Abstract USTALI
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Abstract USTALI
PROGETTO D'INTEGRAZIONE: ESPERIENZA SULL'UTILIZZO DELLA CAA ALL'INTERNO DI UN GRUPPO CLASSE Background: La comunicazione è un’esigenza innata dell’essere umano che non richiede da parte dell’ambiente alcun particolare intervento, se non quello della pura sollecitazione. Consiste in un complesso processo interazionale che permette ad individui diversi di scambiarsi una vasta gamma di informazioni, bisogni, desideri, conoscenze, realtà che gli permettono di interagire con il mondo esterno. Per far sì che questo avvenga l’uomo dispone di diverse modalità comunicative; esistono infatti due canali principali, quello verbale e quello non verbale, l’uno complementare dell’altro. Purtroppo però il processo fisiologico di acquisizione del linguaggio verbale in molti bambini non avviene, o meglio, molte volte non si completa, è alterato oppure si sviluppa in ritardo. I ritardi e i disturbi del linguaggio nei bambini sono una condizione frequente, secondo la classificazione ICD-10 ( International Classification of Diseases – 10 edizione ) le aree interessate sono comprensione, produzione ed espressione. I quadri clinici sono molto diversi tra di loro e molte volte l’alterazione del linguaggio è associata anche ad altri deficit. In questo lavoro ho avuto modo di osservare una particolare patologia che è la Paralisi Cerebrale Infantile (PCI), la quale viene definita come “Disordine della postura e del movimento, permanente ma non immutabile, dovuto ad un’encefalopatia precoce, non evolutiva”. Il disturbo motorio però non è l’unico a presentarsi nei bambini affetti da PCI poiché spesso sono associati anche disturbi della vista, deficit uditivi, disfagia ecc... Tra le problematiche neuropsicologiche e quelle relative alla vita quotidiana e di relazione emergono disturbi psichici e affettivo-relazionali, disturbi prassici, disturbi della memoria, dell’attenzione. Questo porta a delle conseguenze anche a scuola dovute sia dai deficit cognitivi, come i disturbi del linguaggio, sia dai disturbi dell’apprendimento. Si stima che circa il 50% dei bambini affetti da PCI ha difficoltà nella comunicazione ( Pennington et al., 2010 ) sia verbale che non-verbale. Oltre a disturbi del linguaggio infatti, anche l’espressione facciale, i gesti e i movimenti del corpo sono alterati. I disturbi del linguaggio verbale, frequenti soprattutto nelle forme discinetiche, possono essere l’anartria, il ritardo dello sviluppo, la disartria, la disfonia, dislalie, ecc. ma la più frequente è la disartria che deriva dalla disabilità motoria che riduce il funzionamento e il controllo delle diverse componenti necessarie per la fonazione cioè la respirazione, la risonanza e l'articolazione. Nei bambini con paralisi cerebrale infantile, quando presente, la verbalità è rallentata, priva di numerosi fonemi, si ha la produzione di alcune vocali e sillabe; le parole prodotte sono poche e le frasi, se presenti, sono molto brevi e la struttura grammaticale molto limitata. Anche la prosodia è alterata. Si ha un ritardo nello sviluppo delle competenze pragmatiche e degli aspetti funzionali della comunicazione; secondo delle ricerche questo potrebbe essere dovuto anche al fatto che la conversazione con i familiari segue degli schemi ristretti, e solitamente sono i genitori a condurre l’eloquio, perciò i bambini sono passivi e meno interattivi. Spesso in questi casi, come per altre patologie, si ricorre alla Comunicazione Aumentativa e Alternativa. Con questo termine si intendono ‹‹ tutte le modalità di comunicazione che possono facilitare e migliorare la comunicazione di tutte le persone che hanno difficoltà ad utilizzare i più comuni canali comunicativi, soprattutto il linguaggio orale e la scrittura ››. Si considera aumentativa poiché non sostituisce, ma incrementa e integra il linguaggio verbale e