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la Repubblica
SABATO 11 GIUGNO 2011
TORINO
■ III
RETICENTE?
Le varie
spiegazioni di
Gambarino,
qui al suo
arrivo in
tribunale, non
convincono i
pm, che
ritenendolo
reticente
hanno
bruscamente
interrotto il
suo
interrogatorio
dopo tre ore
e l’ultimo
“no”
L’istruttoria
SARAH MARTINENGHI
DUE settimane esatte
dall’arresto, Piero Gambarino è stato chiamato
ieri in procura per il suo primo
interrogatorio davanti ai pm
Paolo Toso e Stefano Demontis
a rispondere dell’accusa di turbativa d’asta e corruzione. Nelle aspettative del braccio destro
dell’assessore Caterina Ferrero
c’era l’idea di un lungo momento di confronto con la Procura:
da giorni, nella sua cella, si preparava gli argomenti da trattare, cercando di ricordarsi ogni
dettaglio, fatti e numeri, per poter chiarire la sua posizione.
Non è stato così: l’interrogatorio è durato “solamente” tre ore,
dalle 11 alle 14, e le sue argomentazioni non hanno convinto i pm, che hanno bruscamente terminato dicendogli: «Se è
così, non abbiamo altre domande da porle». Secondo l’accusa, infatti, l’atteggiamento di
Gambarino non sarebbe stato
affatto collaborativo, e le sue
spiegazioni non avrebbero convinto i pm ad approfondire ulteriormente l’interrogatorio. «Se
ha qualcos’altro da comunicarci, ci depositi un memoriale con
A
La sentenza
L’uomo di fiducia dell’assessore sentito sull’“affaire pannoloni”, le pressioni sullo Spresal e l’appalto di Cavagnolo
Scandalo sanità, Gambarino dai pm
nega tutto ma non convince l’accusa
Tre ore a tu per tu, poi il brusco stop: “Basta domande”
le sue considerazioni» è stata la
conclusione del colloquio.
Piero Gambarino, assistito
dall’avvocato Gian Maria Nicastro, è stato interrogato su tre tematiche già presenti nel capo
d’imputazione: l’affaire dei
pannoloni, che ha portato all’arresto anche dei vertici di Federfarma; l’appalto “truccato”
in favore di Pierfrancesco Camerlengo, per la costruzione di
una nuova casa di cura su un terreno del Comune di Cavagnolo
(in questo caso erano stati arrestati anche lo stesso Camerlengo, il commissario dell’Asl 4 Vito Plastino, il sindaco Franco
Sampò e il dentista Marco Mozzati che faceva da tramite per le
tangenti); e le pressioni in Regione per indebolire la dirigente dello Spresal Annalisa Lantermo e togliere le qualifiche di
ufficiale di polizia giudiziaria a
due ispettori.
Sulla questione dei pannoloni, Gambarino ha negato un accordo collusivo con Federfar-
L’obiettivo
Gli inquirenti lo hanno
interpellato sui rapporti
con Camerlengo: forse
hanno in mente nuovi
spunti investigativi
ma: «Quando sono arrivato c’erano diverse cifre che rimbalzavano, da 24 a 47 euro, ma sulla
base del protocollo d’intesa firmato ad agosto con le farmacie,
Il pm Paolo Toso
che prevedeva una serie di servizi oltre a quello degli ausili per
l’incontinenza, sembrava possibile raggiungere una cifra vantaggiosa per la Regione. Se però
non avessimo fermato il bando,
Federfarma non avrebbe più
voluto diminuire il prezzo, visto
che lo avrebbe abbassato per alcuni servizi proprio in considerazione della molteplicità di
prodotti che avrebbero gestito.
L’idea originaria era di sospendere il bando, ma dalla Regione,
dall’ufficio legale, dissero che
era meglio revocarlo: tutto è stato fatto alla luce del sole».
Per quanto riguarda lo Spresal: «La consigliera regionale
Rossana Valle mi aveva parlato
di due situazioni: una riguardava le numerose verifiche all’impresa del suo amico Alberto
Vacca e l’altra era la segnalazio-
ne della mancanza di requisiti
dei due ispettori per diventare
ufficiali di pg. Io mi sono informato: volevo sapere se nei confronti di Vacca ci fosse stata una
persecuzione o se avesse commesso reali infrazioni, ma ho saputo che era una questione già
risolta, perché aveva già pagato
le multe. Sulla mancanza di requisiti ho chiesto, e mi fu risposto che era proprio così».
Proprio sull’appalto per la costruzione della clinica a Cavagnolo, invece, l’interrogatorio
di Gambarino ha avuto un brusco arresto. I pm volevano sapere se avesse avuto rapporti con
Camerlengo anche in altre occasioni. La risposta è stata negativa, e a quel punto i pm hanno
detto: «Allora non c’è altro da
aggiungere». Si può dedurre
quindi che la Procura abbia in
mano altri spunti d’indagine, e
che punti proprio in questa direzione.
Sono state fissate intanto le
udienze davanti al tribunale del
riesame: mercoledì prossimo a
chiedere la libertà saranno Plastino, Platter e Cossolo, mentre
venerdì toccherà al dentista
Marco Mozzati e a Gambarino.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tentata concussione per l’ex direttore generale del Sant’Anna
“O firmi o ti licenzio”: 8 mesi a D’Innocenzo
E NON firmi, ti licenzio». È per questa frase
che ieri l’ex direttore generale dell’azienda
sanitaria San’Anna-Regina Margherita,
Marinella D’Innocenzo, è stata condannata a otto mesi di reclusione. Perché dietro questa frase si sarebbe
consumato un tentativo di concussione ai danni di Ettore Rossi, all’epoca direttore sanitario dell’ospedale:
motivo del contendere era la nomina di una dottoressa, Franca Fagioli, come dirigente del reparto di oncoematologia pediatrica del Regina Margherita. Un
incarico, tra l’altro, che ricopre tutt’oggi: la sua posizione nell’inchiesta era stata archiviata, ed è stata confermata nell’incarico anche dai nuovi vertici dell’ospedale, quando Marinella D’Innocenzo (difesa dall’avvocato Alberto Mittone) si è trasferita a Roma come
dirigente del 118 del Lazio. Tuttavia, se la condanna venisse confermata in tutti i gradi di giudizio, l’ex dg rischia di non poter più ricoprire incarichi pubblici: il tribunale presieduto dal giudice Giovanni Cotillo ha infatti anche deciso l’interdizione dai pubblici uffici per
un anno. Inoltre, parallelamente, comincerà anche un
processo civile per la liquidazione dei danni, morali e
d’immagine, chiesti da Ettore Rossi (assistito dall’avvocato Della Rossa) alla D’Innocenzo. Rossi non era
«S
più stato riconfermato, e attualmente è direttore del
reparto di neonatologia dell’ospedale di Chivasso.
La vicenda risale al 2008. Secondo i pm Paolo Toso e
Cesare Parodi, che per mesi avevano intercettato la direttrice, in quel periodo le nomine dei dirigenti sanitari erano strettamente legate alla politica: in un primo
tempo la procura aveva indagato anche sulla nomina
di Silvio Viale a responsabile del servizio di interruzione volontaria di gravidanza al Sant’Anna, per poi rimanere concentrati invece sulle pressioni fatte per
promuovere un’amica, visto il parere contrario del direttore sanitario: per questo i pm avevano chiesto la
condanna a un anno e dieci mesi di carcere. Una tesi
contrastata duramente dalla difesa: «Faremo ovviamente appello — ha spiegato l’avvocato Alberto Mittone — noi sosteniamo che anzitutto non era possibile per il direttore generale licenziare il direttore sanitario. Era invece nelle sue facoltà scegliere e promuovere chi ritenesse giusto per l’incarico. Inoltre la D’Innocenzo era in scadenza di mandato. Quella frase dunque poteva essere se mai uno sfogo, ma non certo un
tentativo di concussione».
(s. mart.)
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T1 T2 PR CV
LA STAMPA
SABATO 11 GIUGNO 2011
Cronaca di Torino 55
All’ex direttore del Sant’Anna
8 mesi per tentata concussione
13 - 14 giugno
Asta Sant’Agostino
Oltre 1200 lotti
Dipinti dell’800, del ’900
e contemporanei
“Esercitò pressioni per favorire la promozione di un dirigente”
Design, arredi, orologi e gioielli
no. Vengo perseguita per il
mio impegno».
I pm Cesare Parodi e Paolo Toso non le hanno mai creduto. Le loro indagini, in collaborazione con i carabinieri
del Nas agli ordini del capitano Michele Tamponi, e un
mare di intercettazioni telefoniche convinsero il gup per il
rinvio a giudizio. Marinella
D’Innocenzo parlava al telefono con scioltezza e disinvoltura. Non sapeva di essere controllata. E le tante conversazioni hanno rivelato, secondo
il caso
GRAZIA LONGO
V
erdetto di colpevolezza per l’ex
dama di ferro degli ospedali Sant’Anna e Regina
Margherita. Marinella D’Innocenzo, attualmente alla
guida del 118 del Lazio, è stata condannata ieri mattina a
otto mesi di reclusione per
tentativo di concussione.
Il giudice Giovanni Cotillo
ha inoltre deciso l’interdizione per un anno dai pubblici
uffici. L’ex direttore generale dell’azienda ospedaliera
Sant’Anna-Infantile continuerà comunque a ricoprire
la sua carica nel Lazio: l’applicazione delle pene si attua
solo in caso di condanna definitiva, dopo il terzo grado di
giudizio, ossia dopo l’esito
del ricorso in Cassazione.
