non uccidete il futuro. stop alle esecuzioni di minorenni!

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non uccidete il futuro. stop alle esecuzioni di minorenni!
gennaio 2004
Non uccidete il futuro. Stop alle esecuzioni di minorenni!
Coordinamento pena di morte
Amnesty International – Sezione italiana
NON UCCIDETE IL FUTURO.
STOP ALLE ESECUZIONI DI MINORENNI!
titolo originale: STOP CHILD EXECUTIONS! Ending the death penalty for child offenders
(AI-index ACT 50/001/2004)
Versione italiana a cura del Coordinamento pena di morte – Amnesty International, Sezione Italiana
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Non uccidete il futuro. Stop alle esecuzioni di minorenni!
Coordinamento pena di morte
Amnesty International – Sezione italiana
INDICE
Introduzione
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Quali sono i paesi che applicano ancora la pena di morte nei confronti dei minorenni?.
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Perché questa campagna?
Una pratica in diminuzione?
Dove sono stati messi a morte minorenni?
In che modo le esecuzioni di minorenni violano le leggi internazionali?
Quali trattati internazionali proibiscono le esecuzioni di minorenni?
Cina
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Repubblica Democratica del Congo
Iran
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Pakistan
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Filippine
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Quali sono gli obiettivi della campagna di Amnesty International
per fermare le esecuzioni di minorenni?
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Come partecipare alla campagna?
Sudan
USA
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Dove trovare maggiori informazioni?
Note finali
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Amnesty International – Sezione italiana
Introduzione
“Napoleon non merita di morire. So che dev’esserci una punizione, ma
addirittura la morte per un diciassettenne? Le persone cambiano… prendersi la
vita di un ragazzo… non puoi trattare un diciassettenne con gli stessi criteri con
cui tratteresti te o me… la vita insegna. Ed io so che già adesso Napoleon è
migliore di quello che era una volta”.
Rena Beazley, in un’intervista rilasciata ad Amnesty International nel maggio del 2001, un
anno prima dell’esecuzione di suo figlio, Napoleon Beazley
Napoleon Beazley è stato messo a morte in Texas il
28 maggio 2002 per un crimine commesso diciotto anni
prima, quando era soltanto un diciassettenne.
Napoleon Beazley non aveva precedenti penali o
per cattiva condotta. Eppure, durante il processo, la
pubblica accusa - un uomo bianco - lo ha descritto alla
giuria - composta esclusivamente da persone bianche come un animale. I testimoni, invece, ne hanno
evidenziato le potenzialità che gli avrebbero consentito la
riabilitazione. Era un detenuto modello.¹
Il processo di Napoleon Beazley ha avuto luogo nel
1995, anno in cui il Comitato per i Diritti Umani dell’ONU –
l’organo che controlla che la Convenzione Internazionale
Ireland e Rena Beazley mostrano una
sui Diritti Civili e Politici (ICCPR) sia rispettata dai paesi –
foto del figlio Napoleon. ? AI
‘ha deplorato’ l’uso continuo della pena di morte, nei
confronti di coloro che avevano meno di 18 anni all’epoca
del reato, da parte degli USA. In quello stesso anno, inoltre, gli Stati Uniti d’America hanno
firmato la Convenzione sui Diritti del Fanciullo, preannunciando l’intenzione di ratificarla in
seguito.
Come la Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici, la Convenzione sui Diritti del
Fanciullo, ratificata da tutti i paesi eccetto la Somalia e gli USA, proibisce l’uso della pena di
morte nei confronti dei minori, intendendo come tali coloro che sono accusati di crimini
commessi quando avevano meno di 18 anni di età.
Le esecuzioni di ragazzi violano le leggi internazionali. Il consenso internazionale sul
divieto di mettere a morte i minori riflette il riconoscimento diffuso della capacità dei giovani di
crescere e di cambiare. La vita di un ragazzo colpevole di reato non dovrebbe mai essere
cancellata, indipendentemente da ciò che abbia commesso.
Il principio fondamentale sul quale orientarsi deve consistere nell’ottimizzare le potenzialità di
un giovane detenuto avendo come obiettivo il reinserimento successivo e definitivo nella
società. L’esecuzione è la negazione totale di tale principio.
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Perché questa campagna?
Nonostante le leggi internazionali proibiscano l’uso della pena di morte per i crimini
commessi da persone con meno di 18 anni, alcuni paesi continuano a mettere a morte i
giovani o a condannarli. Per compiere un passo verso l’abolizione totale della pena di morte nel
mondo, Amnesty International ha lanciato la campagna internazionale “NON UCCIDETE IL
FUTURO. STOP ALLE ESECUZIONI DI MINORENNI!” per chiedere di porre fine ad una
delle pratiche più atroci della pena di morte: il suo uso nei confronti degli imputati minorenni.
Sebbene le esecuzioni dei minori siano poche rispetto al totale di quelle che avvengono
nel mondo,² esse testimoniano l’inosservanza - da parte degli stati che continuano a far ricorso
alle esecuzioni - degli impegni assunti sotto le leggi internazionali e rappresentano un affronto
verso tutti i principi di moralità e di decenza allorquando riguardino la protezione dei ragazzi,
uno dei gruppi più vulnerabili della società.
Una pratica in diminuzione?
I governi nazionali hanno dimostrato di rispettare sempre di più il divieto di mettere a
morte i minorenni ratificando importanti trattati internazionali (pagine 7 e 8) e modificando,
pur di aderire a tale principio, le rispettive leggi interne.
