stiamo considerando un prestito di 100 euro erogato con forma

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stiamo considerando un prestito di 100 euro erogato con forma
1) Gent.
Prof. Pavarani, ho alcune domande da porle riguardo all'esercizio nelle
slide, di cui le ricopio il testo e i passaggi
TESTO:
prestito di 100 euro
LGD 3%
PD 1%
M 4 ANNI
SVOLGIMENTO
EAD= 100 Come faccio a calcolarlo?
PERDITA ATTESA=EAD x LGD x PD= 100x0.03x0.01=0.30 MASSIMA PERDITA= 0.140 Da dove
arriva questo valore?
MASSIMA PERDITA= 0.140 x 100 (EAD) x 0.30 (LG)=4.21 Che differenza c'è tra
questo risultato e 0.140? Perchè lo calcolo e non utilizzo direttamente 0.140
per calcolare la perdita inattesa facendo massima perdita - perdita attesa?
PERDITA INATTESA= 4.21- 0.30 (PERDITA ATTESA)= 3.91 REQUISITO CAP= 3.91 x 1.52
(M) x 106%=6.30 Che cosa rappresenta M? se è un valore relativo ai 4 anni,
perchè sul libro a pagina 23 nell'esercizio della figura 1.3 per la medesima
durata M=1.47? E 106%?
Inoltre, durante la spiegazione del 5/03/09, la Prof.ssa ha scritto alla lavagna
che il requisito patrimoniale in per il metodo IRB Base e avanzato era dato da:
EAD x PD x LGD x M + 1- Granularity x 8%
Cosa rappresenta 1 - Granularity?
La ringrazio e mi scuso se mi sono dilungata.
S. M.
EAD = 100 è un dato del problema; stiamo considerando un prestito di 100
euro erogato con forma tecnica che non prevede margini inutilizzati che
possano far aumentare nel tempo l’esposizione della banca.
MASSIMA PERDITA = 0,140 : questo valore è l’output dell’algoritmo (da noi
non esaminato) proposto dall’Accordo. Indica che, dati i valori di input, ogni
euro di prestito comporterà una perdita massima (limitandoci al 99,9% delle
probabilità) di 14 centesimi.
Considerando, allora, un prestito di 100 euro e data la stima di poter
recuperare il 70% (reciproco di LGD 30%) attraverso le garanzie e le
procedure giudiziarie, la perdita massima è pari a 4,21 euro complessivi.
1,56 è il maturity adjustment; lo si calcola inserendo PD 1% e durata 4 anni in
un’apposita formula algebrica riportata nell’Accordo. M aggiusta verso l’alto il
requisito di capitale al fine di tenere conto del rischio di downgrading legato al
fatto che le condizioni del prestito sono definite in funzione di un determinato
rating iniziale. Quest’ultimo, nei quattro anni, potrebbe diminuire rendendo
non più adeguato l'accantonamento patrimoniale (oltre a rendere non più
remunerative le condizioni del prestito). La penalizzazione richiesta è tanto
maggiore quanto più elevato è il rating (ampi margini di downgrading) e
quanto più è lunga la durata del prestito. M presenta valori marginalmente
differenti nei due esempi citati (1,47 contro 1,52) per effetto di decimali o
centesimi diversamente arrotondati nei valori di input dei due esempi.
106% è un aggiustamento verso l’alto del requisito patrimoniale imposto
temporaneamente dalla banca centrale per evitare un troppo brusco
ridimensionamento del patrimonio di vigilanza nel passaggio da B1 a B2.
Il valore della granularity è implicito nell’algoritmo che determina la massima
perdita. Esprime l’impatto dell’effetto diversificazione sulla massima perdita.
Portafogli che presentano un’elevata granularità (prestiti a imprese di piccole
dimensioni) beneficiano di un elevato effetto di diversificazione
(compensazione dei rischi specifici delle singole imprese) e di scarsa
esposizione comune a fenomeni di sistema. Portafogli di prestiti a grandi
imprese presentano tendenzialmente l’esposizione a rischi comuni a tutte le
imprese del portafoglio. La perdita massima è perciò più contenuta nel primo
caso. Per questi motivi, l’Accordo propone algoritmi diversi (con diverso
valore della granularity) per diverse categorie dimensionali delle imprese
affidate.
