Sette parole di misericordia per cambiare la vita e il mondo,Parole e
Transcript
Sette parole di misericordia per cambiare la vita e il mondo,Parole e
Il 2 aprile da Commessaggio al via la XII edizione della rassegna “Canticum Novum” nel ricordo di Lorenzo Perosi Prenderà il via sabato 2 aprile nella chiesa di Commessaggio la XII edizione della rassegna “Canticum Novum”, concerti per la valorizzazione dei cori e del patrimonio organario della diocesi di Cremona. Dal 2005 la manifestazione opera nel territorio diocesano promuovendo la pratica corale, l’utilizzo e il restauro dei numerosi organi storici. Quest’anno un filo comune lega le proposte musicali dei cori: in occasione della ricorrenza del 60° anniversario della scomparsa di Lorenzo Perosi tutti i cori eseguiranno un omaggio al compositore creando così l’occasione per ascoltare melodie e brani che hanno segnato la nostra storia della musica per il rito. L’appuntamento conclusivo sarà il 28 maggio in Cattedrale e vedrà l’esecuzione dell’oratorio “Transitus Animae” di Lorenzo Perosi per solo, coro e organo da parte del coro de La Camerata diretto da Marco Fracassi e con all’organo Fausto Caporali. Nell’ambito della rassegna si continuerà anche nel sostegno alle attività di restauro degli organi presenti nella diocesi e promosse dalla sensibilità dei parroci e dalla generosità dei fedeli. Sarà presentato il ripristino dell’organo Rotelli di Martignana di Po quale tipologia di strumento certamente testimone di un’epoca artistica con caratteristiche e visioni peculiari e che ben si avvicina al tema della ricorrenza perosiana. La rassegna “Canticum Novum” si inserisce quest’anno anche nella ricorrenza del 30° di attività dell’Associazione Marc’Antonio Ingegneri. Sono infatti trascorsi ben tre decenni da quando, nell’ottobre 1986, l’allora Comitato per l’Organo della Cattedrale dava inizio ai corsi diocesani per organisti e ai corsi internazionali di perfezionamento organistico. Il Comitato, sorto parallelamente alla costruzione dell’organo Mascioni della Cattedrale donato nel 1985 dal cav. Giovanni Arvedi, svolse la propria attività per alcuni anni, trasformandosi poi nell’Associazione “Marc’Antonio Ingegneri”, a tutt’oggi impegnata nella gestione dei corsi organizzati come Scuola Diocesana di Musica. Si festeggia quindi un lungo percorso di didattica e musica iniziato grazie alla passione di don Dante Caifa, del cav. Giovanni Arvedi, della professoressa Giuseppina Perotti, del direttore artistico Arnaldo Bassini, di mons. Franco Robusti. La rassegna vuole dunque essere un incoraggiamento alla pratica della musica sacra, del repertorio corale, all’uso dell’organo e, in particolare, alla prosecuzione dei restauri. L’itinerario prevede 9 appuntamenti, da Commessaggio a Grumello, attraverso Cremona e il territorio diocesano. Tutti i concerti avranno inizio alle ore 21. Il programma della rassegna 2 aprile, Commessaggio, Scholae Cantorum di Cividale, Spineda, Torre de’ Picenardi, dir. Donato Morselli, org. Gianmaria Segalini 9 aprile, Casalsigone, Coro S.Pio V di Soncino, dir. Roberto Grazioli, org. Ugo Boni 16 aprile, Grumello, Unione Corale “don Domenico Vecchi” (Caravaggio, Cassano Brignano) dir. Giovanni Merisio; org. Stefano Molardi 23 aprile, Martignana Po, Coro “S.Bernardino” di Soncino – Schola Cantorum di Castelverde, dir. Giorgio Scolari, org.Marco Granata 30 aprile, Torre de’ Picenardi, Coro Marc’Antonio Ingegneri, dir. Vatio Bissolati, org. Marco Molaschi 08 maggio, San Bassano, Coro della Cattedrale di Cremona, dir. Graziano Ghisolfi, org. Alberto Pozzaglio 14 maggio, Derovere, Schola Cantorum “Santo Stefano” di Casalmaggiore, dir. Eugenio Negri, org. Enrico Viccardi 21 maggio, Casalmaggiore, Coro “Claudio Monteverdi” di Pizzighettone, dir. Marco Molaschi, org. Luca Baronio 28 Maggio, Cattedrale di Cremona, La Camerata, dir. Marco Fracassi, org. Fausto Caporali La locandina della rassegna Nelle interzone al via gli incontri in preparazione alla Gmg di Cracovia Hanno preso il via domenica 10 aprile gli incontri promossi dalla Federazione Oratori Cremonesi a livello interzonale in preparazione alla Gmg di Cracovia del prossimo luglio. Un secondo incontro per ogni interzona è in agenda nel mese di maggio, mentre il 12 giugno il percorso si concluderà con un momento di carattere diocesano alla presenza del vescovo Antonio. «Molto prima di fare i bagagli fisici e calcolare le cose più o meno indispensabili che porteremo con noi – precisano dalla Federazione Oratori – occorre strutturare la testa e il cuore, passo dopo passo. Una Gmg non risolve nulla, un evento in sé non è mai decisivo, perché acquista valore nella logica dei segni e delle esperienze che come una catena diventano il percorso di ciascuno, la sua strada, il suo vivere». La Polonia che il gruppo diocesano composto da 500 ragazzi visiterà è al tempo stesso storia, cultura, fede e tradizione. Un “pezzo” di Europa al tempo stesso “lontano” e “vicino”. Va conosciuta, desiderata, osservata con attenzione, come pure va soppesata la qualità spirituale dell’andare, perché il viaggio non sia turismo superficiale o emozione del momento, ma appunto esperienza. Da qui nasce l’idea di un percorso preparatorio ai giorni polacchi della Gmg nella consapevolezza che il “prima” e il “dopo” sono altrettanto importanti di “esserci, qui ora”, tanto da interessare profondamente non solo quanti si sposteranno al Nord, ma chiunque è attento alle provocazioni dello Spirito e ai respiri di Chiesa. Il primo incontro di riflessione, dal titolo “Esci dalla tua terra e va’. La Gmg e il cammino dei giovani: l’avventura del pellegrinaggio” si tiene: domenica 10 aprile (ore 18), oratorio di Brignano – Zone 1 e 2 venerdì 15 aprile (ore 20), oratorio di Casalmaggiore – Zone 9, 10 e 11 venerdì 22 aprile (ore 20), oratorio della Beata Vergine di Caravaggio in Cremona – Zone 3, 4, 5, 6, 7 e 8 Si prosegue a maggio con “Egli era la luce, ma le tenebre non l’hanno accolto. La fede, la cultura, il bene e il male in terra polacca”: domenica 8 maggio (ore 18), oratorio di Brignano – Zone 1 e 2 venerdì 13 maggio (ore 20), oratorio di Casalmaggiore – Zone 9, 10 e 11 domenica 15 maggio (ore 18), oratorio della Beata Vergine di Caravaggio in Cremona – Zone 3, 4, 5, 6, 7 e 8 La serie di incontri confluirà nell’incontro “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Le provocazioni spirituali della Gmg di Cracovia” in programma nel pomeriggio di domenica 12 giugno (ore 17) nella chiesa monastica di S. Sigismondo, a Cremona, dove il vescovo Napolioni guiderà, in plenaria, una lectio proprio sul tema spirituale della Gmg dopo la preghiera del Vespro con la comunità monastica. Il viaggio in Polonia è di fatti una convocazione della Parola e della croce, di un Vangelo che chiama a prendere coscienza di una vocazione-missione che papa Francesco dichiara beatitudine, specie nella forma paradossale della misericordia. Lo speciale del portale sulla Gmg 2016 Stasera in portale la volume disarmata” diretta sul nostro presentazione del “La bellezza di Carrón Sarà trasmesso in diretta streaming sul nostro portale l’evento in programma questa sera nella Cattedrale di Cremona (ore 21) per presentare “La bellezza disarmata”, il primo libro di don Julián Carrón, responsabile del Movimento di Comunione e Liberazione da dieci anni, dopo la scomparsa del fondatore, mons. Luigi Giussani. Il volume, uscito a metà settembre per Rizzoli, mette a tema la crisi della cultura occidentale, con un affondo sui nodi dell’attualità: immigrazione, famiglia, nuovi diritti, Europa, terrorismo, politica ed economia. Attraverso il percorso del