“Nuovi problemi di politica, storia ed economia”: una fonte per la
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“Nuovi problemi di politica, storia ed economia”: una fonte per la
La cultura economica in Italia nel Mezzogiorno fra le due guerre Napoli, 8 novembre 2013 “Nuovi problemi di politica, storia ed economia”: una fonte per la storia del pensiero economico. di Fiorenza Manzalini* «Caro Spirito, Ho la sua lettera e sono lieto, ben lieto, che lei accetti di essere collaboratore di Nuovi Problemi, sperando poi che, effettivamente collaborerà. […] Il primo numero uscirà ai primi di Settembre, con la data di Agosto, ne sarà gerente Quilici e direttore un gruppo ristrettissimo, come si immagina, di amici affiatatissimi.» (Lettera di Massimo Fovel a Ugo Spirito del 22 luglio 1930). Il 15 novembre 1930 vede la luce il primo fascicolo di Nuovi problemi di politica, storia ed economia, rivista ferrarese diretta da Nello Quilici e Giulio Colamarino. Coeva del pisano Archivio di studi corporativi di Giuseppe Bottai, la rivista va a incrementare la folta schiera di pubblicazioni sorte nei cosiddetti “anni del consenso”, quali Critica Fascista dello stesso Bottai, Nuovi studi di diritto, economia e politica dei gentiliani Ugo Spirito e Arnaldo Volpicelli, Lo Stato di Carlo Costamagna ed Ettore Rosboch, la Palestra del diritto di Nicola Palopoli e altre ancora. Secondo Renzo de Felice, tra le numerose riviste del periodo, Nuovi Problemi era per certi versi «la meno politica e la più scientifica»1 ed era la migliore espressione di quella concezione non «restrittiva e conservatrice del corporativismo» che, al di là delle sue molteplici formulazioni, aveva «l’intento di dare al corporativismo una funzione dinamica e acceleratrice, di rinnovamento rispetto allo sviluppo economico e sociale del paese»2. Secondo Luigi Ambrosoli la rivista ferrarese, effettivamente «ricca di fermenti», si rivela «un caso pressoché unico nel periodo fascista»3. Per Pasquale Santomassimo i Nuovi Problemi hanno offerto «al corporativismo la sua base “storica” nella forma * Università di Parma 1 R. De Felice, Mussolini il duce. Gli anni del consenso 1929-1936, Torino, Einaudi, 1974, p. 13. 2 Ibid., pp. 12-13. 3 L. Ambrosoli, Qualche appunto sulla scuola ferrarese tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, in W. Moretti (a cura di), La cultura ferrarese fra le due guerre mondiali. Dalla scuola Metafisica a “Ossessione”, Bologna, Cappelli, 1980, pp. 39-48. 1 più accattivante e relativamente credibile»4. Se i giudizi favorevoli non mancano, tuttavia, appare esiguo il numero degli studi specifici su questa singolare esperienza editoriale5. Singolare, eppure significativa, è anche la circostanza che la rivista nasca a Ferrara, una cittadina dove, da lungo tempo, «non esistevano luoghi di vita culturale né editoriale»6. Si tratta, infatti, di una città e una provincia a vocazione rigorosamente agricola nella quale − durante e dopo il regime −, si consolida e sviluppa una integrale e incontrastata egemonia economica di una proprietà terriera concentrata in poche grandi aziende. Se il campo dell’economia, monopolio esclusivo degli agrari, era in parte precluso a Italo Balbo, al contrario, nel campo della gestione e del controllo della vita politica, amministrativa e culturale cittadina, nonché nell’ambito del mantenimento dell’ordine sociale e dell’organizzazione del consenso, il ras ferrarese avrà ampio spazio di manovra. Ed è proprio nell’ambito della politica culturale promossa da Balbo − ma ideata e realizzata in autonomia dai suoi fedeli amici (Nello Quilici con Renzo Ravenna israelita e podestà della città dal 1926 al 1938) −, che hanno avvio gli studi corporativi nella libera università estense e vedono la luce le importanti iniziative culturali ed editoriali ferraresi quali il Corriere Padano, la Rivista di Ferrara, e i Nuovi Problemi. La rivista Nuovi Problemi − come sintetizza De Felice − «si muoveva sostanzialmente nell’orbita di I. Balbo», vale a dire in quel contesto istituzionale socio-economico borghese e nell’ambito della “organizzazione capillare” della cultura ferrarese7. L’esordio del primo fascicolo della rivista, che ha per titolo Propositi, è una sorta di “programma editoriale” che contiene qualche traccia utile alla ricerca. Tra i “propositi” si legge: «I Nuovi Problemi vogliono indirizzarsi agli uomini di cultura di tutta l’Italia, ma poiché esce in Ferrara, coi tipi del Corriere Padano e ad opera di un gruppo di scrittori stretti intorno al glorioso giornale di Italo Balbo, servirà anche ad un’altra e nobile istituzione ferrarese: la Libera Università, presso la quale mercé la provvida istituzione della Laurea in Scienze Politiche e Sindacali, si è costituito un centro fecondo di studi, pertinenti alla storia, alla politica e alla 8 economia – ai problemi cioè, che dànno origine alla rivista» . Il Corriere Padano, la Libera Università, il corso di laurea in Scienze sociali e sindacali, sono ambienti e istituzioni dalle quali Nuovi Problemi trae le ragioni della sua esistenza e azione. Difatti, come hanno osservato Balandi e Maggi, la rivista nasce “da una costola del Corriere Padano”9, il quotidiano ferrarese di proprietà di Italo Balbo, da lui fondato il 5 aprile del 1925 e del quale assunse la direzione. Fin dalla costituzione del giornale, Balbo chiama accanto a sé il Quilici, fidato amico e giornalista di professione, nominandolo prima redattore-capo e, dall’ottobre dello stesso anno, direttore del giornale. Alla redazione viene posto Giulio Colamarino che, con lo stesso Quilici, assumerà la direzione dei Nuovi Problemi. 