Tesi 15 L` Oratorio, Carissimi e la cantata da camera Tesi 15 Origini
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Tesi 15 L` Oratorio, Carissimi e la cantata da camera Tesi 15 Origini
Tesi 15 L' Oratorio, Carissimi e la cantata da camera Tesi 15 Origini e primo fiorire dell’oratorio. Giacomo Carissimi, la Cantata e il duetto da Camera. Prima ancora di designare un genere musicale, la parola Oratorio stava a significare un tipo di edificio sacro, che ospitava le riunioni delle varie confraternite e congregazioni religiose collettive. In conseguenza della nuova situazione determinatasi nella Controriforma, la Chiesa cercò di guidare i fedeli, agli esercizi di meditazione spirituale. All'inizio del Seicento a Roma, si fondano quindi, alcuni nuovi ordini religiosi tra cui i gesuiti i cappuccini e soprattutto i filippini. Le pratiche devote, avevano luogo di solito la sera e consistevano in preghiere e letture spirituali con sermoni e canto di laudi. Un forte impulso lo diede San Filippo Neri nell’oratorio della chiesa di San Girolamo della Carità. La musica, assunse un ruolo fondamentale per gli esercizi spirituali. Inizialmente si cantano le laude, con il Primo libro di Laude composto da Giovanni Animuccia, collaboratore di Filippo Neri, e poi anche madrigali spirituali. Nel corso del tempo le laudi divenivano sempre più dialogiche. Tra le voci soliste, vi è uno stile monodico recitativo, che garantisce una comprensione ottimale delle parole, accompagnate dal basso continuo. Una delle voci soliste, veniva chiamata testo, e narrava la storia. Il tenore cantava il testo, che spesso veniva chiamato istoria. Un altro importante oratorio frequentato dagli alti prelati era quello del Santissimo Crocifisso. I musicisti più importanti del tempo come Landi, Carissimi e Stradella, saranno chiamati a comporre per gli esercizi di questa Compagnia. L’Oratorio del Santissimo Crocifisso coltivò soprattutto mottetti in latino eseguiti dopo il sermone. Si ricordano a tale proposito i Mottetti e i dialoghi concertati di Quagliati con musiche dialogate alternati a tessuti solisti e corali. Alla metà del ‘600 quindi, vi sono due tipi di oratori, quelli volgare e quelli in latino. Questo tipo di canti vengono anche chiamati anche historia e cantata. Solitamente il gruppo vocale era composto da quattro o sei solisti che narravano la storia cantandola, e da un coro che li accompagnava e rispondeva. Lo stile era di tipo recitativo e veniva interrotto da un certo numero di arie che avevano una struttura strofica ed a volte venivano costruite con il basso continuato. 1 Tesi 15 L' Oratorio, Carissimi e la cantata da camera L’Oratorio era dunque abbastanza simile all’opera, ma a differenza di essa, era più breve poiché la sua durata non superava i 60 minuti ed inoltre era diviso in sole 2 parti. I temi degli oratori, riguardavano principalmente le storie della Bibbia e agiografiche. Carissimi Tra i compositori di Oratori latini, emerge la figura di Giacomo Carissimi(1605-1674). Carissimi nasce a Marino, vicino Roma, e fu maestro di Cappella della chiesa di Sant’Apollinare, divenne sacerdote e compose per l’Oratorio del Santissimo Crocifisso. Nelle sue composizioni, il coro occupa una posizione privilegiata, raccontando e sottolineando lo svolgimento dell’azione, come ad esempio la massa corale degli Angeli protagonista del Diluvium Universale. La scrittura di Carissimi è omofonica, è caratterizzata da effetti policorali e madrigalistici, ed è arricchita da risposte al dialogo, richiami di eco, ed alternarsi di timbri gravi e acuti nelle diverse parti corali. Molto espressivo, è il commovente coro finale a sei voci di Plorate fili Istrael in Jephte Tratto dal libro dei Giudici della Bibbia, Jephte è tra gli oratori più altamente drammatici ed espressivi di Carissimi. Si nota l’estrema drammaticità nel recitativo Heu Heu Mihi, intonato da Jephte subito dopo aver incontrato la figlia che dovrà essere sacrificata. I mezzi compositivi di Carissimi sono gli intervalli dissonanti quarte diminuite e accordi alterati. Carissimi cerca di rendere la serie di affetti emozionali, come dolore, angoscia e gioia, in figure