Il Vangelo dell`amore di Dio e del prossimo, proprio della XXX
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Il Vangelo dell`amore di Dio e del prossimo, proprio della XXX
Domenica XXX A ( Mtt.22,34) Il Vangelo dell’amore di Dio e del prossimo, proprio della XXX domenica del tempo ordinario, è raccontato da tutti gli evangelisti ma l’ambientazione che ne danno, è molto diversa. Il clima in cui lo colloca l’evangelista Matteo è conflittuale e lo colloca nell’ultima settimana di vita di Gesù, quando i suoi accusatori vanno cercando il pretesto per deferirlo al tribunale. Si fa avanti un maestro della legge, ma non si tratta di una richiesta d’aiuto, ma piuttosto si tratta di mettere alla prova Gesù da parte dei Farisei, dopo che Gesù aveva chiuso la bocca ai Sadducei. Il maestro della legge dice: ”Maestro, nella legge, quale è “il grande comandamento”. Come è noto, tra piccoli e grandi, i precetti della legge erano 613 di cui 365 negativi come i giorni dell’anno, e 248 positivi. Gesù non si sottrae alla questione, non cita i 10 comandamenti e risponde: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Queste tre espressioni unite insieme vogliono indicare un amore totale da parte del credente nei confronti di Dio. E’ lo Shemà, la preghiera quotidiana del pio ebreo presa dal Deuteronomio; ma accanto a questa, e non era stato richiesto, Gesù pone il secondo comandamento dell’amore del prossimo prendendolo dal libro del Levitico: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. L’amore verso Dio è diventato dunque “ il primo grande comandamento. Il secondo poi è simile a quello. Da questi due comandamenti, dice Gesù, dipendono tutta la legge e i profeti”. Dunque la risposta di Gesù è già contenuta nei testi del V.T.; la vera novità sta nell’averli uniti dichiarandoli simili e nell’averli detti la fonte di ogni altra norma. Chiediamoci: cosa dice a noi questa pagina del Vangelo? 1) Notiamo anzitutto che il Vangelo del comandamento più importante è uno dei pochissimi brani che la liturgia ci fa leggere tutti gli anni e già questo indica la centralità attribuita al comandamento dell’amore Ma tutto questo è sorprendente perché noi non avremmo mai osato darci il comandamento dell’amore di Dio. Fa tenerezza un Dio che insegue l’uomo per dirgli. “ io ti ordino di amarmi”. Dandoci il comandamento dell’amore, Dio si rivela come Amore e ci offre la possibilità di conoscere il senso della nostra esistenza perché anche l’uomo è fatto per amare. Occorre precisare però che l’uomo non è stato creato soltanto per obbedire a Dio come suo Signore, ma proprio per amarlo liberamente come suo Padre. L’obbedienza trova la sua perfezione nell’amore e Dio non ci vuole degli schiavi impauriti, ma figli liberi e contenti. Certo che i figli sanno amare soltanto perché sono stati amati. Ora è proprio “Dio che ci ha amati per primo” ci ricorda S. Giovanni che conclude la sua lettera dicendo: “ Noi abbiamo riconosciuto l’amore che Dio ha per noi e vi abbiamo creduto” (1Gv4,29)Ma amare Dio, significa anche accettare che la nostra esistenza non sia autonoma perché vuol dire che noi non siamo soli; occorre quindi rinunciare volontariamente ad ogni forma di isolamento e riconoscersi dipendenti da Dio in tutto e sempre. Questo oggi può far problema per molti, tuttavia la fede cristiana ci dice che non è possibile ritrovare una sicura fiducia in noi stessi, se Dio non ritorna al centro della nostra vita. 2) Gesù annuncia poi, due comandamenti, verso Dio e verso il prossimo, ma si affretta a precisare che “ il secondo è simile a quello” cioè il secondo è da considerare come manifestazione dell’autentico amore di Dio. Oggi si registra una tendenza presso di molti, ad assorbire praticamente l’amore di Dio nell’amore del prossimo: è la tentazione di far