SPIFFERO NOVEMBRE 2015 - Liceo Scientifico E. Medi

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SPIFFERO NOVEMBRE 2015 - Liceo Scientifico E. Medi
S...PIFFERO
- liceo
Medi
Periodico degli
studenti
del liceo scientifico e linguistico statale
“E.
Medi” 2015
di Battipaglia
Novembre
pag 1/b
La voce
degli studenti!
Piffero
Supplemento mensile del giornale LA NUOVA GRATICOLA - iscr. RegistroStampa Trib. di SA n 755 del 1989-A nno XV- Novembre 2015
Oriana Fallaci
“Il diritto di odiare”
Quante guerre...”sante” !!!
Oggi, mentre i
video mostruosi
dello
Stato
islamico affollano il web tra
decapitazioni,
attacchi terroristici e patrimoni
dell’umanità distrutti, dobbiamo rivolgerci alla “Cassandra” che aveva
previsto tutto: stiamo parlando di
Oriana Fallaci.
«Crediamo di vivere in vere democrazie, governate dalla libertà di pensiero e di opinione. Invece viviamo in
democrazie deboli e pigre, dominate
dal dispotismo e dalla paura. Paura
di pensare e di raggiungere conclusioni che non corrispondono a quelle
dei lacchè del potere. Paura di parlare, di dare un giudizio diverso dal
giudizio imposto da loro. Paura di
non essere sufficientemente allineati, obbedienti, servili, e venire scomunicati attraverso l’esilio morale
con cui le democrazie deboli e pigre
ricattano il cittadino. Paura di essere
liberi, insomma. Di prendere rischi,
di avere coraggio.».
Così esordiva dieci anni fa in un’intervista la Fallaci e ora molti si rendono conto che tali parole sono a passo con i tempi. La famosa trilogia dei
libri (La Forza della Ragione, la Rabbia e l’Orgoglio, Apocalisse) che narrano del rapporto tra Islam e Occidente è piena di espressioni ardenti.
Fallaci pubblicherà molti altri libri
sul medesimo argomento.
Un esempio corposo è offerto dal libro “Le radici dell’odio. La mia verità sull’Islam.”.
In questo libro decide di parlare del
conflitto tra Islam e Occidente in
modo aperto. Questo libro fornisce
una panoramica della concezione
fallaciana della cultura islamica delineata già nel primo reportage sulla
condizione della donna nei Paesi
musulmani.
Lei è stata in molte terre arabe e
musulmane e difronte all’odio nei
confronti della donna libera ed emancipata rivendica per sè il diritto ad
odiare. Scriveva infatti la Fallaci:
«Se ho il diritto di amare chi voglio,
ho anche e devo avere anche il diritto
di odiare chi voglio. Incominciando
da coloro che odiano me».
Parole queste scritte con rabbia e con
l'intensità di cui lei era capace, ma
anche con coraggio. Un coraggio che
dette fastidio a chi preferiva non intendere le sue ragioni.
Secondo Oriana l’Islam moderato
non esiste, tutto ciò che accadeva nel
2001 in Europa accade ora ed è, prima
d'essere eticamente sbagliato, intellettualmente sbagliato. Le parole
scritte all’indomani dell’attacco alle
Torri Gemelle ora ritornano ad essere lette e comprese, e allora forse
quella “pazza” di Oriana Fallaci ora
per molti diventa di attualità.
Roberta Petti
Duemila e passa anni e ben tre religioni tutte proclamanti (forse) lo stesso “unico” Dio, non hanno risparmiato all’umanità guerre sanguinosissime.
Che cos’è la guerra “Santa”?
Guerra mondiale: passato o presente?
Dopo cento dalla Prima Guerra Mondiale, tutte le distruzioni
La guerra santa è un'azione o un complesso di manovre stratee i morti che vennero causati in quegli anni dal 1914 al 1918,
giche militari, ed in genere una vera e propria guerra alla quale
non sono stati ancora dimenticati, perché senza dubbio forte
siano attribuite finalità di salvaguardia di valori religiosi. L'uodeve essere il ricordo del
mo ha sempre manifestapassato. Nella situazione
to una certa spontanea
di instabilità nella quale
riluttanza a partecipare in
#NOT IN MY NAME
prima persona a conflitti In questo periodo i riflettori sono puntati sull’ISIS e sull’intera comu- si trova tutta l’Europa,
queste guerre ora come
bellici, anche, ovviamen- nità musulmana ma è giusto fare: “di tutta l’erba un fascio”?
te, per la palese consape- E’ ormai noto che ci sia una netta separazione nella ità musulmana, ora, sono temute, non savolezza dei gravi rischi gli estremisti che sono parte organica dell’organizzazione terrorista pendo fino a che punto si
connessi, ed è pertanto ISIS, e gli islamici moderati, coloro che semplicemente professano la possa pensare ad esse
sempre stata cura dei pro- loro religione e vivono secondo il Corano nel rispetto degli altri, e solo come ad un ricordo
motori delle guerre il for- quindi andando contro il terrorismo. Per aprire gli occhi al mondo e passato. La minaccia più
nire motivazioni di forte dichiarare la loro opposizione al terrorismo,” la comunità dei modera- grande per tutta l’Eurorilievo morale per poter ti” ormai è così chiamata, ha ben pensato di pubblicare video, frasi e pa si è dimostrato essere
conseguire consenso in- foto sui social network con la scritta #NOTINMYNAME, (non nel l’Isis, che con la propria
torno alle azioni propo- mio nome). Questo, come ho già detto, non solo per trasmettere al cultura estremista, cerca
ste, al fine di poter con- mondo questa differenza, ma anche per tutelare se stessi dal razzismo soprattutto attraverso
tare su forze armate effi- ma anche dal terrorismo stesso. Tutti i paesi europei ormai, almeno i l’utilizzo astuto dei social
cacemente determinate a più importanti, hanno almeno una moschea per dare ampio spazio network di essere temuconseguire la vittoria. Ol- alla comunità musulmana, proprio in queste moschee sono stati inter- to da tutte le potenze octre ai motivi ideali (indi- vistati tanti fedeli che si scusano in nome del popolo islamico, che cidentali. L’evento che ha
pendenza, lotta all'op- sostengono che il terrorismo non è autorizzati da Allah nel corano e destato maggiore scalpopressore, instaurazione soprattutto hanno dichiarato che si riconoscono cittadini europei e re è stata la strage avvenuta a Parigi lo scorso 13
della propria cultura, re- non più siriani, ne libici etc..
Sara Di Matteo
novembre; gli attentatori
sistenza all'aggressione,
hanno scelto di colpireil
etc.), si è verificata più
cuore della capitale, ma
volte nel corso della stosoprattutto i luoghi di divertimento e di svago, sicuri di provoria la necessità di ricorrere a suggestioni più profonde. Con lo
care centinaia di morti. Tre esplosioni, infatti, sono avvenute
sviluppo delle religioni rivelate (Ebraismo, Cristianesimo e
nei pressi dello Stade de France dove era in corso l’amichevole
Islamismo), che sostengono esista solo una via (e soltanto una)
di calcio Francia-Germaniae dove tuttavia era presente lo stesper la salvezza, la diffusione di tale via diventa un dovere.
so presidente Hollande. Nel locale notturno Le Bataclan, inveL'affermazione della "santità" di una guerra assolve alla funzioce è avvenuto l’attacco più grave: c’era un concerto della band
ne di nobilitare la motivazione guerresca e di garantire al soldaamericana Eagles ofDeath Metal; i presenti, si sono sentiti
to la legittimità di quanto sta per compiere. Il soldato che
all’improvviso come imprigionati in una sala senza via di fuga,
uccide non viola, dunque, la Legge di Dio, se la guerra risponde
era come un vortice che spazzava via le vite di molti giovani, il
all'interesse della religione. L'autorità religiosa, a seguito di specui corpo giaceva a terra. Per la prima volta dal dopoguerra il
cifiche interpretazioni di riferimenti teologici nelle sacre scritbilancio delle vittime è stato di 130 morti e di oltre 250 feriti, di
ture, giustifica la guerra come un "necessario sacrificio" e un
cui un centinaio in gravi condizioni. Ancora una volta nel corso
doveroso intervento comunque ben gradito al Signore.
della storia si è costretti a dare un numero, a volte approssimaGli Ebrei, che inaugurano la prima religione monoteista rivelativo, delle vittime; si è costretti a scendere in strada con il
ta, sperimentarono per primi tutto ciò, invocando l'aiuto divitimore che in quella bella giornata si possa verificare nuovano per le azioni armate necessarie a sconfiggere il paganesimo,
mente un simile attacco, capace di distruggere la vita propria e
ne è esempio la guerra che attuarono al ritorno dalla schiavitù
dei propri cari. Si spera che non comportino la decisione da
d’Egitto per fruire del territorio promesso da Dio ad Abramo,
parte dei capi di Governi europei di rispondere all’attacco Isis
anche a spese dei popoli insediatisi nella Terra di Canaan.
