LICEO SCIENTIFICO “RUMMO” DI BENEVENTO Il

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LICEO SCIENTIFICO “RUMMO” DI BENEVENTO Il
LICEO SCIENTIFICO “RUMMO” DI BENEVENTO
Il documento su “La Buona Scuola” del Governo non ci convince
Il Collegio dei docenti del Liceo Scientifico “Rummo” di Benevento esprime le seguenti valutazioni
sul documento “La Buona Scuola” predisposto dal Governo.
1. Siamo convinti che la scuola pubblica abbia bisogno d’interventi urgenti per dare risposte a tutti gli alunni, di
qualsiasi provenienza sociale e di ogni territorio del Paese. Ribadiamo che la nostra idea di istruzione e
formazione trova il suo orizzonte nell’art. 3 della Costituzione repubblicana. La scuola pubblica di qualità è
una decisiva occasione per contribuire a rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della
persona umana. Una scuola inclusiva e democratica, in cui centrale è il diritto all’istruzione per tutti ed
ognuno, è condizione necessaria per accedere agli altri diritti.
2. Rivendichiamo il ruolo decisivo per il funzionamento della scuola che gli operatori scolastici svolgono
nonostante da troppo tempo l’istruzione pubblica stia subendo forti riduzioni di risorse finanziarie ed umane
che ne mettono fortemente a rischio la funzionalità e, quindi, la finalità dettata dalla Costituzione.
3. Del documento del Governo condividiamo il punto sulla stabilizzazione dei precari, lo svuotamento e
chiusura delle graduatorie ad esaurimento e che, successivamente, il personale docente debba essere
selezionato solo attraverso procedure concorsuali, a patto che queste ultime siano svolte rigorosamente, in
modo trasparente ed oggettivo. Troviamo grave che non sia prevista la stabilizzazione del personale ATA,
anche esso indispensabile per il funzionamento ordinario della scuola.
4. È l’insieme delle ricette che il governo propone per la scuola che non ci convince, per cui esprimiamo un
fermo e netto dissenso, a cominciare dall’introduzione degli scatti per merito (con l’abolizione di quelli per
anzianità) riservati solo ad una parte (66 per cento di ogni singola scuola) e del registro nazionale docenti
(che apre la strada alla chiamata diretta degli insegnanti da parte delle singole scuole), innovazioni che
rischiano di rompere la necessaria cooperazione tra il personale, lasciando il posto ad una competizione
individuale lacerante e senza regole, e di favorire pericolose gerarchie che ledono il principio di collegialità.
5. Nel merito, il nuovo meccanismo per la progressione della carriera dei docenti che è proposto non è
condiviso per i seguenti motivi:
a. L’idea di fondo che sottintende e che respingiamo sembra essere ancora una volta quella di
ritenere che nel lavoro dei docenti ci siano differenze quantitative e qualitative, dovute a motivi
soggettivi, tali da richiedere di modificare l’attuale meccanismo di progressione di carriera basato
sull’anzianità, e che, quindi, sia necessario premiare il merito.
b. Questa idea nasconde insidie, che non sfuggono a chi nella scuola ci lavora da anni. È una
posizione offensiva, che dà voce, alimentandolo, ad un sentimento ostile ampiamente diffuso,
quello di chi vede i docenti come lavoratori fannulloni. Infatti, dietro il sistema pensato dal
governo sembra esserci una triste logica punitiva, che rischia di scatenare una “guerra fra
poveri”: chi non dimostra di essere un docente bravo non ha diritto alla progressione economica
della carriera, neanche nei limiti di recupero dell’inflazione. Assunto profondamente ingiusto,
incostituzionale e offensivo.
c. La valorizzazione del lavoro docente ed ATA non può che essere affrontata e discussa solo
all’interno del rinnovo contrattuale. Il nuovo Contratto nazionale deve avere come primo
obiettivo il superamento della profonda sofferenza salariale, aggravata in questi anni di blocco del
contratto e delle retribuzioni. Nessuna modifica all’attuale sistema di progressione di carriera può
essere decisa al di fuori del contratto nazionale di lavoro e se non condivisa da una vera
consultazione dei lavoratori. In ogni caso, qualsiasi nuovo sistema non può che essere incentrato
sul mantenimento degli scatti di anzianità: l’esperienza deve continuare ad essere riconosciuta
come elemento decisivo nell’arricchimento della professionalità.
6. Riteniamo giusto e doveroso che ogni scuola sia capace di autovalutarsi e si sottoponga a valutazione di
soggetti esterni che ne certificano la qualità. È necessario valutare il sistema, superando le lacune del D.P.R.
n. 80/2013 - Regolamento sul sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione,
rivedendo la funzione dei test, rendendo l’INVALSI realmente autonomo, separando la valutazione dei
risultati del sistema dai processi di valorizzazione del personale, con l’obiettivo di innalzare la qualità della
didattica e non di classificare le scuole.
