Settembre 2013 - Ricordando il Trio Lescano

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Settembre 2013 - Ricordando il Trio Lescano
http://www.trio-lescano.it/
Notizie di
Settembre-Dicembre2013
Sono vietati l’uso e la riproduzione di testi e immagini
presenti in questo documento senza un’esplicita autorizzazione del Curatore
◙ Domenica 1° Settembre 2013
♦ Raccomandiamo a tutti i nostri fedeli lettori di non perdere le Notizie di domani: vi
troveranno infatti novità realmente di spicco!
♦ Dopo la pausa estiva, Simone Calomino ha ripreso a postare nuove canzoni rare
delle Lescano nel Canale Ufficiale del sito, da lui curato con esemplare passione. Il
30 Agosto scorso è stata la volta del bel tango di Jean Lenoir e André de Badet (testo
italiano di Umberto Bertini) Una chitarra e quattro parole d’amore, interpretato da
Emilio Livi accompagnato con la consueta maestria dalle Olandesine. Puntuale e –
come sempre – azzeccato il commento di Lele Del Gatto.
Link: http://www.youtube.com/watch?v=KK6o0oXVlYA&list=TLlnCq0GIwa0E
♦ Mail di Vito Vita: «Amici, vi invio la scansione di una pagina del catalogo di un
negozio di dischi torinese, Astori, che era in piazza Castello. Non è precisato l’anno
ma ritengo, dai dischi che vi sono citati, che possa essere del 1937; la pagina che vi
mando è quella dove sono inserite le incisioni del Trio Lescano».
♦ Mail di Antonio Mastrorocco : «Caro Curatore, questa sera ho rivisto un vecchio
film italiano, datato 1943: In due si soffre meglio del regista Nunzio Malasomma, con
Carlo Ninchi, Dedi Montano e Carlo Campanini. Con mia grande sorpresa vi ho
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trovato le sorelle Codevilla (allora conosciute come Trio Villalba oppure Trio
Capinere), che – al pari delle Lescano, apparse nel film L’argine del 1937 per cantare
O luna pallida – cantano Canzone va’ di Bixio e De Torres. Né i titoli di testa, né
tampoco i vari dizionari del cinema citano la loro presenza! Può interessare a
qualcuno questa mia scoperta?».
Pensiamo proprio di sì ed è per questo motivo che giriamo la mail ai nostri amici del
sito Ricordando i Trii Vocal [http://triivocali.weebly.com/index.html].
Ultim’ora
♦ Mail di Cesare Benzoni: «Confermando quanto dice Antonio Mastrorocco (ma
dove mai li vedrà questi film?), faccio presente che il Dizionario del Cinema Italiano
ed. Gremese riporta anche una seconda canzone di Bixio e Ferrante de Torrres: C’è
una casetta alla periferia. Sempre con i più vivi complimenti».
◙ Lunedì 2 Settembre 2013
♦ Simone Calomino ha compiuto agli inizi dello scorso Luglio un viaggio di studio e
di ricerca in varie città del Nord Italia. A Livorno ha incontrato il collezionista
Giorgio Solinas, nostro collaboratore tra i più generosi, che gli ha mostrato una
pagina staccata, purtroppo in cattive condizioni di conservazione, proveniente da un
“Canzoniere della Radio” della seconda serie, datato 1945: in essa c’è una foto a
retino largo, mai vista in precedenza, delle Lescano, più unite che mai, insieme al
loro pianista preparatore, il M° Carlo Prato, pure lui in ottima forma. Una magnifica
acquisizione, non c’è che dire, per la quale siamo oltremodo grati agli amici Giorgio
e Simone (che ha provveduto a scansionare l’immagine e a inviarcela). Ma c’è di più!
Giorgio ha infatti promesso che ci manderà quanto prima un interessante articolo,
sempre dal “Canzoniere” del primissimo dopoguerra, dove si parla di un incidente
capitato a Giuditta, della misteriosa scomparsa di Caterinetta, finita in Sardegna, e
infine di... Maria Bria!
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♦ Al termine di un lungo e delicato lavoro di preparazione, portato avanti dal nostro
team di ricercatori (o, per meglio dire, dalla sua punta di diamante), è felicemente
andata in porto un’acquisizione di grande rilievo, per la quale ha avuto un ruolo
decisivo Manuel Carrera, grazie all’impeccabile professionalità e al tatto signorile,
veramente d’altri tempi, che lo contraddistinguono.
Ecco di che si tratta. Luciana *, una signora fine e colta che, per insindacabili motivi
che non abbiamo difficoltà a comprendere, ci ha chiesto di non rivelare il suo
cognome, ci ha non solo aperto senza veli lo scrigno dei propri ricordi più intimi e
cari, ma ha spinto l’innata generosità fino a farci un dono di valore per noi
inestimabile, sia sul piano storico-documentale che su quello affettivo, considerando i
sentimenti di ammirazione, per non dire di amore, che tutti noi nutriamo per le
Sorelle Lescano.
Tale donazione riguarda una parte rilevante del suo archivio personale, comprendente
documenti degli anni Cinquanta e Sessanta relativi a Caterina Lescano e al suo
entourage: foto e lettere autografe, la maggior parte di suo pugno, le restanti di altri
mittenti. Tutto materiale – è giusto sottolinearlo bene – di cui nessuno, prima d’ora,
conosceva (e neppure immaginava) l’esistenza. È dunque facile immaginare in quale
stato di febbrile eccitazione il nostro biografo ufficiale delle Olandesine, Virgilio
Zanolla, abbia preso visione di questo tesoro, tanto più che non ha tardato a scoprirvi
delle notizie biografiche inedite e anche sorprendenti, che lo inducono a rivedere in
parte la storia di Kitty (e di riflesso anche quella di Sandra e di Giuditta) dal 1946,
anno in cui essa si separò dalle sorelle, causando la fine del Trio originale, fino al
1965, anno della sua morte così tragicamente prematura.
Non c’è dubbio che il modo più soddisfacente per rendere di pubblico dominio questo
archivio sarebbe quello diretto, vale a dire pubblicandone integralmente le scansioni a
buona definizione in un pdf, come è stato fatto in passato per altri importanti archivi
da noi acquisiti, per esempio quello del M° Carlo Prato. Nel caso presente, tuttavia,
abbiamo dovuto, a causa degli impegni presi con la donatrice, scegliere l’unica via
percorribile, ossia quella di pubblicare non già gli originali bensì la loro trascrizione,
effettuata da Virgilio con ogni possibile cura. In essa, per rispettare appunto le
legittime richieste della signora che ci ha offerto l’archivio, alcuni dati sensibili sono
stati rimpiazzati da asterischi (*, ** o ***). La pubblicazione in oggetto, data la sua
natura di work in progress, avverrà un po’ per volta, anche se alla fine tutto il
materiale si troverà riunito in un unico pdf. Iniziamo così presentando le prime due
lettere di Caterina, più una sua foto inedita.
Link: http://www.trio-lescano.it/pdf/Lettere_di_Caterina_Leschan_1954-1961_1.pdf.
Un’ultima precisazione. Come nel caso di altre donazioni (ci riferiamo in particolare
all’archivio di Aldo Donà, regalatoci da suo fratello Gastone), noi ci consideriamo
solo i custodi temporanei di tale prezioso materiale. Il giorno in cui venisse creato,
auspicabilmente a Torino, un Museo della Canzone Italiana (intendiamo un museo
vero, e non solo virtuale), sarà nostra cura trasferirvi tutto ciò che si trova nelle nostre
mani, con l’augurio che i possessori di altri archivi, siano essi collezionisti o familiari
di artisti, vogliano fare lo stesso. Noi pensiamo infatti che la Cultura sia un bene che
non merita di finire tristemente (e senza alcuna utilità) nel buio di una cassaforte:
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siamo convinti che essa viva e irradi la propria luce solo quando è accessibile a tutti,
poco importa se studiosi dei più seri o semplici appassionati.
♦ Mail dei Curatori del sito Ricordando i Trii Vocali: «Cari Amici, che bello risentirci
dopo le vacanze, che speriamo siano state piacevoli per tutti! Abbiamo da darvi una
notizia importante: la Newsletter del sito si trasferisce su Facebook! Infatti, d’ora in
poi, pubblicheremo le notizie sul modernissimo Social Network e, per seguirle,
basterà cliccare “Mi piace” sulla nostra pagina: https://www.facebook.com/pages/Ricordandoi-Trii-Vocali/229028700517119. Chi non avesse il Social Network, è pregato di rispondere a
questa email [[email protected]]. In questo modo continueremo senza alcun problema
a tenervi al corrente, tramite la posta elettronica, sugli aggiornamenti settimanali.
Fateci sapere e... aspettiamo un grande incremento dei “Mi piace”! Il 4 Settembre
ricominceremo a pubblicare nuove ed interessantissime notizie!».
◙ Martedì 3 Settembre 2013
♦ Mail di Simone Calomino: «Che splendidi documenti state pubblicando! Al
contempo, però, essi sono molto tristi, perché ci mostrano chiaramente quanto fosse
precaria la salute della nostra amata Kitty... Attendo ansiosamente di leggere le sue
prossime lettere!
Sono d’accordo con l’affermazione che il materiale originale in nostro possesso
sarebbe meglio affidarlo a un museo che lo esponga. Il punto dolente è che
conosciamo bene gli enti che si occupano di queste cose... Prendiamo due casi, ma ce
ne sarebbero molti altri:
1) il Museo della Canzone di Sanremo, brillantemente creato da Erio Tripodi, ma
gestito attualmente da incompetenti, per cui è ormai caduto in una grave crisi: con
l’allagamento dei capannoni è facile immaginare quanto materiale sia andato perduto
per sempre...
2) l’ICBSA che, pur non essendo un museo, è comunque il classico esempio di
archivio gravemente minato dall’eccessiva burocrazia. Come se ciò non bastasse, gira
voce che i preziosi dischi della DDS vengano, senza troppi problemi, venduti
sottobanco: basterebbe conoscere le persone “giuste”.
Credo perciò che sia meglio che le cose le tengano gli appassionati che le fanno
rivivere. Sia chiaro che non sto parlando di certi collezionisti (come quello, ben noto,
che vive a Roma), i quali si tengono gelosamente tutto per sé, ma di quelli che amano
sul serio queste cose e hanno piacere a condividerle! Sarebbe semmai auspicabile che
questi appassionati le “prestassero” ai musei affinché siano accessibili a tutti, ma
facendo sì che rimangano di cura e proprietà dell’intelligente appassionato, in modo
da evitare che vadano in rovina o siano vendute di nascosto. L’anima della ricerca
siamo noi appassionati, e noi, senza i nostri archivi, non avremmo nulla da
condividere!».
♦ Mail di Manuel Carrera: «Bella la nuova foto delle Lescano del 1945, anche se le
Nostre sembrano un po’... “sfatte”! E soprattutto: che Giuditta sia stata posizionata su
uno sgabello?».
♦ Il ricco dossier su Giovanni D’Anzi offertoci da Giorgio Zoffoli è finalmente
pronto per la pubblicazione: siamo dunque lieti di metterlo a disposizione di tutti gli
ammiratori di questo grande compositore. Su D’Anzi, che ha firmato ben 9 canzoni
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incise dalle Lescano, fra cui alcune sono da annoverare tra i loro maggiori successi
(Bambina innamorata, Il maestro improvvisa, Ma le gambe, Non dimenticar le mie
parole, Signorina Grandi Firme…), si veda anche il materiale offertoci due anni fa
dal nipote Tony.
Links: http://www.trio-lescano.it/pdf/Giovanni_D%E2%80%99Anzi.pdf
http://www.trio-lescano.it/archivio_documenti/archivio_giovanni_d%27anzi.pdf
◙ Mercoledì 4 Settembre 2013
♦ Mail di Manuel Carrera: «Carissimi, ho richiesto alla Biblioteca Nazionale le
scansioni dell’articolo menzionato da Caterinetta (“Oggi” del 26 Marzo 1959),
dedicato a Maria Luisa Boncompagni. Come sospettavo, la foto delle Lescano è
sempre la solita e non ci sono notizie sul loro conto. Ma può essere comunque di
nostro interesse».
Link: http://www.trio-lescano.it/archivio_documenti/Maria_Luisa_Boncompagni.pdf
♦ Mail dai Curatori del sito Ricordando i Trii Vocali: «Cari Amici, bentornati a tutti
dalle vacanze! Vi invitiamo a visitare la nuova versione del nostro sito
[http://triivocali.weebly.com/], con tante novità... Ricordatevi di passare dalla sezione
Notizie!».
◙ Giovedì 5 Settembre 2013
Mail di Virgilio Zanolla: «Ho avuto una lunga conversazione con Lia Origoni. È una
donna eccezionale: ha quasi 94 anni e la voce – molto bella – di una quarantenne!
Inoltre è vivacissima, intelligente, curiosa, conosce e pratica Internet sicuramente
meglio della media ed è stata, da giovane, una bella donna.
Ha cantato con lo stesso entusiasmo opere liriche, canzoni, operette; ha recitato nella
prosa e nella rivista, e conosciuto tutti i più grandi artisti dell’epoca. Mi ha detto di
aver lavorato con le Lescano (con le quali, peraltro, non ha quasi avuto alcun
rapporto) in alcune serate al Politeama Genovese, in occasione di Viva la radio!
Quindi, aggiungo io, il 4-8 Dicembre 1939. In pratica, credo che la Origoni sia ormai
l’ultima artista vivente ad aver preso parte a questa mitica rivista. Poi – ci fosse stato
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Manuel! – mi ha parlato di Norma Bruni: elogiandone la voce, ma esprimendo
garbate riserve sulla persona».
◙ Sabato 7 Settembre 2013
Mail di Roberto Berlini: «Vorrei affrontare il discorso sulle collezioni private in
funzione dei “beni musicali mobili”, di cui si è parlato di recente. Personalmente
ho sempre considerato con diffidenza certi aspetti del collezionismo, avendo
osservato in non pochi casi un’autentica degenerazione patologica, più che una nobile
passione. È questo un argomento che sto approfondendo in un testo nato dalla mia
tesina di maturità [v. le Notizie del 5 Luglio 2013], e spero che diventi un vero e
proprio saggio. Il collezionismo è infatti una parte fondamentale della nostra storia
culturale (musicale e non), che è doveroso esaminare con cura. Purtroppo sono
ancora frequenti i casi in cui il collezionista, avido e senza scrupoli, non coopera
affatto alle attività di ricerca portate avanti da una rete di studiosi.
L’Italia è stata uno dei primi paesi a dotarsi di norme per tutelare i beni culturali, e la
prima in quella inerente al paesaggio, norma sancita anche nella Costituzione
(Articolo 9). Il problema fondamentale per cui un collezionista non è tenuto, nel
modo più assoluto, a condividere e farci partecipi del suo patrimonio dipende dal
fatto che nessuna norma riconosce e tutela il bene musicale, e di conseguenza il
valore culturale delle cose collezionate in tale settore. In quello dei beni culturali
standard, invece, oltre ad esserci un forte interesse dello Stato e delle Istituzioni
pubbliche, il privato, se in possesso di un bene culturale riconosciuto, ha degli
obblighi legali rispetto alla collettività.
Ritengo che uno studioso non debba essere necessariamente collezionista, anzi, non
possedendo nulla, ha maggiori possibilità di considerare in modo più obiettivo quello
che studia. Non gli capiterà mai, per esempio, di pensare: “Non mi piace quel
cantante, perché in quel mercatino non sono riuscito a comprare il suo più famoso
disco”. Tuttavia la categoria dei collezionisti va ringraziata, considerando i tempi in
cui era difficile e limitata la condivisione di materiali ed informazioni: se non ci
fossero stati questi personaggi, beni come i vecchi dischi sarebbero stati usati… sotto
le zampe dei tavoli, per farli stare dritti! In parole povere, i collezionisti sono stati gli
unici che in un determinato periodo storico hanno voluto preservare un patrimonio,
accaparrandosene piccoli pezzi in aste e mercatini. Si può così concludere che il
collezionismo è stata la prima forma di tutela dei beni culturali. Parlo al passato, in
quanto mi aspetto che ora si faccia il passo successivo, cioè quello di rendere sempre
più fruibile questo patrimonio».
◙ Domenica 8 Settembre 2013
Simone Calomino ha postato una nuova canzone rara delle Lescano nel Canale
Ufficiale del sito, da lui curato fin dalla sua creazione, nel Febbraio scorso. Si tratta
questa volta del romantico tango di Giovanni Raimondo Un po’ di sole (disco
Parlophon GP 92360a, matr. 153299, 1938), magistralmente interpretato da Dino Di
Luca e il Trio Lescano, accompagnati – come sempre in maniera impeccabile –
dall’Orchestra Barzizza.
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Con questa canzone le rarità lescaniane finora postate sono 36, più un breve trailer
del canale; le visualizzazioni sono attualmente a quota 8.413, mentre gli iscritti sono
41. Link: http://www.youtube.com/watch?v=SFF7wwCA7S4&feature=c4-overview&list=UUj261M_OgqttPAgSTUdhi3A.
◙ Lunedì 9 Settembre 2013
♦ Pubblichiamo oggi la seconda parte delle lettere di Caterina Leschan (ci pare
giusto chiamarla come lei si firma sempre in questi documenti) del periodo 1954 1961, con l’aggiunta di un’altra sua bella foto inedita. Rispetto alla prima parte,
pubblicata giusto una settimana fa, abbiamo apportato alcune modifiche sia
all’impaginazione che alla presentazione delle lettere stesse, con l’aggiunta cioè di
appropriati commenti di Virgilio e la riproduzione fotografica di un frammento
significativo di ognuna di esse. Là dove era necessario, al fine di ottemperare alle
richieste della donatrice dell’archivio, abbiamo provveduto a cancellare in tali
riproduzioni gli eventuali dati sensibili ivi presenti: contiamo per questo sulla
comprensione dei nostri visitatori e auguriamo a tutti loro una buona lettura di queste
missive, che mettono a nudo, per la prima volta senza veli e in modo impietoso, la
personalità – allo stesso tempo forte e fragile – della nostra indimenticabile Kitty
(“…non sono cattiva. Sono fatta un po’ a modo mio. Sono fatta male…” – confesserà
all’amica del cuore, la buona Luciana).
Link: http://www.trio-lescano.it/pdf/Lettere_di_Caterina_Leschan_1954-1961_2.pdf.
♦ Mail di Simone Calomino: «Cari Amici, insieme a RobertoBerlini sono andato a
trovare la cantante Alma Danieli e vi mando in anteprima queste foto. Io sono venuto
particolarmente male, ma guardate Alma: sembra che il tempo per lei si sia fermato!
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Le abbiamo fatto qualche primo piano che pubblicheremo mercoledì sul nostro sito.
Ci ha fatto vedere molte belle vecchie foto, ma non ci ha dato nulla. Però sono in
contatto con il nipote e vedrò di farmi inviare le scansioni del suo archivio. L’ho
intervistata, quindi sarà la protagonista di un prossimo Gran Galà. Solo che ho poche
incisioni sue e anche un po’ rovinate, passatemi da Bruno Carazzato... Qualcuno ne
ha di migliori?».
◙ Martedì 10 Settembre 2013
Mail di Giorgio Zoffoli: «Cari amici, vi invio questa volta il mio dossier su Bixio
Cherubini. Esso contiene un numero relativamente esiguo di mandolini, dal momento
che ho l’abitudine di allegarli alla cartella del compositore: dunque il grosso ve lo
invierò col dossier su Cesare Andrea Bixio o su altri compositori suoi collaboratori.
Strano il sodalizio di Bixio con Marf, che pure – come lui – era soprattutto autore di
testi; esso ha comunque prodotto una decina di belle canzoni».
Altra mail: «Come annunciato, vi spedisco tutto quello che ho raccolto su Cesare
Andrea Bixio, che va effettivamente ad integrare il materiale su Cherubini. Occorre
ovviamente un’approfondita supervisione ed una scelta oculata dei mandolini più
significativi ed interessanti: io, per documentare ogni canzone, archivio anche quelli
graficamente meno riusciti o assai rovinati dal tempo, ma non ho dubbi che saprete
fare una scrematura coi fiocchi.
Infine gradirei conoscere il parere dei più affezionati lettori del vostro sito su una
questione che mi sta a molto cuore. Mi chiedo spesso se abbia davvero senso
impiegare tanto tempo, lavoro e denaro per portare avanti queste ricerche, senza
parlare delle innumerevoli ore spese a curare con minuzia le biografie di artisti del
passato i quali, oggigiorno, sono il più delle volte quasi del tutto dimenticati…».
Il materiale offertoci dall’amico Giorgio è davvero tanto e ci vorrà parecchio tempo
per sistemarlo a dovere e renderlo così pubblicabile secondo i nostri abituali standard
qualitativi.
Quanto al suo interrogativo (che talvolta noi stessi non possiamo fare a meno di
porci), la nostra risposta è che ha senso, sì, fare ciò che facciamo. Il motivo? Perché
ci piace farlo: spontaneamente, senza alcuna finalità materiale e gratificati dalla
consapevolezza che ciò che andiamo realizzando è opera meritoria. Diciamo la verità:
se perfino i maggiori Artisti della Canzone d’antan sono attualmente sprofondati
nell’oblio (ne è un triste ma eloquente esempio la condizione in cui gli amministratori
di Firenze lasciano la tomba di Odoardo Spadaro [http://www.trio-lescano.it/tombe/odoardo_spadaro.pdf],
malgrado le nostre reiterate sollecitazioni a intervenire…), la colpa non è certo loro
imputabile! Oggi, per molti versi, è davvero il caso di dire che mala tempora currunt
atque peiora premunt: noi facciamo del nostro meglio affinché almeno una parte del
passato che amiamo si salvi, con lo stesso spirito con cui gli umili e laboriosi
amanuensi cristiani del Medioevo preservarono per noi i resti della Cultura grecoromana, espressione del paganesimo. Chissà quanti dei loro contemporanei avranno
pensato e magari detto loro in faccia che ciò che facevano non aveva alcun senso e
che avrebbero fatto meglio a dedicarsi ad altro!
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◙ Mercoledì 11 Settembre 2013
Mail di Simone Calomino: «Amici, vi consiglio la lettura del mio articolo, corredato
da molte foto, sui viaggi che ho fatto durante l’estate. L’ho pubblicato nelle Notizie di
oggi del sito Ricordando i Trii Vocali».
Link: http://triivocali.weebly.com/uploads/8/7/1/3/8713050/follie_destate_dun_curatore_folle.pdf.
◙ Giovedì 12 Settembre 2013
♦ Mail di Marco Gilardetti: «Desidero complimentarmi con l’intero gruppo di ricerca
del sito per l’ultima donazione, che per tutti noi rappresenta un ritrovamento
veramente insperato: mi riferisco ovviamente alle lettere autografe di Caterinetta
Lescano. Indubbiamente questo è un frutto del vostro lavoro d’équipe, perché la
signora Luciana non le avrebbe certo messe in mano a degli sconosciuti; ma avendo
visto l’immane lavoro svolto con sincera passione in tutti questi anni, avrà percepito
di trovarsi di fronte a persone che meritano fiducia.
Per noi melomani Caterinetta è la preferita delle tre sorelle, perché ci ha lasciato
alcune indimenticabili interpretazioni come voce solista. Ebbene, nulla come
conoscere attraverso le sue proprie parole i sentimenti da lei provati poteva meglio
restituircene in modo così vivo la figura umana. Non vi nascondo che leggere del suo
dolore fisico e morale e del suo scoramento durante il ricovero presso le Molinette,
ospedale presso il quale per coincidenza lavoro, mi ha toccato e commosso. Il suo
italiano stentato nulla toglie all’empatia che le sue parole infondono, anzi aggiunge
smarrimento al dolore, e non si può che provare ulteriore pena per questa giovane
donna, che in quel momento doveva sentirsi straniera e lontana da casa, ammesso che
esistesse un posto che ella considerava la propria dimora e la propria nazione.
Ho trovato non meno toccante la lettera di saluto prima della partenza per Caracas,
dove è palpabile il timore per un viaggio che rappresentava per lei un salto nel vuoto:
da un lato auspicato, ma contemporaneamente temuto come definitivo e senza
ritorno. Il testo risulta pervaso da un senso d’acuta nostalgia per l’Italia che, pur non
ancora abbandonata, Caterinetta sente che potrebbe non rivedere mai più. Inutile dirvi
che il mio pensiero è corso ai miei antenati, esuli dall’Istria, e mi ha avvicinato ai
sentimenti di Kitty quasi fosse una cugina o un’amica cara.
Con questi commenti – credo – rispondo indirettamente anche alla mail di Giorgio
Zoffoli: il lavoro che facciamo forse non ha un’utilità in senso stretto, ma lo facciamo
perché ci sentiamo in dovere di farlo, per rispetto e omaggio verso queste figure del
passato che ci hanno intrattenuti, divertiti e qualche volta commossi. E, a dire il vero,
così facendo si raccoglie anche qualche frutto: vedo sul sito ragazzi molto, molto
giovani che si entusiasmano per queste splendide musiche d’altri tempi, e che
addirittura affrontano viaggi lunghi e faticosi per approfondire le loro (e nostre)
conoscenze. E questo, considerati i tristi tempi di subcultura in cui viviamo, mi
sembra un risultato eccellente e a sua volta insperato».
♦ Victor Vegan, nome d’arte di Loris Fiore, ci ha scritto per informarci che è ripresa
la realizzazione del suo film Notes of Passion - Firmamento Nerostellato (v. le
Notizie del 4 Giugno e del 27 Agosto 2013). Nel frattempo l’attore scelto
inizialmente per la parte principale ha dato forfait ed è stato validamente sostituito da
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Marco Arciuli. Siamo sempre in attesa di sapere chi saranno le tre attrici che
ricopriranno nel film il ruolo delle sorelle Lescano.
◙ Venerdì 13 Settembre 2013
Mail di Paolo Piccardo: «Giorgio Zoffoli si è posto un quesito che ha un certo
fondamento e al quale avrei voluto rispondere. Marco Gilardetti mi ha però preceduto
e ha sintetizzato mirabilmente ciò che tutti noi proviamo. È proprio quella la fiamma
che ci arde nei cuori: riportare in vita le nostre beniamine, anche nelle loro
sofferenze, ci aiuta a non dimenticare il passato. Scopo in verità encomiabile, giacché
(secondo me) anche coloro che oggi disprezzano i tempi passati un domani
potrebbero apprezzare ciò che lentamente riemerge.
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Intanto vi invio una foto con dedica di Dirce Marella che non ricordo di aver visto».
◙ Sabato 14 Settembre 2013
Mail di Simone Calomino: «Nel corso dei viaggi, di cui vi ho parlato mercoledì
scorso, mi sono recato alla Discoteca di Stato di Roma. Vi ho cercato sia Lampadina
blu che Sul mar Pacifico. La prima incisione sembra mancare nell’archivio, ma ho
potuto ascoltare per intero la seconda. Si tratta senza dubbio di una canzone perfetta
per l’interpretazione di Giacomo Osella, vero precursore, insieme a Pippo Starnazza,
delle “canzoni demenziali”... E questa Sul mar Pacifico ne è la prova lampante:
Osella vi si destreggia infatti in un testo alquanto bislacco (“Se il mar Pacifico /
pacifico non è...” e giochi di parole simili), decorandolo con quello stile che lo
caratterizza. Ad ogni modo, le Lescano non partecipano assolutamente a questa
incisione, e buon per loro! Perché tale brano, con un trio vocale o un quartetto, non
avrebbe reso così bene! Osella, dunque, canta qui completamente da solo».
Abbiamo subito provveduto ad aggiornare la pagina della Discografia dove sono
elencate le incisioni erroneamente attribuite al Trio Lescano.
◙ Domenica 15 Settembre 2013
♦ Domani pubblicheremo la terza puntata delle Lettere di Caterinetta Lescano del
periodo 1954-1961: non pertetela, perché ci sarà una grossa novità, del tutto inattesa e
perciò ancora più appassionante!
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♦ Mail di Roberto Berlini: «Caro Curatore, venerdì sera con la mia famiglia ho
seguito il programma Tale e quale show, uno dei più interessanti proposti dalla
televisione pubblica nell’ambito del varietà. Con grande gioia ho appreso che, nella
prossima puntata, al comico Gabriele Cirilli è stata affidata l’imitazione di Wanda
Osiris. Sarebbe fantastico se prossimamente iniziassero ad imitare anche i cantanti di
nonna E.I.A.R. Spero che l’imitazione della Wandissima abbia lo stesso successo di
quella del rapper sudcoreano Psy, che su Youtube ha totalizzato più di tre milioni di
visualizzazioni!
Da notare, nella foto degli spartiti che ti invio, i vari nomi che nel tempo Anna
Menzio ha dovuto assumere: Wanda Osiris, Vanda Osiri, Wanda Osiri.
Mi piacerebbe che Cirilli la imitasse interpretando la celebre A Capo Cabana.
Nell’edizione estera del programma si sono già cimentati nell’imitazione di Carmen
Miranda».
A proposito dell’imitazione di Psy citata da Roberto è interessante leggere i
commenti di Nova Dickson [“La comicità non è ignoranza!!!”], Fio Fai [“L’unica
cosa interessante di Psy sono le fiche che mette nei video! Lui non è uno stronzo...
anzi è un tipo in gamba... è inquietante però che la gente si affiati a ’sta musica di
merda!”] e Guybrush Threepwood [“Un po’ mi stupiscono tutti questi commenti
positivi per una tale idiozia.”]…
♦ Mail di Simone Calomino: «Mercoledì prossimo su www.triivocali.weebly.com
pubblicheremo la biografia del Quartetto Andreis. Questa formazione aveva uno stile
tutto suo, che a me onestamente non piace molto. Però gli Andreis erano assai
apprezzati, come dimostrano diversi articoli (come quello della rivista “Film”,
presente nel vostro Archivio dei Documenti ), inoltre erano spesso anche autori delle
proprie creazioni. Mi sembra tuttavia che non sapessero proprio armonizzare! Ad
ogni modo, sono riuscito a trovare uno dei componenti, Cozziani, che pare essere da
tempo moribondo in un ospedale. La moglie, molto più giovane di lui, non sa nulla
della sua carriera artistica, probabilmente finita ben presto e sfociata nell’amatoriale.
Secondo me, la loro più riuscita interpretazione è L’hai voluto te, che è
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innegabilmente carina ma non giustifica gli elogi che se ne fa nella citata rivista;
apprezzabile anche Signorine in barca. Spero, con queste informazioni, di aver fatto
cosa gradita a chi segue il vostro Notiziario».
◙ Lunedì 16 Settembre 2013
Pubblichiamo oggi la terza puntata dell’epistolario di Caterina Leschan, la nostra
Caterinetta Lescano, familiarmente detta Kitty o Ketty e sempre così presente nei
nostri cuori. Come abbiamo già specificato nelle Notizie del 2 Settembre scorso, si
tratta di lettere e foto del periodo 1954-1961 da noi acquisite negli ultimi mesi grazie
alla munifica donazione della signora Luciana *, che le ha conservate con infinito
amore per tanti anni. A partire da questa puntata abbiamo deciso di evidenziare in
verde le parti delle lettere di cui alleghiamo la riproduzione fotografica (inserita in
una cornice dello stesso colore), al fine di agevolare il confronto fra la trascrizione di
Virgilio Zanolla e gli originali.
La settimana scorsa è successo qualcosa di veramente imprevedibile: mentre il
Curatore del sito stava approntando la puntata che ora mettiamo in rete, per una serie
di circostanze che potremmo definire un “miracolo” (ovvero, più banalmente, il
classico “colpo di fortuna”), abbiamo ritrovato un’altra lettera che, cronologicamente,
va ad inserirsi tra quelle che, nelle puntate precedenti, erano le lettere 1 e 2, le quali
diventano ora la 1 e la 3. Ma, al di là della gioia indicibile che ci procura ogni nuovo
documento originale delle Nostre che riusciamo a recuperare, questa missiva, appena
letta (anzi decifrata, dato che è scritta – et pour cause – con una grafia più tormentata
del solito), si è subito rivelata come una delle più importanti dell’intero epistolario. I
motivi ce li spiega Virgilio nel suo commento: a lui dunque la parola.
Link: http://www.trio-lescano.it/pdf/Lettere_di_Caterina_Leschan_1954-1961_3.pdf.
◙ Martedì 17 Settembre 2013
Oggi pubblichiamo il dossier su Bixio Cherubini inviatoci, qualche settimana fa, da
Giorgio Zoffoli. Ricordiamo che questo autore di testi, tra i più prolifici del nostro
Canzoniere, ha firmato ben dieci brani incisi dalle Lescano, fra cui almeno tre
capolavori assoluti: C’è un’orchestra sincopata (musica di Cesare Andrea Bixio), La
famiglia canterina (id.) e Piccolo chalet (musica di Pasquale Frustaci). È attualmente
in preparazione l’ampio dossier su Cesare Andrea Bixio, anch’esso offertoci da
Giorgio Zoffoli.
Link: http://www.trio-lescano.it/pdf/Bixio_Cherubini.pdf.
◙ Mercoledì 18 Settembre 2013
♦ Mail di Manuel Carrera: «Carissimi, vi allego la scansione di un’inserzione
pubblicitaria della rivista “Il Dramma” del 1944: le Lescano vengono messe bene in
evidenza, cosa che mi risulta assai rara dopo il ’43. Sbaglio?».