con un’altra guerra. Si spera
Alessia Martino
De vita Vittorio
Guerre sante “cristiane”
LE CROCIATE
Guerre sante “islamiche”
LA JIHAD
Non diversamente dall’Islam il Cristianesimo ha combattuto
guerre sante, anche se diverso ne è il fondamento ideologico
poichè Gesù Cristo, che espressamente introdusse la missione
e la diffusione della "buona novella", non fornì mai un esplicito
consenso alla violenza come mezzo di diffusione della sua parola. Tuttavia, l'invito a restituire «a Cesare quel che è di Cesare» (Mt 22,21) e l'affermazione categorica dell'apostolo Paolo
secondo cui «Non c'è autorità se non da Dio» (Rm 13,1) rientrano tra i molti passi della Scrittura utilizzati per affermare
che i detentori del potere sono innanzi tutto ministri di Dio,
per legittimare "sante alleanze" tra potere temporale e potere
spirituale, perfino per giustificare l'uccisione di milioni di persone in nome di Dio.Il termine guerra santa è servito ai Cristiani per indicare azioni di carattere militare nei confronti di nemici interni ed esterni. Per quanto riguarda i nemici interni, si
ricordano le guerre di religione francesi, fra Cattolici e Prote-
L’ISIS e un’organizzazione di estremisti islamici ostili alla
cultura occidentale. Per essa la Jihad è una guerra “Santa” che
serve a convertire gli infedeli salvando lorola vita e l’anima. A
questo proposito è citato un passo del Corano che recita le
parole di Allah il quale sostiene che, solo se necessario,i fedeli
possono ricorrere anche alla forza. Secondo gli studiosi della
storia contemporanea è la cattiva interpretazione di questo
passo che ha provocato tante morti e sangue innocente. Ma
perché è proprio l’Europa ad essere nel mirino? I paesi europei
più degli altri registrano alti tassi di fumatori, persone che
sprofondano nell’alcolismo e nella tossicodipendenza, o nel
buio tunnel del gioco, o ancora nei sempre più semplici giri
della prostituzione. I sopra elencati “vizi” della società Occidentale, se pur andando contro i principi del Corano, hanno
ormai contagiato anche la società orientale e così gli estremisti
Islamici, infastiditi da tali atteggiamenti e impossibilitati dal
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GUERRE SANTE
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Novembre 2015
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continua: Guerre sante “cristiane”: LE CROCIATE
stanti; la crociata albigese contro l'eresia dei Catari; la crociata aragonese, lanciata da Papa
Martino IV contro Pietro III il Grande. Contro nemici esterni furono invece dirette le
crociate del Nord, tese a eliminare la presenza pagana in Europa, e quelle bandite contro la
presenza islamica in Medio Oriente. L'espressione "guerra santa" viene a volte approssimativamente utilizzata anche per indicare le crociate. Le crociate contro l'oriente rappresentarono di fatto la risposta del mondo cristiano all'offensiva militare islamica in atto da tempo.
Erano l'unica plausibile risposta alleaggressioni musulmane: un tentativo di arginare la conquista musulmana di terre cristiane. Ciò che fece organizzare le crociate fu un appello delle
Chiese orientali al pontefice di Roma affinché fosse messa fine all'umiliazione di dover
vivere in uno Stato non cristiano. Non furono il progetto di un papa ambizioso o i sogni di
cavalieri rapaci, ma una risposta a più di quattro secoli di conquiste, con le quali i musulmani
avevano già fatto propri i due terzi del vecchio mondo cristiano. A quel punto, il Cristianesimo, come fede e cultura voleva difendersi anche in chiave attiva, per non doversi far
soggiogare dall'Islam. Scriveva papa Innocenzo III, nel 1215: "Come può l'uomo che ama
secondo il precetto divino il suo prossimo come se stesso, sapendo che i suoi fratelli di fede
e di nome sono tenuti al confino più stretto dai perfidi musulmani e gravati della servitù più
pesante, non dedicarsi al compito di liberarli?”". Nella prospettiva cristiana medievale il
compito dei crociati era sconfiggere i musulmani invasori e difendere la Chiesa contro di
loro.
DE VITA VITTORIO
Crociata
I
II
III
anno
1096-1099
1147-1149
1189-1192
IV
capeggiata da
Goffredo di Buglione
Luigi VII - Corrado III
Federico Barbarossa-Filippo IIRiccardo Cuor di Leone
1202-1204 Papa Innocenzo III
V
1217-1221 papato
VI
1228-1229 Federico II
VII
VIII
1249-1250 Luigi IX il Santo
1270
Luigi IX il Santo
Le crociate per la Terra Santa
Le crociate furono un fenomeno di massa che non coinvolse solo i grandi
signori feudali ma anche persone di ogni classe sociale. Questo fenomeno si
estese dalla fine del XI secolo alla fine del XIII. Le crociate furono causate
dallo spirito religioso, che portava i crociati a liberare la Terra Santa dagli
infedeli, ma anche da motivi economici, ad esempio l’arricchimento del sistema feudale. I grandi signori feudali partivano per le crociate dopo aver pronunciato in chiesa il voto solenne di sacrificarsi per la difesa della Terra santa. Ai
crociati fu garantita l’indulgenza plenaria e in caso di morte il paradiso. Le
crociate hanno avuto sia aspetti positivi che negativi. Come aspetto positivo
possiamo dire che le crociate hanno reso possibile l’incontro tra due diverse
civiltà, quella europea e quella medio orientale. Da ciò gli occidentali hanno
imparato cose nuove e hanno recuperato anche la cultura greca. L’aspetto
negativo è che le crociate hanno strumentalizzato la religione usandola come
pretesto per scatenare una guerra in modo da difendere i propri interessi.
Questo è un tema che si è protratto per secoli riversandosi anche nella società
moderna.
Americo Liguori
esito
Il 6/6/1099 i crociati giunsero a Gerusalemme, l’ assediarono, la conquistarono e saccheggiarono
I crociati assediarono la capitale siriana, riportando una disastrosa sconfitta nel 1148
Tentativo di vari sovrani europei, di strappare Gerusalemme e la Terra santa a Saladino. Però a causa
dei dissidi fra loro, l'impresa si concluse con poco onorevole tregua d'armi triennale con Saladino.
I crociati contavano di raggiungere la Terrasanta via mare con l'aiuto della flotta veneziana. Ma i
veneziani dirottarono l'esercito crociato verso Costantinopoli e conquistarono la città.
L'obiettivo del papato era la conquista dell' Egitto ma tale progetto fallì. Successivamente il re
Federico II conquistò Gerusalemme ma dopo pochi anni ricadde in mano ai musulmani.
Fu l'unica crociata pacifica.L'imperatore Federico II trattò col sultano la cessione di Gerusalemme.
Ciò gli fu accordato, a condizione che la città rimanesse indifendibile.
Fu diretta contro l'Egitto e guidata dal re di Francia Luigi IX il Santo.
Fu diretta contro i domini musulmani in Africa settentrionale e fu guidata da Luigi IX il Santo.
La spedizione fu bloccata da un’epidemia di peste, che uccise lo stesso re di Francia.
a cura di Americo Liguori
continua: Guerre sante “islamiche”: LA JIHAD
porre riparo a questo “declino” socio-religioso hanno ben pensato di punire l’Europa con il
terrorismo. Ma siamo sicuri che una sigaretta o una partita a carte siano la vera causa di una
guerra tanto cruda e spaventosa? La risposta è no, questa sarà certamente una delle tante
motivazioni ma, certamente si pensa che la Politica sia la principale causa di questo netto
declino. Come facciamo allora a combattere il terrorismo senza nemmeno conoscere le vere
cause che portano ad esso? Io credo che quello che sembra l’inizio di un’attività terroristica
e di un piccolo gruppo di folli è in realtà un movimento ben radicato che lo si conosce solo
ora perché prima non ha mai colpito noi, ci sembrava un qualcosa di lontano, permettendoci
così di trascurarlo. Sarà difficile quindi poter fermare questi terroristi e sarà ancora tanto il
sangue innocente versato per consumare questa folle guerra ormai in atto. Sara Di Matteo
Bin Laden
Al Qaeda
Al Qaeda, dall’arabo “qa?ida”(fondazione/base),
è un movimento islamista sunnita terroristico nato
alla fine del ‘900 impegnato in azioni violente nei
confronti degli occidentali e degli islamisti filooccidentali, considerati infedeli e ipocriti. Secondo le fonti più attendibili questa organizzazione
sarebbestata fondata dal leader Osama Bin Laden
durante la guerra in Afghanistan, dove egli stesso
combattè contro i Russi che avevano invaso il paese. Grazie al supporto americano, i Talebani riuscirono a liberarsi degli invasori e a salire al potere;
infatti a questi eventi seguirono anni di sereno accordo tra il governo di Kabul e quello di
Washington. Ancora sono ignote le cause che spinsero Bin Laden a fondare questa organizzazione di estremisti, rivoltandosi contro il paese che li aveva aiutati a scacciare gli invasori.
