linee guida educazione ambientale in tema di valorizzazione aree di

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LINEE GUIDA EDUCAZIONE AMBIENTALE
IN TEMA DI VALORIZZAZIONE AREE DI PREGIO NATURALISTICO
INDICE
1. Contesto
1.1 Scopo delle linee guida
1.2 Presentazione delle tematiche
1.3 Obiettivi
1.4 “Interpretazione” delle linee guida
1.5 Problematiche
2. Riassunto in 10 punti fondamentali delle linee guida
Decalogo
3. Linee guida indirizzate ai possibili soggetti coinvolti
Gestori delle aree protette
Organi di vigilanza
Tecnici
Ricercatori
Associazioni di categoria
Fruitori
Altri significativi al fine della problematica
4. Esempio esplicativo di un’ azione territoriale (Esempio per regione o del progetto )
Corsica
Liguria ,
Sardegna,
Toscana
Esempio progetto Corem, ovvero risultati delle azioni o attività
5. bibliografia(Legislazione : leggi relative alla tematica)
Europee
Nazionali
Regionali
1 1. CONTESTO
1.1 Scopo delle linee guida
Quale contributo può dare, oggi, la pratica dell'educazione e formazione alla sostenibilità per
l'integrazione delle problematiche della biodiversità nelle politiche settoriali (conservazione risorse
naturali, agricoltura, pesca, politiche regionali, assetto del territorio, foreste, energia, trasporti,
turismo, sviluppo, cooperazione economica, cultura, istruzione) e per affrontare il problema emerso
a partire dall'applicazione delle disposizioni in materia di conservazione di biodiversità,
intensificate, fra le altre cose, dal lento processo di definizione della Rete Natura 2000?
Occorre sottolineare come tali tensioni siano state determinate non soltanto da conflitti di interessi,
ma anche da disinformazione e insicurezza su molti aspetti dello sviluppo della Rete, oltre che da
scarsa partecipazione sociale ed istituzionale che ha contraddistinto il processo fino ad oggi.
Tutto ciò comporta la necessità di un cambiamento nelle strategie educative e formative che
dovrebbero assumere l'intera comunità educante quale fulcro per la costruzione di nuove pratiche.
L'attività educativa, infatti, può rappresentare il motore strategico per sviluppare negli operatori
quelle competenze e capacità necessarie sia per essere moltiplicatori di conservazione di
biodiversità sia per gestire in maniera efficace i conflitti che sorgono a livello ambientale.
L’educazione ambientale e alla sostenibilità, estesa a tutte le età della vita del cittadino, è infatti
un’azione proattiva, complessa e trasversale che mira allo sviluppo delle competenze di cittadinanza
(così come definite nel decreto ministeriale n. 139 del 22 agosto 2007), portando alla luce il sistema
di interazioni complesse in cui si collocano le attività umane.
Il fine è inoltre quello di stimolare comportamenti idonei ad affrontare le emergenze ambientali,
sociali ed economiche che caratterizzano la nostra società, attraverso una presa di consapevolezza
delle conseguenze delle proprie azioni e della necessità di tutelare e salvaguardare le risorse
perseguendo uno sviluppo sostenibile, anche attraverso semplici azioni individuali.
Da molti anni, sia a livello nazionale che locale, si sono create reti e partenariati per la diffusione
dell’educazione ambientale, con il coinvolgimento da parte del Sistema INFEA, del Coordinamento
Nazionale delle Agende 21 locali, delle Reti dei Parchi e delle Aree Protette, e delle Associazioni
ambientaliste.
L'educazione ambientale, oggi, dovrebbe pertanto favorire lo sviluppo di una Rete di operatori che
si occupano di moltiplicare il messaggio inerente l'importanza della conservazione di biodiversità
per mantenere la vita sul nostro pianeta.
In questo contesto, nel rispetto della tipologia di fenomeni che hanno consentito alle Regioni di
giungere a un così alto livello di biodiversità e in piena coerenza con le politiche Europee per la
costruzione di modelli di sviluppo sociale ed economico improntati non solo alla compatibilità
ambientale, ma proprio alla sostenibilità, è necessario promuovere un approccio educativo e
formativo volto a far crescere e diffondere la figura del moltiplicatore di partecipazione di
biodiversità al fine di favorire la conservazione della biodiversità vegetale, animale, umana e
sociale. Per raggiungere questo obiettivo è fondamentale fare ricorso a metodologie partecipative
innovative.
Il concetto-guida è l’idea di una formazione che favorisca l’apprendimento attraverso l’esperienza
diretta che conduce al cambiamento individuale, in cui possono essere stimolati nella persona gli
ambiti cognitivo, emotivo e comportamentale.
2 Affinché si possa realizzare un approccio integrato nella proposta educativa è di fondamentale
importanza utilizzare metodologie che sappiano ben coniugare le tre sopracitate dimensioni e siano
basati sull’interazione continua tra il facilitatore/formatore e il gruppo in apprendimento, come, per
esempio, l’approccio della ricerca azione partecipativa attraverso l’espressione ludico/esperienziale.
La finalità sarà allora quella di acquisire competenze sulle nuove metodologie educative, di ricerca
e di azione sociale come veicolo per la diffusione della cultura della sostenibilità e dell'importanza
della conservazione di biodiversità. Tale finalità potrà essere raggiunta solo se ci si focalizzerà su
tre piani contemporaneamente, la dimensione interiore, la dimensione interpersonale e la
dimensione ambientale che ci accompagnano a conoscerci meglio, non più solo come individui
isolati dal resto, ma come componenti integranti di comunità via via più ampie e complesse:
famiglia, gruppo, società, umanità, comunità terrestre.
1.2 Presentazione delle tematiche
Come indicato nel precedente paragrafo, l’educazione ambientale ed alla sostenibilità è definita dal
suo specifico approccio metodologico e dai suoi obiettivi trasversali e non dalle tematiche che
possono esserne l’oggetto, che vengono scelte sulla base delle emergenze e delle problematiche più
sentite dagli amministratori e dagli abitanti di un determinato territorio.
La tutela e la valorizzazione della biodiversità rappresentano temi prioritari su cui impostare
proposte e attività di educazione alla sostenibilità che accompagnino le politiche in tema.
Tra le priorità d’intervento della stessa Strategia Nazionale per la Biodiversità (2010), si individua
nell’educazione lo strumento adatto a favorire la diffusione delle buone pratiche per la
conservazione della biodiversità.
Poiché la strategia sulla biodiversità della Comunità Europea sottolinea la necessità di perseguire
una piena integrazione delle problematiche della biodiversità nelle politiche settoriali, le
iniziative di educazione ambientale dovranno tenere in ancora più grande considerazione gli aspetti
della trasversalità, della multidisciplinarietà, della partecipazione, della necessità di aumentare le
conoscenze al fine di permettere il diffondersi di una maggiore consapevolezza, non solo dei
vantaggi legati a politiche di tutela ma soprattutto del legame con i valori percepiti, condivisi
e potenziali delle comunità legate ai territori. Diventa pertanto necessario co-progettare fin
dall’inizio proposte educative rivolte ai vari portatori di interesse finalizzate a trovare strumenti,
linguaggi, modalità gestionali del vincolo di tutela della biodiversità che conducano a condividere la
politica di tutela territoriale e ad armonizzare il più possibile le esigenze sociali ed economiche con
quelle di tutela, proponendo anzi strategie di valorizzazione.
1.3 Obiettivi
Al di là di una necessità di base volta a rendere consapevoli gli individui del valore della natura,
aumentando anche le conoscenze diffuse, è necessario far comprendere che una comunità
impegnata nella protezione della biodiversità, è una comunità che crea benessere, paesaggio,
turismo, salute, bellezza, educazione ed economia.
Inoltre è opportuno sensibilizzare i cittadini sul valore della biodiversità e sui servizi ecosistemici
che essa consente, sia dal punto di vista della tutela eco-sistemica, idrogeologica e paesaggistica, sia
anche in termini economici.
Oltre ad un aumento di conoscenza, volto principalmente alla tutela e alla fruizione delle ricchezze
naturali del territorio rivolto a chi vi accede saltuariamente, i percorsi educativi potranno essere
mirati anche a costruire insieme scenari e percorsi volti ad incentivare la permanenza delle
comunità rurali e montane in territori, oggi marginali o svantaggiati; ciò costituisce un potenziale
3 per lo sviluppo socio-economico della stessa comunità, la quale, grazie al presidio e alla cura del
territorio, contribuisce al miglioramento ambientale e riduzione del rischio idrogeologico. È altresì
importante il recupero di alimenti, tradizioni, attività con forti legami territoriali e in via
d’estinzione (razze, varietà vegetali, filiere corte, prodotti tipici). La stessa valorizzazione del
patrimonio naturale, e in particolare quello delle aree della Rete Natura 2000, può rappresentare
anche l’occasione per consentire un ampliamento dell’offerta turistica, la sua diversificazione e,
contestualmente, per aumentare la conoscenza dei valori ambientali di SIC, ZPS, Aree protette,
della Rete Ecologica ligure e, in generale delle emergenze naturalistiche della Liguria.
