Che cosa è ragionevole attendersi da Monti in tema

Transcript

Che cosa è ragionevole attendersi da Monti in tema
Che cosa è ragionevole attendersi da Mon...
by Antonio Banfi - http://www.roars.it/online/ [email protected]
date:2013-01-07
Che cosa è ragionevole attendersi da Monti in tema di politiche
universitarie.
2013-01-07 01:06:29 By Antonio Banfi
La divaricazione ex imperio tra "teaching" e "researching universities": a questo sembra preludere
l'Agenda Monti, che molti commentano ma con ben scarsa intelligenza delle "reticenze". Quali
previsioni formulare considerando precedenti affermazioni del premier? O dichiarazioni di persone a
lui contigue? I concorsi universitari nel nostro paese sono stati sinora uguali per tutti. Quali
distorsioni produrrebbe l'introduzione di università diverse per compiti, organizzazione del lavoro e
statuti?
Si discute molto, in questi giorni, di Agenda Monti; e con qualche pedanteria si compulsano le 25
cartelle di un documento spesso iniziale e generico. Pare che non esistano altri testi da interrogare, o
che Monti non si sia mai espresso in precedenza su ciò che a suo avviso occorre fare[1]. Possiamo
esemplificare considerando le politiche universitarie, cui, così si afferma, l’Agenda Monti riserverebbe
ben poca attenzione.“Filtrano promesse di investimenti”, si sussurra sibillini[2]. Ma è proprio vero che
manchiamo di informazione sugli effettivi propositi di Monti in tema di università e ricerca? O ha
ragione chi, come ROARS, trova l’Agenda “reticente”?
“E’ prioritario accrescere gli investimenti nella ricerca e nell’innovazione”, così il documento,
“incentivando in particolare gli investimenti del settore privato, anche mediante agevolazioni fiscali e
rafforzando il dialogo tra imprese e università”. Gli investimenti in istruzione, apprendiamo, sono
mirati non solo a aumentare il “capitale umano”, ma pure a migliorare la competenza autobiografica
e la capacità di scelta delle persone. Una considerazione per più versi in linea con quanto affermato
page 1 / 6
Che cosa è ragionevole attendersi da Mon...
by Antonio Banfi - http://www.roars.it/online/ [email protected]
date:2013-01-07
nel manifesto Il PD e l’Agenda Monti, cofirmato da Pietro Ichino, Enrico Morando, Marco Follini e da
taluni considerato come fonte primaria dell’Agenda Monti stessa [3]. Si tratta, leggiamo nel manifesto
delle componenti liberal del PD, di tornare a “investire sulla formazione del capitale umano, sulla
ricerca e sull’infrastrutturazione del paese, per introdurre maggiori elementi di equità
intergenerazionale nel sistema del welfare”.
Come che sia quanto alla paternità dell’Agenda Monti, non ci sono dubbi sul fatto che l’abbozzo di
politica universitaria del costituendo Centro riprende fedelmente le linee-guida della riforma
204|2010, la stessa, ricordiamolo, che Monti accolse a suo tempo con estremo favore in un editoriale
sul Corriere della Sera[4]. Dunque: riduzione dei finanziamenti; consolidamento dei processi di
valutazione individuale, dipartimentale e di ateneo; possibili accorpamenti di atenei minori o in
soprannumero. Non è tutto.
“Sbagliano le università quando [vedono] solo nella carenza di fondi la ragione di comparazioni
sfavorevoli con il resto del mondo”[5]. Sfugge forse ai tanti commentatori che Monti si esprime qui
con grande chiarezza sul futuro dell’università e della ricerca, come abbiamo già avuto occasione di
avvertire in altra occasione[6]. Le sue affermazioni sono passate sotto silenzio forse per l’eccessiva
loquacità dei suoi ministri: meritano tuttavia di essere considerate. “Ci sono altre tare che hanno
bloccato la qualità delle università italiane”, conclude Monti. “La quasi totale mancanza di
concorrenza. Un sistema di governance lasciato nelle mani dei professori, con il rettore eletto dagli
stessi professori. Massimo spazio alle tutele delle corporazioni e scarsa voce agli studenti e alle
famiglie”.
