Scommettiamo? - NoiTeatro.it

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Scommettiamo?
Commedia comico-brillante in due atti
di
Fulvio Barni e Maria Letizia Ceccuzzi
La vicenda
Giuseppe Stornelli, è un anziano signore ricco e senza figli. Patito di Giuseppe Garibaldi,
tiene grandi ritratti del personaggio in ogni stanza della casa. Ha fatto fortuna da emigrante
in Germania. Prima lavorando come dipendente, poi in proprio. Intorno ai sessant’anni decide
di vendere l’azienda e tornare ad abitare in Italia nel paese natale della moglie. Vive con lui
da quasi vent’anni la governante Carolina. Nello stesso palazzo dove egli risiede, del quale è
proprietario, al piano superiore, abita Pompeo, unico nipote, figlio di un fratello della moglie,
sposato con due figli. Giuseppe è convinto che i parenti gli vogliano un bene dell’anima,
invece non aspirano ad altro che ai suoi soldi. La governante cerca di fargli capire quale sia
la verità ma non riesce a convincerlo. Carolina allora gli propone di fare una scommessa:
ella dirà in giro che presto lui si risposerà. Se i nipoti tenteranno di impedire le nozze per
difendere la loro eventuale eredità, avrà vinto lei, altrimenti la posta in gioco sarà del signor
Giuseppe. A questo punto Carolina, parte interessata, mette in giro tramite un’ amica
pettegola la notizia. Tra lei e una sua zia, però, che farà la parte della finta fidanzata, avviene
un accordo segreto: nel caso la zia riuscisse a farsi sposare davvero da Giuseppe, metà del
capitale di cui entrerà in possesso, non appena il marito morirà, andrà a lei. Tutto fila liscio.
Giulia riesce a far innamorare di se Giuseppe ed ottiene promessa di matrimonio. Fervono i
preparativi per le nozze ma i nipoti, che non intendono rinunciare all’eredità, tentano di
ostacolare l’intento dello zio con tutti i mezzi. Ci riescono rintracciando Carlo, marito di
Giulia, da lei creduto morto perché da oltre vent’anni non aveva dato più notizie di se. Carlo
arriva all’ improvviso e la sua venuta manda all’aria il piano di Carolina e Giulia. Giuseppe,
di conseguenza, perde la scommessa e la fidanzata …………………….
Personaggi:
Giuseppe Stornelli: padrone di casa
Carolina: governante
Raffaello: contadino del podere di Giuseppe
Felice Mastronzio: medico
Pompeo: nipote di Giuseppe
Lavinia: moglie di Pompeo
Alice: figlia di Pompeo e Lavinia
Andrea: figlio di Pompeo e Lavinia
Vincenzo: idraulico
Ortensia: figlia di Giulia
Giulia: zia di Carolina
Carlo: marito di Giulia
Nella commedia si parla di Chiusi, paese in provincia di Siena, e di piatti tipici toscani.
Nell’eventualità di una rappresentazione in altre parti d’Italia i loro nomi possono essere
sostituiti con altri del luogo stesso.
Siamo nel salotto della casa di Giuseppe Stornelli. La scena si apre mentre lui è seduto in
poltrona che si lamenta:
Giuseppe: Oh, Madonnina, Gesù, aiutatemi, che gran dolore. (urlando) Carolina
Carolina ………
……
Carolina: (da fuori scena) Si può sapere perché strilla tanto? Che gli è successo?
Giuseppe: (sarcastico) Mi si sono rotte le acque!
Carolina: (entra in scena) Bene! Almeno partorisce e non se ne parla più ...... È mai possibile
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che per un doloretto da niente urli sempre come se la picchiassero?
Giuseppe: (quasi piagnucolante) Se tu avessi mangiato tante tagliatelle, maiale arrosto e
fagioli quanti ne ho mangiati io ieri sera, a quest’ora saresti già morta.
Carolina: Io sono nata qui in paese, caro mio, e mentre mangiavo quelle cose genuine che ha
appena detto, lei si faceva rovinare lo stomaco e il fegato con i grassi che i ristoranti gli
spacciavano per roba genuina.
Giuseppe: E allora insegnami come si fa a restare indifferenti davanti ad un piatto di tagliatelle
al ragù di anatra?
Carolina: Bene! Si pensa ad un bel piatto di lasagne al forno!
Giuseppe: (quasi sofferente) Zitta, Carolina, zitta ….. Eppure sai bene che non so resistere di
fronte a certi richiami culinari.
Carolina: Eh, si, lei è come Ulisse col canto delle sirene ……. E ora mi dica perché m’ha
chiamato, sentiamo.
Giuseppe: Volevo sapere se ti sei ricordata di chiamare il dottore.
Carolina: Certo che l’ho chiamato! Crede che sia sciocca?
Giuseppe: Sciocca?......... A me non risulta che ti abbia mai chiamato sciocca.
Carolina: Se devo dire la verità, sciocca non me l’ha mai detto, in compenso, però, mi dice
spesso scema.
Giuseppe: Appunto!
Carolina: Ora che ci penso, mi spiega perché ha voluto che chiamassi il dottore, quando sa
benissimo che i suoi dolori sono dovuti alla strippata che s’è fatto ieri sera con gli amici ?
Giuseppe: Tu non sai come dice quel vecchio detto?
Carolina: No, non lo so, me lo dica.
Giuseppe: Mangia da sano e vivi da ammalato. Ecco cosa dice.
Carolina: Però spesso si contorce dai dolori delle coliche.
Giuseppe: E sai come disse Enrico IV quando si convertì al cattolicesimo pur di ottenere il
trono di Francia? (solenne) : Parigi val bene una messa, e io dico: una belle mangiata val bene
una colica.
Carolina: Se è contento lei!........... E ora mi dica perché m’ha fatto venire di qua, su …………
(Giuseppe resta muto) Guardi che io ho da fare di la in cucina, èh, non è che passo il tempo a
grattarmi.
Giuseppe: Io ti pago perché in casa tu faccia quello di cui ho bisogno. E quindi significa anche
farmi compagnia.
Carolina: (seccamente) Lei mi paga poco e di rado perché tutti i mesi gli devo chiedere i soldi.
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Se fosse per lei, neanche grazie mi direbbe. (fa per uscire)
Giuseppe: Non andare via che non ho finito.
Carolina: (scocciata) Che giornatina che si presenta oggi ……… Sentiamo cosa gli manca
questa volta.
Giuseppe: E’ l’ora che prenda la medicina.
Carolina: (più scocciata di prima) Quale medicina? (enumerando con le dita) Quella per
l'ulcera, quella pel fegato, quella pel cuore, quella per i reumatismi......
Giuseppe: (interrompendola bruscamente) Quella che ti dovrebbe far seccare la lingua .....
Sono quasi venti anni che lavori per me e ogni volta che devo prendere le medicine fai sempre
le solite domande .... Ormai dovresti sapere che a quest'ora devo prendere quella per il cuore.
Carolina: E sono quasi vent’anni che tutti i giorni ingoia le sozzerie delle farmacie ……..
(Carolina prende da sopra un tavolinetto la medicina, un bicchiere con l'acqua e la porge a
Giuseppe) Ha fatto aumentare i costi delle medicine da quante ne prende ……………. I prezzi,
ormai li fanno in base al suo consumo.
Giuseppe: Risparmia il fiato e aiutami a tirarmi su, piuttosto. Non vedi che sto scivolando
dalla poltrona?
Carolina: (mentre lo prende per sotto un'ascella lui tenta di toccare) Forza, pianti i piedi per
terra e spinga verso l’alto ……………. (gli toglie la mano) E senza toccare come al solito, se
no gli do una botta in testa che se la ricorda per qualche giorno.
Giuseppe: Oh Signore quanto la fai lunga.
Carolina: È proprio perché la voglio fare corta invece che glielo dico. Ogni volta che l’aiuto a
tirarsi su, lei con la scusa di aggrapparsi tasta sempre dappertutto.
Giuseppe: (sconsolato mentre viene aiutato a tirarsi su) Credo che questa volta sia arrivata la
mia ora. (scuotendo la testa) ………… Ormai sono arrivato al capolinea.
Carolina: (mentre rassetta la stanza) Non muore, no, stia tranquillo. Sa quanti viaggi ancora
dovranno farci i suoi nipoti per vedere come sta di salute.
Giuseppe: Vengono spesso, è vero, ma questo significa che mi vogliono bene!
Carolina: (brusca) E invece no! Vengono perché vogliono vedere quanto gli manca alla
partenza per l'ultimo viaggio.
Giuseppe: Quello che hai detto è una cattiveria.
Carolina: Lei non ha idea di che festa faranno appena l’avranno accompagnato in quel
giardino dove ci sono tanti cipressi.
Giuseppe: Tu pensi?
Carolina: Io penso? Io dico, no penso!
Giuseppe: E allora sentiamo che cosa dici! ...... Anzi, che cosa hai sentito dire, tu che raccogli
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tutti i pettegolezzi del paese …….. Lo diceva sempre anche la mia povera Ulpia (si fa il segno
della croce): "se Carolina lavorasse per quanto ascolta e riporta, varrebbe lo stipendio che
prende .... invece ...
Carolina: (risentita) Invece?… Cosa aveva da lamentarsi la sua povera moglie,
sentiamo?……….. Sono in questa casa da quasi vent’anni e ……… senza offesa, èh
(decisa)….. “Vi ho pulito anche il culo, e a tutti e due”.
Giuseppe: (sdolcinato) Ma dai, Carolina , su, non t’arrabbiare, lo sai che ti abbiamo sempre
voluto bene come se tu fossi stata nostra figlia.
Carolina: (sarcastica) Certo! E forse è per questo che per i primi quattro o cinque anni non
m’avete pagato. Tanto ero una di famiglia!
Giuseppe: Ma non dire sciocchezze, Carolina, dai …………. (vuol prenderla da lontano)
Eeeeee …...Senti un po’ una cosa …………….. ma hai parlato seriamente prima, quando hai
detto dei miei nipoti?
Carolina: Certo che ho detto sul serio. Lei non ha nemmeno idea di quanti progetti fanno per
quando sarà giù (mimando con la mano), per piano.
Giuseppe: (convinto di quello che dice) Non è possibile, i mie nipoti mi vogliono un bene
dell'altro mondo.
Carolina: Ma certamente! Quando sarà andato all’altro mondo gli vorranno bene senz’altro
……….. (sarcastica) Lei, per loro, vale più da morto che da vivo.
Giuseppe: (seccato) Fammi il favore di non mettere in giro queste maldicenze.
Carolina: Secondo lei sarebbero maldicenze, èh? Allora ascolti bene quello che gli racconto,
perché io le cose le dico una sola volta ………………
Giuseppe: (ironico) Questa l’hai detta giusta, ……….. tu le cose le dici sempre una sola volta
……… una volta dal macellaio, una volta dal fornaio, una volta dal parrucchiere ………
Carolina: (con il tono della voce più alto) Insomma, lo vuole sapere o no cosa dicono i suoi
nipoti?
Giuseppe: Ti ascolto, ma raccontala giusta però, non aggiungerci sempre del tuo come al
solito.
Carolina: La sua nipotina Alice, la figliola della Lavinia e Pompeo, si deve sposare, no?
Giuseppe: Si deve sposare o no?
Carolina: Si.
Giuseppe: E allora perché hai detto no?
Carolina: (scocciata) Mmmmmh …………….Quanto la tira lunga…… Insomma l’Alice va in
giro a dire che appena muore lo zio …….. (indicandolo) che poi sarebbe lei, farà un
matrimonio che non s’è visto nemmeno quando s’è sposata la (lo pronuncia come è scritto)
Grace Chelli.
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Giuseppe: E chi sarebbe la Grace Chelli?
Carolina: Come chi sarebbe la Grace Chelli?……… Ora non mi dica che non conosce la
moglie di Raniero del Monaco.
Giuseppe: Io non conosco nemmeno la moglie del prete ........ Ranieri di Monaco si chiama. Il
principe Grimaldi.
Carolina: Insomma, quello lì’ che ha detto lei …………… E suo nipote Andrea?
Giuseppe: (sempre più incuriosito) E mio nipote Andrea, invece, che farà?
Carolina: (indicando le pareti ) Dice che quando morirà lei, qui guasta tutto e ci farà un
grande albergo.
Giuseppe: (esterrefatto, con gli occhi fuori delle orbite) No!
Carolina: (annuendo con gesto meccanico) Si!
Giuseppe: E invece no!
Carolina: (scocciata) Allora faccia come gli pare se non ci crede.
Giuseppe: E mio nipote Pompeo cosa dice?
Carolina: Tanto lui che Lavinia dicono che faranno i signori e basta, e si godranno la vita.
Mica come ha fatto quel tirchio dello zio Giuseppe che ha speso i soldi soltanto per mangiare
bene.
Giuseppe: (arrabbiatissimo) Vai subito a chiamare il notaio Sistini. Adesso, immediatamente.
Carolina: Chissà dove lo trovo il notaio a quest’ora . Ancora non può essere altro che al letto.
Giuseppe: Dimmi che ore sono?
Carolina: (guardando l'orologio) Sono le sette e un quarto.
Giuseppe: Si, forse hai ragione te, mi sembra un po' troppo presto. (ci pensa un attimo) Allora
fammi il numero che gli parlo per telefono.
Carolina: Ma la faccia finita. Non si da noia nelle case della gente alle sette di mattina. Lo
chiamerà più tardi.
Giuseppe: (sempre più arrabbiato) Ho detto cerca il numero e chiamalo.
Carolina: (sfogliando una rubrica) Io fossi in lei non lo farei, ma se proprio insiste glielo
chiamo, tanto ci deve parlare lei, mica io.
Giuseppe: (mentre Carolina compone il numero) Vedrai se gliele levo le idèe dal cervello ai
miei nipotacci. (prende la cornetta)
Carolina: (indicando la cornetta) Suona?
Giuseppe: (guardando in giro) Chi è che suona?...... Suonano alla porta?
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Carolina: No, è uscita la banda comunale ….. (indicando la cornetta) Il telefono suona?
Giuseppe: (guardando la cornetta) Tu - tu, lo fa.
Carolina: E allora se fa tu - tu, ci siamo quasi. (ritorna rassettare la stanza)
Giuseppe: (dall'altra parte hanno risposto) Pronto? Chi è che parla? Il notaio Sistini? ....
Buongiorno signor notaio, sono Giuseppe Stornelli, avrei bisogno di lei .... vorrei fare alcune
modifiche al mio testamento …….... si, certo, subito .... perché da un momento all'altro potrei
anche morire e vorrei stare tranquillo ..…… (ascolta per un po’ poi toglie la cornetta
dall’orecchio e dopo averla guardata per un attimo la rimette a posto ammutolito)
Carolina: (ironica) Scommetto che si sta precipitando qui.
Giuseppe: Credo di no ...... Non ho capito molto di quello che ha detto, ma ho come la
sensazione che mi abbia maltrattato .... Urlava come un indemoniato.
Carolina: (infierendo) E ha fatto bene! Non si chiama il notaio alle sette del mattino. Neanche
avesse avuto bisogno del prete per un’estrema unzione urgente.
Giuseppe: (mortificato) Oppure il dottore per una visita!
Carolina: Gli ho già detto che il dottore l’ho chiamato …………. E anche lui non è stato per
niente contento di essere stato disturbato. Però è un dottore ed è costretto a venire.
Giuseppe: Questi dottori di oggi vorrebbero riscuotere senza lavorare.
Carolina: Ah, non abbia paura che con lei lavorano. I soldi che gli da li sfrutta tutti fino
all’ultimo centesimo.
Giuseppe: Ma lo sai che sei quasi buffa ..... Se ti dico che mi sento male, significa che sto male
per davvero ...... credi che provi gusto a stare male?
Carolina: Non dico questo, ma molte sono solo fissazioni. Se avesse avuto i mali che ha
pensato di avere in tutti questi anni, ormai sarebbe morto cento volte.
Giuseppe: (malinconico e piagnucoloso) Èèèèèh, ..... ma mi è rimasto poco più.
Carolina: (verso il pubblico spazientita) Ma speriamo, una buona volta!
Giuseppe: (alterato perché ha sentito) Che cosa hai detto ?
Carolina: Volevo dire ……..(imbarazzata) Speriamo che arrivi il dottore, è quasi mezz’ora
che gli ho telefonato.
Giuseppe: (burbero) Mi era sembrato che tu avesse detto un'altra cosa.
Carolina: (sempre al pubblico) Oh! Gli è rimasto poco e niente di buono, ma le orecchie si ....
Quelle gli funzionano come un orologino svizzero.
Giuseppe: (Carolina sta spolverando il ritratto di Garibaldi. Sotto al quadro c’è un trespolo
con un vaso di fiori) Fai adagio..... trattalo con delicatezza, e quando sei davanti a lui
(mimando le rotondità del seno) non gli girare codeste cose davanti agli occhi, abbi rispetto.
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Carolina: Che ha paura che diventi guercio?…… Che poi tutta questa venerazione che ha per
Garibaldi io non so mai riuscita a capirla ……… Neanche fosse stato un suo parente stretto.
Giuseppe: (si mette in piedi e accenna un pezzo dell'inno di Garibaldi) Si scopron le tombe, si
levano i morti, i martiri nostri son tutti risorti ....... Dunque: (enumerando con le dita) prima
cosa si chiama come me ....
Carolina: Sbagliato! Lei si chiama come lui.
Giuseppe: È vero, ma cosa cambia?
Carolina: Cambia, cambia. Il personaggio importante è Garibaldi, mica lei.
Giuseppe: (fa spallucce titubante) Boh! ... Seconda cosa: (con il braccio alzato come se
impugnasse una spada) è stato il più grande e coraggioso condottiero di tutti i tempi. Terza
cosa: tutti e due i miei bisnonni sono stati nell'esercito di Garibaldi e quindi garibaldini ...
Quarta cosa: era un bell'uomo ... Quinta cosa .......