alternativa perché per trasmettere e comprendere le informazioni vengono utilizzati codici diversi da quelli tradizionali, rispettando sempre lo schema “input/decodificazione/codificazione/output”. Objective: La finalità di questo progetto è stata proprio quella di promuovere l’ integrazione di una bambina con PCI all’ interno della classe attraverso l’utilizzo della comunicazione Aumentativa e Alternativa. Con una logopedista del territorio e una psicomotricista abbiamo deciso di proporre il progetto alla scuola e alla famiglia. Prima di iniziare ad impostare il lavoro con lei però, abbiamo elaborato dei questionari ( e un’ ulteriore intervista per i docenti ) da proporre sia agli alunni che alle insegnanti per capire quali fossero le necessità e difficoltà del corpo docenti e del gruppo classe nei confronti dell’ alunna. Methods: Dopo aver somministrato i questionari e l’intervista, sono stati analizzati i dati e poi è stato impostato il lavoro con la bambina. Valentina, 7,5 anni, al momento dell’intervento frequentava la prima classe della scuola primaria, era stata ricoverata per accertamenti diagnostici al Policlinico le Scotte di Siena dove le è stata formulata un’ ipotesi diagnostica di “Microcefalia. Ritardo del linguaggio e psicomotorio. Spasticità degli arti inferiori”. Gli incontri in classe con lei sono stati di 2/3 mattine ( dalle 9:00 alle 12:30 ) alla settimana, da metà Aprile fino alla fine dell’ anno scolastico; i primi giorni sono stati di osservazione e conoscenza, mentre nelle settimane successive è stato preparato del materiale visivo cartaceo tra cui simboli cartacei liberi, un’ agenda giornaliera, una striscia temporale ed una striscia di simboli attaccata sul suo banco. Ho dedicato del tempo a far conoscere a Valentina gli ausili visivi e poi, anche attraverso il modeling, ad utilizzarli. È stato fondamentale spiegare anche agli insegnanti e agli alunni che cosa fosse questo nuovo “modo di comunicare”, ma soprattutto come sfruttarlo per interagire in modo più efficace con la bambina. La stessa cosa è stata fatta con i genitori che durante questi mesi sono stati informati e guidati nell’ utilizzo della CAA con la figlia. Results: Inizialmente la bambina si è mostrata incuriosita dal materiale proposto, e toccava le immagini in maniera puramente casuale per esplorarle e ogni tanto lanciarle per terra. La presenza di alcuni simboli sempre presenti sul banco, come quelli del “SI” e del “NO”, è stata piuttosto utile: dal momento che la bambina ha capito il loro significato ha permesso sia a noi di capire le sue intenzioni, sia a lei di esprimersi. Dare informazioni alla bambina riguardo all’ organizzazione delle attività della mattinata scolastica attraverso l’ agenda e la striscia del “PRIMA” e “DOPO”, sono servite per far capire a lei l’ ordine delle varie attività, rendendole prevedibili, evitare il passaggio brusco tra l’ una e l’ altra e infine limitare e contenere i suoi atteggiamenti poco adeguati in caso di rifiuto. Alla fine dell’ anno scolastico è stato possibile notare un aumento degli scambi comunicativi, è stata data la possibilità a Valentina di fare delle scelte ed esprimere giudizi e di codificare il “SI” e il “NO”, è migliorata la comprensione delle richieste in entrata e in uscita ed è stata resa più chiara l’ organizzazione delle attività scolastiche. Conclusions: Dare una possibilità di esprimersi e di capire gli altri, questo è l’ importante all’ interno di un gruppo, come quello scolastico, e l’ entusiasmo con cui i bambini si sono approcciati a Valentina anche in seguito a questo progetto è stata una dimostrazione del fatto che la loro voglia di comunicare con lei è stata molta. L’ utilizzo della Comunicazione Aumentativa e Alternativa all’ interno di una classe è sicuramente positivo perchè fornisce a chi la utilizza la possibilità di socializzare e interagire con chi ha difficoltà a farlo.