Mongol Rally - Pinta Rally Motorsport
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Mongol Rally - Pinta Rally Motorsport
Storia di copertina 4 la Storia Da sinistra: Federico Saveriano, Irene Saveriano, Denis Bolognani Mongol Rally 14mila km di avventura // di ierma Sega Se non siete disposti a mettere minimamente in discussione nessuna delle vostre convinzioni, forse non è il caso che proseguiate nella lettura. Perché intendiamo sfatare due false certezze sostenute da schiere di persone e decenni di (errati) convincimenti. La prima è che i “ragazzi di oggi” siano in maggioranza demotivati e senza ideali, la seconda che le ragazze non capiscano un’acca di motori e automobili. Basta solo una chiacchierata con Irene Saveriano, Denis Bolognani e Federico Saveriano, i tre ragazzi protagonisti dell’avventura che andremo a raccontare, per capire che, forse, l’abitudine di molti a criticare i giovani nasce dal banale presupposto che, alle volte, è più semplice pontificare che fermarsi a parlare con loro ed ascoltarli sul serio. E Irene, Denis e Federico, di cose da raccontare ne hanno parecchie. A cominciare dal viaggio che inizieranno il 15 luglio a Praga (partendo da Trento il 13) per raggiungere Ulan-Bator, in Mongolia, quattordicimila chilometri attraversando Polonia, Ucraina, Russia, Uzbekistan, Kazakistan lungo un itinerario che solo a guardarlo sulla cartina geografica fa impressione a bordo di una Panda bianca del 2004 che ha sul groppone centomila chilometri e una giovinezza vissuta in maniera piuttosto spericolata. Ma cosa è il Mongol Rally al quale i tre giovani trentini si apprestano a partecipare? Gara non competitiva, non agonistica e con scopi benefici, il Mongol Rally è una manifestazione organizzata dall’associazione inglese no profit “The Adventurists” ( www. theadventurists.com/mongolrally). Nato quasi per scommessa nel 2001 dall’idea di due inglesi curiosi di scoprire quanta strada avrebbero potuto percorrere a bordo della loro vecchia Fiat 126, il Mongol Rally inizia uffi- cialmente la sua avventura nel 2004 con sei team partiti (e quattro arrivati) che partono da Londra per la Mongolia. Animati da un genuino spirito di avventura, i partecipanti sono spinti anche dalla condivisione degli scopi benefici legati alla manifestazione. Scopo primario del rally, al quale possono partecipare team a bordo di automobili con motore di cilindrata inferiore ai 1200 cavalli immatricolate da non più di dieci anni, è quello di raccogliere fondi per due associazioni: l’americana Cool Earth, che lavora per la salvaguardia delle foreste pluviali in Sud America decisa dall’organizzazione “The Adventurists” e, nel caso dei trentini, l’associazione onlus SOS Villaggi dei Bambini, Firme e dediche di amici e sponsor all‘interno dal 1949 impegnata nell’accoglienza di bambini privi di cure e nello sviluppo di programmi di rafforzamento familiare attiva anche con due villaggi a Ulan-Bator, capitale della Mongolia. Irene, le donne e i motori fanno parte di un certo immaginario collettivo che vede l’una esaltare la bellezza e la prestanza dell’altra ed è necessaria una certa dose di anticonformismo per liberarsi dai cliché e guardare oltre. Che ruolo hai avuto nel progetto di questo viaggio? Sono io il filo conduttore del viaggio. La passione per i viaggi inizialmente era la mia. Poi l’ho condivisa con Denis e ora con mio fratello Federico che è il terzo nel team del Mongol Rally. Mi è sempre piaciuto viaggiare in macchina, è un modo diverso di spostarsi, conoscere gente, visitare luoghi al di fuori della tradizionali direttrici del turismo di massa. Viaggiare in automobile permette di fare esperienze di vita. A noi piace unire la nostra passione per i viaggi con la possibilità di fare della beneficenza. Quando saremo a destinazione metteremo all’asta anche la macchina e doneremo i soldi raccolti alla popolazione.