SPIFFERO NOVEMBRE 2015 - Liceo Scientifico E. Medi
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SPIFFERO NOVEMBRE 2015 - Liceo Scientifico E. Medi
S...PIFFERO - liceo Medi Periodico degli studenti del liceo scientifico e linguistico statale “E. Medi” 2015 di Battipaglia Novembre pag 1/b La voce degli studenti! Piffero Supplemento mensile del giornale LA NUOVA GRATICOLA - iscr. RegistroStampa Trib. di SA n 755 del 1989-A nno XV- Novembre 2015 Oriana Fallaci “Il diritto di odiare” Quante guerre...”sante” !!! Oggi, mentre i video mostruosi dello Stato islamico affollano il web tra decapitazioni, attacchi terroristici e patrimoni dell’umanità distrutti, dobbiamo rivolgerci alla “Cassandra” che aveva previsto tutto: stiamo parlando di Oriana Fallaci. «Crediamo di vivere in vere democrazie, governate dalla libertà di pensiero e di opinione. Invece viviamo in democrazie deboli e pigre, dominate dal dispotismo e dalla paura. Paura di pensare e di raggiungere conclusioni che non corrispondono a quelle dei lacchè del potere. Paura di parlare, di dare un giudizio diverso dal giudizio imposto da loro. Paura di non essere sufficientemente allineati, obbedienti, servili, e venire scomunicati attraverso l’esilio morale con cui le democrazie deboli e pigre ricattano il cittadino. Paura di essere liberi, insomma. Di prendere rischi, di avere coraggio.». Così esordiva dieci anni fa in un’intervista la Fallaci e ora molti si rendono conto che tali parole sono a passo con i tempi. La famosa trilogia dei libri (La Forza della Ragione, la Rabbia e l’Orgoglio, Apocalisse) che narrano del rapporto tra Islam e Occidente è piena di espressioni ardenti. Fallaci pubblicherà molti altri libri sul medesimo argomento. Un esempio corposo è offerto dal libro “Le radici dell’odio. La mia verità sull’Islam.”. In questo libro decide di parlare del conflitto tra Islam e Occidente in modo aperto. Questo libro fornisce una panoramica della concezione fallaciana della cultura islamica delineata già nel primo reportage sulla condizione della donna nei Paesi musulmani. Lei è stata in molte terre arabe e musulmane e difronte all’odio nei confronti della donna libera ed emancipata rivendica per sè il diritto ad odiare. Scriveva infatti la Fallaci: «Se ho il diritto di amare chi voglio, ho anche e devo avere anche il diritto di odiare chi voglio. Incominciando da coloro che odiano me». Parole queste scritte con rabbia e con l'intensità di cui lei era capace, ma anche con coraggio. Un coraggio che dette fastidio a chi preferiva non intendere le sue ragioni. Secondo Oriana l’Islam moderato non esiste, tutto ciò che accadeva nel 2001 in Europa accade ora ed è, prima d'essere eticamente sbagliato, intellettualmente sbagliato. Le parole scritte all’indomani dell’attacco alle Torri Gemelle ora ritornano ad essere lette e comprese, e allora forse quella “pazza” di Oriana Fallaci ora per molti diventa di attualità. Roberta Petti Duemila e passa anni e ben tre religioni tutte proclamanti (forse) lo stesso “unico” Dio, non hanno risparmiato all’umanità guerre sanguinosissime. Che cos’è la guerra “Santa”? Guerra mondiale: passato o presente? Dopo cento dalla Prima Guerra Mondiale, tutte le distruzioni La guerra santa è un'azione o un complesso di manovre stratee i morti che vennero causati in quegli anni dal 1914 al 1918, giche militari, ed in genere una vera e propria guerra alla quale non sono stati ancora dimenticati, perché senza dubbio forte siano attribuite finalità di salvaguardia di valori religiosi. L'uodeve essere il ricordo del mo ha sempre manifestapassato. Nella situazione to una certa spontanea di instabilità nella quale riluttanza a partecipare in #NOT IN MY NAME prima persona a conflitti In questo periodo i riflettori sono puntati sull’ISIS e sull’intera comu- si trova tutta l’Europa, queste guerre ora come bellici, anche, ovviamen- nità musulmana ma è giusto fare: “di tutta l’erba un fascio”? te, per la palese consape- E’ ormai noto che ci sia una netta separazione nella ità musulmana, ora, sono temute, non savolezza dei gravi rischi gli estremisti che sono parte organica dell’organizzazione terrorista pendo fino a che punto si connessi, ed è pertanto ISIS, e gli islamici moderati, coloro che semplicemente professano la possa pensare ad esse sempre stata cura dei pro- loro religione e vivono secondo il Corano nel rispetto degli altri, e solo come ad un ricordo motori delle guerre il for- quindi andando contro il terrorismo. Per aprire gli occhi al mondo e passato. La minaccia più nire motivazioni di forte dichiarare la loro opposizione al terrorismo,” la comunità dei modera- grande per tutta l’Eurorilievo morale per poter ti” ormai è così chiamata, ha ben pensato di pubblicare video, frasi e pa si è dimostrato essere conseguire consenso in- foto sui social network con la scritta #NOTINMYNAME, (non nel l’Isis, che con la propria torno alle azioni propo- mio nome). Questo, come ho già detto, non solo per trasmettere al cultura estremista, cerca ste, al fine di poter con- mondo questa differenza, ma anche per tutelare se stessi dal razzismo soprattutto attraverso tare su forze armate effi- ma anche dal terrorismo stesso. Tutti i paesi europei ormai, almeno i l’utilizzo astuto dei social cacemente determinate a più importanti, hanno almeno una moschea per dare ampio spazio network di essere temuconseguire la vittoria. Ol- alla comunità musulmana, proprio in queste moschee sono stati inter- to da tutte le potenze octre ai motivi ideali (indi- vistati tanti fedeli che si scusano in nome del popolo islamico, che cidentali. L’evento che ha pendenza, lotta all'op- sostengono che il terrorismo non è autorizzati da Allah nel corano e destato maggiore scalpopressore, instaurazione soprattutto hanno dichiarato che si riconoscono cittadini europei e re è stata la strage avvenuta a Parigi lo scorso 13 della propria cultura, re- non più siriani, ne libici etc.. Sara Di Matteo novembre; gli attentatori sistenza all'aggressione, hanno scelto di colpireil etc.), si è verificata più cuore della capitale, ma volte nel corso della stosoprattutto i luoghi di divertimento e di svago, sicuri di provoria la necessità di ricorrere a suggestioni più profonde. Con lo care centinaia di morti. Tre esplosioni, infatti, sono avvenute sviluppo delle religioni rivelate (Ebraismo, Cristianesimo e nei pressi dello Stade de France dove era in corso l’amichevole Islamismo), che sostengono esista solo una via (e soltanto una) di calcio Francia-Germaniae dove tuttavia era presente lo stesper la salvezza, la diffusione di tale via diventa un dovere. so presidente Hollande. Nel locale notturno Le Bataclan, inveL'affermazione della "santità" di una guerra assolve alla funzioce è avvenuto l’attacco più grave: c’era un concerto della band ne di nobilitare la motivazione guerresca e di garantire al soldaamericana Eagles ofDeath Metal; i presenti, si sono sentiti to la legittimità di quanto sta per compiere. Il soldato che all’improvviso come imprigionati in una sala senza via di fuga, uccide non viola, dunque, la Legge di Dio, se la guerra risponde era come un vortice che spazzava via le vite di molti giovani, il all'interesse della religione. L'autorità religiosa, a seguito di specui corpo giaceva a terra. Per la prima volta dal dopoguerra il cifiche interpretazioni di riferimenti teologici nelle sacre scritbilancio delle vittime è stato di 130 morti e di oltre 250 feriti, di ture, giustifica la guerra come un "necessario sacrificio" e un cui un centinaio in gravi condizioni. Ancora una volta nel corso doveroso intervento comunque ben gradito al Signore. della storia si è costretti a dare un numero, a volte approssimaGli Ebrei, che inaugurano la prima religione monoteista rivelativo, delle vittime; si è costretti a scendere in strada con il ta, sperimentarono per primi tutto ciò, invocando l'aiuto divitimore che in quella bella giornata si possa verificare nuovano per le azioni armate necessarie a sconfiggere il paganesimo, mente un simile attacco, capace di distruggere la vita propria e ne è esempio la guerra che attuarono al ritorno dalla schiavitù dei propri cari. Si spera che non comportino la decisione da d’Egitto per fruire del territorio promesso da Dio ad Abramo, parte dei capi di Governi europei di rispondere all’attacco Isis anche a spese dei popoli insediatisi nella