L’inchiesta era partita tre
anni fa dopo la denuncia di
Ettore Rossi, ex direttore sanitario del Sant’Anna, che dichiarò d’essere stato minacciato con le parole «Se non
firmi ti licenzio» dalla D’Innocenzo, la quale premeva per
la nomina di Franca Fagioli a
L’INCHIESTA
Partì nel 2008 dopo una
denuncia: «Mi minacciò,
se non firmi ti licenzio»
Oggi guida il 118 del Lazio
Marinella D’Innocenzo premeva per la nomina di
Franca Fagioli a capo del nuovo dipartimento oncologico
capo del nuovo dipartimento
oncologico, previsto dal piano
di riorganizzazione stoppato
dalla Regione. Pur non essendo riuscita ad aiutare «l’amica» Fagioli, per l’opposizione
del direttore sanitario d’azienda, ci avrebbe però provato
esercitando pressioni affinché
Ettore Rossi esprimesse parere favorevole, pena il licenziamento. Accuse che D’Innocenzo ha sempre respinto, dichiarando più volte «che quel documento non è mai esistito e io
non ho mai minacciato nessu-
la pubblica accusa, una realtà in cui le nomine nella sanità erano strettamente intrecciate alla politica.
Le intercettazioni, peraltro, hanno costituito un colpo
di scena nel processo. Il cd
che le raccoglieva è, infatti,
inspiegabilmente sparito. La
procura ha dovuto quindi riesumare, attraverso un software, quel che ne rimaneva
nella profondità delle memorie di qualche computer. Il
nuovo Cd è stato contestato
dai legali che difendono l’ex
manager della sanità, gli avvocati Alberto Mittone ed
Emilio Ricci. Ma il giudice ha
optato per la condanna.
301 A. Sassu
312 A. Ligabue
311 Salvo
m
Specchio dei tempi
m
«L’onda di piena inattesa s’è portata via l’ammiraglia» - «Panino proibito
alle Ogr» - «Un’altra estate senza bigliettai» - «L’Asl 1 non la ricovera, si deve
vendere l’alloggio»-«L’Asl3sugliinterinalilasciatiacasa:garantitii servizi»
m
Il presidente della Canottieri
Armida scrive:
«Nella notte tra giovedì e
venerdì 3 giugno l'onda di piena del Po si è portata via l'ammiraglia delle barche di voga
alla
veneta
battezzata
“Armida 1”. L'imbarcazione costruita da disegni originali degli Anni Trenta e utilizzando
accessori originali restaurati
con i contributi della Regione
Piemonte, non ha retto alla piena improvvisa ed è stata vista
transitare verso le 4 del mattino giù dalla Diga del Pascolo alla confluenza della Stura con il
Po. Sappiamo che le dighe a
monte di Torino, per evitare
che le acque tracimino per il
troppo pieno, vengono aperte.
Purtroppo non esiste un collegamento con le autorità preposte al funzionamento delle
dighe e le società remiere torinesi per avvertire dell'onda di
piena che sta per giungere. Risulta pertanto che il livello del
Po si alza in poco tempo senza
che si possa provvedere a proteggere le barche e le chiatte
preventivamente. Vorrei tramite questa rubrica sapere
chi contattare per stabilire un
collegamento diretto e in tempo reale».
I
SEGUE LA FIRMA
Una lettrice scrive:
I
«Mi sono recata il 2 giu-
gno alle Ogr, alla mostra dei 150
anni, con l'intenzione di trascorrere un giorno all'insegna della
memoria e della cultura.
«Iniziata la visita, interessantissima, alle ore 10 mi sono soffermata ad ammirare i dettagli delle informazioni, i filmati trasmessi e tutto quanto era esposto. Alle 13 circa, stanca e desiderosa di una pausa, mi sono avviata a cercare una toilette e un
bar o punto ristoro, con l’intenzione di riprendere il giro immediatamente dopo.
«Qui l'amara sorpresa: nulla era
stato previsto per chi volesse
trascorrere più di qualche ora.
«Per un servizio o per un panino
si doveva uscire e poi rientrare
ripagando il biglietto.
«Visto che già 10 euro non sono
pochi per una mostra, ho rinunciato e la mia visita si è fermata
al 1921.
«Peccato!».
SILVIA RIOTTA
Un lettore:
«C’é dunque ancora una
speranza, fra un rinvio e l’altro,
di rivedere i bigliettai sul tram, a
cominciare dalla linea 4, certo
fra le più .... indisciplinate. Pare
torneranno a bordo a settembre, almeno lo dice il Gtt. Ma per
un’altra estate dovremo rassegnarci a mezzi affollati di persone ridenti e felici che si tengono
a debita distanza dalle silenti bol-
I
latrici. Tanto ci saranno i soliti
"cretini" paganti, abbonati e
non, a sostenere il magro bilancio dell’azienda. Comunque facciamoci tutti un nodo al fazzoletto e attendiamo settembre».
GIUSEPPE
Una lettrice scrive:
«Ottantanovenne, vedova
senza figli, sola, è da quattro anni in lista d'attesa per essere presa in carico dall'Asl 1 e, per potersi mantenere in casa di riposo, si è venduta l'alloggio. La signora è in perenne attesa di passare nella graduatoria dell'Asl
ma, stranamente, non vi rientra
mai: la scavalcano tutti!...
«Adesso non ha più un soldo e la
responsabile del servizio riferisce che una cinquantina di persone si trovano nella sua stessa
situazione e che l'Asl non dispone più di mezzi per convenzionarsi. Lo scorso maggio è stato
riconosciuto alla Bertollo un
mese di cura. E adesso? Cosa
dovrà fare la povera Agnese?
Forse andare a soggiornare alla
Regione oppure dall'assessore
alla Sanità?».
I
REGINA ZUCCHELLO
fornire alcuni chiarimenti.
«La salvaguardia dei servizi al
cittadino è obiettivo primario
dell'Asl To3, nonostante il fatto
che il momento difficile chiami
l'Azienda a una razionalizzazione delle risorse, razionalizzazione che l'azienda sta operando
con cautela, con il massimo rispetto possibile per i lavoratori
interinali sia amministrativi sia
sanitari i cui contratti sono scaduti, e con trasparenza, come riconosciuto dalle stesse organizzazioni sindacali con le quali ci
siamo più volte confrontati in
questa delicata fase.
«A riprova di ciò, presso il distretto di Venaria Reale, cui fanno capo i Comuni di Druento e di
Pianezza citati nella lettera, non
è stata chiusa e non chiuderà alcuna sede territoriale. Mentre a
Druento tutti gli orari dei servizi
allo sportello sono rimasti invariati, a Pianezza addirittura dal
1˚ giugno scorso la riorganizzazione interna ha consentito di incrementare l'apertura del punto
prelievi fino alle ore 9,30 (prima
era fino alle 9,00) e di allargare
l'accesso diretto alla totalità dei
pazienti».
CARLO PICCO
Il direttore sanitario Asl3 scrive:
«In merito alla lettera a
firma della signora Nicoletta
Pace, apparsa sulla rubrica
Specchio dei tempi di venerdì 3 giugno 2011, desidero
I
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OGGI
Previsioni
AO
TO
La pressione è in aumento ma aria
leggermente umida raggiunge ancora l’arco
alpino. Momenti abbastanza soleggiati nella
prima parte della giornata, seguiti da
addensamenti in montagna associati a rovesci
o temporali sparsi, tendenti a interessare
localmente Cuneese, Torinese, Langhe, colline
del Po e nord Piemonte. Venti deboli orientali o
occidentali in quota. Temperatura stazionaria.
DOMANI
AO
TO
Previsioni
Temperature (C˚)
Umidità relativa
Qualità dell’aria
Un nuovo fronte nuvoloso si avvicina alle
regioni alpine. Nella prima parte della giornata
abbastanza soleggiato tra passaggi nuvolosi,
o più nuvoloso tra Canavese e nord Piemonte.
In giornata nubi in aumento e rovesci sparsi in
montagna e Valle d’Aosta, in serata possibili
anche in pianura a nord del Po. Venti deboli
variabili. Temperatura stazionaria. Nella notte
e fino a lunedì mattina nuovamente instabile.
Torino
Torino
Ieri
15,2 25,1
Ieri
Un anno fa 19 25,6
Alle 8
Alle14
66%
55%
Estremi del mese
dal 1753 al 2007
Limite pioggia/
neve oggi
1
2
3
4
5
6
7
05/06/1810 Min. +4,3
21/06/2003 Max.+38,2
Nord
Sud
Min.
Max.
-
Precipitazioni
Ottima
Buona
Discreta
Mediocre
Poco salubre
Insalubre
Molto insalubre
Ieri fino alle 19
0,2 mm
Totale del mese
135,6 mm
Media del mese
dal 1971 al 2007
98 mm
a cura di Provincia
Giugno più piovoso
di Torino e Arpa Piemonte 1937 - 283,2 mm
TORINO
SABATO 11 GIUGNO 2011
torino.repubblica.it
REDAZIONE DI TORINO Via Bruno Buozzi, 10 | 10123 | tel. 011/5169611 | fax 011/533327 | CAPO DELLA REDAZIONE PIER PAOLO LUCIANO | VICARIO ROBERTO ORLANDO | INTERNET torino.repubblica.it | e-mail: [email protected]
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Cosche e sanità, Gambarino al crocevia di due inchieste Il neo assessore
L’intervista
ENTRE nei primi interrogatori davanti al giudice gli
arrestati dell’Operazione
Minotauro restano in silenzio, dalle
carte dell’inchiesta sulla ’ndrangheta spunta un nome che incrocia anche il recente scandalo della sanità:
quello di Piero Gambarino, braccio
destro dell’assessore Ferrero, citato
in un’intercettazione tra boss e socio in affari di due presunti uomini
d’onore. Gambarino, ancora in carcere, interrogato ieri nell’inchiesta
sanitaria, non ha convinto i pm.
