abusi intrafamiliari pdf

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ABUSI INTRAFAMILIARI
L’INCESTO IN CAMPANIA
A cura di
Garante Infanzia e Adolescenza Regione Campania, Dott.ssa Ida Romolini,
Associazione “IUVARE”
“I bambini imparano ciò che
vivono.”
(D.Law Nolte)
INTRODUZIONE
L’abuso sessuale “intrafamiliare”, è una delle forme più inquietanti di abuso. Esso consiste nel
compimento di atti sessuali a danno del minore da parte dei membri della famiglia nucleare,
genitori, conviventi, zii, nonni. Il bambino, infatti, ripone proprio nel nucleo familiare la
maggiore fiducia perché la considera la fonte primaria di protezione, d’insegnamento e di
modelli di comportamento.
La violenza intrafamiliare ha come sfondo una rete di relazioni familiari distorte. Il fenomeno
taglia trasversalmente tutte le fasce sociali, anche se emerge maggiormente in quelle meno
abbienti.
Questo accade perché i servizi territoriali possono penetrarvi più facilmente e percepire le
situazioni a rischio: infatti, la segnalazione trova nei contesti più degradati un minor numero
di ostacoli. Anche se le conseguenze dello svantaggio culturale ed economico riguardano
soprattutto le classi marginali, esiste un fenomeno che caratterizza tutte le classi sociali,
ovvero, l’incapacità relazionale che può sottendere ad una situazione di prevaricazione e di
abuso.
Mentre lo svantaggio economico è ben visibile e quindi più facilmente aggredibile attraverso
opportuni percorsi, quello relazionale, basato su una comunicazione familiare distorta e
perversa, è meno visibile all’esterno e dunque meno prevenibile o curabile. Ciò significa che,
non è possibile disegnare l’identikit del soggetto abusante, potendo egli appartenere a
qualsiasi ambiente sociale, svolgere qualsiasi attività lavorativa ed avere qualsiasi età. Inoltre,
nella nostra cultura, la famiglia sembra rappresentare il luogo del privato, dove il “disordine”
non può essere portato alla luce, a volte per profondo senso di vergogna, nemmeno da chi è
vittima, e pertanto non può essere indagato. Per questo è molto difficile avere dei dati precisi
sull’entità del fenomeno della violenza domestica.
PREMESSA
Mancano studi sulla frequenza dei maltrattamenti ai minori in regione Campania e mancano
totalmente studi che indaghino l’esperienza di bambini e bambine, ragazzi e ragazze che sono
stati coinvolti nel maltrattamento domestico. E’ stato infatti osservato che la problematica del
comportamento “violento” intrafamiliare non ha stimolato, in passato, particolare attenzione
da parte degli studiosi poiché i diversi ed isolati schemi comportamentali nel sistema familiare
hanno limitato l’interesse della ricerca. Queste sono le motivazioni che ci hanno portato ad
indirne la stesura, il cui obiettivo principale è di mappare il territorio ed esplorare le
esperienze dei minori abusati in famiglia.
Il presente dossier, nasce per iniziativa del Garante dell’infanzia e dell’adolescenza della
regione Campania, al fine di accertare quali siano le zone maggiormente a rischio d’incesto e
misurare la portata del fenomeno nel territorio regionale. I dati riportati nel documento
rappresentano la prima quantificazione di tale fenomeno a danno dei minori, di respiro
regionale, mai realizzata ad oggi, con il coinvolgimento dei comuni campani.
La ricerca è stata elaborata quale tentativo di soddisfare un “vulnus” che è ancora oggi privo
di informatizzazione per la raccolta dati, istituzionalizzato ed omogeneo, sull’abuso
intrafamiliare e nella fattispecie sull’ “incesto”, nei confronti di bambini e di adolescenti e, di
conseguenza, di un adeguato sistema di monitoraggio.
Questo gap, non solo ci impedisce di conoscere a fondo e di contrastare con degli strumenti
adeguati il fenomeno dell’abuso sessuale sui minori, ma ostacola, anche, la comprensione di
come si disponga la nostra Regione rispetto al quadro nazionale ed europeo, dove, invece, ci
sono sistemi di monitoraggio efficaci ed istituzionalizzati.