Terra di Canaan. con un’altra guerra. Si spera Alessia Martino De vita Vittorio Guerre sante “cristiane” LE CROCIATE Guerre sante “islamiche” LA JIHAD Non diversamente dall’Islam il Cristianesimo ha combattuto guerre sante, anche se diverso ne è il fondamento ideologico poichè Gesù Cristo, che espressamente introdusse la missione e la diffusione della "buona novella", non fornì mai un esplicito consenso alla violenza come mezzo di diffusione della sua parola. Tuttavia, l'invito a restituire «a Cesare quel che è di Cesare» (Mt 22,21) e l'affermazione categorica dell'apostolo Paolo secondo cui «Non c'è autorità se non da Dio» (Rm 13,1) rientrano tra i molti passi della Scrittura utilizzati per affermare che i detentori del potere sono innanzi tutto ministri di Dio, per legittimare "sante alleanze" tra potere temporale e potere spirituale, perfino per giustificare l'uccisione di milioni di persone in nome di Dio.Il termine guerra santa è servito ai Cristiani per indicare azioni di carattere militare nei confronti di nemici interni ed esterni. Per quanto riguarda i nemici interni, si ricordano le guerre di religione francesi, fra Cattolici e Prote- L’ISIS e un’organizzazione di estremisti islamici ostili alla cultura occidentale. Per essa la Jihad è una guerra “Santa” che serve a convertire gli infedeli salvando lorola vita e l’anima. A questo proposito è citato un passo del Corano che recita le parole di Allah il quale sostiene che, solo se necessario,i fedeli possono ricorrere anche alla forza. Secondo gli studiosi della storia contemporanea è la cattiva interpretazione di questo passo che ha provocato tante morti e sangue innocente. Ma perché è proprio l’Europa ad essere nel mirino? I paesi europei più degli altri registrano alti tassi di fumatori, persone che sprofondano nell’alcolismo e nella tossicodipendenza, o nel buio tunnel del gioco, o ancora nei sempre più semplici giri della prostituzione. I sopra elencati “vizi” della società Occidentale, se pur andando contro i principi del Corano, hanno ormai contagiato anche la società orientale e così gli estremisti Islamici, infastiditi da tali atteggiamenti e impossibilitati dal continua a pag. 2 continua a pag. 2 GUERRE SANTE S...PIFFERO - liceo Medi Novembre 2015 pag 2/b continua: Guerre sante “cristiane”: LE CROCIATE stanti; la crociata albigese contro l'eresia dei Catari; la crociata aragonese, lanciata da Papa Martino IV contro Pietro III il Grande. Contro nemici esterni furono invece dirette le crociate del Nord, tese a eliminare la presenza pagana in Europa, e quelle bandite contro la presenza islamica in Medio Oriente. L'espressione "guerra santa" viene a volte approssimativamente utilizzata anche per indicare le crociate. Le crociate contro l'oriente rappresentarono di fatto la risposta del mondo cristiano all'offensiva militare islamica in atto da tempo. Erano l'unica plausibile risposta alleaggressioni musulmane: un tentativo di arginare la conquista musulmana di terre cristiane. Ciò che fece organizzare le crociate fu un appello delle Chiese orientali al pontefice di Roma affinché fosse messa fine all'umiliazione di dover vivere in uno Stato non cristiano. Non furono il progetto di un papa ambizioso o i sogni di cavalieri rapaci, ma una risposta a più di quattro secoli di conquiste, con le quali i musulmani avevano già fatto propri i due terzi del vecchio mondo cristiano. A quel punto, il Cristianesimo, come fede e cultura voleva difendersi anche in chiave attiva, per non doversi far soggiogare dall'Islam. Scriveva papa Innocenzo III, nel 1215: "Come può l'uomo che ama secondo il precetto divino il suo prossimo come se stesso, sapendo che i suoi fratelli di fede e di nome sono tenuti al confino più stretto dai perfidi musulmani e gravati della servitù più pesante, non dedicarsi al compito di liberarli?”". Nella prospettiva cristiana medievale il compito dei crociati era sconfiggere i musulmani invasori e difendere la Chiesa contro di loro. DE VITA VITTORIO Crociata I II III anno 1096-1099 1147-1149 1189-1192 IV capeggiata da Goffredo di Buglione Luigi VII - Corrado III Federico Barbarossa-Filippo IIRiccardo Cuor di Leone 1202-1204 Papa Innocenzo III V 1217-1221 papato VI 1228-1229 Federico II VII VIII 1249-1250 Luigi IX il Santo 1270 Luigi IX il Santo Le crociate per la Terra Santa Le crociate furono un fenomeno di massa che non coinvolse solo i grandi signori feudali ma anche persone di ogni classe sociale. Questo fenomeno si estese dalla fine del XI secolo alla fine del XIII. Le crociate furono causate dallo spirito religioso, che portava i crociati a liberare la Terra Santa dagli infedeli, ma anche da motivi economici, ad esempio l’arricchimento del sistema feudale. I grandi signori feudali partivano per le crociate dopo aver pronunciato in chiesa il voto solenne di sacrificarsi per la difesa della Terra santa. Ai crociati fu garantita l’indulgenza plenaria e in caso di morte il paradiso. Le crociate hanno avuto sia aspetti positivi che negativi. Come aspetto positivo possiamo dire che le crociate hanno reso possibile l’incontro tra due diverse civiltà, quella europea e quella medio orientale. Da ciò gli occidentali hanno imparato cose nuove e hanno recuperato anche la cultura greca. L’aspetto negativo è che le crociate hanno strumentalizzato la religione usandola come pretesto per scatenare una guerra in modo da difendere i propri interessi. Questo è un tema che si è protratto per secoli riversandosi anche nella società moderna. Americo Liguori esito Il 6/6/1099 i crociati giunsero a Gerusalemme, l’ assediarono, la conquistarono e saccheggiarono I crociati assediarono la capitale siriana, riportando una disastrosa sconfitta nel 1148 Tentativo di vari sovrani europei, di strappare Gerusalemme e la Terra santa a Saladino. Però a causa dei dissidi fra loro, l'impresa si concluse con poco onorevole tregua d'armi triennale con Saladino. I crociati contavano di raggiungere la Terrasanta via mare con l'aiuto della flotta veneziana. Ma i veneziani dirottarono l'esercito crociato verso Costantinopoli e conquistarono la città. L'obiettivo del papato era la conquista dell' Egitto ma tale progetto fallì. Successivamente il re Federico II conquistò Gerusalemme ma dopo pochi anni ricadde in mano ai musulmani. Fu l'unica crociata pacifica.L'imperatore Federico II trattò col sultano la cessione di Gerusalemme. Ciò gli fu accordato, a condizione che la città rimanesse indifendibile. Fu diretta contro l'Egitto e guidata dal re di Francia Luigi IX il Santo. Fu diretta contro i domini musulmani in Africa settentrionale e fu guidata da Luigi IX il Santo. La spedizione fu bloccata da un’epidemia di peste, che uccise lo stesso re di Francia. a cura di Americo Liguori continua: Guerre sante “islamiche”: LA JIHAD porre riparo a questo “declino” socio-religioso hanno ben pensato di punire l’Europa con il terrorismo. Ma siamo sicuri che una sigaretta o una partita a carte siano la vera causa di una guerra tanto cruda e spaventosa? La risposta è no, questa sarà certamente una delle tante motivazioni ma, certamente si pensa che la Politica sia la principale causa di questo netto declino. Come facciamo allora a combattere il terrorismo senza nemmeno conoscere le vere cause che portano ad esso? Io credo che quello che sembra l’inizio di un’attività terroristica e di un piccolo gruppo di folli è in realtà un movimento ben radicato che lo si conosce solo ora perché prima non ha mai colpito noi, ci sembrava un qualcosa di lontano, permettendoci così di trascurarlo. Sarà difficile quindi poter fermare questi terroristi e sarà ancora tanto il sangue innocente versato per consumare questa folle guerra ormai in atto. Sara Di Matteo Bin Laden Al Qaeda Al Qaeda, dall’arabo “qa?ida”(fondazione/base), è un movimento islamista sunnita terroristico nato alla fine del ‘900 impegnato in azioni violente nei confronti degli occidentali e degli islamisti filooccidentali, considerati infedeli e ipocriti. Secondo le fonti più attendibili questa organizzazione sarebbestata fondata dal leader Osama Bin Laden durante la guerra in Afghanistan, dove egli stesso combattè contro i Russi che avevano invaso il paese. Grazie al supporto americano, i Talebani riuscirono a liberarsi degli invasori e a salire al potere; infatti a questi eventi seguirono anni di sereno accordo tra il governo di Kabul