Piano guida Fezzano - Informazione Sostenibile

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Piano guida Fezzano - Informazione Sostenibile
Cantieri dell’Urbanistica Partecipata del Fezzano
Università di Firenze, Dipartimento di Urbanistica e Pianificazione
“Piano Guida orientativo” del Fronte a Mare del Fezzano
Premessa.
Dall’attività dei Cantieri dell’Urbanistica Partecipata con la collaborazione scientifica e
partecipativa dell’Università di Firenze è emersa l’opportunità che il documento di indirizzo per la
progettazione del Fronte/Mare di Fezzano/Cadimare (di cui alla convenzione tra Autorità Portuale,
Comune di PortoVenere e Università di Firenze) possa assumere, almeno per il territorio del
Fezzano, e non ancora di Cadimare, il carattere di un “Piano Guida orientativo” da trasmettere al
progettista incaricato, e da acquisire anche da parte degli enti committenti.
Il carattere di Piano Guida deriva dalle precise esigenze ed indicazioni emerse proprio dall’attività
di partecipazione, che si è sviluppata da lungo tempo a Fezzano e che in particolare è stata svolta
nell’attuale periodo di progettazione urbanistica partecipata, di cui alla convenzione stessa.
Gli elaborati di tale Piano Guida saranno composti:
- dal presente Documento descrittivo (con allegati),
- da una Mappa di inquadramento territoriale
- da una Tavola delle Indicazioni Orientative di Progetto, accompagnata da schede tematiche
di indirizzo progettuale ( “mappe programmatiche”)
da una Tavola di Sintesi delle indicazioni operative per tutto il Water Front
Pertanto la successiva attività di progettazione del Fronte/ Mare, che è previsto che sia
comunque accompagnata da un’attività di partecipazione ( estesa presumibilmente in questa
fase ad entrambi i Borghi di Fezzano e di Cadimare), dovrà configurarsi prioritariamente anche
come attività di verifica preliminare della fattibilità dei presenti orientamenti, emersi dalla
partecipazione stessa.
Questo passaggio è dal nostro punto di vista una condizione indispensabile e preordinata alle
progettazioni successive e ci auguriamo che questa esigenza venga assunta negli atti del testo
dell’incarico al progettista, anche da parte dagli enti committenti.
Alcune considerazioni preliminari.
In un recente documento dei “Cantieri dell’Urbanistica partecipata” gli abitanti del Fezzano così si
esprimevano sulla condizione del loro Borgo, e del suo rapporto con il mare:
“Nella nostra baia, che ha uno sviluppo di circa 500 metri lineari, trovano stabile ormeggio circa
670 imbarcazioni, delle quali solo 170 sono di residenti. Questo comporta problemi di viabilità, di
parcheggi e aumento del costo della vita, ha portato ad un forte aumento del costo delle case e all’interno del Borgo- alla progressiva sostituzione delle abitazioni dei residenti con seconde case,
con allontanamento della popolazione locale, in particolare quella giovanile.
Pertanto, se da una parte si riconosce che lo sviluppo turistico ha portato un certo benessere e
permesso l’avvio o il consolidamento di alcune attività, dall’altra riteniamo che un ulteriore
ampliamento del porticciolo e degli attuali pontili pregiudicherebbe la vivibilità del posto andando
a toccare la qualità della vita degli abitanti del paese (ed anche quella degli ospiti! Con
dequalificazione del turismo stesso) . Per questo il leit-motiv della seguente nota è la contrarietà ad
ogni nuovo insediamento di pontili, catenarie, boe e qualsivoglia tipo di ormeggio. ….”
Nelle precedenti fasi del lungo iter del processo partecipativo era inoltre emerso con chiarezza che
per tutti gli abitanti del Borgo (sopra o sotto la strada napoleonica) l’intero borgo è vissuto come
una sorta di “casa comune” ( di oikos, potremmo dire) di cui il Fronte/ Mare è senz’altro la parte
più prestigiosa ed anche quella alla quale si è tutti maggiormente attaccati.
Oggi, per gli abitanti, il fronte mare si riduce ad un esiguo tratto della banchina con una piccola
“finestra “sul Golfo.
Da qui le due principali indicazioni del Piano/guida:
- le precise, quasi puntigliose, indicazioni per la riqualificazione/restauro del fronte a mare
della banchina /passeggiata e dell’affaccio a mare del Borgo stesso, in quanto componente
più qualificata e più amata da tutti gli abitanti dell’intera “casa comune” (il borgo).
- il tentativo di alleviare la morsa che da varie parti tende a stringere il borgo in un abbraccio
soffocante, sia sulla destra orografica (attività industriali della baia di Panigaglia,
Porticciolo turistico) sia sulla sinistra (complesso dell’aeronautica Militare), ed in parte
anche al centro (Campo Sportivo)
E’ chiaro che gli indirizzi espressi nel Piano guida sono delle ipotesi da verificare, ma sono
ipotesi molto concrete, che indicano obbiettivi, necessariamente in divenire, ma da perseguire
sino da ora, poiché per gli abitanti, l’occasione del progetto del Fronte / Mare forse è una delle
ultime occasioni per passare dal “sogno” all’attivazione di una procedura concreta di
trasformazione, ovviamente in progress, delle condizioni limitative che fino ad oggi hanno
condizionato la vita del borgo e quella degli abitanti stessi.
Si forniscono pertanto due tipi di indicazioni progettuali,
-a) degli “Indirizzi progettuali” per il Fronte/Mare del Borgo, e per i suoi riferimenti al Borgo
stesso.
-b) delle “indicazioni programmatiche”per gli “Ambiti di progetto complementari” in destra e
sinistra della baia del Fezzano
I progetti successivi pertanto dovranno dare una risposta agli indirizzi e alle indicazioni
programmatiche del Piano guida e inoltre dovranno –dopo la verifica di fattibilità- contenere le
modalità di realizzazione e attuazione relative a ciascuno degli ambiti e delle azioni sotto indicate,
in relazione all’avvio di processi di trasformazione concreta del fronte a mare
Le Indicazioni Programmatiche sul lato del “Capo Cattaneo”
Il complesso dell’Aeronautica.
Recentemente, è’ stata da più parti ventilata l’ipotesi di dismissione da parte del Ministero della
Difesa dell’area in oggetto.
Nel caso in cui alla dismissione seguisse una vendita, chiunque dovesse essere l’acquirente, l’area
dovrebbe comunque mantenere per buona parte un utilizzo sociale e pubblico, ed in particolare la
sua funzione di polmone verde.
Vi è peraltro anche la probabilità che il complesso mantenga l’assetto attuale, sotto tutti i punti di
vista.
In questa situazione, riteniamo allora che sarebbe interessante potere avviare una diversa ipotesi,
quella di un Protocollo di intesa ovvero di un Accordo di programma tra Aeronautica e Comune
di Portovenere ( e di Spezia) per una gestione concordata di alcune attività da potere svolgere
sulla base di programmi convenzionati, all’interno del complesso, che rimarrebbe
dell’Aeronautica.
Vi potrebbe essere infatti un intereresse comune delle entità statali e comunali ad usare
intensivamente le grandi potenzialità del complesso stesso
Questo modello di accordo in realtà potrebbe essere esteso anche ad altri casi di gestione del
patrimonio statale (v, p esempio, rapporto tra Marina Militare e Parco Regionale, ecc…), andando
oltre la logica della dismissione e vendita o del mero mantenimento dello statu quo, verso modelli
convenzionati di gestione del bene pubblico.
Per questa area vediamo con favore, in ogni caso, ed in particolare nel caso di non dismissione:
- un utilizzo degli edifici già oggi destinati a scopi scolastici, anche come sedi staccate delle
Università di Genova, Pisa, Parma o Firenze che potrebbero tenervi Corsi di Laurea
Triennali o di Eccellenza, attinenti il luogo o le tematiche oggi più attuali (da ingegneria
navale o aeronautica o del risparmio energetico, a biologia marina, a meteorologia, -anche
in rapporto ai cambiamenti climatici-, ……) o altri corsi ancora, secondo le richieste di
specializzazioni provenienti da vari enti, nazionali o locali; in ogni caso l’area da adibire a
‘campus’ interuniversitario potrebbe rimanere aperta anche alla popolazione e alle scuole
locali (educazione ambientale, biblioteche, eventi culturali e scientifici) anche in rapporto
all’uso integrato dei saloni della palazzina
- un utilizzo dei piazzali verso il mare come basi operative della Protezione Civile
(atterraggio elicottero, attracco mezzi di soccorso via mare, ecc.);
- un utilizzo degli impianti sportivi da parte delle popolazioni limitrofe; ovvero la creazione
di un nuovo campo da calcio per le popolazioni dei diversi Borghi marinari, posto se
possibile sul limitare dell’area dell’Aeronautica, lato Cadimare (da verificare anche con
quella popolazione)
- la possibilità di utilizzare i saloni a pian terreno della Palazzina come sedi temporanee di
mostre, convegni, ecc.;
- valutare la possibilità di segnalare alle Belle Arti la Palazzina come monumento da
salvaguardare;
- la creazione di un passaggio pedonale tra Cadimare e Fezzano che, nell’ipotesi di non
dismissione, potrebbe anche essere aperto solo di giorno;
- di importanza vitale è l’utilizzo della piana immediatamente sotto il muro che divide la
zona dalla strada provinciale per la creazione di un parcheggio per gli abitanti del Fezzano,
che renderebbe inoltre più sicura e scorrevole la viabilità.