Link: http://www.trio-lescano.it/archivio_documenti/Dischi_Cetra_Gennaio-Febbraio_1944.pdf
Il nostro Manuel non sbaglia, anzi possiamo dire che questo documento è il primo da
noi ritrovato che menzioni le Lescano agli inizi del 1944, senza dubbio il periodo più
cupo della loro permanenza in Italia. Ricordiamo infatti che in quel momento le tre
sorelle, abbandonata ogni attività artistica, si erano rifugiate in montagna, nei dintorni
di Saint-Vincent, assieme alla loro madre per sfuggire ai nazi-fascisti che davano la
14
caccia agli ebrei per deportarli nei campi di sterminio in Germania. L’interesse di
questa inserzione è accresciuto dal fatto che essa menziona esplicitamente il listino
della Cetra del Gennaio-Febbraio 1944, da ritenersi estremamente raro (neppure la
Discoteca di Stato lo possiede e nessuno – che si sappia – l’ha finora mai visto, tanto
che si poteva dubitare della sua esistenza).
A proposito dei lager nazisti, Virgilio Zanolla ci segnala che, stando a ciò che si
afferma nei testi di copertina della collana Le Canzoni dei Ricordi (Cetra, 1979),
firmati da G. B. Lingua, lo sfortunato musicista Giuseppe Funaro, leader del famoso
Quartetto Jazz Funaro, sarebbe morto, nel Gennaio 1945, durante un tentativo di fuga
dal campo di sterminio di Auschwitz in cui era stato rinchiuso.
Link: http://triivocali.weebly.com/quartetto-jazz-funaro.html
♦ Mail di Vito Vita: «Vi segnalo che ho controllato nell’Archivio de “La Stampa” la
notizia della morte di Bixio Cherubini: il giornale la diede il 15 Dicembre 1987,
dicendo che era mancato il giorno prima. Quindi la data corretta è il 14 Dicembre, per
cui è da correggere la scheda di Giorgio Zoffoli».
Abbiamo subito provveduto a farlo.
Links: http://www.trio-lescano.it/pdf/Bixio_Cherubini.pdf
◙ Venerdì 20 Settembre 2013
♦ Chissà quanti dei nostri lettori si saranno chiesti perché mai sia così difficile
stabilire con certezza dove e quando le Lescano abbiano inciso le loro ultime matrici
discografiche, a conclusione di una carriera relativamente breve ma sfolgorante come
forse nessun’altra, costellata com’è da una quantità impressionante di clamorosi e
intramontabili successi. Eppure la risposta a tale quesito è semplice, al limite del
banale: le difficoltà stanno tutte nel fatto che manca ogni documentazione al riguardo,
andata distrutta o dispersa a causa degli eventi bellici o per altri motivi, forse ancora
più tristi (v. le Notizie del 24 Maggio scorso). In pratica, la maggior parte dei
ricercatori e dei collezionisti di 78 giri ritiene che le Lescano abbiano detto addio agli
studi di incisione alla fine del ’42, ma non mancano coloro i quali sono convinti che
nei primi mesi del ’43 esse abbiano ancora inciso qualche altra matrice, magari a
Firenze o a Bologna; questa loro convinzione, però, non è a tutt’oggi suffragata da
alcuna prova davvero convincente: osserviamo in effetti che i dati riportati nella
pagina di Wikipedia dedicata alla Cetra, dati che sembrano dar loro ragione, sono
privi di riscontri oggettivi e quindi non possono valere come prova certa.
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Abbiamo allora chiesto al nostro collaboratore Paolo Piccardo, ferratissimo in ogni
settore della discografia storica, di far luce su questo punto cruciale della biografia
delle Olandesine. Ecco la sua risposta: «Carissimi, in mancanza di elenchi precisi che
leghino le etichette alle matrici, che sono la chiave di tutto, penso che ad esempio il
DC 4200, uscito secondo Wikipedia nell’Aprile ’43, corrisponde alla matrice 51657.
Ora, se devo credere ad Adriano Mazzoletti, la matrice 51650, La barca dei sogni,
DC 4135, risale al 24 Settembre ’42, così come 51671, Accanto al pianoforte, DC
4220. La stessa cosa avviene con 51663, Oi Marì, DC 4154 del 10 Settembre 1942.
La chiave sarebbe piuttosto Te lo dice il cuore, 51919 e AA 349, che ci porta al 20
Aprile ’43, ma che noi sospettiamo essere una ristampa...
Temo in conclusione che se non riemergerà un elenco definitivo delle matrici non
usciremo mai da questo vicolo cieco».
Con altra mail Paolo ci ha inviato le etichette del disco GP 93076 (In due e Rose,
rose), che ci mancavano. Esse provengono dal sito della Discoteca di Stato, ora
ICBSA.
♦ Mail di Antonio Mastrorocco: «Volevo aggiungere una necessaria precisazione,
sempre per le canzoni di Bixio Cherubini: il cantante Gianni D’Arco, interprete di
Signorinella alpina, non è altri che Giovanni Turchetti, a noi ben noto per la sua
collaborazione col Trio Lescano [Hula, Fiore d’Hawai, GP 93117, 1940].
♦ Mail di Simone Zaniol: «Cari amici, sabato prossimo sono stato chiamato per
sostituire il batterista di questo gruppo, le Dómisol Sisters, per un concerto in un club,
qui in Spagna. Appena ho visto il relativo video ho pensato a voi! Eccolo:
http://www.youtube.com/watch?v=De1eEM8DUCw. Come si vede, però, in questo video il
batterista non c’è».
◙ Sabato 21 Settembre 2013
♦ Mail di Virgilio Zanolla: «L’argomento trattato nella prima delle Notizie di ieri è di
estremo interesse. In effetti, non ci sono prove decisive per suffragare né la tesi del
1942 (che parrebbe la più ragionevole), né quella del 1943; soprattutto perché, sui
movimenti delle Lescano in quest’anno cruciale, le notizie sono ancora troppo scarse.
Sappiamo che nel ’43 erano a Napoli in Gennaio, il 7 Aprile a Roma, il 20 Aprile a
Torino, il 25-26 Ottobre a Firenze e l’8-26 Novembre a Genova; inoltre, il 1° Aprile e
il 1° Ottobre esse appaiono in foto sulla rivista “Canzoniere della Radio” di Foligno.
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Bisogna dire, dunque, che occasioni per registrare altri motivi lontano dalla Mole
Antonelliana ne ebbero senz’altro. Personalmente, se prima o poi saltasse fuori
qualcosa di loro in modo documentato relativamente al ’43, di certo non mi stupirei».
♦ Mail di Antonio Mastrorocco: «Su quello che scrive Adriano Mazzoletti ne Il jazz
in Italia (pp. 472-473) mi permetto di fare delle riserve. Degli errori – immancabilmente – ci sono sempre in opere come questa (uno dei tanti: Per favore un ritmo,
canzone attribuita a Norma Bruni, mentre l’incisione è della Fioresi) e potrebbe
anche esserci nel nostro caso.
Io ricordo molto bene che Angelini in radio – nel 1942 – trasmetteva solo la versione
orchestrale di Te lo dice il cuore e mi risulta che l’incisione attribuita al disco AA
349 sia proprio questa. Mentre quella delle Lescano è la IT 1131 (non ristampata).
Purtroppo per averne conferma assoluta servirebbero le due etichette che il nostro sito
non possiede in Archivio.
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Rovistando fra i vecchi “Canzonieri della Radio” ho trovato proprio il testo della
canzone in questione con un mio appunto (del ’42), che conferma quanto dico. Poi
ricordo anche di aver trovato sul “Radiocorriere”, nella pubblicità della Cetra,
l’indicazione “per sola orchestra”: questa pagina però non riesco a rintracciarla.
Allego comunque la scansione della paginetta del “Canzoniere” recante il mio
appunto».
♦ Mail di Odilla Sonda: «Ho appena ascoltato il video delle Dómisol Sisters che
Simone Zaniol ha segnalato qui ieri e, a mio giudizio, queste cinque ragazze sono
bravissime e dotate di un’intonazione impeccabile! Sia loro che il pianista eseguono
il brano con raffinatezza e con stile molto elegante. Anche la musica è oltremodo
piacevole, per cui sono particolarmente lieta che Simone possa collaborare con
questo gruppo: un grosso “in bocca al lupo”, dunque, da parte mia! Quanto al
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Curatore del sito, si può ben dire che egli abbia realizzato col figlio il proverbiale
passaggio del testimone: mi riferisco ovviamente al genere musicale…».
◙ Domenica 22 Settembre 2013
♦ Mail di Simone Calomino intitolata Come datare i dischi a 78 giri?: «Caro
Curatore, ci tengo molto a dire come la penso sulla questione che hai sollevato
venerdì scorso. Innanzitutto credo che sia molto improbabile che le Lescano abbiano
inciso dopo gli ultimi dischi che figurano nella Discografia del sito. La Cetra non si
curava minimamente delle disposizioni dell’Eiar nei confronti di coloro che non
avrebbero dovuto più prender parte alle audizioni radiofoniche. A loro interessava
esclusivamente la vendita dei dischi, e le Lescano vendevano benissimo: i loro ultimi
brani incisi sono rimasti in commercio per lungo tempo, considerato che nel Catalogo
Numerico Cetra del 1947 ci sono ancora. Trovo inoltre poco probabile che siano stati
rimessi in commercio in seguito, e trovo ancora meno probabile che tutte le matrici
siano andate distrutte durante i bombardamenti. Forse i funzionari della Cetra erano,
a volte, un po’ disattenti in fatto di credits, ma non erano certo degli stupidi! Senza le
matrici originali, brani come La paloma del Duo Fiorenza, incisi a Torino, non
sarebbero stati ripubblicati negli anni ’50, come invece è avvenuto.
Ad ogni modo, se le Lescano avessero inciso altri dischi, noi lo sapremmo, perché
apparirebbero nei cataloghi, il che non si verifica. Persone come Mazzoletti e altri
suoi colleghi, hanno fatto discografie senza alcun criterio. Come può infatti risultare
loro che La barca dei sogni sia stata incisa nel Settembre 1942? Magari la data
d’uscita sarà quella, ma sul disco originale, in mio possesso, è stampigliata un’altra
data. In realtà, i dati riportati sui dischi non possono essere stati inventati di sana
pianta e c’è tutto uno studio da fare su di essi, anche mediante confronti con iniziative
collegate all’incisione dei brani stessi.
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La Discografia del sito non è purtroppo esente da errori. Alcuni pezzi della serie GP
930xx [da GP 93040 a GP 93091 - NdC] sono datati 1939; questa serie, però, è quella
incisa dai cantanti usciti dal Secondo Concorso Eiar del 1939-1940 ed è impossibile
che siano stati incisi prima dello scrutinio dei vincitori. Oltretutto Isa Bellini ricorda
alla perfezione di non aver mai inciso prima della vittoria nel concorso: lo ha fatto
invece qualche mese dopo. Essendo i numeri di catalogo e di matrice dei suoi dischi
vicinissimi a quelli degli altri cantanti del concorso, si può affermare con sicurezza
che l’anno d’incisione dei dischi della serie suddetta è il 1940.
Secondo me esiste un metodo di datazione con margine d’errore molto basso. Insieme
alle fotografie di cantanti e ai dischi, colleziono anche supplementi dei cataloghi,
anche se sono abbastanza rari e spesso costosi: ne ho comunque una ventina.
Questi libretti di poche pagine contengono le novità mensili delle varie case
discografiche. Considerato che, oltre alle novità, vi sono anche i dischi “vecchi”, il
modo per capire quali siano effettivamente i dischi incisi in quel mese è isolare il
disco indicato sul catalogo col codice più recente. Andando avanti così per ogni
supplemento mensile, si arriva ad avere una mappatura abbastanza esatta dei dischi
incisi mese per mese. Questo impegnativo lavoro si deve fare soltanto perché in Italia
non si conserva mai nulla: se ci fossero stati i “libroni” manoscritti originali della
Cetra, tutto ciò non sarebbe necessario!».
Le argomentazioni di Simone circa la datazione dei dischi compresi tra GP 93040 e
GP 93091 ci sembrano convincenti, per cui modifichiamo in tal punto la nostra
Discografia.
♦ Mail di Roberto Berlini: «Venerdì sera, a Tale e Quale Show, Gabriele Cirilli ha
“imitato” la Wandissima. Personalmente, però, ho trovato tale esibizione più una
squallida parodia che un’imitazione. Se lo scopo era solo quello di far ridere, ci sono
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indubbiamente riusciti, tranne che per gli affezionati della grande soubrette e gli
studiosi come me. È triste constatare che della nostra musica del passato si voglia
ricordare solo una macchietta, una caratteristica buffa o qualche tratto sopra le righe.
Della Osiris sarebbe stato meglio magnificare il lato esotico, di cui lei fu pioniera
negli spettacoli di rivista. Come è stato fatto a Studio Uno, precisamente a Milleluci
del 1974, in occasione della rievocazione della rivista Che succede a Capo Cabana?
Trascurando l’esibizione, ho trovato molto interessante il commento della giuria –
Claudio Lippi, Loretta Goggi e Christian De Sica – e in particolare un video con
quest’ultimo in compagnia di Wanda (quella vera), che ho visto per la prima volta.
Un’ultima osservazione. Mentre scendeva dal palcoscenico, Cirilli è scivolato: sarà
stato un caso, o l’esibizione non sarà piaciuta, nell’Aldilà, neanche… alla Osiris?».
Links: https://www.youtube.com/watch?v=XRofQ7khws8
http://www.youtube.com/watch?v=R80W6Pw2D-g
Nota del Curatore. Osservando le facce dei componenti della giuria durante la
performance del Cirilli, non si direbbe proprio che fosse completamente di loro
gusto…
◙ Lunedì 23 Settembre 2013
♦ Prosegue anche questo lunedì la pubblicazione delle lettere e foto inedite di
Caterina Leschan provenienti da un archivio privato. Nelle due missive del 25
Giugno e del 13 Novembre1960 Kitty confida alla sua amica italiana del cuore, la
paziente e generosa signora Luciana *, di non essere felice, malgrado le sue floride
condizioni economiche e la presenza accanto a lei di un marito innamorato e
premuroso. Ciò che la tormenta di più è l’impossibilità di avere figli a causa delle
operazioni subite in precedenza (la seconda “gravidanza” di cui parla nella prima
lettera ha tutta l’aria di essere di natura isterica), ma anche la nostalgia dell’Italia si fa
in lei sempre più forte, accresciuta dalla sua incapacità di adattarsi al clima caldoumido del Venezuela. Tutto questo influisce negativamente sulle sue condizioni di
salute, che vanno deteriorandosi sempre più.
Link: http://www.trio-lescano.it/pdf/Lettere_di_Caterina_Leschan_1954-1961_4.pdf.
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♦ Mail di Paolo Piccardo: «Carissimi, lungi da me l’idea di fare polemica. Tuttavia
vorrei segnalarvi questo trafiletto dei programmi radio del 10 Settembre 1942; come
vedete, dalle 13.25 alle 14.00 Barzizza esegue con la sua orchestra 8 pezzi :
1 - La barca dei sogni (DC 4135)
2 - Musica del cuore (IT1122)
3 - È una canzone d’amore (DC4299)
4 - Oh Carolina (DC 4200)
5 - Chiesetta alpina (DC 4100)
[...]
7 - Sera (DC 4071)
8 - Scherzando sulla tastiera (DC 4191)
Peccato che non siano riportati i cantanti, tuttavia bisogna annotare che i pezzi
indicati sono stati incisi, secondo Mazzoletti, il 6 Ottobre ’41 (Sera) e tra il 24
Settembre e il 1° Ottobre ’42. Allora, un’orchestra in concerto solitamente presentava
i suoi pezzi più recenti per promuoverli e inciderli quanto prima. Teoria un po’
stiracchiata, lo ammetto, ma indicatrice della datazione delle incisioni – almeno di
quelle esaminate».
Risposta a Paolo di Simone Calomino: «Effettivamente la tua teoria quadra. Ma resto
comunque dell’idea che Mazzoletti, tutto sommato, abbia fatto un lavoro “coi piedi”,
come diciamo noi in Calabria (ccu ri pedi!)».
♦ Mail di Simone Calomino: «Caro Curatore, un mio coetaneo appassionato, che si
chiama Mattia Carzaniga e ho conosciuto su Facebook, ha trovato un video dove c’è
una compilation di jingle radiofonici brasiliani, degli anni ’40 e ’50... Il primo è
cantato da un trio vocale femminile e, a suo parere, potrebbero essere le Lescano [in
Sudamerica]. Io non riesco a giudicarlo, ma non mi sembrano loro, anche se è
difficile da dire: la lead voice non è certamente quella di Sandra, perché ha una
dizione troppo limpida e un tono eccessivamente basso, ma le altre due voci mi
ricordano qualcosa... Che ne pensi tu? E che ne pensano i lettori delle News?».
Link del video: https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=F6Ty64UcSxs.
Il Curatore pensa che non si tratti delle Nostre, per due motivi: 1) le voci sono sì un
po’ simili alle loro, ma chiaramente diverse; 2) la pronuncia del portoghese-brasiliano
delle tre cantanti è troppo buona per essere delle Lescano le quali, a quanto è dato
sapere, masticavano lo spagnolo dell’America Latina, ma non il português do Brasil.
È dunque probabile che le tre cantoras che inneggiano alla Coca Cola (“a bebida da
família e da cordialidade”: poverette, non si rendono conto di ciò che dicono!) siano
delle garotas del posto.
♦ Altra mail di Simone Calomino: «Sono felice di come è stata valorizzata la mia email sulla datazione dei vecchi dischi. L’unico dubbio che mi resta è la datazione del
disco Piruliddi-ddi / Non si fa l’amore quando piove (IT 947, 1942?): Isa Bellini,
infatti, che è la cantante solista del lato b, nel 1942 era già fuori dall’Eiar; il suo
contratto era ormai scaduto e lei aveva già tentato di firmarne uno nuovo con la
Odeon, ma con pessimi risultati. Per il momento non sono in grado di dare ulteriori
delucidazioni, non possedendo cataloghi del 1942».
♦ Mail di Roberto Berlini: «Fin dall’apertura del sito Ricordando i Trii Vocali, ho
riscontrato grandi difficoltà nella datazione dei vecchi dischi, che pure mi era
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necessaria in termini biografici. Attraverso l’osservazione delle etichette e
l’interpretazione dei loro dati alfanumerici, comparati ai cataloghi discografici, ho
creato un metodo per la datazione del disco e dell’interpretazione che prescinda dai
dati biografici dell’artista. Questo studio è stato il frutto di più di un anno di ricerca e
devo dire che l’unico che mi abbia affiancato nello sperimentarne l’attuazione,
constatandone la validità, è stato Simone Calomino: questo gli fa veramente onore!
Volli inserire questo testo esplicativo nella mia Tesina di Maturità, ma poi fui invitato
a toglierlo, perché dedicato ad un tema troppo specifico. Queste mie conoscenze e
ricerche hanno avuto l’apprezzamento dell’amico Manuel Carrera che mi considera, a
parer suo, il migliore in questo campo (purtroppo anche il solo). Esso non poteva
rimanere chiuso in un cassetto attendendo chissà che cosa e quindi ho deciso di
pubblicarlo, rendendolo accessibile a tutti. Esprimo il desiderio che sia dedicato alle
nostre inarrivabili Sorelle Lescano.
Ecco dunque, per la prima volta in assoluto, spiegata la differenza tra codice e
matrice, il che mi rende particolarmente felice e orgoglioso».
Link: http://www.trio-lescano.it/archivio_documenti/R._Berlini,_La_datazione_del_disco_a_78_giri.pdf
Ultim’ora
Mail di Antonio Mastrorocco: «Caro Curatore, riferendomi sempre alla datazione dei
78 giri, volevo precisare all’amico Simone Calomino che Piruliddi-ddi, incisa dalla
Bellini su disco IT 947, è una ristampa dello stesso brano, già pubblicato su IT 467
(1941)».
◙ Martedì 24 Settembre 2013
Mail di Vito Vita: «Desidero precisare che la data inserita in Wikipedia (nella pagina
sulla Cetra) per il disco [DC 4202] di Aldo Donà Serenata ad un angelo / Luciana, e
cioè 21 Aprile 1943, non è quella della pubblicazione ma quella sulla matrice del lato
A che, come si può vedere nel sito del Discobolo, ha il numero 51932. Quindi, con
quella data, sappiamo che sicuramente non è stato pubblicato prima, mentre la
pubblicazione potrebbe invece essere successiva».
◙ Mercoledì 25 Settembre 2013
♦ Facendo seguito alla mail di Giorgio Zoffoli del 10 Settembre scorso, siamo lieti di
informare i nostri lettori che il lavoro di sistemazione del vasto dossier da lui
fornitoci su Cesare Andrea Bixio è ultimato: da oggi è dunque possibile trovarlo in
rete, all’indirizzo sottoindicato. Il pdf che lo contiene è assai pesante (quasi 9 Mb), a
causa della presenza di 168 mandolini a colori, per cui ci vuole un po’ di tempo per
aprirlo o scaricarlo. Ma ne vale la pena, giacché quest’ampia galleria di copertine dei
vecchi spartiti è una vera delizia per gli occhi di quanti amano le cose belle del
passato.
Link: http://www.trio-lescano.it/pdf/Cesare_Andrea_Bixio.pdf.
♦ Il nostro amico attore e regista Loris Fiore, in arte Victor Vegan, ci ha scritto una
mail intitolata Quanta fatica... ma la fatica porta buoni frutti!. In essa ci informa che
sono finalmente ricominciate le riprese del suo film Notes of Passion - Firmamento
Nerostellato, del quale abbiamo parlato più volte in questa sede – l’ultima volta è
stato il 12 Settembre scorso – dato che vi hanno un ruolo importante anche le Sorelle
23
Lescano. La scelta di Marco Arciuli nei panni del regista stesso è stata ottima, mentre
continua la ricerca delle tre ragazze che interpreteranno nel film le Olandesine: per
ora ne è stata trovata… una e mezza (parole sue), più l’attrice che impersonerà la
giovane Maria Bria. «Questo lavoro – ci precisa Loris – non vuol essere semplicemente una cronistoria degli avvenimenti, ma un addendum a quanto visto in
precedenza, parlando delle nostre beniamine da diverse angolature».
◙ Giovedì 26 Settembre 2013
♦ In una sua recente mail Simone Calomino ci ha scritto che la data stampigliata
talvolta sulla gommalacca di un disco a 78 giri non è quella dell’incisione del brano,
bensì quella della sua deposizione presso l’Ente preposto alla tutela legale dei Diritti
d’Autore. Siccome noi abbiamo invece sempre sentito dire dagli esperti che tale data
è proprio quella dell’incisione, abbiamo chiesto al nostro giovane collaboratore se era
certo di quanto sosteneva. Ecco la sua risposta: «Ne sono assolutamente certo e
chiarisco le ragioni della mia certezza con un esempio. Ho due copie di Luna
marinara di Carlo Moreno: una (con data) è una ristampa su Cetra DC, mentre l’altra
(senza data) lo è su Cetra IT, con lo stesso numero di matrice. La data è stata aggiunta
e non è quella dell’incisione, indicata solo sui libroni manoscritti della Cetra, ma
quella della deposizione della nuova ristampa presso il suddetto Ente. Non è
stampigliata sulla matrice originale, ma è stata aggiunta posteriormente. Questa
particolarità, che si riscontra anche in dischi che non sono ristampe, è confermata dal
bravissimo Stefano Biosa, che possiede uno di questi libroni, ma non desidera
condividerlo».
Prendiamo atto di ciò che affermano, autorevolmente e all’unisono, Simone e
Stefano; tuttavia registriamo pure la testimonianza, non meno autorevole ma di segno
opposto, di Marco Basso, possessore di un’imponente collezione di 78 giri (v. la
seconda delle Notizie del 29 Luglio scorso) e discografo di indiscutibile competenza
ed esperienza: «A quanto mi risulta, la data che viene impressa sul disco è la data di
registrazione (burocratica) della matrice, ovvero del deposito della prima
registrazione in “colofonia”, che a caldo viene ulteriormente impressionata con dei
punzoni per la datazione. Siccome questo processo deve essere appunto fatto a caldo
e non per incisione meccanica (faccio presente che all’epoca l’incisione
spettroelettrica – a freddo – non si faceva ancora), la prima copia doveva risultare
ancora calda e quindi pochi istanti dopo la registrazione, l’ispezione e infine
la validazione della nuova matrice. Pertanto, la data in questione è da considerarsi a
tutti gli effetti la data d’incisione del pezzo.
Non sarebbe altrimenti possibile creare a posteriori un’ulteriore “punzonatura a
caldo”, se non deformando la matrice stessa in modo irrecuperabile. La colofonia,
materiale di natura cerosa e proveniente dalla gomma naturale, è molto dura e fragile
a freddo, mentre a caldo si lascia facilmente lavorare per asportazione di materiale,
pur rimanendo compatta; ma, se non viene scaldata in maniera uniforme, si imberla a
causa di tensioni strutturali della materia. Il disco invece è fatto di gommalacca,
materiale di natura diversa, resinosa per l’esattezza (anche se in verità la resina viene
fagocitata, digerita ed espulsa da degli insetti simili a cimici, prima di diventare
gommalacca), e plasticamente malleabile a caldo. Dall’unione di colofonia e
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gommalacca, nasce la ceralacca, nota a noi tutti per le sue eccezionali doti di durezza,
malleabilità, stampabilità e resistenza».
Sul medesimo punto interviene anche Vito Vita: «Caro Curatore, per quel che
riguarda la data impressa sulla matrice io, come te, ho sempre saputo che è quella
dell’incisione del brano. Questa informazione mi è stata comunicata da addetti ai
lavori (per es.: i responsabili di case discografiche, tecnici del suono, ecc...) ed è la
prima volta che invece sento dire che si tratta della data di deposizione presso un
Ente... Ma non si può mai dire, forse bisognerebbe contattare qualcuno alla Discoteca
di Stato».
♦ Roberto Berlini ci informa che ha appena postato su YouTube un video in cui
rievoca il suo incontro a Firenze con Pierina La Guardia, del Duo Fiorenza, e con
Narciso Parigi: da non perdere, perché questi due artisti, tuttora in gran forma e
lucidissimi a dispetto dell’età (Pierina è del ’25 e Narciso del ’27), ci fanno rivivere
con straordinario brio gli anni della loro gioventù, e questo grazie anche al fascino
della loro parlata, così schiettamente fiorentina.
Link: http://www.youtube.com/watch?v=w4u-lv-CNI4.
Bob ci annuncia anche che sta preparando dei video riguardanti, in particolare, i
seguenti argomenti: Reginella campagnola, Pippo non lo sa, Come si data un disco
(in due puntate), Fiorellin del prato e Ci piace il Trio Lescano (il perché di tanto
amore…).
Ultim’ora
Mail di Marco Basso: «Piccola postilla. Se la registrazione in colofonia venisse
scaldata nuovamente (anche se in maniera uniforme), sicuramente perderebbe la
precisione dei solchi incisi; in poche parole si butterebbe via la registrazione stessa.
Cosa diversa è il numero di matrice, che viene inciso a mano “a freddo”, con un
utensile duro, ma l'incisione è talmente superficiale che serve solo a riconoscere il
numero ad occhio e non ad essere stampato poi sui dischi. I numeri di matrice sono
25
progressivi e pertanto rispettano l'ordine cronologico di registrazione. Il numero di
matrice viene assegnato alla registrazione solo dopo che la “prima” in colofonia viene
ispezionata e validata, non solo visivamente ma anche acusticamente, ovvero
ascoltandola dopo il raffreddamento. Le operazioni sono queste:
1) incisione a caldo;
2) ispezione visiva e validazione;
3) punzonatura della data;
4) raffreddamento;
5) ascolto;
6) validazione acustica e assegnazione del numero di matrice;
7) bagni galvanici vari e preparazione della matrice da stampa.
Invito a vedere questo filmato della RCA del ’42, che spiega la produzione dei dischi
a 78 giri: http://www.youtube.com/watch?v=qZ5PQSaDYgU. Altro link interessante sulla
produzione di dischi storici è il seguente: http://www.youtube.com/watch?v=4FseSwvUNPA».
◙ Venerdì 27 Settembre 2013
♦ Mail di Paolo Piccardo: «Circa la questione delle date impresse nella gommalacca
dei vecchi dischi non posso che concordare con Marco e Vito, anche perché, essendo
più fornito di documentazione sui sistemi americani di lavorazione dei dischi, ho
qualche riferimento in più. In allegato una pagina della discografia di Artie Shaw, con
i dati evidentemente estratti dal brogliaccio di lavoro degli studi RCA:
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Si vede chiaramente che il numero di matrice è strettamente collegato con la data di
registrazione, anzi con la take scelta per il pezzo in esame. Ad esempio il 5 Aprile
1945, dalle 20 alle 23, per il pezzo Little Jazz vengono fatte 5 registrazioni di cui, tra
errori e false partenze, viene mantenuta la 1046/2, designata master. In altri pezzi la
matrice resta e vengono indicate le varie edizioni stampate (AXM2 si riferisce a RCA
Victor The Complete Series e ASC all’Artie Shaw Club). Chissà se gli studi Cetra
avevano registri simili, e che fine avranno fatto?».
Li avevano senza alcun dubbio, ma sono andati – criminalmente – distrutti o dispersi
chissà dove negli anni ’60 (v. le Notizie del 24 Maggio scorso); si sa di qualche
esemplare superstite, nelle mani però di collezionisti morbosamente gelosi dei propri
“tesori”, che probabilmente contano di portarsi nell’Aldilà… [NdC].
♦ Altra mail di Paolo Piccardo: «Vorrei riallacciarmi al trafiletto di giornale inviato
qualche giorno fa. Ricorderete che l’Orchestra Barzizza eseguì un programma il 10
Settembre 1942: interessante è la postilla, cioè “Concerto scambio con la
Reichsrundfunk Radio”. Penso che questo indichi che la Radio Nazionale Italiana
irradiava i suoi programmi anche in Germania (e forse viceversa), nell’intento di
raggiungere i nostri connazionali colà impiegati. Non dimentichiamo che varie nostre
orchestre operavano stabilmente a Berlino, Tullio Mobiglia e Nino Impallomeni su
tutti. Poco oltre si vede che l’Eiar trasmetteva anche messaggi dai soldati al fronte.
Questo tipo di servizio, con intenti propagandistici, verrà ripreso dagli americani in
Inghilterra. L’Army Air Force Band, diretta da Glenn Miller, arriverà a trasmettere
programmi di canzoni in tedesco dirette verso i soldati e la popolazione tedesca, con
la sottile regia del Dipartimento di Stato. Ecco un bellissimo esempio:
http://m.youtube.com/watch?v=32FGevbB7BY.
♦ Mail di Marco Gilardetti: «Riguardo alla datazione dei dischi, non credo di potervi
aiutare molto: se la data non è stampigliata sul bordo interno del disco, non possiedo
altri documenti da cui desumerla. In generale la mia esperienza mi dice che tale data
molto raramente si trova stampigliata sui dischi precedentemente agli anni
1942/1943; viceversa è praticamente sempre presente su quelli italiani degli anni ’50.
Ne ignoro la ragione. A memoria, pochi dischi delle Lescano presentano la data
stampigliata, comunque li ricontrollerò uno per uno e vi comunicherò le eventuali
date che dovessi rinvenire.
La mia opinione è che la data suddetta rappresenti quella d’incisione della matrice. Al
meglio delle mie conoscenze, si può dire che fino alla IIa Guerra Mondiale la
registrazione del brano musicale e l’incisione della matrice fossero tecnicamente un
passaggio unico contestuale, per cui ovviamente la data dei due eventi coincideva (e
quindi, in pratica, concordo con quanto già risposto da Marco Basso e Vito Vita). Nel
caso dei 78 giri italiani le date sono usualmente stampigliate con caratteri mobili, ma
non è raro vedere date incise a mano in corsivo dall’operatore, con una sgorbia o una
punta. Mi sembra quindi chiaro che la data veniva (e viene) scritta ad incisione
appena terminata. Tenere lì ferma una matrice per poi riprenderla in mano giorni o
settimane dopo, per aggiungere ad essa una data di valore puramente burocratico, mi
sembra una procedura industrialmente priva di senso. Sarebbe stato molto più
semplice e lineare aggiungerla già in fase di stampa, sull’etichetta cartacea a centro
disco.
27
Con questo non posso tuttavia escludere in modo assoluto che in alcuni casi la data
possa essere quella di deposizione presso gli Enti di competenza: può darsi che in
alcuni casi sia capitato. Credo comunque che ciò, quand’anche fosse, sarebbe
un’eccezione e non la norma, e comunque – come Vito – non l’avevo mai sentito dire
prima d’oggi».
♦ Mail di Simone Calomino: «Desidero rispondere a Marco Basso. Io sono ancora
alle prime armi e prendo per buono quello che mi si dice da gente che di queste cose
se ne intende. La datazione dei supporti non era per nulla cosa comune all’epoca delle
Lescano... per lo meno non lo era in Italia; negli Stati Uniti era invece una pratica
usuale. C’è perciò da fare la distinzione fra prodotti discografici italiani e stranieri:
sappiamo benissimo che in Italia le cose vanno sempre in modo diverso (in meglio o,
più spesso, in peggio).
Non riesco proprio a spiegarmi le “apparizioni” delle date sulle matrici... Come fa la
matrice di Luna marinara ad essere una volta datata e una no? E intendo dire la
stessa matrice! E poi, se quello che dice Marco è vero, come mai tantissimi dischi
Fonit sono datati il 1° Gennaio? Natalino Otto non aveva nulla di meglio da fare che
andare ad incidere a Capodanno, invece di starsene con la sua famiglia? L’unica
possibilità è che fossero caratteri mobili aggiunti in seguito... Più tardi, dal 1942 in
poi, il metodo di datazione è quello esposto da Marco, perché in quel periodo le date
incise e quelle dei libroni della Cetra coincidono!».