e quello di Washington. Ancora sono ignote le cause che spinsero Bin Laden a fondare questa organizzazione di estremisti, rivoltandosi contro il paese che li aveva aiutati a scacciare gli invasori. Un’ipotesi potrebbe riguardare la fastidiosa e mal vista presenza degli Americani sul suolo saudita, ma non si hanno notizie certe se non quelle dei media; infatti Bin Laden non ha mai parlato esplicitamente di Al Qaeda né ha mai rivendicato attentati in modo diretto. Uno degli attentati più significativi attribuito ad Al Qaeda è quello alle Torri Gemelle da parte di un gruppo di terroristi contro obiettivi civili e militari degli Stati Uniti d’America. La mattina dell’11 settembre 19 membri di Al Qaeda dirottarono due aerei civili sulle torrinord e sud del World Trade Center a New York, un altro verso il Pentagono e l’ultimo verso il Campidoglio o la Casa Bianca a Washington. In questo attacco morirono quasi 3000 civili di varie etnie differenti. Fra questi, 246 morirono nei vari aerei, altri persero la vita a causa del collasso delle torri o dell’impatto con l’aereo e altri ancora nel disperato tentativo di salvezza, saltando dalle finestre della costruzione, come mostra l’agghiacciante foto “The Falling Man”, diventata un simbolo dell’atroce evento. Ultimamente abbiamo sentito parlare molto anche dell’ Isis, un altro gruppo di fondamentalisti islamici che semina terrore e che minaccia l’Occidente. Ma a questo punto viene da chiedersi: “L’Isis e Al Qaeda sono la stessa cosa?”. Sembra che, anche se presentano alcune convergenze, quali l’obiettivo di combattere tutti gli infedeli del mondo, ci siano molte differenze: la prima consiste nel fatto che Al Qaeda non controlla un territorio ben definito, mentre l’Isisdomina alcune zone della Siria e dell’Iraq, tenendone in pugno la popolazione. Un’altra differenza risiede anche nel modo di agire: infatti, mentre l’Isissi manifesta più esplicitamente, portando avanti gli scontri con l’esercito iracheno in trincea, senza ricorrere a tecniche precise, Al Qaeda predilige colpire tramite attentati di matrice terroristica. “I terroristi, i kamikaze, non ci ammazzano soltanto per il gusto d’ammazzarci. Ci ammazzano per piegarci. Per intimidirci, stancarci, scoraggiarci, ricattarci. Il loro scopo non è riempire i cimiteri, non è distruggere i nostri grattacieli, le nostre Torri di Pisa, le nostre Tour Eiffel, le nostre cattedrali, i nostri David di Michelangelo. È distruggere la nostra anima, le nostre idee, i nostri sentimenti, i nostri sogni.” (Oriana Fallaci) Francesca Alfinito Gli spietati guerrieri di Dio: i talebani guerriri talebani Le guerre combattute negli ultimi secoli in Afghanistan hanno dato vita ad un paese etnicamente composito, dove alla maggioranza pashtun, musulmana sunnita, si contrappongono le minoranze uzbeke e tagike nel Nord e Nord-Est (pure sunnite, ma con forti influenze sufi), hazara al Centro (di lingua persiana e sciita), dari a Ovest (persiana di lingua ma sunnita), più un’ampia serie di minoranze più piccole. All’interno dell’etnia si collocano le tribù, spesso in lotta fra loro. Il padre della monarchia afghana moderna è il re Ahmad Shah (1722-1772),: un pashtun della tribù durrani, che, seguendo la tradizione afghana, lasciò ampie possibilità di autogoverno alle minoranze interne ricevendone in cambio sostegno contro i nemici esterni. Fra alti e bassi, questa tradizione è continuata fino al regno di Mohammad Zahir Shah, rovesciato nel 1973 dal cugino Mohammad Daud (1909-1978). Daud cercò di governare venendo a patti con la fazione comunista ma nel 1978 venne ucciso da una rivolta. Non riuscendo quest’ultima a controllare il paese nel 1979 l’Unione Sovietica invase l’Afghanistan facendo uccidere il presidente Hafizullah Amin (1929-1979) e installando al suo posto Karmal. Nei successivi dieci anni una lunga guerra costa al paese il prezzo di un milione e mezzo di morti, i mujaheddin – che comprendeno tutto l’islam politico e le minoranze etniche –, con l’aiuto del Pakistan e degli Stati Uniti, scacciò i sovietici dal paese, e nel 1992 abbattè definitivament il regime comunista. Il nuovo governo non riuscirà mai a controllare l’intero territorio nazionale: le minoranze etniche diverse dalla tagika sono tutte in rivolta. Nel 1994 uno dei comandanti locali fa rapire due ragazze del villaggio di Singesar, nella provincia di Kandahar, e le violenta. Il mullah del villaggio, Mohammed Omar, raduna trenta studenti (talebano: colui che cerca) della sua piccola madrassa (scuola coranica), libera le ragazze e impicca il comandante. Il consenso popolare, all’inizio diffuso, svanisce rapidamente – a causa della rigidissima applicazione della sharia (legge islamica), dell’oppressione delle donne, a cui vengono imposte gravi restrizioni: il divieto di lavoro fuori casa, incluso l’insegnamento, la sanità, etc; di movimento fuori casa senza la presenza di un mehram (padre, fratello o marito); di trattare con negozianti maschi e quello di ricevere cure da medici maschi; di farsi fotografare o filmare; riprodurre immagini di donne su giornali e libri, o di esporle nelle case e nei negozi; di ascoltare musica.Infine, cosa gravissima, di istruzione in scuole, università o altre istituzioni. Con tali divieti viene introdotto l’obbligo di indossare il burqa, un lungo velo che copre le donne da capo a piedi. Fustigazione, percosse e insulti vengono riservati alle donne che non rispettano tale codice di comportamento. Le radici culturali dei talebani si situavano nelle derivazioni pakistane della corrente tradizionalista indiana deobandi, di origine ottocentesca, affine, anche se non identica, al movimento wahhabita dell’Arabia Saudita.Tuttavia quella dei talebani è una versione estrema del puritanesimo deobandi, con punte di «pulizia etnica» contro gli sciiti afghani, considerati non musulmani. Dopo l’11 settembre, l’alleanza con Al Qaida si è rivelata fatale per i talebani, rovesciati dagli Stati Uniti e dai loro alleati con la benedizione dell’ONU. Ma le difficoltà del nuovo governo democraticamente eletto nel controllare un territorio che nessuno nella storia aveva mai controllato veramente sono sfociate in una guerriglia che ha visto uniti talebani e Al Qaida. Maria Grazia Vece S...PIFFERO - liceo Medi ISLAM Novembre 2015 pag 3/b ISLAM: nascita, fondatore, regole, storia e divisioni Maometto Maometto Maometto (in arabo, Mohammed) nacque alla Mecca verso il 570. Rimasto orfano fu affidato in tenera età ai parenti più prossimi. Si impegnò nella professione di famiglia, quella di carovaniere. Furono proprio i viaggi delle carovane che gli fornirono l’occasione per conoscere l’ebraismo e il cristianesimo. Verso i 25 anni sposò una bella e ricca vedova da cui ebbe numerosi figli. Tuttavia un’inquietudine religiosa lo spingeva a frequenti ritiri in preghiera nelle grotte fuori dalla Mecca. Fu proprio in una di queste grotte che verso il 610 gli apparve l’arcangelo Gabriele che gli rivelò i principi fondamentali di una nuova fede. Gli parlò in nome di Allah(in arabo, Dio), l’unico vero Dio, e lo invitò a diffondere tra gli uomini la fede affinché si sottomettessero alla volontà divina. Questa sottomissione a Dio è detta in arabo islàm, e da qui deriva il nome con cui venne chiamata la nuova religione: islamismo. Inoltre Maometto stesso definì il vero credente muslim, cioè il sottomesso alla volontà di Dio, e per questo i suoi seguaci vennero detti musulmani. I primi insuccessi nella predicazione della nuova fede alla Mecca determinarono nel 622 l’ègira(in arabo, migrazione), cioè il trasferimento di Maometto a Medina, l’avvenimento che segna l’inizio del calendario arabo. Da Medina, Maometto iniziò a organizzare razzie contro le carovane dei mercanti della Mecca. Contemporaneamente anche alla Mecca le conversioni all’Islam si fecero numerose. Nel 630 Maometto si presentò alle porte della città con un esercito di 10000 uomini. Ma non fu necessario ricorrere alla forza: i Meccani, infatti, aprirono le porte e Maometto s’insediò pacificamente alla guida della città. Due anni dopo Maometto morì(632). Messano Antonio La scissione tra sciiti e sunniti Per scisma si intende una rottura all’interno di un gruppo di fedeli, dovuta a divergenze soprattutto di tipo dottrinale. Ricordiamo i due principali scismi avvenuti nella cristianità: il Grande scisma nel 1054, quando Chiesa