L`industria molitoria

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L`industria molitoria
L’industria molitoria
L’industria molitoria italiana costituisce un settore strategico nella filiera nazionale del frumento
tenero e del frumento duro, configurandosi come elemento di “cerniera” tra la fase agricola e quella
dell’industria pastaria, dolciaria e della panetteria.
Secondo la fonte Italmopa, nel 2013 in Italia sono presenti 358 i molini che lavorano oltre 10 milioni
di tonnellate di frumento e che nel complesso assorbono 4.600 addetti. La produzione nazionale
ammonta nel 2014 a 4 milioni di tonnellate circa frumento tenero, 3,8 milioni di semole e circa 3
milioni di crusche, per un fatturato complessivo dell’industria molitoria che nel 2014 si è attestato a
circa 3,8 miliardi di euro.
La distribuzione territoriale dei molini segue la vocazionalità produttiva della materia prima lavorata. I
molini a frumento tenero sono infatti localizzati prevalentemente nelle regioni del Centro-Nord Italia
(Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Umbria e Lombardia) mentre i molini a frumento duro nelle
regioni del Sud (Puglia e Sicilia).
Negli ultimi anni, l’industria molitoria italiana ha subito una consistente contrazione sia in termini di
numerosità che di potenzialità di lavorazione indistintamente dalla materia prima lavorata. A fronte
del minor numero dei molini censiti, tuttavia, si registra una concentrazione della capacità produttiva
oraria in ragione del fatto che il numero delle unità produttive si è ridotto ad un tasso maggiore di
quello registrato per la potenzialità produttiva.
La produzione nazionale di farina di frumento tenero ha evidenziato nel corso degli ultimi dieci anni
una marcata flessione, invertendo la tendenza solo nell’ultimo triennio. Al contrario, la produzione di
semola di frumento duro è risultata in leggera progressione. Queste tendenze contrapposte, emerse
dall’analisi dei dati forniti da Italmopa, riflettono l’andamento della domanda proveniente dalle fasi
industriali più a valle della filiera. In particolare, per quanto riguarda la farina si osserva una
riduzione del consumo nazionale di pane, mentre la tenuta della produzione di semole è trainata dal
marcato aumento dell’export della pasta di semola.
Per quanto riguarda la materia prima lavorata, dall’analisi dei dati Istat risulta che le produzioni
nazionali di frumento tenero e frumento duro nel 2014 si sono attestate complessivamente a circa
7,2 milioni di tonnellate mentre i quantitativi importati nello stesso anno ammontano a 7,5 milioni di
tonnellate.
L’approvvigionamento all’estero delle aziende molitorie è strettamente determinata dai livelli della
produzione nazionale di frumento tenero e duro, che risulta insufficiente a soddisfare la domanda
dell’industria della trasformazione. Tuttavia, esse sono anche riconducibili a fattori di ordine
competitivo (qualità della granella, prezzi all’origine, scarsa fluidità del mercato) e di ordine
organizzativo che costituiscono le principali criticità dell’offerta nazionale (polverizzazione dell’offerta
che non garantisce adeguati volumi di approvvigionamento, centri di stoccaggio spesso obsoleti e di
piccole dimensioni tali da non consentire un adeguato stoccaggio differenziato per partite omogenee
di prodotto, listini delle borse merci inadeguati).
1
1
2
3
Il ruolo dell’industria
4
Struttura e evoluzione
molitoria nella filiera del
dell’offerta di sfarinati
frumento
dell’industria molitoria
pag. 3
pag. 14
La struttura dell’industria
5
I fattori competitivi
molitoria
dell’industria molitoria
pag. 6
pag. 16
Struttura ed evoluzione
della domanda di materia
prima dell’industria
molitoria
pag. 9
2
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1. Il ruolo dell’industria molitoria nella filiera del frumento
1.1. La filiera del frumento
La filiera del frumento coinvolge 326.389 imprese agricole che destinano a tale coltivazione poco meno di 2
milioni di ettari (Censimento Istat 2010).
L’offerta nazionale del frumento, fermo restando le strutturali oscillazioni produttive annuali, si è attestata
nella media dell’ultimo quinquennio attorno a 7,2 milioni di tonnellate di granella corrispondente ad una
produzione a prezzi di base pari a circa 1,7 miliardi di euro (il 7% della Ppb coltivazioni agricole).
Fig. 1 – I principali attori della filiera del frumento
Aziende agricole
Import granella
Export granella
Commercianti / centri privati di raccolta
Prima trasformazione
Cooperative
Industria Molitoria
Associazioni di produttori
Export
sfarinati
Consorzi agrari
Seconda trasformazione
Industria pastaria
Panificazione artigianale ed industriale
Industria dolciaria
Export di pasta e
prodotti
panett./biscott.
Consumo nazionale di
pasta, pane e prodotti
dolciari
Fonte: ISMEA
Le imprese di prima trasformazione (molini a frumento duro e frumento tenero) ammontano a 358 nel
2013 e coinvolgono 4.600 addetti. La produzione nazionale di farine e semole è superiore a 7,8 milioni di
tonnellate nel 2014, con un fatturato dell’industria molitoria di 3,8 miliardi di euro, ovvero il 3% circa del
fatturato totale dell’industria alimentare.
L’industria pastaria conta, a livello nazionale, 125 impianti e 7.500 addetti. La produzione nazionale di
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pasta nel 2014 si è attestata a poco più di 3,4 milioni di tonnellate corrispondente a valore pari a circa 4,6
miliardi di euro, cioè il 3,6% del fatturato nazionale dell’industria alimentare e bevande.
L’industria dolciaria, con particolare riferimento al segmento dei prodotti da forno, è stata caratterizzata nel
2014 da una offerta di tali prodotti pari a circa 1,1 milioni di tonnellate per un valore pari a circa 5 miliardi di
euro (il 4% del fatturato totale dell’industria alimentare italiana).
La filiera del frumento può essere sintetizzata in quattro segmenti:
Produzione e commercializzazione della granella. In questo segmento operano i produttori di frumento e
le loro diverse forme di aggregazione (consorzi agrari, cooperative e associazioni di produttori) che sostengono la base produttiva ed effettuano una prima commercializzazione del prodotto agricolo di base. A questi
si aggiungono i commercianti privati, che possono essere dotati di proprie strutture di stoccaggio oppure agire da meri intermediari tra l’impresa agricola e l’industria, e le società di commercio che operano presso i
porti navali e che svolgono attività di trading. Si tratta di un limitato numero di imprese di grandi dimensioni,
spesso facenti parte a gruppi multinazionali (Cargill, Louis Dreyfus, Conagra, ecc.), che operano prevalentemente sui mercati extracomunitari.