Tra quei paesi, fortemente in diminuzione, che ancora mantengono la pena di morte per
legge, quasi tutti hanno garantito di non applicarla nei confronti dei ragazzi, ritenendo che le
vite dei minorenni – sia per l’immaturità che per l’impulsività, sia per la vulnerabilità che per la
capacità di riabilitazione proprie delle persone giovani – non debbano essere mai cancellate.
Dall’inizio del 1994, sono almeno cinque i paesi che hanno modificato le proprie leggi per
eliminare le esecuzioni di giovani imputati (vedi box seguente). L’Iran ha compiuto
recentemente un passo in questa direzione preparando una proposta di legge che innalza a 18
anni l’età minima per poter essere condannati a morte. C’è, inoltre, una tendenza anche da
parte degli stati appartenenti agli USA ad elevare a 18 anni l’età minima, così come stabilito
dallo stato del Montana nel 1999 e da quello dell’Arizona nel 2000. Nessuno stato degli USA ha
abbassato l’età minima per poter essere condannati a morte da quando sono riprese, nel 1977,
le esecuzioni nel paese.³
Divieto di mettere a morte i minorenni previsto dalle leggi nazionali
1989 - le Barbados hanno emendato lo Juvenile Offenders Act (l’Atto per i
Minorenni che commettono reati) elevando a 18 anni l’età minima dell’imputato per
l’imposizione della condanna a morte.
1994 – lo Yemen, secondo quanto previsto dal Codice Penale, ha elevato a 18
anni l’età minima per poter essere condannati a morte.
1994 – lo Zimbabwe, secondo il Criminal Procedure and Evidence Act (l’Atto sulla
Procedura Penale e sulle Prove), ha elevato a 18 anni l’età minima per poter essere
condannati a morte.
1997 – la Cina ha emendato la Legge Penale per abolire la pena di morte nei
confronti degli imputati che avevano meno di 18 anni al momento del reato.
2000 – il Pakistan ha adottato in molte zone del paese la Juvenile Justice System
Ordinance 2000 (l’Ordinanza del Sistema di Giustizia Minorile del 2000), abolendo la
pena di morte per le persone che avevano meno di 18 anni al momento del reato.
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“Il diffuso consenso internazionale secondo il quale la pena di morte non
debba essere applicata agli imputati minorenni deriva dal riconoscimento
che le persone giovani, a causa della loro immaturità, possano non
comprendere pienamente le conseguenze delle loro azioni e debbano,
quindi, beneficiare di una punizione meno severa rispetto agli adulti.
Ancora di più riflette la ferma convinzione che le persone giovani siano
maggiormente predisposte al cambiamento ed abbiano, inoltre, un
maggiore potenziale di recupero rispetto agli adulti”.
Mary Robinson, ex Alto Commissario per i Diritti Umani dell’ONU
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Dove sono stati messi a morte minorenni?
Sebbene una larga maggioranza dei paesi che mantengono la pena capitale abbia
proibito le esecuzioni di imputati minorenni, i ragazzi non sono ancora completamente al sicuro
da questa pratica.
Dal 1990 Amnesty International ha registrato 34 esecuzioni di minori – 19 delle quali
negli Stati Uniti d’America. Dal 2000 ve ne sono state 14, 9 delle quali negli USA. Anche negli
stessi USA, però, queste esecuzioni non avvengono in tutto il paese: 16 dei 38 stati le cui leggi
prevedono l’applicazione della pena di morte, ne escludono l’uso nei confronti dei minori, così
come pure il governo federale. Soltanto tre stati – Oklahoma, Texas e Virginia – hanno messo
a morte minori dal 2000.
Esecuzioni di minorenni accertate dal 1990 al 20035
Cina
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
Repubblica
Democratica
del Congo
Iran
Nigeria
Pakistan
Arabia
Saudita
?
?
?
?
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Yemen
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???
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USA
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In che modo le esecuzioni di minorenni violano le leggi internazionali?
Un paese che emette una condanna capitale nei confronti di un imputato minorenne o lo
mette a morte, viola le leggi internazionali in tre modi: 1 – contravvenendo agli obblighi
assunti aderendo ai trattati; 2 – violando le leggi di diritto internazionale consuetudinario; 3 –
violando una norma perentoria del diritto internazionale (jus cogens).
Ratificando un trattato internazionale, uno stato si impegna a rispettarne le clausole.
Quasi tutti gli stati del mondo hanno ratificato uno o più trattati che proibiscono esplicitamente
l’uso della pena di morte nei confronti di imputati minorenni (pagine 7 e 8). Quasi tutti gli stati
hanno assunto in base al diritto internazionale, quindi, un impegno formale a non usare la
pena di morte nei confronti dei minorenni al momento del reato.
Amnesty International, inoltre, ritiene che l’esclusione degli imputati minorenni
dall’applicazione della pena di morte sia al giorno d’oggi così largamente accettata per legge e
de facto da diventare una norma di diritto consuetudinario internazionale (le norme
internazionali considerate legge in quanto derivanti dalle norme di fatto degli stati - opinio
juris) ed in quanto tale vincolante nei confronti di tutti gli stati, eccetto quelli che “si sono
ostinatamente opposti” alla norma in questione.6
Infine, alcune norme di diritto internazionale sono di rilevanza tale da essere considerate
“norme perentorie”, altrimenti conosciute come jus cogens, che devono essere rispettate da
tutti gli stati in qualsiasi circostanza. La Convenzione di Vienna sulla Legge sui Trattati
definisce una norma di jus cogens “una norma accettata e riconosciuta dall’intera comunità
internazionale degli Stati come una regola alla quale non è concessa alcuna deroga, che può
essere modificata soltanto da una norma successiva di legge internazionale avente lo stesso
carattere”. Amnesty International ritiene che il divieto dell’uso della pena di morte nei confronti
di imputati minorenni debba essere considerata una norma di tal genere.