libro, l’autore rimette al centro l’uomo, con le sue domande e le sue esigenze di verità e di libertà. La “bellezza disarmata” della fede si fa strada come possibile risposta alle sfide del presente. «Non c’è altro accesso alla verità se non attraverso la libertà. La storia è lo spazio del dialogo nella libertà»; e ancora: «Nessuno può stare in piedi senza qualcosa per cui valga la pena vivere», scrive l’autore. Su queste e numerose altre provocazioni, Fausto Bertinotti, già presidente della Camera dei Deputati e oggi a capo della Fondazione “Cercare ancora”, si confronterà con don Julián Carrón. Ospite dell’ultima edizione del Meeting di Rimini, Bertinotti ha già avuto modo, in altre sedi, di dialogare con il sacerdote spagnolo proprio sui contenuti del suo libro e ha accettato di farlo di buon grado anche a Cremona. L’incontro sarà responsabile Liberazione. coordinato diocesano da della Paolo Mirri, Fraternità di avvocato e Comunione e La serata si aprirà con un momento musicale affidato al maestro Giovanni Grandi insieme ai giovani alunni della scuola Sacra Famiglia. Dopo il saluto del vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, la parola passerà a Fausto Bertinotti che lascerà quindi spazio all’intervento di don Julián Carrón. Il libro “La bellezza disarmata” “La bellezza disarmata” propone gli elementi essenziali della riflessione svolta da don Julián Carrón a partire dal 2005, anno della sua elezione a presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione dopo la scomparsa del fondatore, il servo di Dio don Luigi Giussani, che nel 2004 lo aveva chiamato dalla Spagna per condividere con lui la responsabilità di guida del movimento. Gli scritti, nati in occasioni diverse, sono stati ampiamente rielaborati e ordinati dall’Autore allo scopo di fornire organicamente i fattori di un percorso decennale, lungo il quale egli ha approfondito il contenuto della proposta cristiana nel solco di don Giussani, alla luce del magistero pontificio e in paragone col travaglio e le urgenze dell’uomo contemporaneo. Il volume intende offrire il contributo di una esperienza di vita a chiunque sia alla ricerca di ragioni adeguate per vivere e costruire spazi di libertà e di convivenza in una società pluralistica. Un invito ad aprirsi agli altri e a non irrigidirsi sulle proprie posizioni. Un’occasione di incontro e una circostanza preziosa anche per il cristiano, chiamato a verificare la capacità della fede di reggere davanti alle nuove sfide, chiamati a entrare senza timore in un dialogo a tutto campo nello spazio pubblico. Video di presentazione da parte dell’autore Biografia di don Julián Carrón Julián Carrón nasce nel 1950 a Navaconcejo (Cáceres, Spagna). Giovanissimo entra nel Seminario Conciliar di Madrid, dove svolge gli studi secondari superiori e teologici. Viene ordinato sacerdote nel 1975 e nell’anno successivo ottiene la laurea in Teologia, con specializzazione in Sacra Scrittura, presso l’Università Pontificia Comillas. È docente presso l’Università Complutense di Madrid. Ottiene la nomina a Élève Titulaire presso l’École Biblique et Archéologique Française di Gerusalemme, dove lavora sotto la direzione di M.-É. Boismard. Compie un anno di ricerca presso la Catholic University of America (Washington), è docente presso lo Studio Teologico del Seminario Conciliar di Madrid. È responsabile del Seminario Minore, professore di Religione, incaricato della pastorale presso il Collegio Arcivescovile de la Immaculada di San Dámaso (Madrid), di cui diviene direttore dal 1987 al 1994. Consegue il dottorato in Teologia presso la Facoltà Teologica del Norte de España, a Burgos, nel 1984. È docente presso l’Istituto di Teologia, Scienze religiose e catechetiche San Dámaso e professore ordinario di Nuovo Testamento alla Facoltà di Teologia San Dámaso di Madrid, dove è docente di “Introduzione alla Sacra Scrittura”, “Corpo paolino e Atti degli Apostoli”, “Origini del cristianesimo”. È inoltre membro del comitato direttivo della collana “Studia Semitica Novi Testamenti”. È direttore dell’Istituto di Filologia Classica e Orientale San Justino di Madrid. Nel corso degli anni Novanta, tiene numerose conferenze sulla storicità dei Vangeli a Madrid, Milano, Torino, Bologna, Roma, Firenze, Rimini, e lezioni presso la New York University, il John Paul II Institute della Catholic University di Washington, la University of San Francisco, sul tema: «Alla ricerca della certezza del valore storico dei Vangeli». Oltre a numerosi articoli in diverse riviste, pubblica El Mesías manifestado. Tradición literaria y trasfondo judío de Hch 3, 19-26 (Studia Semitica Novi Testamenti 2, Madrid 1993). È stato direttore dell’edizione spagnola della rivista cattolica internazionale Communio, della rivista Estudios Bíblicos, nonché della Biblioteca della Facoltà di Teologia San Dámaso di Madrid e dell’Istituto di Scienze religiose legato alla stessa Facoltà. Dal settembre 2004 si trasferisce a Milano, chiamato da don Luigi Giussani, fondatore del movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione, a condividere con lui la responsabilità di guida dell’intero movimento. Dall’anno accademico 2004-2005 è docente di Introduzione alla Teologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Il 19 marzo 2005 la Diaconia Centrale della Fraternità di CL lo nomina Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, quale successore di don Giussani, scomparso il 22 febbraio 2005. Il 13 maggio 2005 il Pontificio Consiglio per i Laici lo nomina Assistente Ecclesiastico dell’Associazione Memores Domini. Il 26 agosto 2005 viene ricevuto per la prima volta in udienza privata a Castel Gandolfo da Benedetto XVI in qualità di Presidente della Fraternità di CL. Nell’ottobre 2005 partecipa al Sinodo su «L’Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa» come padre sinodale di nomina pontificia. L’8 marzo 2008, essendo giunto a termine il mandato, la Diaconia Centrale della Fraternità di CL riconferma la sua nomina a Presidente della Fraternità per i successivi sei anni. Nell’aprile 2008 è nominato da Benedetto XVI Consultore del Pontificio Consiglio per i Laici. Nell’ottobre 2008 partecipa al Sinodo su «La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa» come padre sinodale di nomina pontificia. Dal 2005 al 2009 dirige la Collana «I libri dello spirito cristiano» presso la Casa Editrice Rizzoli e, dal 2005 al 2010, la Collana discografica «Spirto gentil», entrambe fondate da don Giussani. Nel novembre 2010 interviene a Mosca alla conferenza teologica della Chiesa Ortodossa Russa sul tema: «La vita in Cristo, l’etica cristiana, la tradizione ascetica della Chiesa e le sfide contemporanee», e, sempre nel novembre 2010, al XII Congresso Cattolici e Vita Pubblica organizzato dalla Fondazione Universitaria “San Pablo Ceu” di Madrid sul tema: «Radicati in Cristo: fermi nella fede e nella missione». Il 19 maggio 2011 Benedetto XVI lo nomina Consultore del nuovo Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Il 12 maggio 2012 l’Università Cattolica d’America di Washington gli conferisce il dottorato in Teologia honoris causa con questa motivazione: «Per il suo insigne servizio nel campo della teologia, specialmente della Sacra Scrittura, e per la sua guida di un movimento ecclesiale internazionale riconosciuto dal Papa». Il 22 febbraio 2012 inoltra all’Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, la richiesta di apertura della causa di beatificazione e di canonizzazione di don Giussani. Il 29 marzo 2014, allo scadere del mandato, la Diaconia rielegge don Carrón Presidente della Fraternità di CL per i