ALLE PAGINE II E III
alla Cultura:
La difesa di “mamma ‘ndrangheta” “Basta puntare
su grandi eventi”
M
Il personaggio
MEO PONTE
A CHIAMANO «mamma ’ndrangheta». Stella Raso, ora agli arresti
domiciliari, 63 anni, è la madre di Giacomo Lo Surdo, accusato di essere un membro attivo della “locale” Crimine di Torino che avrebbe fatto capo ai fratelli Crea, di Franco Lo Surdo, accusato di estorsione e
lesioni personali, e di Mariella, denunciata piede libero per gli stessi reati.
SEGUE A PAGINA II
L
Piero Gambarino spunta anche nell’inchiesta sull’ndrangheta
Il comico genovese nei guai per aver tolto i sigilli al presidio della Maddalena. Una decina gli altri sotto inchiesta
Valsusa, indagati Perino e Grillo
Il leader dei “ribelli” sotto accusa per i blocchi a Chiomonte
IL GOVERNO
MIGLIOR ALLEATO
DEI “NO TAV”
PIER PAOLO LUCIANO
I AUGURO che i sindaci siano dalla nostra parte, anzi, sono
certo che lo saranno e conto anche
sul loro contributo e sul loro impegno attivo per evitare all’Italia
una figuraccia mondiale». Parole
del ministro dell’Interno Roberto
Maroni alla fine del vertice sul
cantiere che si deve aprire in val di
Susa. Ma da che parte sta il governo? Perché scorrendo l’elenco degli impegni disattesi in questi anni viene da dire che l’esecutivo è il
miglior alleato dei «no Tav».
Per esempio, nel 2008, l’accordo di Pra Catinat tra sindaci e il
presidente dell’Osservatorio Mario Virano, prevedeva già dal 2009
il potenziamento della linea Torino-Bardonecchia per i passeggeri
e l’avvio del servizio ferroviario
metropolitano, cioè treni ad alta
frequenza. Sono passati tre anni e
nulla di tutto questo si è realizzato. Il 23 gennaio 2009 Berlusconi e
l’allora presidente della Regione
Bresso firmarono a Roma l’intesa
quadro che prevedeva una serie di
interventi per il Piemonte più un
“accordino” di prima fase, urgente, di 300 milioni (200 dello Stato e
100 della Regione) per nuovi treni
in Val di Susa e interventi sullo scalo di Orbassano e sul nodo di Torino. Insomma, un anticipo delle
compensazioni da un miliardo
previste per i disagi dei cantieri.
Entro 60 giorni dalla firma dovevano essere indicati i capitoli di bilancio. Diciassette mesi dopo ancora niente.
SEGUE A PAGINA XI
«M
NA raffica di indagati
per tre diversi episodi in
Valsusa legati alla protesta dei No Tav. E tra i “ribelli”
finiti sotto inchiesta figurano
anche il leader del movimento
che si oppone al supertreno Alberto Perino - e il comico genovese Beppe Grillo. Il primo è
indagato - con un’altra decina
di persone - per i blocchi messi
in atto a Chiomonte nella notte
del 23 maggio quando fu impedito l’apertura del cantiere della Maddalena e ci fu una sassaiola contro forze dell’ordine
e operai. Il comico, invece, è
stato iscritto nel registro della
procura per aver tolto i sigilli al
presidio di Chiomonte nell’inverno scorso. Ancora Perino è
indagato per un altro episodio,
teatro l’autoporto di Susa.
MARCO TRABUCCO
A PAGINA VII
U
E in alcuni cinema sconti a chi
prova di essere stato alle urne
Il vescovo Cesare Nosiglia
Nosiglia: domani
andrò a votare
per i referendum
Alberto Perino e Beppe Grillo, tutti e due indagati
SARA STRIPPOLI
A PAGINA V
a politica culturale della città non si
può basare soltanto sui grandi eventi. Si deve
cambiare. Le iniziative vanno portate in periferia». Parole di Maurizio Braccialarghe,
il dirigente Rai che ha preso il
posto di Fiorenzo Alfieri come assessore alla Cultura.
MARINA PAGLIERI
A PAGINA XIII
«L
IL COMMENTO
LE BUCHE
CHE FASSINO
DEVE EVITARE
SALVATORE TROPEA
i racconta che
durante la recente campagna elettorale Piero
Fassino, spostandosi da un capo all’altro
della città per comizi, incontri, riunioni, segnalasse a
chi lo accompagnava, i punti critici della rete stradale. «Lì c’è una buca, segna, qui il manto d’asfalto è
andato, lì sono saltati i sanpietrini»,
e via annotando. Non è gossip. E’
vero e del resto chi conosce il neosindaco trova perfettamente credibile questa sua attenzione che è un
metodo pratico per chi voglia organizzare una risposta alle richieste
dei cittadini, tra le quali quella di
avere strade e piazze che non siano
trappole talvolta pericolose.
SEGUE A PAGINA VII
S
La polemica
E gli antagonisti interrompono il sindaco alla festa di Confcooperative: “Basta Cie”
Blitz fascista, una foto tradisce Marrone
DIEGO LONGHIN
PUNTA una foto che inchioderebbe il consigliere comunale
del Pdl, Maurizio Marrone, reo
di aver partecipato al blitz al Csa dei
Murazzi insieme con i militanti di
Giovane Italia. Scatto che mostra
Marrone intento a perlustrare i locali, dove però sui muri sono già
comparse le scritte fasciste, come
«Boia chi molla». Foto, pubblicata
da “Torino Cronaca”, che è finita nel
dossier preparato dai centri sociali
contro il neo consigliere comunale.
SEGUE A PAGINA XI
S
LE INCHIESTE
S
DEL
ABATO
Un bambino dal mondo
A LOTTA contro la burocrazia per
adottare un bambino dall’estero.
Ma il Piemonte è l’unica regione che
aiuta le coppie con un’agenzia pubblica.
OTTAVIA GIUSTETTI
ALLE PAGINE XIV E XV
L
la Repubblica
IN
PRIMO PIANO
CRONACA
SABATO 11 GIUGNO 2011
TORINO
■ II
Grandi inchieste
Un copione unico ispira i primi colloqui in tribunale
Cuoco in cella: aveva un arsenale di armi e esplosivo
IL BLITZ
L’affollata
conferenza
stampa dei
carabinieri
nella quale
sono stati
illustrati i
particolari
della
Operazione
Minotauro
che ha
portato in
carcere 151
persone per
inquietanti
infiltrazioni
mafiose in
Piemonte
Operazione Minotauro, il silenzio degli arrestati
Interrogatori lampo davanti al gip: “Non intendo rispondere”
MEO PONTE
URANO pochi minuti gli
interrogatori di garanzia
degli uomini d’onore della ’ndrangheta: il tempo necessario al giudice Silvia Salvadori
per identificare l’indagato, scriverne le generalità, spiegargli i
capi d’accusa e infine chiedergli
se vuole rispondere. E le risposte
sono sempre uguali, come se capi cosca e picciotti avessero studiato lo stesso copione: «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere». Nella sola mattinata di ieri davanti al gip sono sfilati almeno quindici dei centocinquantuno arrestati nel blitz dei
carabinieri di martedì notte. Alcuni vestiti con eleganza ricercata, altri con ancora addosso gli
abiti indossati in fretta e furia al
momento dell’arresto. Ognuno
però con il suo stile, come a sottolineare il proprio grado nell’organizzazione. Tutti però in fondo allo sguardo hanno un imper-
D
za della Provincia (e poi discuteva con il nipote Luca di un nuovo
incontro dicendo: «Ha più bisogno lei di noi che noi di lei...»), arriva in tribunale a bordo di
un’ambulanza. Anche lui resta
davanti al giudice per pochi minuti. Il tempo di dire: «Le mie
condizioni non mi permettono
di risponderle...». Rosario Marando e Giuseppe Napoli della
cosca di Volpiano se la sbrigano
Il personaggio
cettibile senso di superiorità che
sconfina nella sfida. Come se appartenessero ad un altro mondo.
Paolo Cufari, 73 anni, detto «il
contadino», sospettato di essere
il capo del locale di Natile di Careri a Torino con il grado di
“quartino”, ascolta le accuse che
gli vengono contestate (il pentito Rocco Varacalli lo indica come
uno dei presenti alla sua “promozione” a “camorrista di sgarro” o “camorrista finalizzato”)
senza che un solo muscolo della
sua faccia bruciata dal sole tradisca un’emozione, poi mostra le
mani callose al giudice e dice:
«Ho sempre lavorato io, altro che
mafia». Giuseppe Catalano, il capocosca che nel suo bar di via Veglia ha ricevuto Claudia Porchietto, candidata alla presiden-
delle nove “locali” scoperte dopo cinque anni. D’altronde le ramificazioni della mafia calabrese sono così estese che è quasi
impossibile seguirle sino alle loro conclusioni. E molti degli uomini d’onore di cui ora si sa che
nell’organizzazione ricoprivano
ruoli importanti, come “trequartino” o “mastro di giornata”, al
casellario giudiziario sino a qualche giorno fa risultavano incen-
surati o al massimo con fedine
penali macchiate da piccoli reati
commessi in gioventù.
Come Nicola Nicolaci, 33 anni, di professione cuoco, originario di Polistena. Giovedì sera nella sua casa a Collegno i carabinieri di Venaria hanno scoperto
un vero e proprio arsenale: un fucile d’assalto Kalashnikov con
tre caricatori e 51 proiettili, una
doppietta, due pistole, 18 deto-
natori, 10 cilindri pieni di polvere da sparo, sette micce “ritardanti”. Sino a quel momento Nicolaci era considerato un calabrese che, dopo qualche sbaglio
in gioventù, aveva messo la testa
a posto e si occupava solo di ricette e condimenti. Invece dormiva con un Ak 47 sotto il letto e
con il colpo in canna.
(me.po.)