♦ Mail di Marco Basso: «Leggendo più volte la mail di Calomino, sospetto una cosa:
che in fase di ristampa la matrice originale fosse divenuta inutilizzabile e non
rimpiazzabile, anche perché una colofonia dà origine ad una sola matrice, poiché le
varie fasi di lavorazione rovinano l’incisione stessa nella colofonia. Pertanto penso
che sia stata rifatta partendo da un disco, ovviamente mantenendo lo stesso numero
ma (dato che la serie DC, differentemente dalla serie IT, riporta la data) punzonata
con il datario. È l’unica spiegazione plausibile: il disco è stato riprodotto e registrato
su una nuova colofonia.
In breve: viene incisa, validata e numerata la colofonia, ovvero la “madre”, spruzzata
con nitrato d’argento e cloruro di stagno, viene esposta alla luce e l’argento si riduce,
depositandosi in forma metallica sulla colofonia e dando così origine al “padre”; poi,
attraverso un bagno galvanico, viene depositato uno strato di cupronickel (nickel più
rame) di spessore importante e maggiore resistenza. Quest’ultimo strato metallico
viene levato, dando origine alla “matrice da stampa”. Durante la rimozione, si
distacca anche l’argento metallico (il “padre” resta attaccato alla matrice) e
ovviamente la colofonia si danneggia e con essa la registrazione. I pezzi di colofonia
vengono lavati via dalla matrice. Quest’ultima viene poi ispezionata, centrata e
sottoposta a varie operazioni di rito. È quindi pronta per essere infornata.
Il sistema di stampa RCA prevedeva invece una procedura completamente diversa,
con più passaggi, la quale permetteva di conservare una “madre” di natura metallica;
ovviamente la lacca di colofonia originale andava rovinata. Il bagno galvanico veniva
fatto in due fasi: prima il nickel e successivamente il rame; distaccando gli strati
metallici tra loro si aveva lo strato di nickel (negativo) e lo strato di rame (positivo).
Quello positivo era validato acusticamente mediante riproduzione e su di esso veniva
depositato nuovamente del nickel, però in forma mista al rame (cupronickel).
28
Avvenuta la separazione tra rame e cupronickel si otteneva la matrice e una “madre”
conservabile. Altri link interessanti sono:
- http://www.youtube.com/watch?v=UwZH0mfKDw4
- http://www.youtube.com/watch?v=otR-MGsmCeE
- http://www.youtube.com/watch?v=GqEeP6YPkGM».
◙ Sabato 28 Settembre 2013
♦ Come ha già fatto per il dossier su Bixio Cherubini, Antonio Mastrorocco ci ha
inviato una serie di integrazioni all’elenco di canzoni composte da Cesare Andrea
Bixio: esse riguardano tutte gli interpreti. Le inseriremo quanto prima al loro posto,
evidenzialdole, come la volta precedente, con un colore diverso.
♦ Mail di Giorgio Zoffoli: «Ottimo, come sempre, il dossier su Cesare Andrea Bixio
che, facendo il paio con quello su Cherubini, credo rappresenti il contributo più
completo su questo importantissimo autore finalmente rintracciabile in rete: un
compendio abbastanza completo, che spero possa servire come base per ulteriori
ricerche di nuovi documenti su di lui e sulla sua vasta produzione. È incredibile come
certi colossi della musica leggera italiana siano così clamorosamente dimenticati e
trascurati; noi riteniamo di aver fatto del nostro meglio per colmare una vergognosa
lacuna. Sia dunque ringraziato una volta di più il nostro Curatore per la passione che
pone nel valorizzare e riorganizzare armonicamente il lavoro di tutti quelli che gli
inviano documenti, spunti, scoperte e quesiti.
Mando ora tutto quello che ho raccolto su Astro Mari, affinché possa essere
rielaborato come gli altri dossier. Devo dire che le quattro lettere del cognome di
questo eccellente compositore e autore di testi (Mari, appunto, che ha firmato ben
otto canzoni incise dalle Lescano) mi hanno fatto tribolare non poco nelle mie
ricerche musicali, dal momento che spessissimo si confondeva con le quasi identiche
quattro lettere di Marf, l’autore che – come è noto – è al centro dei miei interessi. In
centinaia di documenti, cataloghi discografici e soprattutto nelle etichette sbiadite dei
78 giri è spesso assai facile confondere un cognome con l’altro; basta un mezzo
millimetro per scambiare la i finale con la f, con la conseguente perdita di ore di
lavoro per chiarire ogni dubbio. Ma devo aggiungere che le frequenti cantonate cui si
va incontro in casi incerti come questo, servono spesso a fare altre scoperte
sorprendenti!».
◙ Lunedì 30 Settembre 2013
La puntata odierna (la quinta), relativa alla pubblicazione delle lettere e foto inedite
di Caterinetta Lescano, comprende le missive 12 e 13, rispettivamente del 28
Febbraio 1961 e del 5 Novembre successivo. Sono le ultime che Kitty scrisse dal
Venezuela alla sua amica-sorella – come la chiama spesso – Luciana *. Più
precisamente sono le ultime in nostro possesso, giacché ne esistono altre che essa
inviò in seguito alla medesima destinataria, una addirittura poco prima di morire, a
Caracas, il 3 Ottobre 1965. La signora Luciana, tuttavia, ha preferito non mostrarci
queste altre lettere, a causa della loro straziante crudezza: decisione che purtroppo ci
impedisce di conoscere fino in fondo, cioè fino alla sua tragica conclusione, la
vicenda umana della minore delle sorelle Leschan, ma che è assolutamente legittima
29
e dunque da accettare senza se e senza ma. Ad ogni modo già le due lettere che
pubblichiamo oggi annunciano l’inesorabile affievolirsi in Kitty della speranza di
uscire dalla situazione sempre più critica in cui era venuta a trovarsi e anche
l’addensarsi nel suo animo di oscuri sensi di colpa, presumibilmente per il modo non
certo encomiabile con cui si era comportata nei riguardi di Giulio, l’uomo che l’aveva
amata veramente, beneficandola in tutti i modi. C’è nelle sue parole una mezza
confessione, forse indotta dall’amaro presentimento che le sue disgrazie potessero
essere una sorta di castigo divino per il male fatto a chi non se lo meritava proprio.
Una storia ben triste che Virgilio Zanolla ha ricostruito, in modo dettagliato e
avvincente, nel suo documentatissimo saggio Caterinetta 1945-1955.
Link: http://www.trio-lescano.it/pdf/Lettere_di_Caterina_Leschan_1954-1961_5.pdf.
◙ Martedì 1° Ottobre 2013
♦ Mail di Paolo Piccardo: «Mentre rileggevo le accorate lettere di Caterinetta, ho
notato che è stato aggiunto un punto interrogativo dopo il termine “griep”. Una
brevissima indagine attraverso il traduttore automatico di Google mi ha confermato
che si tratta della parola olandese corrispondente al vocabolo francese “grippe”, che
indica la comune influenza».
♦ Mail da Il Discobolo: «Cari amici, siamo all’inizio della stagione radiofonica
2013/2014 e vi invitiamo tutti a seguire la prima puntata della nuova serie di Dal
Fonografo al Microsolco, un programma ideato e condotto da Massimo Baldino
all’insegna della buona musica e dei bei ricordi. La trasmissione sarà udibile oggi
sulla homepage della nostra radio: www.ildiscobolo.net e, nei prossimi giorni, al seguente
indirizzo: http://www.iradeo.com/ildiscobolo/marted-1-ottobre-2013. Buon ascolto!».
Ultim’ora
♦ Mail di Marco Gilardetti: «Ho ascoltato la puntata del Discobolo e, come spesso
capita, ho sentito parlare della celebre Sala Gay di Torino, dove accaddero tanti fatti
importanti, prodromi del lancio dello swing in Italia. Gay, pronunciato ‘ghei’
all’inglese, indica come si sa chi è allegro o, in tempi più recenti, chi è omosessuale.
Gay, però, non c’entra nulla con l’inglese: è un antico e diffuso cognome torinese, il
quale di conseguenza si pronuncia all’italiana (o meglio: alla piemontese), vale a dire
‘gai’, con la ‘a’ bella larga».
◙ Mercoledì 2 Ottobre 2013
♦ Mail da Il Discobolo: «Cari amici, su www.ildiscobolo.net, per la nostra serie dedicata
alle vecchie interviste radiofoniche del passato, l’ospite di questa settimana di Carlo
Loffredo è Claudio Venturelli. Il programma resterà disponibile per i prossimi giorni
cliccando sul link: http://www.iradeo.com/ildiscobolo/mercoled-2-ottobre-2013.
Buon ascolto!».
♦ In riferimento a quanto comunicato nelle Notizie di sabato scorso, informiamo i
nostri lettori che è in rete il dossier su Astro Mari offertoci da Giorgio Zoffoli.
Abbiamo altresì provveduto a inserire in quello su Cesare Andrea Bixio le
integrazioni inviateci da Antonio Mastrorocco.
Links:
- http://www.trio-lescano.it/pdf/Astro_Mari.pdf
30
- http://www.trio-lescano.it/pdf/Cesare_Andrea_Bixio.pdf
◙ Giovedì 3 Ottobre 2013
♦ Nelle Notizie del ieri del sito Ricordando i Trii Vocali c’è una recensione di
Francesco Paci (uno dei tre Curatori del sito) alla Terza Edizione di Rievocando il
1940, curata da Umberto Mendola: essa è di nostro diretto interesse in quanto in tale
spettacolo si è rievocato anche il Trio Lescano.
Link: http://triivocali.weebly.com/uploads/8/7/1/3/8713050/terza_edizione_ricordando_il_1940.pdf
Se ciò che riferisce Francesco è vero (e non abbiamo alcuna ragione per metterlo in
dubbio) non si è certo trattato di una rivisitazione meritevole di elogi, ma piuttosto di
«una recita teatrale di periferia, di gusto infimo, che non ha nessuna pretesa di
divulgare la verità storica, ma, piuttosto, ha tutto l’interesse a far divertire (!) il
pubblico con macchiette e retorica trita e ritrita». Invitiamo dunque i lescanofili che
ci seguono a leggere per intero questo scritto, urticante e decisamente coraggioso,
dato che là dove si è svolto lo spettacolo può risultare particolarmente scomodo farsi
dei nemici, dicendo le cose come sono; li invitiamo altresì, se lo desiderano, a farci
giungere i propri commenti, che – se civili – saremo lieti di pubblicare.
♦ Mail di Giorgio Zoffoli: «Complimenti per l’ottimo lavoro su Astro Mari (i
mandolini erano pochi, sempre per la solita ragione che, nel caso degli autori di testi,
li catalogo tra quelli dei compositori). Allego un’altra bella foto di Bixio, tratta da un
volume acquistato su eBay e arrivatomi oggi: mi mancava, e mi auguro che si possa
integrarla nel relativo dossier già in rete».
La foto in effetti è assai pregevole e, facendo uno strappo alla regola, l’abbiamo
inserita nel pdf dedicato a C. A. Bixio. Abbiamo inoltre incorporato nel pdf dedicato
ad Astro Mari le ormai consuete integrazioni di Antonio Mastrorocco, giunteci
puntuali.
♦ Mail da Il Discobolo: «Cari amici, primo attesissimo appuntamento di questa
stagione radiofonica di Gran Galà, curato e condotto da Simone Climon. Ospite della
31
trasmissione odierna Alma Danieli. Sarà possibile ascoltare la trasmissione per tutta
la giornata di oggi su www.ildiscobolo.net, mentre per i prossimi giorni il programma
resterà in rete e sarà ascoltabile cliccando sul link http://www.iradeo.com/ildiscobolo/gioved-3ottobre-2013. Buon ascolto!».
◙ Venerdì 4 Ottobre 2013
Mail da Il Discobolo: «Cari amici, per Quando la radio, www.ildiscobolo.net ha
recuperato dal suo archivio una serie di programmi del periodo 1984-1985, intitolata
Io e la musica. Per voi oggi la prima di queste trasmissioni, condotta magistralmente
da un nostro caro amico. All'epoca si faceva radiofonicamente chiamare Tony De
Palma, ma tutti noi oggi lo conosciamo e gli vogliamo bene come Antonio
Mastrorocco: una delle colonne portanti sia della nostra Associazione Culturale che
di molte iniziative che in rete si occupano di Storia della Canzone Italiana. La
trasmissione sarà ascoltabile anche nei prossimi giorni, cliccando sul link:
http://www.iradeo.com/ildiscobolo/venerd-4-ottobre-2013. Buon ascolto!».
◙ Sabato 5 Ottobre 2013
♦ Mail di Marco Basso: «Riguardo alla questione del Trio Vocale Cetra, sul canale di
Simone Calomino [MrClimonmusica] ci sono due incisioni di tale Trio: Cara
Giuseppina, e Mustafà, entrambe in versione maschile. Ma qualcosa non mi torna.
Possiedo anch’io un disco del Trio Vocale Cetra (GP 92124, La vecchia Napoli, lato
a e b: v. le Notizie del 29 Luglio scorso), ma il mio trio è femminile e liricheggiante,
mentre quello di Simone è maschile, con voci che mi riconducono al primissimo
Quartetto Cetra (specialmente per il ritmo).
Link: http://www.trio-lescano.it/incisioni/La_vecchia_Napoli,_Trio_Vocale_Cetra_[GP_92124].mp3.
Sarebbe opportuno coinvolgere qualcun altro e fare un po’ di luce. Sarebbe bello e
interessante poter sviscerare questo apparente arcano».
♦ Mail di Marco Gilardetti: «Gentili amici, il recente dibattito sulla datazione dei
dischi e le mail scambiate con alcuni di voi mi hanno portato a fare alcune riflessioni,
che mi auguro di riuscire a trasformare in una proposta operativa sensata.
La mia perplessità nasce dal fatto che taluni danno per scontato che i dischi Cetra
catalogati DC siano successivi a quelli catalogati IT. Ritengo questa assunzione una
forzatura, perché mi sembra del tutto evidente, e basta sfogliare le prime pagine di un
qualsiasi catalogo generale Cetra per rendersene conto, che le sigle iniziali IT, DC,
ecc. indicavano la categoria di prezzo nella quale si inseriva il prodotto (in particolare
la DC era più cara della IT di circa il 30%) e tutt’al più il genere musicale suddiviso
in macroclassi. Da questo punto di vista mi sembra d’una chiarezza inequivocabile la
pagina 3 del catalogo generale Cetra dell’Ottobre 1942, dove ci viene esplicitamente
detto che si tratta di “categorie” (verbatim) di prezzo.
Se per sue ragioni commerciali la Cetra stabiliva che un determinato brano sarebbe
stato meglio vendibile nella collana economica IT anziché nella più costosa DC, nulla
le impediva di pubblicarlo nella collana IT anziché DC, allo scopo di massimizzare il
profitto. Anzi, ciò era pratica usuale del commercio discografico anche in precedenza
e anche per altre marche (Voce del Padrone, Odeon, Pathé, ma anche altre, lo fecero
32
abitualmente). Non vedo elementi che possano porre seriamente in discussione
l’esistenza di questa pratica commerciale.
Ora, è naturale che ad un certo punto la serie IT più economica sia stata
progressivamente soppiantata dalla più costosa DC. Anzi sappiamo che questo
passaggio, complice un tasso d’inflazione spaventoso (superiore al 15% dal 1940 in
avanti, poi più del 60% dal 1943 in avanti) unito ad una gravissima carenza di
materie prime, avvenne in modo assai rapido e quindi circoscritto nel tempo. Può
anche darsi che fosse una strategia intenzionalmente aggressiva, dispiegata per
aggirare in modo legale il calmiere dei prezzi (bisognerebbe chiederlo ad un esperto
d’economia storica). Comunque sia, da qui a trarne indicazioni precise riguardo
all’anno d’incisione d’un brano ce ne corre parecchio. A mio modo di vedere, in base
alle conoscenze e alla letteratura attualmente disponibile, se ne possono al più trarre
indicazioni molto generiche; direi di precisione ragionevolmente non superiore ai due
anni solari.
Se i codici IT e DC ci dicono quindi molto poco riguardo all’anno di pubblicazione,
perché avevano una valenza meramente commerciale e solo conseguentemente (a
posteriori) temporale; la mia opinione è che anche il numero che li segue abbia una
precisione limitata. Da un lato la razionalità umana che accomuna tutti noi ci porta a
supporre che in Cetra ci si sforzasse di far uscire le pubblicazioni seguendo un ordine
più o meno progressivo e sistematico. Ma dall’altro si potrebbero ipotizzare ragioni a
dozzine per cui probabilmente le cose non riuscivano ad andare sempre come
prefissato: fermi dovuti a grane burocratiche e di censura, ritardi in Siae, incisioni
particolarmente buone che sopravanzavano altre precedenti ma meno vendibili, per
farle uscire in un periodo dell’anno particolarmente propizio dal lato economico
(come Natale, ecc.), stampaggi mal riusciti e inviati al macero, problemi di
magazzinaggio, semplici dimenticanze o scarsa comunicazione tra sedi e uffici
diversi... È possibile, anzi lo ritengo altamente probabile se non quasi certo, che in
molti casi la numerazione delle uscite non abbia potuto seguire l’ordine progressivo.
Quindi, nuovamente, ritengo una forzatura impiegare i numeri di catalogo per
assegnare date precise a dischi sui quali non si hanno altri riscontri. Al più se ne
possono trarre indicazioni approssimate.
Faccio un esempio, con dati di fantasia, che mi auguro possa illustrare meglio il
concetto: se sappiamo per certo che DC 3999 è del Gennaio ’40 e che DC 4001 è del
Marzo ’40, è intuibile e ragionevole che anche DC 4000 debba essere all’incirca di
quel periodo. Ma, in mancanza d’altri riscontri, concludere che sia del Febbraio ’40 è
un’estrapolazione completamente campata per aria. Ciò che potrebbe fare veramente
fede, o per meglio dire confermare l’estrapolazione, sarebbero piuttosto articoli di
giornali, inserzioni pubblicitarie, interviste rilasciate all’epoca (non ricordi raccolti a
settant’anni di distanza dagli eventi), incrocio di dati tra cataloghi, quando tali dati
sembrano tutti concordare tra loro.
Quasi tutte le discografie (non solo quella pubblicata nel nostro sito, ma anche quella
generale della Cetra su Wikipedia e molte altre) non tengono conto di tutto questo,
anzi vi si riscontra sovente la pretesa di collocare tutti i numeri di matricola in ordine
su una colonna e di ritrovarsi su una colonna parallela tutte le date di pubblicazione
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anch’esse in bell’ordine progressivo. A mio modo di vedere questa impostazione,
prima ancora che errata, è irrealistica.
Forse (e dico: forse, anzi lo chiedo a voi) potrebbe dare qualche informazione in più
il numero di matrice, considerato che il numero di catalogo è essenzialmente un
codice legato ad esigenze di natura commerciale, mentre il numero di matrice ha una
valenza tecnica e archivistica. Non ho idea dei criteri con cui questo numero venisse
assegnato, non so nemmeno se sia davvero progressivo (o se almeno una parte di esso
lo sia). Tuttavia, secondo me, sarebbe giunto il momento d’iniziare a studiare in
modo sistematico i numeri di matrice: stilare delle tabelle in cui, oltre al numero di
catalogo, compaiano i numeri di matrice sia del lato a che del lato b, e quindi
ricercare in essi una struttura comprensibile e sufficientemente solida da permettere
di fare anche deduzioni ed interpolazioni ragionevolmente attendibili sui dati
mancanti. Naturalmente questi dati andrebbero estratti solo ed unicamente da fonti
primarie (dischi, giornali, cataloghi...), vale a dire non ricopiando i soliti dati che si
trovano in internet e della cui accuratezza, provenienza e bibliografia non si sa nulla.
La pagina di Wikipedia, per quanto ne sappiamo, potrebbe essere stata
semplicemente scopiazzata dal nostro sito, riportando gli stessi errori e imprecisioni
con quanto ne consegue. Stessa cosa dicasi per Il Discobolo, che contiene molti dati
interessanti ma usualmente non specifica la loro provenienza.
Allego al presente messaggio una tabella, in parte precompilata a modo d’esempio
con dati di fantasia, e naturalmente migliorabile recependo vostri eventuali
commenti, che potrebbe essere impiegata allo scopo. Ho pensato di costruirla in
Excel in quanto è un programma facile da impiegare per tutti, ma
contemporaneamente consente qualche elementare operazione di ordinamento dei
dati. Ciascuno di noi potrebbe compilare una copia di questa tabella in base al
materiale di cui dispone, eventualmente limitandoci in prima battuta alla sola
discografia del Trio Lescano, per poi estenderla (se l’operazione sembra apparire
valida) a tutti i dischi Cetra-Parlophon in nostro possesso.
Link: http://www.trio-lescano.it/archivio_documenti/Modulo_Discografia_Cetra-Parlophon.mht.
Chiedo quindi la vostra opinione preventiva sull’effettiva utilità di questa operazione,
e anche di pronunciarvi esplicitamente riguardo alla vostra volontà (considerati anche
i limiti del tempo libero di cascuno) di prendere parte o meno a questo lavoro di
catalogazione».
◙ Domenica 6 Ottobre 2013
♦ Mail di Antonio Mastrorocco: «Riferendomi alla richiesta di Marco Basso in merito
ai Trii Vocali Cetra, espongo quanto segue. La casa discografica Cetra ha imposto il
proprio nome a vari trii e quartetti: il Trio Vocale Cetra (femminile) menzionato da
Marco potrebbe dirsi uno dei primi, avendo la sigla GP 92124. È seguito a ruota dal
Trio Vocale Maschile (in un primo tempo), poi trasformatosi in Trio Vocale Cetra e
formato da due orchestrali di Angelini (il contrabbassista Luigi Casasco e il violinista
Telesio Girardenghi) e da Piero Pavesio (cantante e pianista della stessa orchestra).
Di questo trio abbiamo: Cara Giuseppina, Passeggiando per Milano e Uicci-Ci come
Trio Vocale Maschile e Harem, Mustafà e Rosamari come Trio Vocale Cetra, tutti
successivi al Trio Vocale Femminile. Inoltre c’è da aggiungere che altri orchestrali
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(come il napoletano Gianni D’Ovidio, trombettista ) si divertivano a cimentarsi – e
piuttosto bene – come cantanti. Inutile aggiungere che anche il Quartetto Cetra ha
avuto due formazioni, come ben sappiamo».
Si veda anche: http://triivocali.weebly.com/uploads/8/7/1/3/8713050/trio_vocale_cetra.pdf.
♦ Mail di Roberto Berlini: «Interesserà sicuramente ai lettori della pagina delle
Notizie il video su YouTube in cui parlo di Pippo non lo sa. Come potranno vedere,
in questo video rivelo la scoperta che Pippo ha avuto una sorella (la Peppa): spero che
piaccia a tutti. La prossima settimana parlerò delle Lescano!
Link: http://www.youtube.com/watch?v=TOhTgWF1DFs.
Circa l’intervento di Marco Gilardetti sulla datazione dei dischi a 78 giri, invito gli
interessati a leggere (o rileggere) attentamente il mio contributo sull’argomento,
pubblicato all’indirizzo http://www.trio-lescano.it/archivio_documenti/R._Berlini,_La_datazione_del_disco_a_78_giri.pdf».
◙ Lunedì 7 Ottobre 2013
Si conclude oggi, con la sesta puntata, la pubblicazione dell’epistolario di Caterinetta
Lescano donatoci dalla signora Luciana *. Le ultime due lettere conservate nel suo
archivio personale le sono state indirizzate da Maria Rosaria Epicureo, colei che fu di
fatto per Kitty una devota e affettuosa quasi-cognata (almeno finché durò la tenera
love story tra lei e suo fratello Giulio), e da Duilio D’Agostino, il giovane amante
dell’ex-artista divenuta antiquaria, il quale, in un’intricata vicenda di passioni
sfrenate, interessi economici e finanche sottrazione di gioielli e altro, ricoprì lo
sgradevole ruolo del cattivo. Se la seconda lettera ce lo presenta nei panni di un
giovane beneducato, che ringrazia compitamente il marito di Luciana per l’ospitalità
ricevuta nella sua casa, la prima lo dipinge come il diavolo in persona; senza per altro
risparmiare Caterinetta, che diventa qui la «signorina Lescano».
Non è facile, basandosi solo su queste missive, stabilire dove la verità ceda il posto
alle accuse infondate, magari dettate da un pur comprensibile risentimento. È infatti
innegabile che Duilio e Kitty si mostrarono ingrati e sleali nei confronti di Giulio
Epicureo, che era sempre stato molto generoso con loro; ma anche quest’ultimo,
quando scoprì il tradimento della donna da lui tanto amata, reagì nel peggiore dei
modi, vale a dire riempiendola letteralmente di botte: e meno male che qualcuno lo…
legò sul letto, evitando così il peggio!
Una storia, insomma, assai poco edificante, che mai avremmo immaginato potesse
riguardare la nostra Caterinetta, che ricordiamo come delicata interprete di tante
romantiche canzoni d’amore. Il fatto è che gli artisti o le artiste, specie se grandi,
sono spesso così, tutto “genio e sregolatezza”. Se ne rendeva conto la stessa Kitty,
quando ammise che, pur non essendo in fondo cattiva, era proprio «fatta male».
Link: http://www.trio-lescano.it/pdf/Lettere_di_Caterina_Leschan_1954-1961_6.pdf.
Invito alla collaborazione
I fortunati possessori di dischi originali delle Lescano (da sole o con altri/e cantanti)
sono cordialmente invitati a partecipare a una ricerca della massima importanza: si
tratta di esaminare tali dischi con speciale attenzione, eventualmente muniti di una
buona lente d’ingrandimento, al fine di individuare quelli che recano impressa una
data, tra l’etichetta e i solchi. Ciò fatto, la cosa migliore è di scattare una foto digitale
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del lato del disco di nostro interesse, possibilmente in modalità macro e a luce
naturale radente, cosicché sia l’etichetta che la data siano ben visibili o almeno
leggibili senza incertezza. Ci penseremo poi noi ad estrarre dalla foto tutte le
informazioni necessarie per catalogare il brano nella speciale tabella che abbiamo
creato nella nuova pagina della Discografia, che tutti sono invitati a visitare.
Link: http://www.trio-lescano.it/discografia/censimento_dischi_datati.html.
◙ Mercoledì 9 Ottobre 2013
♦ La nuova pagina della nostra Discografia sta crescendo a vista d’occhio, grazie
soprattutto allo spoglio sistematico (al quale sta dando un contributo determinante
Paolo Piccardo) del volume di Adriano Mazzoletti, Il jazz in Italia. Sfortunatamente
in quest’opera monumentale manca l’indicazione precisa delle fonti utilizzate
dall’Autore per datare i dischi elencati nella parte finale del libro, lacuna davvero
strana e inspiegabile. Si direbbe comunque che Mazzoletti non si sia rifatto alle date
stampigliate sulla gommalacca dei dischi originali, anche perché, prima del 1942, i
dischi con data sono una piccola minoranza.
Nella parte del volume già esaminata sono state rilevate, in particolare, due
inconguenze non da poco, relativamente alle canzoni Oh! questa non si fa (GP
92148b) e Vado in Cina e torno (GP 92633a): le date d’incisione e le matrici fornite
da Mazzoletti sembrano ineccepibili, in quanto in ordinata sequenza con ciò che
precede e con ciò che segue; ma le due matrici non corrispondono affatto a quelle
visibili sulle relative etichette che abbiamo in archivio (v. le note 1 e 2 di detta
pagina), matrici che rimandano oltretutto a date d’incisione assai diverse. Su queste
vistose dicrepanze abbiamo consultato i nostri esperti, i quali si sono così pronunciati:
● Marco Gilardetti: «Mi rincresce ma non saprei proprio cosa dire: occorrerebbe
proprio sapere da dove Mazzoletti abbia tratto o dedotto i suoi dati. In ricerche come
queste bisognerebbe utilizzare solo materiale originale, e non dati riportati o copiati.
Io, naturalmente, di fronte a un’etichetta che dice A, mentre Mazzoletti dice B, tendo
a credere a quello che vedo scritto coi miei stessi occhi sull’etichetta. O se comunque
ne dubitassi, chiederei a Mazzoletti le ragioni per cui secondo lui non è A ma B, e
valuterei se sono sufficientemente fondate e convincenti.
Potrebbe anche essere che il numero stampigliato sulla matrice e quello stampato
sull’etichetta siano tra loro diversi (anche qui l’unico che lo possa confermare è
Mazzoletti). In questo caso io propenderei a prendere per buono quello stampigliato
sulla matrice, in quanto è più probabile che si sia prodotto un errore tipografico nel
processo di stampa dell’etichetta su carta.
Per i dischi attorno al ’43 concordo che finora non ho mai riscontrato fatti che mi
portino a pensare che si tratti di nuove pubblicazioni. Direi però che in molti casi non
sono ristampe, nel senso preciso del termine, ma più propriamente riedizioni, in
quanto si tratta di dischi rimasti sempre disponibili sul mercato e per i quali, esaurita
la prima edizione, si è proceduto a realizzarne per l’appunto una seconda. Di ristampa
si può parlare forse per il disco che vedo datato al 1950: plausibilmente si tratta di un
disco che in effetti per alcuni anni non è più stato disponibile, e per il quale è stata
effettuata, a circa dieci anni di distanza dall’uscita originale, una ristampa: quella che
con termine odierno si chiama reissue».
36
● Renato Percival Allison: «Sto cercando di rileggermi tutte le considerazioni fatte in
passato dai vari collaboratori, purtroppo non riesco a farmi un’idea precisa della
situazione. Io penso che siccome della stessa incisione e stessa matrice, alcune copie
sono datate e altre no, sia evidente che la data veniva impressa nella gommalacca
successivamente alla stampa, e che quindi si riferisca semplicemente alla data di
stampa; la dimostrazione sarebbe che sulla ristampa di Firenze [DD 10194a], è
impressa una data palesemente lontanissima da quella dell’incisione. In quanto alla
nota 1 del Censimento, la mia convinzione è che sia semplicemente un errore di
Mazzoletti, come se ne riscontrano tanti altri nel suo libro Il jazz in Italia.
Desidero infine ricordarvi che la prima stampa è sempre su IT; poi, casomai, gli stessi
brani possono essere stati riediti o ristampati su DC, DD e via di seguito».
● Marco Basso: «Per quanto riguarda la progressione delle matrici, normalmente la
colofonia veniva numerata con il primo numero di matrice disponibile (incisione
a freddo, una volta ottenuta la validazione), numero che ovviamente era progressivo.
Ci sono però stati dei casi in cui le stesse colofonie riportavano già i numeri di
matrice e per tale ragione, se l’incisione veniva fatta in 4 copie (ad esempio per 3
sbagli consecutivi) i numeri relativi alle tre copie scartate venivano semplicemente
depennati dalla lista e mai più utilizzati. Andava così in stampa solo la matrice
ultima, quella col numero superiore. In questo caso, il numero di matrice risultava
stampato (o per meglio dire inciso) anche sul disco finale, in quanto le colofonie
erano già punzonate progressivamente. Alcuni dischi, infatti, vicino all’anello
eccentrico, riportano nitidamente il numero di matrice; i dischi nei quali si vede
malamente è perché la matrice ricevette la numerazione posteriormente, a freddo».
● Paolo Piccardo: «Oh! questa non si fa, a nostra conoscenza, ha la matrice 151843 e
la sigla GP 92148b. La matrice immediatamente seguente, 151844, appartiene
secondo Mazzoletti a Il Generale dorme, GP 92147, 23 Febbraio 1937. Così, con
buona approssimazione, direi che Mazzoletti ha trascritto una matrice errata, per cui
il pezzo sarebbe stato effettivamente inciso nel Febbraio del ’37, e non nell’Ottobre
dell’anno precedente, come afferma Mazzoletti. Una parola decisiva potrebbe forse
fornirla l’esame della matrice del lato a di GP 92148: si tratta di Torna piccina, dal
film Vivere, che uscì il 30 Dicembre 1936.
Nel secondo caso, quello di Vado in Cina e torno, non so proprio come spiegare il
fatto che la matrice indicata da Mazzoletti (153848) differisca da quella stampata
37
sull’etichetta (153798). Le date di incisione sarebbero comunque abbastanza
ravvicinate».
♦ Mail di Virgilio Zanolla: «L’eventualità che i brani lescaniani pubblicati nel ’43
siano tutti riedizioni di precedenti dischi sussiste ed è molto forte; questo però almeno
un risvolto positivo ce l’ha: perché dimostra (se mai ce ne fosse bisogno) quanto i
motivi del Trio olandese andassero a ruba, ancora all’inizio del periodo più cupo
della guerra. Non si tratta di un merito da poco. Personalmente, resto persuaso che
l’allontanamento delle Lescano dalla radio nell’immediato dopoguerra sia stato un
errore molto grave dei dirigenti d’allora; si disse che i gusti erano cambiati, ma è una
palla colossale: se guardiamo alle canzoni tra il ’45 e il ’48, nella media il loro tono
non si discosta poi molto da quello di prima della guerra o dei primi due anni di
guerra. Richiamare le Lescano avrebbe significato ristabilire una tradizione che a ben
vedere poco o nulla aveva a che fare con le manifestazioni canore velatamente o
dichiaratamente politiche del Ventennio fascista; il loro allontanamento, invece, in
certo modo contribuì a insinuare nel pubblico degli appassionati alcuni sospetti. Ma
ad aver preso la tessera del P. N. F. c’era un così lungo elenco di artisti (e, beninteso,
di funzionari dell’Eiar, passati poi alla Rai) che, anche guardando alle Lescano, prima
di giungere a loro ci sarebbe stato parecchio da fare con altri».