prossimi sei anni. Don Carrón è professore di Teologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nel settembre 2015, ha scritto il libro La bellezza disarmata, edito da Rizzoli. Presentata l’esortazione apostolica postsinodale “Amoris Laetitia”. Papa Francesco: misericordia e integrazione per tutte le famiglie “Non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi del magistero”. Comincia con questa raccomandazione l’esortazione apostolica postsinodale “Amoris Laetitia” – firmata il 19 marzo ma resa pubblica l’8 aprile – indirizzata dal Papa “ai vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, alle persone consacrate, agli sposi cristiani e a tutti i fedeli laici sull’amore nella famiglia”. “Nella Chiesa è necessaria una unità di dottrina e di prassi, ma ciò non impedisce che esistano diversi modi di interpretare alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da essa derivano”, precisa il Papa nel documento – 325 paragrafi articolati in nove capitoli – in cui definisce “un prezioso poliedro”, che va conservato, il contributo offerto dai padri sinodali nei due anni di cammino del Sinodo. E proprio le due “Relatio Synodi” del 2014 e del 2015, insieme alle 28 catechesi del mercoledì nel periodo intersinodale, sono i testi maggiormente citati da Francesco, insieme agli interventi dei suoi predecessori – san Giovanni Paolo VI, Paolo VI e Benedetto XVI – in testi basilari per la pastorale familiare come la “Familiaris consortio” e l’“Humane vitae”. Già nei sette paragrafi introduttivi, il Papa sgombra il campo da aspettative incongrue: “I dibattiti che si trovano nei mezzi di comunicazione o nelle pubblicazioni e perfino tra i ministri della Ciesa vanno da un desiderio sfrenato di cambiare tutto senza sufficiente riflessione o fondamento, all’atteggiamento che pretende di risolvere tutto applicando normative generali e traendo conclusioni eccessive da alcune riflessioni teologiche”. Nell’Anno del Giubileo, l’“Amoris Laetitia” vuole essere “una proposta per le famiglie cristiane, che le stimoli a stimare i doni del matrimonio e della famiglia, e a mantenere un amore forte e pieno di valori quali la generosità, l’impegno, la fedeltà e la pazienza”, in modo da “incoraggiare tutti ad essere segni di misericordia e di vicinanza lì dove la vita familiare non si realizza perfettamente o non si svolge con pace e gioia”. “Tenere i piedi per terra”, lo spirito del documento, in cui in cui si ricordano “alcuni elementi essenziali dell’insegnamento della Chiesa circa il matrimonio e la famiglia” e si indicano “alcune vie pastorali” per “costruire famiglie solide e feconde secondo il piano di Dio”. Al centro, “un invito alla misericordia e al discernimento pastorale davanti a situazioni che non rispondono pienamente a quello che il Signore ci propone”. “Prendersi cura delle famiglia”, l’orientamento di fondo, perché le famiglie “non sono un problema, sono principalmente un’opportunità”. Il testo integrale dell’esortazione apostolica I verbi chiave «Accompagnare, discernere e integrare» sono i tre verbi-chiave dell’Amoris Laetitiae riferite alla «fragilità» delle famiglie, cui è dedicato l’ottavo capitolo, in cui si parla del «lavoro» della Chiesa, che «assomiglia a quello di un ospedale da campo» e la cui «logica» è quella della «misericordia pastorale». «La strada della Chiesa, dal Concilio di Gerusalemme in poi, è sempre quella di Gesù: della misericordia e dell’integrazione. La strada della Chiesa è quella di non condannare eternamente nessuno; di effondere la misericordia di Dio a tutte le persone che la chiedono con cuore sincero». Per il Papa, dunque, «sono da evitare giudizi che non tengono conto della complessità delle diverse situazioni, ed è necessario essere attenti al modo in cui le persone vivono e soffrono a motivo della loro condizione». In sintesi, la ricetta dell’Amoris Laetitia è di «integrare tutti», «aiutare ciascuno a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale, perché si senta oggetto di una misericordia immeritata, incondizionata e gratuita»: «Nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo», ammonisce Francesco, che subito dopo precisa: «Non mi riferisco solo ai divorziati che vivono una nuova unione, ma a tutti, in qualunque situazione si trovino». «Accompagnare con attenzione e premura i suoi figli più fragili, segnati dall’amore ferito e smarrito, ridonando fiducia e speranza, come la luce del faro di un porto o di una fiaccola portata in mezzo alla gente per illuminare coloro che hanno smarrito la rotta o si trovano in mezzo alla tempesta», il primo imperativo. Il punto di partenza è la consapevolezza che «il matrimonio cristiano, riflesso dell’unione tra Cristo e la sua Chiesa, si realizza pienamente nell’unione tra un uomo e una donna, che si donano reciprocamente in un amore esclusivo e nella libera fedeltà, si appartengono fino alla morte e si aprono alla trasmissione della vita, consacrati dal sacramento che conferisce loro la grazia per costituirsi come Chiesa domestica e fermento di vita nuova per la società». «Altre forme di unione – puntualizza il Papa – contraddicono radicalmente questo ideale, mentre alcune lo realizzano almeno in modo parziale e analogo». «Gradualità» e «discernimento» per matrimoni civili e convivenze Per le situazioni difficili, complesse e «irregolari» delle famiglie la legge da seguire è quella della «gradualità», già sancita da San Giovanni Paolo II 35 anni fa, nella Familiaris Consortio. Lo spiega il Papa nell’Amoris Laetitia, ricordando che la «legge della gradualità» consiste nella consapevolezza che l’essere umano «conosce, ama e realizza il bene morale secondo tappe di crescita». L’esempio citato dai padri sinodali e fatto proprio da Francesco è quello del matrimonio civile o della «semplice convivenza», in cui, «quando l’unione raggiunge una notevole stabilità attraverso un vincolo pubblico, è connotata da affetto profondo, da responsabilità nei confronti della prole, da capacità di superare le prove, può essere vista come un’occasione da accompagnare nello sviluppo verso il sacramento del matrimonio». Ai pastori, quindi, «compete non solo la promozione del matrimonio cristiano, ma anche il discernimento pastorale delle situazioni di tanti che non vivono più questa realtà», per «entrare in dialogo pastorale con tali persone al fine di evidenziare gli elementi della loro vita che possono condurre a una maggiore apertura al Vangelo del matrimonio nella sua pienezza» e «identificare elementi che possono favorire l’evangelizzazione e la crescita umana e spirituale». Accogliere e accompagnare «con pazienza e delicatezza», il consiglio del Papa in queste situazioni, sulla scorta dello stile adottato da Gesù con la samaritana. Divorziati risposati «più integrati in diversi servizi ecclesiali», valutare caso per caso «I divorziati che vivono una nuova unione possono trovarsi in situazioni molto diverse, che non devono essere catalogate o rinchiuse in affermazioni troppo rigide senza lasciare spazio a un adeguato discernimento personale e pastorale». Nell’Amoris Laetitia si esorta a valutare caso per caso. «Una cosa – precisa Francesco – è una seconda unione consolidata nel tempo, con nuovi figli, con provata fedeltà, dedizione generosa, impego cristiano, consapevolezza dell’irregolarità della propria situazione e grande difficoltà a tornare indietro senza sentire in coscienza che si cadrebbe in nuove colpe», o il caso di «quanti hanno fatto grandi sforzi per salvare il primo matrimonio e hanno subito un abbandono ingiusto» o quello di «coloro che hanno contratto una seconda unione in vista dell’eduzione