Carolina: (lo interrompe) Si rimetta seduto e la faccia finita, che tanto in comune con lui
(insegnandolo il ritratto) ha il nome e basta ... non lo faccia il borioso!
Giuseppe: (fa il saluto militare sull'attenti e poi si siede) Obbedisco!.... Lo sai che la mia
povera Ulpia erano più le volte che la chiamavo Anita, come la moglie di Garibaldi, che con il
suo vero nome?
Carolina: E se io fossi stata sua moglie, ogni volta che mi chiamava Anita gli davo una botta
in testa finché non smetteva.
Giuseppe: E perché? Anita è un bel nome.
Carolina: Parliamo di cose serie, piuttosto. L’ha preparati i soldi per il dottore? Non facciamo
come l’ultima volta che m’è toccato prestarglieli e poi c’è voluto più d’un mese per riaverli, èh
.……. Io stavolta non pago.
Giuseppe: (seduto, cerca concitatamente qualcosa tra i cuscini della poltrona e quindi tra le
sue gambe) Oddio..... Oddio, Carolina dov'è?! Non c'è più! ... Non lo ritrovo più.
Carolina: (per niente preoccupata) Almeno vorrà dire che non dovrò portargli più via il
pappagallo quando è al letto malato.
Giuseppe: (disperato e quasi piagnucolante) Carolina ! Non lo ritrovo più!………… Hai
capito? E come faccio ora?
Carolina: Ma chi vuole che gliel’ abbia mangiato, il gatto? …….. Ma nemmeno se ci metteva
una fetta di lardo sopra.
Giuseppe: (che ha gettato i cuscini per terra della poltrona) Ma che cosa hai capito?
………… Non trovo più il sacchetto con i soldi.
Carolina: Gli sta bene! Zuccone che non è altro. E’ mai possibile che deve sempre nascondere
quel sacchetto. E li tenga nel portafoglio i soldi, come fanno tutte le persone normali. (a voce
alta) Lo sa come dice quel vecchio proverbio: in casa dei ladri non ci si ruba.
Giuseppe: E ora cosa fai, mi dai del ladro?
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Carolina: (molto decisa) No, gli do del coglione ………….. Guardi dentro al cassetto del
mobiletto, faccia il piacere. Ce l’ha messo appena è venuto di qua. L’ho ho visto io.
Giuseppe: (apre il cassetto, guarda dentro, lo prende e poi molto rilassato) Gesù, Maria vi
ringrazio, meno male ……. un’altra paura così e ci rimango secco.
Carolina: (sarcastica) Tanto prima o poi gli toccherà di sicuro. (si sente suonare il
campanello della porta)
Giuseppe: Carolina è il dottore, vai ad aprire, svelta. (Carolina fa per uscire) E datti
un’aggiustatina, non ti presentare così, sei tutta scomposta, sembri una figlia di nessuno.
Carolina: (mentre si aggiusta) Vado, ma non si faccia prendere dalla fretta, èh ………….
Intanto però si aggiusti anche lei, perché a vederlo dai capelli sembra che abbia leticato con il
gatto. (Carolina esce, Giuseppe si aggiusta, poi prende il sacchetto con i soldi e comincia a
contarli)
Giuseppe: Speriamo non sia aumentata la tariffa del dottore, altrimenti prima o poi vado fallito
..... Certo, se chiamassi il medico della mutua non spenderei niente, lo so, ma i dottori che
paghi ti danno altre soddisfazioni, non c'è niente da fare.
Carolina: (fuori scena) Guarda chi si vede, Raffaello (rientra in scena) Signor Giuseppe, è
Raffaello, il suo contadino.
Giuseppe: E che cosa vuole?
Carolina: Non lo so. Glielo domandi. A me basta che dica se lo devo far passare o no.
Giuseppe: Ha portato qualcosa o è venuto a mani vuote?
Carolina: Ho visto che in mano ha un paniere, ma mi è sembrato vuoto.
Giuseppe: Questo micragnoso, calia, arpia, pidocchioso che non è altro. Tutto per se mangia.
A me non porta mai niente.
Carolina: (che era rimasta sulla porta) Insomma, me lo dice se lo devo far passare invece di
recitare questa specie di rosario.
Giuseppe: Fallo entrare, sono curioso di sentire che cosa vuole.
Carolina: (si affaccia alla porta) Raffaello vieni, il signor Giuseppe ha detto che puoi entrare
. (fa entrare Raffaello poi esce)
Raffaello: Buongiorno signor Giuseppe.
Giuseppe: Buongiorno Raffaello . Che cosa ti è successo?
Raffaello: E’ successo che un uomo è diventato un cipresso.
Giuseppe: (si altera perché non lo sopporta) Raffaello, smetti di scherzare e dimmi che ti è
successo. Stamani non ho voglia di arrabbiarmi.
Raffaello: Praticamente non m’è successo niente. Avevo solo bisogno di parlare con lei.
(Carolina si affaccia sulla porta)
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Carolina: Signor Giuseppe, io sono in cucina, se mi vuole mi chiami. (esce ancora)
Giuseppe: Non tenere la radio troppo alta, però, altrimenti se ti chiamo non mi senti.
Carolina: (da fuori scena) Tiri fuori un po' di quei soldacci che ha e faccia mettere un
campanello. Gliel'ho detto mille volte.
Giuseppe: (tra se) Però non ha mica tutti i torti Carolina ………… lo voglio proprio far
mettere un bel campanello elettrico.
Raffaello: Ma non ce l’ha già, lo vuole far mettere un altro? Quando sono arrivato ho suonato.
Giuseppe: Forse non mi sono spiegato. Voglio far mettere un campanello che suoni in cucina e
in camera di Carolina per quando ho bisogno di lei.
Raffaello: E lo vuole far mettere elettrico?
Giuseppe: E come lo dovrei far mettere, a gasolio?
Raffaello: Secondo me non lo dovrebbe far mettere elettrico, perché a volte, quando ha
bisogno, potrebbe mancare la corrente.
Giuseppe: (pensandoci) Hai proprio ragione. Bravo Raffaello ...... Allora te come lo faresti
mettere.
Raffaello: Io lo farei mettere a batteria.
Giuseppe: Certo! Può essere un' idea (pensieroso). ..... Però se stessi male e volessi suonare a
Carolina e le batterie si fossero scaricate?
Raffaello: Allora lo faccia mettere in tutte e due i modi: uno con la corrente e uno con le
batterie.
Giuseppe: Hai ragione, non c'è che dire .... Farò proprio così ....... (ci ripensa) Ma, mettiamo il
caso, no, io stessi male e non ci fosse la corrente e nello stesso tempo si fossero scaricate le
pile?
Raffaello: Allora non gli rimane che fare una cosa: lo faccia mettere uno a batterie, uno a
corrente e uno a tirante con la corda, almeno sta tranquillo.
Giuseppe: C'è un però ...... Mettiamo il caso, no .... Io stessi male, le batterie si fossero
scaricate, la corrente elettrica non ci fosse e in quel momento non avessi la forza di tirare la
corda?
Raffaello: E allora vuol dire che è arrivata la sua ora e deve morire per forza.
Giuseppe: Tu e Carolina stamani mi volete far morire a tutti i costi …………. Forza
Raffaello, dimmi che cosa vuoi e alla svelta perché sto aspettando il dottore.
Raffaello: Ma perché, sta male? A vederla dal colorito non si direbbe. E’ bianco e rosso come
una mela matura.
Giuseppe: (burbero) Raffaello , fatti gli affari tuoi e comincia a dirmi perché sei qui, dai.
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Raffaello: Oh Madonnina quanto è scontroso stamani. Ma non ha orinato quando si è alzato?
Giuseppe: (alzando la voce) Anche questi sono affari miei .... Raffaello, per favore, mi vuoi
dire che cosa hai da dirmi, si o no?
Raffaello: (offeso) Quasi, quasi, non glielo direi più.
Giuseppe: E allora non me lo dire così facciamo prima. Ciao.
Raffaello: E invece glielo voglio dire ……….. Ma glielo dico proprio perché interessa a me
……. E perché sento che insiste ……….. E quindi vuol dire che gli fa piacere.
Giuseppe: E invece a me non fa piacere per niente, perché quando vieni in questa casa mi porti
via dieci anni di vita.
Raffaello: Almeno lo faccio ringiovanire!
Giuseppe: Raffaello! Io credo che stamani tu abbia voglia di farmi arrabbiare, ma voglio
essere buono e resto calmo ........ (rialza la voce) Ma insomma sei venuto a cercarmi te, oppure
ti ho fatto chiamare io?
Raffaello: Ha fatto una confusione che non ci capisco più niente. Lo sa che a questo punto
non me lo ricordo più se sono venuto io da lei perché le volevo dire qualcosa, o m’ha fatto
chiamare lei perché mi voleva? (Giuseppe si dispera mettendo le mani tra i capelli) Ma
siccome ora mi ricordo quello che le volevo dire e mi sembra piuttosto importante ...... glielo
dico.
Giuseppe: OOOh!... Meno male! (rivolto a Garibaldi) Beppino la ringrazio.
Raffaello: (va verso il ritratto di Garibaldi) Che gran bell'uomo. Chi è il suo babbo?
Giuseppe: (secco) No, non è mio padre.
Raffaello: Allora sarà suo nonno?
Giuseppe: Non è neanche mio nonno. Io e lui non siamo parenti. (Giuseppe comincia a
piagnucolare) Raffaello, per favore, dimmi che cosa vuoi da me.
Raffaello: Ma che si tiene in casa la fotografia di una persona che neanche si conosce? E poi
grande così? Io ce l’ho in casa una fotografia (indicandola) grande come questa, ma è del mio
povero nonno quando era soldato.
Giuseppe: (arrabbiatissimo indica la porta ) Raffaello, vai via e non farti più vedere finché
non ti mando a chiamare io. Vai via, togliti dai piedi.
Raffaello: (come non dicessero a lui rimane pensieroso davanti al ritratto ) Però deve essere
uno della zona, perché ora che ci penso l'ho visto in qualche altra casa.
Giuseppe: (disperato) Ma come devo fare io? (tenta con le buone) Raffaellino, glielo diresti a
Giuseppino cosa vuoi da lui?
Raffaello: (quasi scocciato) Ora glielo dico, e aspetti un momento, no ……… Ma non ce l’ha
un minuto di pazienza? (sempre davanti al ritratto cercando di capire chi è) ... Ci sono!...... E'
Cristoforo Colombo, quello che scoprì ............ Ora non ricordo cosa scoprì, ma sono sicuro che
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scoprì qualcosa.
Giuseppe: (assecondandolo) Si, si, bravissimo, è proprio lui. Hai indovinato. (Raffaello si
compiace e va verso Giuseppe) E ora dimmi quello che vuoi da me, su.
Raffaello: (ci ripensa e torna indietro) No! Non può essere Colombo, perché lui la barba non
l'aveva.
Giuseppe: Non è vero, qualche volta la portava anche lui.
Raffaello: Ma proprio! Me lo ricordo bene, Colombo la barba non ce l’ha mai avuta.
Giuseppe: Ascoltami, facciamo un patto, te mi dici quello che volevi dirmi e io dopo ti dico
chi è quest'uomo, va bene, ci stai?
Raffaello: Va bene, ci sto.
Giuseppe: (indicando una sedia) Allora mettiti seduto comodo e spiegami che cosa vuoi, su,
forza.
Raffaello: (dopo essersi seduto) Dunque, ero venuto per ………. (interrompe il discorso e si
rimette in piedi) Ma scusi, èh, a me mica me ne frega niente delle fotografie che tiene in casa.
Per me ci può tenere anche quella del poro Duce .... (mentre fa il saluto romano) che neanche
si potrebbe.
Giuseppe: Ascoltami, Raffaello .... Sii bravo, (supplichevole) dimmi che cosa vuoi, ti prego.
Raffaello: (si rimette seduto) O su, glielo dico, tanto se no lei mica mi da pace. Allora: se lo
ricorda quando l’anno scorso venni a chiedergli se mi faceva allargare la stalla perché volevo
metterci dentro altre vacche?
Giuseppe: Sarebbe proprio bella se non mi ricordassi .... Sarai venuto a dirmelo almeno dieci
volte.
Raffaello: Bene! Allora, gli volevo dire ……... dato che ora mio figlio si sposa, sarebbe
arrivato il momento giusto.
Giuseppe: (interrompendolo) Fermati Raffaello perché vorrei capire bene .... ora che tuo figlio
si sposa vuoi allargare la stalla per metterci dentro più vacche .... Ho capito bene?
Raffaello: Benissimo! Ma anche io ho detto quello che ha capito lei, èh.
Giuseppe: Scusami, sai, ma si può sapere tuo figlio chi sposerebbe?
Raffaello: ( meravigliato) Ma chi vuole che sposi, porca miseria, sposa una donna.
Giuseppe: Questo è quello che mi sono immaginato anch'io. Ma allora scusami, tua nuora, con
la stalla delle vacche, che cosa c'entra?
Raffaello: Lei niente, poverina. Ma ora che aumenta famiglia volevamo mettere su qualche
vacca in più, perché lei lo sa bene, che le vacche nelle stalle rendono, e parecchio poi!
Giuseppe: (come stesse dicendo una cosa seria) Raffaello! Guardami negli occhi ………
Siamo sinceri ……… In quanto a resa …….. renderebbe molto di più una vacca in casa, che
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cento nella stalla.
Raffaello: Per questo sono d’accordo con lei, signor Giuseppe. Nemmeno si possono fare certi
paragoni.
Giuseppe: (titubante) Non so che dirti ……… Prova a chiamare un’impresa e fagli fare un
preventivo. Quando ce l’hai in mano me lo porti. Se la spesa non è molta può darsi che si possa
anche fare.
Raffaello: E quale impresa chiamo?
Giuseppe: Una da battaglia, tanto siamo in campagna. (suonano alla porta) Via Raffaello,
adesso vai, questo dovrebbe essere il dottore ..... Ciao, ciao. (facendogli cenno di andare)
Raffaello: (fa per uscire) Arrivederci signor Giuseppe, gli farò sapere quanto prima. (ci
ripensa e torna verso il ritratto di Garibaldi) Però non sono per niente convinto che
quest’uomo sia Cristoforo Colombo ………
Carolina: (da fuori scena) Signor Giuseppe ........ Signor Giuseppe c'è il dottor Mastronzio.
Giuseppe: Avanti, avanti, fallo accomodare Carolina. Raffaello, te ne vuoi andare per favore?
(entra il dottore insieme a Carolina )
Dottore: (va incontro sorridente a Giuseppe mentre tende la mano per salutare. Parla come
una mitraglia) Buongiorno signor Giuseppe, che cosa è successo di tanto grave? (Giuseppe fa
per spiegare ma il dottore lo interrompe) Mi dica che cosa si sente? (Giuseppe prova ancora a
parlare) No, no, anzi, non mi dica niente, vediamo se riesco ad indovinare da solo ... Qualche
doloretto alla pancia? (Giuseppe tenta ancora) Ho capito, si è risvegliata di nuovo la sua
ulcera. (Giuseppe tenta ancora di parlare) No, no, forse ci sono, è il suo cuore che si è
rimesso a giocherellare.
Raffaello: (è sempre davanti al ritratto Garibaldi e lo sta squadrando da tutti i lati, poi si
rivolge al dottore) Scusi dottore, èh, ma perché invece di chiacchierare tanto, non fa parlare il
signor Giuseppe che lo sa meglio di lei cosa si sente? (Giuseppe annuisce)
Dottore: (rivolto a Carolina ) E lui chi sarebbe, un parente?
Carolina: No, no, è Raffaello, il contadino del signor Giuseppe.
Dottore: Ah, Ecco! E perché è qui?
Carolina: Era venuto per parlare con il signor Giuseppe.
Raffaello: (si avvicina al dottore) Senta un po’ una cosa, dottore! Mi levi una curiosità, lei che
senz’altro avrà studiato parecchio, (indicando il ritratto di Garibaldi) chi sarebbe quell’uomo
secondo lei?
Dottore: (mentre va verso il ritratto seguito da Raffaello ) Come chi sarebbe? Quest'uomo è
Giuseppe Garibaldi, uno dei padri dell' Italia.
Raffaello: (sorpreso) Uno dei padri dell’Italia? ….. Ma quale Italia? L’Italia la figliola del
fornaio?
Dottore: Non capisco cosa vuol dire ………………..
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Raffaello: (al dottore in confidenza) Allora era vero quando la gente diceva che prima di
sposarsi la mamma dell'Italia è stata un pò putt ..... diciamo .... ... una donna di cuore, su .....
Dottore: Non so di quale Italia stia parlando lei, io mi riferisco alla nostra patria, alla nostra
nazione.
Raffaello: Ah, ora ho capito, lei parla dell’Italia ……. L’Italia quella dove si sta di casa noi?
Dottore: Certo, proprio quella dove viviamo noi.
Raffaello: (che comunque non ha capito un gran che) Mah! Più passa il tempo e più se ne
impara. Questa, però, che l’Italia aveva più di un padre, non la volevo sapere.
Carolina: (quasi spingendolo fuori della camera) Raffaello, è ora che tu vada via, forza.
Raffaello: Arrivederci dottore ….... (si avvicina a Giuseppe) Arrivederci Signor Giuseppe,
(quasi in un orecchio) e glielo dica al dottore cosasi sente, non lo faccia tribolare.
Giuseppe: (arrabbiato) Raffaello, ti ho detto di andare via!( Raffaello fa per uscire poi torna
indietro)
Raffaello: Accidenti a me, quasi mi scordavo ………. Ormai, tanto che sono qui, voglio fare
un’altra domanda al dottore ……. Posso?
Dottore: Prego. Se posso essere utile in qualche maniera .....
Raffaello: O come mai, sono un po’ di giorni che quando vado al bagno, (indicando con un
dito in direzione del culo) sento un bruciore nella parte bassa qui dietro?
Dottore: (mentre toglie dalla borsa un guanto e lo infila) E' difficile dirlo senza una visita
accurata ...
Raffaello: (mette le mani a pararsi le chiappe e si allontana) No, no, lasci stare la visita
accurata! Mi dica qualcosa senza metterci le mani, su.