Ci dichiariamo invece assolutamente contrari, e vorremmo che il Comune mettesse rigidi paletti
con precise norme di Piano Regolatore, a:
- un aumento dei volumi edilizi attuali (almeno nella parte sotto la giurisdizione del
Comune di Portovenere; ma conseguentemente anche in quella di Spezia)
- un utilizzo dell’area a mare, davanti la zona in oggetto, con pontili, catenarie, boe o
qualsiasi altro tipo di ormeggio;
- a trasformazioni che impediscano ai cittadini di godere di questo polmone verde perché
impediti dai progetti espansivi o limitanti, da parte di un qualsiasi acquirente.
Gli “Indirizzi Progettuali del Fronte/Mare del Fezzano
Vengono qui di seguito indicate puntualmente le singole proposte per ogni tratto del Fronte/Mare
del Fezzano, le quali richiedono la massima attenzione progettuale.
Costituisce peraltro indirizzo cogente la necessità di una ricomposizione progettuale unitaria ed
organica di tutto il fronte mare, da intendersi (vedi anche punto g) come elemento di una generale
sistemazione che progressivamente dovrà estendersi da Cadimare a Panigaglia, con al centro il
progetto organico per il Fezzano.
a) La Spiaggia.
Siamo favorevoli alla possibilità che:
- rimanga come area balneare libera per la concreta possibilità che, con l’entrata a regime del
depuratore, le acque ritornino pulite e tutta la zona possa ritrovare la sua funzione
balneare;
- venga migliorato l’attuale accesso al mare, che è difficoltoso per bambini ed anziani, con
una progettazione che tenga conto anche delle correnti e del pericolo che la spiaggia venga
erosa ogni inverno;
Siamo contrari alla eventualità che:
- vengano posizionati pontili o catenarie nel tratto di mare antistante;
- la spiaggia diventi “spiaggia attrezzata” con conseguente perdita di spazi per gli utenti.
b) Ristorante Tritone e molo Cavaloni.
Siamo favorevoli a che
- rimanga così come è sempre stato con una messa in sicurezza del molo mantenendo le
attuali pietre;
- rimanga una zona di attracco per piccole imbarcazioni.
Siamo contrari:
- al prolungamento del molo poiché a nostro parere diventerebbe un ormeggio per
imbarcazioni di grandi dimensioni che stazionerebbero poi lì permanentemente.
c) Banchina davanti la palazzata e molo della pineta.
Siamo favorevoli a:
- il mantenimento dello stato attuale, con una sistemazione che sia un accurato restauro, che
mantenga le pietre attuali;
- la possibilità di ormeggio in questa zona per le piccole imbarcazioni dei residenti (barche
intorno ai 5 metri come quelle che attualmente vi sono ormeggiate);
- la possibilità di attracco al molo pineta dei vaporetti per il trasporto marittimo di
passeggeri e merci. Ci sembra questa l’unica zona favorevole per fondale e spazio di
manovra;
- consentire il parcheggio ai soli residenti dall’angolo di via Paita al Tritone, cosa che farebbe
diminuire il traffico, soprattutto estivo, in questa zona
Siamo contrari a:
- il posizionamento di pontili galleggianti, catenarie, boe o qualsiasi altro tipo di ormeggio
davanti questa zona;
- il permanere sulla passeggiata, durante l’inverno quando non vengono utilizzate, delle
strutture di ristoranti e bar.
d) Da molo pineta allo scaletto.
Siamo favorevoli a:
- mantenimento dell’ormeggio alle imbarcazioni dei residenti;
-
mantenimento della possibilità di farne, durante l’inverno, con date di alaggio e varo
rigidamente fatte osservare, un punto di ricovero e stazionamento di piccole imbarcazioni
dei locali;
- ripristinare lo scaletto come era una volta facendone un angolo “storico”; in questo modo si
potrebbe pensare di utilizzarlo per l’alaggio e il varo delle piccole imbarcazioni;
- eliminazione della struttura fissa della ProLoco, (questo è possibile solo se la cucina della
pro Loco va nella casa dell’area Bertolucci; vedi punti seguenti); consentire in questa zona
solo l’installazione di gazebo da montare in occasione delle feste;
- sistemazione della pavimentazione e dei giochi nello spazio riservato ai bambini;
- consentire il parcheggio ai soli residenti da via Paita all’ingresso della Marina del Fezzano
lasciando la possibilità di solo passaggio per chi deve recarsi alla Marina o a parcheggiare
nel campo sportivo;
Siamo contrari a:
- un aumento della ricettività sui pontili galleggianti, con aumento del numero dei pontili o
loro prolungamento.
e) Dallo scaletto al confine con la “Marina del Fezzano”
Siamo favorevoli a:
- mantenere in questa zona l’ormeggio per i lavoratori del mare;
- utilizzare il campo da pallacanestro come spazio giochi dei ragazzi;
- utilizzare la casetta attualmente abbandonata come cucina e ricovero attrezzi per la
ProLoco; in questo caso lo spazio antistante potrebbe essere usato durante le feste come
area per il pranzo;
- in ogni caso destinare questa area ad uso pubblico recuperando l’immobile;
- prolungare verso mare la palestra ricavando un adeguato ricovero per le barche da regata.
Studiare l’ eventuale possibilità di soppalcare il nuovo vano barche da regata creando nel
soppalco uffici per le associazioni presenti in paese che non hanno uno spazio nell’attuale
centro sociale;
Siamo contrari a:
- un utilizzo di questa area che non sia finalizzato ad un uso pubblico e di supporto alle
attività e alle tradizioni del paese.
f)” Marina del Fezzano” e zone limitrofe
Siamo favorevoli a:
- ad un progetto (anche privato) che preveda la riqualificazione ambientale e urbanistica
dell’intero complesso della “Marina”, al cui interno dovrà essere predisposto un numero di
parcheggi che soddisfi completamente le esigenze della Marina, tramite un progetto
organico della piazza e della marina stessa
- ad un progetto specifico, (inserito organicamente nel progetto di riqualificazione di cui
sopra) che preveda un attraversamento pubblico del piazzale della Marina, garantendo così
la percorrenza pedonale della passeggiata fronte/mare, fino a ricollegarla con il sentiero per
Panigaglia, il cui accesso deve essere reso facilmente percorribile.(questa indicazione è
indispensabile per mantenere la continuità del percorso lungo il mare, tra le diverse baie,
che, come già detto, è una delle priorità dell’intero progetto – vedi anche punto seguente g)
-
All’interno di detto progetto dovrebbe essere studiata la possibilità o meno di rendere
percorribile, come passeggiata, il pontile esterno, anche ricercando una sua configurazione
meno rigida ed esteticamente più integrata con l’ambiente circostante, che consenta anche
una vista mare del Borgo.
Siamo contrari a:
- un ampliamento della portualità verso Panigaglia sia da parte del complesso diportistico
”Marina” che di qualunque altro operatore.
g)Passeggiata lungomare da Cadimare a Panigaglia.
Si tratta di un obiettivo fortemente sentito da tutta la popolazione, obbiettivo ad oggi
impraticabile per le note limitazioni, ma che deve essere viceversa perseguito all’interno del
progetto del Fronte/Mare, poiché ne costituisce la caratterizzazione dominante.
Questa idea deve quindi orientare sia la progettazione nel tratto urbano sia la progettazione da
verificare negli “ambiti di programma”.
Tali progettazioni dovranno rimarcare la “riconoscibilità” paesistica,visiva e urbanisticamente
caratterizzante, della Passeggiata stessa.
h) L’interfaccia Terra/Mare, La condizione del Borgo,le scelte sul mare.
Sebbene il progetto del Fronte/Mare non sia rivolto al Borgo in quanto tale, pure si raccomanda che
il progettista tenga conto di alcune indicazioni e degli indirizzi progettuali che sono qui di seguito
segnalati, per approfondire il rapporto Terra/Mare di cui il WaterFront è il luogo di interscambio e
di interfaccia.
Analogamente si dovrà operare e fare previsioni coerenti per quanto riguarda le problematiche
sull’uso del mare, compresa la percezione del borgo dal mare, assumendo per tutti i diversi aspetti,
il punto di vista della popolazione residente.