La sentenza Domingues: alla ricerca di una norma di jus cogens
Michael Domingues è stato condannato a morte nello stato del Nevada nel 1994. Il
crimine per il quale è stato accusato è stato commesso nel 1993, quando aveva 16 anni.
Dopo che il suo appello è stato respinto dalla Corte Suprema del Nevada e dopo che la
Corte Suprema degli USA ha rifiutato di prendere in esame il caso, Michael Domingues
ha presentato ricorso alla Commissione Intra-Americana per i Diritti Umani, un organo
dell’Organizzazione degli Stati Americani (OAS), della quale gli Stati Uniti d’America sono
uno stato membro. L’Articolo 1 della Dichiarazione Americana sui Diritti e i Doveri
dell’Uomo, adottata dall’OAS nel 1948, stabilisce il diritto alla vita. Michael Domingues ha
così sostenuto che la pena di morte impostagli viola questo diritto.
La Commissione ha esaminato il caso ed ha concluso che “è emersa una norma di
diritto internazionale consuetudinario che proibisce l’esecuzione di imputati che avevano
meno di 18 anni all’epoca del crimine” e che “questa norma è stata riconosciuta essere di
natura sufficientemente indelebile da costituire adesso una norma di jus cogens”. Dopo
aver ascoltato le argomentazioni presentate dal governo statunitense, la Commissione ha
dichiarato nell’ottobre del 2002 che gli USA “hanno agito contravvenendo alle norme
internazionali di jus cogens come previsto dall’Articolo 1 della Dichiarazione Americana
(sui Diritti e i Doveri dell’Uomo) condannando a morte Michael Domingues per crimini
commessi quando aveva 16 anni” e che “se lo stato (gli USA) dovesse mettere a morte
Mr. Domingues applicando la sentenza, si renderà responsabile di una grave ed
irreparabile violazione del diritto di Mr. Domingues alla vita, secondo l’articolo 1 della
Dichiarazione Americana”. (Michael Domingues v. United States, Caso 12.285, Merits,
Report N. 62/02, 22 ottobre 2002, paragrafi 84-85, 112)
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Una “norma indelebile” che viola il diritto internazionale
“La Commissione è soddisfatta, basandosi sulle informazioni ricevute, che questa
regola (il divieto di mandare a morte imputati minori di 18 anni) sia stata ritenuta essere
di natura sufficientemente indelebile da costituire una norma di jus cogens…
L’accettazione di questa norma supera barriere politiche ed ideologiche e gli sforzi di
sottrarsi ad essa sono stati vigorosamente condannati dai membri della comunità
internazionale poiché inaccettabili secondo gli standard attuali sui diritti umani… Come
norma di jus cogens, questo divieto vincola la comunità degli Stati, incluso gli Stati Uniti
d’America. La norma non può essere validamente derogata né attraverso un trattato né
con l’obiezione di uno stato, persistente o altro”.
Commissione Intra-Americana sui Diritti Umani, Sentenza Domingues, paragrafo 85
Quali trattati internazionali proibiscono le esecuzioni di minorenni?
L’opposizione internazionale alle esecuzioni di minorenni è stata resa esplicita attraverso
l’adozione di trattati sui diritti umani e di trattati di diritto umanitario, in dichiarazioni rese da
organi intergovernativi e nei commenti rilasciati dagli organi che monitorano il rispetto dei
trattati (pagina 9).
La comunità internazionale ha adottato quattro trattati sui diritti umani che escludono
esplicitamente la pena di morte per i minorenni. Quasi tutti i paesi del mondo hanno ratificato
uno o più trattati e sono pertanto legalmente obbligati a rispettarne il divieto.
Due dei trattati sui diritti umani sono di portata mondiale e possono essere sottoscritti da
qualsiasi stato:
?
La Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici (ICCPR), uno dei
principali trattati sui diritti umani, dichiara nell’Articolo 6: “Le sentenze di morte non
saranno imposte per crimini commessi da persone con meno di 18 anni di età…”. A
metà novembre 2003 la Convenzione era stata ratificata da 151 stati.
?
La Convenzione sui Diritti del Fanciullo dichiara nell’Articolo 37: “ Né la pena
capitale, né l’ergastolo senza possibilità di rilascio saranno imposti per reati
commessi da persone che avevano al di sotto dei 18 anni di età”. La Convenzione sui
Diritti del Fanciullo è stata ratificata da 192 stati – tutti i paesi tranne la Somalia e gli
USA. Sia la Somalia che gli USA hanno firmato la Convenzione, manifestando la
propria intenzione di ratificarla successivamente.
Due dei trattati sui diritti umani sono regionali e possono essere ratificati dai paesi delle
regioni in questione, rispettivamente l’Africa e le Americhe:
?
La Carta Africana sui Diritti ed il Benessere del Fanciullo dichiara nell’articolo 5
(3): “La pena di morte non sarà pronunciata per crimini commessi da minorenni”.
