CHIGIANA - UNICO SETT. 2009

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CHIGIANA - UNICO SETT. 2009
CHIGIANA - UNICO SETT. 2009
23-06-2009
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catafalco, si china a premere un pulsante: il vetro si apre lentamente e sale in superficie un cadavere vestito correttamente di blu, calzini grigi, scarpe nere, camicia bianca, cravatta porpora; la pelle
del viso, lucidata a marmo, è di un colore azzurrino. Miscin gli si
avvicina e tenendo le mani sul bordo mette un ginocchio a terra e
china la testa, come se pregasse)
Piccolo grande padre, concedimi il tuo perdono per il ritardo. Io
conosco il tuo pensiero al riguardo, però, per questa volta chiedo un
piccolo compromesso alla tua inflessibilità... Ah, la sciabola della
tua inflessibilità, gli occhi di ghiaccio della tua inflessibilità! Eh! Ce
ne vorrebbe al giorno d’oggi! Senza esagerare naturalmente, in
fondo basterebbe che pronunciassero più spesso il tuo nome, magari
di notte, all’improvviso, con degli altoparlanti, la disciplina tornerebbe come per incanto, non dico il terrore no, non sono un estremista,
per quanto... un terrore storico, sereno... ammorbidito dalla nostalgia... (si alza in piedi). Ah se tu tornassi! Certo non so come ti troveresti, il mondo è molto cambiato sai... a dire la verità stiamo marciando come gamberi, e le bandiere sono in coda... A proposito del
mio ritardo: dovevo venire lunedì dell’altra settimana, le date dei
nostri incontri sono stampate qui dentro, nella testa... Le code, mio
venerato amico, ecco cosa è stato! Le code per il pane, le patate, lo
strutto… lo zucchero... la spazzola per il cesso... che se tu tornassi
avresti l’impressione di essere ancora là, tanti anni indietro, gli stessi
problemi, i contadini che non consegnano il grano, le fabbriche
ferme... eh già, proprio così... (va al tavolo, riempie di nuovo il bicchiere di birra e vodka, lo beve tutto di un fiato) E sai perché ho
dovuto farle io le code: Irina mi ha cacciato di casa. Di nuovo, già.
Adesso non ho voglia di parlartene... Allora: come andiamo? ...Ti
trovo bene, davvero. Bel colorito... (lo tocca in vari punti) devi solo
stare attento alla barba e a quei quattro peli che ti sono rimasti sulla
testa. Miscin te li sistemerà, ho portato una colla rivoluzionaria, a
base di glicidi e saccarina, roba americana. Me la sono fatta comprare a Berlino. (ha preso da una tasca un paio di guanti di
gomma, li infila sulle mani) Venticinque dollari. Mi spetterebbe il
rimborso; sai cosa risponderebbero all’Amministrazione? Che non
hanno fondi! Mah! Dove stiamo andando? Per questo non vedevo
l’ora di venire. Qui si sta bene, c’è silenzio, una grande pace (si
mette in ascolto in silenzio) Là fuori invece... Te lo ricordi l’Hotel
Internazional? La scalinata dell’ingresso? Sono passato a mezzogiorno: c’erano nove prostitute, ti ricordi sì cosa sono le prostitute? Beh,
fameliche! Come? Se erano belle? Beh sì, la gonna con lo spacco, o
tanto corta che gli vedevi le mutande, calze di seta, scarpe di lusso
col tacco alto, la pelliccia aperta per mostrare le tette... Alcune giovanissime. È il progresso. Tra vent’anni potremo sposare delle neo-