Gli interventi ed i progetti di educazione ambientale ed alla sostenibilità devono essere pertanto
opportunamente orientati ai seguenti obiettivi specifici (con riferimento ai principi
dell’ecopsicologia – www.ecopsicologia.it) :
A livello individuale:
1. fornire mappe per l’autoesplorazione, per la valorizzazione di competenze, talenti, differenze individuali e per la
ricerca del proprio scopo nella vita;
2. promuovere la consapevolezza dell’ampio margine di potere personale e di libertà d’azione nei confronti di quanto
succede attorno a noi;
3. invitare ad una relazione più profonda con l’ambiente naturale, recuperando sensazioni, emozioni e saperi che fanno
parte integrante della nostra natura umana, tale da stimolare una conservazione più puntuale di biodiversità.
A livello collettivo:
4. promuovere una maggior consapevolezza della propria corresponsabilità nelle relazioni con gli altri, soprattutto per
quanto attiene la tutela della biodiversità sul nostro Pianeta;
5. allenare la propensione all’ascolto e all’empatia come fattori indispensabili per una creativa sinergia e pacifica
convivenza con gli altri, riconoscendo il valore e l'importanza delle bio-differenze;
6. consolidare la relazione con la natura (efficace in scuole, parchi, agriturismi, eventi comunitari), per una maggiore
tutela della biodiversità in essa presente.
A livello ambientale:
7. ampliare il senso dell’identità individuale accompagnando a riconoscere la strettissima parentela con tutti gli altri
esseri sul pianeta;
8. valorizzare e sostenere il ruolo attivo dei sapiens nell’ecosistema terrestre per la sua conservazione;
9. indirizzare verso un maggior buonsenso nei confronti della tutela della biodiversità presente sul nostro Pianeta;
10. favorire la diffusione della cultura della sostenibilità e dell'importanza della conservazione di biodiversità;
11. promuovere giustizia sociale e bellezza, entrambi indicatori di una relazione armonica tra le componenti di un
ecosistema.
1.4
“Interpretazione” delle linee guida
Nel passato le proposte educative e in generale la comunicazione sulla biodiversità sono state
fortemente improntate all’evidenziazione del valore intrinseco e scientifico dei beni ambientali
presenti sul territorio e pertanto sulla dimensione etica della necessità della tutela della biodiversità.
Come detto, ciò non è sufficiente, in quanto tale valore è diversamente e talvolta scarsamente
percepito dai vari portatori di interesse, in primis da chi nel territorio “protetto” opera, per cui si
ribadisce la necessità di adottare nuovi strumenti e linguaggi e costruire con il (e non sul) territorio
proposte educative trasversali attente ad aspetti concreti di valorizzazione (messa in valore) del
bene biodiversità.
I principali destinatari di tali proposte educative dovranno essere:
 cittadini in quanto principali fruitori del territorio;
 operatori economici quali elemento chiave dei processi di sviluppo del territorio;
 turisti quali soggetti fruitori ed implementatori dello sviluppo economico del territorio;
 scuole quali soggetti prioritari nel coinvolgimento delle comunità locali
l’implementazione delle conoscenze sulle valenze del territorio;
 enti locali, quali istituzioni in grado di accompagnare tali percorsi.
per
4 Tra i soggetti attuatori possono essere identificati prioritariamente:
 I Centri di Educazione Ambientale (CEA) della rete INFEA regionale afferenti ad Enti
Locali quali Comuni ed Enti Parco. I CEA, di fatto, realizzano la funzione di analisi dei
bisogni della comunità locale, promuovendo e valorizzando la rete di relazioni che si
sviluppano sul territorio per il conseguimento di obiettivi di sviluppo sostenibile, supportano
i processi che riguardano lo sviluppo del territorio e sono i soggetti facilitatori dei processi
partecipati.
 Le province e i nodi provinciali della Rete INFEA regionale, dove presenti, in coerenza con
il ruolo di soggetti gestori di aree Rete Natura 2000 con competenze sovracomunali tali da
facilitare processi di governance volti all’accettazione del vincolo e alla messa in rete di
differenti soggetti.
 I Parchi, che possono sviluppare azioni più mirate alla valorizzazione turistica delle aree e
alla diffusione della conoscenza dei valori ambientali e socio culturali del parco, meglio se
con il supporto di tecnologie innovative.
 Le Agenzie per la Protezione dell’Ambiente, laddove titolari di funzioni educative
nell’ottica della prevenzione.
1.5 Problematiche
Il tema della tutela e valorizzazione delle ricchezze naturali presenti nei nostri territori innesca
inevitabilmente meccanismi conflittuali strettamente legati all’esistenza di vincoli imposti dalla
gestione delle aree protette per la tutela della biodiversità degli ecosistemi marini e terrestri.
La delicatezza della problematica inerente il conflitto ambientale richiede un’azione specifica da
parte dell’educazione all’ambiente ed alla sostenibilità per sviluppare nei soggetti locali coinvolti le
competenze necessarie per la gestione degli stessi attraverso l’uso di metodi di lavoro partecipativi a
garanzia dell’effettivo coinvolgimento delle popolazioni.
Le problematiche che possiamo riscontrare a partire dalla dimensione educativa nella risoluzione
dei problemi inerenti tali situazioni conflittuali, possono essere ricondotte a tre differenti livelli: un
livello strategico, dove riscontriamo costantemente la difficoltà di un coinvolgimento attivo degli
amministratori locali (classe politica), un livello gestionale che vede la difficoltà del
coinvolgimento dei tecnici del settore, ed un livello più strettamente operativo dove si evidenzia
la difficoltà che incontrano gli operatori di educazione ambientale nel coinvolgimento diretto delle
popolazioni locali.
Tutto ciò risulta essere strettamente connesso alla mancanza di coinvolgimento diretto delle scuole e
delle popolazioni locali nella gestione sostenibile delle aree protette, anche nell’ottica di cogliere
nuove opportunità di futura occupazione nei servizi ambientali e nell’ecoturismo.
Una ulteriore criticità è rappresentata dal fatto che molte istituzioni (Enti Locali, Enti di gestione
delle aree protette, Scuole) non riconoscono in maniera adeguata agli operatori di educazione
ambientale e agli stessi insegnanti un ruolo di “agenti attivi” nei processi partecipativi a livello
locale e nella promozione della cultura della sostenibilità. L’azione degli “educatori” appare ancora
marginalizzata, sottovalutata, e spesso limitata alla sola utenza infantile e giovanile con l’esclusione
della fascia di età adulta e, soprattutto, con un limitato rapporto con le categorie produttive.
In fine, tutto il mondo degli operatori EAS segnala la problematica della formazione e
dell’aggiornamento professionale in relazione soprattutto alle tematiche specifiche della
conservazione della biodiversità e della gestione delle aree naturali protette, alle metodologie
innovative per facilitare la partecipazione ed il coinvolgimento degli stakeholders, e alla crescita
personale non solo professionale nel proprio rapporto con l’ambiente e con i conflitti dei vari
contesti territoriali. Un bisogno di occasioni di formazione permanente, specifica ed altamente
qualificata. La difficoltà di reperire risorse finanziarie adeguate per sostenere tale formazione.
5 2. RIASSUNTO IN 10 PUNTI FONDAMENTALI DELLE LINEE GUIDA
Le azioni educative possono essere ricondotte a due filoni principali: azioni di governance
territoriale attraverso percorsi di animazione, in cui la natura educativa del processo è data dalla sua
dimensione partecipativa, e interventi educativi in senso stretto, prevalentemente rivolti al mondo
della scuola. I 10 punti che seguono tengono conto di ambedue le tipologie di attività.
Tutti gli interventi devono essere ricondotti a un piano sistemico per le attività di comunicazione,
governance ed educazione ambientale al fine di creare un quadro unitario riconoscibile, che
enfatizzi il risultato della singola iniziativa, in modo da evitare la polverizzazione delle esperienze
in mille piccoli rivoli.
Decalogo:
1 Rispetto agli obiettivi: individuare strumenti, linguaggi, modalità gestionali del vincolo di tutela
della biodiversità che conducano a migliorare e a condividere la politica di tutela territoriale e ad
armonizzare il più possibile le esigenze sociali ed economiche con quelle di tutela, proponendo
anzi strategie di valorizzazione economica sostenibile.