dei figli, e talvolta sono soggettivamente certi in coscienza che il precedente matrimonio, irreparabilmente distrutto, non era mai stato valido». Altra cosa, invece, «è una nuova unione che viene da un recente divorzio, con tutte le conseguenze di sofferenza e di confusione che colpiscono i figli e famiglie intere, o la situazione di qualcuno che ripetutamente ha mancato ai suoi impegni familiari». «Dev’essere chiaro che questo non è l’ideale che il Vangelo propone per il matrimonio e la famiglia», ammonisce Francesco, che mette in guardia i pastori da «semplici ricette». I divorziati risposati, in particolare, «devono essere più integrati nelle comunità cristiane nei diversi modi possibili, evitando ogni occasione di scandalo». È la «logica dell’integrazione», per il Papa, «la chiave del loro accompagnamento pastorale»: «Sono battezzati, sono fratelli e sorelle», «non devono sentirsi scomunicati», e la loro partecipazione «può esprimersi in diversi servizi ecclesiali», attraverso la capacità di «discernere quali delle diverse forme di esclusione attualmente praticate in ambito liturgico, pastorale, educativo e istituzionale possano essere superate». «Se si tiene conto dell’innumerevole varietà di situazioni concrete – l’affermazione di sintesi del Papa sull’impostazione di fondo di Amoris Laetitia – è comprensibile che non ci si dovesse aspettare dal Sinodo o da questa Esortazione una nuova normativa generale di tipo canonico, applicabile a tutti i casi». «In certi casi» possibile «l’aiuto dei sacramenti» «Credendo che tutto sia bianco e nero, a volte chiudiamo la via della grazia e della crescita e scoraggiamo percorsi di santificazione che danno gloria a Dio». È l’ammonimento contenuto nell’Amoris Laetitia, in cui non si nomina mai esplicitamente il tema dell’accesso alla comunione per i divorziati risposati, ma – in una nota dell’ottavo capitolo -, a proposito dell’«aiuto della Chiesa», si fa presente che «in certi casi, potrebbe essere anche l’aiuto dei sacramenti». «È possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato – che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno – si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa», si legge al numero 305 del documento, in cui s’invitano i pastori al «discernimento pratico» caso per caso. «Un pastore non può sentirsi soddisfatto solo applicando leggi morali a coloro che vivono in situazioni irregolari, come se fossero pietre che si lanciano contro la vita delle persone», il monito del Papa: «È il caso dei cuori chiusi, che spesso si nascondono perfino dietro gli insegnamenti della Chiesa per sedersi sulla cattedra di Mosè e giudicare, qualche volta con superiorità e superficialità, i casi difficili e le famiglie ferite». Di qui la necessità di riflettere «su condizionamenti e circostanze attenuanti», e sul rapporto tra «le norme e il discernimento». «Un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà», la raccomandazione pastorale di Francesco sulla scorta dell’Evangelii gaudium. Sforzo per «consolidare matrimoni e prevenire rotture» «Comprendere le situazioni eccezionali non implica mai nascondere la luce dell’ideale pieno, né proporre meno di quanto Gesù offre all’essere umano. Oggi, più importante di una pastorale dei fallimenti è lo sforzo pastorale per consolidare i matrimoni e così prevenire le rotture». Ne è convinto il Papa, che nell’ultima sezione dell’ottavo capitolo dell’Amoris Laetitia spiega in questi termini la «logica della misericordia pastorale», che consiste nell’«assumere la logica della compassione verso le persone fragili» e nell’«evitare persecuzioni o giudizi troppo duri e impazienti», usando la «forza della tenerezza» per mettere in pratica ciò che il Vangelo stesso ci richiede: «Non giudicare e non condannare». Gesù, è il «Pastore di cento pecore, non di novantanove», e «le vuole tutte»: «La misericordia non è solo l’agire del padre, ma diventa il criterio per capire chi sono i suoi veri figli», e la Chiesa «non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa». No, allora, a una «morale fredda da scrivania», sì al «discernimento pastorale carico di amore misericordioso, che si dispone sempre a comprendere, a perdonare, ad accompagnare, a sperare, e soprattutto a integrare». Nasce da qui l’invito finale dell’ottavo capitolo, in cui Francesco esorta i fedeli «che stanno vivendo situazioni complesse ad accostarsi con fiducia a un colloquio con i loro pastori e con laici che vivono dediti al Signore. Non sempre troveranno in essi una conferma delle proprie idee e dei propri desideri, ma sicuramente riceveranno una luce che permetterà loro di comprendere meglio quello che sta succedendo e potranno scoprire un cammino di maturazione personale». Ai pastori, l’invito del Papa è «ad ascoltare con affetto e serenità, con il desiderio sincero di entrare nel cuore del dramma delle persone e di comprendere il loro punto di vista, per aiutarle a vivere meglio e a riconoscere il loro posto nella Chiesa». Abuso sessuale sui bambini «ancora più scandaloso nelle istituzioni cristiane» «Lo sfruttamento sessuale dell’infanzia costituisce una delle realtà più scandalose e perverse della società attuale». Lo ribadisce il Papa, nel secondo capitolo dell’Amoris Laetitia, dedicato all’analisi della situazione delle famiglie. Nell’esortazione, Francesco cita prima i «molti bambini che nascono fuori dal matrimonio» e poi fa notare che «anche le società attraversate dalla violenza a causa della guerra, del terrorismo o della presenza della criminalità organizzata, vedono situazioni familiari deteriorate e soprattutto nelle grandi metropoli e nelle loro periferie cresce il cosiddetto fenomeno dei bambini di strada». «L’abuso sessuale dei bambini – la denuncia del Papa – diventa ancora più scandaloso quando avviene in luoghi dove essi devono essere protetti, particolarmente nelle famiglie, nelle scuole e nelle comunità e istituzioni cristiane». Distinguere tra «mobilità umana» e «migrazioni forzate» Un invito a distinguere tra «mobilità umana» e «migrazioni forzate» nel secondo capitolo di Amoris Laetitia, in cui ricorda che l’ultimo Sinodo sulla famiglia «ha dato una grande importanza» alla tematica delle migrazioni, campo in cui la Chiesa «ha esercitato un ruolo di primo piano». «La mobilità umana – precisa Francesco – corrisponde al naturale movimento storico dei popoli, può rivelarsi un’autentica ricchezza tanto per la famiglia che emigra quanto per il Paese che la accoglie». Altra cosa, invece «è la migrazione forzata delle famiglie, frutto di situazioni di guerra, di persecuzione, di povertà, di ingiustizia, segnata dalle peripezie di un viaggio che mette spesso in pericolo la vita, traumatizza le persone e destabilizza le famiglie». «L’accompagnamento dei migranti esige una pastorale specifica rivolta alle famiglie in migrazione, ma anche ai membri dei nuclei familiari rimasti nei luoghi d’origine», raccomanda Francesco: «Ciò deve essere attuato nel rispetto delle loro culture, della formazione religiosa e umana da cui provengono, della ricchezza spirituale dei loro riti e tradizioni». «Le migrazioni appaiono particolarmente drammatiche e devastanti per le famiglie e per gli individui quando hanno luogo al di fuori della legalità e sono sostenuti da circuiti internazionali di tratta degli esseri umani», la denuncia del Papa, secondo il quale «lo stesso può dirsi quando riguardano donne e bambini non accompagnati, costretti a soggiorni prolungati nei luoghi di passaggio, nei campi profughi, dove è impossibile avviare un percorso di integrazioni». Senza contare la prostituzione o il traffico di organi, e