Un’ipotesi potrebbe riguardare la fastidiosa e mal vista presenza degli Americani sul suolo
saudita, ma non si hanno notizie certe se non quelle dei media; infatti Bin Laden non ha mai
parlato esplicitamente di Al Qaeda né ha mai rivendicato attentati in modo diretto.
Uno degli attentati più significativi attribuito ad Al Qaeda è quello alle Torri Gemelle da
parte di un gruppo di terroristi contro obiettivi civili e militari degli Stati Uniti d’America. La
mattina dell’11 settembre 19 membri di Al Qaeda dirottarono due aerei civili sulle torrinord
e sud del World Trade Center a New York, un altro verso il Pentagono e l’ultimo verso il
Campidoglio o la Casa Bianca a Washington. In questo attacco morirono quasi 3000 civili di
varie etnie differenti. Fra questi, 246 morirono nei vari aerei, altri persero la vita a causa del
collasso delle torri o dell’impatto con l’aereo e altri ancora nel disperato tentativo di salvezza, saltando dalle finestre della costruzione, come mostra l’agghiacciante foto “The Falling
Man”, diventata un simbolo dell’atroce evento.
Ultimamente abbiamo sentito parlare molto anche dell’ Isis, un altro gruppo di fondamentalisti
islamici che semina terrore e che minaccia l’Occidente. Ma a questo punto viene da chiedersi:
“L’Isis e Al Qaeda sono la stessa cosa?”. Sembra che, anche se presentano alcune convergenze,
quali l’obiettivo di combattere tutti gli infedeli del mondo, ci siano molte differenze: la prima
consiste nel fatto che Al Qaeda non controlla un territorio ben definito, mentre l’Isisdomina
alcune zone della Siria e dell’Iraq, tenendone in pugno la popolazione. Un’altra differenza
risiede anche nel modo di agire: infatti, mentre l’Isissi manifesta più esplicitamente, portando avanti gli scontri con l’esercito iracheno in trincea, senza ricorrere a tecniche precise, Al
Qaeda predilige colpire tramite attentati di matrice terroristica.
“I terroristi, i kamikaze, non ci ammazzano soltanto per il gusto d’ammazzarci. Ci ammazzano per piegarci. Per intimidirci, stancarci, scoraggiarci, ricattarci. Il loro scopo non è
riempire i cimiteri, non è distruggere i nostri grattacieli, le nostre Torri di Pisa, le nostre Tour
Eiffel, le nostre cattedrali, i nostri David di Michelangelo. È distruggere la nostra anima, le
nostre idee, i nostri sentimenti, i nostri sogni.”
(Oriana Fallaci)
Francesca Alfinito
Gli spietati
guerrieri di Dio:
i talebani
guerriri
talebani
Le guerre combattute negli ultimi
secoli in Afghanistan hanno dato vita
ad un paese etnicamente composito,
dove alla maggioranza pashtun,
musulmana sunnita, si contrappongono le minoranze uzbeke e tagike
nel Nord e Nord-Est (pure sunnite,
ma con forti influenze sufi), hazara al Centro (di lingua persiana e sciita), dari
a Ovest (persiana di lingua ma sunnita), più un’ampia serie di minoranze più
piccole. All’interno dell’etnia si collocano le tribù, spesso in lotta fra loro. Il
padre della monarchia afghana moderna è il re Ahmad Shah (1722-1772),: un
pashtun della tribù durrani, che, seguendo la tradizione afghana, lasciò ampie
possibilità di autogoverno alle minoranze interne ricevendone in cambio sostegno contro i nemici esterni. Fra alti e bassi, questa tradizione è continuata fino
al regno di Mohammad Zahir Shah, rovesciato nel 1973 dal cugino Mohammad
Daud (1909-1978). Daud cercò di governare venendo a patti con la fazione
comunista ma nel 1978 venne ucciso da una rivolta. Non riuscendo quest’ultima a controllare il paese nel 1979 l’Unione Sovietica invase l’Afghanistan
facendo uccidere il presidente Hafizullah Amin (1929-1979) e installando al
suo posto Karmal. Nei successivi dieci anni una lunga guerra costa al paese il
prezzo di un milione e mezzo di morti, i mujaheddin – che comprendeno tutto
l’islam politico e le minoranze etniche –, con l’aiuto del Pakistan e degli Stati
Uniti, scacciò i sovietici dal paese, e nel 1992 abbattè definitivament il regime
comunista. Il nuovo governo non riuscirà mai a controllare l’intero territorio
nazionale: le minoranze etniche diverse dalla tagika sono tutte in rivolta. Nel
1994 uno dei comandanti locali fa rapire due ragazze del villaggio di Singesar,
nella provincia di Kandahar, e le violenta. Il mullah del villaggio, Mohammed
Omar, raduna trenta studenti (talebano: colui che cerca) della sua piccola
madrassa (scuola coranica), libera le ragazze e impicca il comandante. Il consenso popolare, all’inizio diffuso, svanisce rapidamente – a causa della rigidissima applicazione della sharia (legge islamica), dell’oppressione delle donne, a
cui vengono imposte gravi restrizioni: il divieto di lavoro fuori casa, incluso
l’insegnamento, la sanità, etc; di movimento fuori casa senza la presenza di un
mehram (padre, fratello o marito); di trattare con negozianti maschi e quello di
ricevere cure da medici maschi; di farsi fotografare o filmare; riprodurre immagini di donne su giornali e libri, o di esporle nelle case e nei negozi; di ascoltare
musica.Infine, cosa gravissima, di istruzione in scuole, università o altre istituzioni. Con tali divieti viene introdotto l’obbligo di indossare il burqa, un lungo
velo che copre le donne da capo a piedi. Fustigazione, percosse e insulti
vengono riservati alle donne che non rispettano tale codice di comportamento.
Le radici culturali dei talebani si situavano nelle derivazioni pakistane della
corrente tradizionalista indiana deobandi, di origine ottocentesca, affine, anche
se non identica, al movimento wahhabita dell’Arabia Saudita.Tuttavia quella
dei talebani è una versione estrema del puritanesimo deobandi, con punte di
«pulizia etnica» contro gli sciiti afghani, considerati non musulmani. Dopo
l’11 settembre, l’alleanza con Al Qaida si è rivelata fatale per i talebani, rovesciati dagli Stati Uniti e dai loro alleati con la benedizione dell’ONU. Ma le
difficoltà del nuovo governo democraticamente eletto nel controllare un territorio che nessuno nella storia aveva mai controllato veramente sono sfociate in
una guerriglia che ha visto uniti talebani e Al Qaida. Maria Grazia Vece
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ISLAM
Novembre 2015
pag 3/b
ISLAM: nascita, fondatore, regole, storia e divisioni
Maometto
Maometto
Maometto (in arabo, Mohammed) nacque alla Mecca verso il 570. Rimasto orfano fu affidato in tenera età ai parenti più prossimi. Si
impegnò nella professione di famiglia, quella di carovaniere. Furono proprio i viaggi delle carovane che gli fornirono l’occasione per
conoscere l’ebraismo e il cristianesimo. Verso i 25 anni sposò una bella e ricca vedova da cui ebbe numerosi figli. Tuttavia un’inquietudine
religiosa lo spingeva a frequenti ritiri in preghiera nelle grotte fuori dalla Mecca. Fu proprio in una di queste grotte che verso il 610 gli
apparve l’arcangelo Gabriele che gli rivelò i principi fondamentali di una nuova fede. Gli parlò in nome di Allah(in arabo, Dio), l’unico vero
Dio, e lo invitò a diffondere tra gli uomini la fede affinché si sottomettessero alla volontà divina. Questa sottomissione a Dio è detta in
arabo islàm, e da qui deriva il nome con cui venne chiamata la nuova religione: islamismo. Inoltre Maometto stesso definì il vero credente
muslim, cioè il sottomesso alla volontà di Dio, e per questo i suoi seguaci vennero detti musulmani. I primi insuccessi nella predicazione
della nuova fede alla Mecca determinarono nel 622 l’ègira(in arabo, migrazione), cioè il trasferimento di Maometto a Medina, l’avvenimento che segna l’inizio del calendario arabo. Da Medina, Maometto iniziò a organizzare razzie contro le carovane dei mercanti della Mecca.
Contemporaneamente anche alla Mecca le conversioni all’Islam si fecero numerose. Nel 630 Maometto si presentò alle porte della città
con un esercito di 10000 uomini. Ma non fu necessario ricorrere alla forza: i Meccani, infatti, aprirono le porte e Maometto s’insediò
pacificamente alla guida della città. Due anni dopo Maometto morì(632).