La condizione del Borgo.
h1)- L’intero borgo necessita di una “manutenzione straordinaria”, in particolare della pedonalità
interna, della conservazione del verde pubblico e privato, di una ripresa delle coloriture tradizionali
(spesso di notevole interesse ma assai deperite), e di ogni altra cura dell’effetto casa comune, che si
volesse sottolineare.
h2)- Dalla passeggiata sul mare può prendere l’avvio un raccordo all’Itinerario paesistico
culturale di “Simonetta Vespucci”, un itinerario collinare (esterno al progetto, ma ugualmente
importante) di verifica e di riscoperta in chiave di esperienza paesistica diretta, di un’ipotesi di
interpretazione critica della “Venere” del Botticelli (Simonetta Vespucci) e dei Paesaggi dello
sfondo (la costa dei Borghi marinari di PortoVenere.)
h3)-La zona retrostante il porticciolo della Marina. Attualmente la zona del paese posta alla
spalle della Marina ha perso ogni contatto con il mare ed è caduta in una sorta degrado che si
estende anche alla collina sottostrada e alle sue rampe e scalette disadorne. E’ pertanto urgente un
intervento di riqualificazione, sia progettuale che di gestione, così come è indispensabile che
questa condizione non venga ulteriormente aggravata da ipotesi di aumento volumetrico della
Marina stessa.
Il progetto del Fronte mare può essere l’occasione per affrontare questa difficile situazione, magari
in un ottica di più ampio respiro.
h4) riqualificazione della zona Campo Sportivo. Si tratta di una zona strategica per l’intero paese
ed anche nei confronti del Fronte /Mare, proprio per la sua vicinanza all’ambito della Passeggiata e
ai possibili raccordi diretti con la stessa, per l’importanza che potrebbe avere un “retro costa”
verde di tali dimensioni, rispetto ad una condizione così costipata, com’è quella attuale.
Ma le opinioni sul suo uso attuale e sul suo futuro sono molto diversificate, e vanno dalla sua
trasformazione generale, alla sua conservazione, al suo potenziamento e ristrutturazione
conseguenteSulle destinazioni relative al campo sportivo, tenendo conto anche delle diverse opzioni della
cittadinanza, non c’è una visione unitaria che soddisfi tutti i partecipanti ai Cantieri.
Le possibilità discusse e che hanno riscosso favore sono:
- lasciare il campo allo stato attuale e utilizzarlo, così come avviene già oggi, come
parcheggio durante l’estate (ovviamente con le dovute cautele per la polvere),
- prevedere una diversa sistemazione del campo, per esempio valutare la possibilità di
trasferirlo nella zona aeronautica, e fare dello spazio del campo una zona verde, dotata
anche di un parcheggio alberato.
Siamo contrari:
- all’ipotesi di scavi per la creazione di parcheggi sotterranei e alla conseguente
sopraelevazione del campo.
Siamo favorevoli a che venga studiata la possibilità di utilizzare i rifugi bellici che si affacciano su
via Paita, dopo un accurato restauro e una sistemazione che tolga l’umidità, come parcheggi
coperti o come ricovero invernale per le imbarcazioni.
Qualunque soluzione dovrà comunque tenere conto della difficile condizione idrogeologica
dell’area e delle probabili presenze archeologiche. Questi due fattori comportano in ogni caso
accertamenti preventivi (e non solo semplici sondaggi) per qualunque sistemazione, in particolare
per quelle che prevederebbero posteggi interrati e simili.
Del resto la presenza di elementi archeologici è accertata a memoria d’uomo, e forse è anche
localizzabile ad oggi con notevole approssimazione. Essa ovviamente ha la priorità su qualunque
altra utilizzazione.
Tra tutte le opzioni presentate e tra le attività di verifica vi è ovviamente una scala di priorità.
Il primo elemento di cui accertarsi è quello della fattibilità del trasferimento del campo, magari
nell’ambito dell’aeronautica, il che consentirebbe di dare respiro a tutto il Borgo.
In questo caso la sistemazione preferita sarebbe quella di un verde pubblico nella zona più vicina
al paese (magari mettendo in risalto l’eventuale zona archeologica),e quindi della previsione di un
parcheggio a più piani con una piazza alberata all’altezza della pinetina in corrispondenza della
curva stradale esistente, nonché di un raccordo a terrazze gradinate e alberate tra il giardino
sottostante e la piazza superiore.
Nel caso che il primo accertamento fosse negativo, la soluzione preferibile sarebbe allora quella
della manutenzione della condizione attuale, ovviamente integrata dalle opportune migliorie, per
le diverse soluzioni stagionali.
Si conferma la contrarietà alle ipotesi di parcheggi interrati e alla sopraelevazione del campo.
In ogni caso, come già detto, è comunque necessario procedere preventivamente agli accertamenti
archeologici e idrogeologici
Le indicazioni sopradette potrebbero costituire il primo passo per la ricostituzione ambientale e
urbanistica delle caratteristiche della valletta, indispensabile per ridare al borgo il respiro perduto
a causa della saturazione edilizia sul fronte mare e con la costruzione del campo sportivo.
Le scelte sul mare
h5) I coni marini liberi
Dalle indicazioni già fornite nei confronti della portualità, riunendole insieme, ne emerge che
vengono individuati due tratti di costa liberi da attracco natanti, che vengono a costituire due
“coni marini”, materiali e visivi, liberi da imbarcazioni e dove il rapporto terra/mare è ancora
diretto, ecologicamente garantito, paesisticamente attivo sia da terra che da mare.
Questa condizione deve essere assolutamente garantita, non per una sua difesa astratta o
ideologica, ma per potere consentire, ad abitanti ed utenti (turisti), un rapporto terra/mare di cui
siano protagonisti, e sperimentatori diretti in ogni stagione dell’anno, nella logica di potere fruire
di un “Ambiente di Vita” ricco e qualificato.
Tale condizione, sempre più rara ovunque, ma in particolare entro il Golfo di Spezia, va garantita
per il suo valore economico ed ecologico, proprio perché bene sempre più prezioso ed introvabile.
Da questa condizione può dipendere in gran parte la riqualificazione e la rinascita del Borgo del
Fezzano, e la riuscita dei relativi progetti di rinnovo urbano e marittimo.
Le Indicazioni Programmatiche sul lato Panigaglia, Punta S,Andrea,
da villa Pastorino al confine (ridefinito) dello stabilimento Snam
Quest’area, attualmente di pertinenza e di proprietà SNAM, è in realtà da essa scarsamente
utilizzata tanto che il Piano Regolatore ne prevede sulla costa l’uso diportistico, mentre d’altra
parte, per l’edificio e per l’area Bertocchi sovrastanti, sono in corso trattative per un loro riuso
concordato.
Dalle attività di progettazione partecipata è emersa allora una nuova Proposta Programmatica
complessiva che si basa sulla ipotesi che tutto questo complesso, raccordato sia al sentiero sotto la
villa Pastorino che alle aree agricole soprastrada (sempre di proprietà SNAM), possa acquistare un
ruolo strategico sia dal punto di vista ambientale sia dal punto di vista della fruizione pubblica.
Praticamente il Parco Regionale, che già dispone di una sua pertinenza sulla collina boscosa sopra
lo stabilimento potrebbe così scendere fino al mare, attraverso una zona ex agricola di pregio e
quindi attraverso una costa rocciosa e boscata, ancora assai gradevole.
Il sentiero lungomare potrebbe essere restaurato e reso una passeggiata pedonale di tipo
naturalistico dalla quale accedere alle spiaggette sottostanti (riguadagnando cosi una balneabilità
oggi perduta), e quindi, in salita, al sentiero collinare, passando per la casa Bertocchi ( da
recuperare con attività pubbliche e private).
Da qui si potrebbe ulteriormente accedere ai sentieri ( da ripristinare) della collina, passando per
la casa colonica abbandonata (eventuale ecomuseo dell’agricoltura collinare), per ricongiungersi
tramite i sentieri esistenti, sia alle Grazie sia alla parte alta del Parco Regionale.
Come si vede, anche se le aree collinari non sono comprese nel progetto, si tratta di ipotesi di
valenza ambientale strategica, sia a scala comunale, sia a scala locale per gli usi degli abitanti del
Fezzano che verrebbero cosi a disporre di un’ area verde e balnabile di grande rilevanza per uscire
dalle loro attuali condizioni di vincolo. Il progetto del fronte mare deve quindi tenere conto di
questa prospettiva e deve dare risposte progettuali per le sistemazioni lungomare e delle aree
sottostrada.
Queste possibilità non sono futuribili, ma potrebbero essere anche di rapida attuazione, entro il più
ampio contesto degli accordi SNAM/Comune, dal momento che tali aree e pertinenze sono oggi di
fatto non utilizzate e sono per la SNAM del tutto marginali.
All’intero di una rivisitazione degli accordi tra Comune e SNAM, sempre a seguito delle riflessioni
dell’urbanistica partecipata, potrebbe essere avanzata un’ulteriore ipotesi:
- Utilizzazione del primo piazzale SNAM, oggi sottoutilizzato, per organizzare un punto di
attracco sul golfo per attività di manutenzione e carenaggio, eliminandole dal fronte mare
del Fezzano, in quanto inadatte e improprie per un paese già così densamente utilizzato e
abitato.
