Videogame: europei ed italiani giocano in media 5 ore alla

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Videogame: europei ed italiani giocano in media 5 ore alla
Videogame: europei ed italiani giocano in media 5 ore alla settimana,
ma senza trascurare le relazioni sociali e le altre attività del tempo libero
Questi sono alcuni aspetti emersi da una recente indagine presentata da ISFE sulle
abitudini dei videogiocatori in Europa
Milano, 2 agosto 2007 – Per gli europei, il videogioco è soprattutto una passione da coltivare nel tempo
libero, insieme alla navigazione su internet, la tv e la musica, e aiuta a sviluppare immaginazione e
creatività. Questo il trend principale che emerge dall’indagine Videogamers in Europe 2007, condotta nei
primi mesi del 2007 da Nielsen Interactive Entertainment su commissione di ISFE (Interactive Software
Federation of Europe), sulle attitudini e sull’utilizzo dei videogames in dieci paesi europei e dell’area del
Baltico: Francia, Gran Bretagna, Germania, Italia, Spagna, Svezia, Norvegia, Repubblica Ceca, Polonia e
Lettonia.
Lo scopo della ricerca è fotografare i principali trend nell’utilizzo dei videogame in Europa, analizzando, in
particolar modo, il ruolo che ricoprono nel più ampio mercato media entertainment, e le attitudini dei
videogiocatori nei confronti della pirateria, oltre che il grado di conoscenza del sistema di classificazione
europeo denominato PEGI (Pan European Game Information).
Il campione dell’indagine è composto da circa 4.000 intervistati – di cui l’80% maschi nella fascia d’età tra i
16 e i 39 anni, giocatori abituali, su PC o console fissa / portatile, e che hanno acquistato almeno un
videogioco originale negli ultimi sei mesi.
VIDEOGIOCO COME FORMA DI INTRATTENIMENTO
Dall’indagine è emerso che il 68% degli intervistati gioca su console fissa, il 72% su PC e il 31% su console
portatile, sebbene le attitudini siano differenti da paese e paese. Oltre ai videogames, il campione ha
espresso un ampio gradimento per le attività sociali e di gruppo, come praticare sport nel tempo libero e
frequentare gli amici.
I videogames “vincono” sulla lettura ma non sulla musica. Dallo studio emerge, infatti, che un giocatore
europeo su sei trascorre in media giocando 14 ore alla settimana, più di quello trascorso a guardare DVD,
ascoltare la radio o leggere libri e riviste, ma meno del tempo dedicato a navigare in internet, guardare la TV
o ascoltare la musica.
Gli intervistati promuovono i videogiochi come strumento per stimolare la creatività – lo afferma il 55%,
contro il 51% che crede lo stesso valga per i film, e il 36% per la televisione. Il 47% del campione considera i
videogames utili per pensare – il 41% attribuisce questa caratteristica ai film e il 38% alla televisione.
E sul binomio videogames/vita sociale cosa pensano gli europei? Il 27% li considera un mezzo per
socializzare, ma la preferenza va ai film, con il 59%, e alla tv con il 34%. La televisione resta nella
percezione collettiva il media più educativo – lo afferma il 51%, contro il 37% che attribuisce questa
caratteristica ai videogames e il 34% ai film.
PIRATERIA
La pirateria resta un fenomeno presente e diffuso in Europa, come dimostrano le risposte del campione
intervistato, confermandosi il principale ostacolo allo sviluppo dell’industria videoludica.
Quattro giocatori su dieci in Europa affermano di aver scaricato un gioco contraffatto e dichiarano di
possederne in media 19, ovvero un terzo della loro collezione. La pirateria è diffusa in particolar modo tra gli
intervistati di sesso maschile, tra gli adolescenti di età compresa fra i 16 e i 19 anni e tra gli “heavy gamers”
– ovvero coloro che trascorrono oltre dieci ore alla settimana giocando.