Messano Antonio
La scissione tra sciiti e sunniti
Per scisma si intende una rottura all’interno di un gruppo di fedeli,
dovuta a divergenze soprattutto di tipo dottrinale. Ricordiamo i
due principali scismi avvenuti nella cristianità: il Grande scisma
nel 1054, quando Chiesa cristiana e Chiesa ortodossa si separanoe
lo scisma protestantesimo e anglicano.Anche nell’Islamismo si è
verificatauna scissione. Tutto ha inizio nel 632 con la morte del
profeta Maometto. Dopo la morte del profeta nacquero due visioni differenti dell’Islam: sciita e sunnita.Queste due correnti islamiche
si trovano in disaccordo su chi sia e che ruolo debba avere il califfo:
il successore di Maometto.Gli sciiti sostenevano che il legittimo
successore dovesse essere scelto tra i parenti più vicini di Maometto. Questi ultimi ritenevano che Dio non poteva lasciare i credenti senza la figura di una guida religiosa. Per i sunniti, invece, il
legittimo successoreera Abu Bakr, scelto dai compagni di Maometto e che divenne il primo Califfo, senza avere alcun ruolo religioso ma solo il dovere di garantire l’ideale unità della comunità.
Infatti per questo gruppo bastano il Corano e l’esempio del profeta Maometto per poter guidare la comunità musulmana. Il termine
“sunniti” deriva da “Sunna”, la tradizione dei detti di Maometto
perciò si mostravano più moderati nell’adempimento dei precetti
coranici.Ma circa 30 anni dopo, nel 656, il califfo Othman fu assassinato dagli sciiti che proclamarono califfo,Alì, cugino e genero
di Maometto. Ecco perché “sciiti” viene da “Shi’atAli”, che vuol
dire “Partito di Ali”. Cosìiniziò la lunga guerra tra questi due gruppi. Alì venne sconfitto e fu eletto il califfo Mu’awija della famiglia
degli Omayyadi. La maggioranza dei credenti si schierò a favore
del nuovo califfo contro Alì.Ancora oggi vi sono queste due correnti: i sunniti rappresentano tuttora la maggioranza con ben l’85
%, invece gli sciiti solo il 15 %.
Francesca Apolito
Il Corano
Il Corano è il libro sacro della religione Musulmana, così come la
Bibbia lo è per quella Cristiana. Negli ultimi tempi il Corano è
stato oggetto di molte discussioni, a causa gli attacchi terroristici
da parte di gruppi fondamentalisti islamici ai danni dell’Europa. Si
parla ovviamente di guerra santa: ma è davvero il Corano ad incitare così tante persone a compiere tali gesti? La risposta va cercata
nel Corano stesso. Infatti il libro sacro recita numerosi riferimenti
alla jihad, senzamai però usare l’espressione “guerra santa”; tuttavia esso autorizza ad entrare in conflitto contro chi li combatte per
motivi religiosi, e autorizza a combattere i pagani che si sono
rifiutati di convertirsi. Tuttavia, lo stesso Corano, proibisce di
uccidere vecchi, donne o bambini, e vieta di distruggere leproprietà
del nemico. Inoltre, Ebrei e Cristiani non hanno l’obbligo di convertirsi, in quanto monoteisti, ma sono quello di pagare un tributo
per la protezione. Molti altri passi potrebbero essere oggetto di
lettura e analisi, tuttavia questo è un lavoro che richiederebbe non
solo pochi giorni, ma anni e anni di studio attento e preciso e alla
fine di tale percorso si ritornerebbe comunque alla domanda iniziale: i recenti avvenimenti sono giustificati dal Corano, o sono solo
atti terroristici frutto della mente di fondamentalisti?
FRANCESCO DE VITA
Sunniti
Le regole dell’islam
Alla morte di Maometto(632) si impose il problema della successione. I fedeli si contesero l’eredità religiosa tra Abu Bakr, il suocero di Maometto, che era stato tra i suoi primi seguaci, ed Alì, cugino
e genero del Profeta. Alì venne sconfitto e fu nominato califfo
Mu’awiyya, della famiglia degli Omayyadi, i potenti della Mecca.
La maggioranza dei musulmani riconobbe il califfo Mu’awiyya.
Essi si definirono sunniti, seguaci della sunna, ossia obbedienti alle
indicazioni espresse dal “comportamento del Profeta”. I sunniti
sono tuttora la componente maggioritaria dell’Islam.
Messano Antonio
La vita del muslim, ossia sottomesso ad Allah, è regolata da cinque pilastri della fede.
Il primo è la professione di fede,
con cui il buon musulmano dichiara pubblicamente la propria
fede tramite le due verità fondamentali dell’islam:«Non c’è altro Dio all’infuori di Allah e Maometto è il suo profeta».
Il secondo è la preghiera quotidiana, da recitare in cinque momenti della giornata rivolti verso
La Mecca.
Il terzo è l’elemosina: come
Allah dona agli uomini meritevoli parte dei suoi beni, così i
musulmani devono versare alla
comunità una percentuale della
parte di reddito che supera quello necessario per vivere.
Il quarto è il digiuno durante tutte le ore diurne nel mese di
Ramadan.
L’ultimo è il pellegrinaggio a La
Mecca almeno una volta nella
vita.
Insieme ai cinque pilastri un concetto fondamentale dell’islam è
liljihad, che consiste nell’eliminazione del male prima da se
stessi e poi dalla società, anche
per mezzo della guerra santa. Il
Corano contiene numerosi versi
il cui i credenti sono incoraggiati
al combattimento e all’annientamento dei nemici, come il seguente:
« Uccideteli dovunque li incontriate, e scacciateli da dove vi
hanno scacciati: la persecuzione
è peggiore dell'omicidio. Ma non
attaccateli vicino alla Santa Moschea, fino a che essi non vi abbiano aggredito. Se vi assalgono,
uccideteli. Questa è la ricompensa dei miscredenti. ».
I Sunniti oggi
Coloro che, oggi, professano la religione musulmana possono far
parte della fazione sunnita o di quella sciita; infatti alla morte di
Maometto, fondatore e ultimo profeta dell’islam, si tenne una guerra di successione, nella quale i cosiddetti ‘legittimisti’, i quali in
seguito creeranno la corrente autonoma degli ‘sciiti’,volevano che a
capo della civiltà araba vi fosse uno stretto parente del profeta, a
differenza dei rimanenti fedeli, che si definirono ‘sunniti’ (da ‘Sunna’,
che in Arabo vuol dire ‘consuetudine’ e quindi anche ‘codice di
comportamento’), che si opponevano alla diretta discendenza di
Maometto e che appoggiavano l’istituzione del califfato. Infine
ebbero la meglio i sunniti.
Ai nostri tempi i sunniti ricoprono la componente maggioritaria
dell’islam; essi considerano gli sciiti come loro peggiori nemici, visti
come eretici e con i quali tuttora si accendono continuamente focolai di guerra, rispetto a ebrei o cristiani, ritenuti semplicemente
miscredenti.Il leader politico e religioso dei sunniti, come già accennato, è il califfo, che guida l’intera ummah, la comunità
musulmana.Per quanto riguarda la distribuzione geografica della
corrente sunnita possiamo affermare che quest’ultima:
- è a capo del governo monarchico dell’Arabia Saudita e occupa qui
la maggior parte della popolazione;
-detiene parte del potere politico e amministrativo del Libano, in
cui, infatti, per legge, il primo ministro deve essere sunnita;
- possiede l’egemonia, da tutti i punti di vista, in territorio pakistano;
- nonostante maggioranza sciita, il Barhein monarchia sunnita;
- in Siria è in continuo conflitto con lo schieramento sciita;
- nello Yemen si trova in maggioranza ma gli sciiti, pochi anni fa,
sono riusciti a prendere il controllo del Paese;
- in Iraq e Iran è in minoranza ed è priva di potere.
Nei Paesi qui citati a maggioranza sunnita gli sciiti appartengono
spesso alle classi sociali più bassi e umili e
vengonofrequentementeperseguitati.Tra le principali caratteristiche dei sunniti ritroviamo:
- il particolare atteggiamento nella preghiera, infatti essi pregano
con le mani congiunte all’altezza del diaframma;
- la celebrazione, esclusivamente, di due feste: la Eid al-Fitr, che
segna la fine del digiuno, e la Eid al-Adha, festa del sacrificio;
- il divieto di carne di maiale e alcol;
- l’uso obbligatorio del velo;
- la mancanza del clero.
Lorenzo Bufano
Fortino Rosalia
LA MECCA
La Mecca, in antico Mokaraba, è una città dell'Arabia Saudita occidentale. Situata nella regione dell'Hegiaz, essa è il capoluogo della
provincia omologa. La Mecca sorse in un'area ricca di sorgenti d'acqua, a metà strada sulla pista che collegava l'odierno Yemen con le città
siro-palestinesi ed era dunque una tappa obbligata per le carovane. Fin dall'antichità è stata la città santa dei musulmani. Qui infatti intorno
al 570 nacque Maometto, il profeta dell'Islam. Ogni anno per un periodo di tempo di quattro mesi, le tribù beduini sospendevano le eventuali
guerre per permettere ai fedeli di recarsi in essa.