Due osservazioni sul passaggio citato, risalente a un’intervista rilasciata nei primi mesi del mandato di
premier. In primo luogo. Le continuità nella politica universitaria tra il governo “tecnico” e il governo
Berlusconi-quattro sono rivendicate: il governo “tecnico”, si preannuncia, vorrà contenere o meglio
esautorare la “governance” accademica, che ha dato assai opinabile prova di sé. Emerge inoltre, dalle
parole di Monti, il proposito di ristabilire i compiti di servizio dell’istituzione, oggi preda di
“corporazioni” e tale da disattendere alle esigenze formative e professionalizzanti di “studenti e
famiglie”. Se il cittadino-consumatore torna a costituire riferimento di politiche volte a suscitare
concorrenza anche nei settori dell’istruzione, ne consegue che la relazione tra università e territori
page 2 / 6
Che cosa è ragionevole attendersi da Mon...
by Antonio Banfi - http://www.roars.it/online/ [email protected]
date:2013-01-07
verrà a costituirsi in termini di mercato, dunque di sostenibilità culturale e occupazionale. I
mutamenti saranno profondi.
Che cosa possiamo ragionevolmente attenderci dal futuro governo, sia esso un Centro-Sinistra o un
Sinistra-Centro? Prevediamo infatti che le politiche universitarie non si discosteranno di molto, anche
se una premiership Bersani e un MIUR assegnato al Centrosinistra potrebbe risultare meno severa
nei confronti degli attuali vertici accademici, CRUI in primo luogo [7].
In occasione della presentazione del già citato manifesto Il PD e l’Agenda Monti, settembre 2012,
Ichino e Morando hanno proposto alcuni brevi punti di governo (le “scelte essenziali”) intesi a
preservare e rilanciare quanto già fatto dall’esecutivo “tecnico” nel corso dei dodici mesi in cui è stato
in carica. Si è già molto parlato del conflitto che divide i filomontiani del PD dagli esponenti più
orientati a sinistra, tra cui il responsabile economia del partito, Stefano Fassina: non è dunque il caso
di soffermarci sull’argomento. Vale invece la pena considerare le annotazioni riservate a istruzione,
università e ricerca. Vi troviamo ulteriori indicazioni circa l’azione del (possibile, probabile) futuro
governo. In primo luogo: si prevede che istituti scolastici e atenei siano provvisti della più ampia
autonomia “anche riguardo alla selezione del personale didattico e amministrativo, con
responsabilizzazione piena dei rispettivi vertici e corrispondente pieno recupero da parte loro delle
prerogative programmatorie e dirigenziali necessarie”. Si pone l’esigenza di “completare e rafforzare il
nuovo sistema di valutazione centrato sull’azione di Invalsi e Indire”. Si propone infine di introdurre
premialità individuali e istituzionali condizionate dagli “indice di performance”. Nelle università
accade che “di ogni facoltà [sarà] rilevata in modo sistematico la coerenza degli esiti occupazionali a
sei mesi e tre anni dal conseguimento della laurea. I risultati di entrambe le rilevazioni, per ciascuna
facoltà, ciascun dipartimento e ciascun professore e ricercatore, [saranno] resi accessibili on line”.
page 3 / 6
Che cosa è ragionevole attendersi da Mon...
by Antonio Banfi - http://www.roars.it/online/ [email protected]
date:2013-01-07
Altre voci, sul sito Il PD e l’Agenda Monti, sono più esplicite. “L’unica differenza tra scuola e università
riguarda gli strumenti redistributivi”, affermano sbrigativamente giovani collaboratori di Ichino.
“Nell’università, non c’è bisogno di sussidiare le strutture che resteranno indietro appena le risorse
cominceranno ad affluire verso le realtà premiate dalla valutazione (anzi, l’obiettivo è quello di
penalizzarle per arrivare a un numero ridotto di istituzioni, alcune concentrate sulla ricerca
d’eccellenza e altre sull’insegnamento)”.
Ci siamo pronunciati più volte a favore di processi di valutazione anche più severi dell’attuale, purché
virtuosi e retti da criteri trasparenti. Proviamo però disagio a accettare le rozze retoriche
discriminatorie dell’intervento citato, che riporta alla mente infauste allusioni recenti ai colleghi da
ridurre in zombies. L’insolenza non produce buoni argomenti, né l’eccesso di ambizione individuale.
“Grazie al lavoro dell’Anvur e al meccanismo per le abilitazioni nazionali”, leggiamo ancora,
“nell’università si sono già predisposti gli strumenti per identificare i docenti che non producono
ricerca da decenni e quelli che, al contrario, competono alla frontiera della ricerca internazionale.
