Untitled - Rizzoli Libri

Transcript

Untitled - Rizzoli Libri
Paul fischer
una Produzione Kim Jong-il
la storia incredibile ma vera della corea del nord
e del più audace rapimento di tutti i tempi
Traduzione di Alberto Pezzotta
Fischer, Paul, A Kim Jong-Il Production: The Incredible True Story of North Korea
and the Most Audacious Kidnapping in History
First published in the United States of America by Flatiron Books 2015
© Paul Fischer, 2015
© 2015 Bompiani / RCS Libri S.p.A.
Via Angelo Rizzoli 8 – 20132 Milano
ISBN 978-88-452-8018-4
Prima edizione Bompiani ottobre 2015
A mamma, papà e Crosby
Una nota sUlle fonti,
il metodo e i nomi
la fonte principale di questo libro è costituita dal racconto
che shin sang-ok, famoso regista, e Choi eun-Hee, diva del
cinema, sudcoreani, hanno fatto delle proprie esperienze nella
Corea del nord. shin e Choi hanno scritto numerosi articoli sugli anni trascorsi a lavorare per Kim Jong-il, e sono stati
il punto di partenza per la ricostruzione di questa storia. Ho
incrociato le date e i fatti da loro riferiti con altri resoconti, database, studi accademici e interviste originali da me condotte.
Queste ultime sono state quasi cinquanta, e hanno interessato
sia persone che hanno partecipato agli eventi sia transfughi dalla Corea del nord, coinvolti nella vicenda di shin e di Choi o
che semplicemente vivevano lì negli anni settanta e sono risultate utili per la ricostruzione di quel periodo. se la Corea del
nord rimane in gran parte un mistero per gli stranieri, tuttavia
oggi esistono strumenti che aiutano a verificare o screditare le
informazioni: a partire da Google earth, spesso usato per localizzare edifici e luoghi menzionati da coloro che sono fuggiti
dal paese. Quando possibile, ho visitato i luoghi degli eventi:
Corea del sud, austria, Germania, Ungheria, Hong Kong, e
ovviamente Corea del nord.
la maggior parte delle descrizioni si basano su fotografie o
filmati coevi. i dialoghi riprendono esclusivamente quelli citati
7
da una fonte originale, come i resoconti autobiografici di shin
e Choi. mi è capitato di sintetizzare le conversazioni, ma mi
sono sforzato di non eliminare elementi che avrebbero alterato il tono o il significato. nei casi in cui lo stesso dialogo era
riferito da fonti diverse, ho scelto la traduzione che sembrava
più precisa, oppure ho rintracciato la fonte originale, commissionando una nuova traduzione da un interprete madrelingua.
il mio coreano è molto elementare, per cui sono ovviamente
responsabile di ogni errore.
dato l’isolamento e la mancanza di trasparenza della Repubblica Popolare democratica di Corea, si dice spesso che
ogni resoconto che la riguarda va preso con le pinze. mi sono
sforzato di controllare i fatti ogni volta che fosse possibile. alla
fine del libro si trova una descrizione più dettagliata del metodo impiegato per verificare i resoconti del signor shin e della
signora Choi.
i nomi coreani si scrivono con il cognome seguito dal nome:
per esempio, Kim è il cognome, e Jong-il il nome. in mancanza
di regole previse per la traslitterazione (Kim Jong-il a volte si
trova scritto come Kim Chong-il, e Choi eun-Hee come Choe
Un-Hui), ho scelto le forme più diffuse. nei casi dubbi, ho
adottato la forma più leggibile per un occidentale.
fino all’inizio del ventesimo secolo, la tradizione coreana
ignorava l’uso del cognome. fu l’impero giapponese, quando
colonizzò la penisola, a imporne l’adozione. la maggior parte
dei coreani, vedendo in ciò l’opportunità di accrescere il prestigio della propria famiglia, scelse cognomi associati alla nobiltà del paese, come Kim, lee, Park, Pak, shin. Per questo
oggi esistono solo duecentosettanta cognomi circa per oltre
settantacinque milioni di coreani. le persone citate che hanno
lo stesso cognome non sono quindi parenti, a meno che non sia
specificato.
