 ("Norme tecniche per la progettazione, esecuzione e collaudo degli
edifici in muratura e per il loro consolidamento"). Nel caso di murature non portanti le suddette prescrizioni
possono costituire utile riferimento, insieme a quelle della norma UNI 8942/2. Gli elementi resistenti di
laterizio e di calcestruzzo possono contenere forature rispondenti alle prescrizioni del succitato D.M. 20
novembre 1987. La resistenza meccanica degli elementi deve essere dimostrata attraverso certificazioni
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contenenti i risultati delle prove e condotte da laboratori ufficiali negli stabilimenti di produzione, con le
modalità previste nel D.M. di cui sopra.
Tutte le murature in genere, salvo le eccezioni in appresso specificate, saranno misurate geometricamente,
a volume od a superficie, secondo la categoria, in base a misure prese sul vivo dei muri, esclusi cioè gli
intonaci. Sarà fatta deduzione di tutti i vuoti di luce superiore a 1,00 m2 e dei vuoti di canne fumarie,
canalizzazioni, ecc., che abbiano sezione superiore a 0,25 m2, rimanendo per questi ultimi, all'Appaltatore,
l'onere della loro eventuale chiusura con materiale in cotto. Così pure sarà sempre fatta deduzione del
volume corrispondente alla parte incastrata di pilastri, piattabande, ecc., di strutture diverse, nonché di
pietre naturali od artificiali, da pagarsi con altri prezzi di tariffa. Nei prezzi unitari delle murature di qualsiasi
genere, qualora non debbano essere eseguite con paramento di faccia vista, si intende compreso il rinzaffo
delle facce visibili dei muri. Tale rinzaffo sarà sempre eseguito, ed è compreso nel prezzo unitario, anche a
tergo dei muri che debbono essere poi caricati a terrapieni. Per questi ultimi muri è pure sempre compresa
la eventuale formazione di feritoie regolari e regolarmente disposte per lo scolo delle acque ed in generale
quella delle immorsature e la costruzione di tutti gli incastri per la posa in opera della pietra da taglio od
artificiale.
Nei prezzi della muratura di qualsiasi specie si intende compreso ogni onere per formazione di spalle,
sguinci, canne, spigoli, strombature, incassature per imposte di archi, volte e piattabande.
Qualunque sia la curvatura data alla pianta ed alle sezioni dei muri, anche se si debbano costruire sotto
raggio, le relative murature non potranno essere comprese nella categoria delle volte e saranno valutate
con i prezzi delle murature rette senza alcun compenso in più.
Le ossature di cornici, cornicioni, lesene, pilastri ecc., di aggetto superiore a 5 cm sul filo esterno del muro,
saranno valutate per il loro volume effettivo in aggetto con l'applicazione dei prezzi di tariffa stabiliti per le
murature.
Per le ossature di aggetto inferiore a 5 cm non verrà applicato alcun sovrapprezzo.
Quando la muratura in aggetto è diversa da quella del muro sul quale insiste, la parte incastrata sarà
considerata come della stessa specie del muro stesso. Le murature di mattoni ad una testa od in foglio si
misureranno a vuoto per pieno, al rustico, deducendo soltanto le aperture di superficie uguale o superiore a
1 m2, intendendo nel prezzo compensata la formazione di sordini, spalle, piattabande, ecc., nonché
eventuali intelaiature in legno che la Direzione dei lavori ritenesse opportuno di ordinare allo scopo di
fissare i serramenti al telaio, anziché alla parete.
Articolo 26 ARMATURE PER CALCESTRUZZO
1) Gli acciai per l'armatura del calcestruzzo normale devono rispondere alle prescrizioni contenute nel
vigente D.M. attuativo dell'art. 21 della legge 5 novembre 1971, n. 1086 e relative circolari esplicative.
2) E' fatto divieto di impiegare acciai non qualificati all'origine.
Modalità di prova, controllo, collaudo
Per i controlli sul conglomerato ci si atterrà a quanto previsto dall'allegato apposito del D.M. applicativo
della legge 5 novembre 1971, n. 1086. Il conglomerato viene individuato tramite la resistenza caratteristica
a compressione secondo quanto specificato nel suddetto allegato apposito del D.M. applicativo della legge
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5 novembre 1971, n. 1086. La resistenza caratteristica del conglomerato dovrà essere non inferiore a
quella richiesta dal progetto. Il controllo di qualità del conglomerato si articola nelle seguenti fasi: studio
preliminare di qualificazione, controllo di accettazione, prove complementari (vedere paragrafi 4, 5 e 6
dell'Allegato 2). I prelievi dei campioni necessari per i controlli delle fasi suddette avverranno al momento
della posa in opera dei casseri, secondo le modalità previste per legge.
Articolo 27 PRESCRIZIONI E PRESTAZIONI DEI CEMENTI E DEI CALCESTRUZZI
Il cemento deve essere scelto, fra quelli considerati idonei, tenendo in considerazione:
- l’esecuzione dell’opera
- l’uso finale del calcestruzzo
- le condizioni di maturazione
- le dimensioni della struttura
- le condizioni ambientali alle quali la struttura sarà esposta
- la potenziale reattività degli aggregati agli alcali provenienti dai componenti
Potranno essere impiegati unicamente i cementi previsti nella Legge 26.5.65 n° 595 che soddisfino i
requisiti di accettazione elencati nella norma UNI ENV 197/1, con esclusione del cemento alluminoso e dei
cementi per sbarramenti di ritenuta. I cementi utilizzati dovranno essere controllati e certificati come
previsto per legge.
In caso di ambienti chimicamente aggressivi si dovrà far riferimento a quanto previsto nelle norme UNI
9606, UNI 9156 e UNI 10517 e al successivo Art.51.
Modalità di fornitura
I sacchi per la fornitura dei cementi debbono essere sigillati ed in perfetto stato di conservazione. Se
l'imballaggio fosse comunque manomesso o il prodotto avariato, il cemento potrà essere rifiutato dalla
Direzione dei Lavori e dovrà essere sostituito con altro idoneo. Se i leganti sono forniti sfusi, la provenienza
e la qualità degli stessi dovranno essere dichiarate con documenti di accompagnamento della merce. La
qualità del cemento potrà essere accertata mediante prelievo di campioni e la loro analisi presso Laboratori
Ufficiali. L’Appaltatore dovrà disporre in cantiere di silos per lo stoccaggio del cemento che ne consentano
la conservazione in idonee condizioni termoigrometriche.
Controllo della documentazione
In cantiere o presso l'impianto di preconfezionamento del calcestruzzo è ammessa esclusivamente la
fornitura di cementi di cui sopra.
Tutte le forniture di cemento devono essere accompagnate dall'attestato di conformità CE.
Le forniture effettuate da un intermediario, ad esempio un importatore, dovranno essere accompagnate
dall'Attestato di Conformità CE rilasciato dal produttore di cemento e completato con i riferimenti ai DDT dei
lotti consegnati dallo stesso intermediario.
Il Direttore dei Lavori verificherà periodicamente quanto sopra indicato, in particolare la corrispondenza del
cemento consegnato, come rilevabile dalla documentazione anzidetta, con quello previsto nel Capitolato
Speciale di Appalto e nella documentazione o elaborati tecnici specifici.
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Controllo di accettazione
Il Direttore dei Lavori potrà richiedere controlli di accettazione sul cemento in arrivo in cantiere nel caso che
il calcestruzzo sia prodotto da impianto di preconfezionamento installato nel cantiere stesso.
Il prelievo del cemento dovrà avvenire al momento della consegna in conformità alla norma UNI EN 196-7.
L'Appaltatore dovrà assicurarsi, prima del campionamento, che il sacco da cui si effettua il prelievo sia in
perfetto stato di conservazione o, alternativamente, che l'autobotte sia ancora munita di sigilli; è
obbligatorio che il campionamento sia effettuato in contraddittorio con un rappresentante del produttore di
cemento.
Il controllo di accettazione di norma potrà avvenire indicativamente ogni 5.000 ton di cemento consegnato.
Il campione di cemento prelevato sarà suddiviso in almeno tre parti di cui una verrà inviata ad un
Laboratorio Ufficiale di cui all'art 59 del DPR n° 380/2001 scelto dalla Direzione Lavori, un'altra è a
disposizione dell'impresa e la terza rimarrà custodita, in un contenitore sigillato, per eventuali controprove.
Acqua d’impasto
L'acqua d’impasto, di provenienza nota, dovrà avere caratteristiche costanti nel tempo, conformi a quelle
della norma UNI EN 1008.
Aggregati
Gli aggregati utilizzabili, ai fini del confezionamento del calcestruzzo, debbono possedere marcatura CE
secondo il D.P.R. 246/93 e successivi decreti attuativi.
Dovranno avere caratteristiche conformi a quelle previste nel UNI EN 12620 per gli aggregati normali e
pesanti, ed al prEN 13055-1 per quelli leggeri e alle UNI 8520-2 con i relativi riferimenti alla destinazione
d’uso del calcestruzzo.
La massa volumica media del granulo in condizioni s.s.a. (saturo a superficie asciutta) deve essere pari o
superiore a 2300 kg/m3.
Per aggregati potenzialmente reattivi agli alcali presenti nella miscela si applicano le prescrizioni del
successivo articolo “Opere e strutture di calcestruzzo”.
Additivi
Gli additivi per la produzione del calcestruzzo devono possedere la marcatura CE ed essere conformi, in
relazione alla particolare categoria di prodotto cui essi appartengono, ai requisiti imposti dai rispettivi
prospetti della norma UNI EN 934 (parti 2, 3, 4, 5).
Aggiunte
Sono considerate idonee le aggiunte di tipo I (aggiunte inerti) costituite da filler conformi alla EN12620 e da
pigmenti conformi alla EN 12878.
È ammesso l'utilizzo di aggiunte definite nella norma UNI EN 206-1 di tipo II (aggiunte pozzolaniche o ad
attività idraulica latente) costituite da ceneri volanti e fumi di silice, purché non vengano modificate
negativamente le caratteristiche prestazionali del calcestruzzo.
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Ceneri volanti
Le ceneri volanti dovranno soddisfare i requisiti della norma UNI EN 450. Per ogni invio dovrà essere
specificato il fornitore ed essere disponibile copia dei certificati delle prove eseguite.
Fumi di silice
I fumi di silice ai fini dell’utilizzazione nel calcestruzzo come aggiunte di tipo II, devono essere conformi alla
UNI EN 13263 parte 1 e 2, costituiti da silice attiva amorfa presente in quantità maggiore o uguale all’85%
del peso totale e provviste di marcatura CE in ottemperanza alle disposizioni legislative in materia di norma
armonizzata.
I fumi dovranno essere costituiti da particelle sferiche isolate con diametro compreso tra 0.01 e 0.5 micron,
oppure da agglomerati o granuli secondari di diametro da 1 a 10 micron, avere aspetto di polvere asciutta o
di sospensione acquosa. Per ogni invio dovrà essere specificato il fornitore ed essere disponibile copia dei
certificati delle prove eseguite.Poiché i fumi di silice possiedono un elevato potere di ritenzione d'acqua, il
loro impiego dovrà essere sempre associato a quello di additivi superfluidificanti. Nel caso di utilizzo
dell’autobetoniera come mescolatore i fumi in polvere dovranno essere immessi contemporaneamente ad
almeno il 50% dell’acqua totale, per formare una sospensione acquosa.
Classificazione del calcestruzzo
classi di resistenza
Si fa riferimento alle Norme Tecniche per le Costruzioni del 14/01/2008.
La resistenza a compressione del calcestruzzo è espressa in termini di resistenza caratteristica, definita
come quel valore di resistenza al di sotto del quale si può attendere di trovare il 5% della popolazione di
tutte le misure di resistenza.
La resistenza caratteristica cubica Rck viene dedotta sulla base dei valori ottenuti da prove a compressione
a 28 giorni effettuate su cubi di 150 mm di lato, per aggregati con diametro massimo fino a 32 mm, o di 200
m di lato per aggregati con diametro massimo maggiore.
La resistenza caratteristica cilindrica fck viene dedotta sulla base dei valori ottenuti da prove a
compressione a 28 giorni effettuate su cilindri di 150 mm di diametro e 300 mm di altezza.
Per indicare la classe di resistenza si utilizza la simbologia Cxx/yy ove xx individua il valore della resistenza
caratteristica cilindrica fck e yy il valore della resistenza caratteristica cubica Rck, entrambi espressi in
N/mm2 (1 N/mm2 = 10 Kg/cm2).
Tabella 2.1 - Classi di resistenza del calcestruzzo (Secondo UNI EN 206-1)
Classe
di resistenza
a compressione
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Resistenza
Resistenza
caratteristica cilindrica caratteristica
minima
minima
fck,cil
fck,cube
(N/mm2)
(N/mm2)
cubica
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C8/10
C12/15
C16/20
C20/25
C25/30
C30/37
C35/45
C40/50
C45/55
C50/60
C55/67
C60/75
C79/85
C80/95
C90/105
C100/115
8
12
16
20
25
30
35
40
45
50
55
60
70
80
90
100
10
15
20
25
30
37
45
50
55
60
67
75
85
95
105
115
Classi di esposizione ambientale
Ai fini di una corretta prescrizione del calcestruzzo, occorre classificare l’ambiente nel quale ciascun
elemento strutturale risulterà inserito.
Per “ambiente”, in questo contesto, si intende l’insieme delle azioni chimico-fisiche alle quali si presume
potrà essere esposto il calcestruzzo durante il periodo di vita delle opere e che causa effetti che non
possono essere classificati come dovuti a carichi o ad azioni indirette quali deformazioni impresse,
cedimenti e variazioni termiche. A seconda di tali azioni, sono individuate le classi e sottoclassi di
esposizione ambientale del calcestruzzo elencate nella tabella 4.2.
Tabella 2.2 - Classi di esposizione ambientale del calcestruzzo
Secondo UNI 11104 (Prospetto 1)
Denominazione Descrizione dell’Ambiente
Esempi informativi di situazioni a cui
Classe
possono
applicarsi
le
classi
d’esposizione
1 – Assenza di rischio di corrosione o attacco
Per calcestruzzo privo di Interno di edifici con umidità relativa molto
armatura o inserti metallici: tutte bassa.
le esposizioni eccetto dove c’è Cacestruzzo non armato all’interno di edifici.
X0
gelo/disgelo, o attacco chimico. Calcestruzzo non armato immerso in suolo
Calcestruzzi con armatura o non aggressivo o in acqua non aggressiva.
inserti metallici: in ambiente Calcestruzzo non armato soggetti a ciclo di
molto asciutto.
bagnato asciutto ma non soggetto ad
abrasione, gelo o attacco chimico.
2 - Corrosione indotta da carbonatazione
Le condizioni d umidità si riferiscono a quelle presenti nel copriferro o nel ricoprimento di inserti
metallici, ma in molti casi si può considerare che tali condizioni riflettano quelle dell’ambiente
circostanze. In questi casi la classificazione dell’ambiente circostante può essere adeguata.
Questo può non esser il caso se c’è una barriera tra il calcestruzzo e il suo ambiente.
XC1
Asciutto o permanentemente Interni di edifici con umidità relativa bassa.
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bagnato
Calcestruzzo
armato
ordinario
o
precompresso con le superfici all’interno di
strutture con eccezione delle parti esposte a
condensa, o immerse in acqua.
Parti di strutture di contenimento liquidi,
fondazioni.
XC2
Bagnato, raramente asciutto
Calcestruzzo
armato
ordinario
o
precompresso prevalentemente immerso in
acqua o terreno non aggressivo.
