le indagini archeologiche all`interno dell`ospedale di santa maria
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le indagini archeologiche all`interno dell`ospedale di santa maria
LE INDAGINI ARCHEOLOGICHE ALL’INTERNO DELL’OSPEDALE DI SANTA MARIA DELLA SCALA A SIENA In questo volume, frutto del lavoro di dottorato di Federico Cantini, sono presentati i risultati dell’elaborazione dei dati emersi con l’indagine stratigrafica effettuata in quella parte della città di Siena che, dal X secolo d.C., iniziò ad essere occupata dall’Ospedale di Santa Maria della Scala (Figg. 1-3), relativamente alle fasi comprese fra il tardo antico e i secoli centrali del medioevo. Lo scavo ha dato la possibilità di ricostruire i profondi processi di trasformazione che hanno radicalmente mutato il tessuto insediativo di questa parte della città per quel lungo periodo che le fonti scritte lasciavano sostanzialmente in ombra, portando un contributo sostanziale alla ricostruzione del paesaggio urbano senese. La direzione scientifica della ricerca archeologica sull’intero complesso del Santa Maria della Scala è stata affidata dall’Amministrazione Comunale di Siena e dalla Direzione dell’Ospedale, in accordo con la Soprintenza Archeologica della Tosca- na, a chi scrive e al Prof. Daniele Manacorda, ed ha previsto la presenza sul cantiere di una numerosa équipe, coordinta per due anni, a partire dal 1998, dalla Prof.ssa Alessandra Molinari e dal Prof. Emanuele Papi, capace di affrontare i diversi fronti dell’indagine, dallo scavo archeologico, all’analisi stratigrafica degli elevati, allo studio antropologico e paleoambientale, nel quadro dell’impegnativo intervento di restauro e di conversione dell’antica istituzione assistenziale in polo museale polivalente, di dimensioni e di rilevanza eccezionali nel contesto nazionale, di cui il progetto e la direzione dei lavori sono stati affidati dalla stessa Amministrazione all’Arch. Prof. Guido Canali. Al momento dell’elaborazione del contributo di Cantini erano stati indagati 44 ambienti, con gradi e modalità differenti: dallo scavo integrale dei depositi archeologici, alla semplice documentazione di ciò che i lavori di “recupero” dell’edificio portano di giorno in giorno alla luce. Fig. 1 – L’ospedale di Santa Maria della Scala a Siena. 11 © 2005 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Fig. 2 – L’ospedale di Santa Maria della Scala e il duomo di Siena Fig. 3 – Localizzazione dell’ospedale di Santa Maria della Scala nella città di Siena. 12 © 2005 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Le stratigrafie oggetto di questo lavoro, cioè quelle che conservavano depositi databili tra il VI e il XII secolo d.C.1, in buona misura cronologicamente precedenti il primo impianto dell’Ospedale, sono pertinenti a 12 ambienti (area 2000, 3000, 4000, 6000, 10000, 13000, 17000, 18000, 29000, 39000, 73000, 891000) collocati su tre livelli corrispondenti a tre ampi gradoni tagliati nel versante meridionale della collina sulla cui sommità sorge il duomo di Siena (Figg. 4-6). Lo scavo delle singole aree è stato portato a temine da numerosi reponsabili, oltre che dallo stesso Cantini, da Maddalena Belli, Iacopo Bruttini, Stefano Camporeale, Francesca Corradini, Luisa Dallai, Francesca Grassi, Arianna Luna, Lorenzo Marasco, Laura Motta, Alessandra Pais, Silvia Pallecchi, Antonio Pizzo e Chiara Saffioti. Le tavole di periodo e fase che illustrano la sequenza stratigrafica sono state invece realizzate da Laura Rossi, che, nel quadro delle innovative attività di informatica applicate all’archeologia che si stanno sviluppando all’interno del LIAAM, ha realizzato la piattaforma GIS dello scavo dell’ospedale sotto la guida del Prof. Marco Valenti, utilizzando mezzi e risorse del progetto “Paesaggi Medievali” della Fondazione Monte dei Paschi di Siena. Il testo è suddiviso in tre parti: nella prima si ripercorrono sinteticamente le vicende dell’intero organismo urbano senese, di cui l’area dell’ospedale è parte integrante, a partire dall’età romana per giungere fino all’XI secolo d.C. seguendo una vasta ma eterogenea letteratura; segue poi l’illustrazione del quadro offerto dallo studio della stratificazione archeologica, dei materiali ceramici, metallici, vitrei e delle monete; infine si è cercato di mettere a confronto il “modello” urbano di Siena con quello rurale del vicino villaggio di Montarrenti2, al fine di individuare analogie e differenze nelle dinamiche insediative della Toscana meridionale in epoca altomedievale. Si tratta di una ricerca che, insieme al recente intervento archeologico condotto sotto la Cattedrale3, colma, almeno parzialmente, il divario che esisteva fra Siena e quelle città dove la pratica dell’archeologia urbana, ha portato innovativi dati per la storia della città, significativi proprio per quei secoli di “crisi”, generalmente “compressi” anche fisicamente, fra i monumentali resti della città antica e quelli della città “romanica”. I risultati acquisiti, e presentati in questa sede insieme a quelli che si vanno elaborando per le fasi antiche e bassomedioevali, dimostrano come il faticoso, ma indispensabile impegno nel trovare un coordinamento fra gli interventi di restauro e di “riuso” dei monumenti e quelli archeologici sia fondamentale non solo per la salvaguardia delle informazioni essenziali per riscrivere le vicende delle trasformazioni urbane, ma soprattutto per orientare, “flettere” e ottimizzare il progetto di restauro, sulla base delle nuove conoscenze che si vanno a raccogliere con l’avanzamento dei lavori. E non soltanto sui deposti archeologici, ma anche sugli elevati: la straordinaria attività di analisi stratigrafica delle strutture dell’Ospedale del Santa Maria della Scala, portata avanti da Fabio Gabrielli e ben integrata con il lavoro di documentazione archeologica, è stata, e sarà ancora di più nei prossimi anni, in grado di orientare le scelte progettuali dei restauratori, come già sino da ora è possibile verificare. La stessa costruzione del museo della città che troverà spazio proprio dentro l’antica struttura ospedaliera, si alimenterà dal profondo processo conoscitivo che si è sviluppato al suo interno. Processo conoscitivo che ha trovato un motore instancabile non solo negli archeologi, ma anche fra gli storici medievisti dell’Università di Siena: Gabriella Piccinni ha rilanciato con entusiasmo il centro interdipartimentale per la storia dell’ospedale, all’interno del quale i ricercatori di diverse aree disciplinari si confrontano, con la sua infaticabile guida, e stanno producendo già un vasto lavoro di pubblicazione di elaborati che hanno le loro radici nel non meno impegnativo lavoro di scavo sulle fonti scritte, in una feconda dialettica con gli storici della cultura materiale. L’impegno di ricerca e di progettazione dell’Università ha trovato poi nel lavoro sul Santa Maria un terreno di forte dialogo con l’Amministrazione comunale e con la Direzione dell’Ospedale, cui va il grande merito di avere promosso e stimolato l’avvio delle indagini archeologiche sino dal lontano 1988, perché si potesse avere un idea del potenziale informativo del sito nel momento in cui si dava avvio alla progettazione esecutiva per la conservazione ed il riuso del grande complesso monumentale del Santa Maria. Senza il dialogo costante con l’amministrazione comunale guidata prima da Pierluigi Piccini e poi da Maurizio Cenni, con l’antico Rettore dell’Ospedale Prof. Omar Calabrese e l’attuale Prof.ssa Anna Carli, senza la collaborazione dell’Ing. Tatiana Campioni e dell’Ing. Francesco Canali e dell’assessorato all’urbanistica, il nostro lavoro non sarebbe stato possibile e non sarebbe possibile neppure il lavoro che va proseguendo sia sulle strutture oggetto dei nuovi e numerosi interventi di 1. Solo per alcune classi ceramiche saranno presi in considerazione contesti che si spingono fino al XIII secolo d.C. 2. Cfr. CANTINI 2003a. 3. Cfr. CAUSARANO , F RANCOVICH, VALENTI 2003. 13 © 2005 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Figg. 4-5 – 4. Le aree indagate al primo livello; 5. Le aree indagate al secondo livello. 14 © 2005 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Fig. 6 – Le aree indagate al terzo livello. recupero sia sui dati e sui materiali raccolti negli anni passati: per quanto concerne il lavoro sulle fasi medievali dell’area urbana e del monumento stesso sono impegnati numerosi studenti e borsisti dell’area di archeologia medievale. Ed i risultati acquisiti, integrati con quelli elaborati dagli storici, saranno oggetto di pubblicazioni scientifiche come di produzioni multimediali destinati ad un largo pubblico e allo stesso tempo andranno a costituire la base di un grande archivio informatizzato, che sarà a disposizione del personale della struttura e dei ricercatori, mentre il Museo del Santa Maria e della città di Siena costituirà un’interfaccia aperta verso il pubblico del lungo processo conoscitivo destinato ad accrescersi nel tem- po. Alcune iniziative, come la mostra “C’era una volta” del giugno 2002, dove è stato esposto uno straordinario ritrovamento di materiali archeologici provenienti dall’architettura del convento del Carmine, rappresentano un punto di riferimento fermo che caratterizzerà l’impegno per comunicare problematiche storiche complesse in una forma accessibile anche ai non addetti ai lavori. Il difficile, ma indispensabile, lavoro sul terreno e nei laboratori non sarebbe stato possibile senza il costante e generoso impegno della Fondazione del Monte dei Paschi di Siena, che rende possibile in questa città ciò che altrove appare irraggiungibile. RICCARDO FRANCOVICH 15 © 2005 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale