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CLINICAL SYSTEMATIC REVIEW a cura di Osvaldo Borrelli Le vaccinazioni nelle malattie infiammatorie croniche intestinali Vaccinations in inflammatory bowel disease Giovanni Mazzola (foto) Lucia Adamoli Marcello Trizzino Antonio Cascio UOC Malattie Infettive, Dipartimento di Scienze per la Promozione della Salute e Materno Infantile ‘‘G. D’Alessandro’’, Università degli Studi di Palermo, Palermo Key words Inflammatory bowel disease • Vaccine • Opportunistic infections • Immunosuppressive therapy Abstract Patients with inflammatory bowel disease receiving immunosuppressive therapy are at increased risk for infections. Current guidelines recommend correct screening for opportunistic infections and adequate immunization schedule; inactivated vaccines are safe, but these patients should not be administered live vaccines. Immunization rate in patients with IBD is still low, and the response in ones under immunosuppressive therapy (especially TNF-inhibitors) may be lower. Introduzione Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) sono caratterizzate da un processo infiammatorio cronico del tratto gastrointestinale la cui patogenesi è tuttora sconosciuta. In letteratura sono descritte più di 140 varianti genetiche come NOD2 e interleuchina 23 R 1. Tali varianti, insieme ai fattori ambientali, determinano alterazione dell’immunità mucosale, che può causare infiammazione o fibrosi. Oltre ad avere un’immunità congenita subottimale, il sistema immune del paziente con IBD può essere ulteriormente indebolito dai farmaci utilizzati per la cura della malattia. La stragrande maggioranza dei bambini e degli adulti con IBD potrebbe avere la necessità di assumere una terapia immunosoppressiva; questi potenti farmaci aiutano a controllare l’attività della malattia, ma d’altra parte determinano un incrementato rischio di riattivazione di infezioni opportunistiche o di nuove infezioni, come nel caso del citomegalovirus 2, dell’Epstein-Barr virus (EBV), dell’epatite B (HBV) nelle sue forme latenti o occulte 3, della varicella e dell’istoplasmosi. Alcuni studi hanno riportato una maggiore prevalenza di displasia cervicale, correlata a papillomavirus (HPV) nelle donne con IBD rispetto alla popolazione di controllo 4. Inoltre i pazienti con IBD hanno un rischio maggiore di contrarre polmoniti batteriche, dovuto all’assunzione di terapia steroidea, tiopurine e farmaci biologici. Obiettivo della revisione L’obiettivo di questo articolo è quello di definire la malattia opportunistica, di individuare i fattori di rischio per infezioni nei pazienti con IBD, di suggerire una guida per le vaccinazioni e per la verifica della loro efficacia, e di indicare i tests sierologici e microbiologici da eseguire prima e durante la terapia immunosoppressiva. Indirizzo per la corrispondenza Giovanni Mazzola via del Vespro 129, 90123 Palermo E-mail: [email protected] 96 Metodologia della ricerca Sono stati inclusi in questa revisione tutti gli articoli disponibili su Medline in lingua inglese, inerenti le infe- Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2016;VIII:96-100; doi: 10.19208/2282-2453-120 CLINICAL SYSTEMATIC REVIEW Le vaccinazioni nelle malattie infiammatorie croniche intestinali zioni (virali, batteriche e fungine) che possono insorgere in corso di trattamento con farmaci immunomodulatori o immunosoppressori utilizzati come terapie delle forme attive di IBD. Questi lavori hanno incluso i trials randomizzati controllati (RCT), le linee guida e gli studi osservazionali di coorte e retrospettivi che hanno valutato: a) lo screening delle infezioni da effettuare in questi