Il settore industriale di prima trasformazione. E’ costituito dal settore molitorio che provvede alla trasformazione della granella di frumento in sfarinati. Da tale processo se ne ricava come sottoprodotto, la crusca,
che è destinata essenzialmente all’alimentazione animale. Anche a questo livello è presente un canale di
importazione della materia prima che viene direttamente gestito dalle unità produttive di maggiore dimensione che assorbono, prevalentemente dai paesi comunitari, circa il 60% dell’import totale nazionale di granella.
L’Italia esporta limitati quantitativi di sfarinati di frumento che trovano collocamento soprattutto sui mercati
comunitari.
Il settore della seconda trasformazione. E’ costituito dai comparti dell’industria pastaria, dolciaria e della
panificazione (industriale e artigianale). La prima assorbe la quasi totalità della semola di frumento duro
mentre gli altri due assorbono prevalentemente farine di frumento tenero. Il settore colloca una parte rilevante della propria produzione pastaria e dolciaria sui mercati esteri sia direttamente sia attraverso una rete di
grossisti e intermediari. Il comparto della panificazione, al contrario, è prevalentemente orientato verso la
domanda interna.
La distribuzione e commercializzazione. Per le paste alimentari la commercializzazione avviene in larga
parte attraverso la Grande Distribuzione Organizzata e, spesso, viene gestita in maniera diretta dai grandi
gruppi industriali anche attraverso le produzioni a private label. Il settore della panificazione, al contrario, è
caratterizzato da una fitta rete di laboratori artigiani; solo la panificazione industriale manifesta una elevata
presenza all’interno della GDO.
1.2. I flussi di prodotto lungo la filiera del frumento
Le disponibilità nazionale del frumento sono fortemente influenzate dall’andamento della produzione interna
che presenta forti variazioni da un anno all’altro, soprattutto con riferimento al frumento duro. A prescindere
da tale andamento, per soddisfare la domanda dell’industria di prima e seconda trasformazione è necessario
il ricorso all’importazione di considerevoli quantitativi di materia prima, che rappresentano una quota, nella
media dell’ultimo quinquennio, pari al 35% della disponibilità totale di frumento duro e a circa il 60% di quella
di frumento tenero. I flussi quantitativi dell’intera filiera del frumento possono essere sintetizzati nei seguenti
punti:

la commercializzazione del frumento viene effettuata per circa il 50% dai consorzi agraricooperative-Op che conferiscono interamente il prodotto all’industria molitoria. Un ruolo rilevante lo
detengono i commercianti privati che veicolano circa il 35% dell’offerta nazionale, quasi totalmente
indirizzata verso i molini e solo in misura residua destinata all’export. Il conferimento diretto della
granella da parte delle aziende agricole verso l’industria molitoria è limitato a circa il 15% del totale;

le importazioni seguono essenzialmente due canali. L’industria molitoria assorbe direttamente circa il
60% dei quantitativi importati provenienti quasi esclusivamente dai paesi comunitari. Il rimanente
40% è importato dai commercianti privati/società di commercio che effettuano approvvigionamenti
diretti dai paesi extracomunitari;

una quota pari a circa il 10% può variare da anno a anno in ragione della disponibilità di materia
prima, è costituita dalle scorte necessarie ai molini per garantirne il fisiologico funzionamento degli
impianti;
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
esclusivamente per il frumento tenero, una quota, che può essere quantificata in un valore oscillante
tra il 10% e il 15% della disponibilità nazionale, è utilizzata nella composizione dei mangimi, con
particolare riferimento alla granella di scarso profilo qualitativo.
Fig. 2 – I flussi di prodotto nella filiera del frumento nel 2014
Granella di frumento:
4,1 mln t di f. duro
3,1 mln t di f. tenero
35%
Commercianti
privati
5,3
40%
Import:
4,7 mln t f. tenero
2,8 mln t f. duro
Consorzi
agrari/Coop/OP
3,6
15%
95%
Industria molitoria
13,9
di cui stock circa
il 10%
60%
Export
granella
Industria
mangimistica
1,1 mln t fr. tenero
50%
3%
Produzione di sfarinati
D.M. (iper, super…)
sfarinati per
private lab el
3%
Semole 3,8 mln t
Farine 4,0 mln t
export
sfarinati
15%
Industria
dolciaria
85%
Panificazione
artigian./industr.
7%
panetteria
93%
Produzione nazionale di
pasta industriale
3,5 mln t
Export
pasta 2,0 mln t
57%
43%
Consumo
nazionale di pane
3 mln t
Consumo
nazionale di pasta
1,5 mln t
Fonte: elaborazione ISMEA su dati Istat, Italmopa, Aidepi, Assalzoo

la destinazione della semola di frumento duro vede prevalere l’impiego all’interno dell’industria
pastaria (97%); la quota residuale del 3% viene utilizzata, a livello perlopiù locale, per la produzione
di pane artigianale. Nel caso delle farine di frumento tenero, circa il 85% è utilizzato per la
panificazione industriale e, soprattutto, artigianale mentre il rimanente 15% dall’industria dolciaria;

la produzione industriale di pasta si attesta intorno a 3,5 milioni di tonnellate. Oltre il 50% dell’offerta
nazionale viene collocata sui mercati esteri all’interno dei quali prevalgono i paesi della Ue (65%); la
rimanente quota è destinata al consumo interno. La produzione nazionale di pane viene stimata
attorno ai 3 milioni di tonnellate destinate interamente al consumo interno;

i consumi domestici vengono realizzati in larga parte attraverso la distribuzione organizzata con una
quota che può essere stimata nel 70% circa. Di questa, oltre il 70% è rappresentata dalla
Distribuzione Moderna, circa il 17% dal Dettaglio Tradizionale, mentre le altre forme di distribuzione
(liberi servizi, hard discount, cash&carry ecc.) rappresentano una quota residua del 5% circa del
totale.