Dottore: Ma ….. Così ….. A lume di naso ….. direi che molto dipende da quello che mangia.
Raffaello: Ah, ecco! …… Quello che bevo non c’entra niente, vero?
Dottore: Il bere non dovrebbe incidere molto stando ai sintomi che accusa lei.
Raffaello: Hai sentito, Carolina ? Testimone anche te, èh…. Ora, appena arrivo a casa lo dico
subito a mia moglie ……. (mentre esce) Basta che mi veda prendere la bottiglia del vino in
mano comincia subito la cantilena: bevi meno, bevi meno, bevi meno .. sembra che gli s'incanti
il disco ....
Carolina: E mentre a tua moglie s’incanta il disco te vuoti la bottiglia. (lo spinge fuori)
Vattene, forza.
Raffaello: (s'incammina ma poi torna indietro) Ah! E gia che ci siamo gli voglio domandare
anche un' altra cosa .... (al dottore mentre indica Giuseppe) tanto è pagato, mica le faccio
perdere tempo.
Dottore: Se è d’accordo il signor Giuseppe, per me non ci sono problemi.
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Raffaello: (sicuro di quello che dice) E’ d’accordo, è d’accordo, sono sicuro. Io e lui siamo in
società.
Giuseppe: Basta che sia davvero l'ultima e poi te ne vada subito.
Raffaello: Siccome spesso (toccandoli) mi diventano i polpacci rossi, che potrebbe essere un
principio di vene varicose?
Giuseppe: Vattene, Raffaello, che quello lo sai bene anche te che cosa è, senza chiederlo al
dottore.
Raffaello: Ma che discorsi fa? Se lo avessi saputo non gliel’avrei domandato.
Giuseppe: Allora te lo dico io: è il troppo vino che bevi che ti scende alle gambe. (Carolina lo
spintona fuori)
Dottore: Dunque, mi stava dicendo a proposito della sua indisposizione?
Giuseppe: Io non ho aperto bocca! Avrei voluto farlo ma non ho potuto.
Dottore: Eh! Ma Santo Dio, parli, dica qualcosa, sennò come faccio a capire di cosa si tratta.
(Giuseppe si curva in avanti e tocca una zona della schiena)
Dottore: Va bene, va bene, non è nulla, stia tranquillo. (prende il ricettario) Ora le prescrivo
una bella pomatina, poi Carolina le fa due bei massaggini e tutto torna a posto. Contento
signor Giuseppe?
Giuseppe: (alterato nel tono) No! Non sono per niente contento.
Dottore: E perché signor Giuseppe? Preferisce star male?
Giuseppe: Io vorrei star bene, ma se lei non mi fa dire cosa mi sento, come fa a prescrivermi le
medicine?
Dottore: Ma ho gia capito che cos'ha. Stia tranquillo, non si preoccupi, ora sistemo tutto io.
Giuseppe: Dottore, aspetti un momento. Lei non ha capito proprio niente. Se si riferisce al
fatto che ho messo la mano sulla schiena, si sbaglia di grosso, mi stavo grattando perché
sentivo prurito.
Dottore: (convinto di aver fatto una figuraccia) Oh, per Bacco! Allora dica, dica, sentiamo. Mi
dica che sintomi ha, faccia in modo che io capisca.
Giuseppe: (a voce alta) Ricomincia un'altra volta come prima? Ma che ha mangiato ieri sera,
una bobina del registratore?
Dottore: (imbarazzato) Vada pure avanti, la prego, non faccia complimenti, mi faccia capire.
Giuseppe: (arrabbiato) Ma che cosa gli faccio capire se lei non sta zitto un attimo.
Dottore: (anche il dottore alza la voce) Non si agiti, però, èh! Stia calmo che è molto meglio
per lei.
Giuseppe: Dunque, vediamo se gliela faccio a spiegarmi. La settimana prossima avrei fatto
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idea di andare a Lourdes.
Dottore: Per così poco? Ma andiamo signor Giuseppe, lei non ha un male inguaribile da dover
andare a Lourdes per chiedere una grazia. (altezzoso) Prima ci faccia provare me. Le assicuro
che potrò risolvere semplicemente il suo caso, senza scomodare nessuno dei potenti del cielo.
Giuseppe: (sempre con il tono della voce alto) Ma se lei mi facesse parlare, invece di
chiacchierare tanto, le direi che a Lourdes ci voglio andare in pellegrinaggio e non per
chiedere una grazia.
Dottore: Chiedo perdono, signor Giuseppe, ma sa, mi sono sentito umiliato e allora ho
pensato: per Bacco, il signor Giuseppe non ha nemmeno un briciolo di fiducia in me?
Giuseppe: Volevo soltanto sapere da lei se era il caso che mi allontanassi da casa.
Dottore: Ma certo! Lei può andare dove vuole.
Giuseppe: (con la mano al lato della bocca) Dottoreeee ……….. la vogliamo fare questa
visita o no?
Dottore: Senz'altro! Non appena lei è pronto.
Giuseppe: Non appena lei smette di chiacchierare ...... Forza, mi dica come mi devo mettere.
Dottore: Tiri su la giacca del pigiama e si pieghi in avanti . (Giuseppe esegue. Il dottore fa una
visita sommaria e velocissima) Sentiamo i polmoni, (ascolta con lo stetoscopio) ……… i
polmoni ci sono ……. ora si appoggi allo schienale, (ascolta il cuore) anche il cuore sembra al
suo posto, (palpeggia lo stomaco) lo stomaco e l'intestino sono dove dovrebbero essere ... può
rimettere la giacca al suo posto perché abbiamo finito.
Giuseppe: (tra se) Faticavo molto meno quando lavoravo alla catena di montaggio che adesso
per fare una visita con lui.
Dottore: Signor Giuseppe, lei è sano come un pesce. Non ha nulla da temere. E non le
prescrivo nessuna medicina proprio perché non ha bisogno di niente. Adesso è più tranquillo?
Giuseppe: No! Meno di prima! .... Dottore, mi scusi tanto se la disturbo, èh, ma mi farebbe il
grosso favore di chiedermi che cosa mi sento?
Dottore: Certo, se le fa piacere (piuttosto scocciato). Anzi, deve dirmelo senz' altro che cosa si
sente, signor Giuseppe.
Giuseppe: E allora me lo domandi, su.
Dottore: (Giuseppe ripete insieme al dottore) Che cosa si sente signor Giuseppe?
Giuseppe: OOOOh, finalmente! (il dottore ripete insieme a Giuseppe) Un gran dolore tra lo
stomaco e la pancia.
Dottore: (arrabbiato) E non poteva dirlo subito?
Giuseppe: (facendo il verso di dargli un pugno) Ma non ha visto quante volte ci ho provato?
Lei non smetteva mai di parlare.
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Dottore: Ha mangiato qualcosa di strano ieri sera?
Carolina: (da fuori scena) Un vagone di tagliatelle, un autotreno di maiale arrosto e due
carriole di fagioli .
Dottore: Veleno!
Giuseppe: (verso Carolina ) Ma te li vuoi fare gli affari tuoi, o no..... Oh! Ma non riesce mai a
stare zitta, èh. (al dottore) E lei che cosa ha detto che non ho sentito bene?
Dottore: (imbarazzato) Ho detto, Veleno .... Volevo dire che per lei quella roba è veleno puro.
Giuseppe: (dubbioso) Mi era sembrato di aver capito tutta un’altra cosa.
Carolina: (che si è affacciata sulla porta) Il mal voluto non è mai troppo. (al dottore) Io glielo
lo dico sempre, ma lui è tignoso come un bambino viziato.
Dottore: Su, su, non è nulla. Mangi in bianco per qualche giorno e stasera si faccia fare dalla
Carolina un bel clistere con acqua di camomilla.
Carolina: Senta dottore èh, gli dia qualcos’altro perché io il clistere non glielo faccio. Ogni
volta che lo deve fare comincia tanto a ridere che non c’è mai verso di arrivare in fondo. E poi
è più quello che va fuori che quello che va dentro.
Giuseppe: (con tono di rimprovero) Carolina, ma c’è proprio bisogno di raccontare al dottore
queste cose intime?
Dottore: E come mai signor Giuseppe? Eppure ormai è abbastanza cresciuto .. èh, èh, èh ...
non si fa così. ... Va bene, via, (prende il ricettario e scrive) prenda queste pasticche per tre
giorni ogni sei ore e non se ne parli più ..... Vada come vada.
Giuseppe: (tra se, rassegnato) Mah! Facciamo come dice lei, tanto la prossima settimana vado
comunque a Lourdes.
Dottore: Va bene, signor Giuseppe, io me ne vado, ma noi rimaniamo d'accordo così: se ci
fosse ancora bisogno della mia presenza, mi faccia chiamare.
Giuseppe: (tra se) Giusto la presenza, può fare, perché altro ……… Quanto le devo dottore?
Dottore: (come se gli stesse facendo un regalo) Ma cosa mi vuol dare ... mi dia ...
centocinquanta euro ...Tanto per giustificare la mia presenza.
Giuseppe: Veleno! (con tono ironico mentre cerca nel sacchetto i soldi e glieli porge) Ma lei è
troppo modesto dottore. Se fa così con tutti , non riesce nemmeno a portare a casa il pranzo e la
cena.
Dottore: E' vero signor Giuseppe. Me lo dicono tutti i miei pazienti: dottore, lei i soldi non li
farà mai!
Giuseppe: (tra se) Ah, con me può stare sicuro .... Eeeeee .. mi scusi, come ha detto che si
chiama che non lo ricordo?
Dottore: Mastronzio! Dottor Felice Mastronzio. Specialista in medicina interna.
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Giuseppe: Proprio Felice Mastronzio si poteva chiamare un dottore così. (rivolto a Carolina
di nascosto mentre il dottore ripone la sua roba) Carolina , questo cancellalo immediatamente
dalla lista dei dottori di fiducia. Vedrai che lui con i miei soldi non ci compra più neanche una
caramella di menta.
Dottore: Allora io vado, (tende la mano per salutare) arrivederci signor Giuseppe, e stia bene.
Non voglio ritornare ancora un' altra volta, ci siamo intesi?. Arrivederci.
Giuseppe: Non dubiti! (Tra se) Se lo dovessi richiamare, prima mi sparo.
Carolina: Venga dottore, l’accompagno.
Dottore: Grazie. Lo tenga d'occhio il signor Giuseppe, ormai ha una certa età, e va seguito
passo, passo come un bambino. (severo) E se dovesse chiederle di cucinare ….. Che so……. I
fagioli con le cotiche, per esempio, lei, si rifiuti di farlo.
Carolina: Stia tranquillo dottore, al massimo gli cucinerò un minestrone, oppure una fettina di
carne cotta al vapore. (il dottore esce seguito da Carolina )
Giuseppe: (sente dei rumori che provengono dal piano di sopra) (indicando verso il soffitto
parla tra se) Senti? I nipoti nobili si sono svegliati. Avranno senz’altro visto la macchina del
dottore che arrivava e tra poco saranno qui. Mi sembra già di sentirli: (imitando una voce non
sua) zietto qui, zietto là ……….. (burbero) Non appena avrò parlato con il notaio se ne
accorgeranno che benservito gli ho preparato. (rientra Carolina con una borsa da spesa)
Carolina: Signor Giuseppe, io uscirei per fare la spesa, gli serve niente da fuori?
Giuseppe: Ma vai presto così? Le botteghe non saranno ancora aperte.
Carolina: Ma ci manca poco, almeno quando aprono mi trovo già lì. Poi devo andare anche in
farmacia.
Giuseppe: Non comprare cose inutili, mi raccomando, e cerca di spendere poco perché i soldi
non si zappano.
Carolina: Ma almeno i quattrini per mangiare le vuole spendere oppure da oggi si mette a pane
e acqua?
Giuseppe: Certamente! Quelli per il mangiare sono gli unici soldi spesi bene. Vai e fai alla
svelta, su ... E non ti mettere a chiacchiere come al solito.
Carolina: (mentre esce fa gesti di sconforto) Stia tranquillo. Tra cinque minuti sarò di nuovo
qui.
Giuseppe: Forse sarebbe meglio se prendessi qualche appunto per quando verrà il notaio. A
parte che ho già tutto in testa, ma non si sa mai, qualche particolare mi potrebbe sempre
sfuggire. Gli voglio proprio fare un bello scherzetto ai miei nipoti. (rientra Carolina )
Carolina: (falsamente smielata) Signor Giuseppe, c’è Alice che è venuta a trovarla ……….
Vieni, vieni Alice, entra pure. (entra Alice con un mazzolino di fiori in mano. Carolina esce)
Giuseppe: Questa, se non sbaglio, dovrebbe essere Grace Chelli.
Alice: Come stai zietto? (va dallo zio e lo bacia) Tu ci fai sempre preoccupare.
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Giuseppe: Come sto? Benissimo! Mai stato meglio di così.
Alice: Carolina mi ha detto che hai dovuto chiamare il dottore.
Giuseppe: Ah, si, ma era per il solito controllino. Stai tranquilla che per ora non muoio.
Alice: (va a mettere il mazzetto di fiori a Garibaldi) E’èèèèh, caro zietto, prima o poi è un
passo che dovremo fare tutti. (Giuseppe fa le corna)
Giuseppe: Dimmi un po' una cosa, ho sentito dire in giro che presto ti sposerai .... Eeeeee .....
Quando li mangeremo questi confetti?
Alice: (che finisce di aggiustare i fiori nel vaso) Che vuoi che ti dica zietto, può darsi presto,
può darsi tra qualche tempo, dipende.
Giuseppe: Dimmi allora da che cosa dipenderebbe la data delle nozze?
Alice: Dai soldi zio. Sposarsi oggi non è come quando prendesti moglie tu. Preferisco aspettare
perché per il giorno del mio matrimonio voglio fare una cosa che dovrà lasciare allibito tutto il
paese.
Giuseppe: Ti sposerai con le mutande in capo, suppongo.
Alice: Ma che cosa dici, zietto, mi riferisco alla sontuosità della cerimonia e del banchetto
nuziale.
Giuseppe: (al pubblico) L'informazione di Carolina sarebbe giusta. (ad Alice) Io non riesco a
capire come mai alla gente piace buttare i soldi, quando per fare un matrimonio basterebbero
un prete e due testimoni.
Alice: (come se sognasse) Ah, quanto vorrei avere i tuoi soldi, zietto, allora sì che farei cose
pazze davvero. Quel giorno sarebbe davvero indimenticabile. (suonano alla porta)
Giuseppe: Alice, vai un po' a vedere chi è, fammi il favore.
Alice: ( mentre va) Certo zietto. Stai aspettando qualcuno?
Giuseppe: (molto vago e un po' imbarazzato) No!.... Anzi, si .... doveva venirmi a trovare una
certa persona. (appena è uscita) Non vorrei fosse il notaio. Sarebbe meglio che loro non lo
vedessero.
Alice: (da fuori scena) E’ mio fratello Andrea, zietto, è passato anche lui per un saluto.
Giuseppe: E’ arrivato anche l’albergatore, ora mancano il conte e la contessa e poi siamo tutti.
(rientrano Alice e Andrea. Lui è vestito elegantissimo, è molto borioso e un po' effeminato)
Andrea: (redarguendolo con la mano) Zietto, zietto, quando smetterai di farci questi
scherzetti? Ma ti rendi conto che ci metti tutti in agitazione. Eppure lo sai quanto ci
preoccupiamo per la tua salute.
Giuseppe: Certo che se una persona deve soffrire sarebbe meglio un colpo secco subito.
Andrea: Ma non dire sciocchezze. Noi tutti vogliamo che campi ancora cent’anni. Vero Alice?
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Alice: (con molto entusiasmo) Oh si, si! (cinica calcolatrice) Anche se cent’anni sarebbero
troppi. Verrebbe anche a noia campare, vero zietto?
Giuseppe: Certo, aspettare a lungo annoia .... ma ora da un discorso passiamo ad un altro: lo
sapete che stanotte ho fatto un sogno proprio buffo?
Andrea: E che cosa hai sognato di bello zietto?
Giuseppe: Ho sognato che i muratori guastavano l'interno di questa casa per facci un grande
albergo. Che vorrà significare secondo voi? (con fare interrogativo ad Andrea) Sarà mica un
sogno premonitore?
Andrea: Non so se è un sogno premonitore zio, però sono sicuro che ci verrebbe davvero un
bell’ albergo! (guarda e vaga per la stanza) Un albergo con i fiocchi. Proprio un Hotel a
cinque stelle.
Giuseppe: (al pubblico) E anche la seconda informazione di Carolina sarebbe giusta.
Aspettiamo di verificare la terza, così potrò essere sicuro che tutto quello che mi ha detto
Carolina è vero.
Andrea: (lascia andare un pensiero a voce alta mentre gira per la camera) Chissà, un giorno,
forse, potrebbe anche accadere, che ne dici zietto?
Giuseppe: Se devo essere sincero sarei molto più contento se potesse diventare una casa di
riposo per i vecchi del paese. Naturalmente intitolata a Giuseppe Garibaldi .
Andrea: (infastidito) Ma via, zietto, vuoi mettere il prestigio che darebbe al paese un albergo
di gran lusso?
Giuseppe: (alterato) Stammi a sentire, sottospecie di principe Torlonia, io con i miei soldi ci
faccio quello che mi pare e piace, tu sia contento o no. D’accordo?
Andrea: Naturalmente zio, però non t’arrabbiare, facevo soltanto un’ ipotesi. (suonano di
nuovo alla porta)
Giuseppe: (tra se) E questi, se non sbaglio, dovrebbero essere gli altri componenti della casa
reale. Qualcuno di voi due vada ad aprire la porta per favore. (Alice fa per andare)
Andrea: Vado io Alicina, non ti scomodare, tu rimani pure qua con lo zio.
Alice: Dovrebbero essere mami e papi che vengono a trovarti.
Giuseppe: Certo che tuo fratello è diventato proprio un signorone. Dove li avrebbe imparati
questi modi così sofisticati? Alle scuole serali?