le persecuzioni dei cristiani, specialmente in Medio Oriente. No a ideologia del gender, utero in affitto e violenza sulle donne L’ideologia del gender, che «nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e dona», prospetta «una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia». A lanciare il grido d’allarme è il Papa, che tra le sfide alla famiglia passate in rassegna nel secondo capitolo dell’Amoris Laetitia cita anche l’eutanasia e il suicidio assistito, definite «gravi minacce per le famiglie in tutto il mondo». C’è poi il dramma delle «famiglie schiacciate dalla miseria, penalizzate in tanti modi», prive della casa, di un lavoro o minacciate anche dalla «decostruzione giuridica» della famiglia, che tenta di minare il primato della famiglia come «società naturale fondata sul matrimonio», che «giova alla società». Tra i «costumi inaccettabili», Francesco menziona «la vergognosa violenza che a volte si usa nei confronti delle donne, i maltrattamenti familiari e varie forme di schiavitù che non costituiscono una dimostrazione di forza mascolina bensì un codardo degrado». «La violenza verbale, fisica e sessuale che si esercita contro le donne in alcune coppie di sposi contraddice la natura stessa dell’unione coniugale», denuncia il Papa, che cita la «grave mutilazione genitale della donna in alcune culture, ma anche la disuguaglianza dell’accesso ai posti di lavoro dignitosi e ai luoghi in cui si prendono le decisioni». Da stigmatizzare, inoltre la pratica dell’«utero in affitto», la «strumentalizzazione e mercificazione del corpo femminile nell’attuale cultura mediatica», ma anche la posizione di «chi ritiene che molti problemi attuali si sono verificati a partire all’emancipazione della donna». «Questo argomento non è valido, è una falsità, non è vero», tuona Francesco: «È una forma di maschilismo». Sulle questioni bioetiche e morali, l’indicazione di Francesco, «siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle». «Il divorzio è un male», «aiutare a sanare le ferite» «Il divorzio è un male, ed è molto preoccupante la crescita del numero dei divorzi». A ribadirlo è il Papa, che nel capitolo sesto dell’Amoris Laetitia afferma che «il nostro compito pastorale più importante riguardo alle famiglie, è rafforzare l’amore e aiutare a sanare le ferite, in modo che possiamo prevenire l’estendersi di questo dramma della nostra epoca». Tra le «situazioni complesse», Francesco cita i matrimoni tra cattolici e altri battezzati, che presentano «numerosi elementi che è bene valorizzare e sviluppare», i matrimoni misti e quelli con disparità di culto, «luogo privilegiato di dialogo interreligioso» e oggetto di «una cura pastorale differenziata secondo i diversi contesti sociali e culturali». Educare i figli senza «ossessione del controllo», «sì all’educazione sessuale» Imparare a educare i figli senza l’«ossessione del controllo». È uno dei consigli del Papa ai genitori, contenuto nel capitolo settimo dell’Amoris Laetitia, dedicato a questo tema. «Generare processi più che dominare spazi», lo slogan di Francesco: «Se un genitore è ossessionato di sapere dove si trova suo figlio e controllare tutti i suoi movimenti, cercherà solo di dominare il suo spazio. In questo modo non lo educherà, non lo rafforzerà, non lo preparerà ad affrontare le sfide». «Sì all’educazione sessuale», il titolo di un paragrafo, in cui il Papa propone un esame di coscienza: «Dovremmo domandarci se le nostre istituzioni educative hanno assunto questa sfida. È difficile pensare l’educazione sessuale in un’epoca in cui si tende a banalizzare e impoverire la sessualità. Si potrebbe intenderla solo nel quadro di una educazione all’amore, alla reciproca donazione». Al via il 10 aprile le Missioni popolari del Cammino Neocatecumenale: oltre a Cremona appuntamento anche a Cassano Tornano anche quest’anno, nel tempo di Pasqua, le “Missioni popolari” promosse dalle Comunità neocatecumenali cremonesi. Si inizia nel pomeriggio del 10 aprile per proseguire nelle successive quattro domeniche, sino all’8 maggio. Con una novità: oltre alla città di Cremona la Missione coinvolgerà anche a Cassano d’Adda (in provincia di Milano, ma in diocesi di Cremona) dove è è presente una comunità neocatecumenale. Per il quarto anno consecutivo il gruppo Neocatecumenale presente in diocesi vuole rispondere in modo concreto all’invito di Papa Francesco a “uscire” per andare nelle periferie esistenziali, portando la Buona Notizia al di là dei luoghi frequentati abitualmente. I cinque appuntamenti di evangelizzazione saranno caratterizzati come negli anni scorsi da momenti di canto e ballo, secondo il caratteristico stile del Cammino fondato da Kiko Arguello, per lasciar spazio quindi alla preghiera con la catechesi fatta di ascolto della Parola e testimonianze. A Cremona l’appuntamento sarà la domenica pomeriggio, dalle 17 alle 18, presso la Loggia dei Militi, in piazza del Comune, e vedrà coinvolte le 11 comunità neocatecumenali di S. IlarioS.Agata, che daranno man forte anche al gruppo di Cassano, dove le missioni avranno luogo in contemporanea. “Cristo è vivo e ti ama” è lo slogan scelto per l’edizione 2016 di questa grande missione nelle piazze promossa nel contesto dell’Anno della Misericordia. Sarà l’occasione per invitare tutti alle catechesi che, dal 9 maggio, proseguiranno con cadenza bisettimanale, il lunedì e il giovedì, alle 21 nel salone-teatro di S. Agata. Missione2016 Il Cammino Neocatecumenale Il Cammino Neocatecumenale è un itinerario di iniziazione cristiana di educazione permanente alla fede; un’esperienza in cui giovani e adulti sono accompagnati alla riscoperta della ricchezza del Battesimo. Il Cammino, diffuso in oltre cento nazioni con migliaia di comunità, in diocesi di Cremona è presente da oltre 20 anni e attualmente conta 11 comunità nella parrocchia cittadina di S. Ilario, una a Cicognara (frazione di Viadana – MN) e una nella parrocchia di S. Zeno a Cassano d’Adda (MI). La consegna della veste bianca alla terza comunità di S. Ilario (21 marzo 2016) On-line e off-line: due diversi mondi da abitare per vivere esperienze importanti Lo si chiama mondo “virtuale”, eppure si possono vivere esperienze e relazioni importanti, proprio come in quello che si definisce “mondo reale”. È con questa consapevolezza che il prof. Piermarco Aroldi, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi, Media e culture dell’infanzia e Teorie e tecniche dei nuovi media presso l’Università Cattolica di Milano, nel pomeriggio di sabato 10 ottobre è intervenuto al Centro pastorale diocesano di Cremona al convegno “Generazione 3.0: sempre connessi. Tecnologia e rapporti umani nell’era di Facebook” che ha aperto l’annuale corso di formazione, promosso dall’Ufficio diocesano per la pastorale scolastica insieme alle associazioni di categoria, per insegnanti, educatori e genitori. Quello che adulti e ragazzi abitano nella rete, secondo il docente della Cattolica, è un mondo “on-line”, che non risulta affatto contrapposto e separato da quello “off-line”. Brochure del corso Contributi audio (mp3): saluto di don Anselmi introduzione della maestra Vezzosi saluto dell’assessore Ruggeri presentazione della prof. Tinelli relazione del prof. Aroldi – slide (.pdf) risposte del prof. Aroldi conclusione della maestra Vezzosi L’intenso pomeriggio di approfondimento è stato una iniezione di fiducia sull’uso delle nuove tecnologie: un vero e proprio mondo che debitamente conosciuto e abitato da veri cittadini, può rappresentare una significativa risorsa da affrontare. Ad apertura del convegno il saluto di don Claudio Anselmi, responsabile dell’Ufficio