pazienti, b) l’iter diagnostico, c) gli schemi di trattamento previsti. Sono stati considerati tutti gli studi relativi alle vaccinazioni. Inoltre sono stati selezionati i lavori sull’efficacia delle vaccinazioni e sulla percentuale di pazienti che dovrebbero essere immunizzati, ma che spesso non rispettano i protocolli consigliati dalle linee guida. In ultimo, sono stati analizzati i dati degli studi relativi agli schemi vaccinali da praticare nelle condizioni di immunodeficienza particolarmente severa. Risultati Il paziente con IBD non deve essere considerato un soggetto con alterazioni dell’immunocompetenza, esclusivamente in base al proprio status. L’ospite immunocompromesso ha un’alterazione dell’immunità cellulare e/o umorale, che incrementa il rischio di contrarre una complicanza infettiva. Le linee guida IDSA (Infectious Disease Society of America) distinguono i pazienti con “low-level immunosoppression” dai pazienti che effettuano trattamenti inducenti “high-level immunosoppression”. I pazienti con “low-level immunosoppression” sono quelli che assumono prednisone con dosaggio inferiore a 2 mg/kg (dosaggio complessivo inferiore a 20 mg/die), methrotrexate con dosaggio inferiore a 0,4 mg/ kg/settimana, i pazienti a cui viene somministrata azatioprina con dosaggio inferiore a 3 mg/kg/die e i pazienti che ricevono 6-mercap- topurina (6-MP) con dosaggi inferiori a 1,5 mg/kg/die. I pazienti con “high-level immunosoppression” assumono dosi più elevate dei farmaci precedentemente elencati o farmaci biologici come gli anti-TNF. Questa distinzione è fondamentale per decidere l’opportunità di immunizzare i pazienti utilizzando vaccini vivi. La malattia opportunistica è definita come un’infezione progressiva da parte di un microorganismo privo di capacità patogena in circostanze ordinarie, ma che può causare gravi patologie come risultato di una condizione immunosoppressiva predisponente. Le infezioni opportunistiche si associano a un significativo aumento della morbilità e della mortalità in tutti gli individui che hanno un sistema immune compromesso. Secondo alcuni studi sono da considerare fattori di rischio l’età maggiore di 50 anni (O.R. 3 in analisi multivariata) e la combinazione di più farmaci immunosoppressivi: passando dalla monoterapia alla terapia di combinazione il rischio relativo aumenta da 2,9 a 14,5 5. Altri fattori di rischio con evidenza indiretta sono la malnutrizione, l’immunodeficienza congenita, l’infezione da HIV, alcune malattie croniche come il diabete mellito, la nutrizione parenterale totale per lunghi periodi e la chirurgia intestinale. Ulteriore fattore di rischio è l’esposizione della popolazione con deficit immunitario ai microorganismi che si sviluppano maggiormente in ambienti ristretti oppure, come nei casi di tubercolosi (TB), istoplasmosi o coccidiomicosi, nelle aree a elevata endemia. Negli individui affetti da IBD è necessario considerare lo screening anti-HCV e, in caso di positività, dosare la viremia plasmatica. I farmaci immunomodulatori non sono controindicati nei pazienti con epatopatia cronica C, ma devono essere usati con cautela per il rischio di “drug-induced liver injury (DILI)” e per il rischio di flare epatitici (improvviso aumento delle transaminasi). Tutti i pazienti con IBD devono anche eseguire HbsAg, antiHBs, antiHBc e, in caso di positività, dovrà essere dosato l’HBV-DNA. La riattivazione di HBV occulto sembra essere un’evenienza rara nel corso del trattamento immunosoppressivo, per cui la profilassi di routine non è raccomandata, ma è necessario un monitoraggio stretto della viremia. Il rischio di disfunzione epatica da riattivazione, nei