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2)
buongiorno professore, sono uno studente del CLEA, ho appreso dal suo sito
internet che lei può consigliare delle riviste per approfondire meglio gli
aspetti della crisi di cui lei stesso ci ha parlato a lezione. Colgo tale
occasione per chiederle a tal proposito quali sono i riferimenti che lei indica,
perché mi piacerebbe molto comprendere al meglio le dinamiche del divenire
economico che ci circonda. Aggiungo che lei ha perfettamente disegnato lo stato
attuale che io in qualità di studente sto attraversando in riguardo al leggere
riviste economiche e al saper spiegare, a chi ce lo chiede, in cosa consiste
questa crisi. Grazie per l'attenzione.
U. B.
Trova, nel mio sito web, un link ad una rivista americana. C'è un articolo che
ricostruisce molto bene l'origine della crisi.
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3) Gent professore
dopo la sua interessantissima lezione di oggi sulla crisi finanziaria mi è sorta una domanda.
Ma se la concessione dei mutui fosse stata effettuata con un minimo di senso, cioè concesso
solamente a chi aveva una almeno minima possibilità di pagare e di poter assorbire anche un
aumento dei tassi (che forse poteva essere previsto dato il grosso flusso di denaro che veniva
mosso) e quindi della rata del mutuo stesso tutto quello che è scoppiato sarebbe scoppiato
ugualmente?
Cioè, con meno default dei sottoscrittori di mutui, chi possedeva gli ABS avrebbe continuato a
investire in questi tipi di prodotti e a non toglierli dal portafogli quindi continuando a finanziare
nuovi mutui?
Se tutto questo era possibile dopo alcuni anni non sarebbe stato possibile dare accesso ai mutui
anche a categorie con minori possibilità, (mutui magari di minori dimensioni) avendo pero le spalle
coperte da un mercato ormai avviato con sicurezza?
grazie e scusi se magari ho fatto una domanda senza senso!
M. M.
Sono d’accordo. Le banche però e i loro manager avrebbero guadagnato
molto meno. Più volumi si facevano più si guadagnava. Guardi i filmati che ho
messo nel mio sito a supporto della lezione.
Greed (avidità, ingordigia) è un’altra parola chiave del fenomeno di cui
abbiamo parlato.
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4)
gentile professore,
la ringrazio della lezione di oggi pomeriggio sulle cause e le origini della
crisi. Nessuno ci aveva ancora illustrato la situazione e,come ha detto lei, è
spiacevole per noi che studiamo l'economia, rispondere alle domande di chi ci
chiedeva della crisi con un umile "non lo so". E' stato interessante e
coinvolgente ed è bello parlare anche di attualità, perchè spesso per noi
giovani è difficile se non impossibile ottenere informazioni chiare e
imparziali.
detto questo la informavo del fatto che la probabile data dell'appello di aprile
di finanza aziendale coincide con quello d matematica generale, e per alcuni
studenti, come me, potrebbero sorgere difficoltà. mi rendo conto che è
impossibile per lei considerare ogni variabile...ma...tentar non nuoce!
grazie,
e. m.
La data dell’esame (17 aprile) è stata stabilita dalla Presidenza considerando
la disponibilità delle aule e la contemporaneità con l’esame del corso tenuto
dal Professor Regalli. Non è possibile cambiarla.
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5) Salve professor Pavarani. sono uno studente del secondo anno di economia che oggi
pomeriggio ha assistito alla sua lezione riguardo la crisi finanziaria. le invio un cartone
animato, a mio parere molto interessante e coerente con tema trattato oggi. Grazie
dell'attenzione e scusi il disturbo...
P.
Grazie, veramente interessante. Lo metterò nel mio sito insieme ad altri
filmati che mi sembrano molto ben fatti.
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6) Salve
professore,
nella lezione di oggi Lei ha detto che i Tremonti Bond hanno l'obiettivo di
favorire il credito emesso dalle banche italiane verso le imprese e famiglie,
aiutandole quindi ad affrontare meglio l’attuale crisi globale.
I Tremonti Bond, raccolti dalla Tesoreria dello Stato tramite i BOT ( i cui
rendimenti attuali sono pari all’1%), hanno una cedola compresa tra il 7,5% e
l’8,5%: l’apparente elevato rendimento dei Tremonti Bond è commisurato
all’elevata PD (probability of default) delle banche in cui incorre lo Stato.
PERTANTO, con umiltà ed ignoranza a Lei domando:
perché lo Stato non interviene direttamente sulle imprese e famiglie senza
ricorrere agli intermediari quali le banche? Ovviamente, in questo modo la PD
delle imprese rimarrebbe comunque, ma penso possa essere inferiore. Sicché, ciò
mi fa pensare che lo Stato possa essere interessato effettivamente al
rendimento, seppur con un elevato rischio, ovvero ad aiutare le stesse banche
ancor prima delle stesse imprese e famiglie
In attesa di un Suo responso Le porgo i miei più distinti e cordiali saluti.