Calcestruzzo
armato
ordinario
o
precompresso in esterni con superfici
XC3
Umidità moderata
esterne riparate dalla pioggia, o in interni
con umidità da moderata ad alta.
Calcestruzzo
armato
ordinario
o
precompresso in esterni con superfici
soggette ad alternanze di asciutto ed
XC4
Ciclicamente asciutto e bagnato
umido.Calcestruzzi a vista in ambienti
urbani.Superfici a contatto con l’acqua non
compresa classe XC2.
3 - Corrosione indotta dai cloruri, esclusi quelli provenienti dall’acqua di mare
Calcestruzzo
armato
ordinario
o
precompresso in superfici o parti di ponti e
XD1
Umidità moderata
viadotti esposti a spruzzi d’acqua
contenente cloruri.
Calcestruzzo
armato
ordinario
o
precompresso in elementi strutturali
XD2
Bagnato, raramente asciutto
totalmente immersi in acqua anche
industriale contenente cloruri (Piscine).
Calcestruzzo
armato
ordinario
o
precompresso, di elementi strutturali
direttamente soggetti agli agenti disgelanti o
agli spruzzi contenenti agenti disgelanti.
Calcestruzzo
armato
ordinario
o
XD3
Ciclicamente asciutto e bagnato.
precompresso, elementi con una superficie
immersa in acqua contenente cloruri e l’altra
esposta all’aria.
Parti di ponti, pavimentazioni e parcheggi
per auto.
4 - Corrosione indotta dai cloruri dell’acqua di mare
Esposto alla salsedine marina Calcestruzzo
armato
ordinario
o
XS1
ma non direttamente in contatto precompresso con elementi strutturali sulle
diretto con l’ acqua di mare
coste o in prossimità.
Permanentemente sommerso
Calcestruzzo
armato
ordinario
o
XS2
precompresso
di
strutture
marine
completamente immerse in aqua.
Zone esposte agli spruzzi Calcestruzzo
armato
ordinario
o
XS3
oppure alla marea
precompresso con elementi strutturali
esposti alla battigia o alle zone soggette agli
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spruzzi ed onde del mare.
5 - Attacco dei cicli gelo/disgelo con o senza Sali disgelanti
Il grado di saturazione della seconda colonna riflette la relativa frequenza con cui si verifica il gelo
in condizioni di saturazione:
Moderato: occasionalmente gelato in condizioni di saturazione
Elevato: alta frequenza di gelo in condizioni di saturazione
Moderata saturazione d’acqua, Superfici verticali di calcestruzzo esposte
XF1
senza impiego di agente alla pioggia e al gelo
antigelo
Moderata saturazione d’acqua, Superfici verticali di calcestruzzo di strutture
XF2
con uso di agente antigelo
stradali esposte al gelo e nebbia di agenti
antigelo
Elevata saturazione d’acqua, Superfici orizzontali di calcestruzzo esposte
XF3
senza agente antigelo
alla pioggia e al gelo
Elevata saturazione d’acqua, Strade e impalcati da ponte esposte agli
con agente antigelo oppure agenti antigelo.
XF4
acqua di mare
Superfici
di
calcestruzzo
esposte
direttamente a nebbia contenente agenti
antigelo e al gelo
6 - Attacco chimico
Qualora il calcestruzzo sia esposto all’attacco chimico che si verifica nel terreno naturale e
nell’acqua del terreno avente caratteristiche definite dal prospetto 2, l’esposizione verrà classificata
come è indicato di seguito.La classificazione dell’acqua di mare dipende dalla località
geografica;percio’ si dovrà applicare la classificazione valida nel luogo di impiego del calcestruzzo.
Nota
Può essere necessario uno studio speciale per stabilire le condizioni di esposizione da applicare
quando si è:
o al di fuori dei limiti del Prospetto 2
o in presenza di altri aggressivi chimici
o in presenza di terreni o acque inquinati da sostanze chimiche
o in presenza della combinazione di elevata velocità dell’acqua e delle sostanze chimiche del
Prospetto 2
Ambiente chimico debolmente
XA1
aggressivo secondo il Prospetto
2
Ambiente
chimico
XA2
moderatamente
aggressivo
secondo il Prospetto 2
Ambiente chimico fortemente
XA3
aggressivo secondo il Prospetto
2
In funzione della Classe d’esposizione calcolata, è stato determinato il massimo rapporto a/c e la Rck
minima, secondo la seguente Tabella 4.3.
Tabella 2.3 – Caratteristiche del calcestruzzo (Secondo UNI 11104)
Classe
di
esposizione Massimo
Rapporto Rck minima (N/mm2)
S.P.E.A. Srl
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ambientale
XF4
XS2 XS3 XA3
XD3
XF2 XF3
XC4 XS1 XA2
XD2 XF1
XC3 XA1
XD1
XC1,XC2
a/c
0.45
0.45
0.45
0.50
0.50
0.50
0.55
0.55
0.60
35
45
45
30
40
40
35
35
30
Le resistenze caratteristiche Rck di tabella 4.3 sono da considerarsi quelle minime in relazione agli usi
indicati nella tabella 4.2 Le miscele non dovranno presentare un contenuto di cemento minore di 280
kg/mc.La definizione di una soglia minima per il dosaggio di cemento risponde all’esigenza di garantire in
ogni caso una sufficiente quantità di pasta di cemento, condizione essenziale per ottenere un calcestruzzo
indurito a struttura chiusa e poco permeabile.Nelle normali condizioni operative il rispetto dei valori di Rck e
a/c di tabella 4.3 possono comportare dosaggi di cemento anche sensibilmente più elevati del valore
minimo indicato.
Nel caso di calcestruzzi soggetti a cicli di gelo e disgelo (classi di esposizione ambientale XF) e/o soggetti
ad attacco chimico (classi di esposizione ambientale XA) si dovranno applicare le prescrizioni integrative
dell’articolo “Opere e strutture di calcestruzzo” del presente Capitolato.
Acciai per armature di conglomerati cementizi
L’acciaio da cemento armato ordinario comprende:
- barre d’acciaio tipo B450C (6 mm ≤ Ø ≤ 50 mm), rotoli tipo B450C (6 mm ≤ Ø ≤ 16 mm);
- prodotti raddrizzati ottenuti da rotoli con: diametri ≤ 16mm per il tipo B450C
- reti elettrosaldate (6 mm ≤ Ø ≤ 12 mm) tipo B450C;
- tralicci elettrosaldati (6 mm ≤ Ø ≤ 12 mm) tipo B450C;
Ognuno di questi prodotti deve rispondere alle caratteristiche richieste dalle Norme Tecniche per le
Costruzioni, D.M.14-01-2008, che specifica le caratteristiche tecniche che devono essere verificate, i
metodi di prova, le condizioni di prova e il sistema per l’attestazione di conformità per gli acciai destinati
alle costruzioni in cemento armato che ricadono sotto la Direttiva Prodotti CPD (89/106/CE).
L’acciaio deve essere qualificato all’origine, deve portare impresso, come prescritto dalle suddette norme, il
marchio indelebile che lo renda costantemente riconoscibile e riconducibile inequivocabilmente allo
stabilimento di produzione.
REQUISITI
Saldabilità e composizione chimica
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La composizione chimica deve essere in accordo con quanto specificato nella tabella seguente:
Tabella 2.4 – Valori max di composizione chimica secondo DM 14/01/2008
Tipo di
Analisi
Carbonio a
Zolfo
%
Fosforo
%
%
Azoto b
Rame
%
%
Carbonio
Equivalente a
%
Analisi su
0,22
0,050
0,050
0,012
0,80
0,50
colata
Analisi su
0,24
0,055
0,055
0,014
0,85
0,52
prodotto
a = è permesso superare il valore massimo di carbonio per massa nel caso in cui il valore
equivalente del carbonio venga diminuito dello 0,02% per massa.
b = Sono permessi valori superiori di azoto se sono presenti quantità sufficienti di elementi che
fissano l’azoto.
Proprietà meccaniche
Le proprietà meccaniche devono essere in accordo con quanto specificato nelle Norme Tecniche per le
Costruzioni (DM 14/01/2008).
Tabella 2.5 – Proprietà meccaniche secondo il D.M. 14/01/2008
Proprietà
Valore caratteristico
fy (N/mm2)
( 450 α
ft (N/mm2)
≥α
( 
ft/fy
( 
Agt
(%)
(
fy/fy,nom
(
α
valore caratteristico con p = 0,95

valore caratteristico con p = 0,90
In aggiunta a quanto sopra riportato si possono richiedere le seguenti caratteristiche aggiuntive Tipo
SISMIC:
Tabella 2.6 – Proprietà aggiuntive
Proprietà
Resistenza a fatica assiale*
Resistenza a carico ciclico**
Idoneità al raddrizzamento dopo piega
Controllo radiometrico
Requisito
2 milioni di cicli
3 cicli/sec (deformazione 1,5÷4 %)
Mantenimento
delle
proprietà
meccaniche
superato, ai sensi del D.Lgs.
230/1995
D. Lgs. 241/2000
* = in campo elastico
** = in campo plastico
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Prova di piega e raddrizzamento
In accordo con quanto specificato nel DM 14/01/2008, è richiesto il rispetto dei limiti seguenti.
Tabella 2.7 – Diametri del mandrino ammessi per la prova di piega e raddrizzamento
DIAMETRO NOMINALE (d) mm
DIAMETRO MASSIMO DEL MANDRINO
Ø < 12
4d
12 ≤ Ø ≤ 16
5d
16 < Ø ≤ 25
8d
25 < Ø ≤ 50
10 d
Resistenza a fatica in campo elastico
Le proprietà di resistenza a fatica garantiscono l’integrità dell’acciaio sottoposto a sollecitazioni ripetute nel
tempo.
La proprietà di resistenza a fatica deve essere determinata secondo UNI EN 15630.
Il valore della tensione σmax sarà 270 N/mm2 (0,6 fy,nom). L’intervallo delle tensioni, 2σ deve essere pari a
150 N/mm2 per le barre diritte o ottenute da rotolo e 100 N/mm2 per le reti elettrosaldate. Il campione deve
sopportare un numero di cicli pari a 2 x 106.
Resistenza a carico ciclico in campo plastico
Le proprietà di resistenza a carico ciclico garantiscono l’integrità dell’acciaio sottoposto a sollecitazioni
particolarmente gravose o eventi straordinari (es. urti, sisma etc..).
La proprietà di resistenza al carico ciclico deve essere determinata sottoponendo il campione a tre cicli
completi di isteresi simmetrica con una frequenza da 1 a 3 Hz e con lunghezza libera entro gli afferraggi e
con deformazione massima di trazione e compressione seguente :
Tabella 2.8 – Prova carico ciclico in relazione al diametro
Diametro
nominale
Lunghezza libera
(mm)
d ≤ 16
5d
16 < 25
10 d
25 ≤ d
15 d
Deformazione (%)
±4
± 2,5
± 1,5
La prova è superata se non avviene la rottura totale o parziale del campione causata da fessurazioni sulla
sezione trasversale visibili ad occhio nudo.
Diametri e sezioni equivalenti
Il valore del diametro nominale deve essere concordato all’atto dell’ordine. Le tolleranze devono essere in
accordo con il DM 14/01/2008.
Tabella 2.9 – Diametri nominali e tolleranze
Diametro nominale (mm) Da 6 a ≤ 8
Tolleranza in % sulla
± 6
sezione
Da > 8 a ≤ 50
± 4,5
Aderenza e geometria superficiale
I prodotti devono avere una superficie nervata in accordo con il DM 14/01/2008.
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Ai fini della qualificazione, le barre devono superare con esito positivo prove di aderenza conformemente al
metodo Beam – test da eseguirsi presso uno dei laboratori di cui all’art. 59 del DPR n. 380/2001, con le
modalità specificate nella norma UNI EN 10080:2005.
Le tensioni di aderenza ricavate devono soddisfare le seguenti relazioni:
m ≥ 0,098 (80 – 1,2  )
r ≥ 0,098 (130 – 1,9  )
essendo:
 il diametro della barra in mm;
m il valor medio della tensione di aderenza in MPa calcolata in corrispondenza di uno scorrimento
pari a 0,01 , 0,1 ed 1 mm;
r la tensione di aderenza massima al collasso.
Le prove devono essere estese ad almeno tre diametri, come segue:
- uno nell’intervallo 5 ≤  ≤10 mm;
- uno nell’intervallo 12 ≤  ≤ 18 mm;
- uno pari al diametro massimo.
Per le verifiche periodiche della qualità e per le verifiche delle singole partite, non è richiesta la ripetizione
delle prove di aderenza quando se ne possa determinare la rispondenza nei riguardi delle caratteristiche e
delle misure geometriche, con riferimento alla serie di barre che hanno superato le prove stesse con esito
positivo.
Con riferimento sia all’acciaio nervato che all’acciaio dentellato, per accertare la rispondenza delle singole
partite nei riguardi delle proprietà di aderenza, si valuteranno per un numero significativo di barre,
conformemente alle procedure riportate nella norma UNI EN ISO 15630-1:2004,
- il valore dell’area relativa di nervatura fr, per l’acciaio nervato;
- il valore dell’area relativa di dentellatura fp, per l’acciaio dentellato.
Il valore minimo di tali parametri, valutati come indicato, deve risultare compreso entro i limiti di
seguito riportati:
- per 5 ≤  ≤ 6 mm fr ovvero fp ≥ 0,035;
- per 6 <  ≤ 12 mm fr ovvero fp ≥ 0,040;
- per  > 12 mm fr ovvero fp ≥ 0,056.
Nel certificato di prova, oltre agli esiti delle verifiche di cui sopra, devono essere descritte le
caratteristiche geometriche della sezione e delle nervature ovvero dentellature.
CONTROLLI SULL’ACCIAIO
Controllo della documentazione
In cantiere è ammessa esclusivamente la fornitura e l’impiego di acciai B450C saldabili e ad aderenza
migliorata, qualificati secondo le procedure indicate nel D.M. 14/01/2008 al punto 11.3.1.2 e controllati con
le modalità riportate nei punti 11.3.2.11 del citato decreto.
Tutte le forniture di acciaio devono essere accompagnate dell’”Attestato di Qualificazione” rilasciato dal
Consiglio Superiore dei LL.PP. - Servizio Tecnico Centrale.
Per i prodotti provenienti dai Centri di trasformazione è necessaria la documentazione che assicuri che le
lavorazioni effettuate non hanno alterato le caratteristiche meccaniche e geometriche dei prodotti previste
dal DM 14/01/2008.
Inoltre può essere richiesta la seguente documentazione aggiuntiva:
- certificato di collaudo tipo 3.1 in conformità alla norma UNI EN 10204;
- certificato Sistema Gestione Qualità UNI EN ISO 9001;
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- certificato Sistema Gestione Ambientale UNI EN ISO 14001;
- dichiarazione di conformità al controllo radiometrico (si può inserire nel certificato di collaudo tipo 3.1);
- polizza assicurativa per danni derivanti dal prodotto.
Le forniture effettuate da un commerciante o da un trasformatore intermedio dovranno essere
accompagnate da copia dei documenti rilasciati dal produttore e completati con il riferimento al documento
di trasporto del commerciante o trasformatore intermedio. In quest’ultimo caso per gli elementi presaldati,
presagomati o preassemblati in aggiunta agli “Attestati di Qualificazione” dovranno essere consegnati i
certificati delle prove fatte eseguire dal Direttore del Centro di Trasformazione. Tutti i prodotti forniti in
cantiere dopo l’intervento di un trasformatore intermedio devono essere dotati di una specifica marcatura
che identifichi in modo inequivocabile il centro di trasformazione stesso, in aggiunta alla marcatura del
prodotto di origine.