METODOLOGIA: il “ questionario” quale strumento di ricerca.
La ricerca è iniziata nel mese di novembre 2013, nei primi due mesi si è provveduto alla
descrizione generale del lavoro da svolgere delineandone i punti principali e dividendo il lavoro
per step; quindi, si sono fissati gli obiettivi generali e specifici e si è individuata l’area
d’intervento e la metodologia da utilizzare.
Inoltre, in questo lasso di tempo si è provveduto a stilare un questionario inviato ai vari ambiti
della Regione Campania per la raccolta quantitativa dei dati e le tipologie di abuso. Si è
preferito l’uso di uno strumento tendenzialmente strutturato, consistente in una batteria più
o meno ampia di domande, alcune hanno delle risposte predefinite tra le quali il soggetto è
invitato a scegliere (domande "chiuse"), altre consentono una risposta liberamente espressa
(domande "aperte").
Questa strutturazione ha reso più facile l'elaborazione dei risultati. Il questionario è anonimo;
le risposte, anche multiple, sono state trattate esclusivamente allo scopo di mappare i
territori a rischio e per mirare i possibili interventi. I risultati saranno diffusi in termini macro
quantitativi.
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QUESTIONARIO
1. Da quanti anni esercita il suo lavoro?
2. In quale territorio svolge il suo lavoro?
3. Ha lavorato in altri territori? Se si, quali territori/per quanti anni?
SI
NO
4. Ha mai trattato casi di abuso intrafamiliare? Se si, quanti?
SI
NO
5. Ha mai saputo di situazioni incestuose? Se si, quante?
o SI
NO
6. Secondo la sua esperienza potrebbe affermare che esistono zone dove questa pratica
è diffusa? Se si, quali?
o SI
NO
7. Ha mai sentito di zone dove si presume sia praticato? Se si, quali?
o SI
NO
8. Secondo la sua opinione quali sono i fattori che determinano la diffusione di tale
pratica?
a)
b)
c)
d)
e)
basso livello culturale;
indigenza economica;
mancanza di valori;
convinzione che la pratica sia considerata socialmente normale e condivisa;
che i figli o i familiari siano considerati come una proprietà da disporre come
si vuole;
f) altro (specificare).
9. Che tipo d’intervento si auspicherebbe per prevenire e contrastare tale pratica?
a)
b)
c)
d)
e)
f)
inasprimento delle pene;
campagne d’informazione;
supporto di mediatori e di psicologi;
maggiore attenzione alle famiglie a rischio;
maggiore supporto informativo ai minori;
altro (specificare).
10. Si sente adeguatamente preparata per trattare questi casi?
o SI
NO
11. Desidererebbe una formazione specifica?
o SI
NO
12. Gradirebbe un esperto di riferimento cui rivolgersi?
o SI
NO
13. Negli ultimi 5 anni ha notato un aumento del fenomeno?
o SI
NO
14. Vorrebbe aggiungere altro?
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Il campione comprende tutti i minori che sono stati vittime d’incesto, segnalati ai servizi sociali
degli ambiti territoriali e quindi, nello specifico dei vari comuni.
La ricerca si struttura su due livelli, uno di tipo qualitativo, l’altro di tipo quantitativo
caratterizzata da una concezione del processo di ricerca non lineare, da un uso di tecniche di
raccolta dei dati aperte e poco strutturate e da metodi di analisi dei dati basati sulla
contestualizzazione e l’interpretazione. Nella ricerca qualitativa non tutti gli aspetti
dell’indagine sono stati definiti in anticipo pertanto è stato possibile modificarli in itinere e
risolvere eventuali problemi che potevano sorgere.
Sono state possibili pertanto, interazioni tra le fasi della ricerca ed effetti di retroazione.
L’indagine si è orientata specificamente ai servizi sociali dei comuni regionali, istituzioni
deputate dalla legge alla tutela amministrativa dei bambini e degli adolescenti vittime di abuso
e di maltrattamento, per potere registrare dei dati omogenei e compatibili fra di loro.