2 Definizione dei destinatari: individuazione dei portatori di interesse locale (quali associazioni,
esercenti, proprietari, amministratori e tecnici, insegnanti, alunni e personale scolastico) per
definire le migliori strategie di coinvolgimento. Particolare attenzione deve essere posta
all’individuazione dei soggetti moltiplicatori della comunicazione e quindi alla promozione e
creazione di reti con i differenti portatori di interesse, al fine di avviare percorsi di governance e
di promozione di una fruizione turistica sostenibile condivisi sul territorio.
3 Analisi e costruzione di una visione identitaria sulla base delle problematiche ed opportunità
ambientali condivise dal territorio (analisi del conflitto, stimolo alla partecipazione attiva in
chiave di valorizzazione delle valenze naturalistiche del territorio e marketing territoriale);
4 Organizzazione di campagne informative ed eventi (anche con metodologie partecipative
innovative) che:
a. sensibilizzino i soggetti interessati relativamente all’esistenza dei SIC, alla loro importanza (anche dal
punto di vista economico e sociale) e alle necessità di gestione e tutela, anche attraverso indagini e
attività relative alla percezione della problematica presso le comunità locali (destinatari prioritari: P.A.
e operatori economici) e al censimento di proposte per il superamento degli ostacoli;
b. favoriscano lo sviluppo di nuova progettualità comune e condivisa in materia di gestione dei siti e di
fruizione turistica ecosostenibile delle aree ad elevato pregio naturalistico sostenibile (quali analisi
degli utilizzi attuali dei siti, individuazione di fattori critici, proposte di intervento, indagini
conoscitive sulla percezione dei siti da parte della popolazione locale);
c. permettano il coinvolgimento dei soggetti moltiplicatori della comunicazione (ovvero quei soggetti
che il territorio riconosce come accreditati ed affidabili e che concluso il progetto possono costituire
referenti permanenti per le attività relative alla valorizzazione della biodiversità), con la condivisione
di un messaggio semplice ed efficace, che essi potranno poi veicolare sul territorio;
d. permettano lo scambio di buone pratiche tra tutti i soggetti coinvolti.
5 Co-progettazione di attività educative con le scuole e con il coinvolgimento degli altri portatori
di interesse sul territorio, finalizzate ad aumentare la consapevolezza dei valori naturali dei siti
Natura 2000 e alla valorizzazione e fruizione compatibile con le esigenze di conservazione di tali
aree. Gli interventi dovranno puntare alla promozione di un legame affettivo con il territorio,
anche attraverso progetti di “adozione” con messa in opera di piccole attività di recupero (tra cui
la adozione e pulizia dei siti e/o dei sentieri che li attraversano, esperimenti pilota e circoscritti
sul potenziamento della presenza di specie e habitat), ricercando collaborazioni con soggetti
competenti (es. tecnici ARPAL e Corpo Forestale).
6 Uso di teorie, metodologie e pratiche educative e formative in grado di veicolare e stimolare la
riflessione sulle opportunità e i limiti offerti dalla gestione del vincolo di tutela della biodiversità
6 con l'obiettivo di condividere tra tutti i soggetti interessati la politica di tutela territoriale e di
armonizzare il più possibile le esigenze sociali ed economiche con quelle di tutela. In particolare,
sarà importante:
a.
b.
c.
d.
e.
cercare il coinvolgimento dei ragazzi e degli adulti fin dalla co-progettazione;
contestualizzare dell’intervento educativo per meglio lavorare sugli aspetti motivazionali;
ricostruire una lettura della realtà locale in chiave sistemica;
stimolare la capacità di formulare problemi/ricercare soluzioni;
tener conto dei diversi punti di vista presenti sul territorio, facendo esercizio di superamento del
conflitto;
f. promuovere i lavori di gruppo per sviluppare le competenze relazionali;
g. partire dall’esperienza diretta e dalla ricerca sul campo.
7 Tutte le azioni dovranno essere strutturate in modo da garantire una documentabilità del
percorso e una valutazione in itinere ed ex post dell’efficacia degli interventi.
8 Miglioramento del rapporto di collaborazione e coordinamento tra Enti ed organismi di gestione
delle Aree naturali protette e tutti i soggetti che operano, a diverso titolo, nel campo
dell’educazione all’ambiente e alla sostenibilità. In particolare, potenziare il rapporto con i
Centri di Educazione Ambientale delle Reti INFEA, le Scuole e le associazioni ambientali e
culturali.
9 Potenziamento delle attività di aggiornamento e di formazione innovativa destinate agli
operatori dell’educazione all’ambiente e alla sostenibilità, anche con utilizzo di risorse del Fondo
Sociale Europeo, verso una nuova figura professionale di “moltiplicatore della comunicazione” e
di “agente territoriale facilitatore della partecipazione” delle popolazioni locali.
10 Potenziamento delle reti telematiche (forum e social network) tra soggetti locali interessati alla
cooperazione, scambio di esperienze e sviluppo di nuove sinergie e progettualità, con particolare
attenzione alle Scuole, alle Reti INFEA, alle associazioni, agli enti di gestione delle aree protette,
agli Enti Locali, agli organismi locali di comunicazione, alle università, alle imprese e alle loro
associazioni di categoria.
3. LINEE GUIDA INDIRIZZATE AI POSSIBILI SOGGETTI COINVOLTI
3.1
Gestori delle aree protette (Enti Locali ed Enti Parco e AMP)
a. Informare e comunicare in maniera comprensibile i vincoli e le procedure burocratiche;
b. Stimolare i soggetti preposti all’emanazione della normativa alla definizione di un quadro semplificato e
coerente della normativa stessa, che tenga conto, per quanto possibile, delle esigenze locali;
c. Comunicare in maniera proattiva le restrizioni: valorizzare quello che si può fare.
3.2
Organi di vigilanza
a. Condividere l’obiettivo di tutela e della necessita di adattare strategie preventive piuttosto che repressive;
b. Dare maggiore comunicazione al pubblico sulle normative e sui vincoli;
c. Fare chiarezza nelle procedure, condividerle e renderle omogenee a livello regionale.
3.3
CEA
a.
b.
c.
d.
e.
f.
Stimolare e coinvolgere attivamente il proprio Ente/ i propri Enti di riferimento nei percorsi educativi;
Condividere una strategia comune e adottare metodologie, strumenti e azioni coerenti;
Promuovere proposte educative coerenti con quanto enunciato ed innovative;
Promuovere la più ampia partecipazione dei vari portatori di interesse;
Individuare e attivare i soggetti moltiplicatori locali;
Potenziare la propria formazione ed aggiornamento verso le metodologie partecipative.
7 3.4
Tecnici
a. Trovare linguaggi comuni ai non addetti ai lavori;
b. Individuare indicatori utili a comunicare il valore dei servizi ecosistemici.
3.5
Ricercatori
a. Mettere in evidenza le relazioni tra tutela della biodiversità, servizi ecosistemici, valori identitari, scenari di
sviluppo delle comunità locali.
3.6
Associazioni di categoria
a. Valorizzare la qualità ambientale come elemento competitivo;
b. Attivarsi come soggetti moltiplicatori del messaggio sul territorio;
c. Mettersi in rete con altri soggetti.
3.7
Fruitori (in particolare residenti e proprietari di case)
a. Maggiore consapevolezza della problematica (aumento delle conoscenze);
b. Trovare meccanismi e luoghi di ascolto;
c. Mettersi in rete con altri soggetti.
3.8
Associazioni ambientali, culturali e di volontariato
a. Mettersi in rete e cooperare con altri soggetti (CEA, Associazioni categoria, imprese);
b. Potenziare la propria formazione verso le metodologie partecipative;
c. Comunicare le opportunità economiche delle aree protette.
3.9
Media
a. Maggiore consapevolezza della problematica (aumento delle conoscenze);
b. Maggiore coinvolgimento diretto nei processi partecipativi e nella individuazione di adeguate strategie di
comunicazione.
3.10
Scuole
a. Sviluppare progettazioni educative che, a supporto degli obiettivi formativi previsti dal POF e dal curricolo,
permettano di far conoscere i SIC, consolidare un legame affettivo con il territorio e sviluppare le
competenze chiave di cittadinanza;
b. Definire progettazioni che portino al coinvolgimento di tutta l’organizzazione scolastica e anche al
coinvolgimento delle famiglie;
c. Sviluppare un maggiore coinvolgimento diretto delle Scuole nell’attuazione dei Piani di Gestione delle aree
naturali protette, con particolare attenzione ai futuri sbocchi lavorativi per i giovani;
d. Sviluppare maggiore apertura delle Scuole al proprio territorio come luoghi permanenti di cultura ed
economia della conservazione della biodiversità e della sostenibilità ambientale e sociale.
8 4. ESEMPI ESPLICATIVI DELLE AZIONI TERRITORIALI
4.1
Liguria
Il Sistema INFEA regionale ligure.