Il Direttore dei Lavori prima della messa in opera potrà verificare quanto sopra indicato; in particolare
provvederà a verificare la rispondenza tra la marcatura riportata sull’acciaio con quella riportata sui
certificati consegnati. La mancata marcatura, la non corrispondenza a quanto depositato o la sua il
leggibilità, anche parziale, rendono il prodotto non impiegabile e pertanto le forniture saranno rifiutate.
Controllo di accettazione
Il Direttore dei Lavori eseguirà i controlli di accettazione sull’acciaio consegnato in cantiere, in conformità
con le indicazioni contenute nel D.M. 14/01/2008 al punto 11.3.2.10.4. Il campionamento ed il controllo di
accettazione dovrà essere effettuato entro 30 giorni dalla data di consegna del materiale.
All’interno di ciascuna fornitura consegnata e per ogni diametro delle barre in essa contenuta, si dovrà
procedere al campionamento di tre spezzoni di acciaio di lunghezza complessiva pari a 100 cm ciascuno,
sempre che il marchio e la documentazione di accompagnamento dimostrino la provenienza del materiale
da uno stesso stabilimento. In caso contrario i controlli devono essere estesi agli altri diametri delle
forniture presenti in cantiere.
Non saranno accettati fasci di acciaio contenenti barre di differente marcatura.
Il prelievo dei campioni in cantiere e la consegna al Laboratorio Ufficiale incaricato dei controlli verrà
effettuato dal Direttore dei Lavori o da un tecnico da lui delegato; la consegna delle barre di acciaio
campionate, identificate mediante sigle o etichettature indelebili, dovrà essere accompagnata da una
richiesta di prove sottoscritta dal Direttore dei Lavori.
La domanda di prove al Laboratorio Ufficiale dovrà essere sottoscritta dal Direttore dei Lavori e dovrà
inoltre contenere precise indicazioni sulla tipologia di opera da realizzare (pilastro, trave, muro di sostegno,
fondazioni, strutture in elevazione ecc…).
Il controllo del materiale, eseguito in conformità alle prescrizioni del punto 11.2.2.3 di cui al precedente
Decreto, riguarderà le proprietà meccaniche di resistenza e di allungamento.
Tabella 2.10 – Valori limite per prove acciaio
Caratteristica
Valore Limite
fy minimo
425 N/mm2
fy massimo
572 N/mm2
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Note
(450 – 25) N/mm2
[450x(1.25+0.02)] N/mm2
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Agt minimo
Rottura/snervamento
Piegamento/raddrizzamento
≥ 5.0%
1.11 < ft/fy < 1.37
assenza di cricche
Per acciai laminati a caldo
Per acciai laminati a caldo
Per tutti
Qualora la determinazione del valore di una quantità fissata in termini di valore caratteristico crei una
controversia, il valore dovrà essere verificato prelevando e provando tre provini da prodotti diversi nel lotto
consegnato. Se un risultato è minore del valore caratteristico prescritto, sia il provino che il metodo di prova
devono essere esaminati attentamente. Se nel provino è presente un difetto o si ha ragione di credere che
si sia verificato un errore durante la prova, il risultato della prova stessa deve essere ignorato. In questo
caso occorrerà prelevare un ulteriore (singolo) provino. Se i tre risultati validi della prova sono maggiori o
uguali del prescritto valore caratteristico, il lotto consegnato deve essere considerato conforme. Se i criteri
sopra riportati non sono soddisfati, dieci ulteriori provini devono essere prelevati da prodotti diversi del lotto
in presenza del produttore o suo rappresentante che potrà anche assistere all’esecuzione delle prove
presso un laboratorio di cui all’art.59 del D.P.R. n.380/2001. Il lotto deve essere considerato conforme se la
media dei risultati sui 10 ulteriori provini è maggiore del valore caratteristico e i singoli valori sono compresi
tra il valore minimo e il valore massimo secondo quanto sopra riportato. In caso contrario il lotto deve
essere respinto. Qualora all’interno della fornitura siano contenute anche reti elettrosaldate, il controllo di
accettazione dovrà essere esteso anche a questi elementi. In particolare, a partire da tre differenti reti
elettrosaldate verranno prelevati 3 campioni di dimensioni 100*100 cm.
Il controllo di accettazione riguarderà la prova di trazione su uno spezzone di filo comprendente almeno un
nodo saldato, per la determinazione della tensione di rottura, della tensione di snervamento e
dell’allungamento; inoltre, dovrà essere effettuata la prova di resistenza al distacco offerta dalla saldatura
del nodo. I controlli in cantiere sono facoltativi quando il prodotto utilizzato proviene da un Centro di
trasformazione o luogo di lavorazione delle barre, nel quale sono stati effettuati tutti i controlli descritti in
precedenza. In quest’ultimo caso, la spedizione del materiale deve essere accompagnata dalla
certificazione attestante l’esecuzione delle prove di cui sopra. Resta nella discrezionalità del Direttore dei
Lavori effettuare tutti gli eventuali ulteriori controlli ritenuti opportuni (es. indice di aderenza, saldabilità).
Reti in barre di acciaio elettrosaldate
Le reti saranno in barre del tipo Fe B 44k, controllate in stabilimento, di diametro compreso tra 4 e 12 mm,
con distanza assiale non superiore a 35 cm. Dovrà essere verificata la resistenza al distacco offerta dalla
saldatura del nodo, come indicato nel DM 14/2/92 e successivi aggiornamenti. Per il controllo delle tensioni
caratteristiche di snervamento e rottura si richiamano le norme di cui al precedente punto “Controlli in corso
d’opera”.
Articolo 28 INTONACI ESTERNI
Gli intonaci dovranno essere eseguiti in condizioni climatiche adeguate, onde evitare gelature o rapide
asciugature dell’acqua presente nella malta.
La muratura di supporto dovrà essere accuratamente preparata e liberata dai residui provenienti dalla
stuccatura dei giunti. Prima di stendere l’intonaco, le superfici dovranno essere bagnate in modo da non
bruciare l’impasto che verrà posato. Il primo strato di intonaco, ossia il rinzaffo, verrà steso eseguendo
dapprima le fasce con funzione di guida; la sua posa sarà eseguita energicamente, in modo che possa
penetrare bene e aderire al supporto e soprattutto nei giunti. A presa avvenuta del rinzaffo, ma quando
esso non sia ancora completamente asciutto, si stenderà l’arriccio mediante cazzuola e fratazzo, avendo
cura di sigillare ogni fessura presente e di dar vita a una superficie più liscia. Il terzo strato, anche questo
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eseguito a supporto non completamente asciutto, costituirà lo strato finale e pertanto dovrà conquistare
tutti i livelli delle fasce guida e risultare privo di avvallamenti. A lavorazione conclusa, l’intonaco deve
presentarsi con spessore di 1,5-2 cm, complanare, privo di fessure e di irregolarità e dovrà avere gli spigoli
concavi e convessi ben eseguiti e lavorati. Nel caso si faccia uso di calce, questa dovrà essere usata a
distanza di 90 giorni dallo spegnimento. La finitura dell’intonaco potrà essere a grana liscia, a buccia
d’arancia, graffiato o altro, secondo le disposizioni impartite dalla direzione lavori. Prima di intervenire su
intonaci esistenti in parte crollati, dovranno essere approfondite e indagate le ragioni del crollo e ne
andranno rimosse le cause, siano esse strutturali che di altro genere. Si dovrà approfondire la
composizione dell’intonaco esistente in maniera da fornire un valido supporto alla scelta della
composizione dell’intonaco da reintegro, così che esso sia il più possibile simile nella consistenza, nelle
caratteristiche e negli effetti visivi finali, secondo quanto previsto in progetto o quanto disposto in sede di
cantiere. Particolare rilievo avranno le informazioni desunte dalle analisi relative al numero di strati con cui
era stato realizzato e alle diverse componenti presenti in ogni singolo strato.
Articolo 29 OPERE A VERDE
Condotta dei lavori
Tutti i lavori occorrenti per l’espletamento delle opere a verde appaltate dovranno essere eseguiti a perfetta
regola d’arte ed in conformità alle previsioni del progetto, salvo eventuali varianti o integrazioni che
venissero ordinate dalla Direzione dei Lavori. Non è consentita la sostituzione di piante che l’Impresa non
riuscisse a reperire, ove tuttavia venga dimostrato che una o più specie non siano reperibili, l’Impresa potrà
proporre la sostituzione con piante simili. L’impresa dovrà sottoporre per iscritto tali proposte alla Direzione
dei lavori con un congruo anticipo sull’inizio dei lavori stessi ed almeno un mese prima della piantagione a
cui si riferiscono. La Direzione Lavori si riserva la facoltà di accettare le sostituzioni indicate, o proporne di
alternative. Nel caso in cui le opere e le forniture non fossero state eseguite secondo gli elaborati di
progetto e le prescrizioni date in proposito e stabilite contrattualmente, la Direzione Lavori fisserà i
provvedimenti necessari e gli interventi che l’Impresa dovrà attuare al fine di eliminare, a proprie spese,
ogni irregolarità, salvo restando da parte del Committente la richiesta di risarcimento per i danni subiti. I
lavori dovranno essere condotti con personale di provata capacità che, qualitativamente e numericamente,
sia nelle condizioni di mantenere gli impegni che l’Impresa si è assunta all’atto della stipula del contratto.
La Direzione Lavori avrà in diritto di ottenere l’allontanamento di qualsiasi addetto ai lavori che si
dimostrasse incapace o inadempiente alla direzione stessa. Non saranno presi in alcuna considerazione
reclami per equivoci sia sulla natura del lavoro da eseguire che sul tipo di materiale da fornire.
Pulizia generale
Prima di eseguire qualunque tipo di intervento, tutte le superfici interessate dal cantiere dovranno essere
ripulite da materiali estranei (macerie, plastica, vetro, materiale metallico, liquidi inquinanti, ecc...), dalle
infestanti (tramite taglio basso e raccolta dei residui). A mano a mano che si procede con i lavori, l’impresa
è tenuta a mantenere pulita l’area, evitando in modo assoluto di disperdere nel terreno oli, benzine, vernici
o altro materiale inquinante, facendo particolare attenzione alle acque di lavaggio che dovranno essere
convogliate in modo da non depositarsi sull’area. L’Appaltatore è tenuto a rimuovere tempestivamente tutti
i residui di lavorazione (sacchi vuoti, frammenti di filo metallico, pietre, ecc...), gli utensili utilizzati e nel
caso emergano materiali estranei, anche questi dovranno essere rimossi. Alla fine dei lavori tutte le aree
ed i manufatti che siano stati in qualche modo imbrattati, anche da terzi dovranno essere accuratamente
puliti. I materiali di risulta dovranno essere allontanati e portati alle Pubbliche discariche o in altre aree
attrezzate approvate dalla D.L.
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Difesa della parte epigea degli alberi e arbusti esistenti
Le superfici vegetali da conservare devono essere recintate, onde impedire danni provocati durante i lavori
(escoriazioni del tronco di arbusti o alberi, rottura di rami, ecc...), con una rete da cantiere in plastica o altra
recinzione invalicabile alta almeno 150 cm, che circondi su tutti i lati la vegetazione, da porre oltre la
proiezione della chioma integra degli alberi più esterni aumentata di 1 m, ridotta a 3 m dal fusto se la
Direzione Lavori lo ritenga indispensabile, e ad almeno 1,5 m dalla proiezione della chioma integra degli
arbusti, ridotta ad 1 m dal fusto o ceppaia degli arbusti, se la Direzione Lavori lo ritiene indispensabile. Nel
caso di alberi isolati questi andranno recintati su tutti i lati come precedentemente indicato. Nel caso in cui
la Direzione Lavori, ritenga che non vi sia spazio sufficiente per la recinzione, il tronco degli alberi dovrà
essere protetto mediante una incamiciatura di tavole di legno di almeno 3 m di altezza, su tutti i lati, con
spessore di almeno 3-5 cm, saldamente unite fra loro e al fusto a cui sono avvicinate con interposizione di
materiale cuscinetto (gomma), facendo attenzione a non appoggiare le tavole direttamente sulle radici. I
rami o le branche più piccole, che interferiscono con i lavori, dovranno essere sollevati o piegati fino a
quanto consenta la flessibilità del legno senza provocarne lo schianto a la creazione di crepe. Le parti della
pianta piegate andranno fissate con funi di diametro adeguato al peso della chioma da sostenere, avendo
cura di interporre del materiale cuscinetto nei punti di legatura. Appena sono terminati i lavori, o nel caso di
lunghe sospensioni, le legature andranno rimosse e portate in pubblica discarica. Alla ripresa dei lavori, le
legature dovranno essere ripristinate nuovamente. E’ fatto divieto l’inserimento nel tronco o nei rami di
chiodi, arpioni o altro; come anche la legatura con corde o cavi di varia natura senza apposita protezione
con materiale cuscinetto. Gli impianti di riscaldamento del cantiere dovranno essere posizionati ad una
distanza minima di 10 m dalla proiezione della chioma integra degli alberi e arbusti più esterni. Non si
possono accendere fuochi all’aperto.
Difesa della parte ipogea degli alberi esistenti
- Difesa degli alberi dal transito di veicoli da cantiere
- Nel caso in cui sia indispensabile, a giudizio della Direzione Lavori, transitare con dei veicoli ad una
distanza inferiore alla proiezione della chioma integra aumentata di 1 m, e non vi siano strade pavimentate,
il terreno deve essere ricoperto uniformemente con uno strato di materiale drenante (esempio sabbia) con
uno spessore minimo di 20 cm, sul quale andranno fissate tavole in legno. Al termine del transito dei veicoli
si deve rimuovere al più presto tutto il materiale protettivo e deve essere eseguita un leggera scarificatura
manuale del suolo, avendo cura di non ledere le radici.
- Difesa degli alberi dai ricarichi di terreno
- I ricarichi di terra superiore agli 8 – 10 cm, questi verranno eseguiti rispettando un sufficiente scambio
gassoso delle radici. A tal fine si realizza un settore uniforme di aerazione (ad esempio con pietrisco, ghiaia
grossa, ecc...) su tutta la superficie interessata dalla proiezione della chioma integra aumentata di 1 m;
tranne la zona di 80 cm prospiciente il tronco dove andrà posizionata argilla espansa (LECA diametro 2-3
cm), in mezzo a questo orizzonte dovranno essere posti a raggiera dei tubi di drenaggio che si
collegheranno, ancora protetti da uno strato di ciottoli, con l’orizzonte definitivo del terreno. In alternativa si
potrà posare sullo strato di ghiaia un telo di tessuto non tessuto di almeno 250 gr/m2 . Successivamente si
dovrà realizzare il riempimento usando terreno estremamente poroso. Prima della ricarica del suolo,
devono essere asportati eventuali tappeti erbosi, foglie o altro materiale organico, per evitarne la
fermentazione. Al temine di questo lavoro si dovrà recintare temporaneamente l’area come sopra indicato
per evitare il costipamento del riporto.
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- Difesa degli alberi da abbassamenti di terreno
- Con l’ abbassamento del terreno, il livello deve essere lasciato costante per un intorno di almeno 1 m
oltre la proiezione della chioma dell’albero integro, per salvaguardare le radici.