cristiana e Chiesa ortodossa si separanoe lo scisma protestantesimo e anglicano.Anche nell’Islamismo si è verificatauna scissione. Tutto ha inizio nel 632 con la morte del profeta Maometto. Dopo la morte del profeta nacquero due visioni differenti dell’Islam: sciita e sunnita.Queste due correnti islamiche si trovano in disaccordo su chi sia e che ruolo debba avere il califfo: il successore di Maometto.Gli sciiti sostenevano che il legittimo successore dovesse essere scelto tra i parenti più vicini di Maometto. Questi ultimi ritenevano che Dio non poteva lasciare i credenti senza la figura di una guida religiosa. Per i sunniti, invece, il legittimo successoreera Abu Bakr, scelto dai compagni di Maometto e che divenne il primo Califfo, senza avere alcun ruolo religioso ma solo il dovere di garantire l’ideale unità della comunità. Infatti per questo gruppo bastano il Corano e l’esempio del profeta Maometto per poter guidare la comunità musulmana. Il termine “sunniti” deriva da “Sunna”, la tradizione dei detti di Maometto perciò si mostravano più moderati nell’adempimento dei precetti coranici.Ma circa 30 anni dopo, nel 656, il califfo Othman fu assassinato dagli sciiti che proclamarono califfo,Alì, cugino e genero di Maometto. Ecco perché “sciiti” viene da “Shi’atAli”, che vuol dire “Partito di Ali”. Cosìiniziò la lunga guerra tra questi due gruppi. Alì venne sconfitto e fu eletto il califfo Mu’awija della famiglia degli Omayyadi. La maggioranza dei credenti si schierò a favore del nuovo califfo contro Alì.Ancora oggi vi sono queste due correnti: i sunniti rappresentano tuttora la maggioranza con ben l’85 %, invece gli sciiti solo il 15 %. Francesca Apolito Il Corano Il Corano è il libro sacro della religione Musulmana, così come la Bibbia lo è per quella Cristiana. Negli ultimi tempi il Corano è stato oggetto di molte discussioni, a causa gli attacchi terroristici da parte di gruppi fondamentalisti islamici ai danni dell’Europa. Si parla ovviamente di guerra santa: ma è davvero il Corano ad incitare così tante persone a compiere tali gesti? La risposta va cercata nel Corano stesso. Infatti il libro sacro recita numerosi riferimenti alla jihad, senzamai però usare l’espressione “guerra santa”; tuttavia esso autorizza ad entrare in conflitto contro chi li combatte per motivi religiosi, e autorizza a combattere i pagani che si sono rifiutati di convertirsi. Tuttavia, lo stesso Corano, proibisce di uccidere vecchi, donne o bambini, e vieta di distruggere leproprietà del nemico. Inoltre, Ebrei e Cristiani non hanno l’obbligo di convertirsi, in quanto monoteisti, ma sono quello di pagare un tributo per la protezione. Molti altri passi potrebbero essere oggetto di lettura e analisi, tuttavia questo è un lavoro che richiederebbe non solo pochi giorni, ma anni e anni di studio attento e preciso e alla fine di tale percorso si ritornerebbe comunque alla domanda iniziale: i recenti avvenimenti sono giustificati dal Corano, o sono solo atti terroristici frutto della mente di fondamentalisti? FRANCESCO DE VITA Sunniti Le regole dell’islam Alla morte di Maometto(632) si impose il problema della successione. I fedeli si contesero l’eredità religiosa tra Abu Bakr, il suocero di Maometto, che era stato tra i suoi primi seguaci, ed Alì, cugino e genero del Profeta. Alì venne sconfitto e fu nominato califfo Mu’awiyya, della famiglia degli Omayyadi, i potenti della Mecca. La maggioranza dei musulmani riconobbe il califfo Mu’awiyya. Essi si definirono sunniti, seguaci della sunna, ossia obbedienti alle indicazioni espresse dal “comportamento del Profeta”. I sunniti sono tuttora la componente maggioritaria dell’Islam. Messano Antonio La vita del muslim, ossia sottomesso ad Allah, è regolata da cinque pilastri della fede. Il primo è la professione di fede, con cui il buon musulmano dichiara pubblicamente la propria fede tramite le due verità fondamentali dell’islam:«Non c’è altro Dio all’infuori di Allah e Maometto è il suo profeta». Il secondo è la preghiera quotidiana, da recitare in cinque momenti della giornata rivolti verso La Mecca. Il terzo è l’elemosina: come Allah dona agli uomini meritevoli parte dei suoi beni, così i musulmani devono versare alla comunità una percentuale della parte di reddito che supera quello necessario per vivere. Il quarto è il digiuno durante tutte le ore diurne nel mese di Ramadan. L’ultimo è il pellegrinaggio a La Mecca almeno una volta nella vita. Insieme ai cinque pilastri un concetto fondamentale dell’islam è liljihad, che consiste nell’eliminazione del male prima da se stessi e poi dalla società, anche per mezzo della guerra santa. Il Corano contiene numerosi versi il cui i credenti sono incoraggiati al combattimento e all’annientamento dei nemici, come il seguente: « Uccideteli dovunque li incontriate, e scacciateli da dove vi hanno scacciati: la persecuzione è peggiore dell'omicidio. Ma non attaccateli vicino alla Santa Moschea, fino a che essi non vi abbiano aggredito. Se vi assalgono, uccideteli. Questa è la ricompensa dei miscredenti. ». I Sunniti oggi Coloro che, oggi, professano la religione musulmana possono far parte della fazione sunnita o di quella sciita; infatti alla morte di Maometto, fondatore e ultimo profeta dell’islam, si tenne una guerra di successione, nella quale i cosiddetti ‘legittimisti’, i quali in seguito creeranno la corrente autonoma degli ‘sciiti’,volevano che a capo della civiltà araba vi fosse uno stretto parente del profeta, a differenza dei rimanenti fedeli, che si definirono ‘sunniti’ (da ‘Sunna’, che in Arabo vuol dire ‘consuetudine’ e quindi anche ‘codice di comportamento’), che si opponevano alla diretta discendenza di Maometto e che appoggiavano l’istituzione del califfato. Infine ebbero la meglio i sunniti. Ai nostri tempi i sunniti ricoprono la componente maggioritaria dell’islam; essi considerano gli sciiti come loro peggiori nemici, visti come eretici e con i quali tuttora si accendono continuamente focolai di guerra, rispetto a ebrei o cristiani, ritenuti semplicemente miscredenti.Il leader politico e religioso dei sunniti, come già accennato, è il califfo, che guida l’intera ummah, la comunità musulmana.Per quanto riguarda la distribuzione geografica della corrente sunnita possiamo affermare che quest’ultima: - è a capo del governo monarchico dell’Arabia Saudita e occupa qui la maggior parte della popolazione; -detiene parte del potere politico e amministrativo del Libano, in cui, infatti, per legge, il primo ministro deve essere sunnita; - possiede l’egemonia, da tutti i punti di vista, in territorio pakistano; - nonostante maggioranza sciita, il Barhein monarchia sunnita; - in Siria è in continuo conflitto con lo schieramento sciita; - nello Yemen si trova in maggioranza ma gli sciiti, pochi anni fa, sono riusciti a prendere il controllo del Paese; - in Iraq e Iran è in minoranza ed è priva di potere. Nei Paesi qui citati a maggioranza sunnita gli sciiti appartengono spesso alle classi sociali più bassi e umili e vengonofrequentementeperseguitati.Tra le principali caratteristiche dei sunniti ritroviamo: - il particolare atteggiamento nella preghiera, infatti essi pregano con le mani congiunte all’altezza del diaframma; - la celebrazione, esclusivamente, di due feste: la Eid al-Fitr, che segna la fine del digiuno, e la Eid al-Adha, festa del sacrificio; - il divieto di carne di maiale e alcol; - l’uso obbligatorio del velo; - la mancanza del clero. Lorenzo Bufano Fortino Rosalia LA MECCA La Mecca, in antico Mokaraba, è una città dell'Arabia Saudita occidentale. Situata nella regione dell'Hegiaz, essa è il capoluogo della provincia omologa. La Mecca sorse in un'area ricca di sorgenti d'acqua, a metà strada sulla pista che collegava l'odierno Yemen con le città siro-palestinesi ed era dunque una tappa obbligata per le carovane. Fin dall'antichità è stata la città santa dei musulmani. Qui infatti intorno al 570 nacque Maometto, il profeta dell'Islam. Ogni anno per un periodo di tempo di quattro mesi, le tribù beduini sospendevano le eventuali guerre per permettere ai fedeli di recarsi in essa. Qui, nella Kaaba, un tempio di forma cubica,veniva adorata la Pietra Nera,un meteorite che si riteneva fosse stato portato sulla Terra dall'arcangelo Gabriele e che si fosse annerito per aver assorbito i peccati degli uomini. Così, con il trascorrere del