Qui, nella Kaaba, un tempio di forma cubica,veniva adorata la Pietra Nera,un meteorite che si riteneva fosse stato portato sulla Terra
dall'arcangelo Gabriele e che si fosse annerito per aver assorbito i peccati degli uomini. Così, con il trascorrere del tempo, grazie proprio alle
tradizioni comuni, tra i gruppi tribali si stava formado un legame di carattere religioso che dava
a tutti la consapevolezza di appartenere a una stessa etnia, di costituire un unico popolo. La
tradizione del pellegrinaggio alla Mecca è una tradizione tutt'ora presente. Esso è diventato il
quinto pilastro dell'Islam ed è un atto che però può essere compiuto solo a determinate
condizioni. Ogni musulmano ha l'obbligo di recarsi alla Mecca almeno una volta nella vita se i
suoi mezzi lo consentono. Il pellegrinaggio si svolge tra l'ottavo e il tredicesimo giorno del
mese di Dhu l-hijjah. Esso costituisce un evento importante nella vita del credente, rappresentando un mezzo di purificazione. Nel viaggio verso e attorno la casa di Dio l'uomo chiede
perdono per i suoi peccati e viene purificato attraverso il suo pentimento e la celebrazione dei
riti.Il musulmano, dopo il pellegrinaggio, porta il titolo meritorio di Hajji, e dovrebbe tendere
verso una vita devota. Il pellegrinaggio alla Mecca è anche un valido sistema di integrazione
sociale. La moschea della Mecca comprende la fonte di Zamzam e la Ka'bah, un edificio
cubico situato più o meno al centro del grande cortile della moschea nel cui lato orientale è
collocata la pietra nera.
Sibilla Cicatelli
S...PIFFERO - liceo Medi
ISLAM
Novembre 2015
pag 4/b
ISLAM: nascita, fondatore, regole, storia e divisioni
Guerra santa per i Musulmani: IL JIHAD
Il termine JIHAD è spesso utilizzato in maniera non del tutto appropriata, per giustificare la lotta politica e militare contro il predominio economico e culturale
dell’Occidente. Da questo punto di vista si isolano alcuni aspetti del jihad e, nello specifico, quello che identifica l'obbligo per i componenti della comunità islamica
di difendere, in caso di aggressione, oppressione o persecuzione la comunità stessa (cioè il jihad difensivo), oppure quello di espandere i domini musulmani (jihad
offensivo). Al contrario di quanto si crede non esiste alcuna differenza fra jihad e Crociata, dovuta alla diversa organizzazione della guerra santa. Se infatti è vero
che nell'Islam è lecita una lettura e interpretazione individuale del Corano (laddove nel Cristianesimo è centrale il concetto di "ecclesia docens") è però vero cheil
'jihad deve essere legittimato dal consenso della maggioranza dei più autorevoli dotti musulmani e da una ampia serie di fatawa (responsi giuridici), così come le
Crociate sono state promosse dal vertice della piramide ecclesiastica, che formalmente è assente nell'Islam. A causa della mancanza di organizzazione ecclesiastica
all'interno della vasta maggioranza dei musulmani, non mancano improvvisati ?ulama? che non esitano a proclamare un jihad dopo essersi provvisti di una
compiacente fatwa. Ma le fatawa (plurale di fatwa) possono essere numerose e contrastanti, tanto che può accadere che qualcuno ritenga legittimo proclamare
unjihad laddove un altro non ne ravvisi i requisiti legali minimi.
DE VITA VITTORIO
La Brigata Al Khansaa
“Isis, lo stato del terrore”
I KAMIKAZE
Non tutti sanno che l’ISIS non è composto solo da un corpo
militare maschile, ma a Raqqa in Siria, vi è una vera e propria
“polizia femminile ” chiamata “Brigata Al Khansaa”, dal
nome di una famosa scrittrice islamica che ha trascorso l’intera vita seguendo le parole del Corano. Queste donne hanno il
compito di controllare tute le altre donne, assicurandosi che
tutte vivano secondo la Sharia e che abbiano l’intero corpo
coperto lasciando liberi solo gli occhi. Nel caso in cui le leggi
della Sharia fossero trasgredite queste donne verrebbero arrestate e torturate (a frustate, con attrezzi di tortura o a morsi),
in casi peggiori queste verrebbero addirittura lapidate o comunque uccise; le più “fortunate” vengono vendute come
schiave al mercato della prostituzione. È nota in questi giorni
la storia delle 15 vittime della “Brigata Al Khansa”, le quali
essendo state scoperte con il volto coperto solo parzialmente dal velo sono state sfigurate con dell’acido. Molte di queste donne sono di origine europee 200ca, tre delle quali sono
a capo della Brigata e sono di origini britanniche.Come mai
queste ragazze si convertono all’islam e si recano in Siria per
combatte la loro Jihad? Siamo in un mondo che ormai è sprofondato in una grave crisi di valori e i tanti giovani che si
recano in Siria è perché lì si sentono utili, hanno uno scopo,
un motivo di vita (forse è meglio dire di morte), preferiscono
combattere una guerra piuttosto che vivere in una società
alcolizzata e drogata ormai senza freni, troppo concentrata
ad emanciparsi piuttosto che a creare il giusto equilibrio per
una serena convivenza in un contesto ormai multietnico. Molte
delle ragazze europee fuggite in Siria sono state date in spose
ai militanti dell’ISIS ma presto, stanche di quella vita e desiderose di tornare dalle loro famiglie, hanno trovato solo morte e sofferenza, perché così funziona: una volta entrati è
impossibile scappare, tornare indietro. Sara Di Matteo
“Quel che distingue questa organizzazione da ogni
altro gruppo armato che l’ha preceduta e ciò che ne
spiega l’enorme successo sono la sua modernità e il
suo pragmatismo”. È ciò che afferma Loretta
Napoleoni, economista e blogger, nel suo recente libro “Isis, Lo Stato del terrore”, pubblicato da Feltrinelli
nel novembre 2014. La blogger è tra i massimi esperti
di terrorismo e ha anche pubblicato vari studi sul finanziamento di gruppi terroristici e riciclaggio, e in
questo libro riassume l’identità del Califfato. La triste
verità è che la maggior parte dei musulmani che scelgono la via del terrorismo, i famosi jihadisti, sono
tutti giovanissimi. L’Isis li attira con la promessa di
fondare uno Stato del tutto nuovo, privo di razzismo
e corruzione, che si può raggiungere solo attraverso
una pulizia etnica preliminare. In più, per far fronte
alla minaccia del Califfato, la guerra allo Stato Islamico
costa circa 300mila dollari l’ora agli Stati Uniti e un
milione la settimana all’Italia. Il mondo ha voluto chiudere gli occhi davanti ad un’organizzazione che ha
fondato, indisturbata, un vero e proprio Stato in Medio
Oriente grande quanto al Texas, impiantando i suoi
maggiori centri sul territorio siriano, dove le aree petrolifere non mancano. È ora che il mondo apra gli
occhi e si difenda.
Alessandra Soriente
In antichità la parola kamikaze stava a significare
“vento divino” in giapponese, si riferiva ad un particolare tipo di tifone che si abbatté sul Giappone nel 1281 eche salvò la nazione da una flotta di
invasione mongola.Questa parola veniva anche attribuita ai piloti giapponesi che si schiantavano con
i propri aerei carichi di esplosivo contro le navi
americane durante la Seconda Guerra Mondiale. Al
giorno d’oggi i kamikaze di cui sentiamo più spesso
parlare sono legati all’estremismo islamico, essi subiscono veri e propri lavaggi del cervello in quanto
viene loro promesso il paradiso dopo la morte. A
queste persone viene fatta indossare una cintura
carica di esplosivi che viene poi in seguito attivata
tramite un bottone, in luoghi molto spesso affollati
in modo da uccidere quanto più è possibile.I primi
kamikaze di cui abbiamo sentito parlare sono stati
coloro che dirottarono i due aerei di linea sulle Twin
Towers l’11 settembre 2001. Purtroppo con il passare degli anni sono stati sempre più numerosi gli
attacchi da parte dei kamikaze che hanno fatto strage di innocenti.Ultimamente è in notevole rialzo
anche il numero di donne kamikaze presenti in Libano, Palestina e anche in Belgio dove vengono reclutate da altre donne,che hanno scelto di unirsi
all’ISIS, via Skype da alcuni paesi arabi. Ciò che
spinge queste donne a farsi imbottire di esplosivo e
farsi saltare in aria è probabilmente la voglia di essere considerate alla pari degli uomini, ma molto spesso i responsabili del reclutamento convincono le
giovani donne con la promessa di essere considerate
delle vere e proprie bellezze del paradiso una volta
morte.
Elsa Martino
Bandiera jihadista con la professione di fedee.