- Per dare funzionalità all’ipotesi si dovrebbe potere usare la strada esistente di cui
dovrebbero essere spostati più a valle i cancelli di ingresso allo stabilimento. Si otterrebbe
cosi anche la possibilità di potere usufruire di un posteggio lineare di accesso sia alle
attività di cui sopra, sia alle aree di piccola balneazione del nuovo sentiero, sia
eventualmente anche alla Marina stessa, sempre attraverso la passeggiata/sentiero.
In conclusione, siamo favorevoli a:
- che il luogo possa recuperare la sua funzione balneare con possibilità di accesso al mare;
- creare, nell’ultima piana verso lo stabilimento SNAM una zona per lavori alle imbarcazioni,
con posizionamento di una piccola mancina e costruzione di vasche per fare carena;
- possibilità di utilizzare la strada asfaltata che porta allo stabilimento SNAM per accedere a
questa zona;
- inserire nella zona pre-parco tutta l’area boschiva che, sopra strada, scende verso villa
Pastorino, andando ad utilizzare la casa colonica esistente come “Centro di
documentazione e di recupero della civiltà collinare”
Siamo contrari a:
- il posizionamento in questo tratto di mare di pontili, catenarie e altri tipi di ormeggi.
Conclusioni.
Le proposte che abbiamo presentato, oltre alla loro specifica validità, hanno anche una notevole
importanza se, da un lato, vengono lette unitariamente e, e se, dall’altro, se ne coglie il contenuto
innovativo.
FEZZANO, Borgo Ritrovato.
Una lettura unitaria della proposta, infatti, consente di potere riconoscere la nuova condizione
complessiva che il Borgo di Fezzano verrebbe a riconquistare, sia al suo interno, sia nell’ambito dei
due promontori che delimitano la sua baia.
In particolare, le modalità di riuso dei due promontori, che passano in entrambi i casi attraverso
forme di convenzione con le proprietà attuali, consentirebbero, nella gestione del territorio e nelle
dinamiche della vita quotidiana della popolazione, di uscire da quella limitazione dello spazio
vitale che tanto condiziona oggi gli abitanti e la fisionomia del Borgo stesso.
Inoltre, l’apertura dei due coni marini liberi, consentirebbe una fruizione della terra e del mare
rinnovata e di grande respiro.
La riconquista del proprio Ambiente di Vita è anche una delle indicazioni della Convenzione
Europea del Paesaggio, che qui troverebbe così una delle sue prime forme di attuazione concreta,
“portando in Europa”, così, anche questa parte del territorio del Golfo di Spezia.
INNOVAZIONI di metodo e di gestione programmatica.
a) L’ipotesi avanzata di “Modelli convenzionati di gestione pubblica di parte dei beni
militari o di aziende di stato”, attraverso forme di “protocolli di intesa” o simili, potrebbe
risultare un’importante innovazione anche a scala nazionale, uscendo dal dilemma
alienazione/inaccessibilità, che oggi distingue tante località con servitù militari o
industriali. Viceversa un uso integrato e convenzionato di parti non strategiche di tali
luoghi può consentire un’evoluzione interessante verso modelli che possano conservare
l’uso pubblico ed anzi che lo specializzino e lo arricchiscano, sia in sé come spazi
architettonici e ambientali, sia nella fruizione delle popolazioni interessate.
b) l’altra innovazione è di contenuto, e riguarda un modello di Pianificazione Paesistica
Partecipata, che mentre da un lato riapre reti e connessioni ecologiche tra collina e mare,
dall’altro riapre la circolazione delle persone su circuiti urbani ed ambientali di grande
importanza, sia in senso materiale e concreto, che culturale e simbolico.Uno spazio di
nuovo frequentabile in diverse direzioni e circostanze, che, ci piace ricordare, è anche
quello che risultava come un’esperienza fondamentale dei ragazzi del Fezzano nelle nostre
prime letture partecipative, e che ora si presterebbe a rafforzarsi e a divenire un’esperienza
diffusa, aperta a tutti, abitanti e ospiti turistici compresi. Il fatto poi che queste
“innovazioni” siano scaturite dalle esperienze delle dinamiche partecipative della
ricerca/azione, sia nelle pratiche svolte “sul campo”, sia nella riflessione comune e
condivisa, ci sembra di particolare rilevanza e ci appare come un patrimonio comune di
grande significato.
c) Una terza innovazione riguarda direttamente le modalità della Progettazione Partecipata.
Proprio nella fase finale dell’esperienza partecipativa, anche in relazione alle specifiche
condizioni e vincoli progettuali posti all’esperienza stessa, è emersa la difficoltà di restituire
tutta la complessità e la ricchezza della pratica partecipativa e dei suoi intensi risultati,
attraverso l’utilizzazione degli strumenti convenzionali della progettazione tecnica ed
urbanistica. La riflessione interna ai Cantieri ha progressivamente messo in luce una
modalità di restituzione che in realtà è anche un modo diverso di pensare al progetto.
Anziché lavorare per funzioni e per localizzazioni come tradizionalmente fanno il progetto
tecnico e la pianificazione corrente, l’idea partecipativa lavora viceversa per tematismi e
per azioni in progress.( “itinerari”, “tracciati”, e simili) Da qui allora l’ipotesi sia di
rappresentare, ma anche di sviluppare le proposte emerse tramite, “Itinerari tematici”
o”tematismi”. Si può assumere allora l’idea di strutturare le proposte della partecipazione
per Tematismi riferiti agli Ambienti di vita ( eventualmente articolati nei loro più
specifici “contesti di vita”), e quindi alle loro trasformazioni (evoluzioni) qualitative e
quantitative, Questo comporta che dal punto di vista rappresentativo vengano messe a
punto tecniche di illustrazione che riportino, come in un sistema, tutti gli imputs e tutte le
controindicazioni che possono dare conto e interagire nei confronti di una certa tematica di
uso e di interpretazione di un certo Contesto di vita, così come sarà necessario che vengano
contemporaneamente indicate le prospettive e le modalità per innescare i processi evolutivi
che in quell’ambiente si possono prevedere.
Nel caso di Fezzano i tematismi, legati ad altrettanti Contesti di vita, ci sembrano tre, proprio
quelli che abbiamo illustrato finora, il Borgo, il promontorio di Capo Cattaneo, il capo S.Andrea,di
Villa Pastorino.
Per ciascuno vi sono condizioni, atmosfere, aspettative e speranze diverse, e come abbiamo visto,
programmi e prospettive diversificate.
Abbiamo allora pensato di sperimentare alcune prime modalità di comunicazione dell’attività
della partecipazione tramite la predisposizione di “Schede Programmatiche” nelle quali riportare
le letture, le interpretazioni e le aspettative progettuali emerse nel corso delle diverse fasi della
sperimentazione partecipata, in modo tale che questi elaborati possano assolvere a tre finalità:
a- fornire al progettista il “senso dei luoghi” emerso dalla ricerca/azione, per stimolare la fase
del progetto/verifica.
b- Costituire un punto fermo nell’esperienza partecipata in modo che l’interpretazione dei
luoghi che ne è emersa possa essere riconosciuta e condivisa pubblicamente, e, se del caso,
fatta propria anche dall’Amministrazione comunale.
c- Fornire gli elementi base dai quali iniziare un processo di trasformazione e di gestione
partecipata di quell’Ambiente di vita, quasi una forma di progetto fatto paesaggio, da vivere e da
creare progressivamente, sempre in maniera partecipata.
Dunque, tre grandi temi, tre grandi processi evolutivi, nati dall’esperienza partecipativa stessa,
tanto che il progetto richiesto potrebbe anche evolversi direttamente da queste temi, non statici,
ma in divenire, magari portati avanti direttamente dalla partecipazione stessa tramite i Cantieri
dell’urbanistica partecipata.
LE SCHEDE DI APPROFONDIMENTO TEMATICO.
Premessa.
Questo nuovo tipo di elaborato frutto della partecipazione, si compone di una parte grafica che
raccoglie immagini, proposte, itinerari riferiti al “tema” ( o ai temi) che caratterizzano un certo
“contesto di vita”e dall’altro si compone di una descrizione del “tema” stesso, e di tutte le sue
relazioni.
Nota metodologica.
In questa ipotesi i diversi “contesti di vita”, nel loro insieme, formano l’Ambiente di Vita, di cui il
Paesaggio è elemento fondamentale, secondo la Convenzione Europea del Paesaggio, tanto
che spesso, presso molte popolazioni, Paesaggio e Ambiente di vita tendono a identificarsi, nei
confronti di un certo contesto, così come è “percepito” da quella popolazione stessa.
Per esempio, in questo caso, si tratta dell’ambiente di Vita del Fezzano, con il suo territorio di
riferimento, così come è stato visto dai Cantieri dell’Urbanistica partecipata.
In questa ipotesi, gli “ambienti di vita”, si strutturano per “contesti di vita”, caratterizzatI
ciascuno, a loro volta, per uno o più temi.