tempo, grazie proprio alle tradizioni comuni, tra i gruppi tribali si stava formado un legame di carattere religioso che dava a tutti la consapevolezza di appartenere a una stessa etnia, di costituire un unico popolo. La tradizione del pellegrinaggio alla Mecca è una tradizione tutt'ora presente. Esso è diventato il quinto pilastro dell'Islam ed è un atto che però può essere compiuto solo a determinate condizioni. Ogni musulmano ha l'obbligo di recarsi alla Mecca almeno una volta nella vita se i suoi mezzi lo consentono. Il pellegrinaggio si svolge tra l'ottavo e il tredicesimo giorno del mese di Dhu l-hijjah. Esso costituisce un evento importante nella vita del credente, rappresentando un mezzo di purificazione. Nel viaggio verso e attorno la casa di Dio l'uomo chiede perdono per i suoi peccati e viene purificato attraverso il suo pentimento e la celebrazione dei riti.Il musulmano, dopo il pellegrinaggio, porta il titolo meritorio di Hajji, e dovrebbe tendere verso una vita devota. Il pellegrinaggio alla Mecca è anche un valido sistema di integrazione sociale. La moschea della Mecca comprende la fonte di Zamzam e la Ka'bah, un edificio cubico situato più o meno al centro del grande cortile della moschea nel cui lato orientale è collocata la pietra nera. Sibilla Cicatelli S...PIFFERO - liceo Medi ISLAM Novembre 2015 pag 4/b ISLAM: nascita, fondatore, regole, storia e divisioni Guerra santa per i Musulmani: IL JIHAD Il termine JIHAD è spesso utilizzato in maniera non del tutto appropriata, per giustificare la lotta politica e militare contro il predominio economico e culturale dell’Occidente. Da questo punto di vista si isolano alcuni aspetti del jihad e, nello specifico, quello che identifica l'obbligo per i componenti della comunità islamica di difendere, in caso di aggressione, oppressione o persecuzione la comunità stessa (cioè il jihad difensivo), oppure quello di espandere i domini musulmani (jihad offensivo). Al contrario di quanto si crede non esiste alcuna differenza fra jihad e Crociata, dovuta alla diversa organizzazione della guerra santa. Se infatti è vero che nell'Islam è lecita una lettura e interpretazione individuale del Corano (laddove nel Cristianesimo è centrale il concetto di "ecclesia docens") è però vero cheil 'jihad deve essere legittimato dal consenso della maggioranza dei più autorevoli dotti musulmani e da una ampia serie di fatawa (responsi giuridici), così come le Crociate sono state promosse dal vertice della piramide ecclesiastica, che formalmente è assente nell'Islam. A causa della mancanza di organizzazione ecclesiastica all'interno della vasta maggioranza dei musulmani, non mancano improvvisati ?ulama? che non esitano a proclamare un jihad dopo essersi provvisti di una compiacente fatwa. Ma le fatawa (plurale di fatwa) possono essere numerose e contrastanti, tanto che può accadere che qualcuno ritenga legittimo proclamare unjihad laddove un altro non ne ravvisi i requisiti legali minimi. DE VITA VITTORIO La Brigata Al Khansaa “Isis, lo stato del terrore” I KAMIKAZE Non tutti sanno che l’ISIS non è composto solo da un corpo militare maschile, ma a Raqqa in Siria, vi è una vera e propria “polizia femminile ” chiamata “Brigata Al Khansaa”, dal nome di una famosa scrittrice islamica che ha trascorso l’intera vita seguendo le parole del Corano. Queste donne hanno il compito di controllare tute le altre donne, assicurandosi che tutte vivano secondo la Sharia e che abbiano l’intero corpo coperto lasciando liberi solo gli occhi. Nel caso in cui le leggi della Sharia fossero trasgredite queste donne verrebbero arrestate e torturate (a frustate, con attrezzi di tortura o a morsi), in casi peggiori queste verrebbero addirittura lapidate o comunque uccise; le più “fortunate” vengono vendute come schiave al mercato della prostituzione. È nota in questi giorni la storia delle 15 vittime della “Brigata Al Khansa”, le quali essendo state scoperte con il volto coperto solo parzialmente dal velo sono state sfigurate con dell’acido. Molte di queste donne sono di origine europee 200ca, tre delle quali sono a capo della Brigata e sono di origini britanniche.Come mai queste ragazze si convertono all’islam e si recano in Siria per combatte la loro Jihad? Siamo in un mondo che ormai è sprofondato in una grave crisi di valori e i tanti giovani che si recano in Siria è perché lì si sentono utili, hanno uno scopo, un motivo di vita (forse è meglio dire di morte), preferiscono combattere una guerra piuttosto che vivere in una società alcolizzata e drogata ormai senza freni, troppo concentrata ad emanciparsi piuttosto che a creare il giusto equilibrio per una serena convivenza in un contesto ormai multietnico. Molte delle ragazze europee fuggite in Siria sono state date in spose ai militanti dell’ISIS ma presto, stanche di quella vita e desiderose di tornare dalle loro famiglie, hanno trovato solo morte e sofferenza, perché così funziona: una volta entrati è impossibile scappare, tornare indietro. Sara Di Matteo “Quel che distingue questa organizzazione da ogni altro gruppo armato che l’ha preceduta e ciò che ne spiega l’enorme successo sono la sua modernità e il suo pragmatismo”. È ciò che afferma Loretta Napoleoni, economista e blogger, nel suo recente libro “Isis, Lo Stato del terrore”, pubblicato da Feltrinelli nel novembre 2014. La blogger è tra i massimi esperti di terrorismo e ha anche pubblicato vari studi sul finanziamento di gruppi terroristici e riciclaggio, e in questo libro riassume l’identità del Califfato. La triste verità è che la maggior parte dei musulmani che scelgono la via del terrorismo, i famosi jihadisti, sono tutti giovanissimi. L’Isis li attira con la promessa di fondare uno Stato del tutto nuovo, privo di razzismo e corruzione, che si può raggiungere solo attraverso una pulizia etnica preliminare. In più, per far fronte alla minaccia del Califfato, la guerra allo Stato Islamico costa circa 300mila dollari l’ora agli Stati Uniti e un milione la settimana all’Italia. Il mondo ha voluto chiudere gli occhi davanti ad un’organizzazione che ha fondato, indisturbata, un vero e proprio Stato in Medio Oriente grande quanto al Texas, impiantando i suoi maggiori centri sul territorio siriano, dove le aree petrolifere non mancano. È ora che il mondo apra gli occhi e si difenda. Alessandra Soriente In antichità la parola kamikaze stava a significare “vento divino” in giapponese, si riferiva ad un particolare tipo di tifone che si abbatté sul Giappone nel 1281 eche salvò la nazione da una flotta di invasione mongola.Questa parola veniva anche attribuita ai piloti giapponesi che si schiantavano con i propri aerei carichi di esplosivo contro le navi americane durante la Seconda Guerra Mondiale. Al giorno d’oggi i kamikaze di cui sentiamo più spesso parlare sono legati all’estremismo islamico, essi subiscono veri e propri lavaggi del cervello in quanto viene loro promesso il paradiso dopo la morte. A queste persone viene fatta indossare una cintura carica di esplosivi che viene poi in seguito attivata tramite un bottone, in luoghi molto spesso affollati in modo da uccidere quanto più è possibile.I primi kamikaze di cui abbiamo sentito parlare sono stati coloro che dirottarono i due aerei di linea sulle Twin Towers l’11 settembre 2001. Purtroppo con il passare degli anni sono stati sempre più numerosi gli attacchi da parte dei kamikaze che hanno fatto strage di innocenti.Ultimamente è in notevole rialzo anche il numero di donne kamikaze presenti in Libano, Palestina e anche in Belgio dove vengono reclutate da altre donne,che hanno scelto di unirsi all’ISIS, via Skype da alcuni paesi arabi. Ciò che spinge queste donne a farsi imbottire di esplosivo e farsi saltare in aria è probabilmente la voglia di essere considerate alla pari degli uomini, ma molto spesso i responsabili del reclutamento convincono le giovani donne con la promessa di essere considerate delle vere e proprie bellezze del paradiso una volta morte. Elsa Martino Bandiera jihadista con la professione di fedee. “KHOMEYNI E LA RIVOLUZIONE IRANIANA” “L’Islam è tutto, la democrazia no”. Questa frase, pronunciata più di quaranta anni fa, ci sembra più che mai attuale dopo i terribili avvenimenti di venerdì 13 Novembre. Tale citazione è attribuita all’ayatollah Ruhollah Khomeyni (1902-1989) che per primo creò un regime dittatoriale