- Difesa degli alberi da scavi
Gli scavi saranno eseguiti ad una distanza pari alla proiezione della chioma dell’albero integro aumentata
di 1 m, in casi particolari in cui la Direzione Lavori lo ritenga necessario si possono eseguire scavi a
distanze inferiori, ma comunque a non meno di 3 m dal tronco, eseguendo gli scavi a mano ed avendo
cura di non danneggiare le radici più grosse (oltre i 5 cm di diametro).
Le radici rotte devono essere immediatamente recise con un taglio netto, eseguito con utensili affilati e
disinfettati (soluzione con sali di ammonio quaternari o simili). Le radici non devono restare esposte
all’atmosfera per più di 48 ore, nella fase vegetativa e una settimana nel periodo di riposo vegetativo. Per
tempi di esposizione più lunghi occorre proteggere le rizosfere esposte tramite teli di juta grossa o con
doppio strato di cartoni da mantenere entrambi sempre umidi.
Per gli scavi di lunga durata, la stagione vegetativa precedente l’inizio dei lavori, si deve realizzare una
cortina protettiva delle radici, nel caso in cui lo scavo non vada oltre la proiezione della chioma dell’albero
integro aumentata di 1 m. Tale cortina verrà scavata a mano a partire dalla parete della futura fossa per
uno spessore di 50 cm, che comunque non incida in un intorno minimo di 3 m dal tronco dell’albero. Tale
trincea dovrà avere una profondità di 30 cm sotto il fondo della futura fossa ma non superare comunque i
2,5 m.
Nel lato della cortina verso il tronco le radici devono essere rifilate come esposto in precedenza, nel lato
opposto si deve realizzare una solida armatura, composta da pali di legno su cui si fissa una rete metallica
alla quale viene assicurata una tela di sacco.
Infine lo scavo dovrà essere riempito con una miscela di compost, sabbia e torba. Fino all’apertura del
cantiere e durante tutti i lavori questa cortina deve essere mantenuta costantemente umida. Nel caso in cui
la Direzione Lavori lo ritenga necessario si procederà all’ancoraggio dell’albero prima dell’inizio degli scavi
per la cortina.
Difesa degli alberi da manufatti La costruzione di un manufatto, muro o altra struttura ad una distanza
inferiore alla proiezione della chioma integra aumentata di 1 m, ma comunque a non meno di 3 m dal
tronco, si dovranno realizzare fondamenta discontinue su plinti distanti tra loro non meno di 2 m,
adeguandosi per evitare le radici più grosse. Durante i lavori dovranno essere seguite le prescrizioni
indicate precedentemente.
Sanzioni per danni al verde esistente
Se nel corso dei lavori si procurassero dei danni alle alberature, ai cespugli che dovevano essere
conservati, la valutazione dei danni e la determinazione delle relative sanzioni saranno effettuate in base
alle disposizioni del Regolamento del verde Pubblico del Comune in cui si viene a trovare ogni singola
pianta, e nel caso mancasse tale Regolamento, dal giudizio insindacabile della D.L.
Accantonamento degli strati fertili di suolo e del materiale di scavo
L’Appaltatore è tenuto a rimuovere preventivamente i materiali estranei (macerie, plastica, vetro, materiale
metallico, liquidi inquinanti, ecc...) e la vegetazione esistente (infestanti, foglie, ecc...) per uno spessore di
3-5 cm.
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Opere di valorizzazione della fascia costiera di Sorso attraverso interventi di infrastrutturazione a supporto delle attività produttive e turismo – L.R. 5/2009 art. 5.
I materiali di risulta e l’eccedenza di terreno che non vengono reimpiegati in cantiere, dovranno essere
allontanati e portati alle Pubbliche discariche o in altre aree attrezzate (da procurarsi a cura e spesa
dell’Impresa).
La rimozione del suolo dovrà avvenire quando quest’ultimo si trova “in tempera” onde evitare costipamenti
dello stesso, inoltre si dovrà aver cura di eliminare i materiali inerti, i rifiuti affioranti, o il terreno
agronomicamente inadatto a giudizio della Direzione Lavori, emerso con i movimenti di terra. La terra di
coltivo dovrà essere accatastata in cantiere o in aree limitrofe autorizzate, previo accordo con la Direzione
Lavori, dovrà essere ammucchiata in cumuli separati a seconda delle caratteristiche chimico-fisiche. Il
terreno dovrà essere accatastato in mucchi non costipati, per evitare di danneggiare la struttura e dovrà
avere una larghezza di base di 3 m con una altezza non superiore ad 1,5 m, in modo da permettere il
deflusso delle acque.
I cumuli non devono essere di intralcio e non devono essere posti ad una distanza dagli alberi inferiore alla
proiezione della loro chioma integra aumentata di 1 m e a non meno di 1,5 m dagli arbusti.
Qualità e provenienza del materiale agrario e vegetale
La qualità e la provenienza del materiale agrario e vegetale descritte di seguito si riferiscono a quelle da
utilizzare, se non diversamente specificato, sulle superfici oggetto di intervento.
Per materiale agrario si intende tutto quel materiale usato nei lavori di agricoltura, vivaismo e giardinaggio,
occorrente alla messa a dimora delle piante, alla cura ed alla manutenzione.
Per materiale vegetale si intende tutto il materiale vivo (alberi, arbusti, erbacee, sementi, ecc…) necessario
all’esecuzione dei lavori.
L’Appaltatore dopo essersi accertato della qualità del terreno da riportare dovrà comunicare
preventivamente alla Direzione Lavori il luogo esatto in cui intende prelevare il terreno agrario per il
cantiere, per poterne permettere un controllo da parte della Direzione Lavori, che si riserva la facoltà di
prelevare dei campioni da sottoporre ad analisi. Tale approvazione non impedirà successive verifiche da
parte della Direzione Lavori sul materiale effettivamente portato in cantiere. Le analisi del terreno dovranno
essere eseguite secondo i metodi ed i parametri normalizzati di prelievo e di analisi pubblicati dalla Società
Italiana della Scienza del Suolo - S.I.S.S..
Il terreno, se non diversamente specificato in progetto o dalla Direzione Lavori, dovrà essere per
composizione e granulometria classificato come “terra fine”, con rapporto argilla/limo/sabbia definito di
“medio impasto” ed avente le seguenti caratteristiche:
- contenuto di scheletro (particelle con diametro superiore a 2 mm) assente o comunque inferiore al 10 %
(in volume)
- pH compreso tra 6 e 7,8
- Sostanza organica non inferiore al 2% (in peso secco)
- Calcare totale inferiore al 5%
- Azoto totale non inferiore al 0,1%
- Capacità di Scambio Cationico (CSC) > 10 meq/ 100 g
- Fosforo assimilabile > 30 ppm
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Opere di valorizzazione della fascia costiera di Sorso attraverso interventi di infrastrutturazione a supporto delle attività produttive e turismo – L.R. 5/2009 art. 5.
- Potassio assimilabile > 2% dalla CSC o comunque > 100 ppm
- Conducibilità idraulica > 0,5 cm x ora
- Conducibilità Ece < 2 mS x cm-1
- Rapporto C/N compreso fra 8 e 15
- Contenuto di metalli pesati inferiore ai valori limite ammessi dalla CEE
- Ridotta presenza di sementi, rizomi di erbe infestanti
Il terreno dovrà contenere gli elementi minerali (macro e micro elementi), essenziali per la vita delle piante,
in giusta proporzione.
Nel caso di terreni con valori che si discostano da quelli indicati, spetterà alla Direzione Lavori accettarli
imponendo, se necessario, interventi con concimi o con correttivi per bilanciarne i valori, tali interventi non
saranno in alcun modo ricompensati all’Appaltatore . Questi ultimi dovranno rispettare le caratteristiche
prescritte dalla L. del 19 ottobre 1984, n. 748 “Nuove norme per la disciplina dei fertilizzanti”.
La terra di coltivo da utilizzare nel riporto dovrà provenire da aree a destinazione agraria il più possibile
vicino al cantiere e prelevata entro i primi 35 cm dalla superficie, l’Appaltatore è tenuto a rimuovere
l’eventuale vegetazione presente (manto erboso, foglie, ecc...) per i primi 3-5 cm.
In linea generale il terreno di riporto non deve essere difforme dal terreno agricolo dell’area di intervento,
tranne dove venga specificatamente indicato dal progetto, deve rispettare i parametri sopraindicati ed
avere una giusta quantità di microrganismi, comunque dovrà essere completamente esente da materiale
inquinante (oli, benzine, ecc...), da sostanze nocive (sali minerali o altro), da inerti (pietre, plastica, ferro,
vetro, radici, residui vegetali, ecc...) e da agenti patogeni.
Il terreno di riporto sarà misurato in volume di terreno smosso, effettivamente posato in cantiere, espresso
in metri cubi (quantitativi nel computometrico estimativo)
Acqua
L’acqua da impiegare per l’irrigazione non dovrà contenere sostanze inquinanti o nocive per le piante o sali
nocivi oltre i limiti di tolleranza di fitotossicità relativa. Se richiesto dalla Direzione Lavori l’Appaltatore dovrà
effettuare un controllo periodico dell’acqua e dovrà fornire analisi effettuate secondo le procedure
normalizzate dalla Società Italiana di Scienza del Suolo S.I.S.S. Potranno essere scartate quelle acque che
in base al tipo di suolo (presenza di elementi critici), al tipo di piante da irrigare e al quantitativo annuo,
possano creare danni alla vegetazione od accumuli di elementi tossici nel terreno. Sono da evitare le
acque provenienti da rogge o fossati per l’irrigazione dei prati a causa del forte contenuto in semi di
infestanti. L’acqua deve essere somministrata ad una temperatura non inferiore ai ¾ °C di quella dell’aria,
comunque con temperatura > 15 °C, altrimenti tali liquidi potrebbero determinare turbe nell’assorbimento
radicale o ritardi vegetativi. Le acque che presentino un elevato quantitativo di sostanze in sospensione
dovranno essere filtrate opportunamente, per evitare l’usura, l’intasamento degli impianti irrigui. Il pH
dell’acqua deve essere compreso tra 6 e 7,8, valori superiori o inferiori potrebbero creare squilibri e
rendere immobilizzati elementi nutritivi. L’acqua sarà misurata in volume, effettivamente utilizzata in
cantiere, espresso in metri cubi.
Materiali vegetali
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Per materiale vegetale si intende tutto il materiale vivo (alberi, arbusti, ecc...) necessario all’esecuzione dei
lavori.
Il produttore del materiale vegetale e lo stesso materiale devono rispettare le seguenti normative:
- DLgs 30 dicembre 1992, n. 536 “Attuazione della Direttiva 91/683/CEE concernente le misure di
protezione contro l’introduzione negli Stati membri di organismi nocivi ai vegetali e ai prodotti vegetali”
art. 6 – 7;
- DM 22 dicembre 1993, “Misure di protezione contro l’introduzione e la diffusione nel territorio della
Repubblica Italiana di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali”
- DPR 12 agosto 1975, n. 974 “Norme per la protezione delle nuove varietà vegetali, in attuazione della
delega di cui alla legge 16 luglio 1974, n. 722;
- legge 22 maggio 1973, n 269 “Disciplina della produzione e del commercio di sementi e piante da
rimboschimento”;
L’Appaltatore deve comunicare anticipatamente alla Direzione Lavori la provenienza del materiale
vegetale, quest’ultima si riserva la facoltà di effettuare, insieme all’Appaltatore, visite ai vivai di provenienza
per scegliere le singole piante, riservandosi la facoltà di scartare, a proprio insindacabile giudizio, quelle
non rispondenti alle caratteristiche indicate nel presente Capitolato, negli elaborati progettuali in quanto
non conformi ai requisiti fisiologici, fitosanitari ed estetici che garantiscano la buona riuscita dell’impianto, o
che non ritenga comunque adatte alla sistemazione da realizzare.
L’Appaltatore dovrà fornire le piante coltivate per scopo ornamentale, preparate per il trapianto, conformi
alle caratteristiche indicate negli elaborati progettuali:
- garantire la corrispondenza al: genere, specie, varietà, cultivar, portamento, colore del fiore e/o delle
foglie richieste, nel caso sia indicato solo il genere e la specie si intende la varietà o cultivar tipica.
Le piante dovranno essere etichettate singolarmente o per gruppi omogenei, con cartellini indicanti in
maniera chiara, leggibile ed indelebile, la denominazione botanica (Genere, specie, varietà o cultivar) in
base al “Codice internazionale di nomenclatura botanica per piante coltivate” (Codice orticolo 1969), inoltre
il cartellino dovrà essere resistente alle intemperie. Nel caso in cui il cartellino identifichi un gruppo di
piante omogenee su di esso andrà indicato il numero di piante che rappresenta.
Dove richiesto dalle normative vigenti il materiale vegetale dovrà essere accompagnato dal “passaporto
per le piante”.
Nel caso in cui alcune piante non siano reperibili sul mercato nazionale, l’Appaltatore può proporre delle
sostituzioni, con piante aventi caratteristiche simili, alla Direzione Lavori che si riserva la facoltà di
accettarle o richiederne altre. Resta comunque inteso che nulla sarà dovuto in più all’Appaltatore per tali
cambiamenti.
Nel caso di piante innestate, dovrà essere specificato il portainnesto e l’altezza del punto di innesto che
dovrà essere ben fatto e non vi dovranno essere segni evidenti di disaffinità.
All’interno di un gruppo di piante, richieste con le medesime caratteristiche, le stesse dovranno essere
uniformi ed omogenee fra loro. L’Appaltatore si impegna a sostituire a proprie spese quelle piante che
manifestassero differenze genetiche (diversa specie o varietà, disomogeneità nei gruppo, ecc..) o
morfologiche (colore del fiore, delle foglie, portamento, ecc), da quanto richiesto, anche dopo il collaudo
definitivo. Dove non diversamente specificato si intendono piante allevate con forma tipica della specie,
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varietà o cultivar cioè coltivate in forma libera o naturale con una buona conformazione del fusto e delle
branche, un’alta densità di ramificazione di rami e branche e una buona simmetria ed equilibrio della
chioma.
Le piante fornite in contenitore vi devono avere trascorso almeno una stagione vegetativa.
Tutte le piante dovranno presentare apparato radicale ben accestito, ricco di piccole ramificazioni e di
radici capillari fresche e sane, pienamente compenetrate nel terreno. Il terreno che circonderà le radici
dovrà essere ben aderente, di buona qualità, senza crepe. Non saranno accettate piante con apparato
radicale ad “aspirale” attorno al contenitore o che fuoriesce da esso, ma neppure con apparato radicale
eccessivamente o scarsamente sviluppato. Il materiale deve corrispondere alle dimensioni richieste: litri e/o
diametro del contenitore, classe di circonferenza del fusto, classe di altezza della pianta, diametro della
chioma, ecc… Col termine di piante in “vasetto” si intende quel materiale vegetale nella prima fase di
sviluppo con 1 o 2 anni di età.
Tutte le piante dovranno essere di ottima qualità secondo gli standard correnti di mercato “piante extra” o
come si usava in passato “forza superiore”.
Il materiale vegetale dovrà essere esente da attacchi (in corso o passati) di insetti, malattie crittogamiche,
virus, o altre patologie, prive di deformazioni o alterazioni di qualsiasi natura inclusa la “filatura” (pianta
eccessivamente sviluppata verso l’alto) che possono compromettere il regolare sviluppo vegetativo e il
portamento tipico della specie, prive anche di residui di fitofarmaci, come anche di piante infestanti. Le
foglie dovranno essere turgide, prive di difetti o macchie, di colore uniforme e tipico della specie.