Questi “temi” (che possiamo definire territoriali o paesistici, o del “luoghi della vita”) sono in
qualche modo comparabili con i temi musicali, per esempio con quelli di una composizione
musicale, nella quale l’insieme dei temi può dare luogo, sempre continuando l’esempio, ad una
sonata,a una sinfonia o simili.
Analogamente l’insieme dei temi dei contesti di vita da luogo al più vasto e interrelato
fenomeno dell’Ambiente di Vita,
Dove inoltre, i partecipanti (nel nostro caso, i “Cantieri “), svolgono attivamente il “ruolo dell’
interprete”
D’altra parte si tratta, come già detto, di “temi/processo”, ovvero di “temi/ programma”, nel
senso che il contesto di vita non è solo delineato nel suo stato attuale, ma anzi ne vengono
messe in evidenza le prospettive e spesso anche le modalità di una sua trasformazione
progettuale e comunque di una sua evoluzione, secondo procedure, processi e programmi ben
definiti (dunque “Temi paesistici evolutivi”).
Il caso del Fezzano.
E’ importante rilevare che la procedura metodologica sopra esposta non ha proceduto
l’esperienza, anzi è un frutto della ricerca/azione: infatti, durante l’attività partecipativa,
l’elaborazione dei diversi argomenti trattati è poi confluita in alcuni ambiti, sia progettuali o di
proposta, che di riferimento a luoghi specifici e “riconosciuti”, che abbiamo quindi chiamato
“contesti di vita” sui quali già agiscono o potrebbero agire, progettualmente, particolari
“tematismi”, specifici di quel contesto (tematismo di contesto)
1
- Punta S, Andrea- UN GRANDE TEMATISMO: La Riscoperta di un “luogo della vita”
(Bio/topo), sia in senso ecologico/ambientale (riconoscimento e riapertura di una relazione
Monte/Mare, e del relativo corridoio ecologico), sia nel senso della ritrovata fruizione
umana sostenibile del luogo stesso (che può andare da una balneazione “leggera”, alla
sosta nell’oliveto sul mare, alla riscoperta dei sentieri collinari sia di mezza costa che di
ricongiunzione con le Grazie o anche di acceso all’alto crinale del Parco, alla casa colonica
come centro di documentazione e di ricerca sull’ agricoltura collinare,…….), e quindi come
esperienza multisensoriale della Relazione Monte Mare, che si estende fino al cono
marino aperto.
2
- Il Borgo del Fezzano. IL TEMATISMO CENTRALE. Un Borgo da ritrovare.
Si tratta di sviluppare un’attività di riscoperta, a tutti i livelli, a cominciare da un’esperienza
di vita come avventura culturale ed esperienza dei luoghi (v, spazi dei ragazzi), in particolare
del Borgo barocco collinare/marino, ( oggi sottovalutato) e quindi anche come progettazione
rispettosa di ogni minimo particolare (in realtà sempre ricco di grande significato), o come
riprogettazione degli spazi comunitari, oggi speso sottostimati, o solo parzialmente utilizzati
(campo sportivo) e infine come recupero anche stilistico e qualitativo di ogni parte del Borgo
barocco, dalle facciate tradizionali alle zone urbane attualmente “in ombra”, alle scalinate e ai
giardini ‘murati’, (manutenzione urbana straordinaria) fino alle modalità di comportamento e
di uso degli spazi vitali del borgo, da intendersi come “Casa comune”, e di cui il fronte/mare
costituisce il momento più rappresentativo.
Dunque un tema progettuale e culturale allo stesso tempo, che potrebbe impegnare tutti gli
abitanti in un processo progressivo di riconquista di questo particolare”contesto di vita”, così
significativo di valori storici e tradizionali e, peraltro, anche proprio per questo, pure cosi
attuale
3
La Punta Cattaneo. IL TEMA DI UNA SPERIMENTAZIONE per un’INTESA DI
FRUIZIONE CONCORDATA “Una città nella città”.
“Una città nella città”: questa valutazione espressa da un’ufficiale sullo stato attuale del
complesso dell’aeronautica, coglie anche esattamente quello che potrebbe essere il senso di
un’ipotesi innovativa per una modalità di gestione/amministrazione (verso un accordo di
programma o protocollo di intesa) nei confronti di una fruizione concordata degli spazi
dell’Aeronautica La straordinaria potenzialità dell’attuale complesso militare potrebbe trovare
un’utilità comune di fruizioni convenzionate che, oltre che dare ricadute di grande utilità per
tutti i contraenti, doterebbero Fezzano e Cadimare,ma anche la riviera di ponente del golfo e
l’intera “Città del Golfo” di un baricentro e di un Polo urbano di grande utilità,ed anche di
grande dignità urbanistica, quasi come quella di una “città ideale”, tra l’altro raggiungibile
con ogni mezzo, particolarmente via mare.
4
– IL TEMA DELLE NUOVE EMERGENZE CULTURALI. Una riscoperta inattesa
Oggi Fezzano è considerato un luogo senza episodi architettonici o culturali rimarchevoli e,
forse anche per questo, il borgo è assai misconosciuto dal turismo.
Dall’attività dei “Cantieri”, emerge invece una sorpresa culturale, quella della possibilità di
riscoprire o di attivare luoghi e percorsi significativi, che potrebbero restituire al Fezzano le
caratteristiche di un contesto ricco di esperienze culturali ed estetiche da vivere da parte
degli abitanti e dei fruitori stagionali.
L’itinerario/verifica alla riscoperta dei Luoghi di Simonetta Vespucci, l’edificio razionalista
dell’aeronautica, la casa/ecomuseo dell’agricoltura collinare, ma anche la riscoperta dell’intero
Borgo, e forse il ritrovamento della villa romana, e magari anche la riscoperta delle viste dal
mare, sono tutti gli elementi, provenienti dai tre “contesti di vita”, sui quali fare conto per
riscoprire il valore del Borgo nel suo complesso, come ambiente di vita riunificato, sia da
parte dei suoi abitanti, sia da parte dei visitatori.
5- UN TEMA UNIFICANTE. La Passeggiata Cadimare/Fezzano/Panigaglia
La Passeggiata lungomare, che da Cadimare è ipotizzato dal progetto partecipato che
attraversi tutta Fezzano e giunga a lambire Panigaglia (per poi dirigersi in collina e
lungostrada anche alle Grazie) assume nella proposta dei “Cantieri” un ruolo strategico, quello
di divenire struttura di relazione tra tutti i temi e fra tutte le proposte, ed anche un’esperienza
da vivere come un “viaggio” tra luoghi e contesti diversi, una sorta di sequenza paesistica da
sperimentare direttamente, possibilmente anche dal fronte mare.
Attraverso questo “viaggio”, sarà possibile di conseguenza pervenire, attraverso i diversi
contesti di vita, ad una percezione complessiva del territorio e del borgo del “Fezzano” ( ed
in prospettiva anche di Cadimare) e quindi all’intera struttura territoriale e paesistica ritrovata,
al significato dell’intera “sonata”, dell’intero “Ambiente di Vita”, facendo interagire le diverse
componenti una sull’altra, i diversi temi uno in relazione all’altro
Allegato: Note storiche
Con questa breve nota storica vogliamo ribadire che quello che noi vorremmo mantenere non è
un “privilegio”: il posto barca, la possibilità di fare il bagno sotto casa, avere intatta la vista del
mare dalla passeggiata e dalle nostre finestre, ecc.
Quello che noi vorremmo preservare è un paese che ha una storia che affonda le sue radici al
tempo dei Romani, ha una cultura, delle tradizioni, insomma un paese che vale la pena
salvaguardare.
Pertanto le presenti note, redatte da Gabriella Reboa su incarico dei Cantieri dell’Urbanistica
partecipata del Fezzano, fanno parte integrante delle indicazioni progettuali e programmatiche
elaborate.
Il toponimo Fezzano è di origine romana e deriva da fundus Alphidianus, cioè proprietà di un
padrone Alfidio. “L’aggettivo Alfidianus si muta nel toponimo medioevale Alfethano (1052),
Alfizano (1056) e Fezano (1176). …… … Il gruppo al-, sempre nel Medioevo, è sentito come articolo
o preposizione articolata e quindi separato dal toponimo. Nella pronuncia dialettale il toponimo è
o Fesàn con l’articolo”. (Paolo Emilio Faggioni, Una relazione del 1799 sul Fezzano)
Fin dal II secolo a.C. quando, vinti i Liguri, i Romani si spinsero a nord, il golfo, specialmente
nella parte occidentale, divenne luogo di insediamenti e ville signorili. In una relazione del parroco
del Fezzano del 1799, don Nicola Merani, si accenna a resti di manufatti romani, rinvenuti nella
zona dove attualmente si trova il campo sportivo. Nel 1920 questi resti furono “barbaramente
spazzati via a seguito dei lavori di sterro che la società Orlando (sicuramente un refuso, la società era
la Ansaldo, come lo stesso Faggioni scrive nella nota 1 a “Il Monastero di San Venerio dal Tino alle Grazie”)
fece eseguire nella piana del Fezzano (l’Artiglié) per costruirvi quel cantiere navale che troverà
invece successiva collocazione al Muggiano”. (Paolo Emilio Faggioni, op. cit.)
