Notiziario GRAL - Museo Civico "Carlo Verri"

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Notiziario GRAL - Museo Civico "Carlo Verri"
Notiziario GRAL
INVERNO
2006
MUSEO CIVICO “CARLO VERRI” -
20046 BIASSONO
Ca r l o Ve r r i a r t i s t a e c r i t i c o d ’ a r t e
Così si intitola il nuovo volume edito dal Museo Civico, presentato lo scorso 14 dicembre dal conservatore
del Museo Ermanno A.Arslan e dal prof. Andrea Spiriti docente dell’università dell’Insubria.
Per migliorare la sua tecnica viaggiò spesso, in modo
tale da ibridare il suo modo di fare con le influenze e
gli stili principali del tempo. Una sorta di “Grand
Tour” alla rovescia che partendo dall’Italia si spinge
in tutta l’Europa al fine di implementare la sua cultura
artistica.
La sua opera più celebre è senza dubbio L’elemosina
di S.Martino, che originariamente doveva fungere da
grande pala d’altare per la Parrocchiale di Biassono
(di cui S.Martino è il patrono) e che ora si trova all’interno del Santuario della Beata Vergine di Ornago,
chiesa di famiglia dei Verri.
La sua sete di sapere e di continuo interesse verso
realtà diverse lo portarono a viaggiare anche in età
avanzata.
L’opera, scritta da Vittoria Orlandi Balzari, si propone di riportare in primo piano la figura di Carlo Verri
(Milano , 1743 – Verona, 1823), spesso oscurata dalla
maggior fama dei fratelli Pietro e Alessandro.
Un’importanza - quella di Carlo - che deve essere
recuperata e sottolineata in quanto a tutti gli effetti uno
dei “padri fondatori” della comunità biassonese, a cui
egli era fortemente legato.
Scelse infatti come sua residenza Villa Verri, oggi
sede del Comune di Biassono, dedicandosi a una ricca
attività di sperimentazioni sia in campo artistico che,
soprattutto, in campo agricolo nei terreni che possedeva, con coltivazioni d’avanguardia della vite, del gelso
e con l’allevamento del baco da seta.
Carlo Verri pittore appare come Neoclassico, ma con
una straordinaria apertura alle nuove influenze europee. Il suo innato amore per le arti lo portano a prendere lezioni private di pittura all’Accademia Ambrosiana prima e a Brera successivamente.
Poi si reca a Parma, culla di grandi artisti Rinascimentali, per perfezionarsi all’Accademia di pittura e con
l’opportunità di conoscere le opere di quelli che egli
considerava sommi maestri come il Correggio e il Parmigianino. Un luogo dunque dove si studiava arte e in
cui si assorbiva un tipo di cultura di tipo praticosperimentale e non solamente astratto-filosofico.
Morì a Verona nel 1823, dove tuttora è sepolto, nel
chiostro di S.Bernardino.
Di ideali moderni, nonostante l’astio con i fratelli, ordinò la spartizione equa dei suoi averi fra tutti i nipoti,
comprese le nipoti femmine.
Per la pubblicazione dell’opera Carlo Verri artista e
critico d’arte un doveroso ringraziamento va rivolto al
Comune di Biassono, alla Provincia di Milano, alla
Banca di Credito Cooperativo di Triuggio e al gruppo
di ricerca del GRAL che ha curato ogni aspetto editoriale.
INVERNO 2006
2006
Vi e n e i n a u g u r a t a l a n u o v a a l a d e l M u s e o Ci v i c o
bIliMuseo
asson
e s e “Carlo
b b i aVerri”
s s o ninaugura
e s e b i aufficialmente
s s o n e se Bisogna attendere il XV secolo affinché i libri possaCivico
la nuova sezione dal titolo Segno Scrittura Stampa,
che si propone di presentare l’evoluzione della comunicazione dalla preistoria fino ai giorni nostri.