L’Appaltatore è tenuto a far pervenire alla Direzione Lavori, con almeno 48 ore di anticipo, comunicazione
della data e dell’ora in cui le piante giungeranno in cantiere.
Trasporto del materiale vegetale
Come trasporto si intende lo spostamento delle piante dal luogo di produzione al cantiere e al
posizionamento nella dimora definitiva. In considerazione del fatto che si movimenta del materiale vivo,
andranno adottate tutte le precauzioni necessarie durante il carico, il trasporto e lo scarico per evitare
stress o danni alle piante. L’Appaltatore dovrà vigilare che lo spostamento avvenga nel miglior modo
possibile, assicurandosi che il carico e scarico come il trasferimento sia eseguito con mezzi, protezioni e
modalità idonee al fine di non danneggiare le piante, facendo particolare attenzione che i rami, la corteccia
non subiscano danni o che le zolle non si frantumino, crepino o si secchino.
Nei casi in cui si debbano sollevare alberi in contenitore tramite cinghie (di materiale resistente al carico da
sollevare, con larghezza di 30 – 50 cm), queste dovranno agganciare la zolla, se necessario anche il fusto
(in casi in cui la chioma sia molto pesante o il fusto eccessivamente lungo), in questo caso, a protezione
della corteccia del tronco, fra la cinghia e il fusto andranno interposte delle fasce di canapa o degli stracci
per evitare l’abrasione. La chioma dovrà appoggiare, per evitare l’auto schiacciamento, su cavalletti ben
fissati al veicolo. Occorre prestare attenzione a non provocare colpi o vibrazioni forti all’imbracatura.
Le piante che subiscono il trasporto dovranno mantenere un adeguato tenore di umidità, onde evitare
disidratazione o eccessiva umidità che favorisce lo sviluppo di patogeni.
Si dovrà prestare attenzione nel caricamento su mezzi di trasporto, mettendo vicino le piante della stessa
specie e dimensione, in basso quelle più resistenti ed in alto quelle più delicate. Le piante non dovranno
essere sollevate per la chioma ma per il loro contenitore. Prima della rimozione dal vivaio e durante tutte le
fasi di trasporto e messa a dimora, i rami delle piante dovranno essere legati per proteggerli durante le
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manipolazioni. Le legature andranno fatte con nastro di colore ben visibile. Per gli arbusti o piccoli alberi, si
auspica l’uso di reti tubolari in plastica che dovranno avvolgere interamente tutta la pianta. L’Appaltatore
potrà raccogliere le piante all’interno di cassette, cassoni o altro contenitore idoneo per il migliore e più
agevole carico, scarico e trasporto del materiale. Nel caso si vogliano sovrapporre le cassette, quelle
inferiori devono avere un’altezza superiore alle piante che contengono per evitare lo schiacciamento.
Per evitare il disseccamento o la rottura di rami o radici da parte del vento e delle radiazioni solari, o la
bagnatura delle piante tutti i mezzi di trasporto dovranno essere coperti da teli o essere camion chiusi
coibentati o con cella frigorifera, si dovrà evitare che la temperatura all’interno del mezzo oltrepassi i 28°C
o scenda sotto i 2°C (temperature minime superiori sono richieste nel caso di trasporto di piante sensibili al
freddo). Si auspica l’uso di veicoli muniti di pianali per evitare l’eccessiva sovrapposizione delle piante che
si potrebbero danneggiare.
Si dovrà fare in modo che il tempo intercorrente dal prelievo in vivaio alla messa a dimora definitiva sia il
minore possibile e che le piante giungano in cantiere alla mattina, per avere il tempo di metterle a dimora o
di sistemarle in un vivaio provvisorio, preparato precedentemente in cantiere.
L’accatastamento in cantiere non può durare più di 48 ore, poi è necessario vengano posizionate in un
vivaio provvisorio posto in un luogo ombroso, riparato dal vento, dal ristagno d’acqua, con i pani di terra
l’uno contro l’altro, bagnati e coperti con sabbia, segatura, pula di riso o paglia, avendo estrema cura che il
materiale vegetale non venga danneggiato.
L’Appaltatore si dovrà assicurare le piante non subiscano ustioni e che mantengano un adeguato e
costante tenore di umidità. Per tutte le piante in vegetazione andranno sciolte le legature dei rami, per
evitare danni alla chioma, per poi essere nuovamente legate, come indicato precedentemente, quando
l’Appaltatore è pronto per la messa a dimora definitiva.
Alberi
Le dimensioni degli alberi dovranno essere misurate come indicato di seguito:
- circonferenza del fusto:
- misurata a 100 cm di altezza oltre il colletto;
- altezza dell’albero:
- distanza tra il colletto e l’apice della pianta;
- altezza di impalcatura:
- distanza intercorrente tra il colletto e il punto di emergenza del ramo maestro più basso.
Per gli alberi richiesti impalcati, l’altezza di impalcatura dovrà essere di 1,80 – 2 m, per gli alberi che
andranno a costituire viali, dovranno avere un altezza di impalcatura di almeno 2,5 m.
- diametro della chioma:
- diametro rilevato alla prima impalcatura per le conifere e a due terzi dell’altezza per gli altri alberi, dovrà
essere proporzionata al diametro del tronco.
Gli alberi devono essere stati specificatamente allevati per il tipo di impiego previsto (alberature stradali,
macchie, esemplari isolati, ecc...).
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Il fusto dovrà essere diritto ed assurgente. Le piante dovranno essere esenti da deformazioni,
capitozzature, ferite di qualsiasi natura, grosse cicatrici, o segni conseguenti a urti, grandine, legature,
ustioni da sole, gelo o altro tipo di scortecciamento.
La chioma dovrà essere a forma libera, correttamente ramificata, uniforme ed equilibrata per simmetria e
distribuzione delle branche principali e secondarie all’interno della stessa. Gli alberi dovranno presentare
una “freccia “ centrale, sana e vitale, fatta eccezione per le varietà pendule o con forma globosa, salvo
quanto diversamente specificato nel progetto o richiesto dalla Direzione Lavori.
Nel caso siano richieste piante ramificate dalla base, queste dovranno presentare un fusto centrale diritto,
con ramificazioni inserite a partire dal colletto. Tali ramificazioni dovranno essere inserite uniformemente
sul fusto in tutta la sua circonferenza e altezza.
Nel caso in cui siano richieste piante a più fusti, questi dovranno essere almeno tre ed equivalenti come
diametro, distribuiti in maniera equilibrata.
Le piante devono avere subito i necessari trapianti in vivaio (l’ultimo da non più di due anni e da almeno
uno) in base alle seguenti indicazioni: specie a foglia caduca, fino alla circonferenza di 12-15 cm almeno
un trapianto, fino a 20-25 almeno due trapianti, fino a 30-35 almeno tre trapianti; sempreverdi: fino
all’altezza di 2-2,5 m almeno un trapianto, fino a 3-3,5 m almeno due trapianti, fino a 5 m almeno 3
trapianti.
L’apparato radicale dovrà presentarsi ben accestito, ricco di piccole ramificazioni e di radici capillari fresche
e sane e privo di tagli con diametro superiore a 1 cm.
Gli alberi dovranno essere forniti in contenitore
Per “esemplari” si intendono quegli alberi di grandi dimensioni, in relazione alla specie di appartenenza,
che presentino un particolare valore ornamentale. Dovranno essere stati allevati isolatamente per questo
scopo. La Direzione Lavori si riserva la facoltà di sceglierle in vivaio a suo insindacabile giudizio. Queste
piante dovranno avere subito regolari trapianti in base al numero di anni di età (almeno un trapianto ogni 4
anni di età), oltre al rispetto dei parametri sopraccitati.
Gli alberi vengono misurati in base alle caratteristiche sopra citate e al numero di piante effettivamente
messe a dimora in cantiere e corrispondenti alle caratteristiche indicate in progetto e nel presente
capitolato.
Arbusti e cespugli
Gli arbusti devono essere ramificati a partire dal colletto, con non meno di tre ramificazioni ed avere altezza
proporzionale al diametro della chioma. Gli arbusti e i cespugli se di specie autoctona devono provenire da
produzioni specializzate derivante da materiale autoctono e certificato come tale. La chioma dovrà essere
correttamente ramificata, uniforme ed equilibrata per simmetria e distribuzione. Gli arbusti e i cespugli
dovranno essere forniti in contenitore. L’apparato radicale dovrà presentarsi ben accestito, proporzionato
alle dimensioni della pianta, ricco di piccole ramificazioni e di radici capillari, fresche, sane e prive di tagli
con diametro superiore a 1 cm. Negli arbusti e cespugli forniti in contenitore, il terreno che circonderà le
radici dovrà essere compatto, ben aderente alle radici, di buona qualità, senza crepe. Le misure riportate
nelle specifiche di progetto si riferiscono all’altezza della pianta non comprensiva del contenitore, e/o al
diametro dello stesso e/o al volume in litri del contenitore.
Modalità di esecuzione dei lavori a verde
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Opere di valorizzazione della fascia costiera di Sorso attraverso interventi di infrastrutturazione a supporto delle attività produttive e turismo – L.R. 5/2009 art. 5.
Le modalità di esecuzione dei lavori a verde, descritte di seguito, si riferiscono a quelle da utilizzare, se non
diversamente specificato, sulle superfici oggetto di intervento. Tutti gli interventi di sistemazione a verde
dovranno essere eseguiti da personale qualificato, in numero sufficiente e con attrezzature adeguate per il
regolare e continuativo svolgimento delle opere. L’Appaltante o la Direzione Lavori possono esigere la
sostituzione del rappresentante dell’Appaltatore, del direttore di cantiere, e del personale per incapacità,
indisciplina o gravi negligenze. Nel caso ricorrano gravi e giustificati motivi, dovranno essere comunicati
per iscritto all’Appaltatore , senza che per ciò gli spetti alcuna indennità, ne a lui ne ai suoi subalterni
interessati. Prima di procedere a qualsiasi operazione, l’Appaltatore deve verificare che il contenuto di
umidità del terreno, in relazione al tipo di copertura dello stesso, consenta il transito dei mezzi da impiegare
o degli operatori, senza compattare o alterare in alcun modo il substrato pedogenetico.
Riporti di terreno
Prima di eseguire il riporto di terreno, l’Appaltatore realizza pulizia da macerie e rifiuti. Dopo aver scaricato
il terreno in cumuli sparsi, sull’area interessata, si procederà allo spargimento con mezzi meccanici leggeri,
pala gommata, trattrici agricole o livellatrice a seconda del grado di livellamento da dare al terreno,
riducendo al minimo le manovre ed il compattamento. Le quote definitive del terreno, si considerano ad
assestamento e rullatura avvenuti, dovranno essere quelle indicate in progetto e comunque dovranno
essere approvate dalla Direzione Lavori. Nel caso di rilevati che superino l’altezza di 40 cm, dovranno
essere realizzati in strati di 30 - 40 cm e poi costipati meccanicamente, prima di procedere al secondo
strato. Particolare cura si dovrà adottare nel riempimento e costipamento a ridosso dei cordoli, dei muri e
delle opere d’arte in genere. Nel caso dei rinterri da addossare alle murature dei manufatti o di altre opere
d’arte si dovranno impiegare materiali sciolti, silicei o ghiaiosi, escludendo l’impiego di terreni ricchi di
argille o di materiali che variano il loro volume al variare del tenore di umidità. Il materiale non potrà essere
scaricato direttamente contro le murature od opere d’arte, ma dovrà essere depositato nelle vicinanze per
poi essere trasportato ed addossato con idonei mezzi.
Scavi e rinterri
Prima di intraprendere i lavori di scavo, l’Appaltatore è tenuto ad assicurarsi presso la Direzione Lavori,
presso gli Uffici Tecnici Pubblici e presso le aziende proprietarie di reti di urbanizzazione, sulla presenza
nell’area di intervento di manufatti, reti, tubazioni, cavidotti, pozzetti, o qualsiasi altro elemento interrato,
quindi individuarne la posizione tramite rilievi, apparecchiatura elettromagnetica, o sondaggi manuali.
L’Appaltatore concorderà con la Direzione Lavori l’area migliore per accatastare il materiale scavato, se
questo deve essere riutilizzato in cantiere, altrimenti provvederà in tempi brevi a portarlo in Discariche
Pubbliche o aree attrezzate. Dopo aver eseguito il tracciamento, l’Appaltatore procederà alle operazioni di
scavo con i mezzi adeguati (in base ai tempi programmati, tipologia e volume di scavo, ecc...) il materiale
di scavo dovrà essere accumulato sul fianco della trincea se non vi è lo spazio disponibile, asportato e
riportato in tempi successivi, se necessario, avendo cura di mantenere separate le diverse tipologie di
materiale scavato.
Livellamenti e drenaggio
In base alle indicazioni progettuali o a quelle della Direzione Lavori si dovrà procedere al tracciamento
della rete di scolo delle acque (dove possibile si auspica la conservazione degli andamenti originali del
terreno e della posizione dei fossi). Per il drenaggio delle aree verdi si potranno adottare drenaggi
sotterranei. In base al posizionamento dei drenaggi si livelleranno di conseguenza tutti i terreni, dando una
pendenza minima del 2 –3 % per i prati e 3 – 4 % per le restanti aree verdi. L’Appaltatore prima di
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procedere alla creazione di fossi o drenaggi sotterranei dovrà verificare la profondità e l’efficienza della rete
fognaria esistente, in accordo con la Direzione Lavori dovrà procedere ad un suo eventuale ripristino. Nelle
opere di scavo l’Appaltatore si dovrà attenere alle indicazioni dell’art. “Scavi e rinterri”. In base alle
indicazioni progettuali o a quelle della Direzione Lavori, l’Appaltatore dovrà procedere a ripristinare o
creare ex novo i fossi utilizzando macchine scavafossi o procedendo manualmente dove le condizioni di
spazio o di tutela delle piante lo richiedano. Occorre prestare attenzione a non compattare le pareti dei
fossi, onde ridurne la permeabilità. Le pareti dei fossi in terra non dovranno superare la pendenza di 45°
sull’orizzonte e con pendenza del fondo dell’ordine dell’ 1 – 2 ‰. Per un efficiente deflusso delle acque si
dovranno controllare le pendenze insieme alla Direzione Lavori, verificare la funzionalità dei pozzetti di
raccolta della rete scolante e dei tracciati sotterranei tombati ed in caso di mal funzionamento, ripristinare
la capacità di deflusso sostituendo le parti mal funzionanti o costruendo ex-novo l’intero tracciato. Durante
le fasi di esecuzione del cantiere l’Appaltatore è tenuto al mantenimento di un efficiente sistema di scolo
delle acque meteoriche. Nel drenaggio sotterraneo dovrà essere posizionato, su disposizione della
Direzione Lavori, se non diversamente specificato, e nel caso sia necessario, si dovranno utilizzare tubi in
PVC rigido microfessurato per drenaggio, rivestiti in fibra di cocco, del diametro adeguato. Si dovrà
compiere lo scavo e il rinterro rispettando le norme indicate nell’art. “Scavi e rinterri”, occorre prestare
particolare attenzione durante la posa del tubo per evitare il formarsi di avvallamenti, dando una pendenza
uniforme al tubo del 2 - 3 ‰. La profondità di posa sarà variabile a seconda del tipo di terreno, del diametro
del tubo richiesto, della lunghezza del tratto interrato, ecc…Il tubo di drenaggio andrà posato subito dopo lo
scavo del fosso da effettuarsi, dove possibile, tramite l’uso di catenarie. Tutti gli eventuali raccordi
dovranno essere montati correttamente per dare continuità al deflusso delle acque. L’estremità del tubo,
posta a monte, dovrà essere accuratamente sigillata. Il tubo di drenaggio dovrà essere affogato in un letto
di materiale drenante che deve possedere dei vuoti intergranulari tali da essere sufficientemente permeabili
all’acqua ma trattenere l’eventuale trasporto solido del materiale drenato ed essere di dimensioni superiori
ai fori del tubo drenante, queste caratteristiche granulometriche vengono definite dalla “regola dei filtri” (o
del Terzaghi) che trova riscontro nella norma CNR-UNI 10.006. In linea generale si può indicare una
pezzatura dello strato drenante di 2-3 cm, con uno spessore di 30 cm, e un successivo strato di terreno
fino al raggiungimento del piano di campagna.I fossi e i drenaggi sotterranei dovranno essere collegati con
la rete fognaria esistente. Si ricorda di rispettare le disposizioni del codice civile all’art. 891 “Distanze per
canali e fossi”, art. 908 “Scarico delle acque piovane”, art. 911 “ Apertura di nuove sorgenti e altre opere”,
art. 913 “Scolo delle acque”.