Sono stati coinvolti nell’indagine sia comuni grandi, sia molto piccoli, presenti su tutto il
territorio regionale, consentendo una mappatura più omogenea e diffusa.
Nel complesso è stata intercettata una popolazione complessiva di 5.869.965 cittadini
residenti e di oltre 1 milione di residenti minorenni. Il “Comune” è stato preso come
riferimento, in quanto, unico soggetto locale direttamente legittimato, dallo stato, per la presa
in carico dei minori vittime di “maltrattamento”. Il progetto ha previsto chiare indicazioni nelle
schede per accompagnare gli operatori nella loro compilazione.
LA VIOLENZA IN ITALIA (I DATI DI TELEFONO AZZURRO)
Dall’inizio del 2008 al 31 dicembre 2013 il “Centro Nazionale di Ascolto” di Telefono Azzurro ha
gestito 16.298 richieste di consulenza riguardanti bambini e adolescenti in difficoltà.
Rispetto al totale delle richieste, in 5.376 casi (1 caso su 3) sono state segnalate una o più
forme di abuso/ maltrattamento, per un totale di 8.885 forme di violenza contro bambini e
adolescenti.
Questo dato conferma il fenomeno della “polivittimizzazione”: un bambino vittima di una
violenza, ad esempio fisica, ha infatti un’elevata probabilità di essere contemporaneamente
vittima anche di altre forme di violenza, ad esempio psicologica o sessuale.
Nello specifico, negli ultimi 5 anni, Telefono Azzurro ha ricevuto 1.800 segnalazioni di violenze
fisiche, 626 di violenze sessuali. Significa che sono stati segnalati 1.438 casi di violenza in
media ogni anno, 4 al giorno. Gli abusi sessuali più diffusi appartengono alla categoria dei
toccamenti (40%). Guardando ai trend, nel periodo 2008-2013 è possibile rilevare un aumento
rilevante della percentuale di minorenni stranieri vittime di violenza, in particolare abusi fisici
(dal 17,5% nel 2008 al 30,5% nel 2013) e sessuali (dall’ 8,8% nel 2008 al 30,5% nel 2013).
Analisi approfondite hanno mostrato che l’aumento delle vittime straniere riguarda
maggiormente i bambini della fascia dagli 0 ai 10 anni per i casi di violenza fisica, mentre nei
casi in cui la violenza è sessuale tale aumento riguarda sia i più piccoli che i più adolescenti.
La maggior parte delle vittime di violenza sono di sesso femminile (53,1% vs. 46,9% di maschi),
sebbene per alcune tipologie, ad esempio l’abuso sessuale, vi sia uno scarto maggiore fra i
due generi (68,1% femmine e 31,9% maschi).
Rimane comunque degno di nota il fatto che, per tutti i tipi di abuso, la percentuale di maschi
che chiedono aiuto, perché vittime di violenza, sia rilevante. La percentuale di adolescenti (dai
15 ai 18 anni) vittime di violenza è aumentata sensibilmente nel corso degli anni (dal 22,3% nel
2008 al 33,4% nel 2013). Tale aumento si è verificato per tutte le tipologie di abuso, ma risulta
particolarmente evidente non tanto nei tipi di abusi più violenti ed eclatanti, come quelli fisici
e sessuali, ma soprattutto nei casi di abuso psicologico e inadeguatezza genitoriale.
Nei casi di abuso sessuale il responsabile è di solito un soggetto di sesso maschile (88,1%),
mentre nei casi di trascuratezza è più spesso coinvolto un responsabile di sesso femminile
(64,1%), frequentemente la madre. Si conferma il dato, messo in luce da tempo dalle
statistiche di Telefono Azzurro, secondo cui la maggior parte degli abusi segnalati vengano
messi in atto da persone conosciute (oltre l’80% dei casi), per lo più appartenenti al nucleo
familiare o addirittura un genitore (madre 46,6% e padre 39,6%).
Inoltre, secondo i dati dell’Associazione, è in crescita il numero di bambini/adolescenti autori
di violenze sessuali (dal 6,4% nel 2008 al 14,6% nel 2012).