Il progresso umano viene descritto partendo dalle prime metodiche di scrittura, nate dalla volontà di conservare ciò che in precedenza veniva trasmesso e tramandato oralmente.
Il percorso segue uno svolgimento cronologico, partendo dalla preistorica. In questo caso la creazione
artistica, oltre ad una funzione magico religiosa, iniziò
a rivestire l’importante ruolo di mezzo di comunicazione tra simili.
Sin dalla più
remota antichità
l’uomo ebbe
interesse a rendere
“eterno” quanto
affidava alla
scrittura […]
Fu forse in età neolitica, 5000
anni fa, che l’uomo “inventò”
la scrittura, rappresentando
gli oggetti pittograficamente.
Inventò
così
gli
“ideogrammi”, che sono ancora alla base di alcune scritture, come il cinese e il giapponese. In seguito venne inventata la scrittura fonetica
con alfabeti sempre più perfezionati. Per molto tempo
però, l’uomo non riuscì a superare il problema della
duplicazione e della diffusione di ciò che produceva.
I testi venivano trascritti a mano e con un enorme investimento di tempo e dedizione. Un tipico esempio è
rappresentato dall’attività degli Amanuensi che, all’interno dei monasteri, erano addetti alla produzione di
manoscritti minuziosamente decorati e curati nella
calligrafia. Quelle che venivano realizzate erano dunque copie uniche nel loro genere.
no essere duplicati in serie, grazie all’invenzione della stampa attribuita al tedesco Gutenberg.
Da quel momento le tecniche di stampa si sono evolute nel tempo, mantenendo la loro impostazione originaria. Il torchio a mano venne utilizzato quasi senza cambiamenti fino agli inizi del XIX secolo, quando venne sostituito con macchinari tipografici più
Didascalia dell'immagine o
veloci.
della fotografia
Per quanto riguarda la storia della stampa italiana, un
grande contributo venne dato dalla famiglia monzese
degli Scoto, la cui attività editoriale fu imponente e
varia, producendo opere di ogni genere.
La stampa dunque rivoluzionò la circolazione e la
diffusione del sapere in maniera sempre più efficace.
Oltre ai libri, si diffusero i giornali e successivamente una serie di strumenti capaci di trasmettere non solo testi
ma anche suoni ed
immagini sia statiche
“Per attirare l'attenzione del lettore, inserire qui
una citazione o una frase tratta dal testo.”
che in movimento.
L’ultima evoluzione di
questo processo millenario risiede nell’odierno Personal Computer, attraverso il
quale la comunicazione è diventata più agile ed immediata.
Il progetto della nuova
sezione museale si
affianca alla Biblioteca comunale di Biassono, finanziato dal Comune di Biassono e dalla Regione Lombardia, ai quali rivolgiamo un sentito ringraziamento.
Si ringraziano inoltre tutti i soci del Gral che hanno
contribuito alla realizzazione dell’esposizione.
Rinnovo arredi
DidascaliaCivico
dell'immagine
Nel mese di luglio gli uffici del Museo
e delo
della fotografia
GRAL sono stati completamente rinnovati con la
sostituzione degli arredi. La società DuPont de
Nemours, con sede in Cologno Monzese, grazie alla
nostra socia e consigliere Liliana Sanvito ha donato
tutti gli arredi necessari che Marco Tremolada,
Leopoldo Pozzi e Angelo Meregalli hanno smontato,
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trasportato e poi rimontato a Biassono.
Sono scrivanie, cassettiere, tavoli, poltrone e armadi con ante di
vetro molto funzionali ad uso biblioteca.
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L e v i c e n d e d e l l a B r i a n z a n e l l ’ o p e r a d i I g n a z i o Ca n t ù
Ignazio Cantù è una figura sicuramente poco studiata,
ma decisamente importante in quanto simbolo della cultura lombarda risorgimentale e immediatamente postunitaria.