D. P.
Trova qui sotto la risposta dello stesso Tremonti.
Se lei riprende l'esempio proposto in aula sui requisiti di capitale a fronte dei
prestiti ed elimina l'effetto M (per un prestito a breve M=1), può verificare che
un prestito di 100 richiede circa 4 euro di capitale. Con questa proporzione e
con un conteggio semplicistico, con 10 miliardi di capitale in più si possono
erogare altri 250 miliardi di prestiti. Tremonti indica un moltiplicatore pari a 15
perché giustamente considera che non tutte le imprese hanno una PD così
contenuta come nel mio esempio. Se il governo finanziasse direttamente le
imprese potrebbe erogare soltanto 10 miliardi.
La PD delle imprese è certamente mediamente più alta della PD delle
banche. Intesa Sanpaolo, per fare un esempio, ha la doppia a meno (AA-) ed
è forse l'unica banca al mondo che ha (ancora !!) un rating migliore dello
Stato di appartenenza (Italia A+). Le banche italiane, forse con un paio di
eccezioni, non avrebbero bisogno dei 3monti bonds; il problema nasce dal
fatto che gli aiuti di stato a banche ben più dissestate delle nostre hanno
distorto il confronto, ci penalizzano ed impongono di innalzare l'asticella dei
ratios patrimoniali.
Un saluto cordiale
Eugenio Pavarani
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7) Gent.mo Prof. Pavarani avrei alcuni dubbi da sottoporle:
1. Nel suo testo ho notato che vengono utilizzati due schemi per la riclassificazione delle
componenti della gestione extra caratteristica, ma lei nei lucidi ne riporta solo uno. E' quello
preferibile? se si, perchè?
2. Nel cap. 3 si fa riferimento all'IRAP, c'è una cosa che non mi è molto chiara.. la base
imponibile di tale imposta non deve essere quindi più l'utile di esercizio ma il valore aggiunto?
La ringrazio per l'attenzione
L.L.
1) nel libro sono riportati due schemi: uno sintetico (tab. 3.9) e uno
analitico (tab. 3.10). Nei lucidi, per semplicità, è riportato soltanto il
primo che è, in ogni caso, sufficiente per la successiva analisi degli
indici.
2) La base imponibile dell’IRAP differisce dalla base imponibile dell’IRES
e, ovviamente, è anche diversa l’aliquota. Non è il corso di FA la sede
per affrontare le problematiche fiscali; perciò il testo (pag.70) si limita ad
una indicazione di prima approssimazione individuando la base
imponibile nel VA al netto degli ammortamenti e precisando che l’IRAP
non è un’imposta sul reddito ma è un tributo che colpisce oltre all’utile
di esercizio anche altre componenti del valore aggiunto netto.
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8)
Gentile Professore,
oggi riguardando l'EAD mi sono sorti dei dubbi. Se non sbaglio, l'EAD ci dice
quanto la banca è esposta al momento del default dell'impresa, cioè quanto
prestito restava da rimborsare al momento della manifestata insolvenza. Questo
parametro non dipende strettamente dal momento in cui avviene il default? Se si,
come posso trovarlo in anticipo? Devo prevedere in che momento avverrà?
La ringrazio,
E. M.
L'EAD corrisponde all'ammontare del prestito concesso solo nei casi in cui
l'importo erogato non può aumentare nel tempo a discrezione del mutuatario.
Nel caso in cui l'impresa affidata ha facoltà di usufruire del prestito fino ad un
importo massimo, si può verificare una divergenza tra l'esposizione al
momento di stima dei requisiti patrimoniali e l'esposizione successiva al
momento del default; quest'ultima esposizione sarà la somma a rischio e
perciò deve essere stimata ex ante. Nel foundation l’importo è stabilito
forfetariamente; nell’advanced è stabilito dalla banca sulla base dell’evidenza
storica.
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9)Gentile
Professore,
ho 3 domande da porre:
1. Che differenza c'è tra capitale proprio e patrimonio netto? Il capitale
proprio non dovrebbe essere una delle voci che concorrono a formare il
patrimonio netto? Perchè il ROE dovrebbe essere RN/CP, ma in realtà nell'
appendice di pag 181 del libro al posto del cap.proprio usa il patrimonio netto.
2. Cosa sono le fonti di copertura del fabbisogno finanziario, denominatore del
ROI? A che voci del bilancio si riferiscono?
3. Riguardo all'indice di liquidità corrente operativa, in che senso l'aumento
del quoziente è legato all'aumento del fabbisogno? Bisogna considerare le
dilazioni di pagamento?