“KHOMEYNI E LA RIVOLUZIONE IRANIANA”
“L’Islam è tutto, la democrazia no”. Questa frase, pronunciata più di quaranta anni fa, ci sembra più che mai attuale dopo i terribili avvenimenti di venerdì 13 Novembre. Tale
citazione è attribuita all’ayatollah Ruhollah Khomeyni (1902-1989) che per primo creò un regime dittatoriale di stampo islamico in Iran, ispirando il suo operato a principi
che oggi definiremmo ‘fondamentalisti’. Approfittando di una rivolta popolare contro lo scià Pahlavi, Khomeyniinstaurò una repubblica islamica, diventandone la guida
spirituale e imponendo al popolo iraniano dure leggi, ispirate al Corano. Infatti, Khomeyni proibì l’aborto, il divorzio, il consumo di bevande alcoliche, l’adulterio, la
bestemmia; abbassò inoltre l’età minima per il matrimonio a nove anni e obbligò le donne a coprirsi costantemente il volto (o talvolta il corpo intero) con un abito, il ‘chador’,
che Oriana Fallaci, durante una sua intervista a Khomeyni, definì uno ‘stupido cencio da medioevo’. Durante la dittatura, inoltre, era vietato ogni tipo di contatto fisico tra
persone appartenenti a sessi opposti e non legate da legami di parentela; le prostitute, gli omosessuali, gli oppositori del regime e le adultere venivano condotti davanti al
plotone, mentre per gli adulteri erano previste ‘solo’ un paio di centinaia di frustate. Inoltre, ogni tipo di musica era vietata, così come il ballo, che nell’ambito della tradizione
orientale prevede dei costumi troppo spinti, e per questo considerati immorali; guardare film era considerato fuorilegge, e dopo le undici di sera ogni via o piazza doveva essere
deserta. Ma la cosa più inquietante era indubbiamente la presenza di immagini raffiguranti Khoemeyni in qualunque luogo, quasi a sottolineare, con un’espressione severa e
arrabbiata, l’importanza di attenersi a norme assurde, ispirate ad un testo scritto millequattrocento anni fa. Queste immagini, che ricordavano molto quelle raffiguranti lo scià,
ci fanno capire che la rivoluzione portata da Khomeyni non è stato un progresso per l’Iran, ma un vero e proprio ‘passo indietro’. Il regime creato dall’ayatollah è stato di
ispirazione per i movimenti politici basati sull’estremismo islamico di cui sentiamo spesso parlare, responsabili di numerosi attacchi terroristici.
Gianluigi Lettieri
Testimonianza di una
studentessa mussulmana
S: Di dove sei?
A:Sonodi Casablanca, Marocco.
S:Da quanto tempo sei musulmana?
A:Sono musulmana sin dalla nascita e lo sarò per sempre
perché credo in Allah e nelle sueparole del corano.
S:perché sei musulmana?
A:perché sono di origine marocchine e tutta la mia famiglia è
musulmana.
S: Condividi le azioni dell’ISIS?
A: Ovviamente non credo che sia giusto quello che fa l’ISIS
così come non condivido affatto ogni evento terroristico. Non
è solo l’ISIS è sono i gruppi terroristici che portano rovina
nel mondo ma ce ne sono tanti.
S:Vorresti combattere la tua Jihad? In che modo?
A: La jihad è purtroppo capita male, la Jihad significa “fare
uno sforzo per qualcuno o qualcosa” e quindi fare uno sforzo
per la propria famiglia, per Dio (dando una buona immagine
della religione non uccidendo ovviamente) oppure per il nostro obiettivo nella vita.
S:A scuola, per strada, in palestra è cambiato il modo in
cui vieni trattata da tutte le persone che conosci?
A: Io non do moltaimportanza alle persone che mi criticano o
mi giudicano prima di conoscere tutto quello che riguarda me
(da dove vengo,la mia religione, la mia vita e la mia persona-
lità), ma in generale con le persone che conosco non
trovo problemi.
S:Hai mai avuto ripensamenti sulla tua religione?
A:No, come ho già detto sono musulmana sin dalla
nascita e resterò sempre fedele ad Allah perché credo
in lui.
S:In poche parole come vivi tu e la tua famiglia
tutto questo? Cosa ti hanno detto i tuoi genitori
dopo l’attacco a Parigi?
A: I miei la pensano come me perché è così, gli attacchi terroristici dell’ISIS sono un pericolo per tutti
anche per noi musulmani. I miei mi hanno rassicurata
del fatto che il messaggio di terrorismo non è certamente quello che vuole trasmettere il Corano.
S: Ti reputi un’islamica moderata? Credi che gli
islamici moderati siano tutelati?
A:Ovviamente sì, anche noi musulmani rischiamo di
essere attaccati perché il terrorismo non ha religione.
S: Credi che i componenti dell’ISIS siano spinti
dal Corano a combatter questa Jihad?
A: Molti pensano che la religione musulmana sia una
religione di violenza ma la verità e totalmente diversa
: Allah nel Corano proibisce l’uccisione di una persona umana, se la uccidiamo è come se avessimo ucciso
tutta l’umanità, se la salviamo è come seavessimo salvato l’umanità intera.
Sara Di Matteo
UNA
STUDENTESSA
DI
RELIGIONEI SLAMICA AL MEDI
-Cosa pensi delle stragi di Parigi?
-Ci dispiace moltissimo per ciò che è successo a
Parigi, è una cosa veramente orribile. Mi metto nei
panni di quelle famiglie,che per la follia di alcuni
non potranno più riabbracciare i propri figli e i propri cari.
-Cosa pensi della manifestazione svoltasi a
Roma contro il terrorismo?
-La manifestazione a Roma è stata una bellissima
cosa ,un bel gesto che ha dimostrato che siamo tutti,o
quasi,uniti.
-Come vi siete integrati all’interno della comunità battipagliese?
-Ci siamo integrati molto bene.
-La vostra comunità ha subito alcuni atti spiacevoli in seguito alle stragi di Parigi?
-No fortunatamente questa cosa non ha toccato noi
in particolare.
-Quanto tempo dedicate alla vostra religione?
-Siamo molto religiosi, preghiamo 5 volte al giorno e
la sera,ogni tanto,prima di dormire leggiamo qualche verso del Corano.
Elsa Martino
S...PIFFERO - liceo Medi
CRONACHE DAL MONDO Novembre 2015
pag 5/b
Strade e murali della città di Battipaglia
Capita vedere muri di importanti fabbricati pubblici dipinti da mani ignote con autentiche opere
d’arte, con accanto, poi, scritte disegni e porcherie varie, opere di imbecilli che offendono l’arte.
A Battipaglia bastano solo due metri per distinguere l’arte da un insulto. Se
prima Achille Bonito Oliva, rinomato critico d’arte, valutava tele di stimato
valore, oggi basterebbe passare dalla Cassa Rurale o osservare il perimetro dello
Stadio Pastena per rendersi conto di quanto l’arte sia messa alle strette da
comportamenti di adolescenti troppo enfatizzati dall’avere una bomboletta tra
le mani. Bomboletta che oltre ad essere un semplice
strumento è simbolo della
rivoluzione degli anni
’80,dove nacquero opere di
Streetwriting diventate icone del secolo, come gli
stencil di Banksy (famosissimi per l’efficienza di diffusione dell’informazione).
Queste forme d’arte però,
con l’andare del tempo, si
sono trovate gomito a gomito con l’ignoranza e l’inadeguatezza degli ultimi decenni, e sono state inevitabilmente trascinate al fondo dal vortice del vandalismo e al giudizio negativo della maggioranza comune.
L’arte, in questo contesto, è l’unica vittima: schedata e multata per la sola colpa
di esprimersi, abbellire ed arricchire le strade della nostra (e di moltissime altre)
Follia e musica a suon di “Whiplash”
Ogni anno il Sundance Film Festival porta con sé grandi film di natura indipendente. Proprio lo scorso anno nelle sue sale è stato presentato “Whiplash”
(Colpo di frusta), che vede DamienChazelle alla regia. Il film ha vinto ben tre
Oscare narra del conflittuale rapporto tra un diciannovenne (interpretato da
Miles Teller) appassionato di Jazz ed ossessionato dall’idea di diventare qualcuno ed il suo mentore (interpretato da J. K. Simmons) dai metodi rudi,
irrispettosi e davvero poco convenzionali. Follia e sogni si intrecciano dando
vita ad un mix spettacolare e controverso dove si elogia il talento guadagnato col
sacrificio mentale ed anche fisico. Le riprese rispecchiano molto l’atmosfera di
quei bar che nei primi decenni del ‘900 sono stati testimoni di un Jazz ormai
perduto e di cui si ha tanta nostalgia. Un tuffo quindi nelle radici della musica e
il quale messaggio, citato da Simmons, è chiarissimo: “Non esistono in nessuna
lingua del mondo due parolepiù pericolose di 'bel lavoro'”.
Giorgio Colella
“La Grande
Guerra”
Venerdì 20 novembre 2015, alcune classi del Liceo Scientifico E.
Medi hanno partecipato alla visione dello spettacolo “La Grande
Guerra” presso il teatro San
Demetrio di Salerno. In occasione
delle celebrazionidel centenario
della Prima Guerra Mondiale, la
compagnia “La Mansarda- Teatro
dell’orco” ha portato sul palco una
rivisitazione degli avvenimenti della Grande Guerra,attraverso la rappresentazione di pagine di letteratura e documenti storici riguardanti tale periodo storico. La compagnia si è dimostrata abile e talentuosa nell’interpretare i vari personaggi coinvolti direttamente nei fatti trattati, riuscendo ad
intrattenere egregiamente il giovane pubblico di studenti in sala. Alla fine
dello spettacolo, infatti, un lungo applauso ha accompagnato gli attori fino
alla loro uscita di scena, sintomo di gradimento generale degli studenti.