pazienti HbsAg positivi, varia dal 25 al 36% 6. Nei pazienti ad alto rischio per una riattivazione da HBV, deve essere iniziata una profilassi con nucleos(t)idici almeno due settimane prima del trattamento con immunomodulatori, da continuare per dodici mesi dopo la sospensione. Se la viremia supera 2000 UI/ ml, la terapia deve essere iniziata e proseguita indefinitamente secondo il management previsto dalle Linee Guida (LLGG). Anche il test anti-HIV è raccomandato prima di iniziare la terapia con i farmaci immunosoppressori sia per il rischio aggiuntivo di contrarre malattie opportunistiche sia per il decorso severo delle eventuali infezioni HIV-correlate; tuttavia anche in questi pazienti l’utilizzo dei farmaci immunomodulatori non è di regola controindicato. Le vaccinazioni e le infezioni opportunistiche in età pediatrica Nei bambini con IBD, così come negli adulti, l’immunosoppressione aumenta il rischio per tutte le infezioni batteriche, fungine e virali, variabile in base al tipo e alla dose dei farmaci. Nei pazienti pediatrici al di sotto di un anno che hanno sviluppato forme severe di IBD 97 G. Mazzola et al. sono stati diagnosticati specifici e distinti difetti immunitari sui recettori di IL-10, a carico della funzione regolatoria T-cell e/o relativamente alla riduzione dei livelli di proteina FOXp3: tali pazienti possono sviluppare complicanze severe come i linfomi EBV correlati. I pazienti con IBD in terapia immunosoppressiva hanno un tasso di risposta alle vaccinazioni significativamente inferiore rispetto alla popolazione generale; in un’analisi di nove studi (1474 pazienti) è stata riportata una possibilità di ottenere un’adeguata sieroprotezione inferiore del 60%. L’evidenza maggiore si è avuta soprattutto nei pazienti in terapia con anti-TNF e in terapia immunosoppressiva di combinazione, per cui risulta fondamentale il controllo del titolo anticorpale post-vaccinico 7. Nella popolazione pediatrica con IBD, le LLGG attuali raccomandano gli stessi schemi vaccinali previsti per i bambini sani (vedi Tabella II); tuttavia, in caso di immunosoppressione indotta farmacologicamente, tali schemi devono essere riconsiderati. Nei nati da madre trattata con farmaci biologici durante la gravidanza, è necessario evitare l’utilizzo di vaccini vivi fino al raggiungimento dei sei mesi di vita. Il momento ideale per effettuare lo screening (checking serology) e il successivo programma vaccinale è alla prima diagnosi di IBD. È inoltre importante ottenere un titolo anticorpale protettivo e, in seguito a immunizzazione insufficiente, procedere a rivaccinazione. Se un bambino in terapia immunosoppressiva che non è stato ancora vaccinato viene a contatto con altri bambini affetti da varicella deve ricevere la profilassi con aciclovir e immunoglobuline entro 96 ore. Per minimizzare il rischio di infezioni opportunistiche i bambini devono essere sottoposti a screening per 98 TB e devono ricevere vaccini inattivati. I bambini con IBD in terapia con farmaci immunosoppressori presentano un rischio elevato di malattia pneumococcica invasiva, per cui devono ricevere il vaccino anti-pneumococcico coniugato 13-valente (PCV-13) al compimento dei due anni di età seguito, dopo almeno otto settimane, Tabella I. Indicazioni per vaccinazioni e tests da eseguire prima e durante la terapia immunosoppressiva (da Dave et al., 2014 5, mod.). Terapia con farmaci biologici +/- immunomodulatori Prima della terapia Durante la terapia Screening per • Epatite B • HIV • Epatite C† • TB latente Vaccinazioni • Epatite B • Influenza • Pneumococco‡ • HPV • Tetano/Tdap Vaccinazioni • Epatite B • Influenza* • Pneumococco • Varicella Zoster • Tetano/Tdap • HPV§ * Vaccino trivalente inattivato. † CDC e USPSTF raccomandano lo screening negli adulti nati tra il 1945 e il 1965. ‡ Le nuove linee guida raccomandano due dosi di vaccino pneumococcico nei pazienti immunosoppressi. § Può essere dato ai pazienti in terapia corticosteroidea a breve termine (15 gg), bassi dosaggi di methotrexate (0,4 mg/kg /week), azatioprina (3,0 mg/kg/day), o 6-MP (1,5 mg/kg/day). Terapia con farmaci immunomodulatori Prima della terapia Durante la terapia Screening per • Epatite B • HIV • Epatite C† • TB latente Vaccinazioni • Epatite B • Influenza • Pneumococco‡ • HPV • VZV§ Vaccinazioni • Epatite B • Influenza* • Pneumococco • Varicella Zoster • Tetano/Tdap • HPV§ * Vaccino trivalente inattivato. † CDC e USPSTF raccomandano lo screening negli adulti mati tra il 1945 e il 1965. ‡ Le nuove linee guida raccomandano due dosi di vaccino pneumococcico nei pazienti immunosoppressi. § Può essere dato ai pazienti in terapia corticosteroidea a breve termine (15 gg), bassi dosaggi di methotrexate (0,4 mg/kg/week), azathioprine (3,0 mg/kg/day), o 6-MP (1,5 mg/kg/day). CLINICAL SYSTEMATIC REVIEW Le vaccinazioni nelle malattie infiammatorie croniche intestinali Autovalutazione delle vaccinazioni eseguite (%) da parte dei pazienti con IBD *HPV-papilloma virus (solo nelle donne con età < 27 anni) ** Vaccino anti influenzale nel corso dell’anno precedente Figura 1. Autovalutazione dei pazienti con IBD (da Wasan et al., 2014 8, mod.). dal vaccino pneumococcico polisaccaride 23-valente (PPSV-23). Per quanto riguarda varicella e morbillo, nei pazienti con immunodeficit la vaccinazione è riservata esclusivamente a chi ha un rischio elevato di contrarre la malattia infettiva. Nei casi in cui sia indispensabile somministrare vaccini vivi è necessario sospendere la terapia immunosoppressiva almeno tre mesi prima. Laddove sia necessario effettuare vaccinazione anti-varicella o antiMMR (morbillo-parotite-rosolia) nei pazienti che non hanno ancora iniziato la terapia immunosoppressiva, si raccomanda di attendere almeno quattro-sei settimane. Il vaccino anti febbre gialla è controindicato durante la terapia immunosoppressiva, per cui è necessario sospendere i farmaci per almeno tre mesi e, dopo avere somministrato il vaccino, attendere altri due-tre mesi prima di riprendere il trattamento. Infine, per il vaccino anti-polio bisogna utilizzare esclusivamente la forma inattivata (IPV) (vedi Tabella I). I pazienti con IBD sono correttamente vaccinati nella pratica clinica? In uno studio di coorte nei pazienti con IBD, eseguito dalla Colitis Foundation of American Partners Program, è stato somministrato un sondaggio online a 958 pazienti con età media di 45 anni che ha riportato un tasso di vaccinazioni molto basso: 428 pazienti davano la responsabilità delle mancate vaccinazioni ai gastroenterologi, Tabella II. Immunizzazioni di routine nei pazienti pediatrici (da Lu et al., 2014 11, mod.). Età Vaccini inattivati Vaccini vivi Infanzia- 3 anni HAV HBV DTaP HiB Pneumococcico (PCV 13) IPV Rotavirus MMR Varicella 4-6 anni DTaP IPV MMR Varicella 7-18 anni Tdap HPV Meningococco Annualmente Influenza (intramuscolare) Influenza (intranasale) DTaP, difterite-tetano-pertosse acellulare; Hib, Haemophilus influenzae tipo b; HPV, papillomavirus umano; IPV, poliovirus inattivato; MMR, morbillo-parotite-rosolia; PCV13, vaccino pneumococcico coniugato; Tdap, difterite-tetano-pertosse acellulare (formulazione adulti). 