♦ Simone Calomino ha postato nel Canale Ufficiale del sito una nuova canzone rara
delle Lescano, per la precisione la trentanovesima, senza contare il trailer del canale.
Si tratta questa volta della deliziosa All’imbrunire (DC 4146b, matr. 51641), incisa
nel ’42, ossia nell’ultimo periodo di attività discografica del Trio. Le Olandesine si
dimostrano qui al top della forma, a riprova che la loro carriera si chiuse in bellezza e
non già quando erano ormai logore e demotivate, come è successo (e succede
normalmente) a tanti altri artisti. Non possiamo fare a meno di pensare con tanta
malinconia – e alla luce delle considerazioni di Virgilio fatte qui sopra – agli
innumerevoli altri capolavori che il Trio Lescano avrebbe potuto regalarci, se solo il
destino non avesse deciso di silenziarlo per sempre, per lo meno nella formazione
originale.
◙ Giovedì 10 Ottobre 2013
♦ È ormai ufficiale la notizia che a Milano si sta allestendo con buona lena una nuova
commedia musicale, con protagonisti le Sorelle Marinetti, Gianni Fantoni e altri
ottimi attori-cantanti. Sarà una pièce teatrale ambientata nel ’43, con brani musicali di
quell’epoca eseguiti in scena, fra cui Nebbia, L’orso dello zoo e Ho il cuore tenero.
Il nostro Paolo Piccardo, dopo essersi documentato in internet, ci ha scritto: «La
nuova commedia musicale con protagoniste le Sorelle Marinetti, Gianni Fantoni,
Francesca Nerozzi, Paolo Cauteruccio e Gabrio Gentilini si intitola Risate sotto le
bombe. La scena è ambientata in un piccolo teatro, in una piccola città di provincia,
una sera di tardo autunno del 1943. Dall’inizio della guerra le compagnie di arte varia
si arrangiano come possono, girando il paese tra mille difficoltà e con mezzi di
trasporto improvvisati, alla disperata ricerca di un ingaggio successivo e con la
speranza che l’impresario locale non faccia scherzi, magari scappando con il magro
incasso. Poco dopo l’inizio di uno spettacolo suona improvvisamente un allarme
aereo e il pubblico, preso dal panico, scappa dalla sala. La piccola compagnia di attori
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e cantanti si rifugia nel camerino del coro, esattamente sotto il palcoscenico del teatro
e lì attende che l’emergenza cessi.
Le Sorelle Marinetti, il capocomico Altiero Fresconi, il refrenista Rollo, la
soubrettina Velia Duchamp e alcuni musicisti sono costretti ad attendere il cessato
allarme in un angusto spazio, che fa affiorare la complessità dei rapporti
interpersonali. Per impiegare il tempo e scacciare la preoccupazione, gli artisti
decidono di provare i numeri di un nuovo spettacolo per il quale vi è speranza di un
debutto la settimana successiva in un grande teatro cittadino. A complicare la
situazione c’è la fame: gli artisti non mangiano da più di un giorno e le forze e
l’entusiasmo sono in via di esaurimento.
Il testo è di Giorgio Umberto Bozzo e Gianni Fantoni; il primo è l’ideatore del
progetto Sorelle Marinetti e già autore di Non ce ne importa niente. La direzione
musicale è del M° Christian Schmitz».
♦ Mail di Vito Vita: «Ho letto, dopo alcuni giorni in cui non mi sono collegato, le
ultime news: vi invio alcune mie considerazioni. Innanzitutto sulla discografia di
Mazzoletti: io ho il volume e, da quel che leggo nell’introduzione al relativo capitolo
(a p. 457), anche lui si è basato, almeno in parte, sul lavoro fatto da altri (cita alcuni
collezionisti come Luigi Martini, Gegé Bondrini e Adelchi Cremaschi, tra i tanti), e
quindi gli errori presenti possono essere stati fatti o da loro o da lui. Ritengo che se
avesse inserito per ogni supporto la fonte di provenienza forse questa parte del
volume sarebbe risultata un po’ meno leggibile, ma ne avrebbe sicuramente
guadagnato la scientificità del lavoro.
Allo stato attuale delle cose, penso che l’unico modo per avvicinarsi alla verità sia
quello che si usa in filologia, e cioè: la fonte più antica ha, in generale, più valore di
una recente (quindi, ad esempio, un catalogo originale del 1938 ha più valore di un
dato riportato nel volume di Mazzoletti) e il dato originale è, per ovvi motivi, più
credibile di quello riportato (perciò l’etichetta o il vinile è più credibile del catalogo);
dopodiché si deve procedere con l’incrocio dei dati reperiti. Quindi, in conclusione, il
lavoro di Mazzoletti può essere solo un punto di partenza.
Per quel che riguarda Wikipedia, le fonti sono in genere inserite in bibliografia e nelle
note: ma ovviamente, essendo aperta al contributo di chiunque, può accadere che una
persona che sia in possesso di un disco mancante nel catalogo lo inserisca, riportando
i dati che legge (e sicuramente ciò, se da un lato ha l’indubbio vantaggio di consentire
il reperimento di dati dalle fonti più varie, dall’altro lato si può prestare a errori, se
non a veri e propri vandalismi o a stupidi scherzi».
◙ Venerdì 11 Ottobre 2013
♦ Sistemando i dati disponibili nella nuova pagina della Discografia (per ora
soprattutto quelli desunti da Il jazz in Italia di Adriano Mazzoletti), è balzato subito
agli occhi un fatto strano: tra il Maggio e il Settembre del 1937 si verifica un grosso
buco, relativamente alla numerazione delle matrici, nei dischi Parlophon lescaniani
della serie GP, con etichetta verde: si passa bruscamente da 151967 a 153166,
saltando cioè tutti i numeri che iniziano con 152… Come al solito abbiamo chiesto
lumi ai nostri esperti discografi ed ecco le risposte finora pervenuteci:
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Paolo Piccardo: «Ho notato che da nessuna parte [e non solo dunque tra i dischi
delle nostre beniamine] si trovano matrici serie 152xxx».
● Simone Calomino: «Sono sbigottito... Non saprei proprio! A casa guarderò tutti i
miei Parlophon e vi saprò dire».
● Marco Gilardetti: «Non saprei darne una spiegazione certa. Ritengo possibile, ma è
solo una mia ipotesi, che i numeri intermedi possano essere stati riservati per una
collana editoriale (ad es. corsi di lingue, fiabe sonore o simili), eventualmente in
seguito abbandonata e mai pubblicata».
● Marco Basso: «I numeri di matrice venivano assegnati ai dischi progressivamente,
ma bisogna anche dire che l’Eiar aveva sale di registrazione a Torino, Milano,
Venezia, Roma, Firenze e in tutte le grandi sedi in cui erano presenti studi,
auditorium, sale di registrazione e trasmettitori. Per esempio a Venezia ci sono gli
studi – ora della Rai – con la sezione trasmittente; in più vi è Campalto, che ha solo le
sezioni trasmittenti, senza studi e sale di registrazione. Per tale ragione è possibile che
certi numeri di matrice siano stati destinati ad altre sedi, per altri tipi di registrazioni o
usi. Bisognerebbe trovare un archivio delle matrici per vedere cosa vi è registrato
sopra. Ovvero una ricerca partendo dal numero di matrice. Io mi dò questa
spiegazione: potrebbe essere plausibile».
● Roberto Berlini: «Beh, bisogna vedere cosa facessero le Lescano in quel periodo.
Magari avevano abbandonato per un periodo l’attività discografica per dedicarsi a
spettacoli e concerti. Prima di incidere la matrice 151967 [Il mio amore eri tu, GP
92207] la loro attività è stata più frenetica? Forse si saranno anticipate il lavoro…
Tuttavia questo enorme buco non può essere giustificato in questo modo. Noi stiamo
osservando solo le matrici delle Lescano, giusto? Bisogna vedere se i numeri di
matrice da 151968 a 153165 sono mai stati stampati: personalmente ritengo possibile
che alla Parlophon siano arrivate delle vagonate di incisioni e in qualche modo
abbiamo dovute spostarle in un’altra serie. Per scoprire questo mistero bisogna capire
se esistono dei dischi pubblicati con un numero di matrice 152xxx. Forse si tratta di
ristampe! […] Dobbiamo essere consapevoli che stiamo riscrivendo la storia!».
♦ Altra sorprendente anomalia riscontrata nel nostro Censimento dei dischi datati del
o col Trio Lescano, per lo meno allo stato attuale dei lavori. Mentre si può osservare
ovunque un evidente parallelismo tra date e matrici (nel senso che procedono
entrambe in perfetto ordine crescente), non così è per le matrici comprese tra 154670
e 154803: qui sembra regnare i caos, con numeri maggiori seguiti da minori, mentre
le date si susseguono come di consueto. Abbiamo controllato l’esattezza dei numeri
di matrice, confrontandoli – quando ciò è possibile – con le atichette presenti nel
nostro archivio, e non abbiamo trovato qui nulla di anormale; siamo perciò indotti a
pensare che siano le date ad essere sbagliate (sempre che, ben inteso, il parallelismo
cui abbiamo accennato sopra fosse la regola fissa, e non una coincidenza fortuita,
suscettibile di scarti o inversioni). Purtroppo non sappiamo con precisione da dove
Mazzoletti, e quanti lo hanno aiutato nella compilazione della Discografia, abbiano
tratto le date d’incisione, per altro quasi sempre approssimative. Sapremo qualcosa di
più preciso quando arriveranno altre foto di etichette con data: molte sono
attualmente in preparazione, ad opera dei nostri collaboratori che possiedono dischi
originali delle Lescano. Torneremo dunque in futuro sull’argomento: promesso!
●
40
Ultim’ora
Diverse importanti mail di Palo Piccardo:
● «Su un forum dedicato alla città di Savona ho contattato l’amico Riccardo Ricco,
noto collezionista di dischi d’epoca e amico personale di Pippo Barzizza:
http://m.youtube.com/watch?v=uB5uOUKOavk.
Spero che ci possa essere utile nelle nostre ricerche.
● In tema di matrici, ecco alcune cose importanti:
http://www.phonomuseum.at/includes/content/lindstroem/scandinavia2.pdf.
Questo signore ci spiega come e perché venivano assegnate le matrici. Nel 1954 la
Parlophon serie C utilizzava le matrici 156xxx.
● Guardate un po’ qua, guardate: http://discography.phonomuseum.at/parlomx.htm!
Ho sintetizzato in poche righe ciò che ci interessa: chiedo scusa per la sbrigatività, sto
scavando nel web.
● http://www.phonomuseum.at/2011/06/aufnahmebuecher-recording-ledgers-carl-lindstroem-a-g-auf-cd-r.
Ho chiesto se in questi files esistessero per caso gli elenchi che ci stanno a cuore... Se
la fortuna ci assistesse potremmo ben sacrificare una piccola somma per averli.
Incrociamo le dita!».
Ancora una volta il contributo di Piccardo è stato determinante: possiamo ben dire
che, senza di lui, saremmo persi! Gli dobbiamo dunque tutti un sonoro GRAZIE,
Paolo! [NdC].
◙ Sabato 12 Ottobre 2013
♦ A p. 582 del libro di Mazzoletti Il jazz in Italia si parla di una canzone, Buona notte
amore, che sarebbe del Trio Lescano, mentre il Catalogo Parlophon del Gennaio
1938 la attribuisce a Emilio Livi (GP 92214).
41
Abbiamo chiesto a Paolo Piccardo di dirci la sua opinione in materia, ed ecco la sua
risposta: «Buona notte amore appartiene a quel gruppo di canzoni misteriose
attribuite al quartetto di Carlo Prato e di cui discutemmo in passato. Innanzi tutto
Massimo Baldino stabilisce che la matrice non è quella segnalata da Mazzoletti
(151964), bensì 151893. C’è anche una clip audio, ma di soli 30 secondi, e il Trio
non compare. Forse Massimo ne sa di più. Ricordo che questo disco è stato tolto dal
Catalogo Cetra del 1942. Voglio anche ricordare che La canzone d’Alabama di
Mariotti-Martelli-Neri (che abbiamo nell’Archivio sonoro), non ha nulla a che fare
con la famosa Stars fell on Alabama di Perkins-Parish, checché ne dica Mazzoletti.
Al momento, per quanto ne so io, la presenza delle ragazze è incontestabile solo in
Girotondo della Musica».
Poscritto del Curatore - Grazie alla cortesia di Giorgio Grassi, che ce l’ha fornita,
abbiamo appurato che in Buona notte amore canta (e da par suo!) solo Emilio Livi.
Anche qui, dunque, l’indicazione di Mazzoletti è erronea.
♦ Mail di Paolo Piccardo: «Tramite certi miei amici
ho scoperto un’altra curiosità, sebbene di minore
importanza rispetto al prezioso sito austriaco: il
disco C 8289, che riporta incisa sulla gommalacca
la data 20.09.53, ha come matrice 156452.
Evidentemente nel dopoguerra si ritorna alle matrici
a 6 cifre. Grazie a Daniela Desiglioli per la segnalazione».
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◙ Domenica 13 Ottobre 2013
♦ Mail di Simone Calomino: «Cari amici, vi confermo che nel dopoguerra alla
Parlophon ripresero ad usare le matrici a sei cifre. È una cosa che avevo notato
anch’io un po’ di tempo fa, imbattendomi nel disco a 78 giri di Carlastella [inciso col
suo vero nome, Carla Bolongaro] Nel paese del caffè (Coffee Time), TT 9343, matr.
155648, 1949/50.
Link: http://www.ildiscobolo.net/public/SCHEDE%20CANZONI/Nel%20pese%20del%20caffè%20%20CARLASTELLA.htm .
A proposito di questa cantante ho scoperto, dopo ricerche lunghe e faticose, dove
abitava. Contattando i suoi vicini di casa, ho appreso che essa aveva un figlio,
purtroppo un po’ infermo di mente e per questo motivo ricoverato in una casa di cura.
È rimasto in tutela allo zio paterno anche dopo la morte dei genitori, avvenuta nel
1998 per la madre e nel 1999 per il padre. Purtroppo mi sarà molto difficile trovare il
materiale riguardante Carlastella, che si trovava nell’appartamento della cantante fino
al Marzo scorso, quando la casa è stata svuotata perché “abitata da abusivi”...
Insomma, la storia di questa artista è delle più deprimenti: è mia intenzione
pubblicare un libro su di lei, ma ho pochissimo materiale inerente alle tappe
principali della sua carriera: mi servirebbe dunque l’aiuto di tutti per recuperare foto,
riviste, articoli di giornale in cui appaia anche la minima notizia su di lei. È molto
importante per me e ringrazio fin d’ora quanti vorranno darmi una mano».
♦ Mail di Roberto Berlini: «Invito tutti i lettori delle Notizie del sito a vedere la terza
puntata di Ultime novità, intitolata Ci piace il Trio Lescano (Il perché di tanto
amore...). Oltre al mio commento, nella puntata presento la rarissima canzone
Malinconia, proveniente dalle recenti acquisizioni dell’archivio di Leonardo Cabano.
Buona visione e buon ascolto!
Link: http://www.youtube.com/watch?v=sGjqW-Q3rd8.
◙ Lunedì 14 Ottobre 2013
Simone Calomino, oltre ad averci offerto la foto di un altro disco “datato” della sua
sempre più ricca collezione di 78 giri, foto che abbiamo subito inserito nel nostro
Censimento (si tratta di Lungo il margine del fiume, IT 1092b, matrice 51235, data
21.10.1941-XIX), ci ha inviato le scansioni di alcune pagine per noi significative di
due supplementi di cataloghi della Cetra-Parlophon, anch’essi facenti parte della sua
collezione di documenti cartacei. Le abbiamo sistemate in un pdf, che abbiamo
denominato Materiali per la datazione dei dischi a 78 giri della Cetra-Parlophon,
relativamente alla loro prima edizione.
Link; http://www.trio-lescano.it/archivio_documenti/Materiali_per_datazione_dischi.pdf.
Sappiamo bene che conoscere la data esatta (almeno per quanto concerne l’anno e,
possibilmente, il mese) di pubblicazione di un disco non ci dice granché circa quella
dell’incisione dei due brani in esso contenuti; tuttavia, anche in questo campo, vale il
vecchio adagio che poco è sempre meglio di niente! Non dimentichiamo infatti che
prima del ’41, quando cioè divenne prassi abituale (e forse obbligo di legge: stiamo
indagando su questa possibilità) stampigliare sulla gommalacca dei dischi la data, che
i più ritengono essere appunto quella dell’incisione-validazione della matrice
originale, i dischi forniti di data sembrano costituire una piccola minoranza,
insufficiente per ricostruire con precisione, anno per anno, la cronologia delle
43
incisioni realizzate dalle Lescano tra la primavera del ’36 e la fine del ’42. Certo, se
avessimo altre fonti di dati, dettagliate e attendibili (come i famosi libri mastro della
Cetra-Parlophon, andati purtroppo distrutti o dispersi), tutti i nostri problemi
sarebbero risolti; ma a tutt’oggi non se ne sono ancora trovate, anche se le ricerche in
questa direzione, che il nostro Paolo Piccardo sta portando avanti con encomiabile
determinazione, lasciano ben sperare per il futuro.
◙ Martedì 15 Ottobre 2013
♦ Mail di Vito Vita: «Per quel che riguarda la questione delle date sui dischi, non
credo che vi sia stato un obbligo di legge, e questo per deduzione: infatti nel
dopoguerra vi sono case discografiche che, solitamente, lo inserivano ed altre (anche
grandi, come ad esempio la Rca) che non lo mettevano. Se ci fosse stata una legge
che le obbligava, lo avrebbero fatto tutte senza problemi, presumo.
Potrebbe però essere che tale direttiva sia decaduta con la fine del fascismo.
Diversamente non mi spiego come case discografiche anche grosse, e che quindi
inviavano i supporti stampati alla Discoteca di Stato (con la conseguente possibilità
di verifiche dirette da parte dell’ente), abbiano potuto non stampare le date sui loro
dischi. Ho citato prima la Rca, ma ve ne sono anche altre, ad esempio la Car JukeBox di Carlo Alberto Rossi o la Italmusica».
♦ Mail di Marco Gilardetti: «Caro Curatore, ti invio in allegato l’elenco dei dischi
delle Lescano che posseggo, con la trascrizione dei numeri di catalogo, di matrice e le
date di incisione, ove presenti. Ti invito a leggere con attenzione le note che, essendo
a destra del foglio Excel, potrebbero sfuggirti.
Un disco, secondo me, presenta un lato Cetra e un secondo lato inciso, almeno
inizialmente, per la Parlophon. Inoltre ritengo (ma bisognerebbe sentire cosa ne
pensano gli altri collezionisti) che i dischi in cui l’anno dell’era fascista risulta
obliterato [v. Lungo il margine del fiume nel Censimento dei dischi datati del o col
Trio Lescano] da segni x o segni + o asterischi siano riedizioni, successive all’8
Settembre 1943, di dischi incisi in precedenza. Mi risulta altrimenti difficile spiegare
la volontà di cancellare dalla data il conteggio degli anni fascisti».
Quanto prima inseriremo nel nostro Censimento i dati inviatici da Marco, che
ringraziamo una volta di più per la sua collaborazione, sempre di prima qualità.
♦ Mail da Il Discobolo: «Cari amici, per la stagione radiofonica 2013-2014
dell’Associazione Culturale Museo Virtuale del Disco e dello Spettacolo, su
www.ildiscobolo.net, nuovo importante appuntamento con Dal Fonografo al Microsolco. Il programma, condotto da Massimo Baldino, sarà dedicato alla grande Marisa
Colomber, a cura del giornalista Enzo Giannelli.
La trasmissione sarà udibile martedì 15 Ottobre alle ore 10, e, in replica, alle ore
14,30 e 21,30. Vi auguriamo un buon ascolto!».
◙ Mercoledì 16 Ottobre 2013
Mail da Il Discobolo: «Carissimi amici, come ogni mercoledì per Quando la Radio vi
riproponiamo un’irripetibile intervista del passato. Quest’oggi è la volta di Bruno
Rosettani, ospite di Carlo Loffredo in Toh! Chi si risente. In onda su
www.ildiscobolo.net alle ore 10 e, in replica, alle ore 14,30 e 21,30. Buon ascolto!».
44
◙ Giovedì 17 Ottobre 2013
♦ Negli ultimi tempi il nostro collaboratore torinese, Marco Gilardetti, si è dimostrato
particolarmente attivo, specialmente da quando abbiamo deciso di occuparci, in modo
più approfondito e sistematico che in passato, della questione riguardante la datazione
delle incisioni lescaniane. Sappiamo già (v. le Notizie di martedì scorso) che ci ha
inviato l’elenco completo dei dischi delle Nostre in suo possesso, dove sono annotati
con cura i numeri di catalogo e di matrice, e segnalati altresì i dischi con incisa sulla
gommalacca l’ormai famosa data. Importante è anche la sua osservazione (mai fatta
in precedenza da nessuno – a quanto ci risulta) circa il significato da attribuire, in tali
date, all’obliterazione degli anni dell’era fascista: spiegazione che finora non è stata
messa in discussione da nessun lescanologo, per cui è da ritenersi del tutto plausibile.
Interessante anche quest’altra osservazione di Marco: «Le non poche riedizioni di
dischi delle Lescano dopo l’8 Settembre del ’43 ci mostrano con chiarezza che il
disastro fascista non aveva messo all’angolo le Lescano presso il pubblico. Al
contrario esso acquistava ancora i loro dischi, al punto che se ne resero necessarie
varie riedizioni».
Proprio ieri Marco ci ha inviato, a nostra richiesta, le foto dei suoi dischi delle
Lescano sui quali è stampigliata la data: si tratta di tre facciate con altrettante canzoni
(Canzone del boscaiolo, Oi Marì, oi Marì e Ciribiribin), che abbiamo prontamente
inserito nel nostro Censimento. Ci ha inoltre offerto la foto dell’etichetta di Lungo il
margine del fiume che, nell’esemplare in suo possesso, non presenta alcuna data, a
differenza dell’esemplare posseduto da Simone Calomino: abbiamo predisposto un
montaggio per facilitare il confronto tra le due etichette.
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Nel caso di riedizioni successive dello stesso brano è logico ipotizzare, secondo
Marco, che esse si siano susseguite in quest’ordine: «Una prima edizione, priva di
data; poi un’edizione intermedia, alla quale è stata aggiunta la data e l’anno dell’era
fascista (quindi pubblicata ancora sotto il regime); infine quella uscita dopo l’8
Settembre del ’43, e di conseguenza con l’anno fascista obliterato».
Stiamo attualmente facendo indagini (se ne occupa in particolare Simone Calomino,
che ha la fortuna di potesi avvalere in questo campo dell’esperienza di uno zio
avvocato) per verificare se l’apposizione della data sulla gommalacca dei dischi,
mediante la formula che piaceva al regime fascista, fu conseguenza di una qualche
legge, promulgata agli inizi degli anni Quaranta. Rimane però il fatto che la stessa
Cetra, emanazione dell’Eiar, la radio fascista, non datò sistematicamente in tal modo
tutti i suoi dischi dopo una certa data.
Appare perciò più probabile che, più che di un ordine perentorio piovuto dall’alto, si
sia trattato di una sorta di blanda “raccomandazione”, che gli stessi fascistissimi
dirigenti della Casa discografica torinese ascoltarono con un orecchio solo, attuandola
perciò solo saltuariamente [NdC].
♦ Mail di Paolo Piccardo: «Questo articolo [http://www.normanfield.com/markings.htm] ha
diversi particolari interessanti a proposito dei vari simboli che si trovano sui dischi,
anche se non si riferisce ai Cetra-Parlophon. È comunque interessante notare che in
quelli italiani è presente una C inscritta in un circoletto. A che si riferisce? Al tipo di
incisione? Al fatto che sia un disco Cetra? L’articolo spiega anche come dal master
principale venissero ricavati dei calchi, diverse copie, da utilizzare nelle macchine
46
stampatrici, e pare che ciascuno di questi calchi venisse utilizzato fino a 4.000 volte!
Spero di ottenere presto informazioni importanti dalla British Library, sperando, in
caso contrario, che qualcuno di noi faccia prima o poi un viaggetto a Londra...».
♦ Mail da Il Discobolo: «Carissimi amici, secondo attesissimo appuntamento del
mese con Gran Galà, curato e condotto da Simone Climon. La trasmissione sarà
dedicata alla grande Milly e sarà possibile ascoltarla su www.ildiscobolo.net il 17 Ottobre
alle ore 10 e, in replica, alle ore 14,30 e 18,10. Buon ascolto!».
◙ Venerdì 18 Ottobre 2013
♦ Mail di Paolo Piccardo: «Sempre in merito al progetto Lindstrom, ecco un bel
documento che mostra l’organizzazione della ditta che stampava i nostri dischi:
http://www.phonomuseum.at/includes/content/lindstroem/gronow_lindstroemag.pdf.
Abbiamo la foto della fabbrica di Milano e una lista dei prefissi dei dischi assegnati
all’Italia (pp. 39 e segg.). È quindi sorprendente rendersi conto che tutta
l’organizzazione riguardante le matrici, i prefissi e le serie dei nostri dischi fosse di
origine tedesca!
Spero di fare a tutti cosa gradita con questa sintesi dei prefissi assegnati ai dischi
Parlophon per l’Italia dalla ditta Lindstrom, con le informazioni disponibili tratte dal
documento segnalato qui sopra».
Link: http://www.trio-lescano.it/archivio_documenti/Ripartizione_prefissi.pdf.
♦ Sempre il nostro instancabile Paolo ha scritto a Jolyon Hudson, la mail seguente:
«See at three o’clock position an encircled “c”: it appears on most of the Cetra
records. Any idea on what’s the meaning? For your info, in case you haven’t heard it
before, see the xx after the record date: it simply means 20th year of the fascist era
(1922/1942)».
Ed ecco la risposta di questo amico inglese, simpatico e servizievole: «I believe the
‘c’ in a circle means that this is the Blumlein electrical recording process. Columbia
companies used a ‘w’ with a circle for Westrex and a ‘c’ within a circle for Blumlein.
As Parlophone & Odeon was part of the Columbia group it also uses the ‘c’ and thus
Cetra probably had the same recording equipment too.
The mark is usually before the matrix number at 6 ’o clock on Columbia, Parlophone,
Odeon etc. but in early records of the 1920s the Columbia companies placed the
Westrex symbol at 3 ’o clock so this tradition may have carried on into the Cetra
recordings as well.
When Emi was founded the various companies regularised the matrix marks and
although the Columbia group of companies kept the ‘c’ and Hmv kept the square they
both placed them at the 6 ’o clock position, leaving the 3 ’o clock position free for
the stamper number.
I always wondered what the Roman numerals meant after the matrix number. It
would be XCI today!».
♦ Mail di Marco Gilardetti: «Caro Curatore, il confronto fianco-a-fianco che hai fatto
tra le copie di Lungo il margine del fiume di Calomino e mia mi sembra indicare
abbastanza chiaramente che era possibile aggiungere le date a una matrice anche a
posteriori. Se non ricordo male, Marco Basso in particolare diceva di no. Se guardi
invece i numeri di matrice, sembrano stampigliati nello stesso identico modo, con
47
alcune cifre fuori linea in alto e altre in basso. Mi sembra persino di intravedere, nella
foto di Calomino, quella specie di lettera B graffita a mano che nella mia foto si
distingue abbastanza chiaramente a sinistra. Per cui la matrice sembra essere
esattamente la stessa, ma il disco di Simone presenta la data, mentre il mio no. Io non
saprei in quale altro modo spiegare il fatto: la data è stata aggiunta dopo, tra la prima
edizione e una delle successive».
A questa mail il Curatore ha risposto: «Abbiamo in archivio un’altra etichetta di
Lungo il margine del fiume della serie DC (fornitaci da Roberto Berlini e proveniente
dalla collezione di Leonardo Cabano): essa avvalora la tua ipotesi. Te la mando».
Risposta di Marco: «Non conferma né smentisce, perché non ha data. La matrice è
sicuramente identica alla mia, anche la B graffita si vede benissimo. Direi però che è
molto interessante lo stesso perché ci consente di concludere, per deduzioni
successive, che di questo disco esistono almeno quattro edizioni:
1) Una prima edizione, presumibilmente la mia: serie IT e senza data;
2) Una seconda edizione, quella di Cabano: serie DC ma ancora senza data;
3) Una terza edizione, di cui non abbiamo ancora la foto: in essa è stata aggiunta la
data e l’anno fascista;
4) Una quarta edizione, quella di Calomino: con la data, ma con l’anno fascista
obliterato.
Fila, no? Insomma: per qualche ragione (a me questa canzone non fa impazzire) è un
disco che ha venduto parecchio e anche parecchio a lungo nel tempo».
♦ Mail di Marco Basso: «Per mera curiosità, provate a guardare queste foto ed
associarle... Le mie apparecchiature risalgono al 1941».
Link: http://www.trio-lescano.it/archivio_documenti/Collezione_Marco_Basso.pdf.
◙ Sabato 19 Ottobre 2013
♦ Mail di Marco Basso: «Per quanto riguarda il confronto fotografico, è stato scritto
che il disco è databile dopo l’8 Settembre 1943, ma la data stampata è [19]41-XIX:
effettivamente 1941-1922=19. Quindi qualcosa non quadra. Bisogna dire che la serie
IT non ha, nella maggior parte dei casi, una datazione, mentre la serie DC ce l’ha.
Quando avremo l’esito delle ricerche in corso, potremo confermare o no se una legge
ha effettivamente imposto l’impressione della data di registrazione delle colofonie
dopo il 1940 circa per le nuove serie/matrici/o ristampe. Come già sostenevo, è
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possibile che per fare alcuni dischi (riedizioni) – per esempio: originale GP o IT,
ristampa DC o DD – è possibile che le matrici iniziali fossero state consumate e
inadatte alla stampa ulteriore, per cui furono rimpiazzate con nuove matrici (con
stesso numero, ma datate), incise riproducendo un disco archiviato. Era cosa che si
faceva sovente, finché non è entrato in uso comune il metodo Rca, che permetteva di
archiviare una “madre” metallica, sia riproducibile (con giradischi) sia utile per
riprodurre una nuova matrice senza incidere ulteriormente una colofonia e ripetere
tutte le operazioni galvanoplastiche.
Un signore che lavorava alla Pathé, in sala di registrazione a Milano, mi diceva che
incidendo la colofonia, ancora negli anni ’50 con sistema elettromeccanico,
succedeva spesso che il truciolo impastasse la fresa (soprattutto se consumata)
“portandosi dietro” la colofonia e distruggendola (come quando si lavora l’alluminio
al tornio: succede spesso di impastare l’utensile e distruggere non solo quest’ultimo,
ma anche il materiale stesso). Gli è capitato più volte di dover incidere un pezzo
anche 5-6 volte di fila, in quanto la colofonia per diversi motivi si rompeva. Il piano
su cui poggiava la colofonia era scaldato omogeneamente per permettere un’incisione
agevolata.
Nel film La leggenda del pianista sull’oceano (1998) si vede un’incisione particolare,
a freddo e meccanica, fatta su un disco di resina più dura (credo a base di malachite o
bachelite); la punta d’incisione era infatti di acciaio al cobalto o diamantato, e serviva
solo per incisioni di emergenza, essendo inadatta per la musica poiché con bassa
dinamica, dovuta al movimento della membrana su cui era agganciata la punta
d’incisione. Quest’ultima possedeva comunque delle resistenze e/o risonanze
meccaniche proprie nel materiale/forma, superate con l’incisione elettrica dove la
punta o la fresa venivano spostate da un campo elettromagnetico, controllato da
amplificatori che rendevano il movimento omogeneo per una gamma molto vasta di
frequenze. Negli anni ’30 questa era una tecnica ben più che superata per incisioni
commerciali.
L’incisione meccanica (a stampa diretta) è stata usata fino alla fine degli anni ’10,
dove ogni copia era un originale prodotto in malachite, ovvero non esisteva una
matrice da stampa; poi si è scoperto il bagno galvanoplastico per produrre le matrici
da stampa, sempre però con incisione meccanica. Dopo è subentrata, negli anni ’20,
l’incisione elettrica (elettromeccanica), prima a freddo e poi a caldo, che permetteva
(data la maggiore lavorabilità della nuova resina di colofonia) una dinamica e una
fedeltà ben più alte.
Per quanto riguarda infine la canzone Il Silenzio è d’oro è palese che, essendo inclusa
nel catalogo del ’42, sicuramente è stata incisa nel ’41, anno di passaggio
dall’assenza di datazioni alle datazioni. Se il brano è stato ristampato nel ’47 e non
riporta la data, vuol dire che la matrice da stampa originale era ancora in grado di
svolgere il suo compito egregiamente, altrimenti ne avrebbero fatta un’altra con la
tecnica descritta qui sopra».
♦ Mail di Simone Calomino: «Ho un’altra copia di Lungo il margine del fiume, che
comprai a Verona un paio d’anni fa. Anche questo disco non ha la data stampigliata,
ma soltanto la matrice. Quindi credo che abbia ragione chi sostiene che si tratti di una
ristampa! Tengo a ricordare che il disco fu stampato in precedenza come IT 1092,
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quindi sicuramente ha avuto più rimaneggiamenti. Sono felice che Marco condivida
la mia idea dell’aggiunta delle date: almeno sono certo di non dire cavolate».