L’Articolo 2 di questo trattato specifica che il termine ‘minore’ si riferisce a chiunque
abbia meno di 18 anni. La Carta Africana sui Diritti ed il Benessere del Fanciullo è stata
ratificata da 31 paesi africani.
?
La Convenzione Americana sui Diritti Umani dichiara nell’articolo 4 (5): “La pena
capitale non sarà imposta a persone che, al momento del crimine commesso, avevano
meno di 18 anni di età…”. 24 stati delle Americhe hanno ratificato la Convenzione
Americana sui Diritti Umani.
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Anche i trattati di diritto internazionale umanitario, conosciuti anche come leggi di
guerra, escludono gli imputati minorenni dall’applicazione della pena di morte:
?
La Convenzione di Ginevra Relativa alla Protezione dei Civili in Tempo di
Guerra del 12 agosto 1949 (la Quarta Convenzione di Ginevra) dichiara nell’Articolo
68: “In qualsiasi caso la pena di morte non potrà essere pronunciata contro una
persona protetta che aveva meno di diciotto anni all’epoca del reato”.
?
Il Protocollo Aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949 e
relativo alla Protezione delle Vittime dei Conflitti Armati Internazionali (I
Protocollo Aggiuntivo del 1977) dichiara nell’articolo 77 (5): “La pena di morte per un
reato relativo ai conflitti armati non potrà essere applicata a persone che non avevano
conseguito i diciotto anni di età nel momento in cui era commesso il reato”.
?
Il Protocollo Aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949 e
relativo alla Protezione delle Vittime dei Conflitti Armati Non-Internazionali (II
Protocollo Aggiuntivo del 1977) dichiara nell’Articolo 6 (4): “La pena di morte non sarà
pronunciata per le persone che avevano meno di 18 anni all’epoca del reato…”.
Accanto a questi trattati, organi intergovernativi – organizzazioni composte da stati –
hanno adottato molte dichiarazioni che sostengono il divieto.
?
Nel 1984 il Consiglio Economico e Sociale dell’ONU (ECOSOC) ha adottato le
Salvaguardie che Garantiscono la Protezione dei Condannati a Morte
(“Salvaguardie ECOSOC”). La Salvaguardia 3 dichiara: “Le persone con meno di 18 anni
al momento del crimine non saranno condannate a morte…”. Le Salvaguardie ECOSOC
sono state approvate dall’Assemblea Generale dell’ONU con la risoluzione 39/118 del 14
dicembre 1984. Questa risoluzione è stata adottata senza essere messa ai voti, un
segnale di forte consenso che nessuno stato avrebbe voluto essere messo agli atti come
oppositore. Più recentemente, nell’aprile del 2003, la Commissione sui Diritti Umani
dell’ONU ha richiamato gli stati che tuttora mantengono la pena di morte, chiedendo
loro “di abolire per legge quanto prima la pena di morte per coloro che avevano meno
di 18 anni al momento del reato”.7
?
L’Unione Europea ha avallato il divieto dell’uso della pena di morte nei confronti degli
imputati minori e si è impegnata a presentare ricorso diplomatico nei confronti di quegli
stati che violano il divieto.8
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Quali sono i paesi che applicano ancora la pena di morte nei confronti dei
minorenni?
Almeno cinque nazioni – Cina, Repubblica Democratica del Congo, Iran, Pakistan e USA –
hanno messo a morte minorenni dal 2000. Vi sono imputati con meno di 18 anni, inoltre, nei
bracci della morte di almeno altri due stati – Filippine e Sudan.
Di seguito saranno fornite informazioni su ciascun paese riguardanti: l’uso della pena di
morte nei confronti di minorenni, i trattati internazionali ratificati dagli stati e le dichiarazioni
sull’uso della pena di morte nei confronti dei minori rilasciate dagli organi incaricati del
controllo del rispetto di questi trattati.
Tutti gli stati, eccetto gli USA, hanno ratificato uno o entrambi i trattati internazionali
mondiali che proibiscono l’uso della pena di morte nei confronti dei minorenni, senza prevedere
esplicite riserve a tale divieto. Come dichiarato precedentemente (pagine 7 e 8) questi trattati
sono la Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici, il cui articolo 6 (5) prevede il
divieto e la Convenzione sui Diritti del Fanciullo, dove il divieto è citato nell’articolo 37 (a).
Gli stati che hanno ratificato questi trattati sono obbligati a presentare periodiche
relazioni sulle misure che hanno intrapreso per rendere effettivo quanto previsto dai trattati. Le
relazioni sono esaminate da organi competenti che monitorano l’implementazione di questi
trattati – il Comitato sui Diritti Umani dell’ONU ed il Comitato dei Diritti del Fanciullo dell’ONU.
Quando in passato i rappresentanti dei governi che hanno messo a morte imputati
minorenni sono comparsi dinanzi ai Comitati durante l’esame delle relazioni riguardanti i propri
paesi, hanno generalmente evitato di menzionare il problema o hanno fornito risposte confuse.
Queste risposte evasive indicano quanto i funzionari responsabili siano consapevoli dell’obbligo
del proprio paese a rispettare il divieto. Soltanto gli USA hanno riconosciuto apertamente di
aver messo a morte minorenni ed arrogato per sé il diritto di poterlo fare. Come mostrato nel
grafico seguente, gli USA hanno messo a morte da soli più minorenni di quanti non abbiano
fatto tutti gli altri stati messi insieme.