diocesano per la Pastorale scolastica, seguito da quello dell’assessore alle Politiche educative del Comune di Cremona, il vicesindaco Maura Ruggeri. I lavori, moderati dalla maestra Disma Vezzosi, hanno proso spunto anche dal trailer del film “The Social Network”, la storia biografica della nascita di Facebook, prima che la professoressa Luisa Tinelli introducesse il relatore e l’argomento del corso di quest’anno. La parola è quindi passata al prof. Aroldi che si è anzitutto soffermato sull’equivoco lessicale di “virtuale”. E per farlo è partito dalla lettera pastorale del 1991 del card. Martini che profeticamente esprimeva la percezione di essere immersi in un ecosistema nel quale i media sono una forma dell’esperienza. Da qui alla Mediapolis di Roger Silverstone per arrivare a dire che, pur con qualità differenti, anche nelle rete si fanno esperienze. Quindi la scelta di abbandonare il fuorviante “virtuale” (inteso come irreale) per il termine “on-line”, visto in continuità e non in contrapposizione con “off-line” (il mondo comunemente detto “reale”). Proprio sulla difficoltà di tracciare un confine tra questi due mondi si aprono molte questioni. Perché, nonostante alcuni rischi, anche l’esperienza on-line ha una rilevanza per la formazione dei ragazzi, rappresentando un ambito prezioso in cui essi giocano i loro compiti di sviluppo fondamentali e di relazione con gli altri. Dunque internet come luogo antropologico reale, e non virtuale, dove intessere relazioni e coltivare interessi, dove reperire informazioni ed esprimere la propria opinione. L’on-line, dunque, come secondo ambito di esperienza accanto all’off-line: due mondi dove la propria immagine non dipende solo da se stessi. Il prof. Aroldi si è quindi soffermato su alcuni dei condizionamenti dell’on-line: il fatto che non vi siano piattaforme neutre (ma che condizionano i percorsi di costruzione dell’identità e l’ingresso in relazione con gli altri); il fatto che la rete rafforzi legami deboli, ma non quelli forti (se non tra pari). E ancora: il collasso dei contesti (che rende essenziale le competenza d’uso e la visibilità reciproca. In particolare l’attenzione è andata a Facebook, un vero e proprio luogo di controllo reciproco e sociale dove, ad essere attenti, si potrebbero intercettare bisogni e conflittualità. L’immagine è quella del “salotto” di altri tempi, dove ciò che conta più del contenuto è mantenere la conversazione, cioè lo stare insieme. Per questo il linguaggio è ben codificato: deve essere brillante e leggero, di tipo paritario, personale ma non intimo, apparire spontanea ed essere accomodante al limite del conformismo. Eppure in grado, nello stesso tempo, di mettere in gioco meccanismi di riflessività, che gli adulti hanno poi il compito di far diventare davvero occasioni di riflessione. Tra i limiti anche l’omofilia dei network, che rischia di chiudere all’interno di chi la pensa come noi. Senza dimenticare la questione dei tempi: bisogna sempre essere on-line per non perdere l’occasione giusta di inserirsi nelle relazioni, altrimenti – ha detto come esempio il prof. Aroldi – sarebbe come andare al bar quando gli amici se ne sono già andati tutti. Dopo aver guardato alle contaminazione dell’on-line, l’attenzione si è focalizzata anche su alcuni limiti oggettivi di questo mezzo. Temi caldi quali cyberbullismo, sexting e dipendenza, ma nella consapevolezza che si tratta di fenomeni che, già presenti nell’off-line, arrivano a contagiare anche l’on-line. Un articolato e variegato excursus, analizzato dal punto di vista sociologico, che non ha tralasciato di analizzare le modalità di vivere l’on-line: sempre più da smartphone che non da desktop, soprattutto in casa e principalmente nella camera da letto. L’età del primo cellulare dagli 11/13 anni è scesa tra gli 8/9 anni con i ragazzi tra i 13 e 15 anni che quasi nella totalità frequentano i social, mentre è la generazione dei 30/40enni la più presente su Facebbok. Non è mancato il tempo per le domande, con qualche preoccupazione dei genitori sul controllo e la sicurezza, e un po’ di serenità negli insegnanti al sapere che la scuola è il luogo dove meno si è on-line. Meno distrazioni e più sicurezza nelle verifiche, ma certo un mondo che ancora una volta risulta un po’ lontano dalla vita concreta dei ragazzi. Eppure spesso sono proprio gli inseganti a cui viene chiesta l’amicizia, e non ai genitori: altri problemi, di opportunità e di privacy che si intrecciano, insieme al controllo e all’accompagnamento. La vera sfida di essere on-line, che forse non è poi così facile che abitare il mondo off-line. L’immagine conclusiva proposta dal prof. Aroldi è stata quella del bambino che impara ad andare in bicicletta, accompagnato dal genitore nelle prime falcate senza rotelle, poi osservato da lontano mentre svolta l’angolo per fare il giro del quartiere; un percorso che proseguirà negli anni non senza cadute, che provocano qualche botta ma aiutano a imparare a essere più responsabili e dunque più sicuri. È quello che genitori, educatori e insegnanti devono fare nei confronti delle giovani tecnologie. generazioni anche rispetto alle nuove Prossimo appuntamento nel pomeriggio di venerdì 19 febbraio sul tema “Educazione alle emozioni: il nuovo alfabeto giovanile” con il prof. Giuseppe Mari, docente ordinario di Pedagogia generale all’Università Cattolica di Milano e membro del Comitato direttivo del Centro studi e ricerche sul disagio e sulle povertà educative. La conclusione del percorso venerdì 8 aprile con il prof. Cesare Rivoltella, docente ordinario di Tecnologie dell’istruzione e dell’apprendimento dell’Università Cattolica di Milano. Rivoltella, che ha fondato e dirige il CREMIT (Centro di ricerca per l’educazione ai media, all’informazione e alla tecnologia), si soffermerà sul “Progetto Image.me” per le scuole, mentre i rappresentanti delle associazioni professionali illustreranno “Progetti ed esperienze in atto”, con particolare riguardo alla realtà scolastica locale. “Dalla parte degli alunni”: venerdì la conclusione del corso per insegnanti, genitori, educatori Ultimo appuntamento del corso di formazione promosso dall’Ufficio diocesano per la Pastorale scolastica nel pomeriggio di venerdì 8 aprile (ore 17) presso il Centro pastorale diocesano di Cremona. un incontro di condivisione delle buone pratiche che vedrà intervenire il prof. Cesare Rivoltella, docente ordinario di Tecnologie dell’istruzione e dell’apprendimento dell’Università Cattolica di Milano, e i rappresentanti delle diverse associazioni professionali. “Dalla parte degli alunni” è lo slogan scelto per l’edizione 2015/2016 del tradizionale percorso formativo promosso dall’Ufficio diocesano per la Pastorale scolastica, diretto da don Claudio Anselmi, in sinergia con le associazioni professionali cattoliche accreditate presso il Ministero dell’Istruzione. L’obiettivo degli incontri – come precisa il sottotitolo “Per una scuola di incontri e ambienti umanizzanti nell’era di facebook … suggestioni culturali … per insegnanti, genitori, educatori” – è mettere in luce il rapporto fra tecnologie e giovani generazioni, aiutando a comprendere la realtà relazionale-emotiva dei ragazzi “sempre connessi” e a ripensare l’educazione all’affettività come terreno privilegiato per un nuovo umanesimo, incentrato sul valore della persona e sull’etica delle relazioni. Dopo l’incontro introduttivo del 10 ottobre scorso, con la relazione del prof. Piermarco Aroldi su “on-line off-line”, il percorso formativo rivolto a docenti, educatori e genitori era proseguito il 19 febbraio guardando alla “Educazione alle emozioni: il nuovo alfabeto giovanile. Riconoscere, accogliere, orientare le emozioni a scuola” con l’intervento del prof. Giuseppe Mari, ordinario di Pedagogia generale all’Università Cattolica di Milano e membro del Comitato direttivo del “Centro studi e ricerche sul disagio e sulle povertà educative”. A chiudere il ciclo formativo sarà quindi il prof. Rivoltella, che ha fondato e dirige il CREMIT (Centro di ricerca per l’educazione ai media, all’informazione e alla tecnologia). Il docente si soffermerà sul “Progetto Image.me” per le scuole, mentre i rappresentanti delle associazioni professionali illustreranno “Progetti ed esperienze in atto”, con particolare riguardo alla realtà scolastica locale. L’incontro dell’8 aprile è aperto a tutti, con possibilità di attestazione di frequenza. Ulteriori informazioni contattando l’Ufficio diocesano per la Pastorale scolastica (tel. 0372-495011 – e-mail [email protected]). Brochure del corso I precedenti incontri: 10 maggio 2015: prof. Piermarco Aroldi 19 febbraio 2016: prof. Giuseppe Mari “Dalla parte degli alunni”, concluso il corso formativo per docenti, genitori ed educatori con la presentazione di alcune “buone pratiche” Pomeriggio di condivisione delle “buone pratiche” venerdì 8 aprile presso il Centro pastorale diocesano di Cremona a conclusione del corso di formazione promosso dall’Ufficio diocesano per la Pastorale scolastica in sinergia con le diverse associazioni professionali. Sotto la lente tre esperienze, attuate sul territorio e non solo, per aiutare i ragazzi ad approfondire e prendere consapevolezza del mondo digitale, del proprio corpo e del tema della legalità. L’incontro è stato introdotto dalla professoressa Luisa Tinelli, che ha brevemente ricordato lo sviluppo del percorso di aggiornamento e formazione per docenti, genitori ed educatori di quest’anno, dal titolo “Dalla parte degli alunni. Per una scuola di incontri e ambienti umanizzati nell’era di Facebook”. Introduzione della prof. Tinelli Ad illustrare il progetto #ImageME è stata la professoressa Simona Ferrari, collaboratrice del prof. Rivoltella, fondatore e responsabile del Cremit (Centro di ricerca per l’educazione ai media, all’informazione e alla tecnologia). Una relazione, la sua, introdotta con il video realizzato dai rapper Eell Shous per il progetto #ImageME mettendo a frutto proprio i contributi dei ragazzi coinvolti in questo studio. Un progetto portato avanti con il metodo della cosiddetta peer&media education, dunque con linguaggi tipicamente giovanili e una costruzione di tipo partecipata. Coinvolti circa 900 studenti delle superiori di Monza-Brianza. In particolare sono stati gli studenti di Quarta a diventare “docenti” dei propri compagni di istituto più giovani. Una scelta che ha permesso di superare veri e propri silenzi su tematiche difficilmente affrontabili nel rapporto ragazziadulti. Obiettivo rendere consapevoli della “reputazione digitale” di ciascuno, spesso minata da errori che, pur compiuti solo una volta, finiscono per aumentare all’infinito riprodotti nella rete. Una prevenzione di tipo educativa, ma anche legale ed emotiva, che non ha riguardato solo le scuole, ma ha visto approdare il progetto anche nei luoghi notturni del divertimento. Sempre con la simpatica mascotte “Ops”, un grande occhio con gambe e braccia, presente in sala per l’occasione. Primo intervento della prof. Ferrari Processi che sono poi stati approfonditi ulteriormente dal prof. Andrea Veronelli, presidente di Industriascenica, che ha aiutato i ragazzi nella realizzazione di alcuni video, utilizzando in particolare la cultura Hip Hop. Una esperienza che ha trasformato il classico teatro sociale in video sociale. Tutto all’insegna dello slogan “Respect your cyber self” Intervento del prof. Veronelli Il sito internet www.imageme.it Secondo intervento della prof. Ferrari La parola è passata quindi alla professoressa Maria Elena Ogliar Badessi, docente di francese presso l’istituto comprensivo di Monticelli d’Ongina, che ha presentato TeenStar, un progetto nato negli anni ‘80 per l’educazione alla sessualità e all’affettività. Tra gli obiettivi di questo progetto, che guarda all’individuo a 360 gradi, l’obiettivo di fornire uno sguardo maturo sulla sessualità, scoprire il linguaggio corpo, prendere consapevolezza della diversità sessuale nei sentimenti, nelle scelte e nelle azioni, promuovere una comprensione reciproca e aiutare a comprendere e avere stima di sé. TeenStar, che è entrato a pieno nel Piano dell’offerta formativa della scuola della prof. Ogliar Badessi, utilizza il metodo induttivo, cercando di suscitare domande a cui poi dare risposta. Intervento della prof. Ogliar Badessi Il terzo progetto presentato è stato quello messo in campo al Liceo “Sofonisba Anguissola” guardando alle “Mafie del Nord”. L’introduzione è stata affidata alla professoressa Marilù Ghizzoni, che ha poi lasciato la parola alla collega Florisa Piazzi. Un progetto pensato in un sistema integrato di reti tra enti locali e scuole. 280 gli studenti coinvolti, di scuole di diversi gradi e ordini della città, che hanno avuto come tutor i ragazzi dell’Anguissola. Laboratori differenziati in base alle età che hanno condotto a un evento pubblico conclusivo. Anche in questo caso è stato utilizzato il metodo della peereducation. Dopo una prima fase formativa/informativa, che ha visto intervenire come esperto il referente provinciale di Libera, è stato il tempo di approfondire le emozioni con giochi di ruolo, passando poi a veri e propri laboratori con meta l’evento finale. Una illustrazione supportata anche da alcuni filmati delle diverse fasi del progetto. Intervento della prof. Ghizzoni Intervento della prof. Piazzi Ha fatto seguito un momento di dibattito, nel quale sono state evidenziate anche alcune criticità, in particolare rispetto a relazioni sempre meno “reali” e alla responsabilità educativa degli adulti. Dopo le risposte dei relatori non è mancato neppure l’intervento di don Claudio Anselmi, responsabile dell’Ufficio diocesano per la Pastorale scolastica. Risposta al dibattito della prof. Ferrari Risposta al dibattito della prof. Ogliar Badessi Risposta al dibattito della prof. Piazzi Intervento di don Anselmi Photogallery dell’incontro Brochure del corso I precedenti incontri: 10 maggio 2015: prof. Piermarco Aroldi 19 febbraio 2016: prof. Giuseppe Mari Riforma delle Soprintendenze, per il territorio diocesano si passa a tre diverse competenze, a fronte delle attuali due Pubblichiamo una nota del responsabile dell’Ufficio diocesano per i Beni culturali ecclesiastici, mons. Achille Bonazzi, in merito alle riforme promosse dal Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo riguardo alle Soprintendenze e alle loro ricadute operative sugli interventi sul territorio diocesano. Il Ministro Dario Franceschini ha operato in poco più di un anno due significative riforme delle Soprintendenze: ne scaturiscono diversi elementi di novità che è bene siano portati a conoscenza dei Rev.di Parroci per le conseguenze che determinano sul piano operativo. Il DCPM 171/14 ha determinato la fusione delle Soprintendenze Storico–Artistiche con quelle Architettoniche: se attuata avrebbe semplificato l’iter per le autorizzazioni, soprattutto nel caso delle superfici decorate, non ponendosi più il problema se richiedere l’autorizzazione alla Soprintendenza per i Beni storico–artistici o a quella dei beni architettonici. Affermo “se attuata”, dato che la Soprintendenza di Mantova sarebbe dovuta scomparire. La realtà è risultata diversa nel concreto, poiché hanno continuato ad esistere entrambe le Soprintendenze. Il recente