cinesi - Nomads

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cinesi - Nomads
Scenari
La sfida
hi-tech
delle
tartarughe
cinesi
di Arianna Dagnino
Avete presente la Silicon Valley californiana? O quella indiana
di Bangalore? Ora anche la Cina ha il suo dipartimento
tecnologico. Si chiama Zhongguancun
ed è a nord-ovest di Pechino. Artefici del miracolo economico,
gli studenti cinesi tornati in patria dagli Usa,
ricchi di esperienze e capitali. Nome in codice: sea turtles
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Silicon China
Il distretto di Zhongguancun vanta la più alta
concentrazione di aziende hi-tech nel Paese: 14 mila
imprese nel settore dell’information technology
che danno lavoro a mezzo milione di persone
Come Charles Zhang, che dopo essersi laureato al Mit, nel 1994
n cinese li chiamano hai gui, ovvero «rimpatornò in Cina per lanciare, con un centinaio di migliaia di doltriati da oltreoceano». Ma la pronuncia suona
lari, Sohu.com, il portale Internet, con servizi che vanno dalle
esattamente anche come «tartarughe di maagenzie immobiliari virtuali ai giochi di ruolo online, e oggi vare» (in inglese sea turtles), e così è stata scelta
le 500 milioni di dollari; o come Ying Wu, che dopo essere
questa espressione più poetica per descrisbarcato negli Usa nel 1985 con 27 dollari in tasca, essersi lauvere le migliaia di cinesi che, dopo aver
reato al New Jersey Institute of Technology e aver lavorato come
studiato e lavorato negli Usa, tornano
senior project manager presso i mitici Bell Labs della AT&T, tornò
nella madrepatria per aprire nuove ata Pechino per fondare la UTStarcom, definita oggi da Finance Asia
tività e fondare nuove imprese.
una delle dieci più importanti aziende di telecomunicazioni del
Sono proprio queste testuggini dagli occhi a mandorla ad aver
continente asiatico. Un flusso letteralmente esplosivo: già nel
contribuito allo sviluppo rapido e poderoso della Zhongguan2002 le «tartarughe di mare» rimcun, la versione cinese della Silicon
patriate avevano fondato più di
Valley californiana, situata nella zo1.800 nuove imprese.
na nord-ovest di Pechino, nel distretto di Haidian, non lontano dal
Palazzo d’estate degli antichi impell’inizio c’è stato
ratori della dinastia Qing e a quinchi dubitava che
dici chilometri dalla celebre piazun’iniziativa
za Tienanmen.
partita e proNata come esperimento statale nemossa dallo Stagli anni Ottanta, quando il governo
to potesse dare
cinese decise di sperimentare in madei frutti, ma era sfiducia mal riniera controllata l’economia di merposta. Oggi la Zgc, oltre a 39 istitucato, la Zgc (così viene chiamata più
ti accademici scientifici e 213 censemplicemente dagli occidentali)
tri di ricerca, vanta la più alta conha il suo pioniere in Chen Chuncentrazione di aziende hi-tech del
xian. Nel 1980, ispirato da una brePaese: 14 mila imprese nel settore
ve visita alla Silicon Valley califordell’information technology così
niana, lasciò il laboratorio di fisica
come nel biomedicale e nel bionucleare dell’Accademia delle Scientech, che danno lavoro a mezzo miIl volto sfavillante della nuova Cina tecnologica
ze per impiantare la prima organizlione di persone, di cui 100 mila
zazione privata di Pechino in ambisono ricercatori e scienziati, con
to tecnoscientifico.
un’età media di 29 anni.
Nel 2005 hanno generato introiti per 480 miliardi di yuan (48
miliardi di euro), «il 97,1% in più rispetto all’anno precedente»,
opo di lui, assecondando la parziale apertura
riporta Tyler Rooker, un americano che gestisce un blog totaldel pugno socio-economico da parte del govermente dedicato alle evoluzioni della Zgc (http://chinasilicon.blogno, studenti e professori cominciarono a fonspot.com). Aziende piccole, medie, grandi, tutte impegnatissime
dare piccole società nei dormitori e nelle aua fare concorrenza alle varie silicon valley del mondo, da quella
le in disuso, con la speranza di attrarre invecaliforniana della Bay Area a quella indiana di Bangalore.
stitori stranieri e grandi aziende. Nel 1988 naÈ qui che sono nate alcune stelle nel firmamento dell’hi-tech masceva così ufficialmente la Zhongguancun Science & Technolode in China come Legend (oggi nota come Lenovo, il maggior progy Zone, il primo parco tecnologico a livello nazionale, che deduttore cinese di pc, recente acquirente della divisione compucollò definitivamente con l’arrivo delle sea-turtles provenienti
ter di Ibm), ma anche Stone e Founder, nata sotto l’ala dell’unidagli Usa, ricche di esperienze sul campo ma anche di capitali
versità di Pechino e creatrice del primo sistema di composiziopropri e di ventura.
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Silicon China
ne a laser degli ideogrammi. È sempre qui che hanno preso vita megagruppi oggi in testa nella corsa a Internet, come Sina (il primo portale nazionale come numero di
utenti) e Baidu (il più celebre motore di ricerca cinese);
oppure nei videogame, come Ourgame.com (70 milioni di
registrazioni e picchi di 600-800 mila giocatori impegnati
contemporaneamente online).