Constatato che su eBay il ben noto commerciante custode_dei_tempi vende ben 3
copie di Lungo il margine del fiume, abbiamo suggerito a Simone di contattarlo per
sapere se una delle tre ha la data con le cifre romane non obliterate. In caso
affermativo avremmo la prova che l’ipotesi formulata da Marco Gilardetti nelle
Notizie di ieri corrisponde al vero.
◙ Domenica 20 Ottobre 2013
♦ Virgilio Zanolla ha provveduto ad aggiornare la sua Storia anno per anno delle
sorelle Leschan /Lescano. Compendio dei fatti salienti. Nelle nuova versione sono
stati inseriti tutti i nuovi dati biografici relativi alle Lescano, acquisiti negli ultimi
mesi grazie al recupero degli importanti documenti che abbiamo via via pubblicato.
Link: http://www.trio-lescano.it/pdf/storia_sorelle_lescano.pdf.
♦ Mail di Paolo Piccardo: «Esaminando il documento Lindstrom pubblicato venerdì
scorso, troviamo alcuni riscontri interessanti. Ad esempio, si riporta che il prefisso
GP fu assegnato ai numeri di serie da 91000 a 93251: in effetti dai cataloghi dei
dischi il primissimo GP rintracciabile è GP 91016, Paradise per quartetto di
fisarmoniche, e l’ultimo è GP 93163, Ciuffe Ciuffe Ciaf la vaporiera».
♦ Facendo seguito a quanto ci aveva preannunciato giovedì scorso, a proposito di
certe sue ricerche in corso riguardo alla datazione dei dischi a 78 giri, Simone
Calomino ci ha inviato questa importante mail:
«Caro Curatore, ti allego il documento inviatomi dal caro Zio Pino, per gli altri il
“temutissimo” avvocato Giuseppe Calomino.
Si tratta della legge del 22 Aprile 1941 sui diritti d’autore.
Link: http://www.trio-lescano.it/archivio_documenti/Legge_22.04.1941_n._633.pdf.
Ho fatto una veloce consultazione del documento e ti segnalo i tratti importanti:
- CAPO I, OPERE PROTETTE, Articolo 2: notiamo che si parla di opere musicali,
ma non di fonografia, di cui si parla invece nell’articolo 13. Le registrazioni non sono
dunque protette (come già sapevamo), ma lo è solo la composizione musicale.
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- ARTICOLO 12: “È considerata come prima pubblicazione la prima forma di
esercizio del diritto di utilizzazione”.
- ARTICOLO 25: si parla della scadenza del diritto d’autore. Dopo spiegherò qual è,
secondo mio zio, l’importanza di questa cosa e come mai è legata alle date sui dischi.
- Nell’ARTICOLO 26 leggiamo: “La durata dei diritti di utilizzazione economica
dell’opera come un tutto è di settant’anni dalla prima pubblicazione”.
- Leggiamo una cosa simile per le opere anonime o pseudonime nell’ARTICOLO 27.
Piccola curiosità: l’ARTICOLO 55 ci spiega perché non esistono le registrazioni
dell’EIAR.
Arrivati a questo punto della lettura, secondo mio zio l’inserimento di date sui
supporti serve a sancire la data d’inizio della valenza del Diritto d’Autore.
Dall’ARTICOLO 61 però si inizia a parlare di supporti ed ecco nell’ ARTICOLO 62,
fra le altre cose da stampare sui supporti, l’obbligo di stampigliarvi una data! Quindi
per legge dal 1941 i dischi dovevano avere una data stampata sopra».
Ecco un bel passo in avanti nella nostra puntuale conoscenza di alcuni argomenti di
grande rilevanza nella materia di cui ci occupiamo. Lo abbiamo compiuto grazie a
Simone e al suo splendido zio, cui siamo tutti oltremodo grati: il suo nome è stato
inserito nella pagina dei Ringraziamenti.
Resta ora da verificare a partire esattamente da quali matrici della Cetra-Parlophon
(riteniamo opportuno limitare, almeno per ora, il campo di indagine alla sola casa
discografica per la quale incisero le Lescano) la legge in questione venne
affettivamente applicata. Stando alle date indicate da Adriano Mazzoletti nel suo
libro Il jazz in Italia, dovremmo trovare la data stampigliata su tutti i dischi con
matrice posteriore – più o meno – a 50850, corrispondente a Maggio-Giugno del ’41;
ad una prima ricognizione di ciò che abbiamo in archivio si direbbe però che le cose
non stiano proprio così: abbiamo infatti subito reperito due dischi (matrici 50854 e
51045), sicuramente incisi e pubblicati dopo il 22 Aprile 1941, che non mostrano
alcuna data stampigliata sulla gommalacca.
Ecco dunque un altro “mistero” da chiarire! [NdC].
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◙ Lunedì 21 Ottobre 2013
♦ Mail di Paolo Piccardo: «Ecco alcuni riferimenti di legge:
http://www.icbsa.it/index.php?it/103/regio-decreto-legge-2-febbraio-1939-n467&PHPSESSID=rqwolfgyfdsq.
In questo decreto si stabilisce, tra l’altro, che le case discografiche dovevano
comunicare mensilmente gli elenchi dei dischi editi.
♦ Altra mail di Paolo: «In base a questa legge http://www.lager.it/leggi_antiebraiche.html#21,
19 Aprile 1942, n. 517, si viene a sapere che:
“Art. 2. Sono vietate la rappresentazione, l’esecuzione, la proiezione pubblica e la
registrazione su dischi fonografici di qualsiasi opera alla quale concorrano o abbiano
concorso autori od esecutori italiani, stranieri od apolidi appartenenti alla razza
ebraica e alla cui esecuzione abbiano comunque partecipato elementi appartenenti
alla razza ebraica.
Sono del pari vietati lo smercio dei dischi fonografici e l’importazione di matrici di
dischi previsti dal precedente comma e la successiva riproduzione delle matrici
stesse”.
Ciò potrebbe spiegare la soppressione di molti dischi dai cataloghi, e forse anche
mostrare un certo ostracismo verso le Lescano, comunque in odore di ebraicità... A
pensarci bene, le facciate incise nel ’42 non sono poi così tante».
♦ Manuel Carrera sta attualmente redigendo la biografia di Norma Bruni, la cantante
che notoriamente egli predilige su tutte. Il libro dovrebbe intitolarsi Norma Bruni:
una “voce di carne” nell’Italia in guerra. Ci ha anche fatto vedere una bozza della
copertina, che a noi personalmente piace molto: del resto non poteva che essere così,
dato che Manuel, critico e storico delle Belle Arti tra i più brillanti dell’ultima
generazione, ha gusti sopraffini in fatto di grafica (e non solo in questo campo, sia
chiaro!). Giorni fa ha reperito un altro articolo sulla sua beniamina, risalente al 1956
e corredato da una foto molto espressiva, per noi nuova: ce lo ha inviato con
l’autorizzazione a pubblicarlo nel nostro sito, affinché tutti gli estimatori della grande
Norma possano gioirne.
Link: http://www.trio-lescano.it/archivio_documenti/Una_voce_del_passato.pdf.
◙ Martedì 22 Ottobre 2013
Mail di Paolo Piccardo: «Cari amici, vorrei fare una considerazione. Ho consultato
l’elenco dei dischi posti fuori catalogo (mi riferisco al Catalogo Cetra 1942): beh,
probabilmente in seguito alla legge del 19 Aprile 1942 n. 517, citata ieri, vengono
eliminati ben 68 dischi, con le Lescano su almeno una facciata; in essi comparivano
spesso i seguenti nominativi: Dino Di Luca, Giacomo Osella, Gino Filippini, Franco
Ansaldo, Mario Valabrega, forse Chiappo e Rastelli. Inoltre tutti i riferimenti al
Quartetto Funaro spariscono già nei cataloghi degli anni precedenti. Esistono dei libri
che riportano i famigerati elenchi degli artisti finiti nella “lista nera”, ma non sono
purtroppo disponibili per la consultazione.
Link: http://www.trio-lescano.it/archivio_documenti/Dischi_eliminati_catalogo_1942.pdf.
Ecco alcuni scritti da leggere: Sandro Lopez Nuñes, Carriere spezzate. Gli artisti
ebrei colpiti dalle leggi razziali del 1938, Mimesis, 2013. Si veda la presentazione
del volume in http://www.mimesisedizioni.it/Mimesis/Carriere-spezzate.html.
Interessante anche questo articolo: http://www.consmilano.it/fileadmin/storage/liceo/Musica_perseguitata.pdf.
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Ma la cosa che più sorprende è questa, tratta da “La Stampa” del 14 Gennaio 1939:
“[...]. Non sentiremo più, così, la maggior parte dei dischi che la ‘Cetra’ ha inciso con
le orchestre Angelini, il duo Bornioli [sic]-Semprini, il quartetto Funaro (ebreo) e via
dicendo. Non solo, ma sarà certamente evitato da oggi in poi il ‘mascheramento’ di
pezzi stranieri ristampati in Italia ed eseguiti, sia pure in buona fede, come italiani,
facendo annunziare quali autori i traduttori del testo delle canzoni, o traducendo
addirittura comicamente nella nostra lingua, il nome straniero”.
Che c’entra Angelini? Vi risulta qualcosa in merito? Comunque questi decreti
possono spiegare a volte apparenti contraddizioni (The General’s Fast Asleep contro
Il piccolo generale si è addormentato) e via di seguito».
◙ Mercoledì 23 Ottobre 2013
♦ Mail di Paolo Piccardo: «Amici, ricordate la notula [“La Stampa” del 14 Gennaio
1939] che citava l’Orchestra Angelini tra quelle destinate ad essere cancellate dai
palinsesti? Ecco alcuni cognomi di famiglie ebree secondo Samuele Schaerf, I
cognomi degli ebrei in Italia, 1925: Angelini, Belleli, Calò, Consiglio, De Angelis,
Franchetti, Funaro, Levi, Nizza, Quercioli, Serena, Torres, Valabrega. Sergio
Quercioli fu per lungo tempo il 1°sax alto dell’orchestra Barzizza. Battista Nizza fu
tromba con Angelini. Come vedete questo può iniziare a spiegare la scomparsa di
alcuni dischi dai cataloghi... Certo che considerare Angelini ebreo solo per lo
pseudonimo, è davvero il colmo! Inoltre ci sono molti nomi in varie accezioni (Da
Roma, De Mejo, Lugetti), che probabilmente caddero sotto la scure. Se può
interessarvi allego un elenco tratto dal suddetto libro».
Link: http://www.trio-lescano.it/archivio_documenti/I_cognomi_degli_ebrei_in_Italia.pdf.
♦ Altra mail di Paolo Piccardo: «Sto muovendomi all’interno delle Leggi razziali, e
scopro cose veramente terribili. Allego la Circolare 1549 del 18 Giugno 1940,
destinata a diventare poi legge nel 1942.
Link: http://www.trio-lescano.it/archivio_documenti/Circolare_1549.jpg.
Lo scrittore Aldo Zargani riporta una sua testimonianza diretta: “L’8 Giugno o forse
il 10 del 1939 mio padre Mario Zargani venne a sapere all’improvviso durante una
prova, di essere stato licenziato, in applicazione delle leggi razziali, dal suo posto di
viola nell’orchestra dell’Eiar. Tornò a casa a metà mattina e io (non andavo ancora a
scuola), che correvo e scivolavo senza pensieri sui pavimenti incerati con le
pantofoline friulane, lo accolsi raggiante, senza avvedermi del suo aspetto
aggrondato. Non capii che stava cominciando tutto, non capii neppure che cosa stava
accadendo in quel momento, mentre il papà, senza badare a me, cambiava l’abito di
tutti i giorni, affannosamente, con il completo nero, il più elegante, dicendo alla
mamma: «…Io adesso vado ai sindacati, e poi vediamo. Non so cosa mi diranno, ma
bisogna che ci vada. Se non vado è peggio, non ti sembra? Se non protesto oggi
stesso, vuol dire che accetto in qualche modo questa cosa. Poi scriverò, ma ora vado
e protesto a voce…» (A. Zargani, Per violino solo. La mia infanzia nell’Aldiqua.
1938-1945, Il Mulino, Bologna, 1995).
Ho continuato a scorrere l’elenco dei nomi ebrei e ho trovato anche Mariotti, Mendes,
Schor, Prato… Che storia! Non mi ero mai reso conto di quanto queste idee avessero
influito sulla vita di tutti i giorni di gente assolutamente incolpevole, e che il mondo
53
che studiamo con passione ne sia stato così pesantemente affetto.
Mi piace ricordare che oggi si è spento a 88 anni il Maestro Gianni Ferrio, autore e
direttore di grande fama. In questo filmato http://www.youtube.com/watch?v=_Zaj4n8e44Q
lo vediamo dirigere l’orchestra tra Virgilio Savona e Tata Giacobetti, nel suo
arrangiamento di un celebre motivo cantato da tre… sorelle (in orchestra si possono
riconoscere Marcello Cianfanelli, ex fidanzato di Giuditta Lescano, Enzo Grillini alla
chitarra e Oscar Valdambrini alla tromba, figlio del 1° violino di Barzizza)».
◙ Venerdì 25 Ottobre 2013
Mail di Paolo Piccardo: «Cari amici, ho fatto una ricerca sui dischi che risultano
eliminati dai cataloghi 1939, 1941 e 1942 della Cetra-Parlophon, soprattutto in merito
a quelle che potevano essere le conseguenze delle leggi razziali e della legge che
vietava agli ebrei di lavorare nel mondo dello spettacolo. Qua e là ritengo di aver
trovato anche dischi eliminati per volere della censura: mi vengono in mente titoli
come Corri somarello e Vecchio innamorato. Con il catalogo 1942 scompaiono pure
molti titoli facenti riferimento alle colonie perdute (Bel moretto, Fiore del Tigrai, Sui
monti della luna).
L’elenco è incompleto, in quanto mancano i cataloghi del 1940, e molte delle ipotesi
sono esclusivamente mie ed arbitrarie; vi sarò grato se vorrete integrare questo lavoro
con commenti e dati. La tabella in excel è naturalmente più completa e presenta le
mie ipotesi sulla cancellazione di certi dischi.
Links: http://www.trio-lescano.it/archivio_documenti/Dischi_eliminati_catalogo_1942.pdf
http://www.trio-lescano.it/archivio_documenti/Dischi_eliminati_dai_cataloghi.xlsx.
Non sono in possesso di dati relativi alle vendite, per cui non è escluso che alcuni
titoli siano stati cassati semplicemente perché si erano rivelati dei... flop!».
◙ Sabato 26 Ottobre 2013
Abbiamo inviato a un ristretto gruppo di appassionati il seguente messaggio: «Cari
amici, mi rivolgo a voi perché siete, fra tutti i miei collaboratori, quelli con maggiore
esperienza in fatto di datazione dei vecchi dischi a 78 giri. Dopo aver recuperato la
legge n. 633 del 22 Aprile 1941, che racchiude nelle pieghe del suo lungo testo anche
l’ingiunzione di datare i nuovi dischi (ovviamente indicando coi numeri romani
l’anno dell’era fascista), c’era da aspettarsi che a partire da quella data la Cetra,
particolarmente ligia ai voleri del regime, si attenesse in maniera scrupolosa alle
nuove direttive, vale a dire suppergiù dalla matrice 50850. Invece non pare che le
cose siano andate così, giacché spuntano sempre nuovi dischi, con matrice posteriore
a tale numero, i quali non hanno alcuna data. La Discoteca di Stato, ad esempio,
possiede un bel po’ di questi dischi e di molti di essi ha messo in rete anche le
immagini allargate delle etichette, dove è visibile la zona della gommalacca occupata
della matrice e – se c’è – dalla data. Una rapida verifica che abbiamo fatto ci ha
permesso di appurare che solo DC 4156b (Bruna vendemmiatrice) ha la data, che
però appare “incompleta”, ossia 14-9-42 e basta. Nel ’41-’42 il fascismo aveva
ancora saldamente in mano il paese e, quando emanava un ordine, aveva i mezzi per
farsi ubbidire. Come mai, in questo caso, ha apparentemente lasciato correre? Quale
spiegazione plausibile si può avanzare?». Ecco le risposte finora giunteci:
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Paolo Piccardo: «Non sono d’accordo che il fascismo avesse in mano il paese a
quel punto. È un dato di fatto che molte “veline” emesse dal regime venissero
puntualmente ignorate o attenuate nei contenuti, da questo o quel giornale. Ad
esempio tra il Febbraio e l’Aprile ’41 il Minculpop inviò per ben tre volte a tutti i
quotidiani l’ordine di cessare le polemiche sulla Razza.
Viene da pensare che una disposizione di relativa poca importanza come la datazione
sui dischi, che avrebbe potuto essere messa in pratica con noiose operazioni tecniche,
sia stata presa sottogamba, in un momento in cui il paese si avviava alla guerra ed i
controlli in certi campi sarebbero stati attenuati. Del resto abbiano molti esempi di
facilonerie compiute da coloro che stampavano i dischi: le nostre etichette sono
ricche di esempi di errori del genere. Non saprei come spiegare altrimenti quanto ci
segnala il nostro Curatore, se non con la solita pigrizia ed indolenza tipicamente
italiane, rispetto ai cambiamenti nella vita di tutti i giorni».
● Marco Gilardetti: «Anche in questo caso non ho una risposta certa, ma credo sia
sufficiente guardare bene quelle date per capire come possa essere successo. Nel ’41,
dopo la battaglia di Mosca e l’inverno russo, la guerra aveva preso una piega ormai
chiarissima a tutti. Nel ’42 l’esito del conflitto poteva ormai dirsi assolutamente
certo, tranne che per gli stupidi e gli esaltati. Le casse dello Stato erano peraltro in
bancarotta totale e l’approvvigionamento di materiali di qualunque tipo pressoché
impossibile: tutti i lavori al Vallo Alpino furono sospesi appunto per mancanza di
denaro e di cemento.
In quei frangenti, la bella pensata di infilare nei meandri di una legge l’obbligo di
datare i dischi (!!!) dev’essere sembrata agli addetti ai lavori il delirio d’un burocrate
demente, in vena di provocazioni maniacali. Posso solo immaginare con quale stato
d’animo questa novità sia stata “recepita”, e quali solerti controlli lo Stato possa aver
dispiegato, in piena ritirata di Russia, onde verificare che questa follia legislativa
venisse bovinamente rispettata.
Personalmente non mi stupisce il fatto che alcuni dischi non riportino date e tanto
meno anni fascisti, mi stupisce casomai il contrario: che in molti casi il nuovo
obbligo sia stato preso sul serio e ci si fosse effettivamente muniti di qualche
punzonatrice adatta allo scopo (prendendola chissà dove)».
● Simone Calomino; «Secondo me, quella delle date era una pura formalità, qualcosa
che in effetti non avveniva... Ecco in allegato un disco del Trio Fiordaliso del 1943,
edito dalla Columbia, che non presenta alcuna data, anche se, come osservabile dalla
serie di foto, poche decine di dischi dopo la casa iniziò a stampigliare le date sui
propri dischi.
●
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Su tantissimi supporti della stessa casa risalenti al biennio 1940-1941 non sono
presenti né date né orchestra sull’etichetta... Quindi un primo risultato del Decreto fu
l’inserzione dei nomi delle orchestre sulle etichette; può essere che la datazione sia
passata in secondo piano.
Tornando alla Cetra, possiamo affermare che dal 1943 in poi su tutti i supporti è
presente la data. Nel ’41-’42 probabilmente si iniziò a introdurre questo nuovo uso,
che divenne regolare appunto dal ’43. Non riesco a trovare altre spiegazioni».
◙ Domenica 27 Ottobre 2013
Mail ricevuta: «Gentilissimi Signori, mi chiamo Giorgio Serafini Prosperi e sono un
autore di teatro e regista. Mi sono imbattuto nella storia del Trio Lescano per
circostanze diverse tra loro. Mi hanno elettrizzato. Mi accingo a scrivere un testo su
di loro, un testo teatrale con musica. Ciò che trovo a disposizione comunemente non
è granché. Poche notizie e molto vaghe. Potete aiutarmi? A me piacerebbe riportare
notizie – seppur organizzate in forma drammatica – non fantasiose.
Spero di poter avere un Vostro gentile riscontro e di poter approfondire insieme
l’argomento.
P.s. – Allego il mio c.v.».
Link: http://www.trio-lescano.it/pdf/Giorgio_Serafini_Prosperi_Curriculum.pdf.
Gli ha risposto Virgilio Zanolla, nella sua veste di biografo ufficiale delle Sorelle
Lescano per il nostro sito: «Gentile signor Serafini, accogliamo volentieri la sua
richiesta, facendole subito presente una cosa: nel nostro sito, notizie “fantasiose” non
ne troverà, a meno che non si tratti di notizie fornite da altri e da noi riportate proprio
allo scopo di smentirne l’autenticità. Una delle ragioni per cui, nel 2008, venne
fondato il sito Ricordando il Trio Lescano è proprio l’accertamento della verità in
merito alla biografia delle tre sorelle olandesi, e se ha avuto la bontà di leggere i
nostri scritti (Menu → Archivio dei documenti e Oggi parliamo di…) ed anche i
nostri interventi nell’Archivio delle Notizie, avrà potuto constatare come il nostro
imperativo sia proprio Madonna Verità, a dispetto di tutte le lusinghevoli leggende
che sul Trio Lescano sono state inventate, alcune – starei per dire molte – dalle stesse
mitiche sorelle. Come quella dell’arresto e incarceramento a Genova nel ’43, su cui
improvvisati biografi e un regista televisivo si sono subito riempiti la bocca: una balla
colossale. O quella delle rose mandate alle tre artiste dal Principe di Piemonte; o di
Mussolini che balla tutta la notte con Alessandra, e via dicendo – l’elenco è
lunghissimo.
Peccato che queste cose abbiano invece trovato accoglienza in un altro spettacolo
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teatral-musicale, La leggerezza del Trio Lescano, portato in scena tra gennaio e
febbraio, e poi – credo – in alcune riprese, dalla Compagnia Teatro Nudo di Genova:
bravi ragazzi e bravissimi musicisti, ma sul Trio hanno accolto senza la minima
esitazione ogni vulgata. La nostra recensione dello spettacolo può trovarla
nell’Archivio delle Notizie, al 6 febbraio di quest’anno: potrà farsi un’idea
dell’attenzione che il nostro sito riserva alle ricostruzioni, rievocazioni e
riproposizioni sulla biografia delle Lescano. Se ha già visto il Menu, si sarà
comunque reso conto che ci occupiamo di loro sotto ogni punto di vista: e il recupero
e la promozione delle loro canzoni non ci preme di meno: basti dire che siamo riusciti
a ricostruire un elenco dei loro brani incisi, che ad oggi, giunge a 344 motivi, circa
320 dei quali abbiamo potuto recuperare. Il recupero delle loro immagini e dei
documenti e testimonianze che le riguardano ci ha visto altrettanto attivi: finora,
abbiamo recuperato e pubblicato circa ottanta loro foto inedite.
Mi fermo qui. Consultando attentamente il sito potrà trovare risposta a molti
interrogativi; siamo comunque disponibili per eventuali chiarimenti o
approfondimenti, salvo non si tratti di questioni dove abbiamo in corso qualche
ricerca finalizzata ad una nuova puntualizzazione».
A questa mail Giorgio Serafini Prosperi ha risposto così: «Gentilissimo dottor
Zanolla, grazie per la sua cortese risposta. Per il momento sto raccogliendo materiali
per uno spettacolo teatral musicale sul Trio. È ovvio che la drammatizzazione di una
biografia possa comportare qualche “tradimento”, non le nascondo che da
drammaturgo quelle che lei giustamente chiama “lusinghevoli leggende” siano ottimi
spunti, ma la mia doppia natura – quella di sceneggiatore e quella di cultore di
biografie e storico mio malgrado – mi impone di non cedere se non a ragion veduta a
quelle lusinghe. Mi spiego meglio: la rappresentazione di una vita non è la vita. È
anche il coagularsi attorno a una vita di leggende, proiezioni e aspettative
dell’immaginario collettivo che la riguardano. Io però adotto il principio manzoniano
della verosimiglianza e, se devo tradire una storia, mi fa piacere saperlo.
“Saccheggerò” ovviamente ogni sezione del sito, ma se non sarà di troppo disturbo
per Lei la importunerò ancora. Magari solo per uno scambio di opinioni. Il mio
intento è quello di dare luce a queste figure leggendarie, non di fare su di loro una
sterile speculazione. Per far questo ho bisogno di portare la mia immaginazione nel
loro mondo a tutti i livelli possibili. Anche reinventare, se sarà necessario, ma su una
base di assoluta conoscenza storica. Mi è successo con un recentissimo spettacolo su
un personaggio degli Anni Settanta (Tommaso Maestrelli). Non ci crederà, ma alcuni
suoi familiari e molte persone che lo hanno conosciuto hanno sottoscritto degli
episodi da me inventati. Se questo “tradimento” è stato possibile è stato solo perché
quegli episodi sarebbero realmente potuti accadere, quelle frasi che gli ho attribuito
avrebbero davvero potuto essere pronunciate da lui. Spero che ciò che ho appena
cercato di spiegare non le risulti ostico. Le ho svelato il mio modus operandi. Detto
questo spero che voi continuiate a mettermi in guardia con vostro pregevolissimo
lavoro circa i tradimenti fini a loro stessi. […]».
In un’altra mail, diretta al Curatore, Giorgio Serafini Prosperi ha ulteriormente
chiarito la sua posizione e i suoi intenti: «Come dicevo nella precedente, la mia
doppia natura di drammaturgo e di “storico” mi spinge a non voler forzare la mano
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all’immaginazione se non strettamente necessario per colmare buchi di struttura
narrativa. Come giustamente Lei dice, cercare di “condire” gli avvenimenti per
portarli sul piano di uno scipito feuilleton non è spirito che mi appartenga. Per questo
mi sono rivolto a Voi, per poter essere costantemente messo sull’avviso circa questi
grossolani errori. L’elemento che mi interessa nella storia delle Lescano non è tanto
la contingenza con presunti grandi personaggi della storia, quanto il loro essere state
oggetto di un meccanismo fagocitante. È molto interessante ai miei occhi come il
Trio sia stato usato e gettato – mi passi l’espressione – con una modalità che
preconizza i tempi contemporanei. Erano, mi sembra, un “prodotto”, ma un prodotto
così potente da sfuggire dalle mani di coloro che lo stavano confezionando. Ed erano
delle donne, per contro, mi pare, piuttosto fragili e sperdute. In questa dicotomia per
me è il dramma che mi piacerebbe dipanare. Poco importa se siano state arrestate o
no, se abbiano o meno ballato con Mussolini. Quest’ultimo fatto mi colpisce. Ho letto
che Alessandra lo ha dichiarato in un’intervista senile. Naturalmente l’immagine è
potente per un drammaturgo. Ma mi piacerebbe inserirla, semmai, in un contesto
onirico. Le tre sorelle, il cui padre latita (è vero, questo?), proiettano il proprio
bisogno d’accoglienza sul “Padre” della nazione che le ha accolte e ne ha decretato il
successo.
Insomma, le cose da dire sarebbero tantissime. Quello che Vi chiederei è di esercitare
– se vi va – questo compito di benevola censura. Per due motivi. Il primo è l’affetto
che sento avete per le tre sorelle (affetto genuino, puro); il secondo per poter
sostituire eventuali inesattezze con dati biografici della stessa portata emotiva, ma
non inventati».
◙ Lunedì 28 Ottobre 2013
A proposito della lista dei cognomi di cittadini italiani di religione ebraica procurata
da Paolo Piccardo, un lettore ci ha fatto presente di avere molti dubbi sul fatto che il
M° Carlo Prato, scopritore e pianista preparatore delle Sorelle Lescano durante tutta
la loro carriera in Italia (1935-1943), fosse ebreo. Massone lo era di certo, dato che
ciò risulta con inequivocabile chiarezza dal necrologio pubblicato su “La Stampa” di
Torino [v. p. 11 di http://www.trio-lescano.it/archivio_carlo_prato/ritagli_periodici_d'epoca.pdf]
in occasione della sua morte, ma ebreo no. Egli osserva infatti che, a differenza del
povero Giuseppe Funaro, che fu arrestato, perché ebreo, e inviato nei campi di
concentramento tedeschi (morirà ad Auschwitz agli inizi del ’45), il M° Prato, dopo
l’8 Settembre ’43, viene richiamato alle armi col grado di caporal maggiore, ma
venne deportato in Germania solo per aver rifiutato l’adesione alla Repubblica di
Salò. Lì dovette lavorare per i tedeschi ma nel complesso non fu maltrattato e tornò a
casa sano e salvo a guerra finita: se fosse stato – o anche solo ritenuto – ebreo, il suo
destino sarebbe stato sicuramente ben diverso…
Ma non è tutto: il nostro lettore osserva che nelle foto del funerale di Prato [v.
http://www.trio-lescano.it/archivio_carlo_prato/foto_funerale.pdf] si vede chiaramente che sulla
sua bara c’è la croce, presente anche sul finestrino posteriore del carro funebre; la
croce, infine c’è anche sulla tomba di famiglia, tutti chiari segni che non era di
religione ebraica. Abbiamo allora chiesto a Paolo di esprimere un suo parere su
questa questione ed ecco la sua risposta:
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«Beh, è una possibilità contemplata anche dall’autore del libro, che mi affretterò a
scansionare nelle parti essenziali. Schaerf ha tratto nel 1925 i nomi ebraici da un
elenco di 10.000 famiglie ebree dai dati dell’Ufficio di Statistica esistente presso il
Keren Hajesod d’Italia. Più oltre però afferma che “se per esempio troviamo oggi una
famiglia cattolica di cognome specificamente ebraico, dobbiamo concludere che si
tratta di una conversione”. Poco più avanti “il cognome Calò, abbreviazione del nome
greco Kalonymos, è ed era frequente tra gli ebrei della bassa Italia ed a Lecce. Oggi
sappiamo che tutti i Calò ebrei sono di Firenze, mentre troviamo Calò cattolici
giustamente a Lecce. Ne dobbiamo concludere che si tratti di convertiti del buio
Medio Evo?”.
Esiste un commento più recente: “Era il 1925 quando l’ebreo Samuele Schaerf
pubblicava I cognomi degli ebrei d’Italia.
Il suo intento era di celebrare il contributo dato dagli ebrei al Risorgimento e alla
Prima Guerra Mondiale, senza immaginare che di lì a poco il volumetto si sarebbe
trasformato in una vera e propria lista di deportazione”. Da qui parte il saggio Per la
storia dei cognomi ebraici in Italia di formazione italiana dello storico Michele
Luzzati che spiega: “E di particolare gravità fu il fatto che il riferimento alla religione
venne trasformato nel riferimento ad una presunta ‘razza’. In ogni caso l’elenco
ricostruito dallo Schaerf, privo di qualsiasi fondamento scientifico e di qualsiasi
forma di ‘ufficialità’, comprendeva centinaia di nomi che non avevano nulla a che
vedere con la storia degli ebrei d’Italia. Per certi aspetti, una vera e propria ‘bufala’,
che si è perpetuata fino ad oggi attraverso le diverse riedizioni in chiave
antisemitica”. La ricerca di Luzzati è pubblicata all’interno de L’Italia dei cognomi,
un libro curato da Andrea Addobbati, Roberto Bizzocchi e Gregorio Salinero. Come
riporta Controcampus.it, il volume rappresenta il contributo più recente e completo
alla storia dei cognomi in Italia, frutto di un progetto di ricerca dell’Università di Pisa
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a cui hanno partecipato anche l’Université de Paris I, l’École des Hautes Études en
Sciences Sociales di Parigi e l’Universidad de Extremadura.
Il saggio di Michele Luzzati sfata anche alcuni miti, come ad esempio l’idea che i
cognomi ebraici siano ‘parlanti’, cioè che dal cognome si possa in effetti risalire
all’ebraicità degli individui. “Nella società odierna – conclude Luzzati – sono ormai
pochissimi i cognomi effettivamente ‘parlanti’, cioè in grado di ‘raccontare’, di primo
acchito, non solo frammenti della storia più o meno remota della famiglia a cui un
individuo appartiene, ma anche qualche connotato del suo presente. E questo è
sicuramente vero anche per coloro che professano la religione ebraica. Relativamente
ai cognomi in uso tanto fra gli ebrei quanto fra i cristiani, basterà far riferimento a
‘Rossi’. Si tratta di un tipico cognome ebraico. È ovvio che non possiamo da qui
inferire che le molte centinaia di migliaia di italiani che portano il cognome Rossi
siano tutti ebrei o di origine ebraica”.
In conclusione, l’importanza dell’elenco di Samuele Schaerf, a parer mio, non sta
nella sua più o meno attendibilità. Il problema fu che venne usato come lista per
accusare gli inclusi di essere ebrei, e questo basta, visto nel contesto delle leggi
razziali. Del resto persino “La Stampa” [v. le Notizie del 22 Ottobre scorso] arrivò a
includervi Angelini, che nemmeno si chiamava così!
Esiste un altro libro che voglio procurarmi: Carriere spezzate. Gli artisti ebrei colpiti
dalle leggi razziali del 1938 di Lopez Nunes Sandro (Mimesis, 2013)».
Link: http://libreriarizzoli.corriere.it/Carriere-spezzate.-Gli-artisti-ebrei-colpiti-dalle-leggi-razziali-del1938/YWGsEWcVWPgAAAE6P9Njzasm/pc?CatalogCategoryID=5y.sEWcWyHcAAAEpvnQfmqGA.
