incendi in comelico nel 1800
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incendi in comelico nel 1800
INCENDI IN COMELICO NEL 1800 dal manoscritto anonimo: "Narrazione storica degli avvenimenti politici del 1848 fino al 1853 e più oltre" " Il 2 settembre 1849 due fulmini scoppiarono qui in Candide, l'uno sotto le case dei fratelli Bais, l'altro nel tabiado Zambelli Gnocco, ma non vi accesero fuoco: il temporale fu quasi improvviso, e Candide poteva essere per la quarta volta incenerito. Il 10 settembre egualmente fu minacciato Candide: si appiccò fuoco accidentale nella travatura fracida di una casa e rimase questa incenerita insieme ad un'altra contigua; tutto il resto fu salvato. Nel giorno ed ora stessi il fulmine incenerì una casa in Villa Piccola di Auronzo; tutto il resto fu preservato dall'affluenza del popolo, essendo giorno di domenica. Ben maggiore fu l'orribile incendio di Padola. Avvenne questo il 22 ottobre 1843 a ore 10 antimeridiane, e in men di tre ore 140 focolari o case furono tutti consunti. Il danno venne calcolato a lire austriache 400.000. Ebbe origine il fuoco nella soffitta della casa Carbogno, sotto la Chiesa ad opera di ragazzi che accendevano fosfori (fiammiferi) presso lo strame. Appena sviluppato il fuoco, un vento gagliardo venne da settentrione e spinse le fiamme divoratrici in ogni direzione accendendo in un punto anche i caseggiati più lontani situati al cosiddetto Masarè. Basti dire che i tizzoni vennero spinti fino a Dosoledo, e si appiccò fuoco in un tabiado, che poi venne smorzato. Quasi mille persone giacquero senza tetto e senza alimento. I padolini furono prodigiosamente sovvenuti dalla pietà pubblica e privata. La questua pubblica produsse niente meno che 50.000 lire austriache, e la privata forse altrettanto. Cosicché con qualche depauperamento inevitabile dei propri boschi, a quest'ora in cui parliamo sono quasi completati i nuovi caseggiati costruiti tutti di muro, in bella forma, e grandiosi come quelli delle città. Questo incendio ricorda gli altri due avvenuti a Candide nel 1669 e nel 1705, per cui il paese si è impoverito al punto da non poter più risorgere in generale. In questi ultimi tempi gli incendi nel Comelico sono frequenti e ci fanno rabbrividire; due volte Costalissoio in gran parte, due volte Pelos d'oltre Piave, una volta quaranta caseggiati di Lozzo, senza contare vari altri piccoli incendi..." "La sera del 7 di agosto 1851 fu incenerito dal più tremendo e spaventoso fulmine il Villaggio di Casamazzagno, non essendovi rimasto che Villa di Sopra. Era appena notte che il fulmine colpi un fienile dei Gasperina Burnello contiguo ai fabbricati e caseggiati; a causa del loro affastellamento e essendo costruiti in legno fu vano ogni sforzo per arrestare l'Incendio generale. Il danno fu calcolato a mezzo milione di lire austriache. Tuttavia non vi perì alcun individuo. Così sarà ricostruito a guisa di Padola a tutto muro, ma a fronte dei sussidi parziali e generali dei Comuni, delle provincie e del Regno. La tremenda catastrofe lascierà profonde radici e tracce di povertà e di miseria non solo agli abitanti colpiti dal flagello, ma all'intero Comune già acerbamente ferito per l'incendio di Padola di cui si è detto precedentemente. Si raddoppia poi l'oppressione e l'abbattimento per l'aspetto funesto della stagione: sono 25 giorni (che oggi abbiamo il 30 settembre) che il cielo offuscato da dense nubi ci versa una continua pioggia, marcendo 1e messi sui campi, col fieno sul prati dopo che le biede sono state decimate dalla brina, ed è impedita e tolta la maturazione del sorgo nel Cadore." Casamazzagno Corografia del villaggio prima dell'incendio del 6 agosto 1851 con tratteggiata la disposizione dei nuovi fabbricati da ricostruire. L'INCENDIO DI CASAMAZZAGNO di Luca Zanderigo Rosolo "Il 6 agosto del 1851 un fulmine a ciel sereno fece tre diramazioni e provocò contemporaneamente un furioso incendio a Casamazzagno, a Costalissoio e a Lorenzago. Il paese allora si estendeva partendo dalle attuali case Gasperina Geroni su fin sotto al "Cunetòn" e Villa di Sopra. Le case costruite interamente in legno, si addossavano l'una sull'altra ed erano generalmente formate da due piani, con scale esterne ed ampi ballatoi che davano l'accesso alle camere da letto. Sotto a piano terra, le ampie ed affumicate cucine. Non esistevano infatti, camini per il fumo, ma solo una apertura sopra la porta. Ritornando all'incendio, esso si propagò con violenza di casa in casa, riducendo il paese in un terribile rogo. Restarono salve solo le poche case di Villa di Sopra perché leggermente isolate dal resto del paese. Non ci furono vittime. La quasi totalità della popolazione era in montagna per la fienagione ed al loro rientro trovarono un mucchio di macerie. Gli abitanti si stabilirono tutti nei fienili con grande spirito di adattamento. I nostri venerandi antenati avevano una grande fede, come le montagne; confidavano nella divina provvidenza, e poi uniti e solidali, senza i moderni mezzi, iniziarono la ricostruzione dell'attuale paese. Tutti, uomini, donne e bambini, dettero il loro contributo, con opere gratuite, per la messa in opera di legnami, massi e sabbia. Le funzioni religiose si officiavano nella chiesetta di San Leonardo e vi saliva a celebrare la Messa un anziano sacerdote su di un cavallo bianco. Per la scuola, le lezioni si tenevano in una stua per la classe I°, II° e III°, precisamente sopra la casa dei Betta; insegnava un prete molto dotto. Gli Alunni si portavano, per il riscaldamento, un legno sotto il braccio tutti i giorni." Casamazzagno, 31 dicembre 1861