Ubaldo Mazzini, chiamato ad esaminare questi resti prima della loro distruzione, li attribuì a
magazzini annonari. Nella relazione del Parroco però si legge anche di resti di “bellissimi lastricati
di pezzetti di marmi di colori diversi e rari”, il che fa pensare piuttosto all’esistenza di una villa
signorile. E’ probabile che questi mosaici fossero stati ricoperti da sedimenti e per questo motivo
non furono visti dal Mazzini durante il suo esame. E’ perciò altrettanto probabile che tracce di
questi “bellissimi lastricati” siano ancora sepolte sotto la spianata del campo sportivo.
I Romani tracciarono la prima strada rivierasca che arrivando da Luni si congiungeva, nelle
vicinanze dell’attuale Pegazzano, con una mulattiera proveniente da Portovenere. Ancora nel
seicento esisteva questa strada che passava, al Fezzano, sotto un arco di case in località La Valletta.
Questa primitiva via di collegamento, tutta tracciata lungo il mare, cadde in disuso con l’apertura,
nel 1811, della “napoleonica” congiungente Spezia con Portovenere. Il primo tracciato della
mulattiera fu poi definitivamente interrotto dalla cava che Chiodo aprì, nella zona dove ora
vediamo la spiaggia e la Palazzina dell’aeroporto, durante la costruzione dell’Arsenale Militare e
della diga foranea.
Nella seconda metà del XIII secolo Fezzano esisteva ed era una “villa” appartenente al
Monastero del Tino, come quasi tutta la parte occidentale del Golfo. E’ probabile che le case di quel
periodo non si trovassero in riva al mare, per il pericolo costante di incursioni di pirati saraceni,
ma fossero nella parte alta, verso Carame.
A metà del quattrocento, a ridosso della punta che divide Fezzano da Cadimare, sorgeva una
grande villa, proprietà della famiglia genovese Cattaneo. Nell’archivio del Comune di Portovenere
si trova qualche traccia della presenza di questa famiglia: è citato un Marco Cattaneo che il 13
aprile 1451 viene eletto tra gli anziani della Comunità di Portovenere, un Petrus Franciscus
Cattaneo il 30 agosto 1500 viene nominato nel Magnifico Consiglio di Signori e infine un Giovan
Battista Cattaneo viene ricordato, in uno scritto del 3 settembre 1500, tra i maggiorenti del
Comune.
Questi Cattaneo erano quasi sicuramente fratelli maggiori di Simonetta, figlia di Gaspare e di
Caterina Violante Spinola, che forse nacque, secondo alcuni storici nel 1451, secondo altri nel 1453,
proprio nella villa del Fezzano:
Meraviglia di mie bellezze tenere
non prender già, ch’io nacqui in grembo a Venere
così scrive il Poliziano nelle “Stanze per la Giostra di Giuliano de’ Medici” facendo parlare in
prima persona Simonetta. Non dimentichiamo che il golfo della Spezia veniva anticamente
chiamato il Golfo di Venere poiché era chiuso da due promontori dedicati alla dea: da un lato a
Lerici il tempio a Venere Ericina, dall’altro, a Portovenere, un tempio su cui poi sorse la Chiesa di
San Pietro.
Sparsi per il mondo, esposti nei musei, si contano ben sei quadri raffiguranti il volto di
Simonetta ma un’analisi più puntuale merita la Nascita di Venere del Botticelli. Alcuni critici, non
tutti sono concordi, ravvisano alle spalle di Venere il golfo della Spezia, con i sette promontori che
ne caratterizzano la parte occidentale: la punta del Fezzano o Cattaneo, la punta di Panigaglia,
quella del Pezzino, delle Grazie, del Varignano, della Castagna e dell’isola Palmaria. E’ possibile
che Botticelli abbia conosciuto Fezzano e la villa Cattaneo, forse in occasione di un suo soggiorno a
Pisa nel 1474.
“A metà del Seicento …… la villa ebbe importanti ristrutturazioni. Il complesso era formato da
due parti, un gran parco loggiato nella parte superiore a cui si accedeva tramite un imponente
arco, e un edificio residenziale più in basso, non lontano dalla stradicciola che costeggiava il mare,
lungo il torrente Neto, con torre di difesa.” (Rachele Farina, Simonetta. Una donna alla corte dei
Medici)
Nelle antiche carte del Golfo la punta che divide Fezzano da Cadimare è chiamata punta
Cattaneo e ancora Viotte, quando all’inizio dell’ottocento i Francesi valutavano la possibilità di
costruire nella parte occidentale del golfo un Arsenale Militare, scriveva: Le due penisole di Cattaneo
e di Panigaglia presentano all’estremità aree non troppo elevate, che sembrano adatte all’impianto dei
principali edifici pubblici.
Dal 1440 al 1700 circa abbiamo pochi documenti sul Fezzano; in questa scarna documentazione
il paese viene definito come un paese povero, abitato prevalentemente da contadini che si
dedicavano alla coltivazione della vite e dell’ulivo, uniche possibilità per un terreno descritto come
argilloso e sassoso.
A metà circa del ‘700 il Golfo assunse un’importanza rilevante come scalo di velieri che
trasportavano grano dai porti della Maremma e altre merci anche da porti del Mediterraneo
orientale. Questo fece sì che le condizioni di vita diventassero più floride ma espose anche gli
abitanti ai contagi e alle pestilenze così frequenti in quel tempo.
L’attività degli abitanti mutò e da contadini si trasformarono quasi tutti in marinari. Tra il 1715 e
il 1729 venne eretta la Chiesa di San Giovanni Battista che, con una sentenza del 29 settembre 1739
divenuta esecutiva il 22 gennaio 1740, fu divisa dalla Parrocchia di Marola, cui era appartenuto
fino ad allora il paese, e fu promossa a Rettoria. La parrocchia divenne Arcipretura il 6 settembre
1792 e nel 1794 la Chiesa di San Giovanni si arricchì dell’organo ordinato a Genova all’organaro
Luigi Ciurlo.
Dal gennaio 1740 sono conservati nell’archivio della Parrocchia tutti gli atti di nascita, di
matrimonio e di morte degli abitanti. In questi atti leggiamo che la professione degli uomini è
prevalentemente marinaro o marittimo, pochi sono contadini, mentre le donne sono atte a casa o
filatrici. Sempre da questi atti viene fuori uno spaccato sulla qualità della vita: numerosissimi sono
i bambini che non raggiungono il primo anno di età o muoiono entro i dieci, in molti atti di
matrimonio tra giovani di poco più di vent’anni si legge che i genitori erano già deceduti.
Nel 1797 i Francesi, che, guidati da Napoleone, erano ormai padroni di quasi tutta l’Italia
settentrionale, sostituirono la Repubblica Aristocratica genovese con la Repubblica Democratica.
L’1 agosto 1797 fu varata la nuova Costituzione che divise il territorio della Repubblica in
Giurisdizioni e queste in Cantoni. Spezia era capoluogo della Giurisdizione del Golfo di Venere e
Porto Venere ne era un Cantone. E’ in questa occasione che Porto Venere perse i borghi di
Cadimare e Marola, che fino ad allora avevano fatto parte del suo territorio. Il confine con Spezia,
fino a quel momento segnato dal canale dell’Acquasanta, divenne il canale del Neto.
L’articolo 181 di questa Costituzione recita: Ciascun cantone è diviso in tanti Comuni quante sono le
Parrocchie che contiene, senza però che le Città e Borghi che comprendono più Parrocchie possano formare
più di un Comune. “In ogni Comune era prevista una «Municipalità» composta di almeno tre
membri per la sua amministrazione”. (Paolo Emilio Faggioni, Il Monastero di San Venerio dal Tino
alle Grazie). Il Cantone di Porto Venere venne diviso nei tre comuni di Porto Venere, Panigaglia e
Fezzano, le tre Parrocchie esistenti nel territorio.
Fezzano divenne quindi Comune con la Costituzione del 1797, fu introdotta nei documenti la
lingua francese che ha lasciato tracce tuttora presenti nel dialetto. Nel 1805 Napoleone, imperatore
di Francia e re d’Italia, decretò l’annessione della regione Liguria alla Francia e il territorio venne
diviso in tre Compartimenti: Montenotte con capoluogo Savona, Genova, degli Appennini con
capoluogo Chiavari. Il Prefetto Rolland, Prefetto del Dipartimento degli Appennini, firmò molte
delle Instruzioni inviate al sig. Maire di Fezzano, Istruzioni, oggi diremmo Circolari, sulla maniera di
conservare i Bollettini delle leggi, sulla salute pubblica, sulla coscrizione di giovani oltre a richieste
di censimento dei proprietari di vigne o delle Guardie Forestali e Campestri.