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Titolare di un caffè in via Miglietti, è accusata di aver fatto picchiare un barista concorrente
La difesa di “mamma ’ndrangheta”
“Quale estorsione? Cose d’onore...”
(segue dalla prima di cronaca)
ERI, difesa dagli avvocati
Domenico Peila e Wilmer
Perga, la donna è comparsa davanti al giudice delle indagini preliminari per
l’interrogatorio di garanzia
e, a differenza di gran parte
degli indagati, ha accettato
di rispondere alle domande
del gip. «Voglio spiegare come sono andate veramente
I
Il “contadino”
Uno degli imputati
accusato da un pentito
mostra le mani callose
“Ho sempre lavorato
altro che mafia...”
in minor tempo. Recitano entrambi la formula di rito: «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere». E lo stesso fa Cosimo Capece della cosca di Cuorgnè.
Le speranze dei pm che qualcuno rompa il vincolo dell’omertà si infrangono contro un
muro di bocche cucite. Tace anche Giuseppe Nirta, forte del fatto che gli investigatori non sono
riusciti a inquadrarlo in nessuna
Il Palazzo di giustizia
Il retroscena
le cose con quello del bar
Wembley Station» ha detto.
Secondo l’accusa «mamma
’ndrangheta» avrebbe tentato di “risolvere” un problema
di concorrenza commerciale in un modo tutto calabrese. Per l’esattezza, mafioso.
La storia si sviluppa in via
Miglietti. Lì ci sono gli uffici
delle Poste e al civico 9 c’è il
bar Arditi di Stella Raso e dei
suoi figli. Al 4 però c’è anche
il bar Wembley Station di
Luigi Pierro. La posta in gioco sono i caffè ordinati dagli
impiegati dell’ufficio postale. La vita scorre tranquilla sino a quando la fornitura
quotidiana ai dipendenti
postali è commissionata al
bar Arditi, ma nel momento
in cui gli impiegati decidono
di cambiare locale e di rivolgersi allo Wembley Station
via Miglietti diventa un in-
stesso ex braccio destro dell’assessore
Ferrero risulta anche essere socio della società “Sport nel Canavese S.r.l” assieme a
due degli arrestati nell’operazione Minotauro. Si tratta di Achille Berardi (pluripregiudicato), affiliato alla “locale” di Cuorgnè con la dote di “Santa”, e di Valerio Ierardi, che faceva parte della “Bastarda” ed
era nella ’ndrina degli Occhiuto: entrambi
sono accusati di associazione di stampo
mafioso e tentata estorsione. Volevano
1000 euro al mese di pizzo da una ditta di
ricambi, in cambio di protezione.
(s.mart.)
ferno. Cominciano le minacce a Luigi Pierro: «Tu i caffè in
quegli uffici non li devi portare. Lì ci lavoriamo solo
noi». E ben presto dalle minacce si passa all’aggressione vera e propria, tanto che il
titolare del bar concorrente
di quello della signora Stella
Raso finisce al pronto soccorso con la faccia pesta e un
incisivo in meno. Per pm e
carabinieri è tutto chiaro: la
vicenda ha i caratteri precisi
dell’estorsione.
«Mamma ‘ndrangheta»
però ieri al gip racconta
un’altra storia. Scagiona da
ogni accusa il figlio Giacomo
(«Non c’entra niente in questa storia, povero figlio. Era
agli arresti domiciliari») e
giustifica gli altri suoi rampolli Franco e Mariella, in
particolare il primo, e dice
con tono accorato: «I caffè
non c’entrano nulla in questa storia. Mio figlio si è preso
con quel tipo per questioni
private. Anzi, questioni d’onore. Quello gli guardava con
insistenza la moglie, la fissava ogni volta che passava davanti al suo locale. E che doveva fare mio figlio? Tacere e
subire?».
(me. po.)
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Il tuttofare di Caterina Ferrero citato in una intercettazione e socio di due presunti mafiosi
E nelle carte sulla “mala” l’onnipresente Piero
E DUE inchieste giudiziarie del momento, quella sulla ’ndrangheta e
quella per gli appalti della sanità, si
incrociano su un nome: è quello di Piero
Gambarino, il braccio destro di Caterina
Ferrero (nuora di Nevio Coral). Gambarino è stato arrestato due venerdì fa per corruzione e turbativa d’asta nella sanità, Coral è finito in manette mercoledì in Francia
per concorso esterno in associazione mafiosa. Ma il nome, anzi il cognome Gambarino, compare in due intercettazioni citate nella misura cautelare sulla ’ndrangheta. Il giorno 13 settembre 2008, gli investigatori captano la discussione in auto
L
tra Bruno Iaria e lo zio Giovanni: discutono sulla suddivisione dei subappalti dei
cantieri Coral spa, e Bruno accusa lo zio di
aver intascato 30 mila euro dalla Coral
senza dire nulla. Bruno: «Tu non sei stato
corretto, hai preso dei soldi da Gianfranco
(Violi), 30 mila euro». Giovanni: «Quando?». Bruno: «Se non li hai presi gli taglio la
testa... Gianfranco ti ha dato 25 mila euro
dal cantiere e 5.000 euro da Gambarino, e
allora chi me l’ha detto gli taglio la testa e
gliela metto sul tavolo...». Gambarino in
seguito verrà citato una seconda volta
sempre in riferimento a quei 5.000 euro.
Un altro aspetto inquietante è che lo
la Repubblica
SABATO 11 GIUGNO 2011
TORINO
■ III
RETICENTE?
Le varie
spiegazioni di
Gambarino,
qui al suo
arrivo in
tribunale, non
convincono i
pm, che
ritenendolo
reticente
hanno
bruscamente
interrotto il
suo
interrogatorio
dopo tre ore
e l’ultimo
“no”
L’istruttoria
SARAH MARTINENGHI
DUE settimane esatte
dall’arresto, Piero Gambarino è stato chiamato
ieri in procura per il suo primo
interrogatorio davanti ai pm
Paolo Toso e Stefano Demontis
a rispondere dell’accusa di turbativa d’asta e corruzione. Nelle aspettative del braccio destro
dell’assessore Caterina Ferrero
c’era l’idea di un lungo momento di confronto con la Procura:
da giorni, nella sua cella, si preparava gli argomenti da trattare, cercando di ricordarsi ogni
dettaglio, fatti e numeri, per poter chiarire la sua posizione.
Non è stato così: l’interrogatorio è durato “solamente” tre ore,
dalle 11 alle 14, e le sue argomentazioni non hanno convinto i pm, che hanno bruscamente terminato dicendogli: «Se è
così, non abbiamo altre domande da porle». Secondo l’accusa, infatti, l’atteggiamento di
Gambarino non sarebbe stato
affatto collaborativo, e le sue
spiegazioni non avrebbero convinto i pm ad approfondire ulteriormente l’interrogatorio. «Se
ha qualcos’altro da comunicarci, ci depositi un memoriale con
A
La sentenza
L’uomo di fiducia dell’assessore sentito sull’“affaire pannoloni”, le pressioni sullo Spresal e l’appalto di Cavagnolo
Scandalo sanità, Gambarino dai pm
nega tutto ma non convince l’accusa
Tre ore a tu per tu, poi il brusco stop: “Basta domande”
le sue considerazioni» è stata la
conclusione del colloquio.
Piero Gambarino, assistito
dall’avvocato Gian Maria Nicastro, è stato interrogato su tre tematiche già presenti nel capo
d’imputazione: l’affaire dei
pannoloni, che ha portato all’arresto anche dei vertici di Federfarma; l’appalto “truccato”
in favore di Pierfrancesco Camerlengo, per la costruzione di
una nuova casa di cura su un terreno del Comune di Cavagnolo
(in questo caso erano stati arrestati anche lo stesso Camerlengo, il commissario dell’Asl 4 Vito Plastino, il sindaco Franco
Sampò e il dentista Marco Mozzati che faceva da tramite per le
tangenti); e le pressioni in Regione per indebolire la dirigente dello Spresal Annalisa Lantermo e togliere le qualifiche di
ufficiale di polizia giudiziaria a
due ispettori.
Sulla questione dei pannoloni, Gambarino ha negato un accordo collusivo con Federfar-
L’obiettivo
Gli inquirenti lo hanno
interpellato sui rapporti
con Camerlengo: forse
hanno in mente nuovi
spunti investigativi
ma: «Quando sono arrivato c’erano diverse cifre che rimbalzavano, da 24 a 47 euro, ma sulla
base del protocollo d’intesa firmato ad agosto con le farmacie,
Il pm Paolo Toso
che prevedeva una serie di servizi oltre a quello degli ausili per
l’incontinenza, sembrava possibile raggiungere una cifra vantaggiosa per la Regione. Se però
non avessimo fermato il bando,
Federfarma non avrebbe più
voluto diminuire il prezzo, visto
che lo avrebbe abbassato per alcuni servizi proprio in considerazione della molteplicità di
prodotti che avrebbero gestito.
L’idea originaria era di sospendere il bando, ma dalla Regione,
dall’ufficio legale, dissero che
era meglio revocarlo: tutto è stato fatto alla luce del sole».
Per quanto riguarda lo Spresal: «La consigliera regionale
Rossana Valle mi aveva parlato
di due situazioni: una riguardava le numerose verifiche all’impresa del suo amico Alberto
Vacca e l’altra era la segnalazio-
ne della mancanza di requisiti
dei due ispettori per diventare
ufficiali di pg. Io mi sono informato: volevo sapere se nei confronti di Vacca ci fosse stata una
persecuzione o se avesse commesso reali infrazioni, ma ho saputo che era una questione già
risolta, perché aveva già pagato
le multe. Sulla mancanza di requisiti ho chiesto, e mi fu risposto che era proprio così».