(Immagine da: http://www.lamansarda.com/?p=1654)
Francesco De vita
malandata città.
Il vero insulto è vedere affiancate due
pareti come quelle raffigurate nelle foto allegate: un semplice e pulito paesaggio
notturno controscritte indecorose e immorali, umanamente e
socialmente.Fortunatamente negli ultimi anni moltissime città hanno rivalutato
la preziosità della Street
Art, ne abbiamo esempi vicini come Salerno e
Napoli. A Salerno infatti
è stato portato a termine il progetto “Art
Street per Gatto” che ha
contribuito ad abbellire
le strade con murales e
poesie. A Napoli, invece, l’artista Agoch si è
impegnato nel decorare
l’intera facciata di un
palazzo del rione
Traiano con il ritratto di
una bambina, essendo
così il primo a “sporcarsi lemani” in onore
del risolleva mento di
una zona malfamata del capoluogo. L’arte è una liberazione, non una fuga tra i
binari.
Giulia Caruso
(In foto due pareti della Cassa Rurale di Battipaglia)
TERRAFERMA
Durante la settimana dello studente, è stata proposta agli alunni di tutte le classi la
visione di un filmdel 2011 diretto da Emanuele Crialesedal titolo “Terraferma”. Presentato in concorso alla 68ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia,
dove ha ricevuto il Premio speciale della giuria, Terraferma risulta un film davvero
attuale, dai temi molto delicati, film che si divide tra il mare e la terra, ma soprattutto
tra le diverse funzioni che il mare acquista all’interno di questo capolavoro, da una
parte fonte di ricavo economico per una famiglia di pescatori siciliani e dall’altra
soprattutto fonte di riscatto per i disperati che lasciano la propria terra in cerca di
condizioni di vita migliori. Durante una giornata di lavoro Ernesto e Filippo vedono
avvicinarsi una zattera piena di migranti e decidono di chiamare all’istante la Guardia
Costiera che gli consiglia di aspettare il loro arrivo e di non far salire nessuno a bordo.
Diviso tra la legge di mare che li obbligava a portare aiuto a quei poveri uomini e la
legge di terra, secondo la quale non potevano farlo, Ernesto decide di caricare sul suo
peschereccio dei migranti e di portarli sulla terraferma. Tra questi uomini vi era una
donna che Ernesto porta a casa con sé, poiché indifesa e sola. Questa donna la notte
stessa mette al mondo un bambino e la famiglia siciliana, nonostante stesse andando
contro la legge, decide di non tirarsi indietro, assicurando un tetto alla donna e ai suoi
due bambini. Nei giorni seguenti un’altra ondata di migranti, la maggior parte dei quali
ormai morta, approda sul litorale siciliano; la situazione diventa insostenibile per i
cittadini abbandonati a loro stessi e non difesi dalla legge che invece li porta a non
curarsi di ciò che accade in mare. La parte più avvincente è di sicuro quando la donna
racconta il viaggio lungo e tortuoso, dal corno d'Africa, scesa poi sulla zattera in Libia
e desiderosa di ricongiungersi al marito scappato a Torino poco prima. La scelta del
film è stata ottima perché è stato possibile proiettare la trama nel presente, riflettendo su quello che ogni giorno avviene sulle coste siciliane. Ogni allievo ha potuto
attuare grazie a questo film un’introspezione chiedendosi che cosa avrebbe fatto se si
fosse trovato nella stessa situazione, se avesse fatto finta di niente, ubbidendo alla legge,
ma contrariando i propri valori o avesse,
come ha fatto Ernesto, salvato quei poveri
uomini e dato loro anche una minima possisupplemento mensile de
bilità di rinascita in una società di sicuro
La Nuova Graticola
migliore rispetto a quella dalla quale erano
a cura del:
fuggiti.
Alessia Martino
S...piffero
liceo scientifico-linguistico
“ E. MEDI”
THE PILLOW FIGHT
e dell’ I.I.S.
“Besta-Gloriosi”
di Battipaglia
Sabato 14 novembre, come promesso, si è tenuta la “battaglia con i cuscini”, la cosiddetta Pillow Fight. L’evento
organizzato dall’associazione Erasmusland, in Piazza Del
Gesù a Napoli ha coinvolto centinaia di ragazzi, per circa
un’ora e mezza, in un’esplosione di colori e “piume d’oca”
accompagnata da musica, speaker e schiuma party.La seconda edizioe della Pillow Fight (presentata per la prima
volta a Napoli nel 2014) ha avuto buon esito e riscosso
grande interesse nei teenagers (e non) della città e dei dintorni.
Si
spera in una terza edizione. Noi c’eravamo!
Giulia Caruso
(in foto The Pillow Fight, piazza del Gesù, Napoli – foto
di Giulia Caruso)
Direttore:
Mirra Gerardo detto Dino
Professori Referenti:
D’Aiuto Massimiliano
Calì Giovanni
Nino Repaci
Aica Anna Maria
Segretario di Redazione:
Cerrato Fulvio
Stampato c/o GraficaLitos
Battipaglia
email:
[email protected]
S...PIFFERO - liceo Medi
CRONACHE dal MEDI
Novembre 2015
pag 6/b
UNA GIORNATA ALLA “SALUS”
LIBRIAMOCI
Il giorno 13 novembre 2015 la classe VA Linguistico si è recata presso la “Casa di cura
Salus” a Battipaglia in occasione della “sesta
giornata nazionale delle piccole e medie imprese”. I ragazzi hanno assistito a una presentazione di ciò che la Clinica offre e hanno
potuto visitare l’intera struttura, dai vari reparti di cui dispone agli spazi adibiti al funzionamento della “Casa di cura”. E naturalmente, i ragazzi hanno avuto la possibilità di
entrare in una vera sala operatoria e indossare
le famose cuffiette! Tutto ciò al fine di consentire agli studenti di affacciarsi al mondo
del lavoro e concedere loro una visione più
ampia della vita dopo gli studi. Questa è la
prima di una serie di occasioni che permetterà
ai ragazzi di informarsi meglio sul mondo che
li circonda, attraverso eventi di alternanza
scuola-lavoro, tutto pur di spianare loro la
strada nella scelta della professione futura.
Alessandra Soriente
DAL LIBRO AL DIBATTITO CON IL GIORNALISTA ANTONIO MANZO
Liceale campionessa di karate
Abbiamo intervistato Annamaria Damolideo, studentessa del nostro liceo, pluricampionessa italiana di karate della categoria -50kg juniores,che
ha da poco preso parte ai campionati mondiali a
Jakarta, in Indonesia.
- Com’è stato affrontare un campionato mondiale con la nazionale italiana?
A. È stata un’emozione bellissima.
- Hai dovuto affrontare un allenamento particolare prima di partecipare agli incontri?
A. Sì, mi sono allenata ad Ostia con gli altri componenti della nazionale italiana per 7 giorni prima della partenza per l’Indonesia, poi una volta
arrivata lì mi sono allenata per altri 5 giorni prima di affrontare il mio primo incontro.
-Come sono andati gli incontri?
A. Il primo molto bene, infatti sono riuscita a
vincere contro una ragazza thailandese. Nel secondo invece sono stata un po’ sfortunata, in
quanto ho perso per un solo punto.
-C’è qualcosa che ti ha stupito dell’Indonesia?
A. No, niente in particolare a parte il gran caldo
(34°C circa) e l’alta umidità, che non sono proprio le condizioni ottimali per praticare al meglio
questo sport.
Marco Poppiti
Marasco nazionale di salto in lungo
Alessandro Marasco, alunno della 2G del Liceo
Scientifico Enrico Medi, ha vinto il Titolo italiano cadetti di salto in lungo in occasione dei Campionati nazionali tenuti recentemente a Sulmona.
Il giovane atleta classe 2000 della Ideatletica
Aurora, è risultato il migliore con un salto di 6,67
metri, battendo di pochi centimetri il secondo
classificato, il friulano Davide Rossi. Gioia e soddisfazione per Marasco, che ha ringraziato il proprio tecnico, la famiglia e la società per il grande
supporto ricevuto. Premiato da Sara Simeoni, il
giovane atleta si aggiudica quindi la meritata maglia tricolore, tra gli applausi degli spettatori. Il
nostro personale augurio a Marasco è quello di
continuare ad ottenere vittorie come questa, e di
riuscire a realizzare tutti gli obiettivi da lui prefissati.