Alice: Ad Andrea piace moltissimo il Galateo, zietto.
Giuseppe: Ecco, vedi perché voi non metterete mai un euro da parte. Perché per mangiare
comperate sempre le cose più costose.
Alice: (ridendo divertita) Ma che cosa dici, zietto. Il Galateo non è una cosa da mangiare.
Giuseppe: Non ha importanza quello che è. Se oggi mi trovo con qualche soldo da parte è
proprio perché prima, questa roba, non me la sono mai permessa. (rientra Andrea)
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Andrea: Sono mami e papi zietto. Sono venuti per informarsi delle tue condizioni di salute.
(entrano Pompeo e Lavinia. Anche loro vestiti elegantemente)
Giuseppe: (tra se) Io questo quando parla così non riesco proprio a sopportarlo.
Pompeo: (dalla porta con le braccia aperte) Zi’ Pèppe.
Giuseppe: Un giorno o l'altro mi chiamerai zio pitale, tanto la differenza è poca ..... (scocciato)
Dimmi quante volte ti ho detto che non voglio essere chiamato zi’ Péppe.
Pompeo: Scusami zio. Ma possibile che non capisci che ti chiamo così in segno d’affetto.
Giuseppe: E allora cerca di essere meno affettuoso, perché io del tuo affetto ne faccio
benissimo a meno.
Lavinia: (si avvicina e finge di essere preoccupata) Zio! Che cosa ti senti?.. Dove ti fa male?..
Quanto dolore hai?... E la febbre?.... la febbre ce l’ hai? Il dottore che ha detto?
Giuseppe: (interrompendola) Ascoltami, Lavinia, posso rispondere a tutte le domande
insieme, oppure no? Sai perché te lo chiedo? Perché se dovessi risponderti ad una ad una
faremmo notte di sicuro. (quasi urlando) Sto benone! Mai stato meglio di così.
Lavinia: Scusami zio, ma ero preoccupata per te.
Giuseppe: Io invece, no! Piuttosto ditemi una cosa, me lo dite dove andate vestiti di tutto
punto? Siete invitati ad un pranzo di nozze?
Pompeo: (pavoneggiandosi) Questa è la mia divisa di lavoro zio. Io sono il capo bidello delle
scuole medie.
Giuseppe: E capirai! Neanche tu fossi il gran maestro dell'ordine della giarrettiera.
Lavinia: Il dottore cosa ti ha detto, zio? Niente di preoccupante, vero?
Giuseppe: No! Mi ha detto che devo stare tranquillo. E da qui in avanti farò senz' altro come
ha detto lui, mangio, bevo e ......
Tutti i nipoti: (si chinano su di lui) Eeeeeeeee?
Giuseppe: E mi risposo! Perché è certo che una compagnia rende la vita molto più serena.
(i nipoti si mostrano molto preoccupati)
Pompeo: Non vorrai dire sul serio, vero?
Andrea: Stai scherzando o dici davvero?
Alice: Ma andiamo, zio, non dire corbellerie, risposarti alla tua età?
Lavinia: (con tono di rimprovero) Stai attento a quello che fai. Non hai più vent’anni.
Giuseppe: (a Lavinia) Ma di che cosa ti preoccupi? Che mi metta a mangiare e bere? L’ho
sempre fatto.
Lavinia: Questo, infatti, non mi preoccupa.
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Giuseppe: Allora avete paura che mi risposi per davvero?
Pompeo: Non si tratta di paura, zio, abbiamo un po’ di timore per te, e anche per quello che
dirà la gente.
Giuseppe: Per me dovete stare tranquilli. Stravizzi sessuali non ne posso fare più.
(ammiccando) Ormai è da tempo che il ragazzo è a riposo.
Andrea: Secondo me sbagli a fare questo passo.
Giuseppe: Invece ho proprio deciso di divertirmi in questi ultimi anni che mi rimangono.
Pompeo: Guarda zio, che ci si può divertire anche in tanti altri modi, èh.
Giuseppe: Di quello che potrebbe dire la gente, non me ne frega niente e ripeto per chi non
avesse sentito che i soldi sono miei e ci faccio quello che mi pare e piace.
Alice: Per carità, padronissimo di farlo. Ma non vorremmo che magari trovassi una donna che
in poco tempo dilapidasse tutto il tuo patrimonio.
Giuseppe: Stammi a sentire, Grace Chelli, sono partito dall'Italia per andare a lavorare in
Germania che non avevo ancora vent'anni. Sono ritornato che ne avevo quasi sessanta. Ho
avuto fortuna, è vero, ma ho anche lavorato come un somaro.
Andrea: Dicci almeno come sei arrivato a questa decisione, chi te l’ ha suggerita.
Giuseppe: Perché, secondo te non avrei la testa per pensare?
Lavinia: (in disparte si rivolge a Pompeo sottovoce, ma Giuseppe sente) Bisogna
impedirglielo a tutti i costi, non possiamo permettere che faccia questa sciocchezza.
Giuseppe: (ironico) La sentite la mia signora come tenta di correre ai ripari. Voglio proprio
vedere come farai …... (molto bruscamente) E ora andate al lavoro, via, sgombrare il campo
che è tardi. Tanto io sto bene e non ho bisogno di niente. (I parenti lo salutano mestamente)
Alice: Ciao zietto, riguardati.
Pompeo: Ripensaci a quello che hai detto.
Andrea: Non fare cose avventate.
Lavinia: Tu non hai bisogno di una moglie, c’è gia Carolina che pensa a te (i parenti escono).
Giuseppe: (infierisce su di loro urlando) Via, forza, sgombrare, lasciare libera la stanza .... e
quando avrò trovato la donna giusta vi farò sapere la data delle nozze. (rivolto al ritratto di
Garibaldi) Lei Beppino che dice? Secondo lei ho fatto bene o male? (rientra Carolina )
Carolina: (da fuori scena) Signor Giuseppe è sempre lì ?
Giuseppe: Certo che ci sono sempre, dove vuoi che sia andato?
Carolina: (entra con la borsa della spesa) Ho portato la medicina. La prenda subito. I suoi
nipoti erano qui, vero?
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Giuseppe: (mentre apre la scatola delle medicine) Perché me lo domandi? L'avrai incontrati di
sicuro. (si alza dalla poltrona e va a sedere al secretaire)
Carolina: Certo che l’ho visti. Loro uscivano e io entravo ……. Allora, si è convinto? (prende
la pasticca e l'acqua)
Giuseppe: (quasi restio a parlare) Non so cosa risponderti. Si, qualche cosa torna con quello
che mi hai detto tu, ma potrebbero anche essere coincidenze. Però ho voluto fargli paura, e gli
ho detto anche che potrei risposarmi.
Carolina: Infatti l’ho visti un po’ giù di morale. (contenta) Chissà che angoscia gli ha messo
addosso.
Giuseppe: Ah, di questo puoi starne certa .... Però sono convinto anche che in fondo mi
vogliono bene.
Carolina: Ed invece gli dico che i suoi nipoti vogliono bene soltanto ai suoi soldi ……….
(all'improvviso) La vuole fare una scommessa con me?
Giuseppe: Una scommessa di che tipo?
Carolina: Dunque, senta che ho pensato: spargo per il paese la chiacchiera che lei si sposa per
davvero e vediamo come si comportano i suoi parenti. Se cercano d’impedirglielo a tutti costi,
allora vuol dire che ho ragione io, e quindi è vero che lo fanno per paura di perdere il
patrimonio.
Giuseppe: Perché no, potrebbe essere un’idea.
Carolina: Se invece cercano di farla ragionare, ma alla fine cedono proprio perché vogliono
che sia libero di decidere quello che vuole, allora ha vinto lei.
Giuseppe: (allettato dall'idea) Lo sai che questa cosa mi piace, ci stò! Però che cosa
scommettiamo? Niente soldi, èh.
Carolina: Dunque, vediamo cosa si può scommettere ………….(passeggia per la stanza
mentre finge di pensare) .... ho pensato!
Giuseppe: Sentiamo cosa hai pensato.
Carolina: Se vince lei rimango al lavoro in questa casa e non mi pagherà più finché campa.
Giuseppe: E se invece vinci tu?
Carolina: Se invece vinco io mi assegna l’appartamento qui sotto al piano terra. Tanto cosa ci
rimette, mica lo deve comprare, è già suo.
Giuseppe: Va bene, qua la mano. (si stringono la mano) Affare fatto! Però c’è un problema
che non è di poco conto.
Carolina: Quale sarebbe questo problema?
Giuseppe: Dove la trovo, così su due piedi, una donna che faccia la parte della mia futura
moglie?
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Carolina: (con aria furbina) Tranquillo, signor Giuseppe, c'è gia.
Giuseppe: Cosa vorrebbe dire, c'è gia?
Carolina: Vorrebbe dire che stamani viene a trovarmi mia zia. Una donna che ha più o meno
una ventina d’anni meno di lei, ed è vedova gia da parecchio tempo ……. Oddio, proprio
vedova non è, diciamo che è quasi vedova.
Giuseppe: Suo marito sta per morire, oppure ha fatto idea di ammazzarlo in questi giorni?
Carolina: Ma che dice! Suo marito, poco dopo sposati, partì per andare al lavoro in Inghilterra,
ma da allora di lui non ha saputo più niente.
Giuseppe: Ma possibile che non ha avuto più notizie?
Carolina: No. Solo una lettera dove diceva che si trovava a Londra, poi più niente. Tramite
quella lettera, poi, riuscì a sapere dall’ ambasciata italiana che la ditta per cui lavorava l’aveva
mandato in un cantiere in Africa.
Giuseppe: Poveraccia! E chi è questa donna? La conosco? Come si chiama?
Carolina: No, lei non la può conoscere. Qui in casa sua non c’è mai stata. Si chiama Giulia.
Giuseppe: Giulia? E’ anche un bel nome .
Carolina: (descrive il tutto in modo poetico) E come cucina! Fa certi piattini che lei nemmeno
se le sogna!
Giuseppe: Cucina meglio di te? Non è possibile. Nella zona non esiste chi cucina meglio te.
Carolina: Provare per credere, signor Giuseppe ………. Coniglio in porchetta, per esempio,
(tassativa) non ha rivali.
Giuseppe: (sta andando in visibilio) Che cosa mi dici, Carolina, dai ……....
Carolina: Tagliatelle fatte in casa con il sugo di carne, coratelle e budellini di pollo.
Giuseppe: (come se stesse soffrendo) Carolina ti prego, non infierire ancora.
Carolina: Crostini di cavolo nero, rossi piccanti, affettati di cinta senese ………...
Giuseppe: (emette mugolìi di piacere) Carolina , per favore, non essere cattiva.
Carolina: (sta approfittando) Tagliolini al persico reale con salsa di basilico e pinoli, tagliata
di manzo accompagnata da fagioli al fiasco.
Giuseppe: (si contorce come colto da spasmi) Basta, ti prego, abbi pietà.
Carolina: Per non parlare poi dei dolci: crostata con marmellata di susine, ciambella all’olio,
frittelle di mele ….
Giuseppe: (con il fiato strozzato) Basta, non ce la faccio a sopportare tanto ……. (stramazza
sulla sedia)
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Carolina: (impaurita si china su di lui e lo scuote) Signor Giuseppe ….. Signor Giuseppe
……. Oddio, madonnina ………….. Forse ho approfittato troppo ….. (Giuseppe sembra
riprendersi)
Giuseppe: (con voce fievole) E d’aspetto com’ è? Alta, bassa, magra, grassa.
Carolina: (ringalluzzita) Oh signor Giuseppe! Com’è, è. Mica vorrà anche scegliere, no?
Giuseppe: Cosa significa! Tanto che questa cosa si deve fare ......
Carolina: Ma mica ho detto che ci deve andare a letto, èh.
Giuseppe: (sempre più interessato) Non si sa mai. Quando siamo lì.
Carolina: Se vuole un consiglio non si metta idèe sbagliate pel capo. Mia zia Giulia è un tipo
tosto.
Giuseppe: Va bene tutto, però cerchiamo di essere chiari fin da subito; questo giochino con tua
zia, quanto mi viene a costare?
Carolina: Praticamente niente! La ospiterà in casa sua per qualche giorno. Credo che almeno
vitto e alloggio glielo dovrà dare, o pensa di no?
Giuseppe: Certamente! Però non vorrei che poi in seguito pretendesse qualcosa di più e quindi
preferirei che lo mettessimo per scritto.
Carolina: Che fa, non si fida?
Giuseppe: Non è che non mi fido, ma comunque è sempre meglio mettere nero su bianco.
Carta canta e villan dorme.
Carolina: Ha ragione! Scriviamo tutto. Una specie di contratto tra lei e mia zia e un’ atto di
donazione per me.
Giuseppe: Allora prendi carta e penna, tu scrivi e io detto.
Carolina: (prende carta e la penna) O forza, mi dica osa vuole scriverci.
Giuseppe: Scrivi .... (Carolina scrive) Io sottoscritta Giulia ..... come si chiama di cognome
tua zia?
Carolina: Montagnosi, Giulia Montagnosi.
Giuseppe: (con fare voglioso) Ma è davvero?
Carolina: Che cosa è davvero?
Giuseppe: (mimando i lineamenti di una donna) Montagnosa.
Carolina: Faccia meno il maiale e vada avanti ………. A questa età ancora non gli si sono
sbollite le idèe?
Giuseppe: Io sottoscritta Giulia Montagnosi, m'impegno ad aiutare il signor Giuseppe Stornelli
facendo per finta la parte della sua fidanzata, (sottolineando con il tono più alto della voce)
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senza nulla pretendere. Riceverò per i giorni delle mie prestazioni solo vitto e alloggio. Firmato
Giulia Montagnosi ………….. Che ti sembra, puo’ andare?
Carolina: Può andare sì, mica ci vorrà scrivere un romanzo?………….(porgendogli carta e
penna) Ora prenda la penna e scriva lei. Scusi tanto, ma, sfiducia per sfiducia.
Giuseppe: Che cosa devo scrivere?
Carolina: Io sottoscritto Giuseppe Stornelli, nel pieno delle mie facoltà mentali, dispongo atto
di donazione in favore della Signorina Carolina Marzolini, dell’appartamento di mia proprietà,
situato al piano terra di via del Cardellino numero 28. Firmato, Giuseppe Stornelli
…………….. (prendendo il foglio scritto da Giuseppe) E questo ora lo tengo di conto io.
Giuseppe: E io prendo quello che hai scritto te.
Carolina: Lo prenda pure, ma se non firma mia zia cosa ci fa, ci si pulisce il culo? …. Oh,
scusi ma mi è scappato.
Giuseppe: Ah, gia, hai ragione. E se quando diciamo questa cosa a tua zia lei non fosse
d'accordo?
Carolina: (convintissima di quello che dice) E' d'accordo, è d'accordo. Stia tranquillo.
Giuseppe: Ma come fai ad essere tanto sicura?
Carolina: Ma che vuole che gli costi fare questa cosa.
Giuseppe: Mah! Se lo dici tu! ....... io vado in camera a vestirmi e poi esco.
Carolina: Ma come, poco fa sembrava che da un momento all’altro morisse, ora esce?
Giuseppe: Ma ora sto bene, mi è passato tutto. Non sento più neanche un doloretto.
Carolina: Oggi si mangia in bianco, èh, e senza storie.
Giuseppe: Veramente stavo per chiederti se mi facevi due tagliatelle fatte a mano e condite
con quel sugo che solo tu sai fare.
Carolina: Ma nemmeno per idea, oggi semolino, bietola cotta al limone senza olio e mele
cotte.
Giuseppe: (mentre esce) Allora mi fai due salcicce con contorno di rapini e niente primo.
Mentre esco guardo se il macellaio ha cotto la porchetta e ne prendo un chilo.
Carolina: Ma lei vuole campare qualche altro anno, oppure ha deciso di morire in questi
giorni?
Giuseppe: (da fuori scena) Se devo mangiare semolino, bietola e frutta cotta è meglio un colpo
secco e chiudiamo la partita. (Carolina va sulla porta a vedere se Giuseppe si è allontanato)
Carolina: (tra se) Se mia zia Giulia riesce a farsi sposare dal signor Giuseppe, sono a cavallo.
L'accordo tra noi è che quando morirà il capitale che erediterà sarà metà per uno. Ora, però,
devo chiamare subito Marietta, così, intanto, comincia a girare la notizia che il signor Giuseppe
si sposa. (compone un numero al telefono) Pronto? Marietta? Ciao, sono Carolina, che stavi
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facendo?............ Non disturbo, vero?.................. Ho una notizia che tu non immagini nemmeno
..... ma no, la Lauretta Bruchi si è separata e si è già riaccompagnata, ora convive con l'ex
marito della Carla Ciufoletti .... Si ... proprio quello ... ..ma no, non me lo dire …. Questa non
la volevo sapere ...... Senti, ti dicevo della notizia che ho saputo .... Guarda che questa è
sensazionale, èh .... Sei pronta? .. Allora la dico? ... Il signor Giuseppe si risposa ........ ti dico
che è vero, domani viene per la prima volta qui a casa la futura moglie .... no, tu non la puoi
conoscere, non la conosco nemmeno io ... dice che sia una vecchia fiamma di gioventù ....
(rientra Giuseppe)
Giuseppe: Carolina , allora io esco.
Carolina: Scusami un attimo Marietta …………. Va bene signor Giuseppe, e ritorni presto,
non mi faccia stare in pensiero ……….. e non si sbrodoli tutto se mangia il gelato …………..
Giuseppe: (ad alta voce scocciato) Ho capito .... non sono mica rincoglionito ....
Carolina: E non si impatacchi tutto come al solito se gioca a bocce …………
Giuseppe: Per il pranzo siamo d'accordo allora, èh. Se proprio non vuoi farmi le salsicce con i
rapi, fai soltanto tre o quattro cotolette fritte di agnello. (esce)
Carolina: A me sembra che lei sia tutto matto, vada a fare una girata …… vada. (ricomincia a
parlare al telefono) Scusa Marietta, ma c'era lui e non potevo parlare, però mi raccomando, èh,
non lo dire a nessuno quello che ti ho detto del signor Giuseppe ..... Posso stare tranquilla, èh?