7. Consideriamo un passo indietro regolare per legge – come si lascia intendere – le materie del salario, orario,
carichi di lavoro, figure di sistema, organizzazione del lavoro, diritti e doveri, valorizzazione professionale
escludendole dal Contratto nazionale, di cui, tra l’altro, si prevede un ulteriore blocco con retribuzioni ferme
fino al 2019. Al contrario, riteniamo che il Contratto nazionale sia lo strumento più appropriato e flessibile
per realizzare innovazioni e cambiamenti. Le proposte del Governo non migliorano la scuola, ma riducono i
diritti dei lavoratori.
8. Pensiamo che altre debbano essere le proposte per migliorare l’istruzione sulla scia della storia della scuola
pubblica italiana che da tempo sta producendo una ricchezza pedagogica, didattica ed organizzativa che va
maggiormente qualificata e valorizzata, ma da cui non si può prescindere, e che ha puntato sulla quantità
(aumento organici, risorse finanziarie, pluralità degli interventi educativi, tempo scuola) per innalzare la
qualità dell’offerta formativa nell’ottica dell’inclusività e del successo formativo. Tra le ricette da seguire c’è
la necessità di maggiore risorse innalzando decisamente la spesa per l’istruzione avvicinandola alla media in
rapporto al PIL dei Paesi OCSE: un piano straordinario di investimenti dopo anni di costante impoverimento
del sistema di istruzione pubblica, con particolare attenzione alle zone più deboli del Paese ; come anche
l’aumento dell’obbligo scolastico dai 3 ai 18 anni e l’istituzione di organici ampliati, stabili e funzionali.
9. La formazione continua in servizio obbligatoria per il personale deve essere incentrata sul fare scuola,
concepita come un diritto contrattuale dei lavoratori, prevedendo adeguate risorse, oggi praticamente
azzerate a seguito dei diversi interventi “correttivi”, anche per attuare agevolazioni nell’acquisto di libri e
supporti didattici che rendano possibile l’autoaggiornamento.
10. Inoltre, riteniamo che sia indispensabile, come costituzionalmente previsto, che lo Stato garantisca il diritto
all’istruzione a tutti i cittadini. Pertanto, ogni scuola statale deve ricevere risorse pubbliche adeguate per
poter svolgere la propria funzione senza condizionamenti esterni, senza rischi di una scuola piegata alle
logiche del mercato. Le scuole non devono essere trasformate in Fondazioni o in Enti con autonomia
patrimoniale.
11. Condividiamo la necessità di riformare gli organi collegiali della scuola, ma l’obiettivo deve tendere a
maggiori spazi di democrazia e di partecipazione, e non, come nella proposta del Governo, perseguirne uno
svuotamento di ruolo e potere. Assegnare agli organismi collegiali solo un potere di indirizzo riservando al
dirigente la piena responsabilità della gestione dell’Istituzione scolastica e della realizzazione del progetto di
miglioramento impoverirà la scuola nella sua gestione democratica e condivisa.
12. Infine, riteniamo che nessuna riforma possa realizzarsi senza un vero coinvolgimento e il protagonismo del
personale della scuola e senza il ruolo fondamentale che il sindacato ha da sempre svolto come corpo
intermedio.
13. Per concludere, una considerazione sul metodo. Il MIUR sta fortemente spingendo per far esprimere quante
più persone sulle proposte del Governo. Un apposito sito, ben organizzato ed edulcorato, spinge alla
partecipazione. Al sondaggio on-line possono partecipare non solo i lavoratori della scuola e studenti, ma
anche famiglie e cittadini: cioè tutti, indipendentemente dalle competenze e dall’interesse. Una
consultazione, con una serie di domande con risposte già incorporate, che è già viziata all’inizio,
presupponendo un’accettazione di fatto delle proposte, dando per scontate alcune scelte fondamentali,
quali, ad esempio, il registro nazionale dei docenti e la valutazione e lo sviluppo di carriera trattati per legge.
È evidente l’intento del Governo di ottenere non giudizi sullo stato della scuola pubblica e sulle strade per
migliorarne l’efficienza e l’efficacia, ma consenso su proposte di fatto già blindate. È forte il sentore che tutto
questo serva solo a stendere un velo di legittimazione su un’azione del governo che non è interessato ad
ascoltare nessuno, tantomeno il personale scolastico, avendo già deciso tutto.
14. Si concorda che il presente documento venga trasmesso al Miur, agli Uffici scolastici regionale e provinciale,
alle Istituzioni scolastiche della provincia di Benevento, alle Organizzazioni sindacali e agli organi di
informazione locali.
4 novembre 2014