(Immagine da:lacittadisalerno.gelocal.it)
FRANCESCO DE VITA
ANTONIO MANZO DA “IL MATTINO”
Il venerdì 30 ottobre la “penna d’oro” de Il Mattino, Antonio Manzo,
ha tenuto una conferenza nell’auditorium della nostra struttura. Ha delineato, per sommi capi, le linee guida necessarie nella professione di
giornalista: orari e ritmi di lavoro impegnativi, continue ricerche spesso
fallimentari (soprattutto nell’ambito della cronaca nera, di cui lui si
occupa) e via dicendo. Ma la forza motrice che muove tutto il
marchingegno del giornalismo è la fame. La fame di verità, la fame di
libertà, di approfondimento, di informazione e di cultura: la fame intellettuale. “La carta stampata non morirà – dice Manzo – ma vivrà
se darà al lettore la condizione di approfondimento. Diffidate da
chi vi dice che l’ultimo libro che ha letto è quello che gli è stato
imposto a scuola”. Così il giornalista saluta gli studenti (promettendo un’altra conferenza a gennaio) e spronandoli a combattere
per i diritti, per la libertà d’espressione e per la cultura partendo anzitutto dal momento individuale per passare
secondariamente aquello collettivo. Siate affamati.
Giulia Caruso
“Libriamoci:Giornate della lettura”
In occasione del progetto nazionale “Libriamoci. Giornate della lettura nella scuola italiana”, anche nel nostro Liceo quest’anno, i ragazzi di terza hanno avuto
l’occasione e il piacere di leggere un libro e, di seguito, procedere alla visione di un film. Il libro è un
classico della fantascienza scritto da Ray
Bradbury,Fahrenheit 451. Il film è altrettantoun classico della cinematografia francese girato dal regista
Francois Trouffaut. Ambientato in uno spazio
futuristico, ma ormai non troppo lontano dai giorni
nostri, Bradburyimmagina un’epoca in cui ogni libro,
per ordini dei maggiori, va eliminato. Il protagonista
GuyMontag lavora nel corpo dei pompieri, i quali
hanno il compito di rintracciare chi si è macchiato del
"reato di lettura" e ardere i suoi libri. L’unico strumento per istruirsi è la televisione, utilizzata come
mezzo ossessivo per definire le regole sociali. All’inizio Montag è completamente convinto del suo
operato, ma poi ammaliato dalla sua prima fugace
lettura decide di continuare ad andare contro la legge.
Alla visione del film ha fatto seguito l’incontro con
Antonio Manzo. Il noto giornalista de “Il Mattino”
ha iniziato il discorso collegando il titolo del progetto a due fondamentali blocchi tematici. Entrambi sono
due verbi: “libriamoci” e “liberiamoci”. Librarci in
volo verso mondi fantastici è possibile solo grazie
alla lettura, infatti si dice che chi a settant’anni non
ha mai letto un libro avrà vissuto solo una vita: la
sua. Al contrario chi alla stessa età ha letto molti libri
avrà dentro di sè ricordi di molte avventure. Analogamente anche essere liberi di compiere una scelta autonoma è possibile solo grazie al mezzo dello studio
e della lettura. Manzo ci ha consigliato vivamente di
diffidare da chi non legge, bisogna essere infatti al
passo con i tempi ma, altresì,capire che i social sono
solo finzione, la nostra realtà bisogna costruirla. Ha
diritto a ribellarsi ad un sistema rigido e convenzionato,
magari ingiusto, solo chi ha studiato e ha le capacità
critiche adatte a costruire un’opinione o un qualcosa dentro da esternare. A questo punto sarebbe stato impossibile non citare Leonardo Sciascia, spirito anticonformista e figura cardine del Novecento italiano, il quale pensava che valesse la pena vivere solo studiando e approfondendo in modo da avere come risultato un pensiero
libero. Secondo il giornalista noi giovani, menti aperte e
libere dalla paura della guerra, dovremmo costruire la
nostra capacità di analisi grazie allo studio, alla fatica,
alla lettura (non imposta ma cercata) uniti al cuore e
all’esperienza. Ma Antonio Manzo,che prima di tutto è
un giornalista, non poteva non parlare del suo collega,
che pagò il prezzo delle parole con la morte, Giancarlo
Siani. Egli aveva la voglia di cambiare il mondo grazie al
suo giornalismo di inchiesta e la grandiosa capacità di
captare solo grazie al suo cervello ciò che esisteva e ciò
che sarebbe accaduto. Questa dote non è da tutti e avercela denota un grande senso critico nonché un grande
studio approfondito alla base. Fermarsi alle apparenze
senza analizzare le cose fino in fondo è da sciocchi, proprio come lo è giudicare un libro dalla copertina. Così
Antonio Manzo ci ha invitato a fare della scuola la nostra arma più potente, perché giorno per giorno ci offre
gratuitamente la dignità: chi non sa esercitare il suo dovere non può esprimere un parere personale. “Passate
dal pensiero forte alla proposta fortissima. Non adeguatevi, scegliete. Nella vita non si sta mai a metà strada, è
come una partita di calcio. Se non hai i fondamentali non
puoi giocare, se giochi e ti dimentichi i fondamentali hai
perso. Necessario però è anche saper scegliere bene il
campo di gioco.” così Antonio Manzo ha concluso il
dibattito lasciando in noi una profonda commozione e la
consapevolezza che ora, con impegno e dedizione, ciascuno di noi costruisce il proprio futuro. Roberta Petti
Intervista al rappresentante
di istituto Gianmarco Santoro
stro compito sarà quello di valutare l'operato dei professori
che si vorranno sottoporre a questo giudizio, positivamente
o negativamente in base ad alcuni parametri nazionali. Purtroppo questo è tutto quello che sappiamo, finora.
-Hai qualche consiglio da dispensare per chi vorrà
candidarsi negli anni a venire?
Mantenere buoni rapporti con tutti, dai più piccoli ai più
grandi, imparando qualcosa di utile da loro, per poter capire
cosa cercano i ragazzi. Mai arrendersi anche di fronte agli
ostacoli più difficili.
DE VITA VITTORIO
-Come mai hai deciso di candidarti ?
È stata una decisione che ho preso aver terminato il mandato di rappresentante alla consulta provinciale. Dopo
due anni di esperienza ero arrivato alla conclusione di
aver raggiunto una maturità tale da potermi candidare
nuovamente, per ricoprire una carica diversa.
-Quale era il tuo programma elettorale?
Diciamo che i programmi elettorali presentati ogni anno
dalle varie liste sono quasi tutti uguali, si differenziano
giusto in qualche punto. Noi però quest'anno abbiamo
puntato anche a qualche punto innovativo come la radio
del liceo e la notte bianca.
-Hai avuto il supporto dei tuoi amici?
Si, è soprattutto grazie a loro che sono stato eletto, mi
hanno fatto molta pubblicità anche sui social facendo
partire l'hashtag #iostoconginma.
-Come hai fatto propaganda e chi ti ha aiutato?
La propaganda migliore è stata fatta nelle classi, con il
carisma dei miei colleghi di lista, abbiamo ottenuto molti
più voti di quanto ci aspettassimo.
-Ti aspettavi di vincere?
Possibilità di essere eletto ce n'erano, non mi aspettavo
però di ricevere tutte queste preferenze.
-Quali oneri comporta la tua posizione? E quali “privilegi” (se ce ne sono)?
Privilegi non ce ne sono, tranne quello di far parte del
Consiglio d'istituto, che è allo stesso tempo un onere.
-Se non sbaglio fai anche parte di una commissione
che avrà il compito di giudicare i docenti, puoi parlarci di cosa esattamente si dovrà occupare e come
hai intenzione di comportarti a riguardo?
Insieme a uno dei rappresentanti dei genitori e tre docenti faccio parte di questo Consiglio di valutazione. Il no-
La vincitrice del Concorso Copertina POF
Il Liceo Scientifico e Linguistico Enrico Medi ha permesso ai
propri alunni di creare, sfruttando al meglio la creatività e le
proprie capacità, la copertina del POF (Piano dell’Offerta
Formativo) 2015-2016. Tra 25 diversi elaborati presentati
dagli allievi, la Commissione esaminatrice ha decretato alla
fine il vincitore, seppure con difficoltà, data l’originalità che
accumunava tutti i lavori. La copertina scelta è stata realizzata dall’allieva LuciaPanico, classe IV E , che con grandi doti è
riuscita a rendere al meglio attraverso l’arte, il messaggio che
la scuola vuole inviare a tutti i propri allievi. La ragazza
soddisfatta del risultato raggiunto, afferma che non si aspettava di poter raggiungere l’obiettivo prefissato. La realizzazione della copertina -ha dichiarato- è avvenuta tramite un
programma che utilizzava già da tempo, poiché sempre più
forte era diventata la passione per questa forma d’arte. Tenendo conto del motto del Liceo“Scuola dei saperi, scuola
dei valori”, l’allieva ha tentato, con grandi risultati, di farsi
portavoce della funzione svolta da esso. Infatti, è riuscita a
creare l’immagine del mondo in modo tridimensionale, formato dall’insieme di svariate bandiere, simbolo dell’indirizzo linguistico presente all’interno del Liceo; allo stesso tempo però l’immagine del mondo può essere interpretata dal
punto di vista scientifico, altro indirizzo del nostro liceo,
come un nucleo, contornato da elettroni. Alessia Martino