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2. La struttura dell’industria molitoria
2.1. I numeri del settore
Il settore molitorio gioca un ruolo di primaria importanza all’interno della filiera del frumento
rappresentandone la struttura di base dei prodotti della nostra alimentazione e simboli del Made in Italy,
come pasta, pane ed anche prodotti dolciari.
In base ai dati Italmopa (2013) in Italia sono presenti 358 molini di cui 233 a frumento tenero e 125 a
frumento duro. Le utilizzazioni di frumento si attestano stabilmente al di sopra dei 10 milioni di tonnellate per
una produzione di sfarinati superiore ai 7 milioni di tonnellate. A ciò vanno aggiunti mediamente 3 milioni di
tonnellate di crusca, sottoprodotto destinato all’industria mangimistica.
Tab. 1 – I numeri dell’industria molitoria
udm
Nr. Molini, di cui:
n.
- a frumento tenero
n.
- a frumento duro
n.
Frumento lavorato, di cui:
(000 t)
- frumento tenero
(000 t)
- frumento duro
(000 t)
Sfarinati prodotti, di cui:
(000 t)
- farine
(000 t)
- semole
(000 t)
Fatturato Industria molitoria (mln €)
Nr. Addetti
n.
2008
10.250
5.220
5.030
7.260
3.860
3.400
3.637
4.700
2009
392
259
133
10.260
5.140
5.120
7.260
3.800
3.460
2.560
4.600
2010
2011
2012
-
-
-
10.300
10.464
5.140
5.249
5.215
7.430
3.888
3.542
3.538
4.600
5.160
7.287
3.798
3.489
2.590
4.600
2013
358
2014
233
125
-
10.703
10.900
11.178
5.436
5.267
5.410
5.490
5.435
5.743
7.588
4.027
3.561
3.619
n.d.
7.713
4.008
3.705
3.601
n.d.
7.855
4.026
3.829
3.820
n.d.
tvma %
08-14
1,3
0,6
2,0
1,2
0,6
1,9
1,7
-
Fonte: elaborazione ISMEA su dati Italmopa
2.2. La ripartizione territoriale dei molini
La ripartizione geografica dei molini a frumento tenero vede prevalere le regioni del Centro-Nord sia in
termini di unità produttive sia di potenzialità produttiva. In particolare, in base agli ultimi dati Italmopa 2013,
nelle regioni del Centro-Nord sono presenti 199 molini (85% del totale) con una potenzialità complessiva di
circa a 25.000 tonnellate/24h (88%).
In linea con la vocazionalità produttiva, i molini a frumento duro prevalgono nelle regioni meridionali. In
questi areali si contano 104 unità produttive (83% del totale) per una capacità di 14.354 tonnellate/24h (70%
del totale).
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Fig. 3 – La distribuzione geografica dei molini a frumento tenero nel 2013
90%
80%
quota % molini
70%
quota % potenzialità*
60%
50%
40%
30%
20%
10%
Sud
Centro
Nord
Molise
Campania
Emilia
Romagna
Sardegna
Basilicata
Sicilia
Puglia
0%
*) tonnellate/24h.
Fonte: elaborazione ISMEA su dati Italmopa
Fig. 4 – La distribuzione geografica dei molini a frumento duro nel 2013
70%
quota % molini
60%
quota % potenzialità*
50%
40%
30%
20%
10%
Sud
Centro
Nord
Calabria
Campania
Abruzzo
Lazio
Toscana
Umbria
Marche
Lombardia
Veneto
E. Romagna
Piemonte
0%
*) tonnellate/24h.
Fonte: elaborazione ISMEA su dati Italmopa
2.3. Le dinamiche recenti
La dinamica di medio periodo circa l’evoluzione dei molini presenti sul territorio nazionale ne evidenzia, tra il
2005 e il 2013, una consistente contrazione (105 molini a frumento tenero e 53 molini a frumento duro) e, di
conseguenza, una riduzione complessiva della potenzialità produttiva (6.600 tonnellate/24h per i molini a
frumento tenero e 2.300 tonnellate/24h per i molini a frumento duro).
La struttura produttiva risulta maggiormente concentrata; a fronte del minor numero dei molini censiti nel
2013, infatti, si registra la contrazione della capacità produttiva oraria di lavorazione, osservata però ad un
tasso nettamente inferiore. Dall’analisi delle dinamiche registrate per classe di potenzialità, inoltre, i
decrementi più consistenti di entrambe le variabili si osservano, nel caso del frumento tenero, per quei molini
ricadenti nelle dimensioni di classi minori comprese tra 10 e 50 tonnellate/24h; al contrario, per i molini a
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frumento duro la riduzione più marcata del numero e della potenzialità di lavorazione si è riscontrata per la
classe compresa tra 100 e 200 tonnellate/24.
Analizzando l’evoluzione del numero di molini per le aree geografiche più rappresentative, emerge che il
calo di 105 unità di molitura del frumento tenero nel 2013 è da imputare in larga misura a Emilia Romagna (25), Piemonte (-15), Lombardia (-15), Veneto (-12) e Marche (-11). Riguardo al frumento duro, il
ridimensionamento di 53 molini è dovuto essenzialmente alla Sicilia (-34); risulta in controtendenza
Sardegna e Abruzzo dove si è registrato un incremento di una unità produttiva. Rimane stabile la numerosità
dei molini in Toscana e nelle Marche.
Tab. 2 – La distribuzione dei molini a frumento tenero per classe di potenzialità
2005
classe di potenzialità*
10 - 50
50 - 100
100-200
> 200
Totale
2013
Var.%
numero
potenzialità
numero
potenzialità
numero
potenzialità
161
80
54
43
338
4.089
6.355
8.049
16.212
34.705
92
57
46
38
233
2.296
4.446
7.205
14.197
28.144
-42,9
-28,8
-14,8
-11,6
-31,1
-43,8
-30,0
-10,5
-12,4
-18,9
*) tonnellate/24h.
Fonte: elaborazione ISMEA su dati Italmopa
Tab. 3 – La distribuzione dei molini a frumento duro per classe di potenzialità
2005
classe di potenzialità*
10 - 50
50 - 100
100-200
> 200
Totale
2013
Var.%
numero
potenzialità
numero
potenzialità
numero
potenzialità
99
20
23
36
178
2.160
1.414
3.442
15.663
22.679
65
14
13
33
125
1.370
1.086
2.062
15.852
20.370
-34,3
-30,0
-43,5
-8,3
-29,8
-36,6
-23,2
-40,1
1,2
-10,2
*) tonnellate/24h.