I
IMPATTO
La ricerca è cominciata alla fine del 2013 e i Comuni hanno risposto fra gli inizi del 2014 e il
mese di maggio dello stesso anno, quando è stata ufficialmente chiusa la raccolta dati per
rendere possibile la sua elaborazione.
I dati richiesti si riferiscono al periodo 2006- 2012.
Il presente dossier offre, in sintesi, una fotografia dettagliata e precisa del fenomeno
dell’abuso intrafamiliare, in maniera specifica dell’incesto, a danno dei minori, registrandone
la dimensione in 45 comuni (pari al 12% circa) e 31 ambiti territoriali (pari al 60% circa),
dislocati sull’intero territorio della regione Campania.
45 comuni e 31 ambiti territoriali hanno risposto
Pari al 12% dei comuni della regione.
Pari al 60% degli ambiti regionali.
La dislocazione dei comuni partecipanti all’indagine dimostra che questa ha toccato tutto il
territorio regionale raggiungendo comuni dalle dimensioni molto diverse. I dati che emergono
dai questionari inviati, evidenziano che in totale sono 155 i casi di abuso intrafamiliare trattati
dagli operatori dei servizi sociali preposti nei diversi ambiti e comuni che hanno risposto ai
questionari e all’incirca 42 i casi relativi a situazioni incestuose di cui hanno sentito parlare;
di questi, due comuni ed un ambito riferiscono di avere trattato di casi di abuso intrafamiliare
e di averne sentito parlare, ma non riferiscono il numero.
TIPOLOGIA DELLE VIOLENZE SUBITE
abusi
incesto
0
20
40
60
80
100
120
140
160
180
Figura 1
Si evidenzia come il fenomeno dell’abuso sessuale sui minori sia un fenomeno massiccio, ma
ancora molto sommerso e come la maggior parte degli abusi sia esercitata per lo più in età
preadolescenziale (pari all’80%) e su minori di sesso femminile, come rappresentato dai
grafici (Figura 2,3).
80%
40%
25%
prescolare
Figura 2
scolare
preadolescente/adolescente
sesso vittime
13%
femmine
maschi
87%
Figura 3
Recenti indagini statistiche evidenziano come i casi di abuso sessuale sui minori definiti
“intrafamiliari”, costituiscono la fattispecie delittuosa più complessa da scoprire.
I casi che emergono, pertanto, sono una parte minima rispetto all’entità del fenomeno, questo
accade soprattutto perché l’abuso sui minori agito all’interno delle mura domestiche è molto
più difficilmente comunicabile dalle vittime legate e confuse dai vincoli familiari con gli autori.
Nell’ambiente familiare, le forze inibitorie sono più affievolite per molti motivi, quali ad esempio
l’intima conoscenza dei soggetti, la scarsa volontà nel denunciare gli abusi, l’interdipendenza
degli individui per soddisfare bisogni sociali o psicologici.
Tutto questo soprattutto perché i bambini non hanno una giusta consapevolezza della
“vittimizzazione subita”.
Figura 4
Secondo le opinioni degli operatori dei vari ambiti e comuni che hanno risposto ai questionari,
i fattori che determinano tale pratica sono:
• un basso livello culturale;
• la mancanza di valori;
• la convinzione che la pratica sia considerata socialmente normale e
condivisa;
• ma soprattutto che i figli o i familiari siano considerati quale proprietà da
disporre come si vuole.
Alla domanda “che tipo di intervento si auspicherebbe per prevenire e contrastare tale
pratica”:
• qualcuno ha risposto che sarebbe necessario l’inasprimento delle pene;
• altri hanno suggerito una maggiore diffusione di campagne di informazione;
• i più auspicavano un maggiore supporto ai giovani;
• quasi nessuno ha detto di sentirsi adeguatamente preparato a trattare questi casi e
tutti desidererebbero una formazione specifica.
E’ stato, infine, chiesto se negli ultimi 5 anni gli operatori avessero notato un aumento del
fenomeno:
• 12 di essi hanno dato una risposta positiva.
Bisogna riuscire ad abbattere la "cortina del silenzio" che ancora esiste sui casi di abuso
sessuale ai minori, facendo emergere quelli non denunciati esplicitamente. Questo significa
innanzitutto mostrare una sensibilità più profonda nei confronti di questo problema.