8
Nota del traduttore
tutti i film nord e sudcoreani citati nel testo non hanno mai
avuto distribuzione nel nostro paese; per comodità del lettore,
vengono citati in italiano, tenendo conto delle traduzioni adottate dalla saggistica italiana esistente.
9
il Cast
Kim JonG-il
il figlio del Grande leader, capo della divisione arte e cinema
sHin sanG-oK
Regista e produttore sudcoreano
CHoi eUn-Hee
attrice sudcoreana
Kim il-sUnG
il Grande leader, fondatore della Repubblica Popolare democratica di Corea
intRodUzione
aGosto 1982
l’ultima cosa che ricordava shin sang-ok era di essere seduto nella sua cella, così debole da non potersi muovere, da
stare in piedi, da sentire il battito del proprio cuore. era recluso in una prigione della Corea del nord da quasi due anni,
in una cella in cui c’era a malapena lo spazio per sdraiarsi, con
una feritoia in alto su una parete, chiusa da sbarre di metallo.
dalle crepe nel pavimento usciva un gran numero di scarafaggi. tranne la pausa pranzo di mezz’ora, i dieci minuti per la
cena e un’altra mezz’ora d’aria nel cortile della prigione, doveva stare seduto tutto il giorno nella stessa posizione, immobile
come una statua e con la testa china, se non voleva incorrere in
punizioni ancora peggiori.
al quinto giorno di sciopero della fame aveva perso conoscenza. svegliandosi nell’infermeria della prigione, cercò di
respirare. era agosto, l’aria era calda e umida. Un mal di testa
lancinante gli impediva di pensare. aveva la bocca secca che
sapeva di metallo, e crampi allo stomaco. ogni movimento, anche il più semplice, lo faceva star male.
“Questo qui è probabile che ce la faccia,” disse una voce.
“Ha appena mosso le dita dei piedi.”
shin aprì gli occhi. davanti al suo letto c’erano un poliziotto
e un militare di alto grado. alle loro spalle, un secondino. i pri13
mi due parlavano in tono agitato, ignorando shin. Poco dopo
se ne andarono tutti e tre.
fu allora che shin si rese conto che nella stanza c’era un altro
detenuto. Questi accostò una sedia al letto e gli portò un vassoio
con qualcosa da mangiare. shin lo conosceva. era un uomo di
fiducia, un prigioniero che, in cambio di una maggiore libertà
e di più tempo fuori dalla cella, si occupava di compiti come
passare lo spazzolone, pulire, consegnare cibo e messaggi. spesso gli uomini di fiducia erano anche spie: era così che avevano
ottenuto la loro posizione, e così la conservavano.
“mangia,” disse l’uomo di fiducia.
shin guardò il vassoio: zuppa di riso, una ciotola di stufato,
un uovo. Per gli standard della prigione era un banchetto, ma
shin girò la testa dall’altra parte. Quando l’uomo di fiducia
prese un cucchiaio e cercò di imboccarlo, shin serrò le labbra.
“Prendi,” disse l’altro. “ti farà bene. Hai bisogno di mangiare.” a furia di insistere, shin cedette. all’inizio l’idea di mangiare gli dava la nausea, ma dopo la prima cucchiaiata gli tornò
la fame. divorò quasi tutto in men che no si dica, ma ne lasciò
un po’ per l’uomo di fiducia, in segno di gratitudine.
“Che cosa è successo?” chiese shin.
“ieri non hai risposto all’appello,” rispose l’uomo di fiducia.
“sono andato a controllare e ti ho visto per terra, privo di sensi.
avresti dovuto vedere le loro facce. avevano una gran paura di
averti fatto morire. Hanno chiamato il dottore, ti ha sentito il
polso e ti ha fatto portare qui. tireranno un respiro di sollievo
sapendo che te la sei cavata.”
l’uomo di fiducia lo guardò con circospezione. “adesso ho
capito che sei uno davvero importante. se muore un prigioniero qualunque, qui dentro non interessa a nessuno. Una volta
ho fatto lo sciopero della fame. mi hanno detto che un uomo
ci mette dieci giorni a morire di fame, e una donna quindici.
non ci ho messo molto ad arrendermi e a supplicarli di darmi
14