cuba – tibet – mongolia - india
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In collaborazione con MERCOLEDI’ 1 FEBBRAIO 2017 Ore 21,00 Sala Zavattini – Via F.lli Cervi, 70/Via Emilia per Parma (sopra il supermercato CONAD) PIEVE MODOLENA – REGGIO EMILIA CUBA – TIBET – MONGOLIA - INDIA Fotografi : Odetta e Oreste Ferretti Sono trent'anni che viaggiano, Oreste Ferretti e Odetta Carpi. Lui imbraccia la macchina fotografica, lei la telecamera. La voglia di avventura e di scoprire usanze e luoghi ce l'hanno dentro. Così sono nati tanti loro reportage e documentari che hanno vinto premi su premi in concorsi e rassegne: l'Himalaya e le sorgenti del Gange, i deserti dell'Africa e i villaggi dell'Asia orientale. E molti luoghi ancora. La passione per gli scatti è nata trent'anni fa. In principio furono le Dolomiti ad essere fotografate da Oreste. Poi la voglia di viaggiare ha portato la coppia parmigiana ad esercitarsi un po' in tutto il mondo. Se guarda un planisfero, Oreste può dire di essere stato ovunque o quasi. «Il viaggio per noi più bello? Ce lo chiedono sempre e... non sappiamo rispondere. Sono tutti affascinanti, ognuno a modo suo: l'Africa con i suoi deserti e le popolazioni, il Nepal per le montagne e così via». Dopo le Dolomiti, Odetta e Oreste hanno puntato sull'Himalaya, per poi andare alla “conquista” dell'India e del Pakistan: negli anni '80 hanno fatto diverse vacanze. Poi ancora l'Africa: «È stato un grande amore, dal Botswana allo Zimbabwe, dalla Namibia all'Etiopia. Siamo andati due volte in Mali e due in Niger...». Quanto duravano i viaggi? «Il più lungo è durato 28 giorni. Nei nostri trekking abbiamo percorso, in totale, 3 mila chilometri. Tutti a piedi». I viaggi dei due parmigiani non sono mai stati all'insegna delle comodità, ma è proprio lì il bello. «Siamo stati in Nepal nel 1979: erano i primi trekking, ci andavano praticamente solo gli alpinisti, non i turisti. In questo modo si può conoscere la realtà locale. Ci hanno detto che oggi negli stessi luoghi che abbiamo visitato trent'anni fa ci sono alberghi e strutture per i turisti anche nei villaggi. Abbiamo viaggiato usando i mezzi locali, anche sul tetto di jeep e camioncini». Prima di partire Odetta si informava sul Paese prescelto. Ma durante il viaggio era importante anche adattarsi alle esigenze e alle occasioni del momento. A spingere l'entusiasmo dei coniugi Ferretti-Carpi era più la voglia di avventura o la brama di scoprire popoli, usanze e luoghi da loro mai visti prima? Cinquanta e cinquanta. Oreste ci pensa un attimo ma non ha dubbi: «Fotografare e riprendere ci piace da impazzire. Con la stessa intensità, facciamo “vite da cani” ma amiamo viaggiare». Un consiglio per chi voglia seguire le orme della coppia? «Per fare viaggi come i nostri, insoliti... bisogna avere un grandissimo spirito di adattamento. Chi vuole la doccia, mangiare e dormire bene e le altre comodità occidentali... è meglio che stia a casa!». O comunque che scelga altri tipi di vacanza: l'avventura è anche un po' improvvisazione. «Bisogna lasciare a casa le idee del nostro mondo e parlare con la gente. È bene anche fare i giusti controlli medici». Tra gli appassionati di fotografia c'è la «diatriba» sul digitale: c'è chi lo vede come un'opportunità e chi come un tradimento nei confronti della tradizione.... Odetta sorride e fa capire che il marito rientra in quest'ultimo gruppo. Lui sospira e rivela senza mezzi termini: «Sono a un bivio drammatico perché io fotografo con la