È facile esprimere indignazione di fronte ad un episodio eclatante di violenza presentato dai
mezzi di comunicazione, ma poi quando il fenomeno si presenta in forme più nascoste oppure
quando è proprio vicino alle nostre case allora il cosiddetto "rispetto della privacy" si traduce
in sostanziale omertà.
Far crescere la sensibilità delle persone su questi problemi - perché siano più capaci di
rendersi conto delle violenze di cui sono vittime molti minori - significa, in primo luogo,
diffondere una corretta informazione sui temi della identificazione e della prevenzione delle
violenze all'infanzia. Tale informazione deve essere rivolta, da una parte, a tutti (e perciò i
mezzi di comunicazione sono chiamati a svolgere un ruolo educativo essenziale, abbandonando
sensazionalismi controproducenti) ma, dall'altra, specificamente a coloro che hanno quotidiani
contatti con i bambini (pediatri, insegnanti, operatori sociali) e che possono accorgersi per
primi di un loro cambiamento d'umore o di segni fisici sospetti.
Far crescere la sensibilità implica anche un'adeguata diffusione della conoscenza reale del
bambino e dei suoi bisogni e questo dovrebbe essere l'obiettivo dell'attività svolta dai media,
dalla scuola e dalle varie strutture di assistenza sociale.
I MALTRATTAMENTI INVISIBILI
I maltrattanti e le violenze ai bambini/e sono sempre esistiti senza che se ne avesse la
consapevolezza, sviluppatasi in tempi recenti grazie ai cambiamenti che si sono verificati a
livello sociale (Romito). Ogni giorno i giornali e le televisioni ci descrivono situazioni di bambini
abbandonati nella spazzatura, seviziati, usati ai fini pornografici, ma questi sono solo i casi più
eclatanti, che fanno notizia e che subito dopo entrano nel dimenticatoio della vita quotidiana.
Ogni giorno, soprattutto, molti bambini/e vengono maltrattati fisicamente, sessualmente e
psicologicamente, tutte cose che “distruggono” un sereno processo di crescita.
Nessuno va in giro a dire “ho subito abusi”, a volte solo dopo anni si verbalizza l’abuso o
l’incesto. Questo perché spesso i comportamenti familiari sono veramente impenetrabili e
complici al tempo stesso, inibiscono l’esteriorizzazione delle dinamiche violente consumate al
suo interno; spesso le piccole vittime non sono del tutto consapevoli di avere subito condotte
distruttive e criminali e quando adulte, pur consce sono inibite alla rivelazione da una rete di
relazioni e di violenze domestiche, attuativa delle strategie interpersonali di potere e di
controllo.
Per violenza e abuso all’infanzia s’intende “ogni forma di violenza, di oltraggio o di brutalità
fisiche o mentali, di abbandono o di negligenza, di maltrattamento o di sfruttamento, compresa
la violenza sessuale. (art. 19 CRC).
La Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989 (ratificata dall’Italia con legge
n. 176791), riconosce ad ogni bambino e adolescente il diritto alla protezione da ogni tipo di
abuso, sfruttamento e di violenza (cfr. art. 19,32,34). Inoltre, la stessa stabilisce che il fanciullo,
ossia ogni essere umano avente un’età inferiore a 18 anni (art.1), deve essere tutelato contro
ogni tipo di violenza perpetrata nei suoi confronti da parte di chi dovrebbe averne cura
(genitore/i, tutore/i o chi ne abbia l’affidamento).
Gran parte delle violenze avviene all’interno dell’ambiente familiare e conseguentemente la
stima degli abusi e delle violenze resta per gran parte sommersa anche nella nostra Regione,
sebbene la ricerca condotta da noi sul territorio mostra casi “visibili” di minori abusati.
Abbiamo, inoltre, rivelato che, per la maggior parte, gli abusi intrafamiliari sui minori vengono
perpetrati nell’età della pubertà o dell’adolescenza e per lo più su minori di sesso femminile.