.... Ora ti devo salutare perché ho da fare... si, sta tranquilla anche te, se so qualcosa ti chiamo
senz'altro, ciao, ciao. (tra se) Mi ha promesso che non lo dirà a nessuno!............ Figuriamoci!
Stasera lo diranno anche al telegiornale delle otto. (Carolina prende da un cassetto uno
straccio e comincia a spolverare, mentre pulisce canticchia) Sei diventata nera, nera, nera ....
sei diventata nera, come il carbon .... Il sole di agosto ti ha dato alla testa ..... (suonano alla
porta) Arrivo ………. O chi sarà ora ……….. Mia zia non può essere, sarebbe troppo presto.
(va a vedere chi è) (da fuori scena) Guarda chi è ……… e te che saresti venuto a fare? (è
l'idraulico con la cassetta degli arnesi. Carolina non lo sopporta)
Vincenzo: Buongiorno Carolina , cosa ti s’è intasato? (entrano in scena)
Carolina: A me niente, perché a te ti s’è intasato qualcosa?
Vincenzo: ho incontrato qui fuori il signor Giuseppe e m’ha detto che c’è lo scarico del
lavandino di cucina otturato ……….. E così sono venuto subito. (ammiccante) Anche perché
mi sono immaginato che eri sola.
Carolina: (ridendo a crepapelle) E saresti venuto te?……………. Ma se giorni fa mi dicesti
che per fare certi tipi di lavori avevi dovuto assumere un operaio giovane perché ti faceva male
la schiena quando ti piegavi?
Vincenzo: (sempre più ammiccante) Hai ragione, ma da quando non ce la faccio più a
piegarmi, lavoro da sdraiato.
Carolina: Cammina, cammina, che poi voglio vedere chi ti alza quando ti sei sdraiato ……….
L’acquaio sai dov’è, vai e cerca di non fare tanto casino. Ogni volta che vieni al lavoro in
questa casa dopo bisogna chiamare i pompieri per rimettere le cose a posto.
Vincenzo: Allora ci sono nozze in vista, èh ………...
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Carolina: Alla fine ti sei deciso a prendere moglie.
Vincenzo: Ma non parlavo di me …….... Parlavo del signor Giuseppe. Ho sentito dire che si
sposa. E’ vero?
Carolina: Poco fa hai parlato col signor Giuseppe, potevi chiederlo a lui ….. meglio di lui chi
ti può rispondere …………… E chi te l’avrebbe detta questa cosa?
Vincenzo: Mentre venivo qui, ho visto un gruppo di gente davanti alla farmacia, mi sono
avvicinato e in mezzo a loro c’era Marietta che lo diceva.
Carolina: (al pubblico) Che avevo detto? (guardando l'orologio) Saranno passati si e no
cinque minuti. A quest'ora l'avrà saputo anche il presidente della Repubblica.
Vincenzo: (impaziente) Allora, è vero, o no?
Carolina: Mi spieghi perché t’interessa tanto?
Vincenzo: Perché lui mia mamma sono parenti …… alla lunga, però, èh.
Carolina: E se lui si risposasse, addio la speranza di ereditare qualcosa anche voi. Ho detto
bene?
Vincenzo: Certo che se si risposa …… addio speranze.
Carolina: Ti ci vorrà molto a fare questo lavoro?…………… Perché voglio dare una rassettata
alla casa. Tra poco dovrebbe arrivare gente e non gliela posso far trovare tutta in disordine.
Vincenzo: (ironico) Chi arriva, la futura signora Stornelli?
Carolina: Certo che non si può dire che sei uno che si fa l’affari suoi, èh.
Vincenzo: Allora può darsi che era quella signora che ho incontrato. Mi ha domandato se
sapevo dove abitava Carolina .
Carolina: E non potevi dirglielo che abitavo qui? ………… Solo che la curiosità in quel
momento ti è passata avanti e volevi sapere se era lei, vero? (Carolina esce dalla porta che da
sul giardino. Da quella principale entra Ortensia, figlia di Giulia)
Ortensia: (tipo antipatico e saccente) E' questa la casa del Signor Giuseppe?... Lei chi è? Fa
parte della Servitù? (si siede) Qualcuno mi prenda un bicchiere d'acqua per favore, svelti. Dio
mio che caldo! (si fa vento con la mano)
Vincenzo: (facendole il verso con fare effeminato) Ohi! Ohi! Anch'io sto facendo un bagno di
sudore!
Ortensia: Allora! Questo bicchiere d’ acqua arriva o no!
Vincenzo: (tentando di usare un linguaggio più forbito) Ho come la sensazione che non sia
mai partito. Però, se vuole, posso provare a telefonare per avere notizie.
Ortensia: (risentita) Sta prendendomi in giro vero?
Vincenzo: Ma ci mancherebbe altro. Prendere in giro una signorina. Ma sta scherzando
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……….. E come mai da queste parti? Signorina …………….
Ortensia: Ortensia ..... Mi chiamo Ortensia. .....Sono venuta insieme a mia madre a far visita a
Carolina .
Vincenzo: (mentre cerca qualcosa dentro i mobili) E vi trattenete molto?……….. Ospiti della
signorina Carolina voglio dire…..
Ortensia: Non abbiamo deciso …….un giorno ……….forse due ……… forse più, non so. …
Ma perché me lo chiede? A lei cosa interessa?
Vincenzo: Perché sono il maggiordomo e sovrintendo alle necessità di questa casa.
Ortensia: Perbacco! Il signor Giuseppe può permettersi anche un maggiordomo?
Vincenzo: Senta signorina, l’acqua non riesco a trovarla, gli va bene un po’ di vino? L’assaggi
…….. è da leccarsi i baffi.
Ortensia: Ma neanche per sogno. Sono astemia ……..
Vincenzo: Non sa che cosa si perde. Io fossi lei lo berrei.
Ortensia: Ho detto no, non ho più sete, grazie.
Vincenzo: (gli riempie il bicchiere) Lo beva e vedrà che mi chiederà di riempirlo ancora.
Ortensia: (beve un sorso e sputa) Ma che schifo!... (ci ripensa) Però! Non è poi cattivo come
pensavo. E'solo un po' caldo. (beve tutto d'un fiato)
Vincenzo: Ne prenda un altro bicchiere, quello che ha bevuto le sarà rimasto tra i denti.
(Ortensia si fa riempire il bicchiere e beve ancora tutto d'un fiato)
Ortensia: (mentre sorseggia) E’ buono, perdinci, mi piace.
Vincenzo: Il signor Giuseppe tiene in casa solo ottimi vini d’annata.
Ortensia: Mi dica una cosa, perché lei non è in divisa da maggiordomo?
Vincenzo: (in confidenza) Perché lei non sa quanto è calia e micragnoso il signor Giuseppe.
Ortensia: (non ha capito il significato della frase) Che cosa ha detto, scusi?
Vincenzo: Voglio dire che il signor Giuseppe è molto oculato nelle spese, e quindi, oltre al
maggiordomo, sono costretto a fare un po’ di tutto: autista, giardiniere, addetto alle pulizie
……… Quando è arrivata lei, per esempio, stavo preparandomi per fare alcuni lavori
sull’impianto idraulico (indicando gli arnesi).
Ortensia: E’molto meglio dell’acqua, Santo Dio, me ne dia un altro po’. (Vincenzo versa
ancora e Ortensia beve tutto d'un fiato)
Vincenzo: Io, però, fossi in lei, ora mi riposerei un momento, perché tutti questi bicchieri uno
dietro l’altro, potrebbero farle brutti scherzi.
Ortensia: (arrivano i primi segni di sbornia) (con tono sdolcinato) Tesoruccio di un
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maggiordomo, mi darebbe ancora dell’altro nettare?
Vincenzo: (guarda l'orologio) Porca miseria! C'ha messo meno di cinquanta secondi ......
Pensavo durasse di più. (Vincenzo versa ancora e Ortensia beve tutto d'un fiato)
Ortensia: (recita versi dell'Iliade con il bicchiere alzato) Cantami, o Diva, del pelide Achille,
l'ira funesta, che infiniti addusse lutti agli Achei .........
Vincenzo: (la osserva esterrefatto girandogli intorno) Ma che dice? Io mica la capisco.
Ortensia: Molte anzi tempo all’Orco generose travolse almi d’eroi, e di cani e d’augelli orrido
pasto ...
Vincenzo: Però mi sembra di averla risentita, deve essere una poesia del Pascoli ….. No!
Questa è la Pioggia nel pineto di D’Annunzio.
Ortensia: (gia con voce da ubriaca) Non mi ricordo più …… forse è perché oggi non ho
studiato ….
Vincenzo Signorina Ortensia, riempia il bicchiere che si fa un brindisi, su. (anche Vincenzo
riempie il bicchiere) Ripeta con me: (Ortensia ripete) vino vinello, sei buono e sei bello.
Corpo di un briccon entra giù in prigion. (bevono) E quando avrai scontato la tua condanna,
esci fuori da questa canna.
Carolina: (da fuori scena) Ortensia, sei lì?..... T'abbiamo fatto aspettare, scusaci.
Vincenzo: (mentre raccoglie gli arnesi con gesti concitati) Via, via, che se mi vede la Carolina
mi tronca le costole (esce di corsa dalla porta che da sul giardino).
Ortensia: Perché se ne va? (capovolge la bottiglia) .... Il vino è finito .... cattivo.
Vincenzo: Torno subito, stia tranquilla, vado a comprarne dell’altro e torno subito.
Carolina: (entra con Giulia che ha una valigia in mano) Ortensia ...... sei riuscita a bere?
Ortensia: (si alza in piedi ma non le reggono le gambe) Vino vinello sei buono sei bello .....
Corpo di un briccon entra giù in prigion .....
Carolina: ( a Giulia) Si, si, stai tranquilla zia, è riuscita a bere. Eh!.... E come poi .... Ormai
non muore più di sete, stai tranquilla.
Giulia: Ma com'è possibile... La mia Ortensia è astemia.
Carolina: Forse dell’acqua è astemia ……… A vederla così non si direbbe. Te che dici zia?
Giulia: No, no, hai ragione, a vederla cosi si direbbe che ha bevuto ……. E neanche poco.
Carolina: Appunto! Su, dammi una mano, portiamola sopra al letto. Se viene il signor
Giuseppe e la vede così, s’arrabbia come una iena. Lui non sopporta la gente ubriaca. (la
prende per sotto un'ascella) Prendila dall'altra parte, su, zia.
Ortensia: Osteria numero uno. Al convento ‘un c’è nessuno …………….
Carolina: (sottovoce) Stai zitta!….. Zia, tienigli la bocca chiusa, per carità. Se entra il signor
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Giuseppe e la sente, siamo rovinati. (rimettono Ortensia seduta)
Giuseppe: (da fuori scena) Carolina …... Carolina sei in casa?
Giulia: (con gesti concitati) Oh, madonnina. Facciamo una brutta figura appena arrivate.
Chissà che gli è preso di mettersi a bere? (mostrandogli un pugno) Gli spaccherei questa zucca
bacata.
Carolina: Su, su, ora non è il momento di mettersi a discutere. Facciamo finta che si è sentita
poco bene. Ormai non si fa in tempo a portarla al letto.
Giuseppe: Carolina, ma che hai chiuso le orecchie? Mi vuoi rispondere o no.
Carolina: Signor Giuseppe, sono qua.
Ortensia: (vede Giuseppe) Aiuto! Aiuto! Mandatelo via.
Giuseppe: (torna indietro e fa per scappare) Oddio|! Che succede.
Carolina: Non è niente signor Giuseppe, tranquillo, ……… Questa è Ortensia, mia cugina, e
questa è mia zia Giulia. (si stringono la mano)
Giuseppe: Molto lieto ... (indicando Ortensia) E lei che cos’ha, non sta bene? (la scruta
attentamente, la annusa, poi si mette seduto)
Giulia: Non è malata. E’ solo stanca del viaggio. Sa, siamo partite stamani molto presto.
Giuseppe: Se tutti quelli che fanno lunghi viaggi arrivassero in queste condizioni ci sarebbero
sempre i manicomi pieni stracolmi ... Per me ha un' altra malattia.
Carolina: Ma non è malata gli dico, è solo stanca.
Giuseppe: Forse è stanca di portare i bicchieri alla bocca! .... Mettetela sul letto e fategli fare
una bella dormita. A volte come cura funziona.
Carolina: (l'aiuta ad alzarsi) Su, Ortensia, si va a riposarsi sopra al letto.
Ortensia: (mentre si alza) Nel continente nero ....
Giuseppe: Paraponzi, ponzi, po'....
Ortensia: Alle falde del Kilimangiaro ………
Giuseppe: Paraponzi, ponzi, po'.
Carolina: Via signor Giuseppe, per piacere, non ci si metta anche lei. Che facciamo il festival
di San Remo? (Ortensia continua a canticchiare fino a che non esce di scena) Su Ortensia,
forza, che si va a nanna.
Giuseppe: Bella sbornia che ha preso .... Però allegra ...... (a Giulia) Dunque, lei sarebbe
Giulia, zia di Carolina ?
Giulia: Si, Sono la sorella della mamma.
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Giuseppe: E Carolina gli ha parlato della nostra scommessa? Sa gia tutto?
Giulia: Si, si, mi ha messo al corrente di tutto. Stia tranquillo.
Giuseppe: E gli ha detto anche quale sarà il suo compenso? Vitto, alloggio e basta .... Anche se
a dire la verità Carolina non mi aveva accennato che sarebbe venuta insieme a sua figlia.
Giulia: (tranquillizzandolo) Non si preoccupi signor Giuseppe, Ortensia è di poco consumo.
Giuseppe: Può darsi! Se però mangia per quanto beve, sto fresco .....
Giulia: (cerca di minimizzare) Ma no, è stato solo un piccolo, trascurabile, incidente ……..
Giuseppe: Lo spero! Dunque, innanzitutto volevo dirle che dopo pranzo usciremo a passeggio
e andremo a sederci fuori al bar. Tanto perché la gente, e soprattutto i miei nipoti, incomincino
a vederci insieme. Prenderemo un gelato che, naturalmente, ognuno pagherà da se.
Giulia: Sbaglio o lei è un po’ tirchio?
Giuseppe: Ah, un po', dice lei! Io sono molto tirchio .... Anzi, no, forse è meglio dire oculato.
A me non piace buttare i soldi al vento, sicché cerchiamo di capirci subito.
Giulia: Carolina me ne aveva parlato di questo suo difetto, ma non pensavo che arrivasse a
tanto.
Giuseppe: Quando saremo fuori, davanti alla gente, dovremo darci del tu. Ma in casa ci
daremo sempre del lei. E' meglio non prendere tante confidenze. (indicando il ritratto di
Garibaldi) Anche quando mi rivolgo a Giuseppe gli do del lei .... Perché io mi confido spesso
con lui. Ci parlo come una persona di casa.
Giulia: Lei è un suo discendente?
Giuseppe: Purtroppo è da molto tempo che sono discendente, e Garibaldi, poveraccio, non
c'entra niente.
Giulia: Volevo solo sapere se eravate parenti.
Giuseppe: Ma che parenti! Io sono sempre stato un grande appassionato di Garibaldi.
(guardando il quadro) Che grande uomo è stato! Mangiapreti dalla cima dei capelli fino alla
punta dei piedi ………. Però, io non ho niente contro i preti, èh. Per me sono persone come
tutte le altre
Giulia: Signor Giuseppe, Posso chiederle quanti anni ha?.
Giuseppe: Se mi dice perché le interessa saperlo glielo dico .....
Giulia: Ma non m’ interessa. L’ho chiesto solo per una pura e semplice curiosità.
Giuseppe: Dunque, se il mio povero babbo e la mia povera mamma non si sono sbagliati
quando me lo hanno detto, dovrei fare settantacinque anni alla fine di quest'anno.
Giulia: Caspiterina! Come li porta bene, però! Ed è sempre un bell’uomo! Portamento austero,
solenne, anzi, oserei dire ……….. ieratico.
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Giuseppe: Non cominciamo con le sdolcinatezze e i complimenti perché tanto con me non
attacca.
Giulia: Ma non ci sto provando, signor Giuseppe. Volevo soltanto dire che lei ha un bel
portamento e dimostra la metà degli anni che ha.
Giuseppe: (si alza in piedi tutto ringalluzzito) Dice davvero? Ma via .... Non mi faccia
diventare rosso
Giulia: Dico sul serio. Ha un bel taglio d’occhi …….. due belle mani …………. A proposito,
lei sa che le donne la prima cosa che guardano negli uomini sono le mani?
Giuseppe: Mi dispiace ma questa non gliela passo. Sono sicurissimo che la prima cosa che
guardano le donne sono i quattrini .
Giulia: Ma che cosa dice, il denaro è una cosa secondaria. Quando tra due persone c’è l’amore
c’è tutto. E per vivere può bastare anche una capanna.
Giuseppe: Io ce l'avrei la capanna, in campagna, da Raffaello, il mio contadino .
Giulia: Lasci stare, ho detto così, tanto per dire …….. Una bella casa è sempre una bella casa
Giuseppe: Mi era sembrato strano che le potesse bastare una capanna ...... Senta una cosa, sono
indiscreto se le domando quanti anni ha lei?
Giulia: Si, signor Giuseppe. Dovrebbe sapere che non si chiede mai l’età ad una signora.
Giuseppe: Allora facciamo una scommessa. Io tento d'indovinare, e se indovino, oppure ci
vado molto vicino, lei me la conferma, va bene?
Giulia: Va bene ………… tanto non indovinerà mai.
Giuseppe: Dunque vediamo (la guarda dall'alto in basso accuratamente e le fa un giro
intorno) Dovrebbe avere .... Intorno ... Ai cinquantacinque anni.
Giulia: (meravigliata) Ma come ha fatto, signor Giuseppe? Ci è andato vicinissimo.