Esecuzioni di minorenni rilevate dal 2000
China, 1
D.R. Congo, 1
Iran, 2
USA, 9
Pakistan, 1
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Cina
La Cina ha ratificato l’ICCPR e la CRC.
Nel maggio del 1996 la Commissione sui Diritti del Fanciullo dell’ONU espresse
preoccupazione “poiché in Cina la legislazione nazionale sembrava consentire che i ragazzi in
età compresa fra i 16 ed i 18 anni potessero essere condannati a morte con una sospensione
dall’esecuzione di due anni”. La Commissione raccomandò in quell’occasione che le misure
legislative cinesi fossero riesaminate per assicurare la conformità all’Articolo 37 della CRC.9
Nell’ottobre del 1997 divenne effettiva una revisione della Legge Penale Cinese che
eliminava la pratica della sospensione delle condanne a morte per i prigionieri accusati di aver
commesso crimini all’età di 16 o 17 anni. Precedentemente l’articolo 44 della Legge Penale
Cinese aveva previsto che gli imputati di 16 e di 17 anni potessero essere condannati a morte,
con due anni di sospensione dall’esecuzione soltanto “se i crimini commessi fossero stati
particolarmente gravi”.
Le relazioni scritte dal 1997 indicano, comunque, che persone con meno di 18 anni al
momento del reato hanno continuato ad essere messe a morte perché le corti non prestavano
sufficiente attenzione nel determinare l’età dei detenuti. Alcune corti inferiori avrebbero
ignorato “la spiegazione della Corte Suprema del Popolo del 2 maggio 1995, riguardante
questioni specifiche sull’implementazione della legge nei casi riguardanti la criminalità
giovanile”, che afferma quanto segue: “Nei casi riguardanti la criminalità giovanile, l’età
dell’imputato all’epoca del reato dovrà essere considerata come un fattore importante e dovrà
essere verificata approfonditamente… quando non sia determinata chiaramente ma abbia
conseguenze sulla possibilità o meno di perseguire le accuse criminali e sul tipo di punizione da
applicare nell’ambito di un processo, i casi dovranno ritornare dinanzi al Procuratore per
un’indagine supplementare”. Nel marzo del 2003 l’Habei Legal Daily ha riportato la notizia che
Zhao Lin, di 18 anni e 3 mesi, è stato messo a morte nel mese di gennaio dello stesso anno
per un crimine commesso nel maggio del 2000, quando aveva 16 anni. L’omicidio era avvenuto
nella Contea di Funing, nella Provincia di Jiangsu.
Repubblica Democratica del Congo
La Repubblica Democratica del Congo ha ratificato l’ICCPR e la CRC.
Kasongo, un soldato di 14 anni, è stato messo a morte nel gennaio del 2000 dopo
mezz’ora dalla conclusione del processo svoltosi dinanzi ad una corte militare speciale. Le corti
militari speciali sono state abolite nell’aprile del 2003.
Nel maggio del 2001 le autorità della Repubblica Democratica del Congo hanno riferito al
Comitato dei Diritti del Fanciullo dell’ONU che alcuni bambini soldato condannati a morte erano
stati graziati, non menzionando l’esecuzione di Kasongo. Il Comitato ha chiesto al paese “di
garantire il rispetto dell’articolo 37 (a) della Convenzione (sui Diritti del Fanciullo) e che
nessuna persona minore di 18 anni sia condannata a morte”.10
Iran
L’Iran ha ratificato l’ICCPR e la CRC.
Amnesty International ha registrato dal 1990 sette esecuzioni di minori in Iran. La
maggior parte delle informazioni ricevute dall’associazione si basano sulle notizie riportate dai
media iraniani.
Più recentemente, l’agenzia ufficiale IRNA ha riferito, in data 29 maggio 2001 dalla città
di Ilam, che Mehrad Yousefi, di 18 anni, era stato impiccato per un crimine commesso due anni
prima.
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Non uccidete il futuro. Stop alle esecuzioni di minorenni!
Coordinamento pena di morte
Amnesty International – Sezione italiana
Nel maggio del 2000 le autorità iraniane hanno riferito al Comitato sui Diritti del Fanciullo
dell’ONU che le condanne a morte inflitte agli imputati minorenni non erano state eseguite e
che la pena di morte non era più “inflitta ai ragazzi al di sotto dei 18 anni di età”. Il Comitato
ha fortemente raccomandato che l’Iran “compia passi immediati per fermare e per abolire per
legge l’imposizione della pena di morte per crimini commessi da persone minori di 18 anni”.11
Una proposta di legge per innalzare l’età minima per poter essere condannati a morte a
18 anni è stata approvata dalla magistratura e dovrebbe essere stata introdotta in parlamento
alla fine del 2003.
Pakistan
Il Pakistan ha ratificato il CRC nel 1990.
Amnesty International ha registrato negli anni 1990 due esecuzioni di minorenni in
Pakistan – una nel 1992 ed una nel 1997.
L’Ordinanza del Sistema di Giustizia Minorile del 2000, che abolisce la pena di morte per
le persone con meno di 18 anni all’epoca del reato nella maggior parte del paese, è entrata in
vigore il 1 luglio 2000.
L’Ordinanza, però, non era estesa alle Aree Tribali del nord-ovest, amministrate dalle province
e dallo stato. Un giovane uomo, Sher Ali, è stato messo a morte nel novembre del 2001 in
un’area tribale amministrata dalla provincia, per un omicidio commesso nel 1993 quando
aveva 13 anni.