Sotto il profilo culturale e giuridico, dobbiamo ricordare e mettere in evidenza che 1 luglio 2010
è entrata in vigore, nei Paesi che l’hanno ratificata la Convenzione europea per la protezione
dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale, adottata a Lanzarote dal consiglio
d’Europa nel comitato dei Ministri il 12 luglio 2007, e sottoscritta dall’Italia, comunemente
denominata Convenzione di Lanzarote.
La Convenzione di Lanzarote, non rappresenta solo una pietra miliare in materia di reati
sessuali a danno dei minori, ma fissa dei principi validi per tutto il diritto minorile e la cultura
minorile, in generale. Nella premessa si afferma: “il benessere e l’interesse superiore dei
bambini sono dei valori fondamentali e devono essere promossi senza alcuna discriminazione”.
A differenza della convenzione Internazionale del 1989, che rimarca l’aspetto della
“promozione” e di altri atti in cui si parla di prevenzione, tutela e garanzia, la Convenzione di
Lanzarote ha puntato l’attenzione sulla “protezione” che etimologicamente e letteralmente,
ingloba gli altri aspetti summenzionati ed è più confacente ai minori che non sono “figli di un
dio minore”, ma solo “persone di minore età”. Il loro è uno status che come tale va
“salvaguardato”.
Considerato che l’umanità ha il dovere di dare al fanciullo il “meglio di se stessa” (dalla
Premessa della Dichiarazione dei diritti del bambino del 1959), “riconosciuto che il fanciullo
per il pieno ed armonioso sviluppo della sua personalità deve crescere in un ambiente
familiare, in un’atmosfera di felicità, amore e comprensione e data la priorità della salute e
dello sviluppo psicosociale dei bambini”, si deve lottare contro ogni forma di violenza ed anche
di amore incestuoso nei confronti dei bambini. Per fare questo, bisognerebbe soprattutto
diffondere la cultura dei diritti dei bambini in maniera da contrastare le idee e i pregiudizi alla
base dei comportamenti pericolosi nei loro confronti, fra cui gli abusi.
CONCLUSIONI: VERSO UN SISTEMA REGIONALE DI RACCOLTA DATI?
Lo studio, lungi dal volersi presentare quale esaustivo, intende essere un primo tentativo di
affrontare l’assenza di un sistema regionale di raccolta dati sul fenomeno dell’abuso
intrafamiliare sui minori, dimostrando la fattibilità di una mappatura regionale, fondata sull’uso
di uno strumento semplice e funzionale al lavoro di compilazione richiesto ai comuni.
Grazie a questi fattori che per la prima volta in Campania 45 comuni e 31 ambiti si sono attivati
con grande impegno nella ricerca dei dati richiesti, a dimostrazione dell’apprezzamento verso
l’indagine proposta e del riconoscimento della sua utilità. Sebbene l’indagine non sia stata priva
di difficoltà: in primo luogo, si è registrata la disomogeneità nella classificazione dei casi presi
in carico dai servizi sociali, fattore che ci ha imposto uno sforzo nella trasposizione dei dati in
nostro possesso per poterli inserire in maniera corretta all’ interno della scheda di rilevazione
dei dati.
Così come altra difficoltà incontrata dai comuni è stata quella di capire la differenza fra abuso
intrafamiliare e violenza sessuale sui minori e altre forme di maltrattamento relative ai casi
da loro trattati e darci così una situazione quanto più chiara possibile delle situazioni
riscontrate.
Nonostante le difficoltà i 45 comuni ed i 31 ambiti hanno risposto alle domande relative ai minori
in carico in maniera chiara e precisa, così da darci la possibilità di fotografare in termini “reali
ed attuali” la dimensione del fenomeno dell’abuso intrafamiliare e nella fattispecie dell’incesto
sui minori residenti in Campania e quindi di proiettarlo su scala regionale.
Lo studio testimonia, come il fenomeno sia non più soltanto stimato nella nostra Regione ma
anche diffuso, poiché ai numeri dichiarati si deve aggiungere una stima “sommersa” che
richiederebbe l’istituzionalizzazione di sistemi e di procedure standard di registrazione dati a
livello regionale con l’interpolazione di dati provenienti dalle forze dell’ordine, dai tribunali,
dalle parrocchie, dalla sanità, sulla base dei quali attivare delle politiche di prevenzione
adeguate.