◙ Martedì 29 Ottobre 2013
Mail da Il Discobolo: «Ultima trasmissione di Ottobre, ampiamente dedicata alle più
recenti acquisizioni discografiche dell’Associazione Museo Virtuale del Disco e dello
Spettacolo, tra cui dei 78 giri rarissimi del Trio Aurora e di Rica Pereno.
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In onda su www.ildiscobolo.net alle ore 10 del 29 Ottobre e, in replica, alle 14,30 del 30,
alle 18,30 del 31 e alle 21,30 del 1° Novembre. Buon ascolto!».
◙ Mercoledì 30 Ottobre 2013
Mail di Marco Basso: «Caro Curatore, grazie a certe mie conoscenze sono riuscito a
trovare scansionata la “Gazzetta Ufficiale” n. 168 del 16 Luglio 1941, dove viene
promulgata la Regia Legge 633 /41 (v. la terza delle Notizie del 20 Ottobre scorso).
Link: http://www.trio-lescano.it/archivio_documenti/GU_168_16.7.1941.pdf.
Spiegazione delle sigle: BIEM (in francese): Ufficio Internazionale Edizioni
Meccaniche (Bureau International de l’Édition Mécanique); EIDA: Ente Italiano
Diritti d’Autore (cui faceva capo la SIAE, che ora lo sostituisce), istituito con detta
legge, articoli 180-183.
Se non vado errato, ogni legge entra in vigore dalla data di pubblicazione nella
“Gazzetta Ufficiale” e non da quella di avvallo delle Camere o del Parlamento. Per
questa ragione credo che sarebbe opportuno fare dei raffronti nell’arco di tempo
attorno a questa data e prendere nota delle datazioni dei dischi».
È proprio per questo che pubblichiamo, bene in evidenza in testa a questo Notiziario,
la nostra richiesta di collaborazione, rivolta ai possessori di dischi a 78 giri delle
Lescano. Purtroppo non si può dire che la risposta dei collezionisti (ad eccezione di
alcuni pochi) sia stata finora delle più entusiasmanti, come se una ricerca tanto
importante fosse ritenuta dai più di scarso o nessun interesse! Peccato...
◙ Giovedì 31 Ottobre 2013
♦ Da quel collaboratore di parola che è, Renato Percival Allison ci ha inviato, non
appena ha potuto, le prime sei foto allargate delle etichette dei dischi lescaniani
facenti parte della sua collezione, i quali recano incisa sulla gommalacca la data
d’incisione-validazione di ogni brano. Si tratta dei dischi, DC 4143, DC 4154 e DC
4200, di cui tutti i sei lati sono di nostra pertinenza. Il secondo di questi dischi è
particolarmente interessante, in quanto la copia posseduta da Renato è stata riedita
posteriormente a quella presente nella collezione di Marco Gilardetti, come appare
evidente dalla forma delle date punzonate. Invitiamo i lescanofili curiosi a verificare
de visu in cosa consistano tali differenze, aprendo la pagina del Censimento, che è già
stata aggiornata.
♦ Mail di Paolo Piccardo: «Amici, sono finalmente riuscito ad ascoltare [su
YouTube] la versione di Norma Bruni di Sogno ad occhi aperti. Come giustamente è
stato detto, si tratta della versione italiana di I’m Getting Sentimental Over You,
celeberrima sigla dell’Orchestra di Tommy Dorsey. Naturalmente il disco GP 93057
venne ritirato nel 1942, assieme a tanti altri americaneggianti. Vorrei proporvi
l’originale nella versione più completa (riveduta nel 1940 da Axel Stordahl), da cui si
capisce come Barzizza abbia copiato il bellissimo “special” del saxofono
dall’arrangiamento originale di Ernani ‘Noni’ Bernardi, saxofonista di origini
modenesi che suonava in quella meravigliosa orchestra. Vi pregherei di notare come
all’inizio il background sotto al solo di trombone sia eseguito dal quintetto di
clarinetti, voicing ripreso a volte da Barzizza nei suoi lavori».
Link: http://www.trio-lescano.it/incisioni/I%E2%80%99m_Getting_Sentimental_Over_You.mp3.
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◙ Venerdì 1° Novembre 2013
Mail da Il Discobolo: «Carissimi amici, come ogni venerdì, eccoci all’appuntamento
con La Clessidra. Un viaggio a ritroso tra i fatti e personaggi del Novecento,
programma ideato e condotto da Giacomo Schivo. Ospite della puntata odierna sarà
Stefano Paggioro. Buon ascolto!».
Da sinistra a destra: il Curatore, la sig.ra Lidia Martorana, Stefano Paggioro e Alessandro Rigacci
(Torino, 20 Marzo 2011).
Domani, Sabato 2 Novembre, andrà in onda alle ore 10 per Quando la radio la
replica di una bella intervista a Otello Boccaccini. Quanto alle repliche della puntata
di questa settimana de La Clessidra, il programma condotto da Giacomo Schivo, esse
andranno in onda domani alle ore 14,30, lunedì 4 Novembre alle ore 18,10 e martedì
5 Novembre alle ore 21,30. Buon ascolto!».
◙ Domenica 3 Novembre 2013
Mail di Paolo Piccardo: «Amici, vorrei capire perché molti dei dischi che ci
interessano sono stati riediti o ristampati con nuove sigle, ovvero perché abbiamo più
sigle per la stessa matrice. Mi spiego.
In alcuni casi (IT 616 e IT 624), mentre il lato B è Maramao perché sei morto?,
canzone di grande successo, anche se guardata con sospetto dalla censura fascista, i
relativi lati A sono rispettivamente C’è una barchetta e Trullallà Ju. Nel primo caso
uno degli autori è Marini, cognome che compare nell’elenco dei cognomi ebrei in
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Italia. Forse qualche zelante funzionario, vista la popolarità della facciata più famosa,
non ha voluto cassare il disco per intero.
Invece IT 795, Il mio cuore, viene ripubblicato come DD 10030. Qui forse la ragione
è che il disco IT 793 conteneva un’altra versione de Il mio cuore cantata da Alfredo
Clerici. Non è proprio per niente chiaro. Potrei azzardare l’ipotesi che le canzoni di
successo, rimesse sul mercato, lo fossero su dischi di maggior prezzo, come si nota
dalla tabella del catalogo Cetra 1942: le serie DC costano 7,30 lire in più delle serie
IT; le serie AA addirittura 9,30! Che ne pensate?».
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◙ Lunedì 4 Novembre 2013
Non ci siamo mai illusi che la nostra Discografia del Trio Lescano (1936-1942),
benché frutto di un enorme e attentissimo lavoro collettivo di spoglio e di confronto
di tutte le fonti antiche (e anche moderne) disponibili, fosse esente da errori o lacune.
Tuttavia pensavamo che si trattasse di piccole imperfezioni, forse inevitabili in lavori
del genere. E invece, proprio ieri, abbiamo avuto modo di constatare in tale
Discografia la presenza di una vera e propria cantonata: la nostra unica consolazione
resta il fatto che detta scoperta è legata al recupero di una nuova, deliziosa canzone
delle Lescano. Ma procediamo con ordine.
Tra le 21 incisioni mancanti nel nostro Archivio sonoro figurava Ritmo della felicità
(GP 92225): così eravamo convinti che si intitolasse questa canzone giacché, in
mancanza dell’etichetta, ci eravamo basati sui dati contenuti nel Catalogo Parlophon
del Gennaio 1938, dati in parte confermati da Mazzoletti nel suo libro Il jazz in Italia
(p. 487).
_____________________________________
E non è tutto! Tratti in inganno da una fonte che credevamo autorevole (Mazzoletti,
appunto!), avevamo data per certa l’identificazione di questa canzone col famoso
standard swing americano Sing, Sing, Sing (1936).
Tale song però è di Louis Prima e non già di Carr-Kennedy, come si legge nel
succitato catalogo discografico. Insomma una serie di errori marchiani, in cui in tanti
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sono caduti senza accorgersene, noi per primi! Eppure un ritrovamento di Virgilio
Zanolla (v. la Mailing list n. 3 del 17.11.2010, pp. 3-4) avrebbe dovuto metterci sul
chi vive. Sfortunatamente, allora, prendemmo tutti per buone le fonti sbagliate,
considerando (in verità alquanto frettolosamente) errata quella corretta…
A dipanare questa intricata matassa ecco per fortuna arrivare una mail di Simone
Calomino, il quale, una volta di più, ci offre un contributo davvero determinante:
«Caro Curatore, ti allego (finalmente!) l’ultima incisione ritrovata del Trio Lescano:
Che felicità! Non fraintendermi: voglio dire che la canzone si chiama proprio così ed
è effettivamente molto carina [anteprima]. Purtroppo però, non si tratta di Sing Sing
Sing, come è affermato nella nostra Discografia (p. 6), bensì di una canzoncina
adorabile, che parla di “ritmo che dà la felicità”, pur non intitolandosi affatto Ritmo
della felicità, come invece affermano concordemente i Cataloghi Parlophon del ’38
(pp. 66, 114 e 134) e del ’39 (pp. 90, 145 e 170) e anche Mazzoletti. Ne fa fede
l’etichetta del disco originale, facente parte della collezione di Lio Petrocchi.
Questo nostro buon amico e benefattore ci ha già fornito altre splendide chicche,
perciò ritengo che gli dobbiamo tutti il più sentito “grazie di cuore, caro Lio!”».
Concordiamo assolutamente con Simone nel dover ringraziare pubblicamente e di
tutto cuore Lio Petrocchi per la sua encomiabile disponibilità a condividere con noi i
suoi tesori. Ora ci resta da identificare il titolo originale della canzone appena
recuperata: contiamo per questo su Paolo Piccardo, imbattibile in tale genere di
ricerche. Non appena conosceremo il titolo esatto, in inglese, di Che felicità di CarrKennedy provvederemo immediatamente a modificare le numerose pagine del sito
(un lavoraccio!), in cui si parla – erroneamente, come si è visto – di Ritmo della
felicità. Eliminiamo invece subito, nella pagina Autori stranieri - Lettere M-Z, la
scheda su Louis Prima, in quanto ora sappiamo che la sua celebre canzone Sing, Sing,
Sing non è mai stata incisa dalle Lescano (ed è un vero peccato, perché siamo certi
che la loro sarebbe stata un’interpretazione travolgente e non meno brillante di quella
delle Andrews Sisters).
Che felicità è firmata dagli stessi autori che ci hanno regalato quel gioiellino di
canzone che è Il piccolo generale si è addormentato (GP 92186 con Aldo Masseglia
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e Trio Lescano) e forse The Generale [sic, al posto del corretto General’s] Fast
Asleep (GP 92147 col solo Trio Lescano).
Diciamo “forse” perché il primo brano ce l’abbiamo in archivio e perciò su di esso
non abbiamo dubbi di sorta; il secondo non ce l’abbiamo ancora e potrebbe trattarsi –
anzi è più che probabile che sia proprio così – della stessa canzone, diversa dalla
precedente unicamente per gli interpreti: ne avremo la certezza solo quando
recupereremo il disco GP 92147, che purtroppo è assai raro. Non lo possiede infatti
neppure la Discoteca di Stato.
◙ Martedì 5 Novembre 2013
Il nostro Paolo Piccardo ha subito accettato l’invito che gli abbiamo rivolto ieri e, in
men che non si dica, è riuscito a identificare il tiolo originale dell’ultima canzone
delle Lescano che abbiamo recuperato, Che felicità (GP 92225a, matr. 153012). Ecco
come ci ha comunicato l’esito delle sue ricerche:
«Mistero risolto. Si tratta della canzone del 1937 There’s a New World, tratta dalla
commedia musicale O-Kay for Sound, prodotta per il London Palladium dal famoso
produttore inglese George Black. Nello stesso anno ne venne tratto il film omonimo,
che tuttavia non contiene la canzone in oggetto.
Da notare che Barzizza si è ispirato, per il suo arrangiamento di Che felicità, a quello
dell’Orchestra inglese Ambrose, trascrivendola in Fa invece che in Lab, oppure alla
versione assai simile di Jack Payne, ascoltabile per estratto dalla Discoteca di Stato».
Il minimo che si possa dire di Paolo è che non solo è bravo, motivatissimo e in grado
come pochi altri di sfruttare appieno tutte le risorse della Rete, ma che, nel fare ciò,
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sfoggia una velocità da far invidia a... Nembo Kid, come qui da noi si chiamava una
volta Superman.
Lo stesso Paolo, tuttavia, esprime in un’altra mail delle più che legittime perplessità:
«Ho sfogliato ben bene i cataloghi storici della Parlophon-Cetra e vi ho trovato due
titoli Che felicità, o meglio due diverse versioni del tango omonimo di Mauri-Fouché.
Si tratta della versione strumentale GP 92201, matrice 151935-2:
e di quella cantata da Masseglia GP 92291. Che possibilità ci sono, quindi, che il
disco in possesso di Lio Petrocchi non cada nella categoria delle etichette sballate,
che più volte abbiamo incontrato? Bisognerebbe ammettere, se così non fosse, che
l’errore dei cataloghi sia stato ripetuto per almeno tre anni di seguito... Potrebbe
essere che il titolo effettivo sia proprio Ritmo della felicità e che l’errore sia
nell’etichetta? O piuttosto ammettere nei cataloghi tre differenti facciate con lo stesso
titolo? O che qualcuno abbia “forzato” un titolo diverso nei cataloghi senza
correggere l’etichetta? Ciò non toglie che l’errore principale sia stato corretto, ma,
secondo me, un ragionevole dubbio sussiste».
Il Curatore gli ha così risposto: «Tra l’etichetta e il catalogo (che cronologicamente
viene dopo) io sarei più propenso a dare maggior credito alla prima. I tuoi dubbi
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sono sicuramente fondati, ma purtroppo non c’è modo di superarli, a meno che non
salti fuori un’altra copia del disco GP 92225 con l’etichetta del lato a “corretta” in
Ritmo della felicità... Può anche darsi che i cataloghi abbiano deliberatamente
cambiato il titolo Che felicità di GP 92225a in Ritmo della felicità proprio per evitare
ogni confusione (più deleteria in un catalogo che nei singoli dischi) col tango
omonimo. A conti fatti direi che, almeno per ora, convenga prendere per buono il
titolo che si legge sull’etichetta, specificando semmai tra parentesi quello riportato
nei Cataloghi Parlophon-Cetra del tempo».
◙ Mercoledì 6 Novembre 2013
♦ Mail dai Curatori del sito Ricordando i Trii Vocali: «Cari amici, nelle Notizie di
mercoledì 6 Novembre:
- La serata dedicata a Carlo Buti, a cui siamo stati invitati dagli “Amici di Carlo
Buti”.
- Cosa c’entra Roberto Murolo con le formazioni vocali? Eccovi i Mills Brothers
napoletani!
Visitateci numerosi e fateci pervenire commenti, impressioni e suggerimenti!».
Link: http://triivocali.weebly.com/notizie.html.
♦ Un nuovo lettore particolarmente attento, che si firma Silvano S., ci segnala che la
canzone di Kennedy-Carr pubblicata nel disco GP 92147 (incisione tuttora mancante
nel nostro Archivio sonoro) ha nei cataloghi discografici del ’38 e ’39 il titolo inglese
The Generale [sic, al posto del corretto General’s] Fast Asleep, mentre in quello del
’41 ne ha uno in italiano: Il generale dorme. Tale disco, che contiene sull’altro lato
Vivere di Bixio, con i medesimi interpreti, esce di catalogo nel 1942, senza dubbio
per i motivi spiegati da Paolo Piccardo.
Entrambe le etichette di questo disco ci mancano, ma siamo particolarmenre curiosi
di recuperare quella relativa alla canzone inglese, per verificare con quale titolo essa
sia stata effettivamente pubblicata.
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◙ Giovedì 7 Novembre 2013
♦ Proseguono a Torino le riprese del film Notes of Passion - Firmamento
Nerostellato, nel quale, come sappiamo, il Trio Lescano ha un ruolo significativo,
anche se marginale rispetto alla storia principale. Il nostro buon amico Victor Vegan,
sceneggiatore e regista del film, ci aggiorna sulle ultime novità con questa mail: «Pur
procedendo piano nel progetto di Notes of Passion ci sono delle ottime new entries:
nell’acclusa foto (dove io sono al centro, col berretto blu) vediamo l’attore Stefano
Saccotelli, presto in tv ne La Farfalla granata, nel ruolo del sarto Pino Tricase che
confezionava gli abiti di Gigino Meroni: siamo riusciti ad avere la sua partecipazione
straordinaria. Ecco poi, oltre al bravo Michele Franco, l’attore Renato Porfido,
famoso in vari spot come quello dell’Ampliphone, dove lavora a fianco di Lino
Banfi.
Franco e Porfido li avevo già già scelti nel mio precedente film, La memoria dei
giusti. In Firmamento Nerostellato il ruolo di Saccotelli e Porfido è quello dei
progettisti del prototipo per vedere immagini del passato: spero di poter girare queste
scene presto, con le tre ragazze del Trio e la Bria. Nella foto allegata l’indiano col
turbante si chiama Sukhwinder Singh e la signora – Carla – è la compagna di Michele
Franco: nel film sono dei figuranti».
♦ Mail di Paolo Piccardo: «Caro Curatore, tentando di trovare una traduzione
ufficiale italiana della nuova canzone delle Lescano appena acquisita, mi sono
imbattuto in alcune cose abbastanza interessanti. Innanzitutto un bel video inglese
degli anni ’30 dal sito Pathé: http://www.britishpathe.com/video/billy-thornburn-aka-billy-thorburn/query/jazz; poi
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alcune notizie sulla canzone stessa dal sito http://www.weirdwildrealm.com/f-musical-shorts12.html (la
traduzione dall’in-glese è mia):
“La canzone [del video] è la composizione di Carr-Kennedy There’s a new world, un
successo popolare per il resto degli anni ’30 dopo che fu introdotta dall’orchestra di
Joe Loss, col cantante Chick Henderson. All’inizio si trattava di una canzone ‘nera’,
ispirata ai minstrel shows della decade precedente. La versione strumentale di
Thornburn omette lo stereotipato testo razzista a proposito di ‘angurie & raccolta di
cotone - Alleluja sul fiume Giordano’. Le uniche frasi adatte a un periodo di guerra
sarebbero state ‘C’è un mondo nuovo libero dal dolore / Libero dai pensieri del
domani / Canteremo quando inizieremo / Non più divisioni in questo mondo’”.
Bella differenza rispetto al testo italiano: ‘Questo è il ritmo dell’amore / che ogni
cuore vuol cantare / vuol danzare / felicità, velocità, che nuovo ritmo’».
♦ Mail da Il Discobolo: «Cari amici ascoltatori, su www.ildiscobolo.net vi proponiamo
una bellissima puntata di Gran Galà dedicata a Maria Jottini. La trasmissione, curata
e condotta da Simone Climon, sarà udibile oggi, giovedì 7 Novembre, alle ore 10 e,
in replica, venerdì 8 alle ore 14,30 e sabato 9 Novembre alle ore 18,10. Buon
ascolto!».
◙ Venerdì 8 Novembre 2013
♦ Procedendo con la serie Quando la Radio il benemerito sito http://www.ildiscobolo.net/
ripropone a settimane alterne un programma dal titolo Io & la Musica curato e
condotto dal decano dei nostri collaboratori, Antonio Mastrorocco, che, all’epoca
della messa in onda (anni 1984/86), si celava dietro lo pseudonimo di Tony de Palma.
Dopo la prima di mercoledì alle ore 10, ci sono le repliche di giovedì alle ore 14,30,
venerdì alle 18,10 e sabato alle 21,30. È un programma dove gli appassionati possono
ascoltare musica evergreen di tutti i paesi e per tutti i gusti, scelta con cura e
indiscutibile competenza: caldamente raccomandato a tutti coloro che amano la
qualità.
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♦ La nostra fototeca (solo virtuale, in quanto costituita unicamente da immagini
digitalizzate in jpg, quasi sempre però di buona definizione e tutte accuratamente
restaurate, essendo questo il nostro “marchio distintivo di qualità”) si arricchisce di
un nuovo pezzo. Si tratta dalla celebre foto pubblicitaria del Trio Lescano detta “col
lunotto”, realizzata a Torino da Enea Mangini verso il 1937/38 e utilizzata spesso
dalle Nostre per accontentare le richieste dei propri ammiratori, richieste (in
particolare di foto promozionali, possibilmente con dedica) che devono essere state
numerosissime nei loro anni di gloria. Che questa incantevole immagine sia opera del
mago delle foto in studio lo sappiamo con certezza perché nel volume Artisti della
Radio, Edizioni S.A.C.S.E., 1942-XX essa è riprodotta a p. 147 con la dicitura “Foto
E. Mangini - Torino”. La foto appena acquisita non reca nel lunotto, a differenza di
altre che abbiamo in Archivio, né dedica né data ma solo la firma “Sorelle Lescano”:
la quale, tuttavia, eseguita con la consueta penna stilografica a inchiostro verde,
appare particolarmente bella.
Ci si può chiedere quale delle tre sorelle fosse solita firmare queste foto pubblicitarie
o scriverne le dediche per i fan; è una domanda che ci siamo posti anche in passato,
ma senza giungere a conclusioni del tutto convincenti. Abbiamo allora pensato di
riunire in un unico documento tutte le firme in questione, con la speranza che tra i
nostri lettori attuali ci sia un esperto grafologo. La discussione è dunque aperta!
71
Ricordiamo infine che la foto col lunotto, abilmente reinterpretata, è servita di base al
bravo illustratore Baggiolini per la sua copertina del “Canzoniere della Radio”, 24°
fascicolo, 15 Novembre 1941-XX.
Link: http://www.trio-lescano.it/archivio_documenti/CdR_n._24.pdf.
◙ Sabato 9 Novembre 2013
♦ Mail di Paolo Piccardo: «Ho reperito nella pagina Facebook di Umberto Mendola
[v. in particolare la terza delle Notizie del 23 Maggio 2012] una locandina della
Compagnia Lescano mai vista in precedenza.
72
Essa riporta come date il 6 e 7 Ottobre, e il Teatro Sociale qui menzionato è quasi
certamente quello di Trento; quanto all’anno, martedì 6 Ottobre cadeva nel 1936. Fra
altre informazioni interessanti, abbiamo, grazie a questa locandina, la conferma
definitiva dei componenti del Quartetto Jazz Prato.
Cercando in internet altre notizie relativamente alla musica in Alto Adige negli anni
che più ci interessano, mi sono inoltre imbattuto in una pagina del sito
franzmagazine, dove si parla di una disavventura – in verità non c’entra nulla con le
Lescano, ma merita lo stesso di essere conosciuta, essendo quanto mai istruttiva – che
il grande chitarrista Django Reinhardt visse a Bolzano il 17 giugno 1934. La Milizia
lo arrestò per ordine del podestà Luciano Miori, in quanto “disturbava la quiete
pubblica” suonando, di mattina, la chitarra davanti alla fontana del Nettuno, in Piazza
Erbe. Da notare che questo genio del jazz è qui definito dalla stampa fascista un
molesto “strimpellatore gitano”… Ogni commento è davvero superfluo!
Altrove, nel sito Bolzano scomparsa, curato da Ettore Frangipane, scopro che le
ragazze cantarono al Cinema Teatro Roma (Prov. BZ 3/10/1936). I bolzanini hanno
“riudito la maschia voce del Capo scandire l’ora solenne che stava per scoccare sul
quadrante della nostra storia”. Al cinema “Roma” spettacolo di varietà: canta il Trio
Lescano. Si veda il quotidiano “La Provincia di Bolzano”.
Links: http://www.bpi.claudiaugusta.it/laprovinciadibolzano.cfm».
http://www.bolzano-scomparsa.it/1936.html
http://www.frangipane.it/
♦ Ancora Paolo ci ha procurato il mandolino originale di There’s a New World. Lo
abbiamo sistemato nella pagina http://www.trio-lescano.it/mandolini.html, tra le nuove
acquisizioni.
♦ Mail di Giorgio Serafini, in risposta al quesito pubblicato ieri: «Ad occhio e croce
(ma senza nessuna competenza specifica in materia), propenderei per Caterina.
Alcune caratteristiche della sua grafia (la L maiuscola, la O aperta di Lescano su
tutte, l’andamento della scrittura sulla carta) mi farebbero protendere per questa
ipotesi, che però va contro un’idea che mi sono fatto. Credo, cioè, che la più
“manageriale” delle sorelle fosse Alessandra. Mi sembrerebbe più nel personaggio
che a sbrigare queste incombenze fosse lei. Oppure Eva, la madre. Abbiamo
campioni della sua scrittura?».
Sfortunatamente non esistono – a nostra conoscenza – campioni della grafia di Eva de
Leeuwe. Nondimeno siamo pure noi dell’idea che a corredare le foto promozionali di
dediche, date e firme fosse la più giovane delle tre sorelle, quella che era andata a
scuola fino a 16 anni e doveva quindi avere maggiore dimestichezza con la penna.
Nel pdf Archivio del M° Carlo Prato / Documenti vari (pp. 8 e 15) abbiamo
rispettivamente una dedica autografata e una firma (entrambe tardive) di Alessandra e
si vede chiaramente, anche tenendo conto dell’età avanzata, come lo scrivere non
fosse il suo forte.
◙ Domenica 10 Novembre 2013
♦ Rispondendo al nostro Invito alla collaborazione pubblicato qui sopra, Christian
Schmitz ci ha gentilmente inviato le foto di quattro etichette provviste di data,
provenienti dalla sua collezione personale di dischi a 78 giri. Le avevamo già tutte in
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archivio, in quanto offerteci in precedenza da altri collezionisti, ma le abbiamo
inserite lo stesso nella pagina del Censimento dei dischi datati per un sempre utile
confronto tra fonti diverse, finalizzato a individuare le differenze – normalmente
piccole, ma comunque significative – che non mancano quasi mai tra un’edizione e
l’altra del medesimo disco. Ringraziamo l’amico Christian per la sua premura e
cogliamo l’occasione per fargli i migliori auguri per lo spettacolo Risate sotto le
bombe (v. le Notizie del 10 Ottobre scorso), nel quale egli ha la responsabilità della
direzione musicale; spettacolo che proprio ieri ha inaugurato la stagione teatrale
all’Angelini di Crescentino.
♦ Mail di Vito Vita: «Per una ricerca che sto effettuando, ho consultato in questo
periodo molti numeri della rivista “Il Musichiere”. In uno di essi, il n. 90 del 17
Settembre 1960, ho trovato un articolo su un programma televisivo di revival, in cui
si parla anche del Trio Lescano. Vi si dice che non parteciperà allo spettacolo perché
una delle sorelle si trova in Australia! Notizia – penso – del tutto priva di
fondamento. L’articolo è corredato anche da una fotografia del Trio, tra le più note».
Link: http://www.trio-lescano.it/archivio_documenti/Musichiere_17.9.1960.pdf.
Questo documento ci fornisce un’ulteriore prova che tantissimi giornalisti nostrani (o
forse solo sedicenti tali) seguono questo andazzo, per loro evidentemente assai
comodo: quando una cosa la ignorano, se la inventano lì per lì di sana pianta, a
casaccio, piuttosto che fare lo sforzo, anche minimo, per documentarsi. È ben vero
che nel 1960 le tre sorelle Lescano (come pure la loro madre) avevano lasciato
l’Italia, ma quasi tutti i loro ex-colleghi di lavoro o amici italiani erano vivi e vegeti,
e facilmente rintracciabili: qualcuno di loro sarà di certo stato al corrente che esse si
trovavano allora, tutte e tre, in Venezuela. Bastava dunque fare qualche rapida
telefonata per appurare la verità, anziché spararla grossa in quel modo, tirando cioè in
ballo nientemeno che l’Australia...
◙ Lunedì 11 Novembre 2013
Mail di Massimiliano Picciarelli: «Dall’archivio del vostro sito e, in particolare, dal
fascicolo Documenti su Alexander Leschan (reperiti in Olanda da Giacomo Branca),
risulta nei commenti dei documenti riportati che Gravenhage sarebbe una frazione di
Den Haag (L’Aia). Siccome all’Aia ci abito, vorrei semplicemente segnalare che ’s
Gravenhage [scritto anche ’s-Gravenhage] è solo una denominazione alternativa (un
po’ più chic, se così possiamo dire) della più comune Den Haag. Insomma: ’s
Gravenhage = Den Haag (’s, apostrofo e s minuscola, sta per la forma genitiva
dell’articolo: “Des”)».
Interessanti al riguardo anche le varie precisazioni di moldo in una pagina del sito
Wordreference.com | Language Forums.
Links: http://forum.wordreference.com/showthread.php?t=231954&langid=14.
◙ Martedì 12 Novembre 2013
♦ Mail di Paolo Piccardo: «Amici, ecco le due rimanenti figlie di Marie Françoise
Leschan (Anversa, 1898 - Aalst, Belgio, 1987), prima figlia di Alexander Leschan ed
Helena Libot. Mi par di capire che la foto sia stata scattata in occasione dell’88°
compleanno di Jettie (a sinistra), ovvero Henriette, che è la terzogenita; l’altra è
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Josée, nata nel 1934 e settimogenita della Nostra. Una certa aria Lescano ce l’hanno,
eccome!».
♦ Mail di Marco Basso: «Caro Curatore, ieri ascoltavo Vado in cina e torno, di cui ti
allego una copia decisamente migliore di quella che è presente nell’Archivio sonoro
del sito, e ho notato che lungo la canzone la sezione degli archi accenna al tema di
China boy, famoso standard jazz degli anni ’20. Può essere un’osservazione
interessante?».
Marco, che ringraziamo sentitamente, ci ha anche offerto l’incisione della stessa
canzone ad opera del Trio Vocale Fratelli Riss (Odeon, GO-19399, Mo 7766):
interpretazione che troviamo bellissima, tanto per lo smagliante arrangiamento
quanto per l’esecuzione dei cantanti e dell’Orchestra da Ballo di Enzo Ceragioli che li
accompagna. Il disco da cui proviene questa registrazione deve essere inoltre come
nuovo, perché l’etichetta è perfetta e la qualità del suono semplicemente sbalorditiva,
per limpidezza e presenza su tutta la gamma delle frequenze, dei timbri e delle
dinamiche, a ulteriore conferma che i vecchi 78 giri, quando uscivano dalla fabbrica,
non avevano assolutamente nulla da invidiare ai supporti sonori venuti dopo, inclusi i
più moderni. Anzi, se consideriamo anche il “calore” del suono, l’unico a nostro
avviso capace di trasmettere certe emozioni, diremmo che i “padelloni” dei nostri
progenitori sono rimasti insuperati.
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◙ Mercoledì 13 Novembre 2013
♦ Credevamo che i responsabili della ditta Delcampe [http://www.delcampe.it/] fossero
persone serie, ma ci è venuto qualche dubbio al riguardo quando abbiamo visto cosa
hanno avuto il coraggio di pubblicare sul sito della medesima!
A proposito di Velleda Tranquilli, della quale poco o nulla sappiamo (anche Il
Discobolo la ignora), si veda il commosso ricordo che le ha dedicato nel ’90 il regista
e sceneggiatore romano Luciano Lucignani (1922-2008).
Link: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/01/06/non-son-solo-canzonette.html.
♦ Mail di Paolo Piccardo: «Qualche annotazione su Vado in Cina e torno. China Boy
è una canzone popolare scritta da Phil Boutelje e Dick Winfree nel 1922, sull’onda
dei temi caratteristici orientaleggianti di moda in quel periodo. Si ricordano anche la
famosa Chinatown my Chinatown (1910) e il quadro sinfonico In a Chinese Temple
Garden di Albert Ketelbey del 1923, senza contare l’opera Turandot (1924) di
Giacomo Puccini.
La canzone China Boy venne in Italia come Cinesino va e fu incisa da Gorni Kramer
il 3 Aprile 1939 con un gruppo che comprendeva tra gli altri Cosimo di Ceglie ed
Enzo Ceragioli. L’impostazione di quest’ultimo arrangiamento ricalca per sommi
capi quella del trio di Benny Goodman, eseguita al concerto della Carnegie Hall il 16
Gennaio 1938. Complimenti dunque a Marco Basso per aver notato il riferimento.
Circa la gigantesca versione anzidetta di Goodman, con Teddy Wilson al piano e
Gene Krupa alla batteria, si noti, verso la fine, che Krupa, invasato come non mai,
urla: “Take one more, Benny!”, invitando il solista ad eseguire un altro ritornello».
Link: http://www.youtube.com/watch?v=Je6gjCXInLA.
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♦ Mail di Simone Calomino: «Non c’è da meravigliarsi se l’incisione dei Riss, di cui
si è parlato nelle Notizie di ieri, è tecnicamente perfetta. I dischi Odeon sono i dischi
che si sentono meglio di tutti, soprattutto quelli della serie GO, perché erano prodotti
senza guardare troppo al risparmio: contengono infatti molta lacca. Notiamo la cura
con cui venivano incisi in questo video sbalorditivo dell’Istituto Luce, dove Meme
Bianchi incide la canzone Sola in una notte di tormento, che è una delle mie preferite.
Link: http://www.archivioluce.com/archivio/jsp/schede/videoPlayer.jsp?tipologia&id&physDoc=3133&db=cinematograficoDOCUMENTARI&findIt=false&section=%2F.
Piccola nota: la musica che è in sottofondo mentre la voce fuori campo spiega le fasi
della produzione del disco è Stasera no, sempre dell’Orchestra Ceragioli, con
ritornello cantato da Nino Amorevoli: essa è stata incisa anche dal Trio Lescano con
Nunzio Filogamo, ma – come ben sappiamo – manca tuttora nel nostro Archivio
sonoro...