Perché non cominciare subito, allora, differenziando il salario e i finanziamenti alla ricerca tra i primi
e i secondi, lasciando immutato lo status quo solo per la massa che si trova nel mezzo tra i due
estremi?”. Siamo senz’altro d’accordo sull’introduzione di corroboranti premialità individuali, esiste
tuttavia una fallacia argomentativa nella proposta, evidente a chiunque si dia la pena di riflettere un
attimo sulle parole. Come conciliare premialità dipartimentale, tale quale oggi si configura attraverso
la Vqr, e premialità individuale, congiunta magari alla portabilità del salario, che può davvero
costituire incentivo e vantaggio individuale? Sull’aporia, rilevata da tempo, non è stata data risposta;
né la risposta può venire da altro se non da un provvedimento legislativo ad hoc sinora non
pervenuto. Inoltre: se introdotta repentinamente, la distinzione tra “teaching” e “researching
universities”, comunque discutibile sotto il profilo del diritto allo studio e estranea alla tradizione
universitaria italiana, risulta lesiva di aspettative e diritti individuali. Spieghiamo meglio.
L’appartenenza a questo o quel dipartimento o ateneo è in buona parte casuale. Può dipendere da
stanzialità accademica dell’ex-studente, oggi in ruolo; o da nomadismo di chi, già idoneo non
strutturato, si trova a insegnare dove è stato chiamato. La circostanza consegue alla storia recente
dell’università italiana e non è imputabile al singolo docente e ricercatore. In nessun modo, pare, è
opportuno pretendere di stabilire corrispondenze univoche tra preparazione individuale da un lato,
sede di attività dall’altro. Al contrario: a causa di processi di reclutamento non di rado opachi può
page 4 / 6
Che cosa è ragionevole attendersi da Mon...
by Antonio Banfi - http://www.roars.it/online/ [email protected]
date:2013-01-07
essere accaduto che scienziati innovativi e indipendenti, particolarmente nelle discipline storiche e
sociali, abbiano non di rado preferito (o siano stati costretti a) migrare verso sedi periferiche. In Italia,
ricordiamolo, non è esistito un mercato delle cattedre: è dunque ridicolo pretendere oggi di ragionare
come vi fosse stato. “Nel caso in cui l’evoluzione dovesse essere [quella di una divaricazione tra
“teaching” e “researching universities”]”, obietta Settis, “bisognerebbe differenziare nettamente le
modalità di reclutamento degli insegnanti; mentre ora i concorsi sono uguali per tutti”[8]. Occorre
affermarlo ancora una volta. Punire o premiare i dipartimenti, e addirittura prefigurare una
distinzione ex imperio tra “teaching” e “researching universities”, come pure si è fatto con una
temerarietà che non vorremmo si rivelasse profetica, equivale oggi a introdurre illegittimi principi di
discriminazione; e a demotivare i capaci.
[1] Nel recente La democrazia in Europa (con Sylvie Goulard, Rizzoli, Milano 2012), Monti non si
pronuncia sull’università se non per lanciare la proposta di “un nuovo «Collège de France» per
l’Europa” (p. 197). In più luoghi dello stesso testo, tuttavia, chiama gli intellettuali a contibuire al
progetto europeo e a “trovare le parole” per contrastare le retoriche nazionaliste. All’elevato appello
corrisponderanno politiche adeguate?
[2] Valentina Conte, L’Agenda, in: la Repubblica, 24.12.2012, p. 9.
[3] Pietro Ichino qui a 5’ 01”; Daria Gorodisky, “Monti si è ispirato alle posizioni di Ichino”, intervista a
Enrico Morando, in: Corriere della Sera, 27.12.2012, p. 9.
[4] Mario Monti, Meno illusioni per dare speranza, in: Corriere della Sera, 2.1.2012, adesso in: Mario
Monti, Le parole e i fatti, a cura di Federico Fubini, Rizzoli, Milano 2012, pp. 265-267.
[5] Mario Monti nell’intervista rilasciata a Claudio Tito, la Repubblica, 4.2.2012, p. 3.
[6] Michele Dantini, Humanities e innovazione sociale, Doppiozero, Milano 2012, pp. 3 e qui.
page 5 / 6
Che cosa è ragionevole attendersi da Mon...
by Antonio Banfi - http://www.roars.it/online/ [email protected]
date:2013-01-07
[7] Mentre scriviamo questo articolo giunge notizia della probabile candidatura di Francesco Profumo
nella lista Monti: è una conferma della contiguità di posizioni in tema di politiche universitarie. La
candidatura di Maria Chiara Carrozza, rettore della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa solitamente
assai critica nei confronti delle “gerontocrazie”, può tuttavia avere senso, per il Pd, di una scelta di
discontinuità politico-istituzionale.
[8] Salvatore Settis, Quale eccellenza? Intervista sulla Normale di Pisa, a cura di Silvia Dell’Orso,
Laterza, Bari 2004, p. 132.
Copyright :
All this contents are published under Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike
2.5 Generic License.
for reproduced, please specify from this website ROARS AND give the URL.
Article link:http://www.roars.it/online/?p=20018
page 6 / 6
Powered by TCPDF (www.tcpdf.org)