Tracciamenti e picchettamento per le opere a verde
Al termine delle lavorazioni del terreno, l’Appaltatore dovrà picchettare le aree di impianto, sulla base del
progetto e delle indicazioni della Direzione Lavori, segnando accuratamente la posizione dove andranno
messe a dimora i singoli alberi e il perimetro delle piantagioni macchie di arbusti. Ogni picchetto dovrà
essere numerato, con associazione degli esemplari ai picchetti, ed essere riferito a punti inamovibili per
poterne ricostruire la posizione in caso di danneggiamento o manomissione. I capisaldi, i picchetti o le
livellette danneggiate o rimosse dovranno essere immediatamente ripristinati a cura e a spesa
dell’Appaltatore . La tolleranza consentita per la messa a dimora di alberi o arbusti isolati o a piccoli gruppi
è di 20 - 30 cm, rispetto alla posizione riportata in progetto e di 10 – 15 cm per le piante messe in filare o in
piantumazioni con sesto regolare. Al termine della fase di picchettamento, l’Appaltatore deve ricevere
l’approvazione della Direzione Lavori, ove richiesto apportare le modifiche volute, prima di procedere con le
operazioni successive. Si devono rispettare le disposizioni del codice civile agli art. 892 “Distanze per gli
alberi”, art. 893 “Alberi presso strade, canali e sul confine di boschi”, art. 895 “Divieto di ripiantare alberi a
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Opere di valorizzazione della fascia costiera di Sorso attraverso interventi di infrastrutturazione a supporto delle attività produttive e turismo – L.R. 5/2009 art. 5.
distanze non legali” e le disposizioni del DL n. 285 del 30/04/1992 “Nuovo Codice della Strada” agli articoli
16, 17, 18 e 19 “Fasce di rispetto nelle strade ed aree di visibilità”, occorre inoltre tenere presente gli usi e
le consuetudini locali. Rispettare le disposizioni dell’art. 26 DPR n. 495 del 16/12/1992 “Regolamento di
esecuzione e di attuazione del nuovo Codice della strada”, rispetto ai tracciati ferroviari, art. 52 del DPR n.
753 del 17/07/1980. Il rispetto del Regolamento del Consorzio di Bonifica, la Normativa di Polizia Idraulica.
Al termine dei lavori l’Appaltatore dovrà aver rimosso tutti i picchetti o gli elementi serviti per i tracciamenti.
L’onere dei tracciamenti è incluso nel prezzo delle piante.
Messa a dimora delle piante
L’epoca per la messa a dimora delle piante, viene stabilita nel cronoprogramma facente parte del progetto
o dalla Direzione Lavori. In generale, deve corrispondere al periodo di riposo vegetativo, dalla fine
dall’autunno all’inizio della primavera, comunque deve essere stabilita in base alle specie vegetali
impiegate, ai fattori climatici locali alle condizioni di umidità del terreno; sono da evitare i periodi di gelo. Le
piante fornite in contenitore si possono posare in qualsiasi periodo dell’anno, escludendo i mesi più caldi, in
questo caso occorre prevedere le necessarie irrigazioni ed ombreggiamenti. Le piante fornite in zolla o
radice nuda andranno messe a dimora esclusivamente nel periodo di riposo vegetativo. Alcune specie
sempreverdi si possono piantare anche nella fase di riposo vegetativo estivo. La messa a dimora degli
alberi, è contemporanea allo scavo delle buche, l’Appaltatore dovrà preparare le buche che dovranno
essere almeno 1,5 volte le dimensioni del pane di terra da contenere. Nel caso di esemplari isolati o in
condizioni in cui non sia stato possibile procedere alla ripuntatura, vedi art. “Lavorazioni del suolo e
concimazioni di fondo”, l’Appaltatore dovrà preparare delle buche di 100x100x50 cm smuovendo il fondo
della buca per altri 5 cm. Nello scavo della buca si dovrà fare attenzione a non costipare il terreno
circostante le pareti o il fondo della stessa buca, in particolare dopo l’uso di trivelle occorrerà smuovere il
terreno sulle pareti e sul fondo della buca per evitare l’effetto vaso. Durante lo scavo della buca il terreno
agrario deve essere separato e posto successivamente in prossimità delle radici, il terreno in esubero e
l’eventuale materiale estratto non idoneo, a giudizio della Direzione Lavori, dovrà essere allontanato dal
cantiere a cura e a spese dell’Appaltatore e sostituito con terreno adatto. Durante lo scavo, l’Appaltatore ,
si dovrà assicurare che le radici non si vengano a trovare in una zona di ristagno idrico, nel qual caso, si
dovrà predisporre un adeguato drenaggio posando uno strato di materiale drenante sul fondo della buca,
se la Direzione Lavori lo riterrà opportuno, l’Appaltatore dovrà predisporre ulteriori soluzioni tecniche al
problema. La messa a dimora degli alberi si dovrà eseguire con i mezzi idonei in relazione alle dimensioni
della pianta, facendo particolare attenzione che il colletto si venga a trovare a livello del terreno anche
dopo l’assestamento dello stesso. Tutto il materiale di imballaggio non biodegradabile (vasi in plastica,
terra cotta, ecc...) il quale dovrà essere allontanato dal cantiere. Le radici delle piante dovranno essere
inserite nella loro posizione naturale, non curvate o piegate, eliminando quelle rotte o danneggiate, e
rifilando quelle di dimensioni maggiori. Nel caso di piante in contenitore, dopo l’estrazione, le radici
compatte dovranno essere tagliate e il feltro attorno alle radici dovrà essere rimosso. Le piante dovranno
essere collocate ed orientate in maniera tale da ottenere il migliore risultato tecnico ed estetico ai fini del
progetto. Gli esemplari andranno orientati con la medesima esposizione che avevano in vivaio.
L’Appaltatore dovrà poi procedere al riempimento definitivo delle buche con terra fine di coltivo. Il materiale
di riempimento dovrà essere costipato manualmente con cura in maniera che non restino vuoti attorno alle
radici o alla zolla. A termine del riempimento della buca si dovrà creare una conca attorno agli alberi per
trattenere l’acqua. Quest’ultima sarà portata immediatamente dopo l’impianto in quantità abbondante, fino
a quando il terreno non riuscirà più ad assorbirne, successivamente si livellerà e si posizionerà l’impianto di
irrigazione come da progetto. Al termine della messa a dimora delle piante, andranno rimosse tutte le
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legature, asportando i legacci o le reti che andranno portate in pubblica discarica. Dopo di ché, se
necessario, si dovrà procedere con la potatura di trapianto. Si dovranno asportare i rami che si presentino
eventualmente danneggiati o secchi.
Ancoraggi
Gli ancoraggi sono quei sistemi di supporto (tutori) che permettono di fissare al suolo le piante nella
posizione corretta per lo sviluppo. Tutti gli alberi, di nuovo impianto, dovranno essere muniti di tutori, se la
Direzione Lavori lo riterrà necessario, anche gli arbusti di grandi dimensioni dovranno essere fissati a
sostegni. L’ancoraggio dovrà avere una struttura appropriata al tipo di pianta da sostenere e capace di
resistere alle sollecitazioni meccaniche che possono esercitare agenti atmosferici, urti, atti vandalici o altro.
I pali dovranno essere di legno, diritti, scortecciati, appuntiti dal lato con il diametro maggiore e trattati con
sostanze ad effetto imputrescibile (almeno per 1 m dal lato appuntito). I pali andranno conficcati nella buca
della pianta prima della sua messa a dimora, per una profondità di 30 cm almeno, comunque al termine
della piantagione dovranno essere piantati per oltre 50 cm nel terreno, utilizzando mezzi meccanici idonei
(escavatore) o manuali. I tutori andranno conficcati nel terreno verticalmente adeguati alle dimensione della
pianta da sostenere e legati solidamente tra loro con legature di colore marrone, verde o nero. Gli
ancoraggi dovranno essere collocati prestando attenzione ai venti dominanti, lungo le carreggiate parallele
alla direzione di marcia, nelle zone di esondazione al flusso della corrente. I pali dovranno essere legati
alle piante in modo solidale per resistere alle sollecitazioni ambientali, pur consentendo un eventuale
assestamento. Al fine di non provocare abrasioni o strozzature al fusto, le legature, dovranno essere
realizzate per mezzo di collari speciali creati allo scopo o di adatto materiale elastico (guaine in gomma,
nastri di plastica, ecc...), ma mai con filo di ferro o materiale anaelastico. Sia i tutori che le legature, non
dovranno mai essere a contatto diretto con il fusto, per evitare abrasioni. Dovrà essere sempre interposto
un cuscinetto antifrizione (gomma o altro). Gli ancoraggi vengono misurati per numero e tipo, realmente
montati in cantiere.
Garanzia di attecchimento
Tutto il materiale vegetale deve avere una garanzia di attecchimento interessante l’intera stagione
vegetativa successiva a quella di impianto, la garanzia dovrà comprendere la sostituzione del materiale
vegetale morto o deteriorato, ad insindacabile giudizio della Direzione Lavori, nella stagione utile
successiva. Nel caso in cui alcune piante muoiano o si deperiscono, l’Appaltatore dovrà individuare le
cause del deperimento insieme alla Direzione Lavori, e concordare con essa, gli eventuali interventi da
eseguire a spese dell’Appaltatore , prima della successiva messa a dimora . Nel caso in cui non vi siano
soluzioni tecniche realizzabili, l’Appaltatore dovrà informare per iscritto la Direzione Lavori che deciderà se
apportare varianti al progetto. L’Appaltatore resta comunque obbligato alla sostituzione di ogni singolo
esemplare per un numero massimo di due volte (oltre a quello di impianto), fermo restando che la messa a
dimora e la manutenzione siano state eseguite correttamente.
Sono a carico dell’Appaltatore, l’eliminazione e l’allontanamento dei vegetali morti (incluso l’apparato
radicale), la fornitura del nuovo materiale e la messa a dimora. Sulle piante sostituite, la garanzia si rinnova
fino a tutta la stagione vegetativa successiva. La garanzia di attecchimento viene estesa a tutto il periodo di
manutenzione eventualmente previsto.
Interventi di manutenzione durante l’esecuzione dei lavori e nel periodo di garanzia.
Gli interventi di manutenzione, descritte di seguito, si riferiscono a quelle da utilizzare, se non diversamente
specificato, sulle superfici oggetto di intervento. La manutenzione dell’area di cantiere, durante lo
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svolgimento dei lavori, è interamente a carico dell’Appaltatore, fino alla data di emissione del certificato di
ultimazione dei lavori. L’Appaltatore si dovrà far carico della manutenzione del verde esistente e di quello
appena messo a dimora come anche delle infrastrutture preesistenti e costruite. A decorrere dalla data di
emissione del certificato di ultimazione dei lavori inizierà il periodo di manutenzione sull’intera area, tranne
diversamente specificato negli elaborati progettuali, e dovrà avere la durata indicata nello “Schema di
contratto”. In considerazione del fatto che il rilievo della vegetazione esistente e il successivo elenco di
operazioni da eseguire è redatto con anticipo dall’inizio dei lavori, tenendo inoltre presente che si tratta di
materiale vivente, sarà possibile che alcuni interventi previsti subiscano dei cambiamenti, per le modificate
condizioni in cui si vengono a trovare le piante. Nell’ipotesi in cui il cantiere sia già smobilitato, per gli
interventi di manutenzione andranno predisposti gli eventuali cantieri temporanei. Tutti gli interventi di
manutenzione dovranno essere eseguiti da personale qualificato in numero sufficiente e con attrezzature
adeguate per il regolare e continuativo svolgimento delle opere. E’ a carico dell’Appaltatore la
predisposizione dei cantieri di lavoro, la fornitura e la posa come anche la manutenzione in perfetta
efficienza di tutta la segnaletica, delle recinzioni e delle strutture prescritte dal “Piano di sicurezza e
coordinamento”, se previsto, e/o dalle vigenti norme in materia di sicurezza. L’Appaltatore è tenuto a
richiedere al Comune e/o alla Polizia Municipale le necessarie autorizzazioni per il governo della
circolazione e della sosta, predisporre in anticipo la segnaletica per gli eventuali divieti di sosta, regolare il
traffico, avvisare le società di trasporto pubblico se necessario. L’Appaltatore non è tenuta al pagamento
della tassa di occupazione del suolo pubblico, per le superfici strettamente necessarie agli interventi di
manutenzione (potature, trattamenti fitosanitari, diserbi, ecc). L’Appaltatore deve compilare ed aggiornare
un apposito registro fornito dall’Amministrazione, se questa non lo fornisce sarà l’Appaltatore stesso che
ne dovrà predisporre uno, sul quale annoterà, in maniera chiara e precisa, l’area di intervento, la
vegetazione mantenuta, il tipo di intervento eseguito, e la data.
Sostituzioni piante morte o deperite
Le piante morte o deperite, per cause naturali o di terzi, dovranno essere sostituite con altre identiche a
quelle fornite in origine, la sostituzione dovrà essere fatta nel più breve tempo possibile dall’accertamento
del mancato attecchimento, in relazione alle condizioni ambientali.
Manutenzione ancoraggi e consolidamenti
Andranno controllati regolarmente le legature delle piante tutorate onde evitare danni al fusto, comunque
almeno due volte all’anno andranno rimosse tutte le legature e posizionate in un punto diverso dal
precedente. Dovranno essere controllati, i consolidamenti delle piante, due volte l’anno e dopo ogni forte
vento.
Difesa dalla vegetazione infestante
L’appaltatore è tenuto ad eseguire il diserbo solo con mezzi fisici (manuale). Si deve fare comunque molta
attenzione per non danneggiare la vegetazione di nuovo impianto e quella esistente. La scerbatura dovrà
essere effettuata prima del punto di maturazione dei semi delle infestanti per ridurne la propagazione,
compreso lo sradicamento dell’apparato radicale delle infestanti, da eseguirsi quando il terreno è
leggermente umido per agevolare la rimozione.
Ripristini
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L’Appaltatore è tenuto a ripristinare o sostituire se necessario tutte le opere a verde che si siano deteriorati
nel corso del tempo (ancoraggi delle piante, teli pacciamanti, tubazioni, ecc...). L’Appaltatore dovrà
ripristinare anche tutti i livelli dei terreni che si dovessero essere abbassati a causa dell’assestamento o per
il passaggio di veicoli anche di terzi, fermo restando la possibilità di rivalsa su questi.
