Napolitano e gli studenti di “L`Europa alla lavagna”

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Napolitano e gli studenti di “L`Europa alla lavagna”
Napolitano e gli studenti di “L'Europa alla lavagna”
Erano presenti la commissaria per la società dell'informazione e mezzi di comunicazione, Viviane Reding, il Ministro
dell'Interno, on. Giuliano Amato, il Ministro della Pubblica Istruzione, on. Giuseppe Fioroni, il Ministro per le Riforme e le
Innovazione nella Pubblica Amministrazione, prof. Luigi Nicolais, il Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri, on. Famiano
Crucianelli, il Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, dott. Pier Virgilio Dastoli, i Presidenti delle
Commissioni Affari Esteri del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, rispettivamente sen. Lamberto Dini e on.
Umberto Ranieri, e il Presidente della Commissione Politiche Comunitarie, on. Franca Bimbi.
Dopo gli interventi del Ministro Fioroni, del Ministro Nicolais, del Ministro Amato, della commissaria Viviane Reding e del dott.
Dastoli, il Presidente Napolitano ha risposto ad alcune domande rivoltegli dai ragazzi vincitori del concorso.
Chi si aspettava una cerimonia composta nello stile del cerimoniale del Quirinale si è dovuto ricredere non appena il presidente
Giorgio Napolitano ha preso la parola. Rivolgendosi a una platea di giovani studenti, il capo dello Stato si è tolto una serie di
sassolini dalle scarpe che, evidentemente, non gli andavano più comode.
Il progetto europeo di cui lui è un fervido e convinto sostenitore è stato fin troppo in balia dell’egoismo di alcuni governi
nazionali che ne hanno frenato aspirazioni e fughe in avanti. E nel giorno della Festa dell’Europa, quale migliore occasione per
dire quello che pochi hanno il coraggio di dire alla luce del sole? Incalzato, così, dalle domande dei ragazzi, che hanno dato
sfoggio di una preparazione puntuale sulle questioni europee, Giorgio Napolitano ha risposto con la schiettezza e la
trasparenza che hanno sempre contraddistinto il suo pensiero: sullo stallo in cui galleggia il Trattato costituzionale europeo,
ratificato da 18 paesi e bocciato nei due referendum popolari francese e o landese, il capo dello Stato ha espresso la sua
diagnosi: “E’ molto strano, forse scandaloso che ci siano stati paesi che, dopo aver firmato la costituzione, si siano
accontentati di stare a guardare senza mostrare il coraggio di sottoporre la ratifica al giudizio popolare o dei singoli parlamenti.
Questo è il caso della Gran Bretagna, mentre altri paesi hanno scelto la strada dell’ambiguità e dell’attesa”.
Tolto il primo sassolino, il presidente continua il suo assolo. Una musica soave per le orecchie di q uelli che condividono la sua
analisi. “Una cosa dovrebbe essere chiara: se dopo tanto lavoro il trattato costituzionale fosse buttato via e si ripiegasse sulla
soluzione meschina di infilare nei trattati esistenti quel che ci entra, sarebbe una clamorosa sconfessione dell’Europa che
pagheremmo cara”. E via con il secondo sassolino.
Più morbido, ma ugualmente incisivo, il lancio della terza sferzata rivolta questa volta alla Francia che non deve abiurare al suo
ruolo di guida del progetto di integrazione comunitaria: “Non possono in questa fase di crisi avere voce solo i due paesi che
hanno detto di no alla costituzione: da Parigi credo che possa venire un contributo positivo per superare questo momento e lo
attendiamo con fiducia”.
Accantonato il capitolo spinoso della costituzione, il presidente spiega ai ragazzi la posta in gioco del negoziato per l’ingresso
della Turchia nell’Unione europea, smontando le tesi di tipo geografico o religioso brandite dal fronte contrario all’adesione:
“Non è un’obiezione valida dire che la Turchia fa parte dell’Asia minore, né che sia un paese a maggioranza musulmana. Anzi,
quest’ultimo aspetto rappresenta per l’Europa una nuova opportunità di dialogo fra civiltà e culture, dialogo necessario per
evitare in futuro sanguinosi scontri”.
Alla domanda su quale sia la proposta dell’Unione ai giovani, il capo dello Stato rilancia il binomio Europa uguale prospettiva,
puntualizzando come non sia giusto attendersi tutto da mamma Europa: “L’Ue ha le sue competenze, ma ci sono anche i
governi nazionali ad avere le loro responsabilità”. Fra le cose che può fare, Napolitano annovera il progetto Erasmus che, in 20
anni, ha permesso a migliaia di studenti non solo di viaggiare, di fare un’esperienza di studio all’estero, ma anche di mettere a
confronto i sistemi educativi e diversità culturali. E poi – ha aggiunto – l’Europa senza più confini interni offre ai ragazzi anche
una più vasta possibilità di cercare un’occupazione.
Infine, da buon padre di famiglia e professore modello “Attimo fuggente”, il nostro Presidente ha spronato i giovani a non
crogiolarsi nell’attesa di assistere magari alla risoluzione della crisi in Medio Oriente o all’adesione della Turchia nel condominio
europeo: “Voi giovani non dovete aspettare proprio nulla. Dovete lo ttare, battervi, proporre”.
Nicoletta Spina
10 maggio 2007