In Liguria l’Assessorato regionale all’Ambiente, che ha anche una delega esplicita sui temi dello
sviluppo sostenibile e degli “stili di vita consapevoli”, promuove sempre con convinzione attività di
educazione ambientale sul territorio, dato che ciò è fondamentale per tutelare e valorizzare le
ricchezze del territorio e rafforzare le politiche ambientali regionali attraverso la diffusione di una
maggiore sensibilità ai temi ambientali.
Da oltre 10 anni la Regione Liguria promuove tali attività principalmente attraverso la propria rete
di 20 centri di educazione ambientale (CEA), di cui cura coordinamento e sviluppo, anche
attraverso il Centro Regionale di Educazione Ambientale (CREA), operante presso ARPAL.
I Centri di Educazione Ambientale locali (CEA)
Le fondamenta del Sistema Ligure si basano sull’entusiasmo e la capacità degli operatori dei centri
operanti sul territorio ligure. Le denominazioni sono diversificate: i laboratori Territoriali (LabTer) e
i Centri di Esperienza (CE) sono centri nati nel periodo in cui si voleva marcare una distinzione di
ruolo fra strutture operanti in ambito urbano e strutture delle aree naturali protette; anche oggi ogni
centro sviluppa una propria specificità strettamente connessa con le caratteristiche e le
problematiche del suo territorio, ma si preferisce usare il nome di Centri di Educazione Ambientale
(CEA). Ruolo e missione dei CEA sono quelli di favorire processi educativi, informativi e formativi
per lo sviluppo sostenibile, lavorando con le scuole e la cittadinanza, e di supportare
l’amministrazione pubblica nell’adozione di buone pratiche per un miglior governo del territorio.
Gli operatori dei centri affiancano gli insegnanti e gli studenti in progetti metodologicamente
innovativi di gestione partecipata e ambientalmente sostenibile degli edifici scolastici, di lettura
critica e risposta alle problematiche del territorio in cui la scuola è inserita, di scoperta dei valori
dell’ambiente limitrofo ai luoghi di vita dei ragazzi e degli insegnanti, facilitando la relazione fra la
scuola e le diverse risorse educative che il territorio esprime. Nei confronti delle amministrazioni
pubbliche, i centri intervengono proponendo e co-gestendo processi partecipati di coinvolgimento
della cittadinanza nel governo dei territori (quali i processi di Agenda 21 locale), progettano e
realizzano campagne di sensibilizzazione a sostegno delle politiche degli enti locali (per la
promozione della raccolta differenziata, della mobilità sostenibile, ecc), stimolano la messa in rete
dei diversi portatori di interesse (associazioni di categoria, non profit, ambientaliste) per la
diffusione di buone pratiche e la facilitazione di progetti di sviluppo locale per la sostenibilità.
I Centri di Educazione Ambientale Provinciali (CEAP) svolgono un ruolo di raccordo e
coordinamento dei Centri di Educazione Ambientale locali, coordinando iniziative condivise di
educazione ambientale di particolare rilevanza per il territorio provinciale.
Il Centro Regionale di Educazione Ambientale (CREA, operante presso ARPAL), rappresenta,
insieme al Dipartimento Ambiente della Regione Liguria, il livello regionale, ed ha funzioni di
coordinamento di tutti i soggetti operanti nell'ambito dell’educazione ambientale e dello sviluppo
sostenibile sul territorio ligure. Costituisce punto di riferimento e stimolo per le iniziative di
educazione ambientale nel territorio regionale rivolte a istituzioni scolastiche, enti pubblici e
cittadini. Il CREA gestisce il coordinamento dei progetti di sistema e dei diversi gruppi di lavoro
che vengono avviati a seconda delle necessità, cura la comunicazione interna al Sistema Ligure e la
formazione degli operatori, stimola il confronto sull’applicazione del SIQUAL, sviluppa azioni di
ricerca di nuovi metodi e strumenti, monitora le azioni in atto sul territorio regionale e promuove, in
generale, la coesione interna del Sistema nel suo complesso.
9 Per poter partecipare alle progettazioni regionali, i centri di educazione ambientale devono essere
accreditati dalla Regione Liguria sulla base della corrispondenza ai requisiti minimi di qualità
previsti dal SIQUAL (Sistema di Indicatori di Qualità della Liguria) che i centri devono possedere
in ambito organizzativo, strutturale, progettuale, operativo e nella loro partecipazione al Sistema.
La Liguria è una regione a biodiversità elevata: la morfologia del territorio è molto varia, i
microclimi si articolano a breve distanza, le pratiche agricole e gestionali tradizionali hanno
comportato la definizione di paesaggi (5 terre) e habitat particolari, il patrimonio floristico regionale
è uno dei più importanti d’Europa e analogamente quello faunistico che oggi si rafforza anche sul
fronte dei mammiferi superiori (lupo).
La Regione Liguria adempie da anni alle indicazioni delle Direttive Comunitarie Uccelli e Habitat
in materia con un programma di azioni di salvaguardia e valorizzazione della Rete Natura 2000, che
ha visto l’attuazione di complessi progetti territoriali e l’individuazione di 125 Siti di Interesse
Comunitario (SIC), 26 dei quali in ambito marino e 7 Zone di Protezione Speciale (ZPS) per la
tutela degli uccelli selvatici.
Numerose sono state nel corso degli anni le iniziative di educazione alla sostenibilità avviatesi a
partire da tematiche relative alla tutela e valorizzazione della biodiversità.
Azioni locali COREM – CEA Liguri
In questo quadro generale, nell’ambito di COREM in Liguria, il CREA ha coordinato l’attuazione
dell’azione “Reti educative per i Siti Natura 2000”, sviluppata con l’obiettivo di valorizzare e
promuovere i Siti di Importanza Comunitaria presso le popolazioni della regione Liguria.
Le attività sono state realizzate da sei Centri di Educazione Ambientale del Sistema Ligure INFEA,
distribuiti sulle quattro province regionali: CEA del Parco delle Alpi Liguri (IM), CEA del Comune
di Cairo Montenotte (SV), Labter del Comune di Savona, CEA Alta Val Polcevera (GE), Labter del
10 Comune di Sestri Levante (GE) e CEA del Comune di Varese Ligure e Val di Vara (SP).
Dato l’interesse suscitato dal progetto COREM e in particolare dalle iniziative locali attivate dai
CEA, è stato ritenuto opportuno diffondere tali azioni su altri territori e su altri SIC ed estendere
l’attività a tutti i CEA della Liguria. Nell’ambito della linea di intervento relativa all’ampliamento
delle conoscenze sui valori naturalistici ai fini della promozione del territorio della misura 4.2
“Valorizzazione e fruizione della Rete Natura 2000” del POR FESR 2007-2013 sono stati quindi
finanziati altri 13 CEA liguri.
Tutti i CEA hanno lavorato sia direttamente con le scuole sia coinvolgendo i vari portatori di
interesse sul territorio (amministrazioni, operatori turistici, agricoltori, cittadini, circoli territoriali e
associazioni, ecc..) in percorsi volto a far emergere le potenzialità delle zone SIC rispetto al
concetto percepito e diffuso di “vincolo”, ove possibile ragionando sullo sviluppo di
microeconomie locali.
Nelle scuole (prioritariamente sono stati coinvolti istituti superiori ma si è lavorato anche con
secondarie di primo grado) si è operato sia con specifiche sessioni didattico-informative, volte
all’approfondimento delle valenze naturalistiche e siti di pregio del territorio, sia con esperienze sul
campo con lo scopo di verificare in loco la presenza delle valenze naturalistiche attraverso anche la
raccolta di dati (rilevazioni, fotografie, appunti, tracce, rilievi topografici, riprese fotografiche e
video, rilevazioni meteo e topografiche, pulizia dei sentieri).
Successivamente si è lavorato con le classi alla rielaborazione critica delle conoscenze e delle
osservazioni effettuate sul campo, spesso incontrando i protagonisti significativi sul tema delle
comunità locali, anche al fine di elaborare anche proposte di sviluppo e di comunicazione. Sono
stati inoltre co-progettati cortometraggi e uno spettacolo teatrale in tema, dalla sceneggiatura alle
riprese (LabTer Savona), realizzate mostre itineranti (CEA Alta Val Polcevera), discussi i temi
affrontati nel Consiglio Comunale dei ragazzi.
Le scuole sono state coinvolte anche nelle fasi iniziali di indagine presso le comunità locali sulla
percezione delle problematiche legate ai SIC che hanno costituito la base per avviare il percorso di
facilitazione sul territorio. In genere tali attività sono state svolte sul territorio attraverso seminari
informativi indirizzati agli operatori economici (gestori di rifugi, B&B, agriturismi, locande, fattorie
didattiche, esercenti, uffici iat/informativi), realizzazione di iniziative mirate ad ampliare le
conoscenze naturalistiche del territorio per una fruizione turistica consapevole (visite
guidate,concorsi e mostre fotografiche, eventi di promozione del territorio, giornate di studio e
incontri pubblici, degustazioni, “Merende a Km 0”, percorsi a piedi o in bici, produzione materiali e
pagine web, promozioni in EXPO’ e ECOFESTE locali).