Fonte: elaborazione ISMEA su dati Italmopa
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3. Struttura ed evoluzione della domanda di materia prima dell’industria
molitoria
3.1. La struttura delle aziende agricole a frumento
La struttura delle aziende agricole italiane a frumento tenero e frumento duro evidenzia una significativa
frammentazione produttiva in ragione della contenuta superficie media aziendale ed una marcata
differenziazione riguardante la vocazionalità territoriale alla coltivazione.
Nell’arco dell’ultimo decennio, tuttavia, si è registrata una concentrazione della produzione agricola in
ragione dell’aumento della dimensione media delle aziende stesse. Dal confronto tra l’ultima indagine
censuaria dell’Istat del 2010 e la precedente del 2000, infatti, si evidenzia un incremento della superficie
media aziendale a frumento tenero che passa da 3 ettari/azienda nel 2000 a 4,4 ettari/azienda nel 2010. Tale
dinamica è da ascrivere alla consistente contrazione delle aziende rilevate nel 2010 (-31,6% sul 2000), a
fronte di un leggero incremento delle superfici investite (+1,3%).
Tab. 4 – La distribuzione delle aziende a frumento tenero per classi di SAU nel 2010
classi di SAU
< 1 ha
1-2
2-3
3-5
5-10
10-20
20-30
30 - 50
50 - 100
> 100 ha
Totale
Sup. investita (ha)
2010
Quota %
3.114
1%
12.733
2%
15.143
3%
30.806
6%
65.967
12%
92.183
17%
59.381
11%
76.383
14%
86.844
16%
100.320
18%
542.874
100%
Var.% 10/00
-58,2
-34,0
-27,8
-23,4
-17,1
-6,4
2,4
14,8
28,6
29,2
1,3
2010
6.501
14.262
11.893
18.003
25.431
21.429
9.152
8.214
5.800
2.914
123.599
Aziende (n.)
Quota %
5%
12%
10%
15%
21%
17%
7%
7%
4,7%
2,4%
100%
Var.% 10/00
-68,5
-47,4
-40,9
-34,6
-27,8
-16,9
-6,2
7,5
22,0
32,5
-31,6
Fonte: elaborazione ISMEA su dati Istat
Nel dettaglio, le aziende a frumento tenero censite dall’Istat nel 2010 ammontano a 123.599 e coinvolgono
complessivamente poco meno di 543 mila ettari; nel 2000, invece, si contavano 180.763 aziende per una
superficie complessiva pari a circa 536 mila ettari.
La suddivisione delle aziende per classi di Sau, inoltre, evidenzia una flessione di entrambe i parametri
relativamente alle aziende ricadenti nelle classi di superfici fino ai 20 ettari, che tuttavia rappresentano l’86%
delle aziende totali e il 41% delle superfici. Al contrario, le aziende con superfici maggiori (oltre 20 ettari), che
esprimono circa il 20% delle aziende e il 60% degli investimenti, hanno mostrato nel decennio dinamiche
significativamente positive.
Con riferimento alla ripartizione territoriale si osserva la netta prevalenza delle regioni del Centro-Nord dove
il 74% delle aziende utilizza l’87% delle superfici nazionali. Nel dettaglio, si osserva una forte concentrazione
in sole quattro regioni, Emilia Romagna, Veneto, Lombardia e Piemonte, che esprimono il 56% della
numerosità aziendale ed il 70% delle superfici totali. In Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte, inoltre, si
rileva una superficie media aziendale superiore a quella media nazionale e pari rispettivamente a 6,7, 6,5 e
5,3 ettari/azienda.
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Fig. 5 – La ripartizione territoriale delle aziende e delle superfici a frumento tenero nel 2010
100%
quota % aziende
90%
87%
quota % superfici
80%
74%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
28%
18%
26%
17% 14%
7%
10%
11%
14% 16%
13%
7% 7%
0%
Emilia
Romagna
Veneto
Lombardia
Piemonte
Umbria
Sud e Isole
Centro-Nord
Fonte: elaborazione ISMEA su dati Istat
Anche per il comparto del frumento duro si è registrata una concentrazione produttiva nell’ultimo decennio,
con la dimensione media aziendale salita a 7 ettari per azienda nel 2010, contro i 5,6 ettari del 2000. In
questo caso sono risultate in marcata contrazione non solo il numero delle aziende (-33,4%) ma anche la
superficie investita (-16,5%).
Nel dettaglio, le aziende a frumento duro censite dall’Istat nel 2010 ammontano a 202.790 e coinvolgono
complessivamente poco più di 1,4 milioni di ettari; nel 2000, invece, si contavano 304.294 aziende per una
superficie complessiva pari a circa 1,7 milioni di ettari.
La suddivisione delle aziende per classi di SAU, inoltre, evidenzia una consistente flessione della numerosità
delle aziende ricadenti nelle classi di SAU fino ai 30 ettari (pari all’87% delle aziende e al 49% delle
superfici), mentre quelle di dimensioni maggiori aumentano seppur con una contrazione degli investimenti.
Tab. 5 - La distribuzione delle aziende a frumento duro per classi di SAU nel 2010
classi di SAU
< 1 ha
1-2
2-3
3-5
5-10
10-20
20-30
30 - 50
50 - 100
> 100 ha
Totale
Sup. investita (ha)
2010
Quota %
4.927
0%
23.903
2%
32.916
2%
73.177
5%
165.782
12%
232.682
16%
167.845
12%
219.777
15%
231.525
16%
266.571
19%
1.419.106
100%
Var.% 10/00
-65,6
-45,9
-38,0
-31,5
-27,8
-21,0
-12,0
-8,4
-4,0
-6,4
-16,5
2010
10.084
24.101
21.074
30.935
42.180
33.444
14.758
13.094
8.727
4.393
202.790
Aziende (n.)