Sebbene la maggior parte delle condanne a
morte pendenti inflitte a minorenni prima del
luglio 2000 sia stata commutata, un numero
imprecisato di sentenze è ancora sospeso fino a
quando le corti non determineranno l’età dei
prigionieri accusati. Infatti i minorenni continuano
ad essere condannati a morte, principalmente
perché la loro età non viene stabilita. La questione
dell’età non viene generalmente sollevata dai
legali della famiglia fino a quando il ragazzo non
viene condannato a morte. Spesso i giudici non
affrontano la questione a meno che il ragazzo non
sembri chiaramente un minorenne.12
Imputati minorenni in Pakistan che attendono di
essere processati. ? AI
Nell’ottobre del 2003 il Comitato sui Diritti del Fanciullo dell’ONU ha dichiarato di essere
“profondamente preoccupato per le notizie riguardanti gli imputati minorenni condannati e
messi a morte in Pakistan” ed ha raccomandato di intraprendere passi immediati che
assicurino che il divieto della pena di morte contro imputati con meno di 18 anni sia garantito e
che le condanne a morte imposte prima della promulgazione dell’Ordinanza 2000 non siano
effettuate.13
Filippine
Le Filippine hanno ratificato l’ICCPR e la CRC.
Nelle Filippine le leggi impediscono l’uso della pena di morte
contro persone che avevano meno di 18 anni all’epoca del reato.
Nonostante ciò sono almeno sette i minorenni, fra i quali una
ragazza, sui quali pende attualmente la condanna a morte14 e per i
quali Amnesty International sta chiedendo alle autorità filippine di
commutare la pena.
11
Larina Perpinan con suo
figlio in prigione. ? AI
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Larina Perpinan aveva 17 anni quando è stata arrestata insieme ad altre dieci persone
con l’accusa di rapimento, e conseguente richiesta di riscatto, di una donna anziana,
successivamente rilasciata illesa. Al momento dell’arresto, Larina Perpinan ha mentito sulla
propria età e sul proprio nome per “ evitare problemi in famiglia”. Durante il processo le fu
affidata una scarsa assistenza legale e venne condannata a morte nell’ottobre del 1998.
Sebbene successivamente abbia presentato un certificato di nascita provando di avere 17 anni
al momento dell’arresto, sembrerebbe che il giudice abbia rifiutato di revocare la sua condanna
a morte.
Sudan
Il Sudan ha ratificato l’ICCPR e la CRC.
Fra le persone condannate a morte a partire dal 2002 da una corte speciale della
provincia occidentale di Dafur, vi sono alcuni minorenni. Le procedure seguite dalla corte
speciale sono ben lontane dalle norme internazionali che regolano i processi equi. 15
Nell’ottobre del 2002 il Comitato sui Diritti del Fanciullo dell’ONU ha raccomandato il
Sudan “di garantire che le condanne a morte non siano comminate per azioni commesse da
ragazzi con meno di 18 anni di età”.16
USA
Gli USA hanno ratificato l’ICCPR.
Con una decisione del 1989 riguardante il caso Stanford v. Kentucky, la Corte Suprema
degli Stati Uniti d’America ha stabilito che l’uso della pena di morte nei confronti di imputati di
16 o di 17 anni non è in contrasto con la Costituzione Americana.17
Uno dei motivi che ha spinto la Corte ad assumere questa decisione consisteva nella
mancanza di prove sufficienti, nelle legislazioni interne dei vari stati, che indicassero un
“consenso nazionale” contro l’uso della pena di morte nei confronti di imputati al di sotto dei
18 anni.
Con una decisione più recente del 2002, riguardante un’altra questione nell’ambito del
caso Atkins v. Virginia, la Corte Suprema ha ritenuto che l’esecuzione di prigionieri con ritardi
mentali sia incostituzionale. In quell’occasione la maggioranza della corte ritenne che il
“consenso nazionale” contro queste esecuzioni fosse ormai sviluppato. Nelle varie
argomentazioni la Corte citò il “gran numero” di stati che avevano adottato una legislazione
che proibiva l’esecuzione di minorati mentali e “la compattezza nel cambiamento di direzione”
vale a dire “l’assenza completa di Stati che avessero introdotto leggi che ripristinassero il
potere di procedere con queste esecuzioni”. Amnesty International ritiene che lo stesso
ragionamento dovrebbe adesso spingere la Corte Suprema a dichiarare incostituzionale l’uso
della pena di morte contro i minorenni.18
Dei 38 stati degli USA che prevedono la pena di morte, 22 ne consentono l’uso contro i
minorenni.19 Sedici stati che nelle proprie leggi prevedono la pena capitale ne escludono l’uso
nei confronti dei minori, così come le leggi federali e le leggi militari statunitensi. Dal 1977
ventidue minorenni sono stati messi a morte in sette stati. Più di 70 imputati minorenni si
trovano attualmente nei bracci della morte statunitensi con una condanna a morte pendente.
Nell’aprile del 2003 le autorità americane hanno rivelato che tra gli stranieri detenuti
nella base navale USA di Guantanamo Bay, a Cuba, vi siano minori tra i quali anche tredicenni.
Un detenuto, Omar Khadr, di nazionalità canadese, potrebbe essere sospettato di essere
coinvolto, quando aveva 15 anni, nell’uccisione di un soldato americano avvenuta in
Afghanistan. Amnesty International ha sollecitato le autorità canadesi a cercare assicurazioni
presso gli USA che per Omar Khadr non verrà chiesta la pena di morte, nel momento in cui
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sarà processato da una commissione militare nominata dalle autorità americane.20 Amnesty
International si oppone alle commissioni militari.