luce. Nei miei scatti si fanno molti controluce: cerco di fare foto descrittive ma emozionali. E con il digitale il risultato non vale la metà della metà rispetto a quello che ottengo con la pellicola. Sì, il digitale è più comodo ammette Ferretti - ma per i miei gusti il risultato non è soddisfacente. Lo dicono anche i miei amici fotografi che sono più bravi di me». CUBA Tra tenerezza e nostalgia La calda aria tropicale di questa splendida isola dei Carabi ti seduce conquistandoti totalmente. Impossibile dimenticare le sue spiagge, i monti della Sierra e la sua gente, ospitale gentile, allegra, con quella velata nostalgia legata al proprio passato; un passato che rivive nell’immagine del Chè che, sull’isola, è ovunque. All’ora del tramonto, all’Avana, i ragazzi si ritrovano sul Malecom e, con tenerezza, si tengono la mano guardando l’Oceano, chissà……pensando forse ad un futuro migliore. “Che la durezza dei nostri tempi non ci faccia perdere la tenerezza dei nostri cuori”. Questo pensiero del Che Guevara è il filo conduttore del nostro audiovisivo. TIBET Un girotondo di preghiera Durante il plenilunio del mese di maggio, in Tibet, si svolge la festa religiosa più importante per i Buddhisti : il Saga Dawa. I pellegrini tibetani girano attorno ai luoghi sacri in un lento girotondo di preghiera che si snoda poi attraverso sentieri che s’intrecciano con quelli dell’Anima. Costeggiando l’imponente catena Himalayana raggiungeranno il luogo più sacro: il Monte Kailash. Qui si prostrarranno più volte per tutta la lunghezza del loro corpo per avere in premio la vita eterna, mentre le loro preghiere verranno portate dal vento nel regno del Buddha. MONGOLIA - ALTAI La festa delle aquile Un’immersione in un mondo incontaminato, l’Altai, una regione nel nord-ovest della Mongolia ai confini con la Russia e la Cina. Un popolo Kazako che vive di pastorizia e che, una volta all’anno, durante il plenilunio del mese di ottobre, festeggia il suo animale preferito, l’aquila. Attraversando panorami mozzafiato, soffermandoci nelle loro yurte, condividendo con loro il cibo e il giaciglio, abbiamo seguito questi cavalieri che partono, con i loro rapaci, dalle zone più remote dell’Altai per raggiungere la cittadina di Ulgii. Qui si svolge una grande festa che durerà due giorni nella quale, attraverso varie prove di destrezza e di coraggio, le aquile avranno modo di dimostrare tutto il loro valore. Seguirà la corsa dei cavalli e il Kukbar, dove i cavalieri lotteranno per impossessarsi della pelle di una volpe, poi la premiazione. Ora il lungo ritorno alle yurte e alla vita di sempre. INDIA - GANGA Un fiume di fede Un viaggio avventuroso dove la fatica, la quota e il digiuno “forzato” sono ampiamente ripagati dalla bellezza dei luoghi e dalla intensa energia che si sprigiona dai fedeli. Il Char Dham, il lungo pellegrinaggio, ha inizio a Benares, città santa per eccellenza per gli induisti e attraversa tutta la piana gangetica portandosi fin lassù, nel cuore dell’Himalaya. Qui, ripidi sentieri portano alle città sante di Badrinath, Kedarnath, Gangotri e, il più ardito, alle Sorgenti del sacro fiume dove, all’ombra del gigante di ghiaccio dello Shiviling, i fedeli si bagnano in quelle gelide acque che hanno il potere di lavare ogni macchia, ogni peccato. Sono storpi, vecchi, malati, gente che và a chiedere grazie per sé e per i propri cari; altri vanno solo per morire perché, per un induista, morire qui, nel Regno del Dio Shiva, vuol dire essere già in paradiso.