I risultati dell’indagine evidenziano il lavoro ancora da svolgere sul fronte dell’informazione e dell’educazione:
solo sei videogiocatori su dieci considerano la pirateria un crimine e solo la metà crede che copiare
videogiochi sia illegale. In questo contesto, l’utilizzo della rete è in crescita: tre intervistati su dieci dichiarano
di aver scaricato un intero videogioco da internet, utilizzando come fonte principalmente siti non ufficiali.
Ma quali sono le ragioni di questa diffusa illegalità? Ciò che spinge i giocatori europei al downloading di
videogames è il costo delle versioni originali. Oltre al prezzo, gli intervistati fanno riferimento alla facilità di
reperire file scaricabili e al fatto che la maggior parte di questi possano essere utilizzati direttamente sui
propri pc.
PEGI
Oltre il 60% degli intervistati dichiara di essere a conoscenza dell’esistenza di un sistema di classificazione
europeo dei videogiochi, ma solo un terzo è a conoscenza del nome PEGI.
Per quanto riguarda i tipi di rating disponibili, gli indicatori per età sono riconosciuti dalla quasi totalità degli
intervistati e vengono ritenuti generalmente utili nel processo decisionale d’acquisto, con un particolare
apprezzamento da parte dei genitori. Meno nota, invece, risulta essere la classificazione per contenuto: in
particolare i descrittori di linguaggio e violenza risultano familiari solo a un quinto del campione intervistato.
Poco conosciuto, infine, il sito Internet del PEGI e la possibilità per tutti i consumatori di segnalare la propria
opinione nel caso non si trovino d’accordo con la classificazione attribuita ad un singolo gioco.
ITALIA
E i videogiocatori nostrani? Quali sono le preferenze e i comportamenti degli appassionati di videogiochi del
Bel Paese?
Il 43% dei videogiocatori italiani intervistati ha dichiarato di trascorre in media 5 ore alla settimana giocando,
con comportamenti simili a quelli dei videogiocatori degli altri paesi europei, mentre solo il 9% dichiara di
trascorrere giocando più di 11 ore alla settimana.
Il 68% dei videogiocatori italiani intervistati acquista in media in un anno da uno a sei giochi – in linea con la
media europea – mentre solo il 6% più di 12 titoli all’anno, contro al 15% della Gran Bretagna. Inoltre, i
videogiocatori italiani possiedono, secondo le loro stime, 37 titoli, contro i 50 della media europea.
Il sistema di classificazione PEGI è conosciuto dal 36% degli intervistati – conoscenza più approfondita solo
in Gran Bretagna con il 43% – mentre la quasi totalità (93%) riconosce i simboli per età e li ritiene
abbastanza utili come fonte di informazione nel processo di acquisto.
In linea con la media europea, la maggioranza degli italiani conferma di non conoscere il sito del PEGI e la
possibilità di inviare un commento in caso di disaccordo con la classificazione attribuita ad un singolo gioco.
“La conclusione che si può trarre da questo studio è duplice. I videogiochi stanno conquistando spazi
sempre maggiori fra le altre attività del tempo libero, raggiungendo target differenti per età e stili di vita. Allo
stesso tempo, l'industria deve confrontarsi con la diffusione della pirateria e la scarsa percezione della sua
illegalità, soprattutto in rete, oltre che con la necessità di creare una maggiore consapevolezza tra i
consumatori sul sistema di classificazione dei videogiochi PEGI” - ha dichiarato Andrea Persegati,
Presidente AESVI – “Tutti questi aspetti sono sintomatici dell’evoluzione del videogioco come medium. Se e
nella misura in cui l’industria saprà affrontare efficacemente queste sfide, il videogioco potrà acquistare un
ruolo sempre più importante tra le forme di intrattenimento, grazie alla sua capacità di racchiudere le
caratteristiche migliori del cinema, della musica, della grafica e di farle proprie e reinterpretarle”.
Per ulteriori informazioni su ISFE e PEGI:
www.isfe.eu
www.pegi.info www.pegionline.eu
Per ulteriori informazioni su Aesvi:
Gianfranco Mazzone - Antonella Violante
Burson-Marsteller
via Amedei, 8
20123 Milano
Tel. 02 721431
Fax 02.72143510
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