musicali, che le illustrano, chiamate licenze . Si tratta di anomalie contrappuntistiche armoniche di intervalli, messi in opera per suggestionare l’ascoltatore. Mentre gli oratori latini non ebbero larga diffusione, gli oratori in italiano di più facile comprensione, si irradiarono da Roma in tutta Italia. Gli oratori venivano commissionati anche da famiglie patrizie e ducali. Il compositore più importante, degli oratori in italiano fu Stradella, soprattutto si ricorda il San Giovanni Battista. Qui è singolare la suddivisione dell’orchestra in due gruppi, un piccolo gruppo di solisti e un gruppo più numeroso. Questi due gruppi potevano suonare insieme o separatamente a seconda dei casi. Alla fine del Seicento, la struttura dell’oratorio prende la sua forma pressoché definitiva molto simile all’ Opera. – apertura iniziale – forme recitative e ariose. – cori nelle parti finali. Un altro importante compositore di oratori fu Alessandro Scarlatti . L’oratorio come genere fu teorizzato da Arcangelo Spagna (1631-1720 ) che li definì melodrammi spirituali. 2 Tesi 15 L' Oratorio, Carissimi e la cantata da camera La Cantata da camera Nel panorama musicale del 600, un posto di particolare rilievo, va assegnato alla cantata solistica da Camera. La cantata come il madrigale era destinata a un pubblico selezionato di competenti e intenditori e fiorì in ambienti principeschi. La cantata, si fonda sull'alternanza di recitativi e arie, con parti narrative e parti lirico riflessive, ed anche sull’esibizione virtuosa del cantante. Le arie delle cantate sono simili a quelle delle opere. Le prime raccolte di cantate furono stampate tra il 1620 e il 1640, e iniziarono a diffondersi presso le corti principesche romane. La prima volta il termine cantata fu usato da Alessandro Grandi, nel primo volume dele Cantade et arie per designare le tre arie strofiche della raccolta. Queste prime cantate, erano costruite su un basso ostinato, dato da valori di semibrevi, su cui si svolgeva una melodia sempre diversa al mutare della strofa. Successivamente, la forma della cantata assunse una formula di due arie unite precedute da un recitativo. Inizialmente le cantate erano a una voce sola, affidata a un soprano e accompagnate da un solo strumento, che poteva essere a corda come il chitarrone o il clavicembalo. L’argomento prevalente delle cantate è l’amore malinconico e infelice idilliaco e pastorale. La formula poetica è data dall’endecasillabo e i versi settenari sciolti. Gli episodi narrativi sono espressi nelle parti di recitativo. Tra i più prolifici autori di cantate c’è sicuramente Luigi Rossi, oltre a Giacomo Carissimi e Antonio Cesti. Nelle cantate di Carissimi, si incontrano una molteplicità di soluzioni e temi compositivi. Passaggi dissonanti per esprimere lamento e dolore, celebre è a questo proposito la cantata di Carissimi, il Lamento di Maria di Scozia. Le cantate di Carissimi erano caratterizzate inoltre da ripetizione di parole, ed un andamento declamatorio. Cesti, scrisse 61 cantate, tra cui si ricorda la composizione brevissima di 33 battute, Vaghi Fiori. Al termine del 600 la struttura della cantata appare stabilita in: – recitativo- aria- recitativo- aria. Stradella scrisse invece, cantate di ampia dimensione, che vengono denominate anche serenate e impiegano due gruppi di strumenti, come la serenata Qual prodigio e ch’io miri. 3 Tesi 15 L' Oratorio, Carissimi e la cantata da camera Il duetto da camera Il duetto da camera era un tipo particolare di cantata ma non più a una voce sola, bensì eseguita da due cantanti. Agostino Steffani (1654- 1728) fu tra i compositori più importanti di questo genere di cantate. Queste composizioni furono scritte principalmente per le dame delle corti da lui frequentate e vi è un sapiente uso, del libero contrappunto. I duetti da camera furono usati anche nei secoli successivi dai compositori tedeschi, tra i quali G.F. Handel. Bibliografia : M.Carrozzo C.Cimagalli, Storia della Musica Occidentale Volume 2, Armando Roma 2008 pp.109-158 E.Surian, Manuale di Storia della Musica Volume 1, Rugginenti Torino 2006, pp.309-327 4 Tesi 15 L' Oratorio, Carissimi e la cantata da camera 5