Proprio sull’appalto per la costruzione della clinica a Cavagnolo, invece, l’interrogatorio
di Gambarino ha avuto un brusco arresto. I pm volevano sapere se avesse avuto rapporti con
Camerlengo anche in altre occasioni. La risposta è stata negativa, e a quel punto i pm hanno
detto: «Allora non c’è altro da
aggiungere». Si può dedurre
quindi che la Procura abbia in
mano altri spunti d’indagine, e
che punti proprio in questa direzione.
Sono state fissate intanto le
udienze davanti al tribunale del
riesame: mercoledì prossimo a
chiedere la libertà saranno Plastino, Platter e Cossolo, mentre
venerdì toccherà al dentista
Marco Mozzati e a Gambarino.
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Tentata concussione per l’ex direttore generale del Sant’Anna
“O firmi o ti licenzio”: 8 mesi a D’Innocenzo
E NON firmi, ti licenzio». È per questa frase
che ieri l’ex direttore generale dell’azienda
sanitaria San’Anna-Regina Margherita,
Marinella D’Innocenzo, è stata condannata a otto mesi di reclusione. Perché dietro questa frase si sarebbe
consumato un tentativo di concussione ai danni di Ettore Rossi, all’epoca direttore sanitario dell’ospedale:
motivo del contendere era la nomina di una dottoressa, Franca Fagioli, come dirigente del reparto di oncoematologia pediatrica del Regina Margherita. Un
incarico, tra l’altro, che ricopre tutt’oggi: la sua posizione nell’inchiesta era stata archiviata, ed è stata confermata nell’incarico anche dai nuovi vertici dell’ospedale, quando Marinella D’Innocenzo (difesa dall’avvocato Alberto Mittone) si è trasferita a Roma come
dirigente del 118 del Lazio. Tuttavia, se la condanna venisse confermata in tutti i gradi di giudizio, l’ex dg rischia di non poter più ricoprire incarichi pubblici: il tribunale presieduto dal giudice Giovanni Cotillo ha infatti anche deciso l’interdizione dai pubblici uffici per
un anno. Inoltre, parallelamente, comincerà anche un
processo civile per la liquidazione dei danni, morali e
d’immagine, chiesti da Ettore Rossi (assistito dall’avvocato Della Rossa) alla D’Innocenzo. Rossi non era
«S
più stato riconfermato, e attualmente è direttore del
reparto di neonatologia dell’ospedale di Chivasso.
La vicenda risale al 2008. Secondo i pm Paolo Toso e
Cesare Parodi, che per mesi avevano intercettato la direttrice, in quel periodo le nomine dei dirigenti sanitari erano strettamente legate alla politica: in un primo
tempo la procura aveva indagato anche sulla nomina
di Silvio Viale a responsabile del servizio di interruzione volontaria di gravidanza al Sant’Anna, per poi rimanere concentrati invece sulle pressioni fatte per
promuovere un’amica, visto il parere contrario del direttore sanitario: per questo i pm avevano chiesto la
condanna a un anno e dieci mesi di carcere. Una tesi
contrastata duramente dalla difesa: «Faremo ovviamente appello — ha spiegato l’avvocato Alberto Mittone — noi sosteniamo che anzitutto non era possibile per il direttore generale licenziare il direttore sanitario. Era invece nelle sue facoltà scegliere e promuovere chi ritenesse giusto per l’incarico. Inoltre la D’Innocenzo era in scadenza di mandato. Quella frase dunque poteva essere se mai uno sfogo, ma non certo un
tentativo di concussione».
(s. mart.)
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LA STAMPA
SABATO 11 GIUGNO 2011
Cronaca di Torino 53
Retroscena
ALBERTO GAINO
GRAZIA LONGO
L
Il blitz dei carabinieri
All’alba dell’8 giugno 150 arresti: sopra, il pullman
dell’Arma esce dalla caserma di via Cernaia
Il rito di affiliazione
La cerimonia di giuramento dei nuovi membri
in una foto scattata dai carabinieri nel Torinese:
identica a quelle viste in altre zone d’Italia
Gianfranco Morgando
drea Giorgis, sottolinea la necessità di una terza via «tra il giustizialismo acritico e l’arroccarsi
in un garantismo altrettanto
acritico». Che fare, allora? «Noi
- precisa - siamo per dare alla
magistratura tutti gli strumenti
di contrasto alla criminalità ma
€ 8.950
dobbiamo anche mettere in evidenza quando si usano strumenti che non appaiono sufficientemente garantisti e che mettono
in discussione la presunzione
d’innocenza». Insomma «serve
un controllo di qualità sul lavoro
dei magistrati».
Poi Lucà chiede di parlare.
Racconta di una telefonata di sostegno arrivata da Bersani e racconta: «La sentenza è sostanzialmente emessa, anzi è già stata
eseguita. Posso aver peccato
per disattenzione, semplicità, disinvoltura ma questo non significa contiguità». Sensazioni che
racconta anche Boeti. E Aldo
Corgiat, sindaco di Settimo, attacca: «Dobbiamo discutere sul
metodo: se ci sono intercettazioni che non hanno rilievo penale
devono restare alla magistratura e non essere diffuse. Dobbiamo dirlo a Caselli: questa cosa
non va bene».
€ 9.000
e informazioni confidenziali acquisite darebbero la famiglia Coral, ed
in particolare Nevio, vicina ad
esponenti della ‘ndrangheta,
con cui è attiva una collaborazione. Collaborazione che, nell’ultima consultazione elettorale, ha visto l’elezione in Regione della nuora dello stesso
Coral, Caterina Ferrero». Lo
scriveva la Guardia di Finanza nella prima «annotazione»,
datata 15 ottobre 2010, alla
procura per segnalare Piero
Gambarino al vertice dell’assessorato alla Sanità, accanto
alla Ferrero. Un semplice consulente che aveva acquisito
nell’ambiente rapida fama di
faccendiere, tanto da meritarsi la reputazione di «signor 15
per cento».
Le «voci» raccolte dalle
Fiamme Gialle hanno trovato
ampio riscontro su Nevio nelle
indagini dei carabinieri torinesi: l’ex sindaco di Leinì è stato
arrestato in Francia per concorso esterno in associazione
mafiosa, e la sua famiglia, nuora compresa, è stata investita
dalla successiva bufera politica. C’è anche questo passaggio nella documentazione che
gli avvocati dei 7 arrestati nell’ultimo scandalo della sanità
(in cui la Ferrero è indagata)
MONFERINO ATTACCA
Il collaboratore fidato
Piero Gambarino, collaboratore dell’assessore Ferrero, ieri è stato interrogato in procura
Nell’inchiesta sulla ‘ndrangheta sbuca un fugace riferimento a lui come «uomo di Coral»
Malavita e sanitopoli
La doppia bufera
sulla famiglia Coral
«Ferrero non voleva chiudere
le emodinamiche prima
del voto. Poi ne aprì una»
Il triangolo tra l’ex sindaco, l’assessore e il faccendiere
hanno potuto visionare nei
giorni scorsi. Così come dalle
2500 pagine dell’ordinanza di
custodia cautelare per 150
‘ndranghetisti, sbuca un fugace riferimento a Piero Gambarino come uomo di Coral. Le
due inchieste disegnano un
triangolo parafamiliare formato da Nevio Coral, la nuora e il
loro brasseur d’affaire. Quest’ultimo si era dedicato da
tempo al sostegno della carriera politica della donna e, piazzato come assessore-ombra al
vertice della Sanità piemontese, «ha costruito in pochissimo
tempo un fitto reticolo di clientele e rapporti con imprenditori, pubblici funzionari e professionisti nei confronti dei quali
egli è apparso in indubbia posizione di supremazia». Così lo
ridefinisce il gip Cristiano Trevisan nel lasciarlo in carcere.
Ieri Gambarino è tornato a
to non ci serve più interrogarla.
Ci scriva pure una memoria». Significativo per come erano andate le cose: l’arrestato, assistito dall’avvocato Gian Maria Nicastro, ha continuato a difendersi dalle accuse, ribadendo che lavorava solo per far risparmiare
alla Regione.
Dall’assessorato si sono recati numerosi in procura a deporre contro di lui, chiamati
dai pm. Fra questi il direttore
generale, e suo grande nemico,
Paolo Monferino. «Andai dal
presidente Cota - ha messo a
verbale l’ingegnere - dopo aver
appreso che il Gambarino e forse anche l’assessore avevano
firmato con Federfarma un accordo non conveniente per la
Regione per la distribuzione di
certi farmaci a nostro carico attraverso la loro rete».
Monferino ne ha anche per
l’assessore: «Ho parlato con Fer-
€ 14.000
La nuora
Caterina Ferrero, assessore
regionale oggi senza deleghe
Palazzo di giustizia ed è salito
per la prima volta in procura,
scortato dagli agenti penitenziari. Nella stanza del pm Paolo Toso è rimasto 3 ore. E alla fine il
magistrato e il collega Stefano
Demontis l’hanno congedato
con un tranchant «per il momen-
€ 14.000
rero della questione complessiva riguardante le emodinamiche. In una prima bozza di delibera elencavo quelle da chiudere in base alle necessità emerse
(una per ogni bacino di utenza
fra i 300 e i 600 mila abitanti) e
al piano di rientro della spesa sanitaria. In Piemonte prevedevo
l’eliminazione di 7 centri, una
dei quali nell’area di Ivrea, Ciriè, Chivasso. L’assessore mi fece presente il problema politico
di comunicarne la chiusura prima delle elezioni comunali. Convenni con lei. Poi ho appreso che
era stata aperta una nuova emodinamica a Chivasso (amministrata dal centrodestra, ndr).
Immagino fosse già stata promessa».
E aggiunge: «Telefonai al
dottor Secreto (commissario
straordinario di quell’Asl da pochi giorni indagato, ndr) e non
mi seppe dare spiegazioni».