99 G. Mazzola et al. 530 pazienti consideravano “inadempienti” i medici di famiglia 8 (vedi Figura 1). Nello studio di Yeung et al. 9, soltanto il 14% dei gastroenterologi intervistati aveva riportato correttamente nella cartella clinica le immunizzazioni effettuate. In altri studi è stato visto che il tasso di vaccinazioni per epatite B era del 28% e solo il 45% dei pazienti era stato vaccinato per il tetano negli ultimi dieci anni; mentre appena il 9% veniva sottoposto a vaccinazione antipneumococcica. In un ulteriore studio spagnolo, soltanto il 12% dei pazienti veniva vaccinato per epatite B 10. A tutt’oggi un significativo numero di pazienti con IBD rimane inadeguatamente immunizzato. Conclusioni e prospettive Nella popolazione con IBD è di fondamentale importanza effettuare lo screening sistematico di tutte le infezioni che possono insorgere in corso di terapie con farmaci immunosoppressivi; è di assoluta rilevanza riconoscerle precocemente e trattarle secondo le LLGG effettuando successivamente un adeguato follow-up. Inoltre le vaccinazioni, ricevute secondo le modalità e nei tempi previsti dalle LLGG, contribuiscono a ridurre si- gnificativamente il rischio di morbilità/mortalità, dovuto all’alterata immunocompetenza congenita e iatrogena. In prospettiva è necessario che venga ampliato il campo di ricerca nell’ambito delle tecnologie biomediche, per aumentare la sicurezza e ottenere una completa efficacia delle immunizzazioni nei pazienti immunocompromessi. Bibliografia Yeo W, Chan TC, Leung NW, et al. Hepatitis B virus reactivation in lymphoma patients with prior resolved hepatitis B undergoing anticancer therapy with or without rituximab. J Clin Oncol 2009;27:605-11. 6 Nguyen DL, Nguyen ET, Bechtold ML. Effect of immunosuppressive therapies for the treatment of inflammatory bowel disease on response to routine vaccinations: a meta-analysis. Dig Dis Sci 2015;60:2446-53. 7 8 Duerr RH, Taylor KD, Brant SR, et al. A genome-wide association study identifies IL23R as an inflammatory bowel disease gene. Science 2006;314:1461-3. 1 Kishore J, Ghoshal U, Ghoshal UC, et al. Infection with cytomegalovirus in patients with inflammatory bowel disease: prevalence, clinical significance and outcome. J Med Microbiol 2004;53:1155-60. 2 Ojiro K, Naganuma M, Ebinuma H, et al. Reactivation of hepatitis B in a patient with Crohn’s disease treated using infliximab. J Gastroenterol 2008;43:397-401. 3 Wasan SK, Calderwood AH, Long MD, et al. Immunization rates and vaccine beliefs among patients with inflammatory bowel disease: an opportunity for improvement. Inflamm Bowel Dis 2014;20:246-50. Yeung JH, Goodman KJ, Fedorak RN. Inadequate knowledge of immunization guidelines: a missed opportunity for preventing infection in immunocompromised IBD patients. Inflamm Bowel Dis 2012;18:34-40. 9 10 Loras C, Gisbert JP, Saro MC, et al. Impact of surveillance of hepatitis b and hepatitis c in patients with inflammatory bowel disease under anti-TNF therapies: multicenter prospective observational study (REPENTINA 3). J Crohns Colitis 2014;8:1529-38. 11 Lu Y, Bousvaros A. Immunizations in children with inflammatory bowel disease treated with immunosuppressive therapy. Gastroenterol Hepatol 2014;10:355-63. Bhatia J, Bratcher J, Korelitz B, et al. Abnormalities of uterine cervix in women with inflammatory bowel disease. World J Gastroenterol 2006;12:6167-71. 4 Dave M, Papadakis KA, Faubion WA Jr. Immunology of inflammatory bowel disease and molecular targets for biologics. Gastroenterol Clin North Am 2014;43:405-24. 5 • Il paziente con IBD non deve essere considerato un soggetto con immunodeficit esclusivamente in base al proprio status. • I farmaci immunomodulatori e immunosoppressori aumentano il rischio di infezioni. • Le vaccinazioni prevengono lo sviluppo di malattie severe se adeguatamente somministrate. 100