Sapere che in ogni ambito c’è una media di una decina di minori all’anno che sono segnalati ai
servizi sociali per incesto implica creare attorno al servizio sociale una rete di prevenzione e
di protezione per cercare di curare al meglio i bambini già danneggiati dal maltrattamento e
di porre in essere tutte le azioni per contrastare il fenomeno.
Il fatto che il territorio campano presenta il fenomeno dell’incesto ci deve fare riflettere sulla
necessità di misure urgenti che la nostra regione deve adottare. Al di là delle tante
considerazioni che questa prima indagine ci offre, lo scopo di questo lavoro oltre a mettere in
evidenza l’esistenza di un fenomeno increscioso che ancora persiste, è anche quello di
sollecitare le autorità regionali in rete con tutti i servizi sociali, giuridici, sanitari e del terzo
settore, un sistema di monitoraggio sull’abuso intrafamiliare sui minori.
Tanto si è fatto e molto altro si dovrà fare ancora perché i bambini di oggi saranno gli adulti di
domani, ma soprattutto sono il nostro presente per cui bisogna cominciare da ora a fondare
nuove politiche per la prevenzione e la protezione dei bambini dalla violenza.
I promotori dell’indagine
Garante dell’infanzia e dell’adolescenza Regione Campania
L’istituzione dei Garanti dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza è collegata agli obblighi
derivanti dall’attuazione della Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo di New York
del 1989 e dai successivi Commenti Generali (in particolare il Commento Generale n. 2 del
2002) sul ruolo delle istituzioni nazionali indipendenti per i diritti umani in materia di
promozione
e
protezione
dei
diritti
dell’infanzia.
Lo Stato italiano ha adempiuto a tali indicazioni solo nel 2011 con l’istituzione dell’Autorità
garante per l’infanzia e l’adolescenza. Molte Regioni, fra cui la Campania, hanno provveduto
all’istituzione di una figura di garanzia per le persone di minore età anche nell’ambito dei
processi di ridefinizione dei servizi socio-assistenziali che si sono succeduti dopo
l’approvazione delle Legge quadro sui servizi sociali (L. 328/2000). Ad oggi, operano sul
territorio
15
Garanti
regionali
e
delle
Province
autonome.
In particolare, le funzioni del Garante dell’infanzia e dell’adolescenza della regione Campania,
sono volte soprattutto alla promozione e sensibilizzazione di una cultura attenta ai diritti dei
minori, attraverso numerose iniziative sul territorio veicolate attraverso le sedi decentrate.
Dott.ssa Ida Romolini
Laureata in Sociologia presso l’Università per gli studi di Napoli Federico II e specializzata in
Politiche sociali e del territorio. Ha prestato varie collaborazioni con enti pubblici e privati
partecipando a diversi progetti nell’ambito del terzo settore.
Da anni si occupa dell’area minori nell’ambito soprattutto del “disagio giovanile”. Collabora con
il Garante per l’infanzia e l’adolescenza della regione Campania, occupandosi della
progettualità e del “monitoraggio” dei casi di abusi, violenza e violazione dei diritti dei minori,
a stretto contatto con gli enti preposti alla tutela dei loro diritti.
Associazione “IUVARE”
L’Associazione di volontariato “Iuvare” nasce dall’impegno di quattro giovani giuristi
napoletani con lo scopo di aiutare le persone e le associazioni del territorio, in particolare i
giovani ed i migrati, a raggiungere una piena consapevolezza dei propri diritti e di un loro
pieno godimento. Fra il 2008 ed il 2010 l’Associazione è stata impegnata con il CPA di Napoli
per i minori, dagli 11 ai 18 anni.
Nel 2012 l’Associazione stipula una convenzione con il Garante dell’Infanzia e dell’adolescenza
della Regione Campania, per lo svolgimento delle attività della sua programmazione per l’anno
2012-2013. Questo impegno si è proteso fino alla fine del 2014.
Ad oggi l’Associazione è presente sul territorio occupandosi di un progetto sulla diffusione
della legalità bandito dal Ministero della Gioventù.