Quota %
5%
12%
10%
15%
21%
16%
7%
6%
4%
2%
100%
Var.% 10/00
-68,1
-48,7
-41,2
-35,2
-29,2
-18,6
-5,9
0,7
4,5
2,4
-33,4
Fonte: elaborazione ISMEA su dati Istat
Con riferimento alla ripartizione territoriale si osserva che nel 2010 il maggior numero di aziende agricole è
presente al Sud dove il 77% di esse utilizza il 69% della superficie totale. La situazione al Meridione è,
tuttavia, tipica di un tessuto produttivo piuttosto frammentato in tante piccole realtà aziendali caratterizzate
da una dimensione media inferiore al dato nazionale (6,3 ha vs 7 ha). Il Centro-Nord, invece, pur
mantenendo un ruolo marginale nella coltivazione del frumento duro, si caratterizza per una maggiore
concentrazione aziendale (9,3 ha/azienda) in ragione del fatto che il 31% delle superfici è utilizzato dal 23%
delle aziende agricole.
10
Dicembre 2015
Fig. 6 - La ripartizione territoriale delle aziende e delle superfici a frumento duro nel 2010
100%
quota % aziende
90%
quota % superfici
80%
77%
69%
70%
60%
50%
40%
30%
31%
20%
24%
23%
22% 20%
20%
10%
9% 10%
8% 10%
Basilicata
Marche
4%
7%
0%
Puglia
Sicilia
Toscana
Sud e Isole
Centro-Nord
Fonte: elaborazione ISMEA su dati Istat
3.2. Evoluzione nazionale della produzione di frumento
I raccolti nazionali della granella di frumento sono caratterizzati da marcate oscillazioni annuali in ragione
delle condizioni climatiche che accompagnano le varie fasi fenologiche dello sviluppo e delle tecniche
colturali adottate. A ciò si aggiunge l’effetto riconducibile all’andamento del mercato, che influenza sempre
più le scelte degli operatori agricoli in termini di superfici investite a frumento. A fronte di una domanda di
materia prima dell’industria molitoria sostanzialmente costante, la instabilità produttiva interna alimenta
ancor più il deficit strutturale dell’offerta italiana.
Fig. 7– Evoluzione della produzione del frumento (000 t)
6.000
5.500
5.000
4.500
4.000
3.500
3.000
2.500
2.000
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014
frumento tenero
frumento duro
Fonte: Elaborazione ISMEA su dati Istat
11
Dicembre 2015
Tab. 6 – Evoluzione della produzione nazionale di frumento tenero (000 t)
Emilia Romagna
Veneto
Piemonte
Umbria
Lombardia
Marche
Toscana
Abruzzo
Friuli Venezia Giulia
Lazio
Campania
Calabria
Altre Regioni
ITALIA
2008
1.104
661
466
423
487
136
91
104
74
68
57
36
50
3.758
2009
874
573
414
416
367
48
38
32
69
47
27
11
27
2.944
2010
854
562
456
360
339
59
45
100
14
40
47
29
31
2.937
2011
898
503
439
370
228
62
48
96
47
45
53
27
39
2.856
2012
1.087
637
506
412
341
70
79
98
86
53
65
28
48
3.509
2013
974
691
526
377
301
57
75
101
64
45
69
29
60
3.369
2014
848
554
479
385
341
68
89
100
70
48
52
30
59
3.123
tvma %
08-14
-2,4
1,7
1,2
-1,7
-6,0
-14,1
-0,9
1,6
1,9
-7,0
2,4
-4,5
4,2
-1,5
2013
754
1.116
461
366
202
204
128
172
190
141
73
88
36
19
107
4.055
2014
790
1.086
480
360
251
272
126
172
126
128
80
73
41
26
110
4.121
tvma %
08-14
-2,9
3,2
0,0
-2,9
-6,9
-10,9
-6,8
-0,8
-2,5
1,6
-12,6
-3,7
-16,5
-11,0
5,1
-2,3
Fonte: Elaborazione ISMEA su dati Istat
Tab. 7 – Evoluzione della produzione nazionale di frumento duro (000 t)
Sicilia
Puglia
Marche
Basilicata
Emilia Romagna
Toscana
Lazio
Molise
Campania
Abruzzo
Sardegna
Calabria
Lombardia
Veneto
Altre Regioni
ITALIA
2008
932
1.146
511
414
417
506
172
197
203
147
168
97
126
72
84
5.193
2009
627
765
602
269
364
294
106
105
119
143
49
51
107
34
72
3.709
2010
828
737
480
345
363
288
153
132
143
115
72
76
102
68
110
4.012
2011
818
813
480
345
252
249
161
154
144
111
62
59
45
45
119
3.858
2012
872
751
607
334
288
294
227
172
188
130
82
80
55
50
111
4.243
Fonte: Elaborazione ISMEA su dati Istat
3.3. Evoluzione dell’export/import del frumento
La bilancia commerciale del frumento è strutturalmente in deficit. Nel dettaglio, la granella di frumento tenero
ha registrato nella media del periodo 2008-2014 un passivo pari a circa 960 milioni di euro annuali, per
volumi pari a circa 4,4 milioni di tonnellate. Nel caso del frumento duro, il saldo in volume è stato negativo
per circa 2 milioni di tonnellate annuali, corrispondente a un valore pari a poco meno di 500 milioni di euro.
Con riferimento alla granella del frumento tenero, la predominanza delle importazioni è tale da determinare
un saldo normalizzato negativo prossimo al 100% e una propensione all’import che, negli ultimi anni, è
oscillata tra il 51% e il 64% circa. Ulteriore conferma della dipendenza dell’Italia dalle importazioni proviene
dal limitato valore del grado di autoapprovvigionamento che evidenzia come la produzione nazionale riesca
a coprire tra il 36% e il 50% del fabbisogno interno.
In deficit risulta anche il comparto del frumento duro per il quale si evidenzia, negli ultimi anni, una
consistente progressione degli acquisti di materia prima sui mercati esteri. La propensione all’import, infatti,
si è accresciuta ad un tasso medio annuo prossimo al 4% e, di contro, l’indice di autoapprovvigionamento si
12
Dicembre 2015
è ridotto di circa il 2% annuo.