Grazie mille dell'aiuto!
E. M.
1) Capitale proprio (CP), mezzi propri (MP), capitale netto (CN), patrimonio
netto (PN) sono da intendersi come sinonimi;
2) il denominatore del ROI è costituito dai debiti finanziari e dai mezzi propri.
In questa logica, le passività di circolante sono portate a detrazione delle voci
attive del circolante. Lo SP risulta perciò costituito, nel lato sinistro, dal CCN e
dalle Immobilizzazioni nette; nel lato destro, dai debiti finanziari (banche
obbligazioni, ecc.) e dal capitale netto;
3) con riferimento allo SP riclassificato come sub 2) risulta evidente che un
aumento del CCN (determinato ad es. da un aumento dei crediti) implica un
aumento del capitale investito nell'impresa (aumento del fabbisogno
finanziario) cui corrisponde un incremento delle fonti di copertura del
fabbisogno (debiti o mezzi propri).
10) GENT.MO Prof Pavarani, ho alcune domande da farle:
1. in che senso l'indice ROA può essere approfondito come moltiplicazione tra ROS e TURNOVER? qual'è il
significato?
2. Durante le lezioni, lei ha citato l'autore Altman affermando che egli individua 5 variabili. Sulla base di che
cosa quindi egli stabilisce la probabilità di default di un impresa?
La ringrazio per l'attenzione.
L.L.
1) RO/TA = V/TA * RO/V
Si interpreta in questo modo: la redditività del capitale investito dipende
a) dall’efficienza nell’uso del capitale (quanti euro di fatturato si riesce a
realizzare con un euro di capitale investito) e
b) dall’economicità della gestione (quanti euro di reddito operativo rimangono,
dedotti i costi operativi, per ogni euro di fatturato).
Ad esempio, i supermercati alimentano la redditività del capitale investito
facendo leva soprattutto sul primo fattore: vendono molto in rapporto al totale
degli asset, principalmente costituiti dalle scorte di prodotti (il primo fattore è
anche denominato “turnover” e misura appunto la velocità di rotazione degli
asset). L’elevato contributo del primo fattore (rispetto, ad esempio, ad un
negozio tradizionale) consente di contenere i prezzi di vendita; la
conseguente penalizzazione del secondo fattore (ROS) risulta più che
compensata dal contributo del primo fattore.
2) Il test Z-Score ideato da Edward I. Altman permette di prevedere con
tecniche statistiche la probabilità di fallimento di un'impresa.
Le variabili di bilancio utilizzate per il calcolo dello Z-Score sono:
1 vendite nette
2 risultato operativo
3 attività correnti
4 capitale investito
5 passività correnti
6 passività totali
7 utile non distribuito
8 il capitale circolante
9 il valore di mercato
Formula di calcolo:
In base al valore dello Z-Score la probabilità di fallimento è:
ALTA
MEDIO-ALTA
MEDIA
BASSA
Z<1.79
1.8<Z<2.69
2.7<Z<2.99
Z>3
ALTA
La probabilità di fallimento è molto alta.
MEDIO
Probabilità di fallimento entro 2 anni.
ALTA
MEDIA Cautela nella gestione.
BASSA Società finanziariamente solida.
Precisazioni
•
lo Z-Score è un valido strumento di analisi, ma non ha valore assoluto
•
è necessario che lo Z-Score venga calcolato su più esercizi per verificare se la tendenza sta
migliorando o peggiorando
•
esistono parecchie variante di questo modello; quello sopra richiamato è il modello Z-Score per le
società quotate
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11) Buongiorno Professore.
Ho un piccolo problema.
Sto svolgendo i test per valutare la preparazione a Finanza Aziendale. Nel primo test sui bilanci, non mi tornano i conti.
Devo calcolare il capitale circolante netto operativo:
IMM.MATERIALI 1570 CAP. SOCIALE 100
‐F.DO AMM IMM MAT ‐370 RISERVE 230
PARTECIPAZ. SOC CONTROLL 45 UTILE 31
RIMANENZE MERCE 255 TFR 123
CREDITI COMM 456 DEBITI BANCARI 750
TITOLI A BREVE IN PORTAFOGLIO 305 DEBITI A B.T. VS ALTRI FINANZIATORI 400
BANCA 73 DEBITI TRIBUTARI 30
CASSA 5 OBBLIGAZ 250 OBBLIGAZ CONVERT 100 DEBITI COMM. 325
Nelle soluzioni risulta 233 ma a me risulta 233 solo escludendo CASSA E BANCA che invece per definizione dovrebbero essere incluse. Non capisco dove sbaglio..