Società Meteorologica Italiana - www.nimbus.it diretta da Luca Mercalli - Elaborazione grafica: Centimetri.it
OGGI
Previsioni
AO
TO
Si instaura una pausa di relativa stabilità
prima dell’arrivo di un nuovo fronte nuvoloso.
Giornata abbastanza soleggiata tra velature e
passaggi nuvolosi; al mattino qualche
addensamento sul nord Piemonte e nel
pomeriggio nubi in moderato aumento sulle
zone montane e Valle d’Aosta con rovesci
sparsi, in serata in graduale estensione alle
alte pianure. Temperatura in lieve aumento.
DOMANI
AO
TO
Previsioni
Temperature (C˚)
Umidità relativa
Qualità dell’aria
La settimana inizia all’insegna dell’instabilità
con rovesci e temporali fino al mattino, più
frequenti su nord Piemonte, zone orientali e
fascia collinare tra Langhe e Monferrato. In
giornata variabilità più soleggiata, ma nel
pomeriggio ancora un temporale su zone
montane e su pianure e colline. Venti deboli o
moderati da nord-est, occidentali in quota.
Temperatura in calo. Martedì miglioramento.
Torino
Torino
Ieri
15,7 26,2
Ieri
Un anno fa 19,9 29,5
Alle 8
Alle14
73%
52%
Estremi del mese
dal 1753 al 2007
Limite pioggia/
neve oggi
1
2
3
4
5
6
7
05/06/1810 Min. +4,3
21/06/2003 Max.+38,2
Nord
Sud
Min.
Max.
-
Precipitazioni
Ottima
Buona
Discreta
Mediocre
Poco salubre
Insalubre
Molto insalubre
Ieri fino alle 19
1,4 mm
Totale del mese
137,0 mm
Media del mese
dal 1971 al 2007
98 mm
a cura di Provincia
Giugno più piovoso
di Torino e Arpa Piemonte 1937 - 283,2 mm
TORINO
DOMENICA 12 GIUGNO 2011
torino.repubblica.it
REDAZIONE DI TORINO Via Bruno Buozzi, 10 | 10123 | tel. 011/5169611 | fax 011/533327 | CAPO DELLA REDAZIONE PIER PAOLO LUCIANO | VICARIO ROBERTO ORLANDO | INTERNET torino.repubblica.it | e-mail: [email protected]
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E’la Bellone di San Didero. Nei guai insieme con il suo vice. L’episodio risale a un anno fa
Tav, per gli incidenti a Susa
indagato anche un sindaco
L’INTERVISTA
“Sarò pure a Chiomonte:
sto con la mia gente”
La “ribelle”
con la fascia
tricolore:
“Non ho fatto
nulla di male”
L’INTERVISTA
A PAGINA III
MARIACHIARA GIACOSA
I SONO anche due amministratori della Valsusa nel
mirino della Procura di Torino: il sindaco di San Didero, Loredana Bellone, e il suo vice, Giorgio Vair, eletti in liste civiche contrarie al supertreno. I fatti sono
quelli del gennaio 2010 all’autoporto di Susa quando i «No Tav» si
opposero a un sondaggio geognostico per la Torino-Lione. Venerdì
sono stati recapitati una decina
avvisi di chiusura indagini. Tra i
destinatari — come anticipato da
“Repubblica” — c’è anche il leader
del movimento Alberto Perino.
SEGUE A PAGINA III
C
La curiosità
Trecento ciclonudisti in centro
per l’ambiente (e il referendum)
ETTORE BOFFANO
"Stupisce e amareggia che ci siano casi, isolati ma purtroppo numerosi, di persone delle istituzioni che intrattengono abitualmente proficui rapporti con personaggi
riconducibili ad ambienti mafiosi"
(Gian Carlo Caselli, conferenza stampa, 8 giugno 2011)
A CRIMINALITÀ organizzata della mafia (catanese) e
della ‘ndrangheta (soprattutto quella della costa jonica) arrivò a Torino tra gli anni 50 e gli anni 60, sulle ali
della grande immigrazione e del boom economico della Fiat.
Ma dovettero passare almeno 15 anni prima che quei clan
riuscissero a conquistare il mercato dell’illegalità subalpina.
SEGUE A PAGINA VII
L
L’intervento
Terza media, prova per 36mila
La ‘ndrangheta e la disarmante sorpresa
Scuola, è l’ora
degli esami
Al via martedì
PAROLA E SCHIAVAZZI
A PAGINA IX
N ALTRO arresto si aggiunge a quelli della grande retata di
mercoledì. L’affiliato alla ‘ndrangheta che procacciava voti
per i politici «amici», come il sindaco di Rivarolo Fabrizio
Bertot, è stato bloccato a Malpensa al rientro da Formentera. Ed è
proprio sugli incroci tra politica e uomini delle ‘ndrine che punta
l’inchiesta bis. Torna in gioco, anche nell’ultima operazione, l’alter
ego dell’ex assessore alla Sanità Caterina Ferrero, Piero Gambarino.
I SERVIZI A PAGINA VII
LA “COSA GRIGIA” ALL’OMBRA
DELLA CITTÀ PULITA E ONESTA
Cenerentola alla Reggia
Beffa in mondovisione
A
Gambarino, i clan
e gli strani affari
al “PalaChivasso”
U
AVVISO AI NAVIGANTI
Nuovo rinvio per l’opera di Ronconi attesa dal 2009
LTRO rinvio dopo quello del 2009, per la “Cenerentola” alla Reggia
di Venaria prodotta da Andermann per la regia di Ronconi.
Doveva essere uno degli eventi
clou del 2011, ma il kolossal in
mondovisione è stato rinviato
a giugno 2012. Un problema di
cast, anche se c’è il sospetto che
non manchino ragioni economiche alla base della scelta.
LONGHIN A PAGINA II
Arrestato al rientro da Formentera lo sponsor di Bertot
LORENZO GIANOTTI*
aro Direttore, la retata di affiliati alla ‘ndrangheta in
provincia di Torino (e l’articolo di Tropea di venerdì)
mi hanno richiamato alla memoria un episodio lontano, accaduto nella seconda metà degli anni settanta.
SEGUE A PAGINA XI
C
Ciclonudisti in piazza San Carlo
Il caso
L’ultimo successo: il Cuneo calcio campione d’Italia dilettanti. E stasera Casale nel basket...
A PAGINA VIII
STORIE
DI PIEMONTE
Sport, il Piemonte che vince
ell’anno nero di Juve e Torino e, più in generale dello
sport sotto la Mole, c’è un altro Piemonte che vince: quello della provincia. L’ultimo successo è arrivato ieri da Treviso dove il Cuneo,
neopromosso tra i professionisti, si
è assicurato il titolo di campione
d’Italia dei dilettanti del pallone
battendo il Perugia. E stasera altre
due città piemontesi potrebbero
esultare, una nel calcio (il Novara è
a un passo dalla promozione miracolo in serie A) l’altra nel basket (per
lo Junior Casale cominciano i playoff per la A). Senza dimenticare i
trionfi di Chieri (volley femminile).
MERCANDINO E TURCO
A PAGINA XVII
N
Il concerto apre mercoledì sera
un Real Festival tutto italiano
Gino Paoli
“Voglio cantare
la bellezza
senza fine
della Venaria”
Gino Paoli
GUIDO ANDRUETTO
A PAGINA XX
Una giostra dei Piccaluga
I Piccaluga
sette generazioni
di artigiani
del luna park
CARLO PETRINI
A PAGINA XIII
la Repubblica
DOMENICA 12 GIUGNO 2011
CRONACA
TORINO
■ VII
Preso il reclutatore di voti per Bertot
Sfuggito alla maxi retata di mercoledì: era in vacanza a Formentera
VEVA il compito di «proporre il
voto di scambio all’onorata società», recuperando i soldi necessari per finanziarie l’operazione,
20mila euro pronti da spendere. «Noi
dobbiamo votare Bertot... Bertot...
Bertot... » diceva, sponsorizzando per
le Europee il sindaco di Rivarolo Canavese. E ai sodali garantiva di essere in
grado di portare «cinquecento voti per
la Porchietto». Ieri, ricercato nell’am-
A
bito dell’operazione Minotauro, Giovanni Macrì ha deciso di tornare in Italia. Sfuggito alla grande retata di martedì, nell’elenco dei sei ricercati, ha lasciato Formentera. I carabinieri lo
hanno aspettato sotto la scaletta dell’aereo, a Malpensa, e lo hanno ammanettato. Presto sarà sentito dal gip, che
ieri ha chiuso gli interrogatori di garanzia degli indagati detenuti. Un muro di
gomma, di nuovo. Chi ha parlato, deci-
dendo di non avvalersi della facoltà di
non rispondere, lo ha fatto solo per giurare di non avere nulla a che fare con la
‘ndrangheta. Saranno altre audizioni,
a breve, a tenere altissime l’attenzione
e la tensione. Stanno per partire le convocazioni dei politici locali e nazionali
incrociati durante le indagini, ritenuti
per ora “persone informate sui fatti”.
(l. pl.)
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L’intervista
Giorgis, presidente del Pd e un invito ai pm alla prudenza
“Meglio impiegare gli omissis
si evitano gogne mediatiche”
Gambarino, la ‘ndrangheta «I
e gli strani affari a Chivasso
SARA STRIPPOLI
IL RETROSCENA
Gli intrecci dell’uomo chiave di due inchieste
LORENZA PLEUTERI
UNA sera di fine estate. A
bordo di una macchina, una
delle auto su cui i carabinieri hanno piazzato le microspie,
due uomini discutono con toni e
parole da criminali consumati.