Tab. 8 – Gli indicatori del commercio con l’estero della granella di frumento tenero
Esportazioni
Importazioni
Saldo commerciale
Esportazioni
Importazioni
Saldo commerciale
Autoapprovvigionamento 1
2
Propensione all'export
Propensione all'import3
Saldo normalizzato 4
2008
2009
(000 €)
43.015
(000 €) 934.902
(000 €) -891.887
(000 t)
117
(000 t)
3.867
(000 t)
-3.749
(%)
50,1
(%)
3,1
14.310
724.478
-710.168
45
4.369
-4.325
(%)
(%)
51,5
-94,1
2010
2011
2012
2013
2014
20.941
28.324
21.359
871.543 1.249.808 1.121.101
-850.602 -1.221.483 -1.099.742
63
71
55
4.816
5.051
4.565
-4.753
-4.980
-4.509
16.024
997.861
-981.838
41
4.128
-4.087
13.949
993.843
-979.894
39
4.699
-4.660
tvma %
08-14
-17,5
2,1
2,7
-19,9
1,4
1,8
40,5
38,2
36,2
47,7
48,8
42,9
-0,4
1,5
2,1
2,5
1,6
1,2
1,2
-18,8
60,1
-98,0
62,6
-97,4
63,9
-97,2
62,1
-97,6
59,8
-98,0
64,5
-98,4
2,5
0,8
1 = produzione/consumo; 2 = export/produzione; 3 = import/consumo; 4 = (exp-imp)/(exp+imp)
Fonte: elaborazione ISMEA su dati Istat
Tab. 9 – Gli indicatori del commercio con l’estero della granella del frumento duro
Esportazioni
Importazioni
Saldo commerciale
Esportazioni
Importazioni
Saldo commerciale
Autoapprovvigionamento 1
Propensione all'export2
Propensione all'import3
Saldo normalizzato 4
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
(000 €) 132.060
(000 €) 629.796
(000 €) -497.736
(000 t)
329
(000 t)
1.666
(000 t)
-1.337
(%)
79,5
(%)
6,3
(%)
25,5
(%)
-67,0
42.706
521.208
-478.502
166
2.153
-1.987
77.672
542.799
-465.127
323
2.598
-2.275
167.673
643.449
-475.776
499
2.262
-1.763
63.607
470.252
-406.645
202
1.544
-1.343
46.169
496.886
-450.718
147
1.682
-1.535
91.572
805.966
-714.394
271
2.784
-2.513
65,1
4,5
37,8
-85,7
63,8
8,1
41,3
-77,9
68,6
12,9
40,2
-63,8
76,0
4,7
27,6
-76,9
72,5
3,6
30,1
-83,9
62,1
6,6
42,0
-82,2
tvma %
08-14
-5,2
2,8
4,1
-1,0
3,9
4,5
-1,8
2,3
3,8
1,2
1 = produzione/consumo; 2 = export/produzione; 3 = import/consumo; 4 = (exp-imp)/(exp+imp)
Fonte: elaborazione ISMEA su dati Istat
3.4. Evoluzione del consumo apparente del frumento
Nell’arco degli ultimi anni il consumo apparente nazionale del frumento ha evidenziato una leggera flessione.
Nel dettaglio, per il frumento duro si è registrata una lieve flessione media annuale pari allo 0,4% in ragione
della contrazione dell’offerta cui è corrisposto un significativo aumento delle importazioni di granella. Nel
caso del frumento tenero la flessione del consumo nazionale è risultata più sostenuta (-1,1%) in ragione
della leggera flessione della produzione nazionale.
Tab. 10 – Il consumo apparente della granella di frumento
produzione
- frumento duro
- frumento tenero
import
- frumento duro
- frumento tenero
export
- frumento duro
- frumento tenero
consumi apparenti
- frumento duro
- frumento tenero
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
tvma %
08-14
5.193
3.758
3.709
2.944
4.012
2.937
3.858
2.856
4.243
3.509
4.055
3.369
4.121
3.123
-2,3
-1,5
1.666
3.867
2.153
4.369
2.598
4.816
2.262
5.115
1.544
3.898
1.682
3.578
2.784
4.203
3,9
-1,1
329
117
166
45
323
63
499
71
202
55
147
41
271
39
-1,0
-19,9
6.530
7.508
5.696
7.268
6.286
7.690
5.621
7.900
5.586
7.352
5.591
6.905
6.634
7.287
-0,4
-1,1
Fonte: elaborazione ISMEA su Istat
13
Dicembre 2015
4. Struttura e evoluzione dell’offerta di sfarinati dell’industria molitoria
4.1. Evoluzione della produzione nazionale degli sfarinati
La produzione nazionale di farina di frumento tenero ha segnato fino al 2010 una marcata flessione, per poi
invertire la tendenza nell’ultimo triennio. In particolare, tra il 2000 e il 2010 la flessione dell’offerta di farine è
proceduta ad un tasso medio annuo pari al 2,4%, scendendo ad un livello pari a 3,8 milioni di tonnellate nel
2010 contro circa 4,7 milioni di tonnellate nel 2000. A partire dal 2011 i quantitativi di farine di frumento
tenero prodotti dai molini italiani sono risultati in graduale aumento per arrivare a superare i 4 milioni di
tonnellate nel 2014.
La produzione di semola di frumento duro, invece, ha mostrato una leggera progressione nell’intero periodo
in esame, evidenziata da una variazione annua pari all’1%, passando da 3,3 milioni di tonnellate nel 2000 a
oltre 3,8 milioni di tonnellate nel 2014. Tali andamenti riflettono quello della domanda proveniente dalle fasi
industriali più a valle della filiera; in particolare, la flessione della produzione di farine è da imputare
verosimilmente alla flessione dei consumi nazionali di pane, mentre la tenuta della produzione di semole è
stata trainata dalla consistente crescita dell’export della pasta di semola.
Fig. 8 – Evoluzione della produzione di farine e semole in Italia (000 t)
5.000
4.800
4.600
4.400
4.200
4.000
3.800
3.600
3.400
3.200
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014
semole
farine
Fonte: elaborazione ISMEA su dati Italmopa
4.2. Evoluzione dell’export/import degli sfarinati
Al contrario di quanto osservato per la materia prima, gli scambi con l’estero degli sfarinati prodotti
dall’industria molitoria risultano strutturalmente in attivo. L’offerta nazionale degli sfarinati è destinata,
comunque, quasi esclusivamente alla seconda trasformazione interna, mentre i volumi esportati hanno un
ruolo del tutto marginale. In particolare, sia le farine di frumento tenero che le semole di frumento duro
evidenziano un tasso di propensione all’export molto contenuto e quello dell’autoapprovvigionamento attorno
al 100%.