Saranno le tecniche diverse o la cura maggiore, fatto sta che i dischi Odeon suonano
meglio di qualsiasi altro disco, soprattutto se ben conservati, mentre i dischi Cetra,
anche se nuovi, hanno sempre qualcosa di poco naturale. Con gli Odeon si può
ammirare costantemente la limpidezza del suono, la chiarezza dei toni alti, la giusta
modulazione dei bassi... Insomma: un lavoro fatto a regola d’arte! Ve lo immaginate
come sarebbe stato bello ascoltare le Lescano con una simile alta fedeltà?
Per quanto riguarda Enzo Ceragioli, era un grandissimo artista, che ha fatto davvero
di tutto nella sua carriera musicale. Sono in contatto con sua figlia, Lorenza Della
Rosa Ceragioli.
Ella ha ereditato la vena artistica di famiglia e fa la pittrice. Ho avuto l’onore di stare
per un paio d’ore nello studio del M° Ceragioli, dove Lorenza conserva tutto
l’archivio del padre. Ho scansionato un buon numero di fotografie originali e, grazie
77
a lei, ho scritto un’esauriente biografia del Maestro. Presto pubblicheremo tutto
questo materiale sulla pagina di Enzo Ceragioli del Museo Virtuale del Disco e dello
Spettacolo (MVDS). Lorenza ricorda con tanto affetto il padre e la madre, Vera Valli,
cantante dell’Orchestra Ceragioli. È splendido quando i figli degli artisti a noi cari
“venerano” la memoria dei propri genitori e la loro carriera artistica: stimo molto per
questo Lorenza, che è una persona amabilissima, e devo ringraziare Christian
Schmitz e Giorgio Bozzo che me l’hanno fatta conoscere».
◙ Giovedì 14 Novembre 2013
Mail di Giorgio Zoffoli: «Seguo sempre i contributi che vengono inviati al sito, anche
se l’interessante dibattito sulla datazione dei dischi a 78 giri l’ho un po’ bypassato per
questioni di tempo: vedrò di approfondirlo in altro momento. Purtroppo però non
credo di poter dare un contributo concreto visto che, non essendo collezionista, non
ho di fatto materiale su cui lavorare.
Piuttosto sono da sempre interessato ad approfondire, oltre che con l’ascolto di brani
musicali e la lettura di saggi e monografie specifici (sino ad ora ho collezionato circa
trecento volumi) la storia degli autori del periodo attraverso i mandolini musicali.
Sembra incredibile, ma dietro le copertine degli spartiti si può ricostruire la storia di
oltre quarant’anni di musica italiana (oltre che del costume, della moda e degli
avvenimenti sociali). Ultimamente ho provato ad attribuire gli oltre cinquemila
mandolini scansionati che ho in archivio agli illustratori che li hanno ideati e
realizzati, e ne è venuto fuori un mondo di collegamenti e di informazioni veramente
sbalorditivo. In alcuni casi parliamo di vere e proprie opere d’arte di artisti
prestati alla musica dalla pubblicità e dall’editoria. Sembra impossibile, ma oltre ai
soliti tre o quattro siti specializzati, non esiste una catalogazione veramente
strutturata dei mandolini musicali italiani; meno che meno una pubblicazione che li
raccolga in modo organico, anche se non esauriente, valorizzandoli però nella giusta
misura. Ma non è detto che qualcuno, prima o poi, non ci provi a farlo...
Per ora vi invio tutto il materiale che ho raccolto su Vittorio Mascheroni. Il Curatore
saprà come al solito valorizzarlo e mi auguro che sia apprezzato da qualcuno, se non
ora, almeno in futuro. Se qualche collaboratore del sito si accorgerà di averne altri
non presenti nella raccolta che vi mando, sarà da me oltremodo gradito l’invio di tali
materiali. Ovviamente mancano tutti i mandolini delle canzoni composte da
Mascheroni con Marf, che ho collocato altrove e che per ora non potrei inviare
neanche sotto tortura...! (Naturalmente sto scherzando, sapete benissimo che sono un
convinto alfiere della condivisione. Magari spero solo di divulgarli con la mia
pubblicazione monografica su Marf, con l’augurio che non tardi troppo)».
◙ Venerdì 15 Novembre 2013
♦ Giorgio Zoffoli, che ringraziamo una volta di più per la sua costante e generosa
disponibilità, ci ha offerto un bel mandolino che ci mancava: quello della canzone Un
po’ di sole (GP 92360), incisa nel ’38 da Dino Di Luca col Trio Lescano,
accompagnati dall’Orchestra del M° Pippo Barzizza. Quanto prima lo inseriremo
nella pagina che presenta, in formato thumbnail, tutti i mandolini che abbiamo in
archivio.
78
♦ La nostra buona amica Gwen van Iersel, che già in passato ci ha dato un aiuto
assolutamente determinante nella ricostruzione degli inizi di carriera delle sorelle
Alexandra e Judith Leschan (v. la prima delle Notizie del 22 Marzo 2012) ci ha
offerto altre foto provenienti dal suo archivio personale, corredandole con brevi
didascalie. Il nostro Palo Piccardo ha ulteriormente arricchito il pdf contenente le
nuove immagini con osservazioni finalizzate a identificare le persone in esse presenti,
a cominciare da quelle che ci interessano più da vicino. Questo il suo commento:
«Fra tanti che ci hanno promesso aiuti e miracoli, Gwen è tra i pochi che abbiano
preso realmente a cuore le nostre ricerche…».
Link: http://www.trio-lescano.it/fototeca/Materiali_offerti_da_Gwen_van_Iersel.pdf.
◙ Sabato 16 Novembre 2013
♦ Mail di Virgilio Zanolla: «Preziose e molto suggestive le nuove foto offerte da
Gwen e recuperate grazie al nostro grande Paolo! Esse vengono ad accrescere
ulteriormente un archivio fotografico che dal 2008, vale a dire dall’anno di apertura
del sito, ha portato alla luce non meno di ottanta immagini inedite delle sorelle
Lescano... Basterebbe già questo per giustificare l’esistenza nel Web di un sito come
il nostro; se poi aggiungiamo i dischi rintracciati e la ricostruzione del catalogo
discografico, i documenti, le testimonianze e le notizie recuperate, i testi delle
canzoni, i mandolini, la definizione degli ambienti e dei vari personaggi dell’entourage delle nostre beniamine, e, buon ultimo, le vittoriose campagne contro le
menzogne che costellano molte delle biografie lescaniane in circolazione, abbiamo
veramente di che compiacerci tutti assieme: perché il sito Ricordando il Trio Lescano
è paragonabile all’impresa di una Grande Armata che lotti per la luce della verità».
♦ Mail di Marco Basso: «Facendo un po’ di pulizia tra i miei dischi in attesa di
registrazione, sono saltati fuori due dischi Parlophon del 1927, in due serie diverse
dello stesso brano e con medesima matrice. Li ho fotografati, contornati da dischi
della stessa epoca (Odeon e Parlophon) di Bix Beiderbecke (solo alcuni di quelli che
ho…). Allego foto generale e foto delle etichette, che sono: Parlophon Viola B 71174
(originale) e Parlophon Rosso TT 9083 (ristampa); la canzone è China Boy (sull’altro
lato c’è Nobody’s Sweetheart), eseguita da McKenzie and Condon’s Chicagoans, da
79
cui ho dedotto il tema riproposto in Vado in Cina e torno; essa è ascoltabile a questo
indirizzo: http://www.youtube.com/watch?v=gw7TfEjZE-k.
Passando ad altro argomento, ovvero la ristampa delle matrici deteriorate
riproducendo una copia d’archivio, su molti dischi Voce Del Padrone è riportata la
dicitura: “Ricostruzione tecnica del (anno)”; ciò vuol dire che è stata preparata una
nuova matrice riproducendo un disco d’archivio, correggendone e migliorando la
curva di risposta con mezzi e filtri elettronici più moderni, per poter essere ristampata
in una nuova edizione e con qualità superiore. Non è detto che in questo caso la
matrice originale non fosse più in grado di stampare: magari la casa discografica
voleva solo riproporre vecchi classici migliorandone la qualità.
La Voce del Padrone era solita farlo con le grandi voci (come Beniamino Gigli,
Caruso…), partendo da registrazioni piuttosto “piatte” dal punto di vista della
dinamica, e lo faceva enfatizzando sicuramente le frequenze basse e acute, riducendo
la banda media ed altre accortezze facilmente rilevabili confrontando un originale con
la riedizione ricostruita. Appena mi capitano sottomano due dischi di questo tipo
(ossia originale + riedizione ricostruita), sarà mia cura digitalizzarle e farvele avere,
così che tutti possano fare il confronto».
◙ Domenica 17 Novembre 2013
Mail di Manuel Carrera: «Un breve commento sulle nuove foto di Alexandra e Judith
regalateci da Gwen van Iersel, che trovo bellissime! Due sono le cose che, in
particolare, mi colpiscono in esse. Innanzi tutto Giuditta, per antonomasia la
“bruttina” del trio, agli inizi della sua carriera (appena quindicenne o poco più) era
davvero carina, anche in versione maschietta, per cui si direbbe che in seguito il
tempo sia stato inclemente con lei. Poi, a giudicare dai loro sorrisi, le due sorelle
Leschan dovevano essere proprio felici in quegli anni, e soprattutto circondate da
tante e belle amicizie. Credo che nessuna delle due avrebbe mai immaginato di finire
80
i propri giorni in triste solitudine. È vero che non sappiamo che ne sia stato di
Giuditta dopo – suppergiù – il 1975, ma tendo a supporre che sia rimasta sola pure
lei».
◙ Martedì 19 Novembre 2013
Mail di Marco Gilardetti: «Le mie ultime acquisizioni in fatto di dischi delle Lescano
sono in condizioni non buone, in alcuni casi al limite dell’ascoltabilità. Ho notato
che, salvo fortunate eccezioni, ciò accade spesso con i dischi delle Nostre, e
probabilmente questo riflette il grande successo che avevano presso il pubblico: i loro
dischi venivano ascoltati e riascoltati fino allo sfinimento, temo non sempre
cambiando la puntina del grammofono a regola d’arte (sempre che esso fosse munito
d’apposita punta e non d’un… chiodo».
Sempre Marco ci ha fornito un dato, relativo alla nostra Discografia, che ci mancava:
ci riferiamo al numero di matrice della canzone Tu sei bella (IT 1000a) che, nella
copia dell’etichetta presente in Archivio, risulta illeggibile. Ora sappiamo che esso è
50965, quindi tale canzone si colloca tra La sardina innamorata (IT 957b, m. 50963)
e Nostalgia d’amore (IT 1025a, m. 50966), incise – stando alle date fornite da
Mazzoletti nel suo libro Il jazz in Italia – nel Luglio-Agosto del ’41. Abbiamo
naturalmente subito aggiornato il pdf Etichette dei dischi originali a 78 giri del o col
Trio Lescano presenti nell’Archivio del sito, operazione per noi tra le più gradite,
giacché ci permette di collocare al suo posto un altro tassello di quel grande mosaico
che rappresenta le nostre conoscenze relativamente al lascito artistico delle Sorelle
Lescano.
◙ Mercoledì 20 Novembre 2013
♦ Mail di Marco Gilardetti: «Caro Curatore, San Luigi (Tristezza di...) è bell’e
trovato, non ti resta che aspettare qualche giorno e avrai una sua bella fotografia in
primo piano! Salvo sorprese, ritengo a questo punto definitivamente appurato che si
tratti della stessa incisione [numero di matice: 50842] di Ritmo della Luisiana, a cui è
stato cambiato titolo per ragioni... “littorie”, diciamo così!
Riguardo alla consunzione dei dischi, pensa che in alcuni casi estremi durante
l’ascolto si sprigiona dalla puntina l’odore della pietra focaia... Non so se hai presente
quell’odore delle pietre focaie battute tra loro o su un acciarino. L’odore è molto
leggero ma tuttavia distinguibile. Questo dà l’idea dell’intenso micro-attrito che si
genera localmente tra punta e solco, soprattutto quando quest’ultimo non è più in
buone condizioni. Normalmente per evitare di peggiorare le cose ascolto i 78 giri su
fonografi con punta in diamante e peso di lettura intermedio, riservando l’ascolto su
grammofono a quando ho persone in visita, o una tantum per rendermi conto
filologicamente di quale fosse il suono di un determinato disco.
Sicuramente, di questo ho la certezza, all’epoca sia per ragioni economiche che per
problemi di reperibilità sul mercato, molte persone non cambiavano la punta ad ogni
cambio di disco. Ne ho trovate all’interno degli appositi comparti dei grammofoni di
talmente consumate e arrugginite da sembrare una mina per matite. E credo
veramente di poter affermare che alcuni sprovveduti abbiano ascoltato i 78 giri anche
con piccoli chiodi, spilli e cose del genere. Le conseguenze di questa pratica (dovuta
81
allo stato di necessità o ad ignoranza pura e semplice, questo non saprei dire) sono
archeologicamente evidentissime, soprattutto sui solchi iniziali in alcuni casi
consumati fino alla carta sottostante lo strato di “gommalacca” (chiamiamola così,
anche se gommalacca non è)».
♦ Mail di Paolo Piccardo: «Riallacciandomi un po’ alla collezione di Marco Basso,
che include parecchi dischi a 78 giri di Bix Beiderbecke, propongo un articoletto
sull’argomento per la rubrica Oggi parliamo di…, giusto per fare un po’ di pieno ed
un minimo di cultura».
Link: http://www.trio-lescano.it/archivio_documenti/Bix_Beiderbecke.pdf.
♦ Mail da Il Discobolo: «Cari amici ascoltatori, su www.ildiscobolo.net, per Quando la
Radio prosegue, con successo, la rassegna Io & la Musica..., il programma curato e
condotto da Tony De Palma [Antonio Mastrorocco].
La trasmissione sarà udibile oggi, Mercoledì 20 Novembre, alle ore 10, e, in replica,
Giovedì 21 alle ore 14,30, Venerdì 22 alle ore 18,10 e Sabato 23 alle ore 21,30. Buon
ascolto!».
◙ Giovedì 21 Novembre 2013
♦ Mail di Simone Calomino: «Amici, avete fatto caso a questo interessante video di
YouTube: http://www.youtube.com/watch?v=uNLrr89hekQ&feature=youtu.be? La
qualità è bassa... ma almeno TheLovesong5 ha voluto condividere questo brano con
noi! Una cosa che invidio moltissimo a questo collezionista è che quasi tutti i suoi
dischi sono perfetti!».
♦ Mail di Lele Brunini (alias Lele del Gatto, si vedano i suoi pregevoli commenti a
molti post del nostro Canale Ufficiale): «La Discoteca di Stato possiede tesori che
purtroppo lesina e centellina in modo eccessivo agli appassionati. Io sono uno strenuo
avversario del “diritto d’autore”, almeno come è congegnato oggidì, con estensioni
dei copyrights a limiti irragionevoli (70 anni dalla morte dell’ultimo avente diritto!).
Ciò finisce di fatto per impedire l’ascolto persino di opere prodotte ai tempi dell’età
della pietra del grammofono, e aggiunge coltri di oblio su tanti artisti che
meriterebbero di essere ricordati, al di là di sfruttamenti commerciali oggi
impensabili.
Il problema è che ogni qualvolta i diritti su – poniamo – Mickey Mouse della Disney
si avvicinano a scadenza, gli USA spostano di 20 anni il diritto d’autore, e il resto
dell’Occidente, supino ai voleri dei potenti d’oltreoceano, si adeguano all’istante. Di
questo passo arriveremo a termini talmente siderali da coincidere di fatto con il
Giudizio Universale (o la prossima glaciazione, per chi non ci crede).
Quanto alle Lescano, più mi addentro nell’ascolto delle loro incisioni e più mi
sorprendo per la qualità e l’originalità assoluta di queste artiste. Se proprio si dovesse
scegliere, tra le tante voci, quelle capaci si rappresentare il “colore” di un’epoca (quel
tragico – ma insieme magico – quinquennio 1938-1943) è a loro che si dovrebbe
guardare. Tanto si è scritto e detto, ma per me resta ancora un mistero l’assoluto oblio
discografico e radiofonico che segnò il termine della loro carriera già alla fine
del 1942. Mi rifiuto di credere che a guerra conclusa non avrebbero potuto ritrovare il
favore del pubblico: quando ero bambino, nei primi anni ’50, non facevo che sentire
persone più grandi di me che magnificavano il Trio Lescano; già di Rabagliati non si
82
ricordava quasi più nessuno, figuriamoci dei vari Serra, Mori e compagnia cantando,
che pure in passato erano stati celeberrimi; persino Buti era diventato ignoto ai più.
Ma le Lescano, lo posso assicurare, se le ricordavano tutti. Cosa avrebbe impedito
loro di partecipare ai primi Festival di Sanremo, come trio di supporto? Intelligenti
com’erano, si sarebbero certo adeguate quasi all’istante ai nuovi repertori. Non so che
altro dire; continuo a pensare che non tutti i misteri siano stati svelati, e che la storia
della nostra musica leggera sia stata defraudata di qualcosa. La carriera di queste tre
geniali musiciste avrebbe meritato ben altri supplementi».
♦ Mail da Il Discobolo: «Cari amici, grazie alla gentile collaborazione di Carlo
Calzia, va in onda la nuova trasmissione Gran Galà interamente dedicata a Eugenio
Calzia, grandissimo compositore. Il programma, curato e condotto da Simone
Calomino, sarà ascoltabile su www.ildiscobolo.net, oggi Giovedì 21 Novembre alle ore
10, e, in replica, Venerdì 22 alle ore 14,30 e Sabato 23 alle ore 21,30. Buon ascolto!».
◙ Sabato 23 Novembre 2013
Mail di Manuel Carrera: «Amici, scrivo per ricordare a tutti che nasceva il 23
Novembre del 1919 Caterinetta, la più brava, dolce e sprovveduta delle sorelle
Lescano. Riascoltiamola nell’omaggio che le ho fatto due anni fa».
Link: http://www.youtube.com/watch?v=11mFJgnYNs4.
◙ Mercoledì 27 Novembre 2013
Marco Gilardetti – che ringraziamo una volta di più – ci ha offerto un pacchetto di
etichette, in parte provenienti da dischi a 78 giri da lui acquistati di recente.
Alcune di queste etichette le avevamo già in archivio, ma di qualità scadente, per cui
la loro sostituzione con le copie inviateci da Marco, di leggibilità nettamente
migliore, rappresenta comunque per noi un passo avanti (Lungo il margine del fiume
e Tu sei bella); un’altra etichetta ce l’avevamo pure, ma con diversa sigla (Canzone
del boscaiolo, IT 844b, mentre quella di Marco è DC 4030b); altre infine ci
mancavano del tutto (Ho imparato una canzone, IT 1000b e Vieni in riva al mar, IT
1032b), per cui la loro acquisizione costituisce un apprezzabile arricchimento del
nostro archivio.
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Un caso a parte, molto particolare e assai interessante, è quello dell’etichetta AA
361a, anch’essa inviataci da Marco. Ce l’avevamo in archivio con sigla e numero di
matrice (50842) identici, ma con diverso titolo, come si può vedere dalle due
immagini accostate.
L’unica spiegazione che regga è che la versione italiana del celeberrimo St. Louis
Blues di William C. Handy (1917) fu dapprima pubblicata col titolo – italianizzato in
modo grottesco – di San Luigi (tristezza di…), IT 928a, ripubblicata poi come AA
361a; in seguito, per ottemperare alle nuove e drastiche direttive antiamericane del
Minculpop, il titolo venne cambiato radicalmente e nel contempo fu fatto sparire il
cognome del compositore (Handy, appunto), ancora leggibile sull’etichetta
precedente. È comunque certo che si tratta sempre della medesima incisione: lo prova
al di là di ogni dubbio il numero di matrice, che non varia da un’edizione all’altra.
A proposito di Questa sera da me (IT 776b, matr. 50527), Marco ci segnala che il
brano sull’altro lato del disco, Violetta (matr. 50555), cantato da Dea Garbaccio e
Alfredo Clerici, è privo di data; tuttavia esso è stato ripubblicato su DC 4104, che è
ragionevole ritenere posteriore. Tale brano reca la data del 16 Luglio 1940: è quindi
probabile che anche Questa sera da me sia stato inciso all'incirca in quel
periodo.
Quanto prima provvederemo ad aggiornare la pagina Etichette […] presenti
nell’Archivio del sito alla luce degli ultimi documenti e dati discografici acquisiti
grazie a Marco.
◙ Venerdì 29 Novembre 2013
♦ Abbiamo sistemato il ricco dossier che Giorgio Zoffoli ci ha inviato a suo tempo su
Vittorio Mascheroni (v. le Notizie del 14 Novembre scorso). Siamo dunque lieti di
mettere ora a disposizione di tutti gli appassionati questa abbondante messe di
informazioni e materiali iconografici (solo i mandolini sono 150!) su uno dei
maggiori compositori e autori di testi della nostra musica leggera del passato. Il pdf
che contiene tale dossier è assai pesante – 14 Mb – e di conseguenza richiede un po’
di tempo per essere aperto o scaricato, ma ne vale la pena, se non altro perché
Mascheroni ha firmato ben 9 canzoni incise dalle Lescano, fra cui alcuni dei loro
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capolavori assoluti (Anna, Io conosco un bar, Senza parlare, Una notte a Madera,
Vado in Cina e torno, ecc.).
Link: http://www.trio-lescano.it/pdf/Vittorio_Mascheroni.pdf.
♦ È con vivo compiacimento che segnaliamo ai tutti i lescanofili che, dopo il canale
di YouTube TheLovesong5 (v. le Notizie del 21 Novembre u.s.), anche quello del
nostro buon amico Lele Del Gatto, gentile pseudonimo di Gabriele Brunini, ha
iniziato proprio ieri a pubblicare canzoni poco note – ma non per questo meno belle
di quelle famose! – delle Lescano. La prima è il nostalgico slow fox di MascheroniMendes-Pan L’ultimo Pierrot, inciso nel 1938 da Luciana Dolliver e il Trio Lescano.
Impeccabile, da tutti i punti di vista, la presentazione del brano, ma questo non deve
stupire giacché il canale di Lele è uno dei migliori in rete per quantità, qualità e
varietà delle clip postate: ce ne sono persino parecchie dedicate al poeta vernacolare
veneziano Mario Caprioli (1935-1987), di cui Lele ha da poco curato una
pregevolissima riedizione critica tutte le poesie.
La nostra soddisfazione per iniziative come queste, serie e animate dalle migliori
intenzioni, viene dal fatto che siamo incondizionatamente a favore della condivisione
illimitata e gratuita di tutto ciò che è Cultura, alla quale appartiene a pieno titolo il
lascito artistico delle Sorelle Lescano. Il nostro sogno è che un giorno tutte le
meravigliose canzoni da esse incise nella loro purtroppo breve carriera (1936-1942)
siano liberamente disponibili in rete, cosicché chiunque desideri ascoltarle possa farlo
senza vincoli o obblighi di sorta. Non è affatto un sogno irrealizzabile, tant’è vero
che, grazie a YouTube, siamo sulla buona strada, anzi siamo già a metà strada.
Link: http://www.youtube.com/watch?v=ISbyDL_W-1Y.
◙ Sabato 30 Novembre 2013
♦ Mail ricevute di commento al post di Lele Del Gatto, L’ultimo Pierrot, che è
piaciuto a tutti indistintamente:
● Antonio Mastrorocco: «Plaudo felicemente all’iniziativa di Lele Del Gatto nel far
conoscere a tutti noi appassionati i numerosi tesori (nascosti) della nostra canzone,
che merita di esser conosciuta in tutto il mondo per la sua semplicità, orecchiabilità,
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dolcezza e simpatia. Vorrei poterlo fare anch’io, ma – ahimè ! – non sono tanto
padrone del mio computer: lascio dunque il posto a tutti coloro che lo possono e
sanno fare. Grazie a voi tutti, amici!».
● Alessandro Peppoloni: «Mentre tanti fra noi ricordano anche troppo bene tutto ciò
che nella vita li fa soffrire, tutti siamo portati a dimenticare o a sottovalutare quello
che ci ha fatti sognare, ci ha sollevati, ci ha divertiti. Se ci soffermiamo un momento
ad ascoltare questa musica, queste parole, queste voci, non possiamo negare che, se
non fossero esistite, la nostra vita sarebbe stata un po’ più grigia, un po’ meno
gradevole. Pensare che oggi musicisti, cantanti, poeti che ci hanno regalato questi
piccoli gioielli sono tutti più o meno dimenticati, procura un vero dispiacere...
Non si può che pensare un gran bene di iniziative come questa di Lele Del Gatto. Che
rappresenti poi un esempio per iniziare a cambiare l’abitudine dell’uomo a
tesaurizzare ciò che possiede (per portarselo poi... dove?) e cominciare a condividerlo
con gli altri, questo siamo portati a definirlo un bel sogno. Ma la Rete è già qui, è una
realtà potente, innegabile, il luogo più adatto a far sì che questo avvenga, prima
possibile. Vuol dire che una parte essenziale di quel sogno è già realtà.
Agli uomini di domani, prendendo esempio da quelli che fanno oggi come Brunini o
il Curatore del nostro sito, è affidato il compito di avverare il resto».
♦ Mail di Marco Basso: «Scrivo queste poche righe in merito all’etichetta di
Gilardetti, Firenze Sogna. Mi risulta che la prima stampa di questo brano sia su GP
93062b, matrice 154644, e la sua prima ristampa su Cetra DC 4036b, ovviamente con
identica matrice; viene poi presentato un disco con etichetta Parlophon Indipendente
(non per la Cetra, quindi) TT 9001a e matrice invariata, a riprova che l’incisione è
sempre la stessa [v. le tre etichette].
Da alcune ricerche fatte sembrerebbe che le prime stampe della serie TT 9000 siano
ristampe postume della serie C e GP (per la Cetra), B (e forse altre) in forma
Indipendente, e che abbiano cominciato nel 1950. Per tale ragione la datazione di
questo disco va posta a tale anno, come fior di stampa. Faccio notare però che il disco
risulta in catalogo fino al 1958.
Piccolo inciso. Da mia esperienza ho desunto che la serie GP (etichetta verde, talvolta
blu, per la Cetra) è dedicata alle incisioni di cantanti con contratto di Broadcast
radiofonico, mentre la serie C (verde o blu, sempre per la Cetra) solo alle incisioni di
carattere puramente discografico. Mi è anche capitato un disco Parlophon della serie
DC (sempre per la Cetra con etichetta blu) del quale non mi so dare spiegazioni e di
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cui non ho trovato finora riscontro alcuno: se qualcuno riuscisse a trovare delle fonti
(facendo un print screen della riga di catalogo, e citando l’anno), sarà ringraziato. Si
tratta di Carovana Bianca / Nuovo Bolero incise dall’orchestra Angelini, in mio
possesso in quattro copie, una C (verde), una GP (blu), una TT (rossa) e una DC
(anch’essa blu); non ricordo i numeri di catalogo se non per il TT 9002».
◙ Domenica 1° Dicembre 2013
♦ Mail di Vito Vita: «Ho visto il canale su YouTube di Lele Del Gatto e, oltre alla
canzone segnalata, ne ho ascoltate altre, interpretate da Jone Caciagli, Rosanna
Carteri, Licia Morosini, ecc. Sono d’accordo che si tratta di un’opera meritoria.
Internet consente di poter condividere queste cose (canzoni, spartiti, riviste ed altro
ancora) che spesso corrono il rischio di venir dimenticate o, peggio ancora, distrutte
da eredi che non sono in grado di percepire il valore (storico, ma non solo) di tutto
ciò.
Penso che molti archivi, spartiti o documenti vari siano andati distrutti in questo
modo, in buona fede certamente, ma ugualmente in modo colpevole (nella misura in
cui l’ignoranza è una colpa). Spesso in passato mi è capitato di vedere vecchi dischi
buttati nell’immondizia... Oppure ricordo che negli anni ’80, durante la raccolta della
carta per finanziare le attività della parrocchia, si trovavano annate complete di riviste
come “Il Musichiere” o “Il Canzoniere della Radio” o altre ancora buttate via così...
Ritornando a noi, visto che chi dovrebbe farlo (la Discoteca di Stato o il Ministero
dello Spettacolo) non lo fa, è meritorio che chi le possiede diffonda il più possibile,
con i nuovi mezzi di cui disponiamo oggi, queste memorie del passato. Per questo
plaudo all’iniziativa di Lele Del Gatto e spero che venga imitato e seguito da molti
altri collezionisti».
♦ Mail di Virgilio Zanolla: «Plaudo alla bellissima iniziativa di Gabriele Brunini, e
gli do il più cordiale benvenuto nella grande famiglia del sito, dove abbiamo sempre
bisogno di persone in gamba e ricche d’iniziativa per dare evangelicamente alle
nostre Lescano quello che è di loro spettanza, fornendo finalmente ai molti estimatori
tutte le informazioni e gli strumenti culturali per conoscerle nei loro tratti umani (belli
o brutti che siano) e per valutare appieno la loro grandezza d’artiste. La canzone
L’ultimo Pierrot è un altro prezioso tassello che viene ad aggiungersi al meraviglioso
mosaico delle incisioni lescaniane, messo insieme con tanta fatica, competenza e
dedizione dal nostro Curatore, col concorso determinante degli spiriti più illuminati
del sito; in tal senso, è davvero il simbolo del lavoro corale, costante e organico di
tutti i confratelli. L’ultimo Pierrot non è canzone che mi faccia impazzire: la trovo un
po’ lagnosa; ma le Lescano, nella piccola parte che hanno, sono bravissime, e questo
è un punto in più alla loro altissima professionalità: riuscire ad ammaliare cantando
una mezza lagna è un miracolo consentito solo ai veri grandi artisti».
◙ Martedì 3 Dicembre 2013
♦ Mail da Il Discobolo: «Oggi, martedì 3 Dicembre alle ore 10, in onda per voi su
www.ildiscobolo.net una bellissima trasmissione dedicata alla classifica del mese di
Dicembre del 1947. Le repliche saranno ascoltabili mercoledì 4 alle ore 14.30,
giovedì 5 alle ore 18.10 e venerdì 6 alle ore 21.30. Buon ascolto!».
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♦ Mail di Marco Gilardetti: «Riguardo le ultime novità [Marco si riferisce alla
seconda delle Notizie del 29 Novembre u.s.], le accolgo molto positivamente come
ogni altra iniziativa che diffonda in modo sistematico e gratuito il patrimonio artistico
lescaniano. Mi auguro che non vada anche questa a languire o ad interrompersi.
L’ideale, secondo me, sarebbe addirittura una rubrica periodica, per esempio uscire
ogni settimana con una canzone “nuova”, corredata da qualche immagine (etichetta
del disco, fotografie degli interpreti, mandolino – se c’è’) e un piccolo articoletto che
la introduca e stimoli ulteriori commenti e discussioni. Superfluo precisare che lo
strumento informatico giusto per fare questo è un forum.
Anche da questo punto di vista trovo risibili, oltre che apertamente stupide, le
obiezioni dei collezionisti i quali ritengono che la diffusione gratuita di questi
materiali intacchi il valore pecuniario del loro sterile mucchio di oggetti. Tanto per
cominciare, la conoscenza del contenuto di un disco non può far altro che elevare
l’interesse del pubblico verso il medesimo, con l’ovvia conseguenza d’innalzarne la
ricercatezza e dunque il valore monetario. Un disco che nessuno conosce e desidera,
per quanto rarissimo, non vale nulla. In secondo luogo, quando un possibile
acquirente ha maturato in sé il desiderio di possedere un disco a 78 giri di un certo
interprete, è segno che ha un ben determinato profilo culturale ed economico, e non
sarà certo il fatto di trovarne i suoni in un immateriale mp3 a distoglierlo dal
desiderio d’acquistare quell’oggetto in solido. Anzi, ciò non può far altro che acuire
detto desiderio».
◙ Mercoledì 4 Dicembre 2013
♦ Abbiamo effettuato un accurato controllo delle canzoni lescaniane postate su
YouTube, al fine di aggiornare la prima sezione della nostra pagina http://www.triolescano.it/internet.html, che riteniamo particolarmente utile, in quanto va nella direzione
da noi auspicata fin dall’inizio: quella cioè di una sempre maggior condivisione e
diffusione senza vincoli del lascito artistico delle Olandesine.
Stendendo un velo di pietoso silenzio sulla proliferazione dei doppioni (è
sconcertante come ci sia tanta gente che si diverte a mettere in rete per l’ennesima
volta Maramao perché sei morto?) o sulle imprese dei furbastri di turno,
perennemente a caccia di ingenui da spennare, abbiamo verificato con viva
soddisfazione la presenza di nuove iniziative serie, finalizzate a far conoscere canzoni
delle Nostre che ben pochi, prima d’ora, avranno avuto modo di ascoltare e
apprezzare. Ne fa fede il tenore dei commenti che accompagnano la loro
pubblicazione.
Tanto per citare qualche nuovo titolo, segnaliamo così l’arrivo su YouTube di rarità
come Bel soldatin, Chiesetta tra i fiori, Notte blu, Piccola Marì, Sposiamoci in
bicicletta, Toc, toc, toc e varie altre, per un totale di 180 canzoni complete, che si
possono ora ascoltare e (volendo) scaricare liberamente. Da evidenziare inoltre il
fatto che spesso queste canzoni sono presentate con un appropriato corredo di dati
discografici e di illustrazioni, a riprova che gli autori di questi canali sono in genere
persone colte e di buon gusto. Tutto bene, insomma, da questo lato, e per di più con
ottime prospettive per il futuro.