Giuseppe: (pavoneggiandosi) Cara la mia Giulia, quando ero più giovane andavo spesso alle
fiere del bestiame con Raffaello per comperare le vacche. E non per vantarmi, èh, ma non c'era
nessuno nella piazza che riusciva ad imbrogliare Giuseppe Stornelli.
Giulia: (un po' stizzita) Lei vorrebbe dire che ha usato con me lo stesso metodo che usava per
valutare le vacche?
Giuseppe: Più o meno è come ha detto lei. Si guarda la pelle, le lonze, i piedi e i corni ..... se
ci sono.
Giulia: Io ho sempre sentito dire che alle bestie si guarda la dentatura per riuscire a capire
l’età.
Giuseppe: Certo! Ma le donne, per quanto riguarda la dentatura, ad una certa età vanno dal
dentista e non ci si capisce più niente.
Giulia: Non si può dire certo che lei sia proprio un tipo romantico, uno che fa sognare le donne
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……….. ma ……..
Giuseppe: Ma?
Giulia: (come estasiata) E' comunque il mio tipo. L'uomo dei miei sogni. Il tipo di uomo con
cui ho sempre desiderato dividere la mia vita .... Il mio principe azzurro .. Ah! Che cosa non
darei pur di viverle accanto.
Giuseppe: Ma chi sarebbe, scusi, quest'uomo che dice lei ? Io non ho mica capito.
Giulia: (un po' alterata) Non ha ancora capito? Allora mi dica lei che cosa devo dire e fare
perché possa capire.
Giuseppe: (alterato anche lui) Ma chi è che deve capire? ……… E lo faccia il nome di
quest’uomo, Santo Dio, se no non posso darle nessun consiglio.
Giulia: Ma è lei signor Giuseppe, qui non c'è nessun' altro uomo.
Giuseppe: (scocciato) Mi ascolti, Giuliettina, è inutile che faccia questi versi ora, tanto qui, lo
ha detto lei, non c'è nessuno. Se li risparmi per quando saremo fuori e la gente dovrà credere
che siamo fidanzati.
Giulia: (avvicinandosi piano, piano a Giuseppe mentre lui indietreggia) Ma no Giuseppe mio,
è la verità, tu sei l'uomo di cui sto parlando, io penso a te da tanti anni ormai, ti sogno persino
la notte e ...... finalmente oggi sono qui, vicino a te.
Giuseppe: Ma se non ci siamo mai visti ne sentiti, come avrebbe fatto a innamorarsi di me?
Giulia: Ti ho visto in tante foto insieme a Carolina. Ogni tanto me le spedisce. E dal primo
momento che ti ho visto mi sono innamorata di te. (gli va incontro a braccia larghe) Giuseppe
Giuseppe: Sii?
Giulia: Giuseppe, io ti amo ……………….
Giuseppe: (Giuseppe si scansa dalla traiettoria di Giulia) E allora è meglio se le sto lontano.
(mentre esce di scena) Ma mi faccia il piacere, mi faccia ….. (da una porta laterale fa capolino
Carolina )
Carolina: (sottovoce) Come va zia, procede tutto bene? Il signor Giuseppe si sta sciogliendo?
(entra in scena)
Giulia: Non credo che gliela faremo, Carolina. Il signor Giuseppe non mi sembra molto
interessato alla cosa.
Carolina: Dai, zia, non ti scoraggiare ai primi tentativi. Insisti, e sono sicura che presto ti
cascherà tra le braccia come una pera matura. E’ solo questione di giorni.
Giulia: (un po' moscia) Speriamo, ma ho dei dubbi …….. Senti, Carolina , vorrei disfare la
valigia ed intanto dare un’occhiata a Ortensia.
Carolina: Vai pure zia e se hai bisogno chiamami. (indica una porta) La porta della camera è
la prima che trovi nel corridoio ……… E per Ortensia stai tranquilla, l’ho vista ora e ronfava
come una locomotiva.
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Secondo atto
Sono passati alcuni giorni. La scena si riapre con Carolina che sta stirando. Suonano alla
porta.
Carolina: Io mi potrò anche sbagliare, ma ho già capito chi potrebbero essere. Sono i nipoti
del signor Giuseppe. Sono molti giorni che non si fanno vedere e ormai avranno saputo che il
signor Giuseppe si è fidanzato. (va ad aprire. Sono i nipoti) Avanti, venite, accomodatevi. Il
signor Giuseppe non c’è, è uscito un momento, ma dovrebbe arrivare tra poco. (Carolina
riprende a stirare. I nipoti si rivolgono a lei come se del matrimonio fosse colpa sua)
Pompeo: Noi siamo stufi di questa storia. Non intendiamo più tollerare una carnevalata del
genere.
Carolina: (li sta prendendo in giro) Ma di quale carnevale parlate se è passata da poco la
Pasqua?
Lavinia: Lo zio Giuseppe sembra impazzito. Neanche due ventenni si comportano in pubblico
come loro. Tutto il paese sta sparlando.
Carolina: Ma almeno ditemi che è successo, io non so niente.
Alice: (alla mamma) Il paese non sta sparlando, sta ridendo vorrai dire …….... (a Carolina) E’
mai possibile vedere un uomo della sua età che chiama passerottina, cucciolina, ciccino, quella
donna che ha deciso di sposare.
Carolina: Secondo me avete bevuto troppo e siete ubriachi. Ma di cosa parlate?
Andrea: E non solo! Mi hanno raccontato che al bar si imboccano il gelato, pagato
stranamente da lui, come due piccioncini s’imboccano il mangime. E a quella donna ha pure
regalato un anello di fidanzamento (mimando la dimensione) grosso così.
Carolina: A parte il fatto che se anche fosse vero, i soldi sono suoi e ci fa quello che gli pare,
ma me lo spiegate che film avete visto?
Pompeo: (a Carolina) Dimmi te se non è impazzito. Fino a qualche giorno fa non avrebbe
offerto a nessuno nemmeno un bicchier d’acqua.
Lavinia: Non abbiamo visto nessun film, ci ha raccontato tutto Marietta, e te sai bene che lei è
sempre molto informata.
Carolina: Certamente! A parte quello che s’inventa da sola ……... Ma spiegatemi perché
queste cose le venite a raccontare a me invece di parlare con vostro zio.
Pompeo: Ci vorremmo provare, ma sarebbe come parlare al muro. Non vorrebbe sentire
ragioni.
Alice: Sai che cosa mi risponderebbe se gli facessi notare che non sta bene che si baci in
pubblico?
Carolina: No, perché non m’interessa.
Alice: E io te lo dico lo stesso: la tua è tutta invidia perché il tuo fidanzato ti bacia poco o per
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niente. Bella risposta sarebbe, vero? Che non so nemmeno quanto mi vergognerei.
Carolina: (comincia ad alterarsi) Ascoltatemi bene, ma siete venuti qui per prendermi per il
culo, oppure siete diventati scemi del tutto. Spiegatemi come si fa ad arrabbiassi per cose che
non sapete nemmeno se succederanno mai …………… Secondo me siete schizofrenici.
Andrea: Dicono anche che abbia gia fissato la data delle nozze e scelto anche i biglietti delle
partecipazioni …………...
Lavinia: E che abbia detto in giro che in viaggio di nozze andrà in crociera nei mari del sud.
Carolina: (con un sospiro di finta sorpresa per prenderli in giro) Ai caraibi?
Lavinia: (seccamente) Si! Proprio ai Carabi.
Carolina: (estasiata) Luna di miele da mille e una notte! .... beati loro.
Andrea: Io proverei anche a dirgli: zietto, stai attento a quello che fai, quella donna appena la
conosci ………. E sai che cosa mi risponderebbe?
Carolina: No, perché non m’interessa.
Andrea: Mi risponderebbe sicuramente: ma perché non ti fai un pochini di cazz tua ……
Mmmh! È meglio che stia zitto.
Carolina: E se ti rispondesse così farebbe proprio bene.
Pompeo: E lo sai cosa mi risponderebbe se gli dicessi: zio ma ti rendi conto che questa donna
ha gia una figlia?
Carolina: No perché non m’interessa.
Pompeo: Mi risponderebbe senz’altro: ma te non ce ne hai due di figlioli!
Lavinia: Potremmo anche dirgli: zio metti al sicuro i tuoi capitali. Assegnali a noi, te le
amministreremo come fossero i nostri. Lo sai che cosa risponderebbe? ……. Ah, gia! A te non
interessa.
Carolina: A parte il fatto che non m’interessa, ma lo so già che vi potrebbe rispondere.
Andrea: E allora se lo sai fallo sapere anche a noi, no?
Carolina: Vi direbbe: ma voi l’avete mai visti mettere i topi a guardia del formaggio?
Lavinia: E tu come fai a saperlo?
Carolina: Ci vuole poco! Risponde sempre così agli impiegati della banca quando gli
propongono d’investire un po’ di soldi.
Alice: Insomma! Non possiamo permettergli che in poco tempo dilapidi tutto quello che ha
costruito in una vita.
Carolina: Ma scusate tanto, mi spiegate che ci rimettete voi se si sposa? Mica vi ha chiesto
soldi in prestito? E manco vi lascerebbe nei debiti se morisse, di questo sono sicura.
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Alice: E’ verissimo. Ma se insieme a quella donna dilapidasse tutto il suo patrimonio?
Carolina: (seccata) Se sperperasse tutto il patrimonio, vorrebbe dire che negli ultimi anni della
sua vita si è voluto divertire come un pazzo.
Lavinia: E secondo te sarebbe giusto che per divertimento gettasse palate di soldi al vento?
Carolina: Certo! L’ha guadagnati lui! E neanche le deve lasciare ai figlioli, perché non ce l’ha.
Ma la vostra preoccupazione, però, è un’altra, e sta nel fatto che a voi non toccherebbe niente.
Vero? (nipoti muti senza risposta)
Pompeo: Carolina, arrivati a questo punto le soluzioni possibili sono solo due: o tu ci aiuti a
farlo desistere dalle intenzioni di sposarsi o noi cercheremo di ottenere dal tribunale un decreto
d’interdizione nei suoi confronti .
Alice: Abbiamo già parlato con uno psicologo perché verifichi le sue facoltà mentali. Se vuoi
puoi avvertire lo zio, perché questa persona potrebbe venire da un momento all’altro.
Carolina: Io non avverto nessuno, così quando viene mi faccio quattro risate anch'io.
Lavinia: A parte che dopodomani al massimo sapremo chi è questa donna. Un detective
privato si sta gia occupando di lei. Scaverà nella sua vita.
Carolina: Ma si può sapere che cavolo scavate se neanche sapete chi è, ne come si chiama?
Pompeo: (sicuro di se) Lo sappiamo, lo sappiamo, non ti preoccupare.
Carolina: Fate come vi pare! Io nei suoi affari non ci metto mai bocca. Figuriamoci se
m’intrometto nella decisione che ha preso di sposarsi.
Andrea: Non ci vuoi aiutare? Benissimo! Allora noi andiamo per la nostra strada.
Carolina: Per me potete far venire lo piscologo o come cavolo si chiama. Tanto sono sicura
che quando esce da qui va via scemo. Il vostro zio è due volte più intelligente di voi quattro
messi insieme.
Pompeo: Dobbiamo prendere atto che ci stai offendendo?
Carolina: Per me potete prendere quello che vi pare. E se avete finito di fare la lagna
andatevene perché io ho da fare e m’avete fatto perdere già molto tempo. (li accompagna alla
porta) Su, su, andate a casina vostra, via, via.
Andrea: (con tono minaccioso) Carolina, se un giorno diventeremo padroni dei beni dello zio,
tu andrai via da questa casa un minuto dopo.
Carolina: Siamo già arrivati alle minacce? Complimenti!….. Comunque non state con questo
pensiero, tanto avevo già fatto idea di andare in pensione.
Alice: Se ti fossi schierata dalla nostra parte, ti avremmo ricompensato molto bene.
Carolina: Non è possibile, voi siete molto più tirchi del vostro zio. E poi lo so come funziona
con voi: promettere e mantenere è da paurosi.
Lavinia: Avresti fatto la signora per il resto dei tuoi giorni.
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Carolina: Non vi preoccupate per me perché io sono già una signora. Voi, invece, non sapete
neanche se ci diventerete mai
Pompeo: Ma saresti stata una signora ricca.
Carolina: Arrivederci e statemi bene. (i nipoti escono) ...... Hai sentito a quali conclusioni
sono arrivati questi boriosi che non sono altro .... A me dispiace solo di una cosa, che il signor
Giuseppe ha già perso la scommessa che ha fatto con me. (ci ripensa) Ma poi perché mi
dovrebbe dispiacere? Io ho guadagnato un bell’ appartamento. (arriva Giulia)
Giulia: (da fuori scena) Carolina ... Carolina , se lì? (è vestita e tutta ingioiellata da gran
signora)
Carolina: Si zia, sono qui ………….. Sei sola? Il signor Giuseppe non è rientrato?
Giulia: (entra in scena) No, mi ha detto che sarebbe andato in Comune, aveva da fare dei
certificati .... (cambia tono) Per le scale ho incontrato i nipoti di Giuseppe. Non mi hanno
neppure salutato ……… Erano qui?
Carolina: Si, erano qui. Ma non te la prendere, d’altra parte dispiacerebbe anche a te se
vedessi andare in fumo tutte le tue speranze ……….. Senti zia, ti dispiace se ti lascio sola
qualche minuto, vado qui davanti dalla signora Flavia a farle un’iniezione, ormai è un impegno
che ho preso.
Giulia: No, no, vai pure Carolina. Io intanto approfitto per mettere giù la lista delle persone da
invitare al pranzo di nozze. (prende carta e penna e si siede davanti al tavolo) Ortensia dov’è?
Carolina: (mentre esce) E’ andata a comprarsi una rivista, ma tornava subito. Allora a fra poco
……….. (da fuori scena) Guarda chi c'è! Che cosa vuoi?
Raffaello: C’è il signor Giuseppe? Dovrei parlarci.
Carolina: (rientra con Raffaello ) No, non c'è ma dovrebbe arrivare tra poco ... Zia, c'è
Raffaello, il contadino del signor Giuseppe ...... Fallo accomodare che lo aspetta.
Giulia: Venga, venga, si accomodi. (indicando una sedia) Giuseppe dovrebbe stare a minuti.
Posso fare qualcosa per lei intanto?
Raffaello: Credo di no. Avevo portato al signor Giuseppe i preventivi dei muratori per
allargare la stalla delle vacche.
Giulia: Allora non posso esserle d’aiuto. Queste sono cose che sbriga e decide lui ..…. Vuole
bere qualcosa?
Raffaello: Io berrei ………… si figuri se berrei ………. ma ho paura che mi faccia male.
Giulia: Beva e non ci pensi, che tanto si muore lo stesso. (prende il vino, il bicchiere e lo
versa)
Raffaello: A me sembra che qui si beve sempre ma morire non si muore mai …….. (fa
spallucce ma beve tutto d' un fiato) Che gli devo dire che faremo! Mah! ...... Allora lei sarebbe
la futura moglie del signor Giuseppe?
Giulia: (con tono risentito) Si! Perché? Anche lei ha qualcosa in contrario? Sembra proprio
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che queste nozze diano fastidio a molta gente.
Raffaello: A me no, cara lei. Con me il signor Giuseppe è sempre stato un galantuomo e ho
proprio piacere che si trovi bene. Glielo domandi quante volte gli ho detto: signor Giuseppe
riprenda moglie …… si faccia una compagnia ……… O che fa da solo con tutti quei soldacci
che ha.
Giulia: A me non importa quanti soldi ha. Lo sposo soltanto perché gli voglio un gran bene.
Raffaello: Èh, èh … Ora signora non cominciamo con i discorsi strani, perché se no poi.….
Giulia: (stizzita) Che cosa vuol dire? Che sposo Giuseppe per interesse?
Raffaello: Ma per carità, ci mancherebbe ………. Volevo dire, che oltre al gran bene ………
se ci sono anche due soldarelli ………….. male non fanno ……… Ecco cosa volevo dire
…………. (al pubblico) meno male che mi è riuscita di ricucirla. (suonano alla porta)
Giulia: Mi scusi, lo lascio solo un attimo, vado a vedere chi è. Potrebbe anche essere
Giuseppe. (esce di scena) Però se fosse lui dovrebbe avere la chiave.
Raffaello: (galante) Vada, vada, non si riguardi di me, faccia come se fosse a casa sua .... Io
intanto che aspetto faccio un altro goccio, perché credo che abbia proprio ragione lei, prima o
poi si muore. (va verso il ritratto di Garibaldi) (rientra Giulia seguita da Ortensia)
Giulia: Raffaello, questa è Ortensia, mia figlia .... Ortensia, questo è Raffaello, il contadino di
Giuseppe. (Ortensia gli stringe la mano senza entusiasmo) (mastica di continuo chewingum)
Raffaello: Tanto piacere signorina ……….. Lei non lo beve un bicchierotto con me?
Giulia: (si precipita a fermarlo) No, no, per carità, lei è astemia.
Raffaello: (a Giulia) Da come l'ha detto sembra più che lo vorrebbe che fosse astemia.
Giulia: Qualche volta ne ha bevuto un pò, ma gli ha fatto tanto male.
Raffaello: Allora potrebbe essere allergica, no astemia.
Giulia: Ecco! ……. Si, si ………ha detto giusto, è allergica.
Raffaello: (al pubblico) Che gran disgrazia sarebbe capitasse a me di diventare allergico al
vino!
Giulia: Ortensia, se mi vuoi sono di là (esce) ……….. Arrivederlo, signor Raffaello. (si
stringono la mano)
Raffaello: Arrivederci in salute signora e tanti auguri per le nozze.
Giulia: Grazie infinite ………… (Giulia esce)
Raffaello: Scusi tanto se la disturbo signorina, mica mi farebbe capace di una cosa, lei che
senz’ altro avrà studiato ………..
Ortensia: (svogliatamente) Provi a domandare.