di stampo islamico in Iran, ispirando il suo operato a principi che oggi definiremmo ‘fondamentalisti’. Approfittando di una rivolta popolare contro lo scià Pahlavi, Khomeyniinstaurò una repubblica islamica, diventandone la guida spirituale e imponendo al popolo iraniano dure leggi, ispirate al Corano. Infatti, Khomeyni proibì l’aborto, il divorzio, il consumo di bevande alcoliche, l’adulterio, la bestemmia; abbassò inoltre l’età minima per il matrimonio a nove anni e obbligò le donne a coprirsi costantemente il volto (o talvolta il corpo intero) con un abito, il ‘chador’, che Oriana Fallaci, durante una sua intervista a Khomeyni, definì uno ‘stupido cencio da medioevo’. Durante la dittatura, inoltre, era vietato ogni tipo di contatto fisico tra persone appartenenti a sessi opposti e non legate da legami di parentela; le prostitute, gli omosessuali, gli oppositori del regime e le adultere venivano condotti davanti al plotone, mentre per gli adulteri erano previste ‘solo’ un paio di centinaia di frustate. Inoltre, ogni tipo di musica era vietata, così come il ballo, che nell’ambito della tradizione orientale prevede dei costumi troppo spinti, e per questo considerati immorali; guardare film era considerato fuorilegge, e dopo le undici di sera ogni via o piazza doveva essere deserta. Ma la cosa più inquietante era indubbiamente la presenza di immagini raffiguranti Khoemeyni in qualunque luogo, quasi a sottolineare, con un’espressione severa e arrabbiata, l’importanza di attenersi a norme assurde, ispirate ad un testo scritto millequattrocento anni fa. Queste immagini, che ricordavano molto quelle raffiguranti lo scià, ci fanno capire che la rivoluzione portata da Khomeyni non è stato un progresso per l’Iran, ma un vero e proprio ‘passo indietro’. Il regime creato dall’ayatollah è stato di ispirazione per i movimenti politici basati sull’estremismo islamico di cui sentiamo spesso parlare, responsabili di numerosi attacchi terroristici. Gianluigi Lettieri Testimonianza di una studentessa mussulmana S: Di dove sei? A:Sonodi Casablanca, Marocco. S:Da quanto tempo sei musulmana? A:Sono musulmana sin dalla nascita e lo sarò per sempre perché credo in Allah e nelle sueparole del corano. S:perché sei musulmana? A:perché sono di origine marocchine e tutta la mia famiglia è musulmana. S: Condividi le azioni dell’ISIS? A: Ovviamente non credo che sia giusto quello che fa l’ISIS così come non condivido affatto ogni evento terroristico. Non è solo l’ISIS è sono i gruppi terroristici che portano rovina nel mondo ma ce ne sono tanti. S:Vorresti combattere la tua Jihad? In che modo? A: La jihad è purtroppo capita male, la Jihad significa “fare uno sforzo per qualcuno o qualcosa” e quindi fare uno sforzo per la propria famiglia, per Dio (dando una buona immagine della religione non uccidendo ovviamente) oppure per il nostro obiettivo nella vita. S:A scuola, per strada, in palestra è cambiato il modo in cui vieni trattata da tutte le persone che conosci? A: Io non do moltaimportanza alle persone che mi criticano o mi giudicano prima di conoscere tutto quello che riguarda me (da dove vengo,la mia religione, la mia vita e la mia persona- lità), ma in generale con le persone che conosco non trovo problemi. S:Hai mai avuto ripensamenti sulla tua religione? A:No, come ho già detto sono musulmana sin dalla nascita e resterò sempre fedele ad Allah perché credo in lui. S:In poche parole come vivi tu e la tua famiglia tutto questo? Cosa ti hanno detto i tuoi genitori dopo l’attacco a Parigi? A: I miei la pensano come me perché è così, gli attacchi terroristici dell’ISIS sono un pericolo per tutti anche per noi musulmani. I miei mi hanno rassicurata del fatto che il messaggio di terrorismo non è certamente quello che vuole trasmettere il Corano. S: Ti reputi un’islamica moderata? Credi che gli islamici moderati siano tutelati? A:Ovviamente sì, anche noi musulmani rischiamo di essere attaccati perché il terrorismo non ha religione. S: Credi che i componenti dell’ISIS siano spinti dal Corano a combatter questa Jihad? A: Molti pensano che la religione musulmana sia una religione di violenza ma la verità e totalmente diversa : Allah nel Corano proibisce l’uccisione di una persona umana, se la uccidiamo è come se avessimo ucciso tutta l’umanità, se la salviamo è come seavessimo salvato l’umanità intera. Sara Di Matteo UNA STUDENTESSA DI RELIGIONEI SLAMICA AL MEDI -Cosa pensi delle stragi di Parigi? -Ci dispiace moltissimo per ciò che è successo a Parigi, è una cosa veramente orribile. Mi metto nei panni di quelle famiglie,che per la follia di alcuni non potranno più riabbracciare i propri figli e i propri cari. -Cosa pensi della manifestazione svoltasi a Roma contro il terrorismo? -La manifestazione a Roma è stata una bellissima cosa ,un bel gesto che ha dimostrato che siamo tutti,o quasi,uniti. -Come vi siete integrati all’interno della comunità battipagliese? -Ci siamo integrati molto bene. -La vostra comunità ha subito alcuni atti spiacevoli in seguito alle stragi di Parigi? -No fortunatamente questa cosa non ha toccato noi in particolare. -Quanto tempo dedicate alla vostra religione? -Siamo molto religiosi, preghiamo 5 volte al giorno e la sera,ogni tanto,prima di dormire leggiamo qualche verso del Corano. Elsa Martino S...PIFFERO - liceo Medi CRONACHE DAL MONDO Novembre 2015 pag 5/b Strade e murali della città di Battipaglia Capita vedere muri di importanti fabbricati pubblici dipinti da mani ignote con autentiche opere d’arte, con accanto, poi, scritte disegni e porcherie varie, opere di imbecilli che offendono l’arte. A Battipaglia bastano solo due metri per distinguere l’arte da un insulto. Se prima Achille Bonito Oliva, rinomato critico d’arte, valutava tele di stimato valore, oggi basterebbe passare dalla Cassa Rurale o osservare il perimetro dello Stadio Pastena per rendersi conto di quanto l’arte sia messa alle strette da comportamenti di adolescenti troppo enfatizzati dall’avere una bomboletta tra le mani. Bomboletta che oltre ad essere un semplice strumento è simbolo della rivoluzione degli anni ’80,dove nacquero opere di Streetwriting diventate icone del secolo, come gli stencil di Banksy (famosissimi per l’efficienza di diffusione dell’informazione). Queste forme d’arte però, con l’andare del tempo, si sono trovate gomito a gomito con l’ignoranza e l’inadeguatezza degli ultimi decenni, e sono state inevitabilmente trascinate al fondo dal vortice del vandalismo e al giudizio negativo della maggioranza comune. L’arte, in questo contesto, è l’unica vittima: schedata e multata per la sola colpa di esprimersi, abbellire ed arricchire le strade della nostra (e di moltissime altre) Follia e musica a suon di “Whiplash” Ogni anno il Sundance Film Festival porta con sé grandi film di natura indipendente. Proprio lo scorso anno nelle sue sale è stato presentato “Whiplash” (Colpo di frusta), che vede DamienChazelle alla regia. Il film ha vinto ben tre Oscare narra del conflittuale rapporto tra un diciannovenne (interpretato da Miles Teller) appassionato di Jazz ed ossessionato dall’idea di diventare qualcuno ed il suo mentore (interpretato da J. K. Simmons) dai metodi rudi, irrispettosi e davvero poco convenzionali. Follia e sogni si intrecciano dando vita ad un mix spettacolare e controverso dove si elogia il talento guadagnato col sacrificio mentale ed anche fisico. Le riprese rispecchiano molto l’atmosfera di quei bar che nei primi decenni del ‘900 sono stati testimoni di un Jazz ormai perduto e di cui si ha tanta nostalgia. Un tuffo quindi nelle radici della musica e il quale messaggio, citato da Simmons, è chiarissimo: “Non esistono in nessuna lingua del mondo due parolepiù pericolose di 'bel lavoro'”. Giorgio Colella “La Grande Guerra” Venerdì 20 novembre 2015, alcune classi del Liceo Scientifico E. Medi hanno partecipato alla visione dello spettacolo “La Grande Guerra” presso il teatro San Demetrio di Salerno. In occasione delle celebrazionidel centenario della Prima Guerra Mondiale, la compagnia “La Mansarda- Teatro dell’orco” ha portato sul palco una rivisitazione degli avvenimenti della Grande Guerra,attraverso la rappresentazione di pagine di letteratura e documenti storici riguardanti tale periodo storico. La compagnia si è dimostrata abile e talentuosa nell’interpretare i vari personaggi coinvolti direttamente nei fatti