Sono Bruno Iaria e lo zio Giovanni
“Gianni” Iaria, «già assessore del
comune di Cuorgnè e consigliere
provinciale», annota il detective
che poi trascriverà la conversazione. Il dialogo che si accende e si fa
aspro riguarda la suddivisione dei
subappalti dei cantieri Coral spa,
la società infiltrata dalla ‘ndrangheta che appartiene a Nevio Coral, l’ex potente sindaco di Leinì,
l’imprenditore che «ha contribuito — citazione testuale dal suo sito — all’elezione in consiglio regionale della nuora Caterina Ferrero, la quale, nel corso delle quattro legislature, sta dimostrando la
forza dell’entusiasmo, della passione e della competenza di far
politica di una giovane donna
professionalmente preparata che
ha trasferito nella politica questa
capacità». I due Iaria, secondo gli
investigatori, parlano anche dell’uomo diventato il factotum della Ferrero quando lei si è insediata all’assessorato alla Sanità. Il
Gambarino citato per cognome
sarebbe proprio Piero, arrestato a
fine maggio per lo scandalo pannoloni. Bruno, «capo locale» di
Cuorgnè, minaccia: «Gianfranco
ti ha dato 25 mila euro del cantiere, 5 mila euro da Gambarino. E allora chi me l’ha detto gli taglio la
testa e la metto sopra il tavolo».
Giovanni tenta di spiegare:
«Aspetta una cosa, io ti voglio dire
una cosa... ». Bruno ribatte: «....
Non ti faccio male, ma neppure
bene.... Io non voglio essere bidonato». Gli Iaria vengono travolti
dall’operazione Minotauro, quella che ha disegnato gli organigrammi, i riti e gli affari della Little
Calabria radicata in Piemonte. Il
cognome Gambarino non affoga
nel mare delle carte dell’inchiesta, 200 faldoni di carte. Chi sta
dando la caccia agli uomini della
Onorata società lo segnala a chi si
occupa degli scandali nel settore
sanità. È il filo rosso che crea un
collegamento tra le due operazioni che terremotano anche la politica. Si scava, si verifica. L’alter ego
della Ferrero è socio di coindagati
del di lei suocero, Achille Berardi e
Valerio Ilardi, ramo estorsioni. La
loro srl si chiama Sport nel Canavese. E porta a Chivasso, uno dei
topos delle storie incrociate. E’
quella che gestisce il PalaLancia,
10mila metri quadrati con pisci-
È
IL GIORNO DELL’ARRESTO
Piero Gambarino, braccio destro dell’ex assessore
alla Sanità Ferrero, mentre viene portato in caserma
ne, campi da calcio e tennis, aree
verdi, spazi attrezzati per i più piccoli. La ‘ndrangheta in casa. E il
sindaco scalzato di sella alle ultime elezioni, Bruno Matola, targato centrodestra, non lo sapeva.
Cade anche lui dalle nuvole, come
troppi, in questi giorni. Impegnato ad attaccare il successore Gianni De Mori — perché si è apparen-
tato con la Udc e il vicesegretario
Bruno Trunfio è uno degli arrestati per Minotauro — viene a suo
volta attaccato. «Prima di indicare la pagliuzza negli occhi altri —
si dice in paese — si sarebbe dovuto rendere conto della trave che
aveva nei suoi». «La gestione del
PalaLancia — si giustifica Matola
— è stata affidata attraverso un
bando, elaborato dai funzionari
comunali dopo aver acquisito un
parere legale, con la massima trasparenza. Di Gambarino avevo
sentito parlare, dei due soci mai».
Il complesso di impianti aveva dato più di un grattacapo, per come
era tenuto. «Le società sportive —
aggiunge l’ex sindaco — si sono lamentate per disservizi e carenze.
Alla Sport del Canavese le mancanze sono state puntualmente
contestate. Si stava valutando l’ipotesi di revocare la gestione. È
vero, avremmo dovuto pagare dei
soldi per le migliorie apportate.
Ma abbiamo lasciato perdere, per
onestà intellettuale, per l’imminenza delle amministrative».
E Gambarino? Come ha preso,
dalla tv della sua cella, la notizia
dei 150 arrestati per ‘ndrangheta,
di Coral detenuto in Francia in attesa di rimpatrio e di tutto il resto?
«Non può essere preoccupato —
dicono persone a lui vicine, ipotizzando che nelle intercettazioni
degli Iaria potrebbe trattarsi non
di Piero ma di un omonimo — perché con questa gente lui non c’entra. La campagna elettorale per
Caterina Ferrero l’ha fatta, però
con altre persone, pulite».
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PARTITI devono alzare l’asticella dell’attenzione perché questa indagine ha evidenziato quanto sia ampio il radicamento della criminalità di stampo mafioso. In parallelo occorre che
da parte della magistratura ci sia
grande prudenza per evitare ingiuste gogne mediatiche». Andrea
Giorgis, presidente regionale del
Partito Democratico, chiarisce la
posizione dei vertici in questi giorni
di imbarazzo e di choc per la presenza di nomi di esponenti del partito, non indagati, nelle intercettazioni .
Giorgis, anche il Pd adesso parla
di gogne mediatiche?
«Facciamo le debite distinzioni.
A partire dal riconoscimento del
massimo plauso alla magistratura
per arrivare alla consapevolezza
che è fondamentale aprire una riflessione nel partito sui metodi di ricerca del consenso elettorale, cosa
che abbiamo già fatto in questi giorni e faremo già domani nella segreteria del partito convocata proprio
a questo scopo. Detto ciò tuttavia,
occorre anche chiedere ai magistrati di valutare le singole situazioni. Nel caso in cui ci siano episodi
che non presentino caratteristiche
di interesse pubblico, sarebbe opportuno non pubblicizzare le intercettazioni».
Pensate che sia stato fatto un uso
eccessivo delle intercettazioni?
«Assolutamente no. Credo che
siano strumento indispensabile
d’indagine e siano da evitare misure che ne riducano l’impiego. Credo
però che sia indispensabile utilizzarle con attenzione e prudenza, in
particolare quelle che non hanno
rilievo giuridico. Altrimenti si rischia che si facciano facili semplificazioni e si alimenti un conflitto fra
Andrea Giorgis
‘‘
,,
Domani in segreteria
rifletteremo sui metodi
di ricerca del consenso,
bisogna alzare l’asticella
dell’attenzione
magistratura e politica che Berlusconi ha drammaticamente aperto
e noi dobbiamo cercare di ricucire
restando fermamente al fianco dei
magistrati».
Non trova che le telefonate riportate, prendiamo ad esempio
quelle in cui parla l’onorevole
Mimmo Lucà, siano però utilissime per comprendere i tentativi di
infiltrazione della malavita camorrista?
«Certamente, ma esistono gli
omissis, naturalmente fino al momento in cui non vengano eventualmente accertate responsabilità
della persona intercettata. Altrimenti è inevitabile dare l’idea che ci
sia una contiguità che magari non
esiste affatto».
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AVVISO AI NAVIGANTI
(segue dalla prima di cronaca)
RIMA in una feroce guerra criminale con la vecchia «mala»
piemontese, che non sopportava i metodi dei nuovi arrivati (droga, racket e sequestri di persona), infine in un’alleanza (che si spartiva il
business «nero») siglata tra i fratelli
Miano (catanesi), il clan Belfiore
(calabresi) e quel Gian Franco Gonella considerato dai pm torinesi
come il garante dei «malandra» subalpini.
La città in cui tutto ciò accadeva
era, in quegli anni, all’avanguardia
nel Paese. Sul piano economico e
produttivo, ma anche su quello politico e sociale: con il Pci e le giunte
«rosse» di Diego Novelli che si battevano per i diritti di tutti e che, poco
dopo, sarebbero diventati uno dei
baluardi fondamentali nella lotta all’eversione armata. Era quella
un’«eccellenza» italiana, emergenziale e talvolta dolente, ma non certo meno importante di quella oggi
molto vantava e celebrata.
La Torino legale andava così
avanti per conto suo, ma ignorava –
generalmente – lo svilupparsi e il dispiegarsi della geometrica potenza
criminale dell’«altra» Torino. Con
qualche eccezione, però, gravissi-
P
LA “COSA GRIGIA” ALL’OMBRA
DELLA CITTÀ PULITA E ONESTA
ETTORE BOFFANO
ma e persistente e della quale è bene
tener conto oggi, se non si vuol restare stupefatti davanti a ciò che il
recente blitz contro la ‘ndrangheta
torinese sta rivelando.
Le infiltrazioni, in quell’ultimo
ventennio del secolo scorso, ci furono e raggiunsero livelli altissimi. Fu
infiltrato il mondo della giustizia (alcuni pm, alcuni giudici, alcuni avvocati, persino un cancelliere abile nel
far sparire i fascicoli processuali),
grazie a quel «Bar Monique» collocato proprio sotto la sede della procura, gestito da Gian Franco Gonella e affidato alla sua convivente, la
bella e sfrontata francese Monique
Delville. Furono infiltrati i mondi
dell’economia, dell’edilizia, delle
infrastrutture e del terziario: vicende che emersero clamorose nelle inchieste giudiziarie sui Mercati generali, sulla costruzione dell’autostrada del Frejus e sulla conquista cri-
minale di Bardonecchia e dell’alta
Val di Susa. E fu infiltrata anche la
politica (senza la quale non sarebbe
mai stato possibile infiltrare tutto il
resto). Proprio all’ombra di quella
politica inquinata si spiegano storicamente molte vicende di quegli anni, come le carriere (all’interno di alcune correnti della Dc e in una grande parte del Psi) di personaggi a lungo poi transitati sui confini dell’illegalità.