Particolarmente significativa è stata l’azione di animazione locale svolta dal CEA Varese Ligure e
Val di Vara (La Spezia), che ha coinvolto nella co-progettazione i Sindaci dei Comuni di Varese
Ligure e Sesta Godano per la rilevazione dei soggetti portatori di interesse in tema di SIC e
nell’individuazione di testimoni e portavoce degli interessi della comunità. Successivamente,
attraverso la realizzazione di incontri presso le sedi delle aziende delle attività silvo-pastorali in aree
SIC e interviste mirate ai soggetti individuati (con raccolta di materiali alla base delle pubblicazioni
e video finali), è stato prodotto un documento di sintesi che offre una visione di esigenze e di realtà
derivanti dall’esistenza di attività umane in aree SIC. Tale documento ha consolidato il dialogo con
le istituzioni locali e ha consentito di avviare un confronto con il livello provinciale e regionale,
Da segnalare anche come anche a seguito delle attività svolte su COREM il CEA Alta Val Polcevera
è stato coinvolto nelle attività locali del progetto SYLVAMED, con l’obiettivo di animare i portatori
di interesse sul territorio ai fini della costruzione di una filiera corta del legno atta ad una gestione
sostenibile del bosco.
Alle attività dei 6 CEA si è affiancata una azione di sensibilizzazione e coinvolgimento delle
fattorie didattiche nella promozione e tutela dei SIC gestita direttamente da ARPAL-CREA.
Tutte le fattorie didattiche accreditate in Regione Liguria sono state invitate a momenti formativi e
di aggiornamento progettati altresì come momenti di confronto di esperienze e di realtà diverse. La
partecipazione al corso è stata estesa anche ai CEA e alle aziende agricole interessate ad avviare il
percorso di accreditamento regionale come fattoria didattica.
11 L’iniziativa ha permesso di consolidare la collaborazione tra fattorie didattiche e tra queste e i centri
di educazione ambientale.
4.2
Sardegna
Esperienza della Rete In.F.E.A. della Provincia di Oristano.
La Provincia di Oristano fin dal 1997, anno in cui nasce il Centro di Educazione Ambientale
“Arbòrea”, è stata impegnata nella realizzazione di numerose attività ed iniziative finalizzate a
promuovere la cultura e l’economia della sostenibilità. Tale obiettivo è stato portato avanti
attraverso l’animazione e lo sviluppo di reti locali per la sostenibilità, con particolare riguardo alla
Rete IN.F.EA (Informazione, Formazione ed Educazione Ambientale), ai processi di Agenda 21
Locale e alla Rete europea Natura 2000 per la tutela della biodiversità e la gestione compatibile
delle aree naturali. Un ulteriore attenzione è stata riservata alle attività produttive tradizionali
(agricoltura, pesca, turismo naturalistico ed educativo) compatibili con il rispetto dell’ambiente e
della tutela della qualità del paesaggio.
Considerata la naturale vocazione di questo territorio, caratterizzato dalla convivenza tra ambienti
naturali di elevata importanza ed attività produttive in buona parte integrate in tale ambiente,
l’obiettivo generale è sempre stato quello di fare della provincia di Oristano un esempio virtuoso di
consapevolezza diffusa dei temi della sostenibilità locale e globale, nonché dei benefici che la
sostenibilità dei comportamenti dei cittadini e di tutti gli attori sociali, anche economici, può
determinare, nel medio e lungo termine, rispetto alla qualità della vita e al benessere socioeconomico.
Un territorio leader a livello regionale, ma anche nazionale ed europeo, nella sperimentazione di
buone pratiche e di processi virtuosi e condivisi di sostenibilità, con particolare riferimento ad
alcune tematiche di interesse prioritario per quest’area della Sardegna come, ad esempio, la tutela e
valorizzazione della biodiversità e del paesaggio costiero ed interno, lo sviluppo rurale sostenibile e
la promozione delle produzioni agricole ed ittiche di qualità, la promozione del turismo verde e
culturale, la difesa del diritto di cittadinanza e qualità della vita nelle aree interne interessate da
spopolamento, la gestione integrata delle risorse idriche e dei rifiuti, la tutela del patrimonio storico,
culturale ed archeologico e dei centri storici, la solidarietà e qualità dei servizi alle persone,
l’educazione e formazione alla sostenibilità e lo sviluppo di nuova occupazione in settori innovativi.
La finalità del Programma In.F.E.A., pertanto, è quella di rendere la provincia di Oristano un luogo
sia fisico sia ideale per la sperimentazione di un modello di ben-essere che sia in stretta correlazione
con la realtà territoriale. Si tratta, quindi, di contribuire alla crescita e diffusione di una cultura e di
un'economia della sostenibilità nei cittadini e nelle comunità locali in modo da conciliare le
esigenze di un ben-essere durevole con la qualità e la salvaguardia dei beni ambientali e
paesaggistici, della biodiversità naturale e della ricchezza del patrimonio storico, culturale e
linguistico della provincia di Oristano.
La Rete IN.F.E.A. della provincia di Oristano è stata istituita nel mese di Settembre 2008 mediante
la sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra i soggetti, pubblici e privati, aderenti alla rete stessa.
Con la sottoscrizione del suddetto protocollo i diversi soggetti hanno condiviso un modello
organizzativo della Rete e si sono impegnati a partecipare attivamente alla Rete In.F.E.A.
provinciale, ad adottare i principi generali espressi dalle principali carte nazionali ed internazionali
in tema di educazione alla sostenibilità, a collaborare alla sua promozione e sviluppo nel territorio
provinciale con uno spirito costruttivo e positivo, ad aderire al Sistema di Qualità In.F.E.A. della
Regione Sardegna (SIQUAS), e a promuovere la qualità dei progetti, delle iniziative, delle strutture
e delle professionalità nel settore dell’educazione e comunicazione alla sostenibilità.
Il centro provinciale di coordinamento e promozione della Rete è rappresentato dal Nodo
provinciale IN.F.E.A., attivo presso il Settore Attività Produttive – Sviluppo Sostenibile della
Provincia di Oristano. Il Nodo provinciale IN.F.E.A. è stato riconosciuto dalla Regione Sardegna,
che contribuisce anche al cofinanziamento delle sue iniziative. Il Nodo provinciale partecipa da
12 diversi anni alla Rete IN.F.E.A. regionale, in collaborazione con la stessa Regione e con le altre
Province sarde.
Al Nodo In.F.E.A. provinciale è associato il Laboratorio Territoriale di Sviluppo sostenibile ed
Educazione ambientale “Arbòrea” (www.lt.arborea.it ), già attivo dal luglio del 1997 e riconosciuto
dal Ministero dell’Ambiente e del Territorio, che oggi ha sede ad Oristano presso il Settore Attività
Produttive – Sviluppo Sostenibile della Provincia di Oristano, e svolge funzioni di struttura
operativa del nodo provinciale e centro di documentazione sulla sostenibilità.
La Provincia di Oristano ritiene che la comunicazione, l’informazione, la sensibilizzazione e
l’educazione alle tematiche e alle problematiche della sostenibilità ambientale, sociale, economica
ed etica rappresentino delle attività di importanza strategica nelle politiche locali per la qualità della
vita ed il benessere durevole e sostenibile. L’obiettivo di promuovere una nuova cultura della
sostenibilità richiede un’azione sinergica ed una forte collaborazione e cooperazione tra tutti i
soggetti e gli enti pubblici, le Scuole e le agenzie educative, gli organismi di ricerca, le associazioni
culturali ed ambientaliste, gli operatori economici privati che, a diverso titolo, sono impegnati in
questi settori.
La Rete In.F.E.A. provinciale si configura, pertanto, quale “infrastruttura culturale”, materiale ed
immateriale, di promozione e di sviluppo di una nuova e diffusa cultura della sostenibilità
ambientale, sociale, economica ed etica che, con il coinvolgimento di diversi soggetti pubblici e
privati, supporta le amministrazioni e le popolazioni locali nell’attuazione di comportamenti
responsabili e di uno sviluppo locale più attento alla qualità della vita, alla tutela dei beni ambientali
e culturali e alla identità umana, storica e linguistica delle diverse aree della provincia di Oristano.