coincidere la fede cristiana con il puro umanesimo, è la tentazione di ridurre la vita cristiana al rapporto interpersonale di solidarietà, di ridurre cioè la fede cristiana ad un’ etica solidale. L’ultima versione di questa riduzione del cristianesimo a “ riserva etica” è l’aver ridotto il cristianesimo a religione civile e a serbatoio dei valori morali poiché siamo in piena crisi delle ideologie. Ma questa lettura troppo terrena del Vangelo svuota il Vangelo stesso della sua origine trascendentale e della sua destinazione ultraterrena; questo svuota il cristianesimo del suo salvatore Gesù Cristo, soprattutto lo svuota della sua Croce e Risurrezione e trasforma i cristiani praticanti in pietose badanti dei malanni umani e prescinde completamente dalla loro vita spirituale. E’ chiaro che l’amore del prossimo è la verifica dell’amore di Dio, ma i due comandamenti non sono interscambiabili. Dice infatti l’evangelista Giovanni :”amiamoci gli uni gli altri perché l’amore è da Dio:chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio, chi non ama non ha conosciuto Dio perché Dio è amore”. (1Gv4,7). 3) Allora se ami Dio occorre ribadire che devi “ amare il prossimo come te stesso”: devi voler concretamente difendere la sua vita come difendi istintivamente la tua; se ti viene spontaneo considerare l’altro come estraneo, dovrai imparare invece a considerarlo come parte di te stesso. Papa Francesco nell’E.G. dice che “ tutti devono imparare sempre a togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro”.( E.G.161). Con la parabola del buon samaritano , Gesù ci ha insegnato che la parola “prossimo” designa ogni bisognoso che anche per caso viene a trovarsi sulla nostra strada ed ha bisogno di noi. Oggi la tutela delle figure deboli, passa attraverso la dichiarazione dei diritti umani di cui si fa carico solitamente lo Stato e perciò molti si chiedono se ha ancora senso in questo contesto, fare riferimento al nostro Vangelo e alla cultura della carità . L’enciclica “Deus caritas est ” di Benedetto XVI che parla ampiamente del nostro argomento risponde che “ l’amore sarà sempre necessario anche nella società più giusta. Non c’è nessun ordinamento statale giusto che possa rendere superfluo il servizio dell’amore. Chi vuole sbarazzarsi dell’amore si dispone a sbarazzarsi dell’uomo in quanto uomo. Ci sarà sempre sofferenza che necessita di consolazione e di aiuto. Sempre ci sarà solitudine e sempre ci saranno anche situazioni di necessità materiali nelle quali è indispensabile un aiuto nella un concreto amore del prossimo”. (D C E,28) Certamente Gesù nel nostro Vangelo non dice come conciliare i due comandamenti, occorre guardare Gesù e fare come lui: in lui amore di Dio e amore del prossimo sono inseparabili. Troppo facile e per giunta sbagliato fare a Dio solo riti e preghiere. Per amare il nostro prossimo che non è sempre il nostro preferito, non basta la comune filantropia e solidarietà, ci vuole proprio la fede che ci fa emettere un atto di volontà. Ricordiamo quanto dice l’evangelista Giovanni : “ Se uno dice amo Dio e odia suo fratello, è un bugiardo; chi infatti non ama il suo fratello che vede , non può amare Dio che non vede .E questo è il comandamento che abbiamo ricevuto da lui:chi ama Dio ami anche il proprio fratello”. (1Gv 4,20-21) Ci aiuti ad amare Dio e il nostro prossimo la profonda riflessione di S. Agostino :” Ama e fa ciò che vuoi; sia che tu taccia, taci per amore; sia che tu parli, parla per amore;sia che tu corregga, correggi per amore; sia che tu perdoni, perdona per a amore. Sia in te la radice dell’amore poiché da questa radice non può procedere se non il bene” Ripetiamo ancora con fede il salmo responsoriale “ Ti amo, Signore, mia forza,mia roccia,mia fortezza,mio liberatore”: aiutami tu ad amare il mio prossimo!