4 P. Santomassimo, La terza via fascista: Il mito del corporativismo, Roma, Carocci editore, 2006, p. 78. Studi specifici sulla rivista sono stati condotti da: A. Quarzi, D. Tromboni, I “Nuovi problemi” di Ferrara (1930/1940), «Padania: storia cultura, istituzioni», Rosenberg & Sellier, n.1, 1987, pp. 149-160; N. Damioli, N. Massimo Fovel e il corporativismo: l’economia del secondo decennio del regime nella rivista “Nuovi problemi di politica, storia ed economia” (1930-1940), Tesi di laurea in Economia e commercio, Università degli studi di Brescia, Facoltà di Economia, a.a. 2000/2001. 6 A. Folli, Italo Balbo e il “Corriere Padano”, in W. Moretti (a cura di), La cultura ferrarese fra le due guerre mondiali. Dalla scuola Metafisica a “Ossessione”, Bologna, Cappelli, 1980, p. 83. 7 R. Sitti, L’organizzazione capillare del regime e la fabbrica del consenso di massa in Italia e a Ferrara, in W. Moretti (a cura di), La cultura ferrarese fra le due guerre mondiali…, cit., pp. 19-24 8 Propositi, «Nuovi Problemi», a. I, f. 1, 15 novembre 1930, p. 4. 9 Cfr. G.G. Balandi, A. Maggi, L’Università di Ferrara nel secondo Convegno di studi sindacali e corporativi di Ferrara del 1932, in Annali di storia delle università italiane, vol. 8, CLUEB, 2004. 5 2 Alcuni aspetti dell’ambiente ferrarese e del Padano sembrano significativi per spiegare il successo della rivista. In primo luogo, la strategia di Balbo, nell’ambito della “capillare” organizzazione della cultura cittadina, era volta sia a concedere massima libertà di azione a coloro che – come Quilici e Ravenna – avevano il compito di ideare e gestire gli eventi culturali ferraresi, sia a permettere che, nella provincia, avessero spazio fermenti culturali e artistici originali di respiro anche europeo. Questo margine di “relativa libertà” o, con le parole di Paolo Fortunati, di “autonomia culturale”10 lasciata al Padano sembra rilevante, anche perché si lega a una ulteriore particolarità dell’ambiente estense degli anni Trenta: quello di aver raccolto e, quasi, di aver protetto intellettuali indipendenti, non graditi al regime o che aderiranno anzitempo all’antifascismo o passeranno nelle file partigiane. Ricordiamo lo stesso Colamarino, Ravegnani, Ernesto Bonaiuti, Don Enrico Vanni, Francesco Viviani, Massimo Fovel, Paolo Fortunati, Carlo Zaghi, Giorgio Bassani, Michelangelo Antonioni, Pio Gardenghi (segretario di Balbo, già redattore capo del quotidiano comunista Il Lavoratore di Trieste e, in seguito, dell’Avanti!) e altri ancora. Dal Padano, la rivista attingerà non solo la direzione, la redazione e i numerosi coadiutori – come, ad esempio, Fortunati, Fovel, Pietra, De Polzer, Ferrari, Carlo Zaghi e Claudio Varese −, ma utilizzerà i locali del giornale e la stessa tipografia: la Società Anonima Tipografica Estense (S.A.T.E.), proprietà personale di Balbo. Nuovi Problemi esce dal novembre 1930 al dicembre 1940 e, in undici anni, pubblica 112 saggi, 157 ampie recensioni critiche e 22 note polemiche − inserite nella rubrica Discordie e chiarimenti −, per un totale di circa cinquemila pagine. L’esperienza editoriale dei Nuovi Problemi prosegue inserendosi appieno e mai superficialmente nei dibattiti scientifici di quegli anni. Nel 1935 inizia la pubblicazione del Supplemento statistico che accoglierà scritti dei più stimati studiosi di statistica, da Bruno De Finetti a Corrado Gini, da Marcello Boldrini a Gaetano Pietra. Le stampe della rivista cessano con il fascicolo unico del gennaio-dicembre 1940 dedicato al ricordo del suo direttore, vale a dire di colui che la rivista l’ha «ideata, fondata e diretta con tanta passione»11: Nello Quilici, morto a Tobruk il 28 giugno 1940 insieme all’inseparabile amico Italo Balbo. Con la morte di Quilici, viene a mancare il collante politico-culturale della rete di relazioni che diede vita ai Nuovi Problemi e al suo Supplemento. Tralasciando la nascita e lo sviluppo del fascismo ferrarese il presente contributo illustra, in primo luogo, gli ambienti dai quali la rivista trae le ragioni della sua esistenza; in secondo luogo, da’ conto del programma editoriale, dei collaboratori e dei saggi pubblicati; successivamente, analizza alcuni contributi significativi attinenti alla storia, alla filosofia politica e all’economia; infine, ai tre autori principali – Quilici, Colamarino e Massimo Fovel −, è dedicato uno spazio specifico. Il lavoro si conclude cercando di trarre alcune indicazioni dall’esperienza editoriale ferrarese, espressione singolare della cultura economica italiana sorta tra le due guerre mondiali. 10 11 P. Fortunati, Testimonianza, in W. Moretti (a cura di), La cultura ferrarese fra le due guerre mondiali…, cit., pp. 196. «Nuovi Problemi», fasc. 1-12, gen.-dic.1940, p. I. 3