La Rete In.F.E.A. vuole essere il sistema di riferimento per la sostenibilità anche per altre reti locali
(Agende 21 Locali, Rete Natura 2000, reti per il turismo educativo, naturalistico e sostenibile, reti
della fattorie didattiche, sociali e solidali, sistemi museali e bibliotecari, ecc.). In tal senso, si ritiene
di fondamentale importanza la collaborazione con soggetti, organismi ed agenzie, pubblici e privati,
che a diverso titolo sono competenti o si interessano di sviluppo locale sostenibile e di gestione
compatibile del territorio (Agenzie territoriali, consorzi turistici, Ufficio Provinciale Scolastico,
Sistema Turistico Locale, ARPAS, GAL Progetti LEADER +, Aree protette nazionali e regionali,
Ente Foreste della Sardegna, Corpo Forestale e di Vigilanza ambientale, ecc.).
La Rete In.F.E.A. rappresenta per le comunità anche un luogo fisico, qualificato ed accogliente, di
informazione, animazione, confronto, dialogo, partecipazione e collaborazione tra i diversi attori
presenti a livello locale, con la finalità di facilitare la responsabilizzazione di tutti verso le tematiche
della sostenibilità e sviluppare nuova progettualità, integrata e condivisa, per la soluzione delle
principali tematiche.
I nodi ed i poli della Rete IN.F.E.A. dovranno costituire un sistema diffuso ed integrato di micro
agenzie locali di supporto alla cultura e all'economia della sostenibilità, con spirito di servizio nei
confronti dei diversi territori e di ascolto dei bisogni reali delle comunità.
4.3
Progetto Co.R.E.M.
Esperienza a Santa Margherita Ligure – Parco di Portofino.
Il Progetto Formativo per operatori INFEA e guide ambientali escursionistiche “L’azione Teatrale
per la creazione della Comunità Transfrontaliera Co.R.E.M.: Attori del cambiamento per
un'adeguata percezione del vincolo e un'efficace gestione del conflitto” si inserisce all’interno della
Componente 4 dell’Azione di Sistema G “Creazione di una Comunità Transfrontaliera Natura
2000”.
Il Progetto Formativo nasce dalla necessità di creare un Forum Telematico della Comunità
Transfrontaliera Co.R.E.M. (Social Network) al cui interno interagiscono operatori locali della
Sardegna, della Toscana, della Liguria e della Corsica, ossia le quattro Regioni coinvolte nel P.O.
Italia - Francia Marittimo.
Il percorso formativo, pertanto, aveva la finalità di creare le basi per la costituzione della Rete di
13 operatori che avrebbero animato il Forum telematico della Comunità Transfrontaliera Co.R.E.M.
(Social Network), attraverso la formazione di un gruppo di operatori locali che si occupano di
educazione alla sostenibilità. Contemporaneamente si è lavorato per sviluppare i meccanismi della
partecipazione per la realizzazione della comunità transfrontaliera, partendo dal presupposto che
l'intera comunità degli operatori In.F.E.A. dovrebbe diventare attore del cambiamento per costruire
la cooperazione delle reti ecologiche del Mediterraneo.
Anche gli operatori In.F.E.A., infatti, all’interno della Comunità Co.R.E.M. dovrebbero avere il
ruolo di “moltiplicatori di comunicazione” presso le loro comunità locali, ossia moltiplicatori del
messaggio e della pratica della tutela della biodiversità e della buona gestione delle aree naturali
protette, collegate all’identità dei territori, all’innovazione ed alla sostenibilità ambientale ed
umana.
A tal proposito, la proposta formativa è stata ideata al fine di favorire la libera espressione dei punti
di vista dei partecipanti ed il dialogo verso il raggiungimento del consenso tra gli stessi, nonché per
stabilire relazioni di fiducia tra i soggetti coinvolti nel Progetto Co.R.E.M.
Gli obiettivi specifici miravano a favorire la libera espressione dei punti di vista e il dialogo verso il
raggiungimento del consenso; stabilire relazioni di fiducia tra i vari soggetti coinvolti; conoscere i
meccanismi che regolano il processo decisionale; sviluppare competenze specifiche sulla
leadership; sviluppare competenze per il coinvolgimento e la partecipazione attiva dei soggetti
coinvolti nel processo; favorire il lavoro di rete; sviluppare competenze per la creazione di modelli
di gestione partecipata e la percezione e gestione del conflitto.
La metodologia scelta per la realizzazione dell’intervento formativo è stata quella della Ricerca
azione Partecipativa attraverso l’uso della tecnica del Teatro Forum (TRAP).
Il Teatro è stato utilizzato come una particolare forma di coinvolgimento, partecipazione e
consultazione diretta degli operatori In.F.E.A., ossia come luogo in cui chi vi partecipa è
protagonista. Il concetto di base cui si è fatto riferimento è stato l’idea di una formazione che
favorisse l’apprendimento attraverso l’esperienza diretta che conducesse al cambiamento
individuale, in cui potevano essere stimolati nella persona gli ambiti cognitivo, emotivo e
comportamentale. Il percorso ha tenuto conto della complessa relazione esistente tra la dimensione
razionale, quella operazionale e quella emozionale nel processo dell’apprendimento. È per questo
che la scelta è ricaduta nell’ambito dell’approccio della Ricerca Azione Partecipativa e del Teatro
Sociale. Il percorso formativo prevedeva, infatti, l’uso della metodologia della ricerca azione
partecipativa attraverso l’espressione ludica del teatro che ha permesso l’emergere e lo svilupparsi
dei saperi individuali e collettivi dei soggetti coinvolti nel processo formativo. Il percorso di
formazione esperienziale è stato arricchito da materiale teorico e spunti pratico-didattici sul
metodo, diari di osservazione e momenti di de-briefing per facilitare le persone a razionalizzare e
trasferire l’esperienza acquisita nel contesto professionale e nella vita personale.
La metodologia della Ricerca Azione Partecipativa è stata veicolata attraverso tecniche e
strumentazioni ludiche, quali il teatro ed il gioco, realizzando un percorso formativo alternativo
all’aula, in cui sperimentarsi e “mettersi in gioco” per comunicare meglio con se stessi e con gli
altri. L’obiettivo è stato quello di dar vita ad una modalità di costruzione di conoscenze altamente
significative perché fondate sulla valorizzazione della qualità dei saperi generati dalla relazione
complessa Io-Altro-Mondo.
Il percorso formativo si è basato su una serie di esercizi psicofisici che fanno riferimento al training
dell’attore, così come viene condotto nelle più importanti scuole di Teatro; gli esercizi sono serviti
per mettere alla prova le energie, dominare gli stati d’animo e conoscere se stessi e gli altri.
Nel dettaglio, tale percorso si è articolato secondo quattro moduli formativi, ognuno dei quali ha
perseguito obiettivi specifici. Attraverso il primo modulo formativo abbiamo voluto, prima di tutto,
costituire il gruppo di lavoro Co.R.E.M. e sono stati rilevati i bisogni formativi in ingresso rispetto
alle tematiche oggetto del corso. I successivi due moduli, invece, sono stati dedicati, più
specificatamente, alla formazione esperienziale e alla pratica del teatro forum. Queste ultime hanno
dato la possibilità ai partecipanti di riflettere sulla propria pratica professionale per arrivare alla
messa in moto del processo creativo drammatico per la creazione dei canovacci teatrali. L’ultimo
14 modulo, infine, è stato dedicato alla rappresentazione teatrale, attraverso la tecnica del Teatro
Forum, ed al successivo de-briefing, a chiusura del corso, per l’analisi dei guadagni formativi.
Al fine di poter monitorare e valutare il percorso formativo, sono stati utilizzati alcuni tra gli
strumenti che abbiamo sopra indicato, ossia la compilazione di un diario di osservazione, frequenti
momenti di de-briefing e la somministrazione di un questionario di gradimento quali-quantitativo al
fine di valutare sia il raggiungimento degli obiettivi del percorso formativo, sia la soddisfazione dei
partecipanti.
La valutazione delle competenze acquisite, invece, è stata effettuata sulla base della produzione
delle rappresentazioni teatrali, scritte e realizzate dai partecipanti, sui temi oggetto del percorso
formativo che sono servite per esemplificare le ricadute di questa esperienza formativa nella vita
professionale di ciascuno.
4.4
Toscana.
La Provincia di Massa Carrara: Educazione Ambientale e attività all'interno del Progetto Co.R.E.M.
Il territorio della Provincia di Massa Carrara è caratterizzato da una notevole ricchezza in termini di
biodiversità in tuti i suoi aspetti, animale/vegetale/geologia/paesaggistica, con circa il 10%
dell'intera superficie provinciale rappresentato da aree naturali protette.