trattati, riuscendo ad intrattenere egregiamente il giovane pubblico di studenti in sala. Alla fine dello spettacolo, infatti, un lungo applauso ha accompagnato gli attori fino alla loro uscita di scena, sintomo di gradimento generale degli studenti. (Immagine da: http://www.lamansarda.com/?p=1654) Francesco De vita malandata città. Il vero insulto è vedere affiancate due pareti come quelle raffigurate nelle foto allegate: un semplice e pulito paesaggio notturno controscritte indecorose e immorali, umanamente e socialmente.Fortunatamente negli ultimi anni moltissime città hanno rivalutato la preziosità della Street Art, ne abbiamo esempi vicini come Salerno e Napoli. A Salerno infatti è stato portato a termine il progetto “Art Street per Gatto” che ha contribuito ad abbellire le strade con murales e poesie. A Napoli, invece, l’artista Agoch si è impegnato nel decorare l’intera facciata di un palazzo del rione Traiano con il ritratto di una bambina, essendo così il primo a “sporcarsi lemani” in onore del risolleva mento di una zona malfamata del capoluogo. L’arte è una liberazione, non una fuga tra i binari. Giulia Caruso (In foto due pareti della Cassa Rurale di Battipaglia) TERRAFERMA Durante la settimana dello studente, è stata proposta agli alunni di tutte le classi la visione di un filmdel 2011 diretto da Emanuele Crialesedal titolo “Terraferma”. Presentato in concorso alla 68ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, dove ha ricevuto il Premio speciale della giuria, Terraferma risulta un film davvero attuale, dai temi molto delicati, film che si divide tra il mare e la terra, ma soprattutto tra le diverse funzioni che il mare acquista all’interno di questo capolavoro, da una parte fonte di ricavo economico per una famiglia di pescatori siciliani e dall’altra soprattutto fonte di riscatto per i disperati che lasciano la propria terra in cerca di condizioni di vita migliori. Durante una giornata di lavoro Ernesto e Filippo vedono avvicinarsi una zattera piena di migranti e decidono di chiamare all’istante la Guardia Costiera che gli consiglia di aspettare il loro arrivo e di non far salire nessuno a bordo. Diviso tra la legge di mare che li obbligava a portare aiuto a quei poveri uomini e la legge di terra, secondo la quale non potevano farlo, Ernesto decide di caricare sul suo peschereccio dei migranti e di portarli sulla terraferma. Tra questi uomini vi era una donna che Ernesto porta a casa con sé, poiché indifesa e sola. Questa donna la notte stessa mette al mondo un bambino e la famiglia siciliana, nonostante stesse andando contro la legge, decide di non tirarsi indietro, assicurando un tetto alla donna e ai suoi due bambini. Nei giorni seguenti un’altra ondata di migranti, la maggior parte dei quali ormai morta, approda sul litorale siciliano; la situazione diventa insostenibile per i cittadini abbandonati a loro stessi e non difesi dalla legge che invece li porta a non curarsi di ciò che accade in mare. La parte più avvincente è di sicuro quando la donna racconta il viaggio lungo e tortuoso, dal corno d'Africa, scesa poi sulla zattera in Libia e desiderosa di ricongiungersi al marito scappato a Torino poco prima. La scelta del film è stata ottima perché è stato possibile proiettare la trama nel presente, riflettendo su quello che ogni giorno avviene sulle coste siciliane. Ogni allievo ha potuto attuare grazie a questo film un’introspezione chiedendosi che cosa avrebbe fatto se si fosse trovato nella stessa situazione, se avesse fatto finta di niente, ubbidendo alla legge, ma contrariando i propri valori o avesse, come ha fatto Ernesto, salvato quei poveri uomini e dato loro anche una minima possisupplemento mensile de bilità di rinascita in una società di sicuro La Nuova Graticola migliore rispetto a quella dalla quale erano a cura del: fuggiti. Alessia Martino S...piffero liceo scientifico-linguistico “ E. MEDI” THE PILLOW FIGHT e dell’ I.I.S. “Besta-Gloriosi” di Battipaglia Sabato 14 novembre, come promesso, si è tenuta la “battaglia con i cuscini”, la cosiddetta Pillow Fight. L’evento organizzato dall’associazione Erasmusland, in Piazza Del Gesù a Napoli ha coinvolto centinaia di ragazzi, per circa un’ora e mezza, in un’esplosione di colori e “piume d’oca” accompagnata da musica, speaker e schiuma party.La seconda edizioe della Pillow Fight (presentata per la prima volta a Napoli nel 2014) ha avuto buon esito e riscosso grande interesse nei teenagers (e non) della città e dei dintorni. Si spera in una terza edizione. Noi c’eravamo! Giulia Caruso (in foto The Pillow Fight, piazza del Gesù, Napoli – foto di Giulia Caruso) Direttore: Mirra Gerardo detto Dino Professori Referenti: D’Aiuto Massimiliano Calì Giovanni Nino Repaci Aica Anna Maria Segretario di Redazione: Cerrato Fulvio Stampato c/o GraficaLitos Battipaglia email: [email protected] S...PIFFERO - liceo Medi CRONACHE dal MEDI Novembre 2015 pag 6/b UNA GIORNATA ALLA “SALUS” LIBRIAMOCI Il giorno 13 novembre 2015 la classe VA Linguistico si è recata presso la “Casa di cura Salus” a Battipaglia in occasione della “sesta giornata nazionale delle piccole e medie imprese”. I ragazzi hanno assistito a una presentazione di ciò che la Clinica offre e hanno potuto visitare l’intera struttura, dai vari reparti di cui dispone agli spazi adibiti al funzionamento della “Casa di cura”. E naturalmente, i ragazzi hanno avuto la possibilità di entrare in una vera sala operatoria e indossare le famose cuffiette! Tutto ciò al fine di consentire agli studenti di affacciarsi al mondo del lavoro e concedere loro una visione più ampia della vita dopo gli studi. Questa è la prima di una serie di occasioni che permetterà ai ragazzi di informarsi meglio sul mondo che li circonda, attraverso eventi di alternanza scuola-lavoro, tutto pur di spianare loro la strada nella scelta della professione futura. Alessandra Soriente DAL LIBRO AL DIBATTITO CON IL GIORNALISTA ANTONIO MANZO Liceale campionessa di karate Abbiamo intervistato Annamaria Damolideo, studentessa del nostro liceo, pluricampionessa italiana di karate della categoria -50kg juniores,che ha da poco preso parte ai campionati mondiali a Jakarta, in Indonesia. - Com’è stato affrontare un campionato mondiale con la nazionale italiana? A. È stata un’emozione bellissima. - Hai dovuto affrontare un allenamento particolare prima di partecipare agli incontri? A. Sì, mi sono allenata ad Ostia con gli altri componenti della nazionale italiana per 7 giorni prima della partenza per l’Indonesia, poi una volta arrivata lì mi sono allenata per altri 5 giorni prima di affrontare il mio primo incontro. -Come sono andati gli incontri? A. Il primo molto bene, infatti sono riuscita a vincere contro una ragazza thailandese. Nel secondo invece sono stata un po’ sfortunata, in quanto ho perso per un solo punto. -C’è qualcosa che ti ha stupito dell’Indonesia? A. No, niente in particolare a parte il gran caldo (34°C circa) e l’alta umidità, che non sono proprio le condizioni ottimali per praticare al meglio questo sport. Marco Poppiti Marasco nazionale di salto in lungo Alessandro Marasco, alunno della 2G del Liceo Scientifico Enrico Medi, ha vinto il Titolo italiano cadetti di salto in lungo in occasione dei Campionati nazionali tenuti recentemente a Sulmona. Il giovane atleta classe 2000 della Ideatletica Aurora, è risultato il migliore con un salto di 6,67 metri, battendo di pochi centimetri il secondo classificato, il friulano Davide Rossi. Gioia e soddisfazione per Marasco, che ha ringraziato il proprio tecnico, la famiglia e la società per il grande supporto ricevuto. Premiato da Sara Simeoni, il giovane atleta si aggiudica quindi la meritata maglia tricolore, tra gli applausi degli spettatori. Il nostro personale augurio a Marasco è quello di continuare ad ottenere vittorie come questa, e di riuscire a realizzare tutti gli obiettivi da lui prefissati. (Immagine da:lacittadisalerno.gelocal.it) FRANCESCO DE VITA ANTONIO MANZO DA “IL MATTINO” Il venerdì 30 ottobre la “penna d’oro” de Il Mattino, Antonio Manzo, ha tenuto una conferenza nell’auditorium della nostra struttura. Ha delineato, per sommi capi, le linee guida necessarie nella professione di giornalista: orari e ritmi di lavoro impegnativi, continue ricerche spesso fallimentari (soprattutto nell’ambito della cronaca nera, di cui lui si occupa) e via