Dopo l’annessione al Regno di Piemonte e Sardegna e la successiva unificazione dell’Italia,
Fezzano ebbe un nuovo sviluppo quando il maggiore del Genio Domenico Chiodo presentò il
progetto per la costruzione dell’Arsenale Militare nella zona di San Vito. Il progetto divenne legge
dello Stato il 13 luglio 1861 e alla fine del 1862 iniziarono i lavori di sterro, gli scavi subacquei e
una parte delle opere in muratura. Chiodo “fece indilatamente construrre nella spiaggia del Fezzano un
piccolo Cantiere con scali d’alaggio in legno ed annesse officine, sufficienti alle riparazioni ed ai
miglioramenti che abbisognano agli scafi di ferro ed ai meccanismi dei cavafango e dei trasportatori ………”
In questo cantiere “alla fine del 1863 il personale … componevasi di 210 individui, macchinisti compresi,
tutti italiani……”. (Calderai, Della vita e delle opere del Commendatore Domenico Chiodo Maggiore
Generale del Genio)
Terminata la costruzione dell’Arsenale Militare il paese si ingrandì: molti degli operai venuti da
Genova, dalla Lunigiana e dalla Val di Vara per lavorare alla costruzione dell’Arsenale, vi
rimasero come lavoratori e stabilirono la loro residenza prevalentemente nel quartiere Umberto I,
appositamente costruito per loro e le loro famiglie alla Spezia, ma anche nei paesi limitrofi,
compreso Fezzano.
Il 15 settembre 1910 si stabilirono al Fezzano, provenienti da Cavi di Lavagna, due famiglie
russe, gli Amfiteatrof e i Tchernoff. Queste famiglie facevano parte del gruppo di fuoriusciti russi,
invisi al regime zarista, che, dopo le manifestazioni popolari di protesta represse nel sangue dallo
zar Nicola II, manifestazioni che avevano fatto seguito alla domenica di sangue del 22 gennaio 1905 a
San Pietroburgo, si erano rifugiati in Italia andando a stabilirsi a Cavi di Lavagna.
L’arrivo di queste famiglie nel golfo della Spezia, proprio nel cuore della più importante base
navale militare di allora, suscitò molto allarme nella polizia italiana tanto che il 12 agosto 1912 lo
Stato Maggiore della Marina esprimeva in un rapporto riservato forti preoccupazioni per la
sicurezza della base. In realtà quelle famiglie, sebbene fuggite dalla loro patria perché
professavano idee socialiste, non cercavano di allacciare rapporti con i socialisti italiani ma
conducevano una vita appartata e riservata, preoccupati prima di tutto di sfuggire agli agenti
zaristi spediti sulle loro tracce dai servizi segreti russi. La comunità “rispondeva collettivamente di
tutti i debiti contratti con la popolazione italiana e coltivava accuratamente la propria separatezza
dall’ambiente circostante”. (Tamborra, Esuli Russi in Italia dal 1905 al 1917)
Gli Amfiteatrof, con a capo Aleksandr, scrittore e giornalista conosciuto, avevano preso
residenza nella villa Buriassi, sulla punta che divide Fezzano da Panigaglia, oggi villa Pastorino.
L’altra famiglia, con a capo lo scrittore Viktor Tchernoff, conosciuto come socialista rivoluzionario,
si era insediata a villa Parodi, oggi villa Faggioni, a ridosso della punta che divide Fezzano da
Cadimare.
Come testimoniano foto dell’epoca il paese basso era diviso in tre nuclei principali: la palazzata,
la Valletta e un gruppo di case intorno alla Chiesa; un quarto nucleo si trovava nella zona alta,
Carame e Alloria.Il fronte a mare era costituito da una lunga spiaggia che dalla cava impiantata da
Chiodo arrivava fino alla Valletta. Alla fine dell’ottocento vennero costruiti i tre palazzi
immediatamente adiacenti la palazzata; davanti all’ultimo di questi palazzi, quello all’angolo con
via Paita, dalla spiaggia si protendeva sul mare un pontile in legno su palafitte al quale
ormeggiavano i velieri.
La Valletta rimaneva ancora uno spazio isolato. Le sue case erano direttamente sul mare e, dove
attualmente sono gli uffici e il Circolo della Marina del Fezzano si apriva un piccolo porto a forma
di Ω chiamato “porto Peocio”.
Questa situazione, spiaggia con pontile in legno, rimase inalterata fino all’inizio degli anni ‘20
quando venne fatto un primo banchinamento; il pontile, con un tratto iniziale in pietra, venne
spostato nella posizione in cui si trova tutt’ora (a fianco dell’attuale pineta) e aveva ancora un
prolungamento in legno su palafitte. A questo pontile attraccavano i vaporetti che erano il mezzo
più usato dagli abitanti per recarsi alla Spezia. Inizialmente questi battelli erano di proprietà di una
cooperativa di Lerici, cooperativa fondata da operai del cantiere del Muggiano e dell’Arsenale. Gli
operai stessi avevano costruito tre imbarcazioni, Unione Operaia, Alleanza e Regina d’Italia e le
avevano destinate al trasporto passeggeri. Questa cooperativa entrò presto in competizione con
una nuova società, l’Esperia, che utilizzava un vaporetto proveniente da Venezia. Dopo qualche
tempo, costellato da scaramucce e dispetti tra le due società che attraccavano allo stesso pontile, il
servizio per Spezia rimase appannaggio della sola Esperia.
Sempre negli anni ’20 vennero costruite altre case intorno alla Chiesa e l’edificio delle scuole. In
questi anni l’attività principale degli abitanti rimase quella di andar per mare anche se cominciava
a prender campo il lavoro di operai nell’Arsenale Militare. Un’attività nella quale molti abitanti si
specializzarono fu quella di palombaro. Negli anni venti nacque a Fezzano la “Cooperativa dei
palombari smobilitati” della quale facevano parte uomini del Fezzano, di Marola e delle Grazie.
Questa cooperativa non solo operava nel recupero di navi affondate ma anche nella raccolta dei
tartufi e dei datteri. Il passatempo principale degli abitanti del Fezzano, se non l’unico, era la pesca
cui si dedicavano dal pontile o con piccole imbarcazioni, gozzette e ciatini.
La seconda guerra mondiale fu molto dura, gli abitanti patirono la fame e furono coinvolti nei
numerosi e frequenti bombardamenti cui era sottoposta la città della Spezia con la sua base
militare. Nel 1941/42 la ditta Mazzucchello, una ditta che aveva sede legale a Genova e si avvaleva
di operai di Brescia, costruì, con accesso in via Paita, i rifugi antiaerei. Qui correva la popolazione
quando le sirene avvisavano di una incursione aerea. Nel solo mese di maggio del 1944 si
contarono ben 73 allarmi per un totale di 88 ore. Il 1944 fu l’anno in cui il paese subì gli attacchi più
pesanti: stretto tra l’Arsenale militare, l’aeroporto di Cadimare e la polveriera di Panigaglia, tutti
obiettivi delle incursioni aeree, Fezzano ebbe numerosi feriti a causa dei bombardamenti.
Nell’immediato dopoguerra alcuni abitanti del posto diedero vita ad una “Cooperativa di
lavoratori del mare” formata prevalentemente da palombari che operarono nel recupero dei
diversi relitti che la guerra aveva lasciato nel golfo. Molti di questi palombari lavorarono poi in
tutto il Mediterraneo e anche in Atlantico e nel Mar Nero sempre per recuperare relitti.
Terminata la guerra, negli anni immediatamente successivi e per tutti gli anni ’60 il paese subì
profondi mutamenti: venne costruito il campo sportivo, ricoprendo e livellando una zona,
leggermente inclinata dalla strada verso il mare, dove erano orti, un vecchio pozzo e residui di
muri di quella villa romana di cui si parla nella relazione del parroco del 1799; vennero costruiti i
tre palazzi che si trovano tra il campo sportivo e il mare (per primo quello verso la palazzata, poi
quello verso la Valletta e per ultimo quello centrale); venne interrata una buona parte di mare e
costruiti la pineta e i giardini.
Alla Valletta venne interrato porto Peocio e divenne un cantiere di demolizioni davanti al quale
sostarono a lungo navi in disarmo quando scoppiò la crisi dei noli. Attualmente quella zona è
occupata dalla Marina del Fezzano che ospita, su pontili galleggianti, barche di grandi dimensioni.
Baia di Panigaglia
Panigaglia era fino alla fine del ‘700 un minuscolo borgo a sé stante, abitato da contadini che
coltivavano il terreno pianeggiante in riva al mare e curavano gli ulivi della collina. In antiche carte
la punta che divide il seno del Fezzano da quello di Panigaglia viene chiamata Punta Sant’Andrea.
Almeno dal 1200 esisteva a Panigaglia una cappella intitolata a Sant’Andrea, divenuta poi
Parrocchia, e dal 1600 anche un oratorio dedicato a SantAnna. Nel 1584 il Visitatore apostolico
scrive che la Chiesa di Sant’Andrea di Panigaglia sorge “in littore mari et in loco maxime
supposito periculis et incursionibus Turcarum”. Scrive anche che nella Chiesa, per il pericolo delle
incursioni degli infedeli, non è custodito il S.mo Sacramento e che la Canonica è diroccata,
devastata e resa inabitabile dalle incursioni dei Turchi per cui il Rettore non vi può abitare ma
abita in luogo distante.