A tal proposito, il Museo Civico Carlo
Verri ha allestito al suo interno un’esposizione di oltre sessanta opere, come
omaggio a questa figura che da sempre
mostrò un grande amore per la sua terra.
Quelle presenti sono solo una piccola
parte dell’estesa pubblicazione esistente.
Si tratta in particolare di libri, saggi e racconti che vennero pubblicati in fascicoli a partire dal 1836.
Le vicende della Brianza e de' paesi circonvicini narrate
da Ignazio Cantù’ è l’opera a cui si fa maggiormente
riferimento, in quanto riguardante l’area Brianzola, a cui
egli fu fortemente legato e che, dopo centosettant’anni
risulta fortemente attuale. Presto sarà disponibile su cdrom la trascrizione in digitale dell’opera stessa, digitalizzata grazie alla collaborazione con l’Istituto Statale d’arte di Giussano.
Importante fu anche il suo spiccato interesse per le
vicende umane, che spiegano la sua attività di romanziere nonché cronista del suo tempo (ma anche
relatore di quelli passati) ed i suoi compiti di insegnante da cui derivarono svariate pubblicazioni di
carattere istruttivo-pedagogico.
"far meglio
Fino agli anni quaranta del 1800 si
primeggiar
dedicò alle pubblicazioni di caratte[…] le glorie
re storico in relazione ai moti milaBriantee,
che
nesi, mentre, nel decennio successinella
storia
vo iniziò a dedicarsi all’edizione di
svariate guide, nonché del primo milanese non
risplendono
numero dell’almanacco “Il Nuovo
Burigozzo. Almanacco del ricco e che di una luce
secondaria".
del povero dedicato agli Italiani.”
L'esposizione è stata curata dal nostro socio Massimo Cunegatti, cui si deve anche la collazione e la
compilazione della sterminata bibliografia di Ignazio Cantù.
R i s c o p re n d o l a S p e r a d a o t t o c e n t e s c a
“[…]I neri e giovani capelli, spartiti sopra la fronte, con
una bianca e sottile drizzatura, si ravvolgevan, dietro il
capo, in cerchi molteplici di trecce, trapassati da lunghi
spilli d'argento, che si dividevan all'intorno, quasi a guisa
de' raggi d'un aureola, come ancora usano le contadine
del Milanese. “ (I promessi Sposi II° Cap.) Così Manzoni
descrive l’acconciatura nuziale di Lucia, tipica usanza
delle donne lombarde ottocentesche.
Chiamata “Raggera” o “Coazz” a seconda delle diversità
dialettali presenti in Lombardia, si componeva di spilloni
inseriti a raggiera attorno ai capelli raccolti e fissati da un
ennesimo spillone orizzontale, chiuso da due pomoli metallici. Esso veniva più precisamente infilato nelle trecce
che una “ragazza da marito” si raccoglieva per la prima
volta sulla nuca. Le spadine intarsiate indossate, rappresentavano il dono del fidanzato, che, in tal modo ufficializzava il suo legame con la ragazza, la quale da quel momento veniva considerata “promessa sposa” .
Per questo motivo veniva considerata un usanza di
pregio, alla quale nessuna donna rinunciava.
In realtà strumenti simili a spilloni, usati per la creazione delle pettinature femminili, venivano impiegati già nell’età del bronzo e in epoca romana (i
cosiddetti “aghi crinali”).
La mostra si propone di illustrare questo percorso,
attraverso una ricca documentazione costituita da
materiali archeologici ed etnografici, incisioni, fotografie, disegni e di una ricostruzione dell’aspetto di
una donna ottocentesca, sia dell’abito che dell’acconciatura.
Si ringrazia la sig.ra Giuseppina Ornaghi Brambilla
di Biassono che ha donato al Museo questa bellissima raggera, composta da uno spontòn, da trentaquattro cugiarìtt e da sei spadit riccamente traforate
Gli spilloni invece, detti “cugiaritt” o “spazzaorecc” per
la caratteristica punta arrotondata, venivano regalati in
occasione di eventi importanti come il matrimonio o la
nascita dei figli.
