pdf - Fondazione Internazionale Menarini
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n° 359 - marzo 2013 © Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie Direttore Responsabile Lorenzo Gualtieri - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via W. Tobagi, 8 - 20068 Peschiera Borromeo (MI) - www.fondazione-menarini.it La bohéme di Jonas Netter Grazie alla passione di un personaggio quasi sconosciuto, molti capolavori del primo Novecento sono giunti fino a noi a testimoniare il clima di Montparnasse “Queste opere non sono state mostrate al pubblico da più di settant’anni, e oggi ricompaiono come per magia, come uscite da un altro mondo”; così Marc Restellini, Direttore della Pinacothéque de Paris e curatore della mostra Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti. La collezione Netter, presenta la straordinaria esposizione che si tiene a Milano, presso il Palazzo Reale, fino all’8 settembre prossimo. Il percorso espositivo, articolato in sei sezioni, mette a confronto i capolavori acquistati nell’arco di tutta la vita da Jonas Netter, un alsaziano che si era trasferito a Parigi agli inizi del secolo scorso, e che coltivò la passione per l’arte, scegliendo con talento sicuro di collezionista fra gli artisti meno noti, le cui opere erano alla portata delle sue finanze. Grazie ai contatti con il mercante d’arte e poeta Léopold Zborowski, Netter conobbe Modigliani, Soutine, Utrillo, Valadon, Kisling e altri pittori, che sostenne acquistando numerosi loro lavori. Ma il suo prediletto rimase sempre Modigliani, per il quale Netter sviluppò una sorta di ossessione: quando Modigliani fu costretto a trasferirsi in Costa Azzurra dove sperava di recuperare una salute ormai minata dalla tisi e dagli eccessi, Netter gli comprò un numero di dipinti sufficiente a permettergli di affrontare il viaggio e il soggiorno. Alla fine degli anni Venti, la collezione di Netter comprendeva oltre quaranta opere di Modigliani, nonostante amici e colleghi cercassero di dissuaderlo dalla sua maniacale ricerca nei confronti di un artista all’epoca ancora misconosciuto, e i cui nudi erano bollati come “porcherie”. In oltre 120 opere la mostra milanese ricostruisce l’ambiente artistico di Montparnasse all’inizio del Novecento, incentrandosi proprio sulla figura di Modigliani, che era arrivato a Parigi nel 1906, convinto che quello fosse il luogo adatto per “salvare il suo sogno”. Modigliani si stabilì a Montparnasse, che in quegli anni stava subentrando a Montmartre come quartiere degli artisti: pittori, ma anche scrittori come Hemingway e Miller, intellettuali come Jarry e Cocteau, rifugiati politici come Lenin e Trockij, davano vita nelle bettole del quartiere ad accese discussioni di arte e politica che sfociavano spesso in vere e proprie risse, complice l’alcool che circolava in abbondanza, spesso accompagnato dall’oppio. Le difficoltà nell’affermazione del proprio talento, le condizioni di vita spesso ai limiti della sopravvivenza, non distoglievano quelli artisti - che poi verranno definiti bohémiens - dalla convinzione di stare ponendo in atto una rivoluzione nel campo dell’arte e della letteratura dalla quale non si sarebbe più potuto prescindere. Scrive Marc Restellini: «Questi spiriti tormentati si esprimono in una pittura che si nutre di disperazione. In definitiva, la loro arte non è polacca, bulgara, russa, italiana o francese, ma assolutamente originale; semplicemente, è a Parigi che tutti hanno trovato i mezzi espressivi che meglio traducevano la visione, la sensualità e i sogni propri a ciascuno di loro». Mentre le innovazioni dell’Impressionismo si erano comunque fermate sulla soglia del naturalismo senza var- Amedeo Modigliani: Ritratto di Zborowski © Pinacothèque de Paris /Fabrice Gousset pag. 2 André Derain: Le grandi bagnanti © Pinacothèque de Paris /Fabrice Gousset © André Derain by SIAE 2013 carla, con i lavori di Modigliani, Soutine, Utrillo, l’arte diventa autonoma dal soggetto rappresentato, portando con sé il ribaltamento di tutti i canoni seguiti fino a quel momento. Di Modigliani, Netter ammirava l’originalità creativa e soprattutto l’eleganza dei suoi ritratti femminili dai lineamenti stilizzati, come il Ritratto di ragazza dai capelli rossi, in cui raffigurò la sua compagna Jeanne Hébuterne. Alla collezione appartiene anche il Ritratto di Zborowski, che Netter si aggiudicò in virtù del contratto per cui con 500 franchi al mese aveva il diritto di prelazione su tutte le opere di Modigliani, permettendo a Zborowski di vendere solo quelle che non gli interessavano. Il lungo e solido legame di amicizia con Modigliani permise a Netter di conoscere Soutine, un artista che apprezzò molto e di cui acquistò un numero considerevole di tele: ne sono presenti in mostra oltre venti. Netter si appassionò ai quadri del cosiddetto “periodo bianco” di Utrillo, in cui prevalgono le tinte chiare, ottenute mescolando il gesso con la biacca: vedute delle vie in salita di Montmartre, piazzette solitarie e malinconiche, alberi spogli. Netter acquistò una dozzina di opere di Utrillo, Chaïm Soutine: La pazza © Pinacothèque de Paris /Fabrice Gousset © Chaïm Soutine by SIAE 2013 nato dalla pittrice Suzanne Valadon e devastato dall’acolismo fino dall’adolescenza; anche opere della Valadon, artista di talento ma di scarsa fortuna, entrarono a far parte della collezione. Numerosi altri sono i nomi divenuti poi celebri che vi figurano, tra i quali quelli di Vlaminck e Derain: il suo dipinto Le grandi bagnanti è considerato opera capitale di uno tra i protagonisti della cosiddetta “prima scuola di Parigi”, l’insieme di personalità e movimenti che animarono Montparnasse negli anni Venti. In controtendenza rispetto ai critici del suo tempo e ai gusti del mercato, Netter scelse seguendo solo il proprio intuito, con grande coAmedeo Modigliani: Ritratto di ragazza raggio e spesso disinteresdai capelli rossi (Jeanne Hébuterne) © Pinacothèque de Paris satamente. Alla sua morte la collezione passò ai figli, ed è grazie a uno di loro, Gérard, che finalmente giunge agli occhi del pubblico dopo tanto tempo. federico poletti