E il vecchio barcone Nibbio torna a scorrere sul Naviglio

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E il vecchio barcone Nibbio torna a scorrere sul Naviglio
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ML
Giovedì 7 Maggio 2015 Corriere della Sera
CRONACA DI MILANO
LA CHIATTA MOSSA DALLA CORRENTE
● L’intervento
Il premio Kihlgren
e gli artigiani
della socialità
E il vecchio barcone Nibbio
torna a scorrere sul Naviglio
dell’anno) alle ville Gaia e Archinto di Robecco sul Naviglio.
Senza carburanti né propulsori,
liscia come se scivolasse sull’olio, zitta come una barca a vela. Giusto due gommoni aiutano nelle manovre per i chirurgici attraversamenti dei ponti a
doppia arcata del Seicento, all’epoca infilati come fossero
burro dall’abilità di una generazione di barcaioli. Navigatori infaticabili e spericolati, di una
razza ormai estinta. «Nessuno li
sa più portare questi mezzi»
spiega Matteo Garzonio, esperto di Navigli, che da tempo voleva ristrutturare il Barcùn per
farne un «padiglione» cittadino
sulla storia del Duomo durante
Expo. Così ieri per una tratta è
toccato a Enrico Colombo, ristoratore 50enne, figlio dell’ultimo
timoniere Ermano, condurre
l’imbarcazione a pochi nodi di
velocità. «Era un lavoro spossante — spiega — che richiedeva grandi sacrifici». Ma soprattutto coraggio: «Pensate ai viaggi nelle nebbie di allora... Finire
in acqua era un attimo».
La visione del Barcùn, ieri, ai
pensionati sulle banchine dev’essere sembrato un tuffo nel
passato. «Mi scende una lacrimuccia» giura un pensionato
agli addetti del Consorzio Villoresi che sorvegliano il viaggio.
Al timone c’è Antonio Parisi, napoletano tuttofare, comandante
di yacht privati e restauratore
d’imbarcazioni. Alle 19 di ieri ha
portato il barcone alla Canottieri Olona, stamattina ormeggerà
alla Darsena. «Mi aspettavo una
traversata più complicata. Peccato solo per i ritardi burocratici. Noi eravamo pronti per la
riapertura del 25 aprile». Soldi
pubblici zero, spiega il coordinatore del progetto Simone
Chiodo: «Il recupero non è costato un euro alla comunità. E
gli eventi saranno gratuiti».
Giacomo Valtolina
[email protected]
La rinascita del «barcùn»
Il 31 marzo del 1979 i barconi da trasporto terminavano la loro attività. Ad oggi sono rimasti solo
due esemplari e ieri uno di questi è tornato a navigare sulla corrente del Naviglio. Un lungo viaggio
di 7 ore lo porterà dal luogo dov’è rimasto fermo per 36 anni, fino alla Darsena
IL PERCORSO
Castelletto di Cuggiono
MILANO
Boffalora sopra Ticino
A50
Darsena
Canottieri Olona
Robecco s/N
Cassinetta
di Lugagnano
Trezzano s/N
Abbiategrasso
ieri, in attesa dello studio di
Amat (l’agenzia per la
mobilità) che consentirà di
capire l’impatto di un’isola
permanente sul traffico di
corso San Gottardo. Invece, ci
sono problemi da superare, tra
i quali un nuovo tragitto per il
bus 47 che oggi transita in
Ripa di Porta Ticinese, per la
pedonalizzazione dell’ambito
Naviglio Grande.
P.D’A.
Gaggiano
Vermezzo
38 km in 7/8 ore
La chiatta è sprovvista di motore, quindi percorre la «discesa» del Naviglio solo per mezzo della
corrente e grazie all’abilità di due marinai. Uno è al timone e tiene la direzione, l’altro sta a prua e
controlla gli argini. Durante il periodo d’attività quest’ultimo si occupava di spianare la sabbia prima
di arrivare in Darsena
Lunghezza 37 metri (42 metri con timone)
Timoniere
Carico di sabbia/ghiaia fino a 130 tonnellate
Aiuto
timoniere
SCHEMA DI FUNZIONAMENTO DI UNA CONCA DI NAVIGAZIONE IN DISCESA
Sul Naviglio sono presenti le vecchie conche che permettevano ai barconi di superare i dislivelli.
Qui viene descritta una in navigazione in discesa
Porte chiuse
Porte aperte
Barcone
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© RIPRODUZIONE RISERVATA
Via Ascanio Sforza chiude al traffico
Corsico
IL BARCONE
Porta
di entrata
Isola pedonale dal 22 maggio a novembre
Anche il Naviglio Pavese avrà
la sua isola pedonale. A piccoli
passi avanza il progetto
chiudere al traffico veicolare
la via Ascanio Sforza. Per ora si
procederà con un piano
temporaneo: dal 22 maggio a
metà novembre, chiuderà al
traffico dalle 20 alle 2, dal
lunedì al giovedì, e
continuativamente dalle 19 del
venerdì alle 3 del lunedì
seguente. È quanto ha deciso il
Duc Navigli che si è riunito
A4
Bernate
Ticino
i sono premi in cui ci
sentiamo tutti
vincitori. È il caso del
premio Letterario Edoardo
Kihlgren: un appuntamento
che è arrivato alla sua XVI
edizione grazie al lavoro
della Associazione Amici di
Edoardo, dei giovani del
Centro Barrio’s e di don
Gino Rigoldi. È un evento
che va oltre se stesso e
racconta Milano: una città
in cui volontariato, cultura,
società civile sono capaci di
lanciare provocazioni
positive a tutto il Paese. Il
premio Kihlgren è una
provocazione positiva.