dicendo. Ma la forza motrice che muove tutto il marchingegno del giornalismo è la fame. La fame di verità, la fame di libertà, di approfondimento, di informazione e di cultura: la fame intellettuale. “La carta stampata non morirà – dice Manzo – ma vivrà se darà al lettore la condizione di approfondimento. Diffidate da chi vi dice che l’ultimo libro che ha letto è quello che gli è stato imposto a scuola”. Così il giornalista saluta gli studenti (promettendo un’altra conferenza a gennaio) e spronandoli a combattere per i diritti, per la libertà d’espressione e per la cultura partendo anzitutto dal momento individuale per passare secondariamente aquello collettivo. Siate affamati. Giulia Caruso “Libriamoci:Giornate della lettura” In occasione del progetto nazionale “Libriamoci. Giornate della lettura nella scuola italiana”, anche nel nostro Liceo quest’anno, i ragazzi di terza hanno avuto l’occasione e il piacere di leggere un libro e, di seguito, procedere alla visione di un film. Il libro è un classico della fantascienza scritto da Ray Bradbury,Fahrenheit 451. Il film è altrettantoun classico della cinematografia francese girato dal regista Francois Trouffaut. Ambientato in uno spazio futuristico, ma ormai non troppo lontano dai giorni nostri, Bradburyimmagina un’epoca in cui ogni libro, per ordini dei maggiori, va eliminato. Il protagonista GuyMontag lavora nel corpo dei pompieri, i quali hanno il compito di rintracciare chi si è macchiato del "reato di lettura" e ardere i suoi libri. L’unico strumento per istruirsi è la televisione, utilizzata come mezzo ossessivo per definire le regole sociali. All’inizio Montag è completamente convinto del suo operato, ma poi ammaliato dalla sua prima fugace lettura decide di continuare ad andare contro la legge. Alla visione del film ha fatto seguito l’incontro con Antonio Manzo. Il noto giornalista de “Il Mattino” ha iniziato il discorso collegando il titolo del progetto a due fondamentali blocchi tematici. Entrambi sono due verbi: “libriamoci” e “liberiamoci”. Librarci in volo verso mondi fantastici è possibile solo grazie alla lettura, infatti si dice che chi a settant’anni non ha mai letto un libro avrà vissuto solo una vita: la sua. Al contrario chi alla stessa età ha letto molti libri avrà dentro di sè ricordi di molte avventure. Analogamente anche essere liberi di compiere una scelta autonoma è possibile solo grazie al mezzo dello studio e della lettura. Manzo ci ha consigliato vivamente di diffidare da chi non legge, bisogna essere infatti al passo con i tempi ma, altresì,capire che i social sono solo finzione, la nostra realtà bisogna costruirla. Ha diritto a ribellarsi ad un sistema rigido e convenzionato, magari ingiusto, solo chi ha studiato e ha le capacità critiche adatte a costruire un’opinione o un qualcosa dentro da esternare. A questo punto sarebbe stato impossibile non citare Leonardo Sciascia, spirito anticonformista e figura cardine del Novecento italiano, il quale pensava che valesse la pena vivere solo studiando e approfondendo in modo da avere come risultato un pensiero libero. Secondo il giornalista noi giovani, menti aperte e libere dalla paura della guerra, dovremmo costruire la nostra capacità di analisi grazie allo studio, alla fatica, alla lettura (non imposta ma cercata) uniti al cuore e all’esperienza. Ma Antonio Manzo,che prima di tutto è un giornalista, non poteva non parlare del suo collega, che pagò il prezzo delle parole con la morte, Giancarlo Siani. Egli aveva la voglia di cambiare il mondo grazie al suo giornalismo di inchiesta e la grandiosa capacità di captare solo grazie al suo cervello ciò che esisteva e ciò che sarebbe accaduto. Questa dote non è da tutti e avercela denota un grande senso critico nonché un grande studio approfondito alla base. Fermarsi alle apparenze senza analizzare le cose fino in fondo è da sciocchi, proprio come lo è giudicare un libro dalla copertina. Così Antonio Manzo ci ha invitato a fare della scuola la nostra arma più potente, perché giorno per giorno ci offre gratuitamente la dignità: chi non sa esercitare il suo dovere non può esprimere un parere personale. “Passate dal pensiero forte alla proposta fortissima. Non adeguatevi, scegliete. Nella vita non si sta mai a metà strada, è come una partita di calcio. Se non hai i fondamentali non puoi giocare, se giochi e ti dimentichi i fondamentali hai perso. Necessario però è anche saper scegliere bene il campo di gioco.” così Antonio Manzo ha concluso il dibattito lasciando in noi una profonda commozione e la consapevolezza che ora, con impegno e dedizione, ciascuno di noi costruisce il proprio futuro. Roberta Petti Intervista al rappresentante di istituto Gianmarco Santoro stro compito sarà quello di valutare l'operato dei professori che si vorranno sottoporre a questo giudizio, positivamente o negativamente in base ad alcuni parametri nazionali. Purtroppo questo è tutto quello che sappiamo, finora. -Hai qualche consiglio da dispensare per chi vorrà candidarsi negli anni a venire? Mantenere buoni rapporti con tutti, dai più piccoli ai più grandi, imparando qualcosa di utile da loro, per poter capire cosa cercano i ragazzi. Mai arrendersi anche di fronte agli ostacoli più difficili. DE VITA VITTORIO -Come mai hai deciso di candidarti ? È stata una decisione che ho preso aver terminato il mandato di rappresentante alla consulta provinciale. Dopo due anni di esperienza ero arrivato alla conclusione di aver raggiunto una maturità tale da potermi candidare nuovamente, per ricoprire una carica diversa. -Quale era il tuo programma elettorale? Diciamo che i programmi elettorali presentati ogni anno dalle varie liste sono quasi tutti uguali, si differenziano giusto in qualche punto. Noi però quest'anno abbiamo puntato anche a qualche punto innovativo come la radio del liceo e la notte bianca. -Hai avuto il supporto dei tuoi amici? Si, è soprattutto grazie a loro che sono stato eletto, mi hanno fatto molta pubblicità anche sui social facendo partire l'hashtag #iostoconginma. -Come hai fatto propaganda e chi ti ha aiutato? La propaganda migliore è stata fatta nelle classi, con il carisma dei miei colleghi di lista, abbiamo ottenuto molti più voti di quanto ci aspettassimo. -Ti aspettavi di vincere? Possibilità di essere eletto ce n'erano, non mi aspettavo però di ricevere tutte queste preferenze. -Quali oneri comporta la tua posizione? E quali “privilegi” (se ce ne sono)? Privilegi non ce ne sono, tranne quello di far parte del Consiglio d'istituto, che è allo stesso tempo un onere. -Se non sbaglio fai anche parte di una commissione che avrà il compito di giudicare i docenti, puoi parlarci di cosa esattamente si dovrà occupare e come hai intenzione di comportarti a riguardo? Insieme a uno dei rappresentanti dei genitori e tre docenti faccio parte di questo Consiglio di valutazione. Il no- La vincitrice del Concorso Copertina POF Il Liceo Scientifico e Linguistico Enrico Medi ha permesso ai propri alunni di creare, sfruttando al meglio la creatività e le proprie capacità, la copertina del POF (Piano dell’Offerta Formativo) 2015-2016. Tra 25 diversi elaborati presentati dagli allievi, la Commissione esaminatrice ha decretato alla fine il vincitore, seppure con difficoltà, data l’originalità che accumunava tutti i lavori. La copertina scelta è stata realizzata dall’allieva LuciaPanico, classe IV E , che con grandi doti è riuscita a rendere al meglio attraverso l’arte, il messaggio che la scuola vuole inviare a tutti i propri allievi. La ragazza soddisfatta del risultato raggiunto, afferma che non si aspettava di poter raggiungere l’obiettivo prefissato. La realizzazione della copertina -ha dichiarato- è avvenuta tramite un programma che utilizzava già da tempo, poiché sempre più forte era diventata la passione per questa forma d’arte. Tenendo conto del motto del Liceo“Scuola dei saperi, scuola dei valori”, l’allieva ha tentato, con grandi risultati, di farsi portavoce della funzione svolta da esso. Infatti, è riuscita a creare l’immagine del mondo in modo tridimensionale, formato dall’insieme di svariate bandiere, simbolo dell’indirizzo linguistico presente all’interno del Liceo; allo stesso tempo però l’immagine del mondo può essere interpretata dal punto di vista scientifico, altro indirizzo del nostro liceo, come un nucleo, contornato da elettroni. Alessia Martino