Le dinamiche di medio periodo evidenziano, sia per le farine sia per le semole, una crescita delle
esportazioni nazionali delle farine e, seppur su livelli decisamente più contenuti, anche delle loro
importazioni.
14
Dicembre 2015
Tab. 11 – Gli indicatori del commercio con l’estero delle farine di frumento tenero
(000 €)
(000 €)
(000 €)
(000 t)
(000 t)
Esportazioni
Importazioni
Saldo commerciale
Esportazioni
Importazioni
Saldo commerciale
(000 t)
Tasso di autoapprovvigionamento
1
2008
24.870
4.266
20.604
56
9
2009
20.942
4.327
16.615
51
12
2010
26.728
3.823
22.905
61
12
2011
37.999
4.047
33.951
72
10
2012
42.649
9.010
33.639
81
29
2013
52.985
8.958
44.027
98
25
2014
59.326
6.367
52.959
110
18
tvma %
08-14
13,3
11,9
13,6
3,3
19,6
48
40
49
62
52
73
91
0,7
(%)
98,8
99,0
98,7
98,4
98,7
98,2
97,8
0,0
Propensione all'export
2
(%)
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
2,7
Propensione all'import
3
(%)
0,2
0,3
0,3
0,3
0,7
0,6
0,4
18,9
(%)
73,4
63,1
67,6
75,0
47,5
59,8
71,5
-3,8
tvma %
08-14
8,5
12,9
7,7
Saldo normalizzato
4
1 = produzione/consumo; 2 = export/produzione; 3 = import/consumo; 4 = (exp-imp)/(exp+imp)
Fonte: elaborazione ISMEA su dati Istat, Italmopa
Tab. 12 – Gli indicatori del commercio con l’estero delle semole di frumento duro
2008
38.761
5.602
33.160
2009
39.169
5.724
33.444
2010
32.860
5.663
27.198
2011
40.116
4.976
35.140
2012
44.358
16.851
27.507
2013
48.598
8.826
39.772
2014
48.041
7.570
40.471
Esportazioni
Importazioni
Saldo commerciale
(000 €)
(000 €)
(000 €)
Esportazioni
(000 t)
65
106
93
84
93
102
95
8,8
Importazioni
(000 t)
11
16
22
12
56
31
26
21,5
Saldo commerciale
(000 t)
54
91
71
72
37
71
69
5,4
(%)
101,6
102,7
102,1
102,1
101,0
102,0
101,8
0,1
Propensione all'export
2
(%)
1,9
3,1
2,7
2,4
2,6
2,8
2,5
6,8
Propensione all'import
3
(%)
0,3
0,5
0,6
0,4
1,6
0,9
0,7
19,4
(%)
71,1
74,2
61,8
74,8
24,8
53,5
56,7
-5,1
Tasso di autoapprovvigionamento
Saldo normalizzato
4
1
1 = produzione/consumo; 2 = export/produzione; 3 = import/consumo; 4 = (exp-imp)/(exp+imp)
Fonte: elaborazione ISMEA su dati Istat, Italmopa
15
Dicembre 2015
5. I fattori competitivi dell’industria molitoria
5.1. L’approvvigionamento della materia prima
Le strategie di approvvigionamento delle aziende molitorie sono strettamente determinate dai livelli della
produzione nazionale di frumento tenero e duro, che risulta insufficiente a soddisfare la domanda
dell’industria della trasformazione. Tuttavia, esse sono anche riconducibili a fattori di ordine competitivo
(qualità della granella, prezzi all’origine, scarsa fluidità del mercato) e di ordine organizzativo che
costituiscono punti di criticità dell’offerta nazionale. Tra le principali problematiche relative all’organizzazione
della filiera ricordiamo: polverizzazione dell’offerta che non garantisce adeguati volumi di
approvvigionamento, centri di stoccaggio spesso obsoleti e di piccole dimensioni e tali da non consentire di
disporre di lotti qualitativamente omogenei, listini delle borse merci inadeguati.
Fig. 9 – Gap tra offerta e domanda di granella di frumento tenero (000 t)
7.000
6.000
5.000
utilizzazioni dei molini
4.000
3.000
2.000
1.000
0
2000
produzione nazionale
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
2011
2012
2013
2014
Fonte: elaborazione ISMEA su dati Istat, Italmopa
Fig. 10 – Gap tra offerta e domanda di granella di frumento duro (000 t)
7.000
6.000
5.000
utilizzazioni dei molini
4.000
3.000
2.000
1.000
0
2000
produzione nazionale
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
Fonte: elaborazione ISMEA su dati Istat, Italmopa
16
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5.2. La qualità della granella di frumento
Dall’analisi dei dati CREA, si evidenzia, nell’ultimo ventennio, un andamento fortemente incostante del
contenuto proteico della granella nazionale. In particolare, per il frumento tenero il contenuto proteico è
oscillato tra il 12,05% sulla sostanza secca del 1997 e il 14,10% s.s. del 1999. Quest’ultimo dato ha
rappresentato il livello massimo dell’intero periodo considerato; successivamente il tasso proteico ha
mostrato una costante flessione fino al 2004 per poi evidenziare lievi oscillazioni annue, rimanendo però
costantemente al di sotto del 13% s.s. Nel caso del frumento duro, si osserva, nell’intero il periodo in esame,
un andamento ancor più incostante che raggiunge il livello minimo nel 2010 (11,84% s.s.) ed il massimo nel
1999 e nel 2002 (13,70% s.s.).
Fig. 11 – Evoluzione del contenuto proteico del frumento (proteine S.S.%)
Frumento tenero
14,0
13,0
12,0
11,0
1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2015
Frumento duro
14,0
13,0
12,0
11,0
1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2015
Fonte: elaborazione Ismea su dati Inran, CREA_QCE, CREA-SCV
Tale risultato, soprattutto per il frumento duro, è da ricondurre sostanzialmente alla scarsa attenzione
prestata dall’agricoltore nei confronti delle tecniche colturali adottate, indirizzate, sempre più, verso un
esasperato ricorso alla pratica del ringrano. Parallelamente a ciò, l’attenzione della fase agricola si è rivolta
alla riduzione dei costi di produzione (lavorazioni, concimazioni, diserbo), motivata dalla necessità di
contenere gli effetti della progressiva riduzione del prezzo del frumento e del contemporaneo aumento dei
costi unitari di produzione. In questo modo, il contenuto in proteine del frumento duro italiano si è portato su
livelli decisamente più contenuti rispetto a quello che caratterizza le produzioni dei nostri principali
competitors. Nel dettaglio, il differenziale calcolato tra le proteine (% s.s.) presenti nel frumento duro
internazionale e nazionale si concretizza mediamente in un +3,9% a favore dell’Australia, +3,0% degli USA,
+2,6% del Canada e +2% della Francia.