DM 44 del 23/01/16 col quale vengono riformate nel numero e nelle competenze le stesse Soprintendenze. Nella nostra Regione le Soprintendenze da 2 (Brescia e Milano) passano a 4 (Milano metropolitana, Milano periferia, Brescia e Mantova) ed acquistano competenze anche nel settore archeologico, venendo denominate “Soprintendenza Archeologica, belle arti e paesaggio”. Questo determina, nonostante le intenzioni e le affermazioni, un ulteriore grado di complessità anche per la nostra Diocesi. La realtà cremonese e mantovana faranno riferimento a Mantova; la zona bergamasca a Brescia; Cassano e dintorni a Milano periferia. Anche a motivo della diminuzione dei funzionari quest’ultima riforma determinerà ritardi che non sono imputabili all’Ufficio Diocesano, anche per ulteriori varianti nel settore delle competenze, alcune delle quali faranno di nuovo riferimento al Segretariato Regionale. Per tale prospettiva invito i Parroci che eventualmente stanno elaborando nuovi progetti a velocizzare la conclusione degli stessi così da non aver bisogno di frequentare le Soprintendenze nel periodo di passaggio (prossimi mesi di giugno e luglio). Sottolineo inoltre che l’ufficio diocesano, come detto, da due passa ad interferire con tre Soprintendenze. Ancora risulta più complesso fare riferimento a Mantova piuttosto che Brescia facilmente raggiungibile con l’autostrada. Auspico che questa nuova riforma possa determinare tempi più rapidi per l’ottenimento delle autorizzazioni, ma non ci spero molto. Grazie all'8xmille giunti in diocesi di Cremona oltre 1.500.000 euro destinati a carità, cultura e pastorale Nel 2015 dai fondi dell’8xmille sono giunti alla diocesi di Cremona 1.566.324,28 euro, cifra che come sempre è stata suddivisa tra esigenze di culto e pastorale e interventi caritativi. Si tratta di una somma importante per aiutare la Diocesi e le Parrocchie a fronteggiare le altissime spese sostenute ogni anno e che si aggirano sui 15 milioni di euro. Risulta evidente, dunque, che da solo lo stanziamento dell’8xmille, pur rappresentando una somma considerevole, risulta del tutto insufficiente a far fronte alle tante attività della Chiesa cremonese, garantite solo grazie alle generosità dei fedeli. Il contributo dell’8xmille del 2015 (relativo alle dichiarazione del 2012 per i redditi del 2011) a livello locale, così come nazionale, vede un incremento dei fondi a disposizione. Un aumento servito a implementare il capitolo relativo agli interventi caritativi. Nel 2012 alla Diocesi di Cremona era stata assegnata la cifra di 1.495.491,78 euro, passata a 1.507.787,78 euro nel 2013 e cresciuta a 1.532.868,91 euro l’anno successivo. Ulteriore crescita nel 2015 con una somma stanziata di 1.566.324,28 euro. Interventi caritativi (741.866,31 euro) Per quanto riguarda il sostegno agli interventi di solidarietà, tra i beneficiari vi è anzitutto la Caritas diocesana che ha ricevuto 350mila euro, cifra più alta rispetto all’anno precedente, così come leggermente maggiore è stata anche la cifra destinata alla Cooperativa Servizi per l’Accoglienza, che materialmente gestisce la Casa dell’Accoglienza di Cremona e le diverse opere segno della Caritas diocesana: più di 78.800 euro. Anche nel 2015 ben 15mila euro sono andati alla Casa dell’Accoglienza di Casalmaggiore e 20mila euro alle Cucine Benefiche gestite dalla San Vincenzo diocesana. In linea con i precedenti anni anche i contribuiti a sostegno delle famiglie e della vita nascente: 5mila euro sono giunti al Movimento per la Vita; 10mila euro invece sono stati assegnati rispettivamente al Centro di aiuto alla vita e ai consultori di Viadana, Cremona e Caravaggio, così come alla Casa Famiglia Sant’Omobono che accoglie ragazze in difficoltà. Altre erogazioni sono state indirizzate a enti e associazioni caritative: Fondazione Opera Pia Provvidenza (5mila euro), Focolare Grassi (2mila), Cappellania della Casa circondariale (5mila). 150.000 euro sono stati indirizzati all’Opera Pia Ritiro Sant’Angelo, mentre 36mila euro sono entrati nelle casse della Fondazione San Facio, che, legata alla Caritas, si occupa, tra le altre cose, del progetto del micro-credito, in collaborazione con la Banca Cremonese. Infine 20mila euro (rispetto ai 50mila del 2013) euro sono stati destinati al fondo caritativo per il clero bisognoso. Dati in linea con i precedenti anni. Da segnalare, però, anche 5mila euro che sono stati suddivisi tra altri enti e associazioni caritative del territorio. Interventi per culto e pastorale (824.457,97 euro) Rispetto alle attività pastorali la spesa più ingente riguarda lo stanziamento servito a coprire le spese di gestione della Curia diocesana e in modo particolare degli uffici pastorali con le loro molteplici attività sul territorio, attestato sui 282.500 euro, con un risparmio di quasi 8mila euro rispetto al 2014. Altri 30.000 euro sono stati assegnati al Centro pastorale diocesano, attivo con molteplici iniziative per la formazione permanente del laicato. Vi è poi il capitolo relativo all’assistenza del clero: 15mila euro sono serviti per far fronte alle necessità del clero ammalato e anziano; 35mila euro per il sostegno dei sacerdoti cremonesi “fidei donum”, cioè temporaneamente a servizio di diocesi all’estero che hanno scarsità di clero. Da registrare anche 1.936 euro come contributo alle spese del servizio diocesano per il sostegno economico alla Chiesa. Rilevante anche il contributo ai mezzi della comunicazione diocesani, anche in questo caso in linea con gli anni precedenti: 70mila euro per il settimanale diocesano “La Vita Cattolica” e 100mila euro per TeleRadio Cremona Cittanova, la cooperativa che gestisce l’emittente radiofonica RCN, il centro di produzione televisiva (che confeziona la rubrica settimanale “Giorno del Signore”) e il portale internet diocesano. Un importante capitolo riguarda invece i fondi destinati al restauro degli edifici di culto. La parte più consistente (complessivamente 100.000 euro) è stata indirizzata da un lato alla nuova chiesa dell’Immacolata Concezione nel quartiere Maristella e dall’altro al nuovo complesso parrocchiale di Malagnino. 20mila euro sono serviti, invece, per il restauro dei serramenti e delle finestre della chiesa monastica di S. Sigismondo, a Cremona. 15.000 euro sono poi andate rispettivamente alla parrocchia di Levata e Solarolo Rainerio: rispettivamente spesi per lavori di consolidamento strutturale della torre campanaria e il completamento del restauro della chiesa parrocchiale. 10 mila euro sono stati destinati poi alla parrocchia di Salina (Viadana) per il restauro e il risanamento delle coperture e delle facciate esterne della chiesa parrocchiale. Mentre 5mila euro sono giunti alla parrocchia di Cavatigozzi per il completamento dei lavori di restauro interno della chiesa parrocchiale. Ultimo capitolo di spesa quello della manutenzione straordinaria delle case canoniche, per le quali sono stati stanziati 125mila euro (a fronte dei 160 dell’anno precedente): 100mila euro per far fronte alle spese di ristrutturazione della casa canonica e dell’oratorio parrocchiale di Picenengo. 15mila euro a Casalbuttano (lavori di consolidamento statico della casa parrocchiale) e 10mila a Calvatone (lavori di sistemazione della casa parrocchiale). I cremonesi, scegliendo di destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica, possono contare su tante risorse che vanno a beneficio del proprio terriorio sia in campo caritativo, sia in quello culturale e non da ultimo pastorale. Scheda riassuntiva di tutti gli importi Dall’8xmille un contributo di 459mila euro per i beni culturali ecclesiastici cremonesi