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Raffaello: (indicando il ritratto di Garibaldi) Mica lo sa lei di preciso chi è questa persona?
Sono giorni e giorni che ci penso e non mi viene in mente chi potrebbe essere (Ortensia da un
fugace sguardo al ritratto) Pensi che neanche un dottore me l'ha saputo spiegare per bene.
Ortensia: Mi meraviglio di lei che porta un nome così importante …… Lei sa, vero, chi era
Raffaello?
Raffaello: Ma che discorsi fa? Certo che so chi era, era il mio povero nonno.
Ortensia: (stizzita) Ma cosa centra suo nonno.
Raffaello: Ma come che c’entra? Se gli dico che il mio povero nonno si chiamava Raffaello, ci
deve credere. Mica lo vorrà sapere meglio di me, perdio.
Ortensia: Lasciamo perdere, tanto sarebbe tempo sprecato …….
Raffaello: Allora, lo sa o no chi era questa persona?
Ortensia: (gli risponde distrattamente mentre sfoglia la rivista) Più o meno.
Raffaello: E cosa vorrebbe dire, più o meno.
Ortensia: Vorrebbe dire che siccome come ha detto lei ho studiato, più o meno so chi è.
Raffaello: (sarcastico) E allora, se non gli costa troppa fatica, mica lo farebbe sapere anche a
me più o meno chi è? E con tanti ringraziamenti anticipati da parte mia.
Ortensia: Più o meno dovrebbe essere Giuseppe Garibaldi. L’eroe dei due mondi.
Raffaello: Ora ho capito da dove viene il detto: mangerebbe questo mondo e quell’altro. Da
lui!
Ortensia: Questo lo ignoro. (le risponde senza alzare lo sguardo dalla rivista) Le sue frasi
famose sono: "obbedisco".... "qui si fa l'Italia o si muore" , e tante altre ..... gli è più chiara la
cosa adesso?
Raffaello: (facendo spallucce) Mica tanto! ...... E con Cristoforo Colombo non ha niente a che
vedere, vero? Perché a guardarlo bene, un po' gli somiglierebbe.
Ortensia: Ho l’impressione che stia facendo confusione. Cristoforo Colombo era un
navigatore e le sue gesta risalgono a circa tre secoli prima che nascesse Garibaldi.
Raffaello: Ma di sicuro, oppure più o meno?
Ortensia: Colombo è colui che partì da Palos con tre caravelle per raggiungere l’India
navigando su una rotta allora sconosciuta, ed invece di raggiungere l’India, scoprì l’America.
Raffaello: Allora, a sentire quello che dice lei, l’America la scoprì così, per caso?
Ortensia: Penso proprio di si!
Raffaello: Accidenti a lui e a tutti quelli che erano con lui.
Ortensia: (si sta alterando) Perché dice questo?
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Raffaello: Perché fece proprio una bella faccenda a scoprire l’America, si.
Ortensia: Che cosa vorrebbe dire? Si spieghi meglio.
Raffaello: Volevo dire che se fosse stato a casa sua, invece di andare tanto al giro, oggi non ci
sarebbero gli americani ……. E scusi se gli sembra poco, èh.
Ortensia: Lei ha qualcosa contro gli americani?
Raffaello: Praticamente niente, ma non li sopporto. Sanno tutto loro, ci hanno tutto loro, quello
che fanno loro è tutto fatto bene. Hanno troppe manie di grandezza, su.
Ortensia: Mi dispiace per lei, ma tutto quello che ha appena elencato è verità sacrosanta
…………… E se volesse potrei anche dirle da dove nasce la sua antipatia per gli americani.
Raffaello: O giù, sentiamo ……….. Lei che sa tutto ………….. Anzi, più o meno.
Ortensia: Lei è un comunista e sicuramente, come tutti i comunisti, mangia anche i bambini.
Raffaello: (cambia umore e alza il tono della voce) O signorina, ma mica alle volte vuole che
gli canti bandiera rossa, così, all’improvviso seduta stante?
Ortensia: (anche lei urla) Basta, la smetta. Io non voglio neanche sentirne parlare di
comunismo.
Raffaello: Che gli viene il prurito allergico? (entra Giulia che ha sentito urlare)
Giulia: Raffaello, Ortensia, adesso basta, smettetela immediatamente. Nessuno di voi due è in
casa propria. Vergognatevi!
Ortensia: (a sua madre) E' stato lui a provocarmi. Non avrebbe dovuto parlar male degli
americani.
Raffaello: O signorina Tummistufi, stia bene a sentire quello che gli dico: a lei, oggi, gli è
andata molto bene perché sono in casa del signor Giuseppe, se no sarei stato pronto a fare
Casamicciola.
Giulia: (battendo la mano sopra il tavolo) O insomma! Ortensia, Raffaello, volete smetterla, si
o no?
Raffaello: (al pubblico) Ho bell' e capito come va a finire: se il signor Giuseppe fa tanto di
sposarsi, con la mamma di questa qui, ci sarà da tribolare e parecchio ... forse è meglio se
gioco d'astuzia ... (va incontro ad Ortensia) Signorina Ortensia, qua la mano e vinca sempre
“ il Migliore”. (ancora al pubblico) Tanto questa mica lo sa che noi comunisti, il Migliore, si
diceva a Togliatti.
Ortensia : (che non ha mai smesso di masticare la gomma) Secondo voi, era il migliore, (con
un risolino ironico) secondo noi, no.
Raffaello: Fresca nonna! Questa le cose le sa, altrochè, mica gli si può nascondere niente.
Ortensia: (tende la mano a Raffaello) Amici come prima?
Raffaello: Meglio sarebbe compagni, ma se proprio non è contenta ……...
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Ortensia: Ricomincia ad offendere?
Raffaello: No, no, (alzando le mani) pace. Però una curiosità me la deve togliere, signorina
Ortensia .... anche se ora da un discorso passiamo ad un altro ....
Ortensia: Non ricominciamo con il comunismo, èh.
Raffaello: No, no …….. Ma lei mastica sempre così di suo quando parla con la gente, oppure è
perché rumina dopo aver mangiato? (praticamente gli da della vacca)
Ortensia: Sto masticando chewingum. Lo faccio sempre quando sono nervosa.
Raffaello: (meravigliato) E che ha da essere nervosa? Tra qualche giorno sua mamma sposa
uno dei più ricchi de la zona. Non mi sembra che abbia da lamentarsi.
Ortensia: Infatti non mi lamento. Il Bepi mi ha comprato una bella macchina, lo scooter e un
sacco di bei vestiti. (quasi piagnucolante) Ma mi annoio, mi annoio da morire, in questo paese
non accade mai nulla.
Raffaello: Eeeee ….. scusi tanto, èh,
fidanzato?
ma chi sarebbe questo Bepi che dice lei? Il suo
Ortensia: Io non sono fidanzata. Bepi è Giuseppe, il futuro marito di mia madre.
Raffaello: (al pubblico) Hai sentito questo Bepi? Quando ci sono le donne di mèzzo lui non
guarda a spese. (a Ortensia, arrabbiato) Allora ascolti bene quello che gli dico: se stamani il
suo Bepi non mi da il permesso di allargare la stalla delle vacche, gli faccio vedere di quali
panni mi vesto, così dopo non lo dirà più che in questo paese non succede mai niente ……….
E ora me ne vado. Torno più tardi. Arrivederci. (se ne va mugugnando)
Giulia: (che si era messa a scrivere) Ma dove va, ormai aspetti, Giuseppe sarà qui da un
momento all’altro e vedrà che vi metterete d’ accordo. Il diavolo non è poi cosi brutto come a
volte viene dipinto.
Raffaello: (si ferma e torna indietro) Cosa c' entra il diavolo con il signor Giuseppe?
Giulia: Volevo dire che Giuseppe a volte può sembrare ………. diciamo un po’ tirchio, però è
una persona intelligente e sulle cose ragiona.
Raffaello: (s'innervosisce ancora di più) Speriamo che la sua bocca dica il vero, altrimenti
stamani, Dio mi fulmini, se non faccio Casamicciola per davvero.
Ortensia: Lei quando parla usa un vernacolo molto stretto, colorito, pieno di doppi sensi.
Faccio molta fatica a starle dietro.
Raffaello: (mimando i passi a chiappe strette) Allora da qui in avanti farò i passi più corti, cosi
si cammina in coppia e sente bene quello che dico.
Ortensia: E’ anche molto spiritoso, ma non riesce a farmi ridere.
Raffaello: (gesticolando) E' meglio che vada via, mi s' avesse a svegliare del tutto il nervoso
..... non si sa mai. Un po' matto sono di mio, figuriamoci se qualcuno mi aizza. Arrivederci. (se
ne va)
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Ortensia: Arrivederci, e mi saluti tanto tutti i suoi compagni. Che tipo strano! Oserei dire
folcloristico.
Giulia: Sono sicura, invece, che è una brava persona.
Ortensia: Non lo metto in dubbio, mamma, ma è troppo fanatico. (entra Vincenzo)
Vincenzo: Permesso? Ho incontrato Raffaello che usciva e allora non ho neanche suonato. (va
a dare la mano a Giulia) Io sono Vincenzo, idraulico, (guarda Ortensia ridendo) e qualche
volta maggiordomo.
Giulia: Io sono Giulia ……. Giulia Montagnosi, molto lieta.
Vincenzo: Con la signorina Ortensia ci siamo gia conosciuti. Qui dal signor Giuseppe sono di
casa.
Ortensia: Purtroppo, si.
Vincenzo: Fareste il favore di spiegarmi che sarebbe successo a Raffaello? Borbottava tra se e
da quello che ho sentito mi è sembrato di capire che ce l’aveva con le troie.
Ortensia: Troie? Qui ha parlato soltanto di vacche.
Vincenzo: Allora può darsi che ce l’avesse con voi.
Giulia: (minimizzando) Non è successo niente di grave. Ha avuto un piccolo diverbio politico
con mia figlia.
Vincenzo: (si avvicina a Ortensia e le parla quasi sottovoce) Signorina Ortensia, vedo che ce
l’ha fatta abbastanza bene a pelare quella starna che ha preso giorni fa?
Ortensia: Ma voi qua parlate un dialetto molto strano, io non riesco a capire nulla.
Vincenzo: (con il pollice verso la bocca) Il linguaggio del bere però lo capisce, èh?.. Quello si,
... per forza, è internazionale ..... Ora però provo a spiegarmi meglio: quella sbornia che ha
preso giorni fa, vedo che l'ha smaltita tranquillamente senza strascichi.
Ortensia: (sottovoce) Zitto, per carità, che mia madre è ancora molto arrabbiata per quello che
è successo.
Vincenzo: Non se la prenda. Meglio una sbornia che una malattia. Specialmente se è presa con
un vino buono.
Ortensia: Certo che mi ha combinato proprio un bello scherzetto, èh. Però c’è stato anche il
lato positivo della cosa.
Vincenzo: E quale sarebbe?
Ortensia: Sarebbe che il vino ora mi piace, eccome ………. (come estasiata) Che cosa mi
sono persa in tutto questo tempo …....
Giulia: (a Vincenzo) Cosa è venuto a fare? Voleva il signor Giuseppe?
Vincenzo: Ah, si, giusto. Ha detto il sarto che quando il signor Giuseppe è in comodo può
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andare a misurare il vestito da sposo, e prima va, meglio è.
Giulia: Grazie, ma in questo momento Giuseppe non è in casa. Appena rientra glielo dico
subito.
Vincenzo: Allora io riparto perché l'ambasciata l'ho portata. Arrivederci. (quasi sottovoce) E
mi raccomando signorina Ortensia, le sbornie le prenda anche più spesso, ma più piccine. (esce
di scena)
Ortensia: (irritata) Vada al diavolo!
Vincenzo: (fa capolino alla porta) Invece di mandarmi al diavolo, venga con me piuttosto.
Devo passare da una persona a fagli un lavoretto in cantina e lì c’è un vinello che parla da
solo.
Ortensia: (si alza di scatto) Mamma, io esco con Vincenzo perché deve farmi vedere una cosa.
Torno fra un po'.
Giulia: Volevo che tu dessi un’occhiata alla lista degli invitati. Potrei aver dimenticato
qualcuno ……….
Ortensia: Più tardi mamma, adesso non ne ho voglia. Magari quando ritorno, èh? (escono di
scena)
Giulia: (sta contando sui fogli dove stava scrivendo) Uno, due, tre, quattro, cinque, sei ……
più altri cinque che sono la famiglia di zio Tonino ……….
Vincenzo (sulla porta) Signora Giulia, c'è una persona che la cerca.
Giulia: Chi è ? Lei la conosce?
Vincenzo: Io no, ma credo che non si riconosca neanche per se. E’ tutto intabarrato. (Vincenzo
esce ed entra un uomo con in testa un cappello, occhiali scuri e bavero della giacca alzato.
Quasi a non farsi riconoscere. Veste in maniera sciatta e disordinata)
Carlo: Permesso? Posso entrare? Buongiorno.
Giulia: Buongiorno. Venga, entri pure. Anche lei cerca il signor Giuseppe? In questo momento
non è in casa, ma dovrebbe rientrare tra poco.
Carlo: No, non cercavo il signor Giuseppe. Sono venuto parlare con la signora Giulia
Montagnosi. E’ in casa?
Giulia: Giulia Montagnosi sono io . Ma lei chi è? Io non la conosco.
Carlo: (si accomoda seduto) Vengo a nome di una persona che conosciamo bene tutti e due.
Giulia: (determinata) Allora, se vuole parlare con me mi dica per prima cosa chi è lei e poi chi
è questa persona che la manda.
Carlo: Il mio nome non ha importanza ……….. Risponda a me, piuttosto: lei sta per sposare
Giuseppe Stornelli, giusto?
Giulia: Si! Ma a lei cosa interessa, scusi? E poi cosa fa, risponde ad una mia domanda
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facendomene un’altra?
Carlo: Lei non può contrarre un nuovo matrimonio ……… è gia sposata! …... E non è
vedova.
Giulia: E’ vero, non sono vedova. (a disagio) Ma notizie di mio marito mancano ormai da
venticinque anni. Esattamente l'età di mia figlia Ortensia ..... Per me, ormai, è come se fosse
morto.
Carlo: Non venticinque, ventiquattro se vogliamo essere precisi. E nessuno è morto fin che
non c’è un cadavere a testimoniarlo, o viene dichiarata la morte presunta da un tribunale. Nel
suo caso non sussistono nessuna delle due cose.
Giulia: Giuseppe sta gia facendo i certificati per ottenere la morte presunta …………… Ma lei
come fa a sapere queste cose. Posso sapere chi è, se non le dispiace?
Carlo: Una persona che ha conosciuto molto bene suo marito Carlo. Lavoravamo insieme,
prima in Germania, poi in Africa.
Giulia: (apprensiva) Quali notizie ha di lui?…….. E’ vivo ?…… Dov’ è adesso?
Carlo: Certo che è vivo. Perché, dovrebbe essere morto?
Giulia: Allora se è vivo perché non si è fatto più vedere ne sentire? Lui sapeva che stavo
aspettando un figlio da lui ………. Non ho mai potuto dirgli che è nata Ortensia.
Carlo: (con tono più dolce) Ortensia è quella bella signorina che ho incontrato mentre entravo,
vero?
Giulia: Si, è proprio lei.
Carlo: Ventiquattro anni fa, la ditta per la quale lavoravamo in Germania ci spedì in Africa e
laggiù Carlo s’invaghì di una donna. Era la figlia di un ingegnere, anch’esso occupato nel
nostro cantiere. Ma dopo un po’ di tempo, però, si accorsero che era soltanto una banale
infatuazione e si lasciarono.
Giulia: Se anche allora si fosse fatto vivo, se mi avesse spiegato, forse avrei capito …………..
e probabilmente perdonato.
Carlo: Mesi dopo, una mattina, mentre stava passando sotto ad una impalcatura, cadde del
materiale e venne colpito alla testa. Fu trasportato in ospedale e lì rimase per quasi un anno.
Giulia: Nessuno mi ha mai fatto sapere niente, perché?
Carlo: Fu lui stesso a non volere. Forse per non subire l’umiliazione che avrebbe provato
facendosi vivo dopo tanti anni e solo in un momento di bisogno. Uscito alla meno peggio
dall’ospedale, si ripresentò al lavoro, ma la ditta nel frattempo aveva chiuso i battenti, era
fallita.
Giulia: E come è campato fino ad oggi?
Carlo: Per un po’ di tempo si guadagnò da vivere facendo l’uomo di fatica nella villa di un
facoltoso italiano che si occupava di importazioni ed esportazioni, poi decise di tornare in
Inghilterra, e li è rimasto fino a qualche anno fa.
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Giulia: Ma dov’è adesso, è tornato in Italia? Possibile che in tutto questo tempo non abbia mai
sentito il desiderio di conoscere sua figlia?
Carlo: So per certo che è sempre stato grande il desiderio di conoscerla, ma il senso di colpa
per il suo comportamento era più forte del sentimento.
Giulia: (già sospettosa) Lei non la racconta giusta, sa troppe cose di Carlo. Cose che potrebbe
sapere solo lui.
Carlo: Siamo sempre stati in contatto e ci siamo visti spesso. Ogni volta che ci incontriamo ci
confidiamo i nostri pensieri.
Giulia: E allora mi dica perché lei, amico di mio marito, si presenta proprio in questo
particolare momento per dirmi che non posso sposarmi? Che cosa ci guadagna? Lei mi sta
ingannando, lei non è un amico di Carlo ……………….. Tu ……. tu sei Carlo ……..
Carlo: (si toglie il cappello e gli occhiali) Hai ragione Giulia, è inutile continuare questa messa
in scena ... si, sono io .. sono Carlo.
Giulia: Dimmi che cosa ti ha spinto a farti vivo proprio adesso? Chi ti ha dato il coraggio di
tornare?
Carlo: Sono stato contattato da un uomo, che poi ho saputo essere l’avvocato dei nipoti del
signor Giuseppe. Mi ha offerto dei soldi …… molti …... una bella cifra.