Irrigazione
L’Appaltatore è tenuto ad irrigare tutte le piante messe a dimora, per tutto il periodo di manutenzione. Le
irrigazioni dovranno essere ripetute, tempestive con quantità e frequenza, in relazione al clima,
all’andamento stagionale, al tipo di terreno e di piante.
Rincalzo
A seconda dell'andamento stagionale, delle zone climatiche e delle caratteristiche di specie, l’appaltatore
provvederà al rincalzo delle piante, quando necessario.
Ripristino della verticabilità delle piante
L’appaltatore è tenuto al ripristino della verticabilità e degli ancoraggi delle piante qualora se ne riconosca
la necessità.
Controllo dei parassiti e delle fitopatie in genere
E' competenza dell'Appaltatore controllare le manifestazioni patologiche sulla vegetazione delle superfici
oggetto di intervento, comunicando tempestivamente alla D. L la patologia durante il periodo di esecuzione
lavori e garanzia, provvedendo alla tempestiva eliminazione del fenomeno patogeno onde evitarne la
diffusione e rimediare ai danni accertati.
Eventuali trattamenti con fitofarmaci che dovranno essere autorizzati dalla D.L. dovranno essere tempestivi
ed eseguiti da personale specializzato che dovrà attenersi per il loro uso alle istruzioni specificate dalla
casa produttrice e alle leggi vigenti in materia, ed usando ogni possibile misura preventiva atta ad evitare
danni.
DESCRIZIONE DEGLI IMPIANTI TECNOLOGICI
Articolo 30 TUBAZIONI IN PVC
Le tubazioni in PVC (cloruro di polivinile) rigido non plastificato devono corrispondere alle caratteristiche ed
ai requisiti di accettazione prescritti dalle Norme vigenti, dalla norma UNI EN ISO 1452, UNI EN 1401 ed
alle Raccomandazioni I.I.P. e conformi, inoltre, al D.M. 6 aprile 2004, n.174 "Regolamento concernente i
materiali e gli oggetti che possono essere utilizzati negli impianti fissi di captazione, trattamento, adduzione
e distribuzione delle acque destinate al consumo umano".
I tubi in PVC sono fabbricati con cloruro di polivinile esente da plastificanti e cariche inerti, non colorato
artificialmente e miscelato - a scelta del fabbricante, purché il manufatto ottenuto risponda ai requisiti
stabiliti dalle Norme vigenti - con opportuni stabilizzanti e additivi nelle quantità necessarie.
Devono avere costituzione omogenea e compatta, superficie liscia ed esente da ondulazioni e da striature
cromatiche notevoli, da porosità e bolle; presentare una sezione circolare costante; ed avere le estremità
rifinite in modo da consentire il montaggio ed assicurare la tenuta del giunto previsto per le tubazioni
stesse.
I tubi e i raccordi di PVC devono essere contrassegnati con il marchio di conformità IIP che ne assicura la
rispondenza alle norme UNI.
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I raccordi e i pezzi speciali in PVC per acquedotti e per fognature dovranno rispondere alle caratteristiche
stabilite rispettivamente dalle norme UNI EN ISO 1452-3 o UNI 1401-1.
Per lo smaltimento delle acque nere e piovane saranno impiegati tubi della serie SN4 SDR41 con diametri
da 110, 200 mm.
Articolo 31 TUBAZIONI IN PEAD
Le tubazioni in Polietilene ad alta densità previste nel presente intervento avrà un diametro di 90 mm e
pressione di esercizio pari a 16 bar, destinato alla raccolta e alla spinta dei liquami fognari verso i pozzetti
di raccolta e tubi del diametro di 32 mm per la derivazione e l’adduzione dell’acqua I tubi prodotti in
conformità alla UNI EN 12201, e a quanto previsto dal D.M. n.174 del 06/04/2004 (sostituisce Circ. Min.
Sanità n. 102 del 02/12/1978); dovranno essere contrassegnati dal marchio IIP dell’Istituto Italiano dei
Plastici e/o equivalente marchio europeo e conformi, inoltre, al D.M. 6 aprile 2004, n.174.
I tubi devono essere formati per estrusione, e possono essere forniti sia in barre che in rotoli.
I tubi in PEAD sono fabbricati con il polimero polietilene con l'aggiunta di sostanze (nerofumo) atte ad
impedire o ridurre la degradazione del polimero in conseguenza della sua esposizione alla radiazione
solare ed in modo particolare a quella ultravioletta.
I tubi in PEAD ed i relativi raccordi in materiali termoplastici devono essere contrassegnati con il marchio di
conformità I.I.P. che ne assicura la rispondenza alle Norme UNI, limitatamente alle dimensioni previste
dalle norme stesse.
I raccordi ed i pezzi speciali devono rispondere alle stesse caratteristiche chimico-fisiche dei tubi; possono
essere prodotti per stampaggio o ricavati direttamente da tubo diritto mediante opportuni tagli, sagomature
ed operazioni a caldo (piegatura, saldature di testa o con apporto di materiale, ecc.). In ogni caso tali
operazioni devono essere sempre eseguite da personale specializzato e con idonea attrezzatura presso
l'officina del fornitore. Per le figure e le dimensioni non previste dalle norme UNI o UNIPLAST si possono
usare raccordi e pezzi speciali di altri materiali purché siano idonei allo scopo.
Articolo 32 TUBI IN GHISA
I tubi di ghisa sferoidale avranno caratteristiche e requisiti di accettazione conformi alle norme UNI EN 545,
UNI EN 969 e UNI EN 598 e al D.M. 6 aprile 2004, n.174 "Regolamento concernente i materiali e gli oggetti
che possono essere utilizzati negli impianti fissi di captazione, trattamento, adduzione e distribuzione delle
acque destinate al consumo umano".
Essi dovranno avere una struttura che ne permetta la lavorazione con particolare riguardo alle operazioni
di taglio e foratura e presentare alla rottura una grana grigia, compatta e regolare; non dovranno avere
difetti che pregiudichino l'impiego al quale sono destinati.
Essi avranno di norma un'estremità a bicchiere per giunzioni elastiche, a mezzo di anello in gomma del tipo
automatico o del tipo meccanico (UNI 9163).
I tubi saranno in lunghezze di 6 m per DN <= 700 mm e di 6-7 e/o 8 m per DN >= 700 mm; ma il 10% dei
tubi potrà essere fornito con una lunghezza utile ridotta di 0,5 m rispetto alle lunghezze predette.
I tubi per acquedotto saranno rivestiti internamente con malta cementizia ed esternamente, previa
zincatura, con vernice bituminosa.
I tubi per fognatura saranno rivestiti internamente ed esternamente secondo quanto richiesto dalle norme
vigenti in materia.
Le tubazioni per acquedotto saranno utilizzate alle seguenti pressioni di esercizio, per la serie spessore K =
9, a seconda del diametro nominale DN.
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DN
bar
60
64
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80
100
125
150
200
250
300
350
400
450
500
600
700
64
64
64
55
44
39
37
35
34
33
32
31
29
I tubi per fognatura in pressione saranno sottoposti ad una prova idraulica di tenuta sotto pressione di 40
bar.
Raccordi di ghisa sferoidale
I raccordi di ghisa sferoidale per le tubazioni di acquedotto avranno le stesse caratteristiche previste per i
tubi e saranno rivestiti internamente ed esternamente con vernice bituminosa. I raccordi per le tubazioni di
fognatura - tranne quelli destinati al collegamento con strutture murarie, che non saranno verniciati
all'esterno allo scopo di favorire l'ancoraggio - saranno rivestiti sia all'esterno che all'interno con vernice
epossidica.
I giunti dei raccordi saranno a bicchiere del tipo meccanico a bulloni Express e/o a flangia.
I principali raccordi sono i seguenti:
a) Con giunto Express:
b) Con giunto a flangia:
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Marcatura dei tubi e raccordi di ghisa sferoidale e delle guarnizioni
Ogni tubo porterà i seguenti marchi:
il marchio di fabbrica;
il diametro nominale DN, in mm (p.e. DN 200);
il tipo di materiale (p.e. 2GS; dove 2: tipo di profilo esterno del bicchiere; e GS: ghisa sferoidale);
il tipo di giunto (Rapido: R - Express: Ex).
Ogni raccordo porterà i seguenti marchi:
il tipo del pezzo: p.e. TI, per il pezzo a T (per le curve sarà anche indicato il grado di deviazione
angolare);
il diametro nominale DN;
il tipo di materiale.
Ogni guarnizione ad anello di gomma porterà i seguenti marchi:
il marchio di fabbrica;
il diametro nominale DN;
il tipo di giunto;
il tipo di impiego (Acqua);
l'anno di fabbricazione.
Articolo 33 ALLACCIO IDRICO
Realizzazione di allaccio idrico costituito dai seguenti elementi e lavorazioni:
- scavo a sezione obbligata, della sezione media pari a mt. 0.60 x 0.80, ed in ogni caso fino al
raggiungimento della condotta esistente e/o la nuova condotta in progetto, compresi gli oneri per lo
smaltimento a rifiuto del materiale di risulta e l'accatastamento in cantiere di quello riutilizzabile previa
autorizzazione della D.L.
- ricerca accurata di allaccio esistente, dismissione dello stesso previo intervento sul tratto di condotta atto
a tutelare e by-passare la condotta principale stessa, lo smaltimento a rifiuto dei materiali di risulta ovvero
la resa disponibile dello stesso;
- asta di manovra in acciaio con verniciatura bituminosa, cappellotto in ghisa e manicotto in bronzo, quadro
di giunzione compatibile con le alimentazioni della valvola, rondella guida asta in pvc o polieltilene, tubo
con campana in pvc o polietilene, il tutto da adattare in lunghezza alla profondità della condotta;
- valvola a TI tipo R.S. COMAGRHO, M/F, DN 1'' in entrata e uscita, con otturatore a cono. Corpo e
cappello valvola in ghisa meccanica G2S; gambo ed otturatore in ottone; sede di chiusura con boccola in
ottone; viti di unione cappello-corpo valvola in acciaio inox AISI 304;
- collare di derivazione tipo " artiglio MGD" con sella in ghisa sferoidale con resistenza meccanica a rottura
superiore a 45 Kg./mmq. e allungamento superiore al 16%; traversini in ghisa sferoidale; guarnizione in
gomma antinvecchiamento e resistente agli idrocarburi gassosi in confornità al D.M. 102; complesso di
staffa, rondelle e dadi in acciaio inox AISI 304 con preno filettato alloggiato entro nicchia imbutita nella
fascia ed ivi saldato con perfetta fusione;
- monogiunti tipo " Plasson" per il collegamento all'uscita della valvola a TI e per il tappo terminale di
chiusura;
- tubo multistrato PE100 - PN 16/32 dalla valvola all'utenza fino a superare il confine di almeno cm.60
installato entro corrugato Ø 60 per tutta la lunghezza ricadente nella sede stradale e pedonale secondo i
particolari costruttivi allegati.
- fornitura e posa in opera di cassetta da incasso per alloggiamento di apparecchiature e pezzi speciali per
allaccio alla rete idrica (conforme alle prescrizioni dell'ente gestore della rete), costituita da scatola e
sportello in lamiera zincata delle dimensioni pari a cm. 50x60/70x23, con vano interno di separazione,
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anch'esso con sportello in lamiera zincata, entrambi completi di doppia serratura e chiave passe-pourtout,
e completa delle seguenti apparecchiature:
a) tronchetto in multistrato da 1/2"
b) valvola di ritegno e a sfera da 1/2"
c) sfiati da 3/8"
d) tes da 1/2" e da 1"
e) rubinetto d'arresto con scarico da 1/2" x 3/8"
f) viteria per tubi in multistrato da 1/2" e 3/4 x 1/2"
g) raccordo tubazione
h) realizzazione nicchia nella muratura esistente e posizionamento di portellino di chiusura in lamiera
zincata a caldo di adeguate dimensioni.
Articolo 34 ALLACCIO FOGNARIO
I collegamenti alla tubazione esistente saranno eseguiti, ove possibile, mediante pezzi speciali di
derivazione con imboccatura (braghe), inseriti nella condotta.
Gli allacci previsti nel presente intervento prevedono le seguenti operazioni:
- scavo a sezione obbligata in terreno di qualsiasi natura e consistenza, compresa la roccia dura da mina o
in presenza di qualsiasi pavimentazione esistente in pietra di pregio, il tutto fino ad una profondità di mt.
3,00 della sezione media pari a mt. 0.60 x 1.00, compreso lo smaltimento a discarica del materiale di risulta
o l'accatastamento dello stesso per il riutilizzo di parte di esso alla ricopertura, previa autorizzazione della
D.L.;
- fornitura e posa in opera di pozzetto in cls cementizio RcK 20 delle dimensioni medie interne di cm. 60 x
60 ed una profondità pari alla quota di intercettazione della condotta principale, con pareti e platea dello
spessore di cm. 10,
- fornitura e posa in opera di sifone in pvc mm. 160 tipo "Firenze" a doppio tappo ispezionabile, completo
degli oneri di saldatura alla tubazione e le eventuali prove;
- collegamento alla rete fognaria con tubo in pvc DN 160 SN4 rosso, a partire dalla condotta principale fino
all'ingresso dell'utenza privata, completo di collegamento all'utenza stessa, l'innesto con la condotta
principale, riduzioni e curve, il tutto completo di rinfianchi in c.l.s., letto di sabbia e ricopertura, compresi
inoltre eventuali by pass provvisori sia per la continuazione dell'uso dell'utenza stessa ovvero in caso di
presenza di altre reti tecniche nel sottosuolo;
- foratura della condotta mediante carotatrice a secco
- fornitura e posa in opera di raccordi di innesto in pvc con bicchieri DN 160 mm e relativa sigillatura alla
condotta o in alternativa fornitura e posa di braga a 45° in pvc del diametro pari a mm. 200, compreso il
sottofondo di cm. 10 in sabbia, la ricopertura fino a cm. 20 sopra l'estradosso del tubo, la stuccatura dei
giunti con boiacca di cemento ed ogni altro onere;
- fornitura e posa di chiusino in ghisa a grafite sferoidale a riempimento, secondo ISO 1083 e EN 1563,
conforme alla classe D 400 della norma EN 124/1994, forza di controllo 400 kn. Con le seguenti
caratteristiche : coperchio quadrato con vasca di riempimento profonda cm. 8,5 dotato delle facce di
contatto al telaio lavorate meccanicamente e telaio composto da elementi lavorati meccanicamente sulle
superfici di appoggio del coperchio assemblati per mezzo di bulloni in acciaio.
Per l'esecuzione di allacci eseguiti successivamente alla realizzazione della condotta, si dovrà perforare
dall'alto accuratamente la tubazione mediante carotatrice con corona cilindrica delle dimensioni della
tubazione da allacciare. Il collegamento sarà realizzato da un pezzo speciale stabile nella sua posizione e
sigillato alla giuntura, che assicuri la tenuta idraulica come la rimanente tubazione e non sporga all'interno
della condotta principale.
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Articolo 35 POZZETTI IN CLS
Tutti i pozzetti di ispezione per fognatura e rete idrica dovranno essere realizzati secondo le indicazioni
riportate in progetto e le prescrizioni impartite di volta in volta dalla Direzione dei Lavori.
Le dimensioni interne medie dei pozzetti idrici e fognari sono in linea di massima pari a 1,20x1,20 x1,20 m.
Lo spessore delle pareti e della soletta è pari a 20 cm e saranno tutti rinforzati con adeguata armatura in
ferro.