Questo tesoro, per essere appieno tutelato e apprezzato, deve essere promosso e valorizzato con
differenti attività: dalla ricerca scientifica alla pianificazione territoriale e, non da ultimo,
l'educazione ambientale. La Provincia di Massa Carrara sostiene l'educazione ambientale
promuovendo iniziative e progetti ideati e realizzati dalle scuole con l'impegno di insegnanti,
alunni ed esperti di associazioni e cooperative che hanno sviluppato attività di formazione,
sensibilizzazione e conoscenza in continua crescita nel rispetto della Carta dei Principi per l'EA
orientata allo sviluppo sostenibile e consapevole.
L'educazione ambientale, così svolta anche nel contesto pratico/attivo, consente di comprendere la
complessità delle relazioni tra natura e attività umane, tra risorse ereditate, da risparmiare e da
trasmettere, dinamiche della produzione, del consumo, della sostenibilità e della solidarietà.
Il Servizio di Educazione Ambientale provinciale ha il compito di promuovere e sviluppare
l'interesse verso l'ambiente e le sue criticità attraverso l'articolazione di un programma provinciale
di "Educazione Ambientale".
Nel contesto del Progetto Co.R.E.M., Azione di Sistema G “Creazione di una Comunità
Transfrontaliera Natura 2000”, la Provincia ha attivato durante l’anno 2011 il coinvolgimento delle
Scuole Pilota nella Rete Ecologica, attraverso il percorso didattico “Il paesaggio scritto” e “Il
paesaggio si scrive”.
Sono state coinvolte circa 150 persone, tra studenti e docenti provenienti da 17 istituti di istruzione
secondaria delle quattro regioni transfrontaliere, attraverso differenti attività nella gestione
compatibile delle aree naturali protette e nella tutela della biodiversità in collaborazione con enti
gestori e operatori. Il coinvolgimento mirava alla creazione e al consolidamento e mantenimento di
una comunità viva, solidale e partecipe impegnata in attività di promozione e sensibilizzazione
all’interno dello spazio transfrontaliero, oltre a fornire strumenti conoscitivi sia
tecnico/professionali che emozionali, nel senso del coinvolgimento pieno del vivere la natura, come
sentire, come osservare, come stare insieme.
15 Obiettivi delle attività:
 la diffusione delle tematiche e delle criticità inerenti le modalità di conservazione della natura
con particolare riferimento alle aree più fortemente sottoposte alla pressione antropica;
 lo stimolo della responsabilità sociale e della partecipazione attiva verso le tematiche
ambientali;
 la promozione di servizi compatibili con la tutela della biodiversità;
 l'utilizzo e promozione di strumenti innovativi di comunicazione e di partecipazione;
 il coinvolgimento diretto nella gestione delle aree naturali protette e della Rete Natura 2000,
anche mediato dagli enti parco ed istituzioni;
 l'attivazione di eventi che favoriscano la socializzazione e lo sviluppo di nuova progettualità
comune e condivisa in materia di sviluppo sostenibile.
La componente numero 3 è stata realizzata attraverso tre differente azioni:
 Coinvolgimento delle Scuole nella gestione delle aree naturali della Rete Ecologica
 Il paesaggio scritto
 Il paesaggio si scrive
Dal coinvolgimento delle scuole di istruzione superiore alla conoscenza del territorio con dati
scientifici alla ridefinizione di paesaggio, attraverso affiancamento, corsi e attività di
sensibilizzazione e conoscenza. Questa fase ha permesso di passare al “Paesaggio Scritto” inteso
come apprendimento e lettura di quello che sul territorio era già stato fatto al fine di essere capaci
con “il Paesaggio si scrive” di reinterpretare l'ambiente comunicandolo in maniera nuova, più
coinvolgente e personale. Con le ultime due azioni sono stati organizzati due stage residenziali per
far vivere ai ragazzi la natura in modo totale e completa portando al raggiungimento del risultato
finale, cioè la produzione di una pannellistica informativa distribuita sul territorio provinciale. Una
pannellistica coordinata nella linea grafica, quale modello condiviso e condivisibile per la comunità
transfrontaliera, e caratterizzata in particolare dal lavoro prodotto dalle scuole in base alle singole
competenze.
Coinvolgimento delle Scuole nella gestione delle aree naturali della Rete Ecologica
Il primo passo necessario è stato incontrare tutte e dodici le scuole presenti sul territorio
provinciale, nonché contattare quelle della comunità transfrontaliera, per coinvolgere studenti e
docenti attraverso incontri ed eventi rivolti a far conoscere lo spirito e le finalità del progetto
dando risalto ad aspetti naturali territoriali meritevoli di essere conosciuti, valorizzati e tutelati.
L'opera di sensibilizzazione e coinvolgimento è stata fondamentale affinché la partecipazione fosse
una scelta basata sulla voglia di sperimentare qualcosa di nuovo e realizzare qualcosa di concreto
nella convinzione che attraverso l'Azione di Sistema G di Co.R.E.M. si riuscisse veramente a
produrre un risultato valido e utile. Un'utilità espressa sia in termini personali come crescita
singola dell'individuo sia in termini di comunità-territorio come raggiungimento di un risultato
importante per la creazione di una rete funzionale e ripetibile nonché un aiuto alla conservazione
delle caratteristiche naturali del territorio.
Per il progetto sono state individuate cinque Scuole Pilota della Provincia di Massa Carrara:
 IPSSAR “Minuto” di Marina di Massa
 Liceo Scientifico “Fermi” di Massa
 Liceo Scientifico “Marconi” di Carrara
 IIS “Belmesseri” di Pontremoli
 IIS “Fantoni” di Soliera
16 Le Scuole Pilota hanno lavorato durante l’intero anno scolastico 2011/2012 e parte del 2012/2013
per approfondire le tematiche della biodiversità e della conservazione impegnandosi nella
realizzazione delle azioni riguardanti il Paesaggio scritto e il Paesaggio si scrive.
Sono stati individuati tre Centri di Educazione Ambientale (CEA) in Toscana, con caratteristiche
ottimali per la ricettività ed emergenze naturalistiche, collocati in significative aree naturali protette
e siti appartenenti alla Rete Natura 2000: I Frignoli - Centro per la Biodiversità a Sassalbo (MS)
sull’Appennino Tosco-Emiliano, il CEA residenziale di Vinca (MS) sulle Alpi Apuane e il Girasole
- Centro Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile a Rispescia (GR) in Maremma.
Coinvolte 12 Scuole Pilota provenienti da territori differenti dello spazio transfrontaliero:
 n° 7 Scuole dalla Sardegna (IPSAA “Don Deodato Meloni”, ITC “Sergio Atzeni”, ITC
IGEA Terralba, OTHOCA, ISIS Bosa, ISIS “Mossa-Brunelleschi” e Istituto “B. Croce”);
 n° 1 Scuola dalla Corsica (Lycèe Professionnel Finosello);
 n° 1 Scuola dalla Toscana (ISIS Leopoldo II di Lorena di Grosseto);
 n° 3 Scuole dalla Liguria (ISS “Natta-DeAmbroisis” di Sestri Levante, ITG “LB Alberti”
di Savona, ISS Cairo Montenotte).
Attività propedeutiche di coinvolgimento condotte attraverso incontri in preparazione agli eventi
più importanti delle azioni a seguire (stage, accesso ai siti web, realizzazione pannellistica, ecc) e
attraverso percorsi dedicati per fornire strumenti di conoscenza e comunicazione efficaci per la
realizzazione delle finalità del progetto e la crescita personale e professionale dei ragazzi.
Numerosi incontri in classe per approfondire la conoscenza e per stimolare l'interesse degli
studenti nei confronti delle tematiche della biodiversità, caratteristiche ed emergenze florofaunistiche locali. In particolare è stato realizzato un corso di formazione “Comunicare l'Ambiente:
percorso di comunicazione efficace” presentato dal Dott. Antonio Caramagno per conto della
Datanet srl per fornire strumenti di base e dettagli tecnici sul come comunicare efficacemente
l'ambiente. Il corso si è svolto sia attraverso lezioni frontali in aula sia attraverso videoconferenze
in streaming. La videoconferenza ha permesso di far sperimentare ai ragazzi un modo diverso di
utilizzare computer e internet per mantenere viva una comunità a distanza. Tutto il materiale è stato
poi reso disponibile a tutto lo spazio transfrontaliero inserendolo nel sito-web dedicato e
pubblicizzandolo sul sito ufficiale.
Per coinvolgere pienamente i ragazzi e permettere la partecipazione attiva delle scuole locali e
delle altre regioni sono stati creati:
 una pagina su Facebook dedicata al progetto e alle azioni della Provincia;
 un sito-web dedicato (www.corem-massacarrara.eu) con la particolarità di avere pagine di
accesso per le singole scuole così da poter pubblicare passo dopo passo i propri lavori al fine di
creare la pannellistica finale. Presenti nel sito anche un forum, una pagina per la raccolta del
materiale riguardante i corsi e i video;
 un GeoBlog cioè uno spazio web dove è possibile postare commenti e fotografie dando una
collocazione non solo temporale ma anche spaziale. Ottimo strumento per poter inserire
informazioni riguardante il territorio attraverso un sistema diretto di link.