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Sempre spulciando nel mare magnum di YouTube, abbiamo reperito, relativamente
alle Lescano, tre cosette degne di menzione. Innanzi tutto lo stesso portale ha
generato automaticamente un comodo canale (a) nel quale sono elencate tutte le
canzoni del o col Trio Lescano in esso presenti. Poi ci sono due post originali, che
meritano una visitina: il primo (b) presenta una serie di suggestive immagini in bianco
e nero del fotografo Marco Bonatta, con la colonna sonora del Trio Lescano; il
secondo (c) offre un’originale interpretazione – a nostro parere godibile –
dell’arcinota canzone Ma le gambe, ad opera del flicornista Giuseppe Magliano, che
con lo swing dimostra di saperci fare.
Infine se dovessimo attribuire un premio speciale per il miglior post lescaniano su
YouTube, opteremmo, malgrado l’imbarazzo della scelta, per Come l’ombra (d),
messo in rete con garbo squisito dal nostro Manuel Carrera nell’Agosto del 2012, per
celebrare il 99° anniversario della nascita di Giuditta Lescano. Qui tutto appare
magicamente perfetto: stupende la canzone e l’interpretazione delle Nostre,
meraviglioso l’arrangiamento di Pippo Barzizza e da ultimo eccellente la qualità del
file, donato da Renato Allison e riportato da Walter (Enrico Martinelli) all’originario
splendore.
Links:
a) http://www.youtube.com/channel/UCCI1n9ZhfdkrHiBH3IEXruw/feed
b) http://www.youtube.com/watch?v=lpuCx5aGZUU
c) http://www.youtube.com/watch?v=15X3M6YdMwU
d) http://www.youtube.com/watch?v=aC4-qITmPCQ.
♦ Mail di Marco Clerici: «Cari Amici della Musica, la presente per informarvi che
giovedì 5 Dicembre alle ore 10.00, venerdì 6 Dicembre alle ore 14.30 e sabato 7
Dicembre alle ore 18.10 andrà in onda una mia intervista per la trasmissione Gran
Galà del sito http://www.ildiscobolo.net/, in ricordo di mio nonno Alfredo Clerici. Per gli
appassionati di musica anni ’30, ’40 e ’50 trattasi di una buona occasione per
approfondire l’argomento. Successivamente sarò intervistato anche in merito a mia
nonna, l’attrice e cantante Alda Mangini. Un ringraziamento particolare a Simone
Calomino per questa opportunità».
♦ Mail da Il Discobolo: «Siamo giunti al consueto appuntamento con Io & la Musica,
programma degli anni ’80 curato e condotto da Tony De Palma. Sarà ascoltabile su
www.ildiscobolo.net oggi alle ore 10, e, in replica, giovedì 5 Dicembre alle ore 14.30,
venerdì 6 alle ore 18.10 e sabato 7 Dicembre alle ore 21.30».
◙ Giovedì 5 Dicembre 2013
Mail di Roberto Berlini: «Vorrei intervenire sulla recente pubblicazione, nel Canale
Ufficiale del sito su YouTube, della Fantasia su motivi del film “Biancaneve e i sette
nani”. Come già dissi, negli studi sul Trio Passatore, i cartoni animati di questo
periodo stanno divenendo la mia specialità! Per affrontare in modo adeguato l’ascolto
di questa Fantasia, bisogna tener presente che il doppiaggio in home video del
cartone disneyano, l’unico che si trovi oggi in vendita, non è lo stesso di quello che
uscì nel nostro paese nel 1938. Ecco un sito dove viene spiegato tutto ciò:
http://www.antoniogenna.net/doppiaggio/film/biancaneveeisettenani.htm.
Non per essere nostalgico (di cosa poi non si sa), ma il primo doppiaggio è un vero
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capolavoro, affidato com’è a ottimi cantanti lirici, doppiatori eccellenti... In una
parola: qualcosa di meraviglioso! In Non ho che un canto, nel primo doppiaggio il
principe canta “Ascolta o cara i detti del mio cor...”, mentre nell’ultimo doppiaggio le
parole diventano “Devi ascoltarmi, non puoi fuggir così”. È ovvio che tra i due
doppiaggi ci siamo persi qualche cosa!
Quando si entrò in guerra contro gli U.S.A., furono proibiti in Italia i cartoni animati
della Disney. Ma il fascismo non a caso viene definito un “totalitarismo imperfetto”,
per cui nel ’40/’41 uscirono quattro dischi Cetra dedicati a Pinocchio! L’Italia, in
pieno spirito autarchico, realizzò allora un grande cartone animato, che (come mi
ricorda Antonio Mastrorocco) lanciò le canzoni L’uovo e la gallina e La canzone
della grondaia.
Come è scritto sulla locandina che allego, Anacleto e la faina è stato “il primo film a
disegni animati a colori della cinematografia italiana”: non sono ancora riuscito a
trovarlo, ma intuisco che Anacleto sia un Calimero ante litteram. Poi ci sono altri
cartoni che abbiamo prodotto in quegli anni di guerra, come Nel paese dei ranocchi e
i cortometraggi Incom di Luigi Pensuti. C’è ancora tanto da scoprire in questo
campo!».
◙ Venerdì 6 Dicembre 2013
Mail di Paolo Piccardo: «Amici, ecco ancora una
cosetta interessante. Nell’estate 1941 Barzizza con
l’Orchestra Cetra incide un classico del Jazz
americano. Si tratta del disco IT 954, matrice 50864,
intitolato Addio. Invero il pezzo è un classico, nato
come Farewell Blues ed è uno standard del 1922
scritto da Paul Mares, Leon Roppolo e Elmer
Schoebel. All’ascolto si capisce subito come Barzizza
abbia ricostruito l’arrangiamento dell’orchestra di
Glenn Miller in modo perfetto.
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Purtroppo l’interpretazione è all’italiana, con il contrabbasso che suona il primo e
terzo movimento di ogni battuta, mentre il bassista di Miller (Herman “Trigger”
Alpert, ancora vivente) suona tutti i 4 quarti di ogni battuta, dando alla canzone un
ritmo più elastico e indiavolato. È curioso notare che il disco originale della Bluebird
porti sul lato A Indian Summer, il cui finale Barzizza utilizzerà in Madonna
Malinconia, IT 886.
Vien da domandarsi: ma chi è che portava i dischi americani in Italia? Secondo me il
personale delle navi di linea italiane. Non dimentichiamo che il servizio passeggeri
per gli Stati Uniti venne sospeso solo il 25 Maggio 1940. Barzizza, venuto in
possesso di questo disco, ne fa buon uso, in barba alle leggi razziali e alla musica
cosiddetta “demo-giudo-pluto-massonica”.
Ascoltiamo le due versioni: Addio e Farewell Blues. Non male i nostri ragazzi: le
note sono più o meno “Glenn”, ma lo spirito è senz’altro “Pippo”. Va aggiunto che
Miller aveva 4 tromboni e 5 sax, mentre Barzizza schierava 3 tromboni e 4 sax, per
cui qua e là il sound è meno ricco».
Links: http://www.trio-lescano.it/incisioni/Orchestra_Barzizza,_Addio_[Farewell_Blues].mp3
http://www.trio-lescano.it/incisioni/Glenn_Miller,_Farewell_Blues.mp3
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Commento di Simone Calomino: «Credo che non sia da fare una colpa a Barzizza per
aver “copiato” questi ritmi e per non averlo fatto proprio alla perfezione: credo al
contrario che sia giusto lodarlo per questo. È riuscito infatti a far conoscere agli
italiani, seppure per vie traverse, la buona musica americana e a prepararli alla
“rivoluzione musicale” del dopoguerra. Ringrazio che sia esistito un simile genio!
Pensate se fossero stati tutti come Tito Petralia.... Cchi ruvina, come diremmo noi al
sud!».
◙ Sabato 7 Dicembre 2013
♦ Mail di Giorgio Grassi: «Cari amici, pensando di farvi cosa gradita, vi invio la foto
dell’etichetta del disco GP 92888b Corri somarello (Micaela) delle Sorelle Lescano,
che mi pare non risulti ancora nel vostro archivio. La foto (non molto nitida) è stata
reperita su eBay. Il numero di matrice io l’ho letto come 154366, ma potrebbe essere
154266. Il disco è posto in vendita a 39,99 € (più 14 € per la spedizione) dal noto
commerciante custode_dei_tempi».
Ringraziamo questo gentile amico, che non manca mai di ricordarsi di noi
ogniqualvolta si imbatte in qualcosa che potrebbe esserci utile. In effetti questa
etichetta ci mancava, peccato solo che la foto, anche dopo un accurato restauro, non
risulti ben leggibile in un dettaglio essenziale: il numero di matrice, appunto.
Dubitiamo sperò che esso corrisponda a uno dei due numeri proposti da Giorgio,
perché Notturno slow, vicinissimo a Corri somarello, avendo come sigla GP 92886b,
reca il numero di matrice 154288. Speriamo che il disco sia acquistato da uno dei
nostri collaboratori, in modo da chiarire con lui ogni dubbio.
Ultim’ora
♦ Mail di Paolo Piccardo: «A proposito di Corri Somarello concordo con
l’identificazione 154266. In effetti Mazzoletti (pag. 468 de Il jazz in Italia) assegna
alla facciata a del GP 92888 la matrice 154265, che ci porta alla data del 31 Maggio
’39 e concorda con tutti gli altri dati. In ogni caso il numero è leggibilissimo come
154266».
◙ Lunedì 9 Dicembre 2013
♦ Giorgio Grassi ci ha dato un’ulteriore prova della sua squisita gentilezza inviandoci
il file completo e di buona qualità della canzone Bionda in viola, postata tre giorni fa
92
sul nostro Canale Ufficiale di YouTube in una versione priva del finale, l’unica che
sfortunatamente avessimo in archivio. L’abbiamo subito passata a Simone Calomino,
il Curatore di detto Canale, con la preghiera di effettuare appena possibile la
sostituzione: Bionda in viola è una splendida canzone, che merita di essere posta a
disposizione di tutti nel migliore dei modi.
Anche un nuovo simpatizzante, Emilio De Paoli, cui diamo un caloroso benvenuto
nel clan dei lescanofili, ci ha inviato il medesimo file.
♦ Paolo Piccardo, che approva in pieno e fa suo l’auspicio da noi espresso nelle
Notizie del 29 Novembre scorso, ha deciso di pubblicare pure lui delle rarità
lescaniane nel suo Canale di YouTube (annanoli, pseudonimo ricavato da Anna Noli,
nome del rimorchiatore su cui il Cap. Piccardo lavora).
Ha iniziato con Il silenzio è d’oro, che ha presentato in maniera impeccabile, vale a
dire con tutti i dati discografici corretti, un abbondante corredo di illustrazioni,
riferite in parte al drammatico momento storico che l’Italia stava vivendo nel ’42, e
infine un breve ma incisivo commento alla canzone stessa, vista come una
testimonianza tra le più significative della vocazione jazzistica delle Olandesine.
Link: http://www.youtube.com/watch?v=vgHRV60eUBE.
Paolo ci segnala anche un esempio del materiale quanto mai interessante posseduto
dal suo caro amico e concittadino, il savonese Riccardo Ricco.
Link: https://www.youtube.com/watch?v=GXHg0zANc4k.
♦ Mail di Manuel Carrera: «Amici, ho avuto un animato dibattito con Paolo Piccardo
riguardo all’identificazione di Caterinetta nella canzone Il silenzio è d’oro, che il mio
orecchio individua senza dubbio nella prima voce; Paolo, altrettanto sicuro, nella
seconda. Voi cosa ne pensate?
Qualche tempo fa ho buttato giù un testo sul problema dell’identificazione delle
singole voci delle nostre sorelle, argomento da me trattato più volte in passato nelle
Notizie del sito, ma regolarmente passato inosservato. Che sia la volta buona per fare
chiarezza? Parliamone, dunque!
93
Al testo in questione [inserito nella pagina Oggi partiamo di…], aggiungo che – a
mio parere – le incisioni delle Lescano andrebbero ascoltate in cuffia, per poter essere
correttamente studiate . Solo così, in effetti, si riesce a distinguere tutte le sfumature
delle loro voci, anche quando le registrazioni dell’epoca ce le fanno sembrare quasi
uguali tra loro».
Link: http://www.trio-lescano.it/pdf/Le_voci_delle_Lescano.pdf
♦ Lele del Gatto ha postato sul suo Canale di YouTube un’altra pregevolissima rarità
lescaniana (le terza in pochi giorni!): la malinconica ma soave canzone di Vasin
(Nino Ravasini) e Umberto Bertini, Lacrime al vento, incisa dal Trio Lescano con
l’Orchestra Barzizza nel 1938 (GP 92377). Ottima la qualità del file musicale e
impeccabile la presentazione di Lele del brano, con un’analisi critica approfondita e
illuminante del testo in relazione alla melodia e all’arrangiamento, sia vocale che
orchestrale, di questo capolavoro: il nostro amico Brunini si sta rivelando in questo
campo un vero Maestro! Da segnalare anche il bel commento inviato da Pino Luigi.
Link: http://www.youtube.com/watch?v=W70K9ZW7Aqk
◙ Mercoledì 11 Dicembre 2013
♦ Mail di Manuel Carrera: «Cari amici, finalmente sono riuscito a omaggiare Norma
Bruni come avrebbe meritato già in vita, se il destino non fosse stato così crudele con
lei. Ricordo quando, nell’Agosto del 2010, folgorato dalla sua voce, contattai la
Redazione di questo sito per saperne di più sulla sua vita: da allora non ho mai più
smesso di ricercare, documentarmi e ascoltare le sue canzoni, nella convinzione che
sia stata dimenticata ingiustamente. Il risultato di tutto ciò confluisce in questo
libricino: breve, modesto, quasi “artigianale”, ma certamente fatto col cuore.
In mio intento era di ricordare questa grande artista, in occasione del centenario della
sua nascita, realizzando qualcosa che potesse durare nel tempo.
94
In questa sede vorrei ringraziare, oltre ad Angelo Zaniol e Virgilio Zanolla, i quali
hanno letteralmente impreziosito il volumetto con due bellissimi testi (la Prefazione il
primo e l’Introduzione il secondo), anche e soprattutto Alessandro Rigacci e Antonio
Mastrorocco: essi hanno messo a mia disposizione tutto quello che avevano raccolto
su Norma, permettendomi di venire a conoscenza di notizie che, molto
probabilmente, non sarei mai riuscito a reperire per conto mio. È come se Norma mi
avesse chiamato, e io, pur con le ridotte risorse che avevo a disposizione, ho risposto:
a modo mio, certo, ma ho risposto».
Il volume, riccamente illustrato, è stato pubblicato dalle prestigiose Edizioni Nuova
Cultura (specializzate in pubblicazioni universitarie) ed è possibile acquistarlo sia da
lì, sia – tra qualche giorno – dalle maggiori librerie online, come Ibs, Hoepli,
Amazon, La Feltrinelli, ecc., oltre che su ordinazione in tutte le normali librerie. Le
pagine sono 110 e il costo è di 12.00 €.
Link: http://www.nuovacultura.it/prodotto.php?ipd=1808.
♦ Mail di Lele Brunini: «Grazie alla vostra segnalazione [Lele si riferisce al materiale
postato da Riccardo Ricco: v. le Notizie di lunedì u.s.], ho recuperato da YouTube
quella straordinaria registrazione del 1958, fatta da Barzizza, di un suo programma
dal vivo alla radio. Che meraviglia! Quegli artisti cantavano in diretta persino meglio
che nei dischi. È doloroso pensare che di migliaia e migliaia di trasmissioni, non
rimanga oggi quasi nulla. Chissà se qualche collezionista ha degli altri tesori del
genere... Sia come sia, non perdiamo la speranza!
YouTube si sta rivelando una miniera di tesori; il problema è che a volte
passano inosservati, e per scovarli bisognerebbe smanettare giorno e notte, ed
egualmente qualcosa sfuggirebbe, per il semplice fatto che non si sa cosa cercare! Chi
poteva ad esempio supporre l’esistenza di questo nastro del Maestro Barzizza?
Eppure era stato postato ben otto mesi fa. È perciò buona cosa, quando qualcuno
s’imbatte in documenti di tale interesse, che lo segnali agli amici, com’è stato il caso
di quest’ultimo ritrovamento».
Lele Del Gatto, uno degli pseudonimi nel web del veneziano Lele Brunini, ha postato
ieri nel suo canale di YouTube una nuova rarità lescaniana, la quarta da quando, il 28
Novembre scorso, ha iniziato a pubblicarne. Si tratta questa volta del delicato valzer
lento di Concina-Bruno Come rose, inciso nel 1940 dalle magiche Sorelle,
accompagnate dall’Orchestra Cetra diretta dall’altrettanto magica bacchetta del M°
Pippo Barzizza. Ispirata e, come sempre, di piacevole lettura la presentazione del
brano. Link: http://www.youtube.com/watch?v=FXTYhqVwiUs.
E con questa sono già 187 le canzoni complete delle Lescano che si possono ascoltare
liberamente su YouTube. Ricordiamo che il loro elenco dettagliato e regolarmente
aggiornato si trova nella nostra pagina http://www.trio-lescano.it/youtube_1.html, dove le
novità saranno d’ora in poi marcate in grassetto.
◙ Giovedì 12 Dicembre 2013
♦ Mail di Marco Gilardetti: «Ho appena letto nelle Notizie dell’avvenuta
pubblicazione della monografia su Norma Bruni di Manuel Carrera e desidero
complimentarmi con lui per il successo delle sue ricerche, che giungono così ad un
bel coronamento editoriale.
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Riguardo a questa cantante ho constatato che c’è un problema discografico davvero
elementare, ma del quale non so darmi spiegazione. Io sono in cerca da lungo tempo
di un disco (intendo proprio dire: uno qualunque, tanto per averne uno in casa) di
Norma Bruni, e non riesco a trovarne nessuno. Posso assicurare che a Torino ho
contatti più che buoni non solo presso negozianti professionisti che tengono
abitualmente 78 giri in assortimento, ma anche presso mercatini specializzati, da
annoverarsi tra i migliori d’Italia. Setaccio abitualmente anche eBay, che come
sappiamo tutti è una delle peggiori fonti di approvvigionamento di 78 giri, ma che
comunque un’idea grezza della disponibilità di mercato di un’opera la può dare.
Ebbene: non solo continuo a non possedere nessun disco di Norma Bruni, ma
neppure ne ho mai visto uno. Eppure – e qui correggetemi se sbaglio – è mia
convinzione (corroborata da quanto letto in numerosi testi specializzati) che la Bruni
fu ai suoi tempi celeberrima, idolatrata, e che i suoi dischi furono venduti in decine di
migliaia di copie. Com’è dunque possibile che del suo lavoro discografico non resti
alcuna traccia? Mi sembra incredibile che tutti i suoi dischi sopravvissuti al tempo
possano essere “blindati” in inespugnabili collezioni private. L’irreperibilità delle sue
opere è incomprensibile se confrontata a quella di cantanti che furono certamente più
famosi di lei, come ad esempio Rabagliati, di cui (sorvolando ora su ragioni di
economicità) ci si potrebbe portare a casa una mezza dozzina di dischi, passando
cinque minuti d’orologio su eBay».
♦ Mail di Virgilio Zanolla: «L’iniziativa del nostro sito su YouTube è davvero
encomiabile, perché permette per la prima volta a tutti di rendersi conto appieno di
quello che è, musicalmente, il fenomeno Lescano: l’assoluta qualità di queste ugole
d’oro, che affrontano imperterrite qualsiasi ritmo – valido o meno che sia – e
qualsiasi confronto con colleghi spesso autorevolissimi, senza mai uscirne
ridimensionate e lasciando sempre il marchio unico della loro quasi miracolosa
armonia. Avrei solo da discutere su certi corredi illustrativi che riguardano i motivi.
Faccio un esempio: ho appena finito di ascoltare il bel motivo Bob Taylor, e trovare
sul video – per oltre mezzo minuto – anziché qualche bella immagine dell’attore che
nella seconda metà degli anni Trenta incarnò il mito della bellezza maschile, il
faccione rubizzo e non precisamente avvenente di Masseglia, mi ha semplicemente
stomacato, con buona pace del bravo cantante. Anche la foto proposta del Trio è tra le
meno accattivanti, oltrettutto risale certamente agli anni Quaranta. Reclamo, se
possibile, un po’ più di attenzione e di buon gusto da parte di chi si occupa del
corredo grafico».
La mail dell’amico Virgilio ci fa toccare con mano quanto sia difficile – se non
impossibile – accontentare tutti. Quanta ragione aveva il buon vecchio La Fontaine a
scrivere quel monumento di arguta saggezza che è la favola Le meunier, son fils et
l’âne!
◙ Venerdì 13 Dicembre 2013
♦ Mail da Il Discobolo: «Nico Fidenco, il mitico cantautore di Legata a un granello
di sabbia e di tante altre belle canzoni, racconta la sua vita e la sua carriera ne La
clessidra, il programma curato e condotto da Giacomo Schivo.
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La trasmissione sarà udibile venerdì 13 Dicembre alle ore 10, e, in replica, sabato 14
alle ore 14.30, lunedì 16 alle ore 18.10 e martedì 17 alle ore 21.30. Buon ascolto!».
♦ Risposta di Manuel Carrera a Marco Gilardetti circa l’attuale rarità dei dischi a 78
giri di Norma Bruni: «[…] sono due le idee che mi sono fatto:
1) Norma è stata particolarmente sfortunata. Non escludo che i suoi dischi, appena
40, siano oggi difficili da reperire, così come foto e documenti che la riguardano, per
via di un destino particolarmente avverso, che rende complicato ogni tentativo di
ricordarla!
2) Dato il genere “particolare” delle sue canzoni, può darsi che i dischi venissero
realizzati in un numero un po’ più limitato di copie. Oggi può sembrare incredibile
ma, come testimonia chi quel periodo della musica l’ha vissuto in prima persona, la
sua voce appariva allora decisa-mente strana. Non mi stupirei, quindi, se la CetraParlophon ne avesse preso atto, regolandosi di conseguenza. Non a caso, i dischi che
tornano più spesso su eBay sono Silenzioso slow, Notte e Amami di più, le sue
canzoni più famose.
Non so se il discorso che faccio può effettivamente avere senso. Rimarrà forse tutto
un mistero? Non sarebbe né il primo, né l’ultimo, con Norma Bruni!».
♦ Mail di Simone Calomino sullo stesso argomento: «Sarà il caso o la fortuna, ma io
ho ben 5 dischi di Norma Bruni. Uno di questi è Notte, che quest’estate a Roma ho
rivisto in varie copie... Quindi è stato certamente un disco venduto. Altro disco che
ho, e ho visto altre volte da miei amici collezionisti, è Forse un dì. Il caso vuole che
entrambi i pezzi abbiano il lato b inciso da Dea Garbaccio.
Continuo a ripetere la parola “caso” perché a mio avviso questo elemento è molto
importante per noi collezionisti (io, a dire il vero, sono più uno pseudo-collezionista,
a causa dei miei capitali limitatissimi e di conseguenza della mia collezione molto
modesta, ma centrata sugli artisti di mio interesse).
Il caso ha voluto che a Torino, dove abiti tu, i dischi di Norma si siano esauriti
presto... Ti garantisco però che, indagando bene, ne troverai anche tu».
◙ Domenica 15 Dicembre 2013
♦ Mail di Marco Basso: «Spulciando nell’archivio dell’Istituto Luce alla ricerca di
qualche filmato relativo alla Casa “Geloso”, per la quale sto preparando la mostra del
prossimo Marzo, ho trovato una sezione in cui è pubblicato l’arcinoto film Ecco la
Radio, in versione integrale. Questo il relativo link:
http://www.archivioluce.com/archivio/jsp/schede/videoPlayer.jsp?tipologia=&id=&physDoc=4185&db=cinematograficoDOCUMENTARI&findIt=false&section=/.
Ho inoltre sentito un anziano conoscente di origini Venezuelane, pure lui
collezionista di apparecchi radio, la cui famiglia risiede ancora nei paraggi di
Maracaibo. Egli mi riferisce la sua disponibilità ad andare alla ricerca di dati sul
decesso di Giuditta Lescano ed eventuale altro materiale che la riguardi, ma si dovrà
aspettare dei mesi prima che torni nuovamente nella sua patria, probabilemente in
primavera. Da quanto ho capito in quella zona, “ungendo bene la carriola”, si riesce
ad ottenere molte informazioni per vie traverse che non per quelle dirette. Proprio
come qui da noi, insomma».
♦ Mail di Roberto Berlini: «Avendo curato la discografia di Norma Bruni, mi
permetto di rispondere nel modo più esaustivo possibile.
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1) Correggo subito Manuel: Norma non ha inciso 40 dischi, bensì circa 40 canzoni,
quindi facciate. (i dischi a 78 giri di questa cantante saranno stati, sì e no, poco più
della metà delle sue incisioni).
2) Di preciso non sappiano quanti dischi abbia venduto la Bruni, questo perché la
casa discografica non esiste più e con lei il suo archivio.
Come mi ha raccontato Isa Bellini, che vado a trovare spesso, le voci “calde”
all’epoca non trovavano un consenso amplissimo. Il primo ruolo importante della
Bellini in rivista fu quello della “pansè”, in sostituzione di Anna Magnani (rivista
Volumineide, si veda la bellissima foto nel libro). Anch’essa aveva una voce calda e
temeva il pubblico, essendo sola a cantare sul palco. Ora dico: c’è caldo e caldo, ma
questa è la storia.
Facendo Norma Bruni parte dell’Eiar, ed essendo molto bella fisicamente, l’ente a
mio avviso optò per gli spettacoli in teatro più che per la sala d’incisione. Destino
analogo, lo possiamo trovare nel Trio Aurora, che incise solo poco più di 20 canzoni.
Spero di esser stato esaustivo. Poi, di queste dinamiche del collezionismo, mi importa
since-ramente fino a un certo punto».
◙ Lunedì 16 Dicembre 2013
Mail di Antonio Mastrorocco: «Vorrei precisare quanto segue all’amico Roberto
Berlini. Le incisioni di Norma Bruni catalogate dalla Cetra-Parlophon sono 41 (a
parte quelle per la Italfon degli ultimi anni). Mancherebbero all’appello: Sera
d’ottobre, Non sognar, Non è un sogno, da controllare sui cataloghi della stessa casa
nel periodo fine 1943/1944, se si riuscisse a reperirli».
◙ Martedì 17 Dicembre 2013
Procede alla grande l’incremento delle canzoni rare delle Lescano postate in vari
Canali di YouTube e quindi a disposizione di tutti con un semplice click del mouse.
Dal 1° Dicembre le nuove arrivate sono già 26, e siamo solo a poco più di metà mese!
Il più attivo dei Canali è senz’altro quello di Lele Brunini (Lele del Gatto), che – da
quando ha iniziato a collaborare con noi, il 28 Novembre scorso – ha già pubblicato
ben 11 incisioni poco note (e prima d’ora inedite nel web) delle Nostre, corredando
per di più ciascuna di esse con una presentazione di rara finezza, da quel critico
musicale acuto e brillante che è. Per seguire la continua evoluzione di questa
fondamentale sezione del sito è indispensabile visitare regolarmente la nostra pagina
http://www.trio-lescano.it/youtube_1.html e le altre due pagine ad essa correlate: l’elenco
del Canali di nostro interesse e quello delle nuove canzoni postate nel corrente mese.
◙ Mercoledì 18 Dicembre 2013
♦ Mail da Il Discobolo: «Per voi oggi un altro interessante appuntamento con Io & la
Musica, il programma condotto da Tony De Palma [alias il decano dei nostri
collaboratori, Antonio Mastrorocco]. La trasmisione sarà udibile su www.ildiscobolo.net
oggi alle ore 10, e, in replica, domani giovedì 19 Dicembre alle ore 14.30, Venerdì 20
alle ore 18.10 e Sabato 21 alle ore 21.30. Buon ascolto!».
♦ Diversi visitatori del sito ci hanno chiesto un consiglio circa il miglior modo per
scaricare solo il file audio da una videoclip di YouTube. Uno dei nostri esperti ci ha
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detto: «Suggerisco Atube catcher 3.8.5187, che consente di scaricare facilmente ogni
brano in una gamma di formati, inclusi mp3 a vari bit rate e waw. L’uso è intuitivo.
Si abbia però l’accortezza, in sede di installazione del programma, di non accettare le
proposte per installare anche toolbar e altre inutili diavolerie. Esistono anche add-on
per Mozilla e per altri browser, che assolvono alla stessa funzione».
◙ Giovedì 19 Dicembre 2013
♦ Paolo Piccardo, mettendo a profitto la sua superiore abilità nello scovare in internet
ciò che sfugge ai più, è riuscito a reperire molte belle foto, a nostra conoscenza del
tutto inedite, di musicisti (cantanti, direttori d’orchestra e strumentisti) del periodo
delle Lescano. Siamo lieti di offrirne agli appassionati una scelta, piccola ma
significativa. Una curiosità: l’ultima cantante, non identificata, potrebbe anche essere
– chissà – una delle nostre Olandesine, forse Giuditta, per una volta sola soletta
davanti al microfono…
♦ Mail da Il Discobolo: «Cari amici, finalmente una trasmissione interamente
dedicata al Trio Vocale delle Sorelle Passatore! Ringraziamo Franco Passatore e
Roberto Berlini per i loro interventi e un grazie di cuore a Italia Passatore, voce
media del Trio, che vi porgerà un suo saluto speciale!
Il programma, curato e condotto da Simone Calomino, sarà ascoltabile su
www.ildiscobolo.net oggi, giovedì 19 Dicembre, alle ore 10, e, in replica, venerdì 20
alle ore 14.30 e sabato 21 alle ore 18.10. Buon ascolto!».
♦ Abbiamo il piacere di annunciare che i gestori di due tra i più seri e importanti siti
web che pubblicano, tra molte altre cose di pregio, anche canzoni delle Lescano –
Deutschlandsender e Melodieantiche – hanno accettato di partecipare attivamente al
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nostro progetto “Tutto il lascito artistico delle Sorelle Lescano liberamente
disponibile in rete”. Hanno già pubblicato rispettivamente Oh Marie, oh Marie! ed È
così, alle quali presto ne seguiranno altre.
Ecco come il nostro buon amico tedesco Frank ha reso noto di aver aderito, su nostro
invito, all’iniziativa: «In Zusammenarbeit mit italienischen Freunden - sie betreiben
die italienische Website über das Trio-Lescano - werde ich wöchentlich (mittwochs)
seltene Aufnahmen des Trios einstellen»; traduzione del Curatore: «In collaborazione
con gli amici italiani che gestiscono il sito sul Trio Lescano posterò ogni settimana (il
mercoledì) incisioni rare del Trio».
Siamo vieppiù ottimisti circa la possibilità di vedere presto in rete (diciamo entro i
prossimi 5-6 mesi) almeno 300 canzoni delle Nostre su poco più di 340 finora
catalogate: proprio oggi abbiamo raggiunto quota 207, mentre agli inizi di Novembre
essa superava di poco le 160 canzoni!
◙ Venerdì 20 Dicembre 2013
Victor Vegan ci segnala che dal 15 Agosto scorso è attivo su YouTube un canale
dedicato al M° Pippo Barzizza, nonché alla sua celebre figlia, Isa Barzizza. Dietro le
quinte c’è ovviamente l’altro figlio del Maestro, il montatore, regista e produttore
cinematografico Renzo Barzizza, anche se sia il canale che l’archivio audio/video
della famiglia Barzizza sono gestiti e curati da Eros D’Antona. L’indirizzo è
http://www.youtube.com/channel/UCtowQ1nkkggC-weMFzl7Bdg.
Un canale dunque da visitare senza indugio e da tenere d’occhio in futuro, perché
sono annunciate grosse novità. Esse potrebbero riguardare anche le Lescano, di cui il
grande Pippo fu non solo il direttore d’orchestra con cui incisero – con i meravigliosi
risultati che sappiamo – la maggior parte dei loro dischi, ma anche un amico sincero e
fedele, quasi un fratello maggiore (ricordiamo che Barzizza aveva solo otto anni più
di Sandra, la primogenita delle Olandesine).
Sempre Victor ci informa di aver saputo direttamente da Renzo Barzizza che
l’annunciato libro dedicato a suo padre sarà pubblicato nel corso del prossimo anno, e
sarà corredato da un dvd contenente una scelta dei famosi filmini girati da Pippo con
la cinepresa a passo ridotto, famosa quanto la sua collezione di pipe.
100
Da oggi, sabato 21 Dicembre 2013,
questa rubrica sospende le pubblicazioni
e le riprenderà martedì 7 Gennaio 2014.
Il Curatore augura di vero cuore a
collaboratori, amici e simpatizzanti tutti
di trascorrere un SERENO NATALE
e un GIOIOSO CAPODANNO.
Durante tale intervallo rimarranno attive
e, nei limiti del possibile, costantemente aggiornate
le tre pagine del sito
Canzoni attualmente su YouTube: http://www.trio-lescano.it/youtube_1.html
Canali di nostro interesse: http://www.trio-lescano.it/youtube_2.html
Post del corrente mese: http://www.trio-lescano.it/youtube_3.html
che danno conto di come procede l’operazione
Tutto il lascito artistico delle Sorelle Lescano
liberamente disponibile in rete,
un’iniziativa che abbiamo promosso di recente
e stiamo patrocinando in tutti i modi.
Si tratta di un progetto dei più ambiziosi, che intendiamo
portare a compimento nel più breve tempo possibile,
a coronamento della nostra bella avventura.