Il pericolo dei pirati saraceni, Turchi, come li chiamava genericamente la popolazione, fu
costante fino all’inizio del Settecento e “le popolazioni del Golfo cercavano di allontanare dalle
spiagge le loro abitazioni; così, nella parte occidentale, gli abitanti di Marola e Cadimare
tendevano verso il Mattone, quelli del Fezzano e Panigaglia verso Carame, quelli di Ria verso i
Bondoni”. (Paolo Emilio Faggioni, Il Monastero di San Venerio dal Tino alle Grazie)
Nel 1790 il Parroco di Sant’Andrea, don Veschi, risponde ad una circolare del Vescovo con la
quale si chiedevano informazioni sulla realtà ed i problemi locali. Come scrive lo stesso Faggioni
nella nota 186 all’opera citata, “la Parrocchia di Panigaglia andava dalla punta del Fezzano alle
mura di Porto Venere”. La relazione del Parroco si sofferma sulla presenza nel Seno di Ria di
monaci Olivetani sul cui comportamento “si rileva esser pocca l’esemplarità”.
Con la Costituzione del 1797 Panigaglia diventa Comune e vengono eletti i cinque cittadini che
comporranno la Municipalità del Comune di Panigaglia. Il primo atto dei Municipali è la richiesta
al “Cittadino Abbate de Monaci Olivetani” perché apra nel Monastero “una scuola pubblica, onde
i ragazzi possano imparare a leggere, e scrivere, l’aritmetica, e la costituz.e”. I cinque Municipali
prendono anche in considerazione la possibilità di trasferire la Chiesa Parrocchiale di Sant’Andrea
di Panigaglia nella Chiesa dei Monaci Olivetani delle Grazie, questo perché “la chiesa parrocchiale
di Sant’Andrea di Panigaglia si rivelava sempre più solitaria e lontana dalla popolazione che si era
andata aggregando nel seno delle Grazie”. (Paolo Emilio Faggioni, op. cit.)
Il 19 ottobre 1798 il Consiglio dei Sessanta, Governo della Repubblica, approvò la legge sulla
Chiusura dei piccoli conventi e don Veschi, il 3 novembre scrisse ai cittadini Municipali chiedendo
che venisse trasferita la sede parrocchiale nella Chiesa delle Grazie e a lui fosse dato un alloggio
nel convento. I Municipali trasmisero la richiesta al Consiglio dei Sessanta ma non ottennero una
immediata risposta.
“Ma la Repubblica Ligure, oppressa dalla presenza francese, è tormentata da crisi profonda
economica e politica e il Golfo di Venere e la Lunigiana, zone di confine, sono insicure per la
serpeggiante rivolta contadina contro le idee giacopine”. (Paolo Emilio Faggioni, op. cit.) Con una
legge del 3 dicembre 1798 il Direttorio Esecutivo era stato autorizzato ad espellere i cittadini
nazionali e gli stranieri ”sospetti di trame” e aveva messo in atto una serie di iniziative volte a
preservare “la tranquillità del Popolo” e la “salvezza della Repubblica”.
“E’ in questa ottica che vanno inquadrate le misure prese dalle autorità governative e dal
generale di brigata francese Miollis … per far sgombrare il monastero delle Grazie da persone
politicamente sospette come si presumeva potessero essere gli Olivetani”. (Paolo Emilio Faggioni,
op. cit.) Non dimentichiamo che da sempre i monaci Olivetani, giunti in Liguria nel 1388 e che con
bolla del 2 maggio 1432 di Eugenio IV erano succeduti ai benedettini nel Monastero del Tino, di cui
presero possesso nel giugno del 1436, erano visti con sospetto dalle gerarchie Ecclesiastiche,
essendo stati in origine filo-pisani, cioè filo-imperiali.
La Municipalità di Panigaglia approfittò della decisione di far sgombrare il Monastero delle
Grazie per avanzare nuovamente la richiesta di trasferire la sede parrocchiale e questa volta venne
rapidamente accontentata. Già la vigilia di Natale del 1798 la Municipalità scriveva al Parroco di
trasferirsi alle Grazie e di portarvi “il Venerabile”. “L’importante, si raccomandava, era far presto;
forse si temeva un ripensamento da parte del Miollis; le funzioni natalizie vennero così, per la
prima volta, celebrate dal Parroco di Panigaglia nella olivetana Chiesa di Ria”. (Paolo Emilio
Faggioni, op. cit.)
La Chiesa di Sant’Andrea di Panigaglia venne quindi abbandonata e il piccolo borgo cessò
lentamente di esistere.
Nel 1804 una squadra della US Navy, composta da dieci cannoniere, attraversò l’Atlantico per
proteggere le navi mercantili americane che erano prede usuali dei corsari che ancora battevano il
Mediterraneo. Attraversato lo stretto di Gibilterra la squadra americana attaccò nottetempo il
porto di Tripoli che era un abituale rifugio delle flotte corsare. La guerra contro questi pirati
proseguì ancora per alcuni anni cosicché il governo americano si trovò costretto a cercare una base
di ancoraggio e di rifornimento per una task force da dislocare stabilmente nel Mediterraneo.
La scelta cadde sul golfo della Spezia e, dopo trattative con il Regno di Sardegna, il commodoro
S.H. Stringham riferì di avere ottenuto dal governo di Torino il permesso di disporre “non solo del
seno di Panigaglia, ma anche degli altri, sulla costa occidentale del golfo, dalla Polla di Fezzano
fino alle Grazie e all’entrata della Castagna, che sono al riparo dai venti e dal mare, hanno
sufficiente profondità d’acqua e largheggiano abbastanza per contenere una numerosa squadra”.
“Questo accadeva nel 1852 e per una decina d’anni gli americani costruirono moli, depositi,
quartieri e anche un cimitero per i loro compagni morti” (Magnani, Garibaldi, il mancato eroe dei tre
mondi), cimitero che gli abitanti del posto chiamavano “il camposanto dei genchi” storpiando la
parola yankee. Quando il 12 aprile 1861 ebbe inizio la Guerra di secessione americana, ci furono
baruffe tra “nordisti” e “sudisti” anche nella baia di Panigaglia, finché non intervennero i
carabinieri a ristabilire l’ordine.
Durante la guerra di secessione, quando le cose per i nordisti si stavano mettendo male, Lincoln
decise di lanciare un appello a Garibaldi perché combattesse al loro fianco; ci furono trattative con
il Re di Sardegna e Garibaldi fu lasciato libero di varcare l’oceano. Ma il generale pose delle
condizioni, una di queste era che venisse dichiarata l’abolizione della schiavitù e questo raffreddò
gli entusiasmi del governo americano che non aveva questa abolizione in programma.
Quando Garibaldi, ferito, venne rinchiuso nel forte del Varignano, gli Americani decisero di
riprendere le trattative per arruolare “l’eroe dei due mondi” ma ancora una volta le trattative si
arenarono.
Dopo alcuni anni gli Americani abbandonarono Panigaglia, sfrattati dalle nostre spiagge per far
posto alle costruzioni dell’Arsenale Militare. Quando nel 1929 inviarono nel golfo il capitano di
vascello Smith Holmes per ricercare il cimitero abbandonato, questi trovò una polveriera al posto
del cimitero e poche lapidi sbreccate conservate nella chiesetta abbandonata di Sant’Andrea.
Da allora Panigaglia è stata sede di una polveriera, di un piccolo cantiere navale e luogo di
balneazione per gli abitanti del Fezzano.
Quando negli anni ’60 la Snam presentò il progetto per lo stabilimento che ha poi costruito nella
baia, ci furono molte proteste, sia da parte di cittadini che da parte di associazioni quali Italia
Nostra. Negli Atti del Convegno “La costa ligure dalla Magra alle Cinque Terre a Sestri Levante”
organizzato a Porto Venere il 12 e 13 marzo 1966 dalla sezione della Spezia di Italia Nostra,
troviamo uno scritto del Prof. Paolo Emilio Faggioni dal quale trascriviamo :
“…… mentre localmente le posizioni non cambiano, scendono in campo (in appoggio al progetto
della Snam) persino i rotocalchi più diffusi. Sul settimanale Tempo, in un articolo significativamente
intitolato «Il golfo dei poeti non è in pericolo» …. si fa della grossolana ironia su Panigaglia
«squallida fetta di terra quasi disabitata» dal «suolo acquitrinoso», comunemente definita dagli
indigeni «costa maledetta» e si esalta, di contro, l’ENI e i suoi sostenitori.”
Come è scritto nel “Piano guida orientativo” del Fronte a Mare del Fezzano, gli indigeni, che
hanno sempre apprezzato e amato molto la Baia di Panigaglia, sperano di riconquistare almeno
una parte di questa costa maledetta.
Gabriella Reboa
Fezzano 16 marzo 2007