La partecipazione delle scuole pilota è avvenuta anche attraverso un concorso di idee per la
realizzazione grafica delle “mascotte”: grafica personalizzata di animali per raccontare il territorio
all'interno della pannellistica. Risultato finale la produzione di tre “mascotte” (Ghiro, Martin
pescatore e Gufo) che sono state inserite nei pannelli a seconda della collocazione geografica.
Il paesaggio scritto e Il paesaggio si scrive
17 Stage residenziali:
 Primo stage (Ottobre 2011) – numero partecipanti coinvolti: 132 tra studenti, docenti e
operatori di CEA provenienti dalle quattro regioni transfrontaliere; 6 giorni di attività
teorico-pratiche organizzate in tre giorni presso il CEA di Rispescia con escursione nel
Parco Regionale della Maremma e tre giorni, con gestione di diversi gruppi, tra il CEA dei
Frignoli sull'Appennino Tosco-Emiliano e il CEA di Vinca sulle Alpi Apuane con escursioni
all’interno del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano e nel Parco Regionale delle
Alpi Apuane.
Scopo dello stage: creare rete concretamente attraverso attività di scambio, condivisione e
cooperazione tra tutti i partecipanti affrontando le tematiche dello sviluppo sostenibile,
energie rinnovabili, biodiversità e gestione delle aree naturali protette insieme ai parchi.
Particolare importanza è stata rivolta alla natura, permettendo ai ragazzi di immergersi in lei
completamente con escursioni all'interno delle aree protette mirando soprattutto alla ricerca
di emozioni e sensazioni positive nella riscoperta del rapporto con l'ambiente. Presso i CEA
di Massa Carrara si è lavorato all’interno di aree SIC (Siti di Interesse Comunitario) di
crinale: Monte la Nuda e Monte Tondo sull’Appennino, Valli Glaciali di Orto di Donna e
Solco di Equi sulle Apuane.
 Secondo stage (Ottobre 2012) – numero partecipanti: 130, provenienti sempre da tutto lo
spazio transfrontaliero che sono tornati presso i CEA dei Frignoli e di Vinca al fine di
osservare direttamente il lavoro svolto dalle Scuole Pilota della Provincia di Massa Carrara
concretato con la produzione della pannellistica distribuita sul territorio provinciale. Molti
studenti avevano già partecipato allo stage del 2011, ma molti altri erano alla loro prima
esperienza. Le attività svolte in questo stage sono state studiate per indirizzare il percorso
didattico in modo più professionalizzante, per fornire strumenti conoscitivi e tecnici utili ai
ragazzi sia per il tipo di scuola frequentata sia per un possibile futuro all'interno di
professioni legate alla tutela ambientale: lettura e interpretazione del paesaggio, uso di carte
e GPS, uso di chiavi dicotomiche, ecc.
Pannellistica coordinata: il lavoro svolto dai ragazzi delle scuole durante l'anno scolastico
2011/2012 si è concretizzato nella realizzazione di testi riguardanti le caratteristiche naturali
territoriali, le emergenze floro-faunistiche e lo story-telling di esperienze personali vissute
all'interno del progetto operando nelle aree SIC interessate. I testi e le fotografie sono stati ripartiti
in nove pannelli a leggio e 3 totem collocati in dodici punti di interesse sul territorio provinciale per
vicinanza con le aree naturali protette o come punti di afflusso strategici.
La linea grafica coordinata studiata per tutta la comunità transfrontaliera è stata caratterizzata da un
aspetto essenziale e di veloce interpretazione e lettura, caratterizzato da colori e forme richiamanti il
logo del progetto. Il pannello a leggio è stato scelto per permettere una facilità di accesso e lettura
anche a persone con diversa abilità e ai più “piccoli”. I materiali utilizzati, sono stati scelti nel
rispetto dell’eco-sostenibilità: per la struttura dei pannelli, il legno e per i totem, l'alluminio dibond
riciclato con stampa resistente agli agenti atmosferici. In posizione più prossima alla costa e con
maggior afflusso di persone sono stati posizionati i tre totem raffiguranti la mappa disegnata delle
aree naturali protette del territorio provinciale di Massa Carrara, semplificata nei tratti e
rappresentata da elementi floro-faunistici peculiari.
5. LEGISLAZIONE E BIBLIOGRAFIA
5.1) Legislazione in tema di educazione ambientale
- Legislazione regionale:
18 Liguria

Legge Regionale n.20/06, art. 37, che istituisce il Sistema Regionale di Educazione ambientale,
articolato in un centro regionale (CREA), gestito da ARPAL, Centri Provinciali (CEAP) promossi
dalle Province e Centri di Educazione Ambientale (CEA) promossi da Enti locali ed Enti Parco
 Delibera di Giunta Regionale n. 1299 del 26/10/2012 avente ad oggetto “Ridefinizione Modalità
organizzative del sistema regionale di educazione ambientale, criteri di qualità dei Centri e criteri
per la concessione di finanziamenti a progetti di educazione ambientale di cui alle DGR 697 e
698/2007 (art. 37 L.R. 20/06)” che, tra l’altro:
o approva il documento di revisione del SIQUAL (Sistema degli indicatori di qualità liguri),
individuando i requisiti minimi che i CEA devono possedere, per poter partecipare al
Sistema Regionale di Educazione Ambientale;
o stabilisce che i CEA, al fine della partecipazione al Sistema Regionale:
a) devono presentare apposita istanza alla Regione, trasmettendo la documentazione
comprovante il possesso dei requisiti minimi previsti dal SIQUAL stesso;
b) devono, inoltre, comunicare tempestivamente alla Regione ogni modifica che implichi il
venir meno dei requisiti minimi indicati dal SIQUAL.
Sardegna.
Non esiste attualmente per la Sardegna una normativa regionale specifica sull’Educazione Ambientale. Con
la Deliberazione della Giunta Regionale n. 16/12 del 18.03.2008 è stato approvato il Sistema di Indicatori di
Qualità Sardegna (SIQUAS) per l’accreditamento e la certificazione di eccellenza dei Centri di Educazione
all’ambiente e alla sostenibilità e la relativa procedura di accreditamento e certificazione di qualità.
Toscana.
Legge regionale sulla Partecipazione e Protocollo d'intesa Regione-Enti locali. Legge n° 69 del 27 dicembre
2007;
Legge Regionale n. 32 del 26.7.2002 - Testo unico della normativa della Regione Toscana in materia di
educazione, istruzione, orientamento, formazione professionale e lavoro - Sistema Regionale Integrato per il
Diritto all’apprendimento per tutto l’arco della vita in stretto collegamento con il Sistema per l’impiego e le
politiche del lavoro.
Piano Regionale di Azione Ambientale – PRAA – 2007/2010, approvata dal CTP sulla base della Risoluzione
del Consiglio Regionale n. 12 del 23/05/06;
P.R.A.A.- Piano Regionale di Azione Ambientale 2004-2006- approvato dal Consiglio regionale toscano con
Delibera n. 29;
5.2)
Bibliografia.
Principali documenti adottati a livello internazionali sull’educazione ambientale:
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La Carta di Belgrado (1975)
Conferenza di Tbilisi (1977)
19 Conferenza delle Nazioni Unite di Rio Agenda 21 - Rio de Janeiro (1992)
Conferenza internazionale di Salonicco (1997)
Decennio dell’Educazione per lo Sviluppo Sostenibile -DESS- (2005)
Strategia UNECE per l’educazione per lo sviluppo sostenibile Vilnius (2005)
Conferenza mondiale UNESCO per l’Educazione allo sviluppo sostenibile Bonn (2009)
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www.environmental-education.org - www.educazionesostenibile.it
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http://basarab.nicolescu.perso.sfr.fr/ciret/it/chartit.htm
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http://www.cies.it/
CIREA (Centro Italiano di Ricerca ed Educazione Ambientale)
http://www.dsa.unipr.it/cirea/
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http://www.unesco.org/en/education
CREIFOS: Centro di Ricerca sull’Educazione Interculturale e sulla Formazione allo Sviluppo
http://www.creifos.org
Portale Italiano dell'Educazione Sostenibile
www.educazionesostenibile.it
Schema Internazionale d’Implementazione per il Decennio delle Nazioni Unite dell’Educazione per lo
Sviluppo Sostenibile
http://www.unesco.it/implementation_scheme
Ricerca, sperimentazione e formazione attraverso le metodologie esperienziali “Teatro e Gioco”
www.formazionevainscena.it
Scuola di Ecopsicologia
www.ecopsicologia.it
Rivista di Teatro Organizzativo- Portale di Formazione Esperienziale
www.formazionesperienziale.it
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