La superficie interna dei pozzetti idrici dovrà essere intonacata con malta cementizia dello spessore
compreso fra cm. 0,5 e 1, stuccata e lisciata, mentre i pozzetti fognari per acque nere dovranno essere
rivestiti con mattonelle in grs.
Tutti i pozzetti saranno inoltre muniti di regolari chiusini carrabili in ghisa sferoidale conformi alle norme UNI
4544 e UNI EN 124.
L'Appaltatore è tenuto a sostituire i pezzi che risultino imperfetti e che subiscano rotture o guasti sia prima
che dopo la posa in opera e ciò fino alla data di approvazione del collaudo se trattasi di imperfezioni
imputabili alla natura dei chiusini; l'Appaltatore sarà di conseguenza responsabile dei danni che
deriveranno alla Stazione Appaltante od a terzi nel caso di rottura o di mancata o ritardata sostituzione dei
pezzi in questione.
Articolo 36 CADITOIE IN CLS
Lo smaltimento delle acque meteoriche verrà realizzato tramite il posizionamento di caditoie in cls
complete di griglie in ghisa.
Le nuove caditoie hanno dimensioni nette interne pari a 50x50 cm ed altezza variabile fino ad un altezza
massima di 200 cm. Le griglie di raccolta delle nuove caditoie saranno in ghisa sferoidale di dimensione
60x60 cm.
Il sistema di deflusso delle acque meteoriche lungo la SP 81 e parte del lungo mare Platamona, sarà
garantito attraverso la realizzazione di nuove caditoie di raccolta e pozzetti di scarico senza fondo posti
oltre il limite della nuova passeggiata in modo da permettere all’acqua di disperdersi sul terreno esistente
cosi come indicato negli elaborati grafici di progetto.
Sulla nuova area destinata a parcheggio sul lungomare Platamona si prevede un sistema di caditoie
passanti che convoglieranno la acque su un area dove in futuro si realizzerà un sistema di raccolta con
vasca di prima pioggia.
Le superfici di appoggio tra telaio e coperchio debbono essere lisce e sagomate in modo da consentire una
perfetta aderenza ed evitare che si verifichino traballamenti.
La messa in quota comprenderà tutte le opere murarie occorrenti a portare i chiusini a perfetto piano con la
pavimentazione di nuova esecuzione, nonché la loro messa in opera; pertanto dovranno essere messi a
punto e bloccati definitivamente solo all'atto dei ripristini definitivi.
DESCRIZIONE DELL’IMPIANTO ELETTRICO, ILLUMINAZIONE E TELEFONICO
Articolo 37 PLINTO PORTAPALO
Plinto porta palo di illuminazione per pali fino a 8/9 metri f.t. con pozzetto, in calcestruzzo vibrato e armato,
atto ad essere utilizzato quale plinto di sostegno di pali per l'illuminazione stradale pubblica e/o privata,
dotato di cassetta laterale, aperta nel fondo, per il contenimento dei cavi elettrici, comunicante con il foro
del palo e munito di piastra in calcestruzzo a chiusura della cassetta di derivazione. Pozzetto marchiato
con il nome del produttore e del lotto di produzione. Prodotto con cemento del tipo 42,5R ad alta resistenza
ai solfati e con dosaggio di cemento e rapporto acqua/cemento idoneo all'ambiente d'esposizione secondo
UNI EN 206/1, con caratteristica a compressione del calcestruzzo maturo non inferiore a 40 N/mm2 ed
assorbimento massimo minore del 6%. La struttura del pozzetto andrà posta in opera su platea in
calcestruzzo (classe 25 N) armata con rete elettrosaldata (su sottofondo in tout-venant ben compattato)
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Opere di valorizzazione della fascia costiera di Sorso attraverso interventi di infrastrutturazione a supporto delle attività produttive e turismo – L.R. 5/2009 art. 5.
delle dimensioni come da progetto, ed eventuale rinfianco con materiale e condizioni contenuti nel calcolo
statico. La struttura del pozzetto dovrà sopportare il riempimento di prima fase ed i carichi propri secondo
quanto indicato in progetto ed in sede di verifica statica, da parte del produttore dei pozzetti. Il basamento
di livellamento sarà di S=5cm.
Articolo 38 PALO IN VETRORESINA
Sostegno tronco-conico monolitico tipo "Fibrover", realizzato in vetroresina con la tecnologia filamenti
Winding - colore a discrezione della D.L. su base RAL, corredato di foro ingresso cavi e codolo in VTR per
innesto armatura testa-palo. Altezza totale 9 metri di cui 8/9 f.t., diametri 185/115 mm, spessore mm 6. In
opera compresa la morsettiera di collegamento elettrico in classe II per cavo 2x2.5 mmq, per il
collegamento dell'armatura stradale dal pozzetto posto alla base del palo fino alla morsettiera ed al corpo
illuminante.
Articolo 39 ARMATURA STRADALE SCHEREDER
Armatura stradale tipo "TECEO SCHREDER - A LED DIMMERATO" o equivalente, classe cut-off
(schermato) completo di: corpo e coperchio in fusione di alluminio, verniciato, colore a discrezione della
DL, serie RAL, con vernice poliestere; sistema di chiusura a tre punti in fusione di alluminio, piastra porta
ausiliari elettrici amovibile. VETRO PIANO - trasparente di vetro temprato termicamente resistente agli urti
5j - IK08; fissaggio mediante sistema basculante che permette un'installazione testa palo o LATERALE
dell'apparecchio su pali dim. 48-60 mm; sorgente led ad alta potenza di nuova generazione, corrente
pilotaggio 350 - 500 - 700 mA, temperatura colore 4100 k, bianco, ottica con distribuzione stradale; IP 66
ermeticità blocco ottico e vano ausiliari. Sbraccio massimo 1 metro da concordare con la DL.
- durata 100.000 ore 25° C - classe di isolamento II - secondo la norma IEC - EN – 60598 - PESO pieno
9.6 Kg - SISTEMA OTTICO MULTILAYER - marchiata CE – IMQ - teceo 1 - altezza installazione 8-9 m potenza 48 led - 113 watt.
Articolo 40 ARMATURA STRADALE CREE
Armatura stradale tipo CREE XSP2 doppio modulo, ottica asimmetrica tipo 2 - 10680 lumens, 102W
4000K, compreso supporto per montaggio testa palo, classe di isolamento II, sbraccio massimo 1 metro da
concordare con la DL, colorazione a discrezione della DL. Cablaggio: Alimentazione 230V/50Hz con
protezione termica. Cavetto flessibile capicordato con puntali in ottone stagnato, isolamento al silicone
sezione 1.0 mm2. Morsetteria 2P con massima sezione dei conduttori ammessa 2.5 mm2. Sistema di
regolazione automatica dell’alimentazione e del flusso luminoso (field adjustable output e virtual midnight).
Articolo 41 PUNTO LUCE A LED DA INCASSO
Apparecchio di illuminazione PUNTO LUCE A LED DA 2W IP67 stagno da incasso. Corpo in alluminio
ossidato, ghiera in alluminio ossidato, Oring in NBR, vetro satinato, colore bianco. Cavo di alimentazione
2x2.5 mmq a doppio isolamento per il collegamento al quadro di riferimento.
Articolo 42 PUNTO LUCE A PALETTO MICROREEF SIMES
Apparecchio di illuminazione a Paletto tipo MICROREEF SIMES PALETTO 360 4 ACCENT LED BIANCO
CALDO 3000K 10W 230V. Struttura in alluminio pressofuso EN AB-47100 ad elevata resistenza
all'ossidazione. Riflettore in policarbonato alluminizzato. Diffusore in policarbonato trasparente. Viti a
brugola in acciaio INOX A4. Singola entrata cavo di alimentazione con passafilo M20 ( Ø 8 12 mm).
Guarnizioni in silicone ricotto. Doppia verniciatura extra resistente eseguita in 3 fasi: - pretrattamento
chimico di nanoparticelle ceramiche (Bonderite NT-1); - strato di fondo in polvere epossidica; - strato finale
di polvere poliestere ad elevata resistenza ai raggi ultravioletti ed alla corrosione. Lampada fornita con
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circuito LED. IK10 IP65 CLASSE II. Assorbimento di 10W (compreso Trasformatore) per un flusso di
760lm.
Articolo 43 PROIETORE A LED A PAVIMENTO SCHEREDER PONTO
Proiettore da pavimento da incasso Schereder Ponto, IP 67 IK 10 - Tensione nominale 220-240V AC / 5060Hz. Classe elettrica II secondo EN 60598 secondo EN 62262 - Peso Con kit 0.70kg. Corpo in materiale
sintetico rinforzato con fibra di vetro protettore vetro temprato da 12 mm - cornice di finitura in acciaio
inossidabile - controcassa in materiale sintetico rinforzato - finitura in acciaio inox spazzolato. Cavo 2x2.5
mmq a doppio isolamento per il collegamento fino al quadro di riferimento.
Articolo 44 QUADRO ELETTRICO
Quadro elettrico e di manovra impianto di illuminazione pubblica:
- Tensione di alimentazione 240/400 V 50 Hz;
- Fattore di potenza > 0.98;
- Classe di isolamento II;
- Fattore di protezione IP 54;
- Potenza controllata max 50 corpi illuminanti da 100 w ciascuno;
- Timer di inserimento automatico di riduzione del flusso luminoso al 50 % nelle ore notturne;
- Protezioni elettriche.
Il quadro dovrà essere completo di tutta la componentistica necessaria per il buon funzionamento e cablato
a regola d'arte.
Articolo 45 POZZETTO DI ISPEZIONE
Pozzetto di ispezione o derivazione dimensioni 40x40x40 – 60x60x60 con chiusino carrabile in ghisa, per
derivazione e tiro impianti elettrici, completo di:
-raccordo ai cavidotti interrati;
-eventuale rialzi per telaio chiusino in mattoni intonacati internamente;
-sottofondo e rinfianco in conglomerato cementizio;
-reinterri, costipazione e livellamento del terreno circostante;
-accessori ed oneri di completamento.
Articolo 46 NASTRO DI SEGNALAZIONE
Nastro di segnalazione impianti interrati tipo Safer secondo i seguenti colori e diciture:
- rosso con la scritta “ATTENZIONE CAVI ELETTRICI”
- verde con la scritta “ATTENZIONE FIBRE OTTICHE”
Il nastro dovrà essere posizionato sulla linea verticale prima del rinterro, per facilitare in futuro la lettura
del tubo che si potrebbe intercettare durante le fasi di scavo.
Articolo 47 CONDUTTORE UNIPOLARE IN RAME
Conduttore unipolare di rame flessibile tipo FG7R 0,6/1 kV isolato in gomma etilenpropilenica sottoguaina
di PVC, non propagante l'incendio ed a ridotta emissione di gas corrosivi, per impianti esterni, dato in opera
per energia in bassa tensione o per segnalazione e comando entro tubo passacavo o canaletta, compresi
gli sfridi, sezione 1x2,5mmq –1X4 mmq -1X6 mmq-1X10 mmq-1X6 mmq.
Articolo 48 CONDUTTORE MULTIPOLARE IN RAME
Conduttore multipolare di rame flessibile tipo FG7OR 0,6/1 kV isolato in gomma etilenpropilenica
sottoguaina di PVC, non propagante l’incendio ed a ridotta emissione di gas corrosivi, per impianti esterni,
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dato in opera per energia in bassa tensione o per segnalazione e comando entro tubo passacavo o
canaletta, compresi gli sfridi, sezione 2x2,5 mmq
Articolo 49 CAVIDOTTI IN PVC
Tubo in pvc rigdo per cavidotti interrati, giunzione a bicchiere, tipo leggero, resistenza allo schiacciamento
250N diametro esterno 40-80-160 mm, spessore 5 mm. In opera su letto di posa.
Le sezioni di cavidotti previsti nel presente progetto sono da 40 - 80 - 160 mm.
Articolo 50 MUFFOLA PER COLLAGAMENTI ELETTRICI
Muffola tipo Magic Joint Ray Tech o similare concordata con la DL. Compresi gli oneri per la derivazione,
per l'isolante bicomponente atossico a reticolazione rapida. Gradi di protezione IP68, classe di Isolamento
II adatta per sezioni fino a 25 mmq.
Articolo 51 IMPIANTO LAMPEGGIANTE PER ATTRAVERSAMENTO PEDONALE
Impianto lampeggiante per attraversamento pedonale tipo SAFETY CROSS. Il sistema entra in funzione
quando un pedone si trova alle estremità del passaggio pedonale. Le lampade si attivano su entrambi i lati
della strada attraverso un sistema di trasmissione senza fili. Impianto doppio LED Basic 200 certificato e
omologato UNI EN12352 classe L8H Min. Inf. e Trasp. n°2665 del 29/07/04 Alimentazione: • kit solare da
20W (predisposto per fissaggio su pali diametro 60 mm) in alternativa modello da 50W • alimentatore
stabilizzato IP55 230/12V • kit alimentazione da rete di illuminazione pubblica - palo, plinto e sistemi di
ancoraggio. Eseguito a qualsiasi altezza e con l'utilizzo di autogru. il posizionamento in corrispondenza
degli attraversamenti pedonali e quant'altro occorrente.
Articolo 52 INTERVENTI SU IMPIANTI ESISTENTI – SPOSTAMENTO PALI E CHIOSTRINE
Spostamento palo di illuminazione pubblica esistente, comprendente:
- sezionamento e rimozione della linea elettrica di alimentazione del punto luce;
- smurazione alla base del palo;
- rimozione del palo completo;
- rimozione del plinto esistente;
- trasporto a rifiuto previo recupero delle di scavo o elementi non riutilizzabili secondo le indicazioni della
D.L.;
- manutenzione straordinaria palo e corpo illuminante con sostituzione di elementi non funzionanti e/o
danneggiati;
- installazione di nuovo plinto portapalo di dimensioni e caratteristiche tali da sostenere il palo riutilizzato;
- installazione palo su nuovo plinto.
Eseguito a qualsiasi altezza e con l'utilizzo di autogru. L'eventuale derivazione della linea esistente sulla
nuova tubazione interrata, comprese le muffole di collegamento e quant'altro occorrente.
Spostamento di chiostrina Telecom e/o quadro elettrico esistenti, comprendente le seguenti lavorazioni:
- sezionamento e rimozione della linea di alimentazione della chiostrina e/o del quadro elettrico esistente,
previa comunicazione ed autorizzazione dell’ente distributore;
- smurazione alla base tramite scavo eseguito a mano con molta cura per evitare possibili contatti con i
cavi di alimentazione esistenti;
- rimozione del quadro e/o chiostrina;
- rimozione dell’eventuale plinto o base in cls esistente;
- esecuzione del prolungamento del cavidotto e della linea di alimentazione esistente;
- trasporto a rifiuto previo recupero delle di scavo o elementi non riutilizzabili secondo le indicazioni della
D.L.;
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Opere di valorizzazione della fascia costiera di Sorso attraverso interventi di infrastrutturazione a supporto delle attività produttive e turismo – L.R. 5/2009 art. 5.
- manutenzione straordinaria del quadro o eventuale sostituzione di elementi deteriorati e non funzionanti,
in accordo con l’ente distributore;
- esecuzione dello scavo e del basamento in cls per il posizionamento del quadro e/o chiostrina esistenti in
luogo traslato e su indicazione della D.L. eseguito a qualsiasi altezza e con l'utilizzo di autogru. L'eventuale
derivazione della linea esistente sulla nuova tubazione interrata, comprese le muffole di collegamento e
quant'altro occorrente.
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