La Sperada dunque divenne lo strumento peculiare, attraverso il quale una ragazza, di qualsiasi estrazione sociale,
mostrava la sua condizione (nubile, sposata, madre) all’interno della società.
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Scavo archeologico all’Isola Comacina
Da febbraio ad aprile del 2006 Gianfranco Pertot insieme a Marco Tremolada, Leopoldo Pozzi e Liliana Sanvito sono intervenuti a fianco della SAP, società specializzata in scavi archeologici sotto la direzione della
Soprintendenza Archeologica di Milano, incaricata
nello scavo nel complesso dell’ex monastero dei santi
Faustino e Giovita all’Isola Comacina. Lo scavo è stato
diretto dalla dott.sa Stefania Iorio della Soprintendenza
e da Roberto Caimi della SAP. Ha interessato l’interno
della chiesa e l’area esterna dal lato del sentiero di accesso, individuando tracce di più antichi insediamenti.
All’esterno sono state individuate le fondazioni di piccoli ambienti probabilmente riferibili ad antiche fortificazioni. All’interno di uno di questi ambienti è stato
rinvenuto un grosso masso di granito che appariva estraneo alla struttura ed anche ai materiali da costruzione che giacevano tutt’intorno. Un’ipotesi plausibile è
quella che si tratti di un proietto lanciato da macchine
belliche durante l’assedio che l’isola ha subito nell’anno 1169 da parte dell’esercito comasco. Dopo la conquista dell’isola la città, che qui sopra esisteva, venne
devastata e poi abbandonata. Delle antiche strutture
affiorano oggi solamente le tracce di alcune chiese e le
fondamenta di altri ambienti.
Cittadinanza onoraria al conservatore
del Museo
Il giorno 25 marzo 2006 il sindaco di Biassono, per
decisione unanime del consiglio comunale, ha conferito la cittadinanza onoraria al dott. Ermanno A.Arslan,
conservatore del Museo Civico “Carlo Verri”, consegnandogli le chiavi del borgo.
Il dott. Arslan ha ricordato nel suo discorso le vicende
che lo hanno condotto a Biassono quando trent’anni fa
fu chiamato per studiare le monete del tesoretto rinvenuto presso la Cascina S.Andrea . Da quel momento il
suo appuntamento con il GRAL è diventato una costante quasi settimanale. Durante la cerimonia ha dichiarato infatti: I ragazzi del GRAL sono i miei migliori amici, la mia famiglia. Qui ho trovato la soddisfazione di sentirmi veramente utile, più di
quanto mi sia mai sentito ricoprendo incarichi
importanti, da sopraintendente del Castello
Sforzesco e dei musei
civici milanesi. E’ qui
che affondano le mie
vere radici.
Ricerche storiche in corso
MUSEO CIVICO “CARLO VERRI” 20046 BIASSONO
Via S.Martino, 7
E-mail: [email protected]
Fra novembre e dicembre 2006 è stata completata la riproduzione fotografica dei documenti
sui terreni e case in Biassono già di proprietà
(dal 1300 al 1700) del Luogo Pio delle Quattro
Marie di Milano. I cospicui beni furono acquisiti dalla famiglia Verri poco dopo la metà del
XVIII secolo. Il materiale è conservato presso
l’ASP Golgi Redaelli (ex IIPPAB), che si ringrazia vivamente per la concessione e per la
collaborazione. Il materiale è attualmente in
corso di studio.
GRAL: Gruppo di Ricerche Archeostoriche del Lambro
nasce su iniziativa di Alberico Lopiccoli sull'esperienza delle attività
integrative della scuola media statale sperimentale di Sovico
Siamo su internet!
www.museobiassono.it
Pubblicazione non periodica a cura del GRAL — Redazione a cura di Elena Monguzzi