otto dix – “i sette vizi capitali”
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otto dix – “i sette vizi capitali”
OTTO DIX – “I SETTE VIZI CAPITALI” Commento all’opera Questo quadro racconta di un pittore tedesco che fu allontanato dall’insegnamento nella sua accademia da un nascente regime. Correva l’anno 1933, Adolf Hitler diventava quell’anno cancelliere e i quadri di pittori come questo furono esposti alla mostra dell’arte degenerata, quella che non si doveva più fare. Il pittore, per reazione, allora concepì l’allegoria di una nazione degradata che si avviava incurante verso un baratro morale ed economico. Intitolò questo quadro “I sette vizi capitali” e cominciò con questa mano adunca che stringe convulsa delle banconote. Appartiene ad un’orribile strega cenciosa dagli occhi sbarrati sulla sua ossessione, avidità… probabile. Salgo con lo sguardo ed ecco un essere ancora più ripugnante, una bestia feroce e ridicola con una mano che si stringe intorno ad un coltello. Gli uomini che si tramutano in animali feroci sono preda dell’ira… quanti ce ne sono. Ecco ora un volto gonfiato innaturalmente, enorme e rosso, dal cui orecchio spunta una mano che gli impedisce di ascoltare. Un uomo pieno di se che non ascolta gli altri. La superbia è così attenta a se stessa che si è carbonizzata la punta del naso vicino a chissà quale fiamma, senza accorgersene e la sua bocca è stata tramutata in qualcosa che emette solo escrementi. Ecco uno con la testa incastrata in una pignatta che è diventata così parte di se da avere essa stessa occhi e naso… è un goloso. Che inquietante galleria dei vizi umani. Una chioma rossa, un viso di donna dagli occhi chiusi e la lingua sensualmente tra le labbra, sembra un estasi erotica, infatti si palpa un seno per attrarre od ottenere ogni possibile piacere… lussuria, quello che trasforma l’eros in una routine e gli uomini in animali in calore senza più dignità. Ed ecco un personaggio vestito da scheletro che brandisce una falce. È infelice, lo dice il ghigno delle bende sul volto. Quest’uomo non ha più occhi, ma qualcos’altro è stato estratto… non ha neanche un cuore! Chi non sa più vedere ne sentire è preda dell’accidia e cerca vittime per condividere la sua infelicità. Manca solo un vizio ormai, l’invidia. Eccolo qui, un nano i cui occhi guardano famelici dovunque. L’espressione del viso infastidita e imbronciata per non essere lui gli altri e due baffetti inequivocabili: il Fuhrer. Ma attenzione, non è un volto, è una maschera di cui il pittore fa distinguere i contorni. Ecco il significato, l’invidioso si identifica con un uomo potente, rispettato… Questo quadro è l’inferno dantesco, chiaro nella sua aberrazione, spietato nella sua chiarezza. Dipinge una società che conosco, barbara e violenta nella sua miseria, un incubo ricorrente ad occhi aperti, da cui uomini diversi in epoche diverse avrebbero voluto svegliarsi. Cambieremo mai? Impareremo mai da quello che è stato prima di noi? …No! P.S. Otto Dix, il pittore di questo quadro, aggiunse i baffetti all’invidioso nel 1945 quando facendolo non sarebbe più stato condannato a morte.