Un retroscena di abusi e privazioni
L’uso della pena di morte contro imputati minorenni non accetta alcun
ragionamento secondo il quale la società debba accettare una responsabilità, anche
minima, nel momento in cui un ragazzo commetta un crimine. I profili degli adolescenti
condannati a morte spesso appartengono a persone minorate mentalmente o disturbate
emotivamente provenienti da un’infanzia di abusi, privazioni e povertà. I retroscena delle
vite degli imputati minorenni messi a morte negli USA dal 1990, indicano che la società li
ha innanzitutto trascurati prima di decidere di ucciderli.
Glen McGinnis, nato da una madre tossicodipendente che lavorava come
prostituta, è stato condannato a morte in Texas nel 1992. Ha subìto ripetuti abusi fisici
da parte della madre che lo picchiava e del suo patrigno che lo percuoteva con una corda
elettrica e lo violentava quando aveva nove o dieci anni. Scappato di casa all’età di 11
anni, ha vissuto nelle strade di Houston divenendo un taccheggiatore ed un ladro d’auto.
Nero, è stato condannato a morte da una giuria composta esclusivamente da bianchi, per
aver sparato a Leta Ann Wilkerson, bianca, durante una rapina avvenuta nel 1990. Vari
agenti dell’istituto di pena minorile hanno testimoniato che non era un ragazzo
aggressivo, nonostante gli insulti subìti da parte degli altri detenuti sulla sua
omosessualità, e che avrebbe potuto migliorarsi nell’ambiente strutturato della prigione.
E’ stato messo a morte nel gennaio del 2000.
Quando gli USA hanno ratificato nel 1992 la Convenzione Internazionale sui Diritti Civili
e Politici, sollevarono un’obiezione dichiarando che avrebbero riservato per sé il diritto di
“imporre la pena capitale… per i crimini commessi da persone che avevano meno di diciotto
anni di età”. Undici altri stati firmatari dell’ICCPR hanno protestato per questa riserva. Nel
1995 il Comitato sui Diritti Umani dell’ONU ha dichiarato di ritenere la riserva “incompatibile
con l’oggetto ed i propositi dell’ICCPR ed ha raccomandato che fosse ritirata. Il Comitato ha
anche deplorato le clausole previste nelle legislazioni vigenti di alcuni stati degli USA che
consentono che i minorenni siano condannati a morte così come “le giurisdizioni dove queste
condanne sono state pronunciate ed eseguite” ed ha esortato le autorità ad “intraprendere
passi appropriati per assicurare che le persone non siano condannate a morte per crimini
commessi prima che abbiano compiuto 18 anni di età”.
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Quali sono gli obiettivi della campagna di Amnesty International per fermare
le esecuzioni di minorenni?
C’è uno schiacciante consenso internazionale legale e morale contro le esecuzioni di
imputati minorenni. La condanna a morte e l’esecuzione di una persona per un crimine
commesso quando era un bambino, negano la possibilità di riabilitazione e sono contrarie agli
standard internazionali sulla giustizia e sul trattamento umano.
Gli attivisti di Amnesty International di tutto il mondo si stanno unendo ad altre
organizzazioni in occasione della campagna “NON UCCIDETE IL FUTURO. STOP ALLE
ESECUZIONI DI MINORENNI!” che ha l’obiettivo di porre fine all’uso della pena di morte
contro gli imputati minorenni nel mondo entro il dicembre 2005.
Amnesty International ritiene che la pena di morte violi il diritto alla vita e sia
un’estrema punizione crudele, inumana e degradante. Come ulteriore passo verso l’abolizione
della pena di morte si chiede:
?
Di porre immediatamente fine a tutte le esecuzioni di imputati minorenni
?
Di commutare tutte le condanne a morte pendenti nei confronti di imputati minorenni
?
Ai paesi mantenitori della pena di morte di abolire per legge la sua applicazione nei
confronti degli imputati minori
?
Agli stessi paesi di adottare misure necessarie affinché le rispettive corti non
condannino a morte minorenni includendo, dove necessario, l’esame dei certificati di
nascita. Laddove non esistano sistemi di rilasci di certificati di nascita, essi dovrebbero
essere introdotti, come richiesto dall’Articolo 8 della Convenzione sui Diritti del
Fanciullo.
Come partecipare alla campagna?
Per informazioni sulle azioni da intraprendere per fermare le esecuzioni di minorenni
consultare il sito del Segretariato Internazionale di Amnesty International all’indirizzo
www.amnesty.org/deathpenalty
Per partecipare alla campagna, o per ulteriori notizie, contattare la sede della Sezione
Italiana di Amnesty International, Via G.B. De Rossi, 10 – 00161 Roma tel. 06/44901
www.amnesty.it
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Amnesty International – Sezione italiana
I premi Nobel per la pace condannano le esecuzioni dei minorenni
“La pena di morte è una punizione particolarmente crudele ed inusuale che
dovrebbe essere abolita. E’ inconcepibile specialmente quando viene imposta ai
bambini”.
Dichiarazione conclusiva del Quarto Summit Mondiale dei Premi Nobel per la pace, 30
novembre 2003
Dove trovare maggiori informazioni?
Per maggiori informazioni sugli argomenti trattati in questo documento, sono disponibili i
seguenti rapporti di Amnesty International:
?