Giulia: (sorride ironicamente) Immaginavo …..... Il potere dei soldi!………. E tu, dopo
ventiquattro anni sei tornato a parlare a tua moglie soltanto per fargli del male e perché
qualcuno ti ha pagato. Ma non ti vergogni?
Carlo: Si, mi vergogno profondamente. Ma non ho preso una lira di quello che mi è stato
offerto, e non li prenderò …….. Però sei padronissima di non crederci ……….
Giulia: Non ha importanza ormai quello penso e credo. Ti chiedo soltanto di lasciare al più
presto questa casa.
Carlo: E’ nel tuo pieno diritto cacciarmi via, ma prima di andarmene vorrei tu sapessi che non
sono venuto per farti del male, te ne ho gia fatto abbastanza, sono qui soltanto per vedere
almeno una volta mia figlia, parlargli ………
Giulia: Spero tu capisca che da me non puoi pretendere ne sperare nulla. Però, non voglio
impedirti di parlare a tua figlia. Sarà lei a decidere se incontrarti o no. (si alza in piedi) Tu
aspettami qui, vado a cercarla.
Carlo: Non posso aspettarti qui. Cosa dico se viene qualcuno.
Giulia: Dirai che sei un mio amico d’infanzia, che hai saputo delle nozze e sei passato per
salutarmi. Io sono scesa un attimo a comprare una cosa. (esce di scena dalla porta che da sulla
strada)
Carlo: In che situazione mi sono cacciato. Come se non bastasse il male che ho fatto fin’ora a
mia moglie e mia figlia. (dalla porta che da sul giardino entra Giuseppe. Carlo è seduto. Sente
rumore di passi e si alza in piedi)
Giuseppe: Buongiorno, la stanno facendo aspettare? Ci perdoni, sa, ma questi preparativi per il
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matrimonio non ci lasciano un attimo di respiro.
Carlo: Non si preoccupi, non ho fretta.
Giuseppe: Se non sbaglio, lei dovrebbe essere il signore che doveva mandare il ristorante per
definire gli ultimi dettagli del pranzo di nozze. (gli tende la mano) Giuseppe Stornelli, molto
lieto.
Carlo: (stringe la mano a Giuseppe) Carlo Giuntagli, cuoco. Molto lieto anch’io.
Giuseppe: (come in estasi) Ah, i cuochi, la più grande, la più bella, la più geniale categoria di
artisti che io conosca. Coloro che mettono a disposizione dei più fini palati del mondo la
propria maestria e li deliziano.
Carlo: (imbarazzato) Io non sono un artista, signor Stornelli. Ho sempre lavorato nelle mense
dove mangiano gli operai.
Giuseppe: (è molto allegro) Ma è pur sempre un artista. Non ancora arrivato all’apice del
successo ma ci arriverà, stia tranquillo che ci arriverà.
Carlo: Non credo. Mi rimangono pochi mesi di lavoro e poi dovrei andare in pensione.
Giuseppe: Non si abbatta, su, anche il periodo della pensione è bello. Vorrà dire che andrà a
fare il cuoco per le feste del suo paese e si divertirà moltissimo.
Carlo: Signor Giuseppe, è giunto il momento di smetterla con questa sceneggiata, non è giusto
……….. Io non sono la persona mandata dal ristorante …………. Io sono il marito di Giulia, il
padre di Ortensia.
Giuseppe: (esterrefatto) Il marito di Giulia? ………. Ma lei non doveva essere morto?
Carlo: Una volta ci sono andato molto vicino, ma come vede, sono ancora vivo.
Giuseppe: (che ha cambiato umore) Come ha saputo del nostro prossimo matrimonio? Chi è
stato a dirglielo? …….... I miei nipoti, vero?
Carlo: Io vivo in Francia, a Marsiglia. Sono stato contattato da un avvocato.
Giuseppe: Perché è ritornato proprio adesso? Perché vuole dei soldi per sparire ancora, vero?
Carlo: No signor Stornelli, sono venuto soltanto per vedere almeno una volta Ortensia, ma ho
capito tardi che era molto meglio se non fossi venuto.
Giuseppe: Ha parlato con Giulia?
Carlo: Si, ci siamo visti poco fa. In questo momento è uscita per cercare Ortensia. Mi ha
chiesto di aspettare, ma non lo farò. Non voglio farle ancora del male. (mentre esce) Addio …..
Saluti Giulia e Ortensia per me.
Giuseppe: Ormai lo ha gia fatto del male, non potrò più sposare Giulia. (si siede in poltrona,
poi a voce alta chiama la governante) Carolina ………….. Carolina ………
Carolina: Sono di qua in cucina, signor Giuseppe, cosa vuole?
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Giuseppe: Vieni subito qua che devo dirti una cosa importante. (entra Carolina )
Carolina: Gli si sono rotte le acque un’altra volta?
Giuseppe: Carolina! Adesso non è il momento di scherzare ……..
Carolina: (preoccupata) Che c’è signor Giuseppe, si sente male?
Giuseppe: Sai chi c’era qui, poco fa? Il marito di Giulia.
Carolina: Ma non dica coglionerie, per piacere. Sarà stato qualcuno che ha voluto farle uno
scherzo. Il marito di mia zia a quest’ora è a fare la terra per i ceci.
Giuseppe: (alterato) Allora! Mi devo arrabbiare? Ti sto dicendo che era qui e ci siamo parlati
…………. e anche con Giulia si sono visti.
Carolina: E come ha fatto a sapere del matrimonio, chi l’ha rintracciato? …….. (come
un'intuizione improvvisa) Ho capito tutto! .... Sono stati i suoi nipoti ... (convintissima) Si, si,
sono stati proprio loro.
Giuseppe: Carolina, a questo punto non ha importanza chi è stato, ormai non c’è più niente da
fare. Addio matrimonio.
Carolina: (non sa come consolarlo) Ma non si abbatta così, su. Appena viene zia Giulia, tutti
insieme, studieremo come rimediare la cosa, stia tranquillo.
Giuseppe: Chiamami il dottore per favore, svelta.
Carolina: Quale dottore devo chiamare, il dottor Mastronzio?
Giuseppe: Ma neanche per sogno! ….. Telefona al dottor Beretta, quello della mutua e fatti
consigliare da lui.
Carolina: (mentre esce) Telefono dalla cucina perché ho il numero scritto. A mente non lo
ricordo.
Giuseppe: (tra se piagnucolante) Avevo scelto un menù per il pranzo di nozze che era una
delle sette meraviglie. Che cosa favolosa: antipasti caldi e freddi ………. tortelli al pesto di
pistacchi in salsa di pomodorini ……… pici strascicati ……... ravioloni alla boscaiola ……..
Carrè di vitello con sformato di verdure ………. tagliata di chianina all’erbette con patate al
forno e verdure ……….. filetti di luccio in crosta di patate con tortino di fagiolina del lago
………... dolci a volontà e torta nuziale. ………… Che grande disgrazia ……… Carolina
……… Carolina …..
Carolina: Eccomi, cosa c’è? Si ricomincia con la lagna?
Giuseppe: L'hai chiamato il dottore?
Carolina: Si signor noioso, l’ho chiamato e ha detto che manda subito un suo bravissimo
collega.
Giuseppe: Quale dottore manda? Quello dei nervi speriamo? Credo che mi stia per venire un
grosso esaurimento nervoso.
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Carolina: Lei lo fa venire a me l’esaurimento nervoso. Che si sente di preciso, sentiamo?
Giuseppe: Boh! Praticamente niente. Di salute sto bene.
Carolina: E allora se non si sente niente la smetta di lamentarsi e di farmi fare da qua a là.
Giuseppe: Ma mi sento tanto giù di morale. Speriamo che il dottore mi dia qualcosa.
Carolina: Una botta in testa gli deve dare. Ma si può vedere un uomo grande e grosso così che
si lamenta sempre? E poi senza che abbia niente.
Giuseppe: Che grande disgrazia che m'è capitata. Questa non ci voleva proprio.
Carolina: La capisco, ormai ci aveva fatto la bocca al matrimonio, ma il diavolo ci ha voluto
mettere le corna ………. Però non se la prenda più di tanto, su, ormai è andata.
Giuseppe: Tu parli bene, ma tutti i miei soldini che ho speso chi me li ridà ?
Carolina: (meravigliata) Ma è dispiaciuto per i soldi o perché non può sposarsi più?
Giuseppe: Per tutte e due le cose. (molto più vispo) Però, se devo essere sincero, mi dispiace
più per i soldi ……………. A Giulia ho regalato un bracciale, un anello e diecimila euro in un
conto corrente. A Ortensia la macchina, il motorino, tanti vestiti ………….
Carolina: (cerca di sdrammatizzare) O che sarà mai, su, con tutti i quattrini che ha. Faccia
conto di aver fatto un’ opera di beneficenza.
Giuseppe: Certo! Tanto io sono la Caritas ..... Però me lo potevi anche dire che tua zia aveva
questo intreccio con suo marito e che non era morto.
Carolina: Non lo sapevo! (infierisce) E poi se non fosse stato per i suoi nipotacci, che sono
andati a cercare chissà dove, Carlo non si sarebbe rifatto vivo, sa. Se lo ricordi quando farà
testamento.
Giuseppe: Appena mi sento meglio vado subito dal notaio e a loro non lascio niente. Anzi, gli
mando anche lo sfratto della casa. (suonano) Carolina vai a vedere chi è, potrebbe essere il
dottore.
Carolina: (mentre va) Sarà senz'atro il dottore! Quando devono venire in questa casa, volano.
(ironica) Lo sanno bene che qui la poccia da parecchio latte.
Giuseppe: (tra se) L’avrò speso qualche soldo in questi giorni, però è stata una bella botta di
vita ……. (lampo di genio e umore allegro) E se invece di star qui a piangermi addosso
domandassi in giro se ci fosse qualche vedova o qualche zitella che cerca marito? Ormai ho
tutti i fogli pronti ……………. Penso proprio che lo farò. (rientra Carolina)
Carolina: Signor Giuseppe, c’è Raffaello che vuole parlare con lei, che faccio lo faccio
passare o no?
Giuseppe: No, no, mandalo via. Non ho voglia di parlare con nessuno. Digli che ritorni
un'altra volta .... Almeno facesse alla svelta per dire cosa vuole, invece quando comincia a
parlare è più lungo della messa cantata.
Carolina: (cattivella) Però, ho visto che ha in mano un paniere pieno di roba ……. E se fosse
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per lei?
Giuseppe: (a voce alta) Vieni Raffaello, entra, avevi bisogno di qualcosa? (impaziente) Svelta,
fallo accomodare.
Carolina: All’improvviso gli sono spariti tutti i mali. Ma come sarà, èh, per prendere darebbe
il cuore.
Giuseppe: Vieni Raffaello, entra pure. (Carolina esce di scena ed entra Raffaello)
Raffaello: Buongiorno. Come sta signor Giuseppe? Si è riavuto dalla botta che ha preso?
Giuseppe: Ma di quale botta stai parlando?
Raffaello: Due minuti fa Marietta mi ha detto che non si sposa più perché è tornato il marito
della sua fidanzata.
Giuseppe: Io pagherei per sapere come fa Marietta ad avere sempre notizie in tempo reale.
Raffaello: Si vede che ha gli informatori come la polizia. (prende una sedia e si accomoda
vicino a Giuseppe)
Giuseppe: Sicuramente!......... Comunque tu sei un grandissimo maleducato lo stesso.
Raffaello: E cosa avrei fatto di male?
Giuseppe: Si dice come hai detto tu ad un uomo che ha appena avuto una grande delusione
d’amore?
Raffaello: Lei, se riesce a levarsi di torno quelle due, guadagna più che vincere un terno secco
al lotto. Dia retta ad un coglione …….. Specialmente la signorina Ortensia ……. Ma lo sa che
appena l’ho conosciuta, qui in casa sua, si mise a parlar male dei comunisti?
Giuseppe: Perché tu per primo gli avrai parlato male degli americani.
Raffaello: E secondo lei è la stessa cosa?
Giuseppe: Raffaello, cambiamo discorso, dimmi che cosa vuoi stamani.
Raffaello: (mostrando il paniere) Questa roba è per lei, dove la metto?
Giuseppe: Cosa mi hai portato?
Raffaello: (tira fuori la roba) Un po' di mele, due cesti d'insalata, due zucchini ... Tutta roba
che avanzava per darla ai maiali, però, all'improvviso mi è venuto in mente lei e allora gliel'ho
portata.
Giuseppe: (ironico) Grazie infinite Raffaello. Voi siete proprio una famiglia di cuore.
Apprezzo molto il fatto che quando mi porti qualcosa è perché ve la togliete di bocca per voi.
Raffaello: Ma le pare, signor Giuseppe? Noi siamo per davvero gente di cuore, sa.
Giuseppe: E ora dimmi cosa vuoi e alla svelta perché aspetto il dottore.
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Raffaello: Un’altra volta? Ci sono passati più dottori in questa casa, che in tutti gli ospedali di
Roma messi insieme.
Giuseppe: Quante volte ti ho detto che devi farti gli affari tuoi senza impicciarti dei miei. Non
ricominciare come il tuo solito e dimmi alla svelta che cosa vuoi, veloce.
Raffaello: Dunque, ero venuto per dirle che la stalla delle vacche non la voglio allargare più.
Giuseppe: Oh! Finalmente una bella notizia. Bravo Raffaello! In questo periodo ho avuto tante
spese e non avrei potuto accontentarti ... E come mai questa decisione?
Raffaello: Perché mio figlio ha fatto come lei, non si sposa più. E allora ci siamo detti: ma
perché ci mettiamo nelle spese?
Giuseppe: E perché non si sposerebbe più? Ci ha ripensato?
Raffaello: Ma che ci ha ripensato! La sua fidanzata l’ha trovata al letto con un altro uomo.
Giuseppe: Vedi Raffaello che avevo ragione io! ... La fidanzata di tuo figlio fa parte di quella
razza di vacche che ti dicevo giorni fa .... Una di queste renderebbe molto di più che cento di
quelle vere nella stalla .... Ma non te la prendere, tutto sommato vi è andata meglio così.
Raffaello: Ha proprio ragione lei, non ce la prendiamo. Lo sa come dice quel vecchio detto?
“Finchè la bocca mangia e (indicando il culo) qui dietro rende, si va in tasca alle medicine e a
chi le vende ..... Pensiamo alla salute, pensiamo. (suonano alla porta)
Giuseppe: Questo deve essere il dottore. Ad essere sinceri non so neanche chi sia. Me lo ha
mandato il dottor Beretta, il medico della mutua, dice che è tanto bravo per le malattie nervose
... Raffaello, su, ora vai che devo parlare con il dottore, vai. (Raffaello rimane)
Carolina: (da fuori scena) Guarda chi si rivede. (ironica) Chissà come sarà contento il signor
Giuseppe ... Venga, venga dottor Mastronzio, il signor Giuseppe è qua.
Dottore: (va incontro a Giuseppe sorridendo mentre tende la mano per salutare) Buon giorno
signor Giuseppe, che cosa è accaduto di tanto grave? .... Perché tutta questa urgenza?..... Che
cosa si sente?..... (Giuseppe fa per parlare) No, no, non mi dica nulla ..... Vediamo se riesco a
indovinare .......... (Giuseppe sembra quasi svenire sulla poltrona)
Raffaello: (fa segno al dottore di allontanarsi) Scusi un attimo dottore che devo dire una cosa
riservata al signor Giuseppe. (il dottore e Carolina si allontanano mentre parlottano tra loro)
Mi dica una cosa signor Giuseppe, ma lei ha tanta fiducia a questo dottore? Io per niente.
Giuseppe: Neanche io, Raffaello, ma ormai è venuto e i soldi glieli devo dare comunque.
Raffaello: Ma la smetta, perdio, di pensare sempre ai soldi, se no va a finire che una volta o
l’altra muore dalla passione, èh.
Giuseppe: (ricomincia a piagnucolare) Mi sento tanto depresso, Raffaello, devo almeno farmi
dare delle gocce per tirarmi un po’ su.
Raffaello: Vuole farla una bella curetta che le do io? Venga a pranzo da me. Mia moglie ha
cotto un galletto nel forno a legna che fa le scintille da quanto è buono. (Giuseppe sta già
meglio) E poi le faccio bere un vinello che sono sicuro le fa più effetto delle gocce del dottore.
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Giuseppe: (è tornato vispo) E di pasta cosa ha fatto? Pappardelle fatte in casa con il sugo di
maiale, scommetto.
Raffaello: No! Sbagliato! ……… Polenta condita col sugo di baccalà.
Giuseppe: (come in estasi) Cosa sento Raffaello! La polenta con il sugo di baccalà è la mia
passione.
Raffaello: Si metta qualcosa addosso che si parte, svelto. Ho l'ape proprio qui sotto casa sua.
Giuseppe: Verrei molto volentieri, Raffaello, ma come faccio per mandare via il dottore?
Raffaello: Lasci fare a me che ci penso io. Lei faccia quello che le dico e basta. (si alza dalla
sedia) Io e il signor Giuseppe dobbiamo andare urgentemente in banca per firmare dei
documenti. (sollecitandolo) Forza signor Giuseppe, via che è gia tardi. (Giuseppe si alza e
segue Raffaello)
Giuseppe: (sta al gioco) Vengo, però non farti prendere dalla fretta che tempo ne abbiamo
abbastanza.
Raffaello: E invece no, perché il direttore ha detto che a mezzogiorno deve andare via in tutti i
modi.
Giuseppe: (seguendo Raffaello) Allora andiamo subito, perdinci, non facciamolo aspettare.
Quello è un uomo che non sa nemmeno cos'è la pazienza.
Dottore: Signor Giuseppe, ma se lei va via io cosa faccio? (Raffaello torna indietro e si
avvicina al dottore)
Raffaello: (sottovoce con tono ammiccante) Faccia una bella visita completa alla Carolina, e
quando ha finito, si faccia anche pagare ...... (mentre esce) Arrivederci in salute, dottor Felice
Mastronzio!
Fine
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