«Non a caso le aziende che operano nella Zgc detengono
il 40 per cento del mercato nazionale legato alle applicazioni software e il 50 per cento del mercato dei computer», racconta Adam Segal, autore di Digital Dragon: High
Technology Enterprises in China.
Inizialmente le start-up nate fra le strade polverose di questo distretto suburbano ad alto tasso di cervelli erano tutte made in China e pescavano neolaureati dai due vicini
colossi accademici, l’Università di Pechino e la prestigiosa Tsinghua University, che ogni anno apre le porte solo a
duemila nuovi selezionati fra i 7 milioni che sostengono
gli esami di ammissione.
passati in mani private per essere immessi sul mercato».
Ora in Electronics Street e nei grandi shopping center adiacenti si trova la maggior concentrazione di apparecchi di
elettronica di consumo dell’intera Cina. «Si può acquistare di tutto», dice Frank Yu, ricercatore presso il centro di
design di Microsoft nella Zgc, «dagli ultimi modelli di
cellulari alle videocamere professionali. E a prezzi imbattibili. Per meno di sette dollari sono in vendita curiose webcam da collegare al computer per poter videocomunicare
gratis via Internet con chiunque nel mondo».
E
U
Intorno alle
prime start up
e alla vecchia
università
si è sviluppata
un’intera città.
Una sorta
di Cittadella
della Scienza
sulla base
del modello
sovietico
Foto di: Afp / Neri
n binomio che sembra replicare l’accoppiata vincente californiana, con le università di Berkeley e di Stanford pronte
a sfornare materia grigia per la «valle».
Tant’è vero che col tempo questo incubatore tecnoscientifico è riuscito ad attrarre molte aziende straniere, incluse multinazionali come
Microsoft, Sun Microsystems, Intel, Siemens, Mitsubishi,
Nokia, Motorola, che hanno deciso di insediare qui le proprie succursali e i propri laboratori di ricerca e sviluppo.
Negli ultimi dieci anni il processo di crescita della Zgc è stato addirittura frenetico. Interi palazzi di vetro e acciaio
sono sorti come funghi nel giro di brevissimo tempo, ridisegnando il profilo della sua arteria principale, la Zhongguancun Electronics Street, lunga dieci chilometri.
In pratica, un’intera città si è sviluppata, e continua ad
espandersi, intorno alle prime start-up e ai vecchi edifici
universitari, riposizionati in questa zona della città negli
anni Cinquanta per creare una sorta di Cittadella della
Scienza a emulazione del modello sovietico. «E pensare che
proprio qui venne messo a punto nel 1977 il primo prototipo di microcomputer, addirittura quattro anni prima che
Ibm decidesse di entrare nel mercato dei pc», racconta con
rammarico Jingjing Zhang, ricercatore cinese presso il
Georgia Institute of Technology, «ma allora, prima della
svolta riformista di Deng Xiaoping, la maggior parte dei
prototipi che uscivano dai nostri laboratori di ricerca e sviluppo rimaneva tale e non raggiungeva nemmeno i test di
prodotto per colpa della rigida pianificazione centrale».
«Dal 1950 al 1978 l’Accademia cinese delle Scienze, che era
proprietaria di tutti i brevetti, non vendette nemmeno un
prodotto», sostiene Segal, confermando le parole di Zhang.
«Ma dall’inizio delle riforme oltre 40 mila prodotti sono
aggiunge: «Con meno di dieci dollari si compra un hard disk esterno portatile non più
grande di un iPod, in cui trasportare tutta la
propria memoria multimediale: brani musicali in Mp3, immagini, filmati, file di testo,
presentazioni in Powerpoint».
È bastato togliere il tappo per dare la stura all’energia repressa per tanto tempo: «A dispetto di decenni di maoismo
e comunismo, i cinesi
rimangono imprenditori nati, natural born
entrepreneurs», dice Joe
Schoendorf, venture capitalist veterano della
Silicon Valley.
«Anche nei primi anni
Ottanta, quando l’iniziativa privata era stata solo parzialmente legalizzata a titolo di
prova, si respirava spirito imprenditoriale
ovunque. Sebbene non
fosse ancora chiaro cosa fosse permesso, i
venditori di strada arrivavano a sciami dalle periferie e aprivano
piccoli banchetti fin
sotto ai fucili della Guardia Rossa. Ora lo spirito imprenditoriale cinese è irrefrenabile». E trova in un incubatore come la Zgc il terreno ideale per esprimersi anche nei settori
più innovativi e tecnologicamente avanzati.
«La Chinese Valley è ormai una punta di diamante nella
ricerca anche in settori quali le biotecnologie, la biomedicina e i nuovi materiali», dice Henry S. Rowen, professore
emeritus alla Graduate School of Business della Stanford University. «Laggiù in questi campi fanno sul serio: progettano
il futuro». E che ci provino è fuor di dubbio, come lascia intuire la grande scultura al centro del parco intorno a cui
sono sorti negli ultimi vent’anni i vari edifici della Zgc: una
grande, enorme doppia elica del dna.  A.D.