Domenica del Corriere

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Domenica del Corriere
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Recensioni
Book Reviews
Il giornale come cura. Medicina e sanità nelle pagine della
«Domenica del Corriere» dalle origini alla Grande Guerra
S imona U golini
Aracne, Roma 2014
Il libro si situa nell’ambito di una ricerca storiografica
ormai matura riguardo al ruolo, le funzioni, le caratteristiche
della stampa periodica. Studi importanti sono stati dedicati alla divulgazione scientifica anche per l’importanza che
la popularization of science riveste al giorno d’oggi. Molto
meno analizzata, è invece la questione, che qui si affronta,
dell’appropriazione e dell’elaborazione delle notizie riguardanti conoscenze e pratiche scientifiche da parte dei giornali
generalisti ‘a grande tiratura’ – che noi chiameremmo stampa
d’opinione –, riscattati dalla loro condizione di fonte storica
secondaria e tutto sommato derivativa. È una storia lunga,
che parte dalla seconda metà del Settecento quando – capofila l’Inghilterra e la Francia – quelli che venivano chiamati
i “giornali de’ letterati” (rivolti a tutte le persone colte, che
sapevano di ‘lettere’), si trasformarono in “giornali di” medicina, agricoltura, chimica, e altre discipline tecnico-scientifiche. Ma è dalla seconda metà dell’Ottocento, periodo che
in Italia coincide con l’età postunitaria e liberale, che nasce
e si afferma una stampa appositamente pensata e realizzata
per diffondere tra il grande pubblico le acquisizioni scientifiche più recenti. Giornalisticamente parlando, la medicina
era, come s’accorsero ben presto tutte le testate dell’epoca,
uno degli argomenti che ‘tirava’ di più, perché nei consulti
richiesti al giornalista-medico che curava la rubrica dedicata
alla salute (che nel caso della “Domenica del Corriere” era
Il consiglio del medico), si cercava una soluzione ‘fai-da-te’
per piccoli e grandi malanni quotidiani (gastricismi, inappetenza, geloni, gotta, uricemia, ecc.) o una buona parola
Indirizzo per la corrispondenza
Address for correspondence
Simona Ugolini
Filosofia dell’Agire Scientifico e Tecnologico (FAST)
Università Campus Bio-Medico di Roma
Via Álvaro del Portillo 21, 00128 Roma
e-mail: [email protected] - [email protected]
per uscire dalla “nevrastenia” di una vita cittadina (sentita
già come frenetica) e di una vita di campagna (sentita ormai
come retrograda).
È possibile leggere il libro a vari livelli, interessadosi, ad
esempio, del punto di vista del “pubblico della scienza” o di
quello della borghesia milanese che costituiva l’abbonato-tipo del quotidiano-padre (il “Corriere della Sera”), o sceglierne un settore d’interesse ed escludere gli altri, focalizzandosi,
ad esempio, sulla storia della medicina o su quella del giornalismo. È possibile anche, come ha fatto l’Autore, cercare
risposte a un’interrogativo sotteso al lavoro, come quello che
riguarda il carattere ‘politico’ della divulgazione scientifica,
e qui medica: nel pubblicizzare gli aspetti positivi o negativi
delle scelte del Governo in ordine a riforme sanitarie, farmacopea ufficiale, provvedimenti di prevenzione o cura delle
malatti endemiche (tubercolosi, pellagra, malaria, ecc.), la
stampa ‘letta da tutti’ (quelli che sapevano leggere) influenzò
le scelte politiche e orientò l’opinione pubblica? Ci si chiede,
in sostanza – come mette in luce la prefatrice Maria Conforti, una delle più importanti studiose del settore – se l’industria della comunicazione, inserendosi nell’alveo di quella
che veniva definita la “scienza per tutti”, contribuì effettivamente ad un processo di democratizzazione della cultura o,
al contrario, riuscì solo a riaffermare una visione elitista del
sapere scientifico e tecnico. Non è facile rispondere a questa
domanda perché gli apporti provenienti ‘dal basso’, cioè dai
lettori, sono difficilmente individuabili, e restano elusive anche le figure dei contributori, nascoste – com’era frequente a
quei tempi – dietro iniziali o pseudonimi che celavano grandi
personalità del giornalismo (Luigi Berzini senior, Luigi Albertini, Attilio Centelli), della medicina e divulgazione medica (Giovanni Battista Grassi, Guglielmo Bilancioni) o del
panorama culturale (uno per tutti: Gabriele D’Annunzio).
La medicina veicolata dalla “Domenica del Corriere” è una
medicina attenta ad aspetti aneddotici, caratterizzata da ‘alti
e bassi’ relativamente all’esattezza dell’informazione e fortemente spettacolarizzata, anche per merito di due ‘neonate’:
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la fotografia (di esperimenti, di nuove apparecchiature) e la
pubblicità medico-farmaceutica, che propagandava panacee
e cure ‘miracolose’. Nonostante ciò, l’immagine che il settimanale illustrato offre del nostro Paese, dei suoi scienziati,
dei suoi Nobel (anche di quelli mancati), della pratica medica (dai medici condotti ai grandi luminari come Augusto
Murri), delle strutture sanitarie (sanatori, dispensari, ospedali psichiatrici ante-litteram), della sua politica sanitaria (a
cominciare della Riforma del 1888), non è affatto irrealistica,
né ‘da rotocalco’. L’occhio attento del reporter guarda anche oltralpe e oltreoceano, ove si stava spostando l’asse della
medicina e delle scoperte scientifiche, insieme a un’intera fiumana d’uomini che, “ammonticchiati come giumenti” nella
terza classe dei transatlantici, emigravano in cerca di un Eldorado libero da miseria e malattia.
È su questa lunghezza d’onda che il suggestivo mondo ormai scomparso, eternato dalle magnifiche copertine
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dell’illustratore e pittore Achille Beltrame – attivo a Via
Solferino per quarant’anni –, esce dagli scaffali d’archivi
e emeroteche, permettendo al lettore di ripercorrere anni
cruciali nel determinare le caratteristiche della mentalità
italiana riguardo all’interesse per scienza e conoscenza.
Come si sa, ai nostri giorni, nelle case e nelle scuole del
nostro Paese, l’interesse per pubblicazioni, mostre, musei,
documentari scientifici (nel senso più ampio del termine),
è notevolmente inferiore rispetto al resto d’Europa, per
non parlare di realtà emergenti come l’India, o di eccellenze come il Giappone e gli USA, dove ‘spopolano’ – anche
nelle sale cinematografiche – non i ‘cinepanettoni’ (leggasi
in senso non pregiudiziale nei confronti di questo simpatico genere d’intrattenimento), ma i ‘docufilm’ che vanno
dai dinosauri a Pompei, dal Big Bang alle human enhancement technologies, passando per l’Ornitottero di Leonardo
da Vinci.