Children and the death penalty: executions worldwide since 1990, Settembre 2002, AI
Index: ACT 50/007/2002
?
The exclusion of child offenders from the death penalty under general international law,
Luglio 2003, AI Index: ACT 50/004/2003 (disponibile anche nella versione italiana)
?
Pakistan: Denial of basic rights for child prisoners, Ottobre 2003, AI Index: ASA
33/011/2003.
?
Philippines: Something hanging over me – child offenders under sentence of death,
Ottobre 2003, AI Index: ASA 35/014/2003.
?
Sudan: Empty promises? Human rights violations in government-controlled areas,
Luglio 2003, AI Index: AFR 54/036/2003.
?
United States of America: Indecent and internationally illegal - the death penalty
against child offenders, Settembre 2002, AI Index: AMR 51/143/2002.
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Note finali
¹ Per maggiori informazioni sul caso di Napoleon Beazley: Amnesty International, United States of America: Too young
to vote, old enough to be executed – Texas set to kill another child offender, Luglio 2001, AI Index: AMR
51/105/2001.
2
Nel 2002, l’ultimo anno per il quale sono disponibili dati mondiali, sono avvenute tre esecuzioni di minorenni su un
totale di 1.526 esecuzioni registrate da Amnesty International nel mondo. Nei nove anni compresi tra il 1994 e il 2002
Amnesty International ha accertato 19 esecuzioni di minori in cinque stati, un numero esiguo rispetto al totale di
22.588 esecuzioni avvenute in 70 paesi durante lo stesso periodo.
3
Sulla tendenza degli stati appartenenti agli USA a fissare a 18 anni l’età minima per essere condannati a morte:
United States of America: Indecent and internationally illegal – the death penalty against child offender, Settembre
2002, AI Index: AMR 51/143/2002, pagg. 15-25, 103.
4
Dichiarazione di Mary Robinson rilasciata per chiedere la grazia per due imputati minorenni T.J.Jones e Toronto
Patterson, Ufficio dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani dell’ONU, comunicato stampa, 1 agosto 2002.
5
Per informazioni sui casi: Children and the death penalty: executions worldwide since 1990, Settembre 2002, AI
Index: ACT 50/007/2002.
6
Nell’ agosto del 2000 una Sottocommissione per la Promozione e la Protezione dei Diritti Umani dell’ONU ha adottato
una risoluzione che afferma che “l’imposizione della pena di morte nei confronti di coloro che avevano meno di 18 anni
all’epoca del reato è contraria al diritto internazionale consuetudinario” ed ha invitato la Commissione sui Diritti Umani
dell’ONU a confermare tale affermazione (risoluzione 2000/17 dell’agosto 2000). Nell’aprile 2003 la Commissione sui
Diritti Umani ha “riaffermato” la risoluzione 2000/17 della Sottocommissione “sul diritto internazionale e l’imposizione
della pena di morte nei confronti di coloro che avevano meno di 18 anni all’epoca del reato” (risoluzione 2003/67 del
24 aprile 2003, para.2).
7
Risoluzione 2003/86 sui diritti del fanciullo, adottata senza essere messa ai voti.
8
Linee Guida dell’Unione Europea sulla Pena di Morte, adottate dal Consiglio dell’Unione Europea il 3 giugno 1998.
9
Documento ONU CRC/C/15/Add.56, para. 21, 42. Il Comitato ha dichiarato inoltre che “l’imposizione delle condanne
a morte sospese sui minorenni costituisce una punizione crudele, inumana o degradante”.
10
Documenti ONU CRC/C/SR.705, para. 48; CRC/C/SR.706, para. 13; CRC/C/15/Add.153, para.75.
11
Documenti ONU CRC/C/SR.618, para.22, 43; CRC/C/15/Add.123, para.30.
12
Pakistan: Denial of basic rights for child prisoners, Ottobre 2003, AI Index: ASA 33/011/2003.
13
Documento ONU: CRC/C/15/Add.217.
14
Philippines: Something hanging over me – child offenders under sentence of death, Ottobre 2003, AI Index: ASA
35/014/2003.
15
Sudan: Empty promises? Human rights violations in government-controlled areas, Luglio 2003, AI Index: AFR
54/036/2003.
16
Documento ONU CRC/C/15/Add.190, para. 70.
17
Un anno prima, per il caso Thompson v. Oklahoma, la Corte Suprema aveva stabilito che l’uso della pena di morte
contro imputati minori di 16 anni fosse incostituzionale.
18
Per maggiori informazioni: Usa: Indecent and internationally illegal – the death penalty against child offenders,
citato in precedenza.
19
La Corte Suprema dello stato del Missuri ha recentemente stabilito che l’uso da parte dello stato della pena di morte
contro imputati minorenni sia incostituzionale. Le autorità dello stato hanno chiesto alla Corte Suprema degli USA di
cambiare la propria decisione sull’argomento.
20
Comunicati stampa, rilasciati all’inizio di dicembre 2003, hanno riferito che Omar Khadr potrebbe essere stato
rilasciato o trasferito da Guantanamo Bay.
21
United States of America: The threat of a bad example – undermining international standards as “war on terror”
detentions continue, Agosto 2003, AI Index: AMR 51/114/2003, pagine 21-22
22
Documento ONU CCPR/C/79Add.50, para. 14, 16, 27, 31
Amnesty International - Coordinamento pena di morte
e-mail: [email protected]
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