Anzitutto perché fa spazio
ai giovani, in un Paese che
fatica a rinnovare la propria
classe dirigente, malgrado
le apparenze. Poi perché
sfida un mercato editoriale
che nel nostro Paese è
ancora avaro di occasioni e
possibilità per gli scrittori
esordienti. Infine perché
stimola negli stessi giovani
la passione per la qualità,
per il lavoro ben fatto anche
nel campo della scrittura in
cui sembra dominare la
spinta all’improvvisazione e
alla velocità. I giurati del
Kihlgren lavorano insieme a
grandi nomi dell’editoria,
del giornalismo, del teatro:
un’esperienza unica per loro
e credo anche una
esperienza interessante per
gli stessi giurati «famosi». I
giovani sono protagonisti
anche nella selezione: la
giuria è composta da 300
studenti dei licei milanesi. E
C
Larghezza 5,25 metri
A
ll’improvviso, dai canali della cava Valentino spunta una sagoma
silenziosa. «Arriva il
barcùn!» strilla l’anziano del
paese indicando verso Nord le
acque che scendono dal Naviglio Grande. Castelletto di Cuggiono, frazione di 400 anime a
due passi dal confine con il Piemonte, si scopre in festa. La barca — senza motore e mossa solo
dalla corrente — è una vecchia
conoscenza del Villoresi. Si
chiama «Nibbio», targa 6L-3118,
classe 1955, grossa bestia galleggiante, totalmente in ferro,
da 30 tonnellate di peso, 37 metri di lunghezza e cinque di larghezza. Ultimo solco dei canali?
In quel 1979 che qui sancì l’epilogo del trasporto via acqua.
Ieri, 36 anni dopo, il Nibbio è
tornato a navigare. Rotta verso il
suo tradizionale ormeggio della
Darsena (arriverà stamattina),
una volta riconosciuto grazie al
suo simbolo, un pallino giallo
opaco che ne svelava la provenienza dalle cave di Cuggiono.
Allora — quasi «sacro» — trasportava fino a 130 tonnellate di
sassi e ghiaia sulle rotte che trasportarono anche i marmi di
Candoglia, ad usum fabricae
operis, con cui venne costruito
il Duomo. Oggi — più «profano» — sosterà sei mesi nell’antico porto riaperto ospitando
eventi, concerti e iniziative culturali. Meriti da dividere tra l’associazione Navigli Live, che ha
avuto l’idea di far rivivere il Barcùn e le società di comunicazione Arti Minime e Blink che hanno trovato sponsor e denaro per
un restauro conservativo — dati
i vincoli della Soprintendenza
— da cento mila euro.
Lungo il corso secolare, tortuoso fino Abbiategrasso e poi
dritto verso Milano, la chiatta
fluttua tra vegetazione e dimore
patrizie. Dall’abbandonato Palazzo Necchi a Castelletto (con
le sue scalinate, 365 finestre e i
12 balconi come i giorni e i mesi
di Giuliano Pisapia
1 Apertura delle porte di monte (portine)
Porta
di uscita
3 Chiusura delle porte di monte. Apertura
delle valvole per lo scarico dell’acqua
e abbassamento del livello all’interno
Barcone
2 Entrata della barca nella conca
4 Apertura delle porte di valle (portoni)
e uscita della barca
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Teatro e lavoro
Un’occupazione per
i giovani e monologhi
ogni mercoledì
al centro Barrio’s
sono ancora i giovani senza
lavoro ad essere sostenuti
dal progetto «Quattro Vie»:
grazie alla collaborazione di
diversi artigiani della
Barona avranno
un’occupazione e
impareranno un mestiere
che consentirà loro di
diventare indipendenti: 50
ragazzi, lo scorso anno,
sono usciti dalla
disoccupazione grazie a
questa idea semplice e
grande. Quest’anno c’è un
ingrediente in più: il teatro.
Ogni mercoledì sera al
Barrio’s andranno in scena
monologhi teatrali per
coinvolgere il pubblico in
modo più diretto e vivace.
C’è da dire grazie a realtà
come queste, a persone
come queste, che in tutta
semplicità portano nei
quartieri ragioni e stimoli
per crescere, per andare
oltre la denuncia e far
nascere il gusto
dell’impegno. Sono in tante
e tanti a Milano ad agire
così. Ed è una fortuna: c’è
bisogno di maestri, ma
soprattutto di artigiani della
socialità e della politica: di
gente che non ha paura di
lavorare con la materia
prima della città, spesso
magmatica e difficile da
modellare. Il Premio
Kihlgren nasce da una
Milano aperta e coraggiosa.
La nostra Milano.
sindaco di Milano
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