(rimanenze+crediti comm.+cassa+banca) ‐ (TFR+debiti comm.+debiti tributari) = 311??
E nemmeno mi risulta la POSIZIONE FINANZIARIA NETTA. Tutte le voci DEBITI‐cassa‐banca‐titoli a breve
Grazie
E. G.
Ci sono 2 scuole di pensiero:
1) c’è chi ritiene le voci CASSA e BANCHE ATTIVE non pertinenti all’area dei processi acquistoproduzione-vendita e le imputa all’area della gestione finanziaria. Conseguentemente, le
esclude dal capitale circolante e le somma algebricamente alle passività finanziarie
calcolando la posizione finanziaria netta. E’ un ragionamento sostenibile e seguito da diversi
miei colleghi.
2) Io ritengo che i processi acq-prod-vendita necessitino di disponibilità liquide per poter
“girare”: cassa e banche attive sono un impiego di capitale necessario per il funzionamento
della gestione corrente.
Quando si calcola il ROA ai primi risulta un rendimento più elevato (perché riducono il capitale
investito sottraendo dall’attivo cassa e banche). A me sembra che non si possa escludere dall’attivo
una componente necessaria al funzionamento corrente; e ritengo che la produttività e l’efficienza si
misurano anche attraverso la capacità di contenere cassa e banche attive. D’altra parte, se
un’impresa è così inefficiente da mantenere contemporaneamente debiti verso banche (a tassi
elevati) e crediti verso banche (a tassi molto più contenuti) perché mai dovrei premiarla calcolando
rendimenti più elevati (ROA con un denominatore che esclude cassa e banche attive) ?
Normalmente cassa e banche attive hanno valori molto modesti (come nell’esercizio da lei
richiamato) e la differenza tra 1) e 2) è trascurabile. Ma cosa succede quando assumono valori molto
elevati ? Molti analisti finanziari giudicavano sostenibile il debito della Parmalat: le banche attive
ammontavano a 3mld di euro e venivano portate in detrazione alle banche passive che, così, si
riducevano considerevolmente (poi si è scoperto che i 3 mld se li erano inventati, ma questo è un
altro discorso).
Il collega Andrea Ferrari che ha scritto il cap.3 del libro dà a pag. 85 l’indicazione che sopra ho
richiamato al punto 2)
Il collega che ha predisposto l’esercizio cui lei si riferisce ha seguito la seconda impostazione.
Non si può dire che sia giusta una e sbagliata l’altra. Entrambe hanno una logica. E certamente non
consideriamo sbagliate le risposte di un tipo o dell’altro. Pertanto la soluzione da lei prospettata
(233) è corretta. Non mi indica invece il risultato che lei ottiene per la PFN. Se non le risulta 1117
consideri che, forse, potrebbe aver incluso tra i debiti anche quelli non bancari
Non mi sembra invece logico riclassificare il bilancio della Parmalat calcolando la posizione
finanziaria netta. Io avrei considerato una quota modesta di cassa e banche (ragionevole secondo i
valori desumibili dai bilanci precedenti) nel capitale circolante e la massima parte delle banche attive
come investimento finanziario.
Un saluto cordiale
Eugenio Pavarani
12) gentile docente, volevo domandarle: secondo l accordo di Basilea II , qualora si facesse
ricorso all approccio IRB per la stima del rischio di credito, il risultato dato dalle funzioni di
ponderazioni è direttamente il requisito patrimoniale oppure è necessario moltiplicare tale
valore per l 8% per ottenere il requisito patrimoniale stesso ?
Cordiali saluti
S.M.
Rispondo al suo quesito facendo riferimento all'esempio riportato nella pag.
26 delle slides di FA lez.2-3-4 scaricabili dal mio sito.
nell'esempio, 6,60 è il requisito complessivo (K)
l'8% spiega la relazione tra RWA e K (Risk Weighted Asset = valore del
prestito ponderato per il rischio) (K = requisito)
ovviamente si ha RWA x 8% = K
nell'esempio: 82,5 x 8% = 6,60
come si ottiene RWA (82,5) ?
si ottiene moltiplcando EAD (valore assoluto del prestito al momento del
default) per RW (che è un valore % dato da K x 12,5) (12,5 è il reciproco dell'8%)
RWA = EAD x RW
in cui : RW = K x 12,5
nell'esempio: RW = 6,60 x 12,5 = 82,5%
RWA = 100 x 82,5% = 82,5
k = RWA x 8% = 82,5 x 8% = 6,60
un saluto cordiale
Eugenio Pavarani