Fig. 12 – Confronto qualitativo del frumento duro nazionale e quello dei principali competitors
(contenuto in proteine – media 2005-2010)
Italia
Francia
Canada (CWAD2)
U.S.A (Great Plain)
U.S.A (Pacific)
Australia* (South)
Australia* (S. Wales)
12,3
14,4
14,9
15,2
15,5
15,7
16,7
Fonte: elaborazione Ismea su dati Inran, CREA_QCE, CRA-SCV
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Fig. 13 – Evoluzione del peso specifico del frumento (Kg/hl)
Frumento tenero
84,0
81,0
78,0
75,0
72,0
1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014
Frumento duro
85,0
83,0
81,0
79,0
1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014
Fonte: elaborazione Ismea su dati Inran, CREA_QCE, CRA-SCV
5.3. Il prezzo all’origine della granella
Il mercato italiano del frumento dipende fortemente dalle dinamiche che si realizzano a livello internazionale
ed ha una natura di “derivazione” in conseguenza degli elevati quantitativi importati. Il ricorso alla sola
produzione nazionale, come abbiamo evidenziato, non consentirebbe di soddisfare la domanda proveniente
dall’industria di trasformazione.
Il mercato cerealicolo internazionale è strutturalmente instabile e regolato da una moltitudine di variabili che
possono essere sintetizzate nei seguenti fattori strutturali e congiunturali.

Fattori strutturali
Ci si riferisce a quegli elementi che a livello internazionale determinano andamenti tendenziali in un
prolungato arco temporale. E’ un fattore strutturale il rallentamento del tasso di crescita delle rese in atto da
almeno vent’anni. Tale fenomeno, unitamente ai prezzi sostanzialmente bassi e alla costante crescita dei
costi di produzione, ha determinato una minore profittabilità delle produzioni cerealicole e, quindi, una
sostanziale disaffezione verso tali colture. Parallelamente, dal lato della domanda si è manifestata una
crescente richiesta proveniente dai Paesi emergenti in ragione della crescita economica e del cambiamento
dei modelli di consumo. Questi ultimi, infatti, si sono rivolti sempre più al consumo di carne, determinando
quindi uno spostamento degli impieghi verso il settore mangimistico.

Fattori congiunturali
Ci si riferisce a quei fattori che invece hanno origine in maniera improvvisa e pertanto possono determinare
fenomeni di tensione dei prezzi. Sono riconducibili, essenzialmente:
- al calo dell’offerta, causata da eventi climatici sfavorevoli che possono determinare una forte contrazione
degli stock anche nell’arco di una sola annata;
- all’aumento del prezzo del petrolio, che agisce in larga misura sull’aumento dei costi di produzione ma
anche sui quelli di trasporto;
- alla fluttuazione del dollaro, che influisce direttamente sul livello degli scambi (gli scambi internazionali
vengono effettuati in $Usa e quindi la sua svalutazione consente acquisti dei Paesi importatori sui mercati
mondiali a miglior prezzo);
- alle azioni speculative, che riguardano le commodity con particolare riferimento alle contrattazioni a
termine (future);
- alle azioni di limitazione dell’export (dazi/contingenti) che possono essere adottate dai Paesi esportatori.
L’analisi del mercato degli ultimi anni ha evidenziato un consistente ed improvviso aumento dei prezzi
agricoli nel biennio 2007/08 - peraltro successivamente scesi altrettanto bruscamente - da attribuire alla
contemporanea insorgenza dei fattori congiunturali prima elencati. Nelle annate successive, invece, il
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mercato, tendenzialmente il flessione, è stato influenzato esclusivamente dagli andamenti delle variabili di
base, con particolare riferimento ai raccolti record di frumento tenero nell’ultimo triennio.
Fig. 14 – Prezzi CIF del frumento tenero estero e confronto con le quotazioni nazionali (€/t)
450
400
350
300
250
200
150
mag-15
nov-15
nov-15
nov-14
mag-14
nov-13
mag-13
nov-12
mag-12
nov-11
mag-11
nov-10
mag-10
Panif francese
mag-15
Frumento tenero Italia
nov-09
mag-09
nov-08
mag-08
nov-07
mag-07
nov-06
mag-06
nov-05
mag-05
nov-04
mag-04
nov-03
100
Northen Spring
Fonte: Ismea
Fig. 15 – Prezzi CIF del frumento duro estero e confronto con le quotazioni nazionali (€/t)
frumento duro Italia
nov-14
mag-14
nov-13
mag-13
nov-12
mag-12
nov-11
mag-11
nov-10
mag-10
nov-09
mag-09
nov-08
mag-08
nov-07
mag-07
nov-06
mag-06
nov-05
mag-05
nov-04
mag-04
nov-03
600
550
500
450
400
350
300
250
200
150
100
frumento duro non comunitario
Fonte: Ismea
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Siti Web e banche dati online
http://comtrade.un.org
http://dgerm.sviluppoeconomico.gov.it
http://ec.europa.eu/economy_finance/index_en.htm
http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/eurostat/home
http://uif.bancaditalia.it/UICFEWebroot
http://www.bancaditalia.it
http://www.eia.gov
http://www.fao.org
http://www.gtis.com/gta
http://www.imf.org
http://www.infocamere.it/
http://www.ismea.it
http://www.istat.it
http://www.worldbank.org
Questo lavoro è stato realizzato nell’ambito del Piano di settore Cerealicolo finanziato dal Ministero
delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali
Direzione Servizi per lo Sviluppo Rurale
Responsabile di redazione: Giovanna Maria Ferrari
Redazione a cura di: Cosimo Montanaro e Luca Ceccarelli
e-mail: [email protected]
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