Era un mondo nel quale, citando
un celebre articolo di Giampaolo
Pansa su Torino, si poteva arrivare
«dalla Sicilia con le pezze al culo» e
conquistare, in un batter d’occhio,
un’intera corrente democristiana,
segmenti dell’impero autostradale
di Marcellino Gavio (a cominciare
dalla Torino-Milano), quote di banche e imprese dello smaltimento dei
rifiuti. Oppure poteva accadere che
un politico imputato nello «scanda-
lo Zampini» ipotizzasse con gli «uomini d’onore» la possibilità di uccidere il faccendiere che accusava lui
e i vertici della politica torinese. Era
una realtà, infine, che consentiva ai
parvenu della politica, come Gianmauro Borsano, di tentare la scalata
al Psi subalpino sottraendo ai «vecchi padroni» e alle «famiglie» calabresi del Garofano craxiano i «capibastone» delle ‘ndrine del Canavese.
Quella stagione fu anche segnata
da un grande attacco criminale alla
città, ispirato alla stessa filosofia dello stragismo mafioso di Totò Riina:
l’omicidio nel 1983 del procuratore
capo Bruno Caccia. L’uomo che,
partendo proprio dai sospetti sul
«Bar Monique» e utilizzando i metodi di lavoro del pool antiterrorismo,
si preparava a portare l’attacco decisivo ai clan. La risposta dello Stato fu
allora netta e implacabile: il blitz
dell’autunno del 1984 che fece giustizia tra i boss e i killer, ma anche tra
i loro fiancheggiatori insospettabili.
Dopo, i successi giudiziari e la caduta della vecchia politica illusero
che tutto fosse finito. La città pulita
e onesta riprese vigore, intraprese
nuove e fantastiche avventure sociali e di progresso. Pensando che
l’«altra» Torino non ci fosse più, che
fosse scomparsa per sempre assieme anche ai suoi contatti con la politica cittadina.
Adesso gli arresti e le intercettazioni ci raccontano una verità diversa e angosciante. Qualche boss politico del centrodestra è finito in manette, antichi personaggi «con le
pezze al culo» continuano a dettare
strategie e a fare soldi, esponenti del
centrosinistra telefonano e si incontrano, con chi («a loro insaputa») in
realtà è un capo o un membro delle
‘ndrine. Una città nascosta e diversa, dove anche chi non te lo saresti
mai aspettato sembra aver ereditato
relazioni pericolose. In una «melassa» economica e sociale che ha messo da parte i gesti violenti e clamorosi, e che ha adottato invece i costumi
e gli atteggiamenti di quella che, al
Sud, i magistrati non chiamano più
«la cosa nostra», ma «la cosa grigia».
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la Repubblica
CRONACA
LUNEDÌ 13 GIUGNO 2011
TORINO
■ II
Referendum, a Torino quorum vicino
Alle 22 di ieri ai seggi quasi il 46 per cento. Oggi si vota fino alle 15
ERICA DI BLASI
ORINO sfiora il quorum
per il referendum: al termine del primo giorno di
apertura dei seggi (trascorso
traquillamente in tutte le 919
sezioni) alle 22 di ieri, aveva votato il 45,7 per cento degli
aventi diritto. E’ andata ancora
meglio nel Cuneese dove due
Comuni, Sambuco in Valle
Stura e Arguello in alta Langa,
alle 19 di ieri avevano già raggiunto il quorum rispettivamente con il 54,34% e il 52,5%
dei votanti. A Torino la percentuale è più o meno a la stessa
per tutti e quattro i quesiti sottoposti agli elettori: 45,7 per i
due dell’acqua pubblica, 45, 65
per cento per il nucleare e
45,68 per il legittimo impedimento.
In Piemonte il quorum ipotetico – a fronte di un corpo
elettorale di 1 milione 782.158
– è di 891.080 votanti. Guardando a Torino la soglia si riduce invece a 337.685 su un totale di 675.367. Tra i primi a votare ieri mattina il sindaco Piero Fassino – alla scuola media
T
Il caso
NELL’URNA
L’affluenza
di voto
a Torino
ha sfiorato
ieri sera
alla chiusura
dei seggi
il 45 per
cento, assai
superiore
al dato
nazionale
“Ugo Foscolo” di via Piazzi 57 e l’ex primo cittadino Sergio
Chiamparino, nel tradizionale
seggio della succursale della
Tommaseo, in via Sant’Ottavio. Puntuale anche il presidente dalla Provincia, Antonio
Saitta. Non si è invece presentato ai seggi il presidente della
Quasi la stessa
percentuale
per i 4 quesiti:
il meno richiesto
quello sul nucleare
Regione, Roberto Cota, che
anche oggi mancherà l’appuntamento, visti anche i numerosi impegni in agenda programmati per questa mattina.
Oggi i seggi resteranno ancora aperti dalle 7 alle 15. Per
votare è necessario portare
con sé la carta d’identità e la
tessera elettorale, dove sono
appunto indicati indirizzo e
numero del seggio. In caso di
smarrimento della tessera è
possibile chiedere un duplicato all'ufficio elettorale di corso
Valdocco 20: gli sportelli resteranno aperti anche oggi, dalle
7 alle 15. Per ottenere un duplicato della tessera elettorale è
però necessario presentare un
documento d’identità. Qualche disagio continuerà a esserci per chi viaggia coi mezzi
pubblici. Tantissimi autisti del
Gtt sono infatti impiegati come presidenti o scrutatori nei
seggi: ancora per oggi il servizio della metropolitana sarà ridotto applicando gli stessi orari del periodo di chiusura delle
scuole. Stesso discorso per la
metropolitana: oggi i treni
viaggeranno dalle 5.30 alle 21.
I cittadini che vogliono porre domande o sciogliere qualche dubbio potranno rivolgersi direttamente agli uffici telefonando
ai
numeri
011.4425245/25207 o inviando una mail a: [email protected]
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L’evento
Il ruolo nei 150 anni dell’Italia
“L’impresa continua”
Il Piemonte che produce
un giorno in vetrina
IDEA è nata durante
un direttivo delle varie associazioni produttive. Ci siamo chiesti cosa si potesse fare per ricordare che i 150
anni dall’Unità d’Italia sono anche
una ricorrenza dell’impresa? Così
è maturata l’idea di questa giornata convegno che vuol essere un
modo di raccontare il ruolo che
l’industria, gli artigiani, il commercio hanno avuto in questo secolo e mezzo. Un assoluto ruolo di
primo piano. Al comitato organizzatore l’idea è piaciuta e hanno deciso di offrirci uno dei luoghi simboli di questo evento - le ex Ogr per realizzarlo». Paolo Balistreri,
direttore generale di Confindustria Piemonte presenta così
«L’impresa continua. 150 anni di
lavoro, mercato e sviluppo» che si
tiene oggi alle «Officine Grandi riparazioni» di corso Castelfidardo.
Si comincia alle 10 con i saluti istituzionali - da Mariella Enoc, presidente degli imprenditori piemontesi a Roberto Cota, Piero Fassino
e Antonio Saitta - poi Giampiero
Vitali, ricercatore del Ceris presenterà lo studio «Le eccellenze del
territorio e le priorità per lo sviluppo: il Piemonte in Italia». Alle 11 s’inizierà la tavola rotonda su «L’in-
«L’
Convegno internazionale in aula magna mentre in cortile ci sarà la protesta dei dipendenti
Alle Molinette il top della sanità europea
Ma i sindacati contestano i tagli di Cota
SARA STRIPPOLI
UROPA: sistemi sanitari a confronto».
È questo il titolo del
maxi convegno internazionale
voluto dal governatore Roberto Cota e dal commissario dell’Aress Claudio Zanon in programma questa mattina alle
Molinette. Dalla locandina è
nel frattempo sparito il nome
dell’assessore Caterina Ferrero, indagata per lo scandalo
della sanità. L’interessante dibattito che vede protagonisti
alcuni nomi eccellenti della sanità europea insieme con il
commissario Emilio Iodice, il
preside di medicina Ezio Ghigo
e il direttore regionale Paolo
Monferino, sarà però subito disturbato dalla protesta organizzata dai sindacati della super azienda Molinette-CtoSant’Anna-Regina Margherita.
Mentre in aula magna oratori nazionali e stranieri presentano i loro sistemi sanitari analizzando differenze e risultati,
nel cortile Cgil-Cisl-Uil, ma anche Nursing Up, Cobas, Fials e
sindacati pensionati distribuiscono due volantini in cui si
elencano le ragioni dell’opposizione alla riforma del centrodestra. Al loro fianco anche una
delegazione di medici e infermieri precari e del comitato in
difesa dell’ospedale dermatologico San Lazzaro, che ha raccolto oltre mille firme per scongiurare l’ipotesi del trasloco. Ci
sarà anche una rappresentanza di responsabili aziendali
dell’ospedale Valdese.
«Facciamo sentire la nostra
voce», è l’invito delle organizzazioni sindacali che contestano il blocco delle assunzioni
del personale e delle prestazioni aggiuntive, denunciano
quella che definiscono «la finta
«E
inaugurazione dell’Istituto di
riposo e vecchiaia ex-Poveri
vecchi» e criticano il progetto
della Città della Salute «che abbatte metà Molinette, riduce i
posti letto e mette a rischio i posti di lavoro». Nella lista anche
il mancato finanziamento degli abbonamenti del Gtt per il
personale. Uno sconto annunciato per tutti i dipendenti delle tre aziende che ne hanno fatto richiesta e nei giorni scorsi
ritirato. «Abbonamenti Gtt? Attaccati al tram», dicono le rsu
aziendali: «Dopo essersi fatta
bella con tanto di comunicato
stampa, quando è ora di scucire i quattrini per i dipendenti la
direzione aziendale fa marcia
indietro trincerandosi dietro
un parere negativo dei revisori
dei conti, guarda caso gli stessi
che lo scorso anno avevano
avallato la spesa». E questo, aggiungono «mentre non ci sono
problemi di spesa per accompagnare ovunque il commissario con l’auto blu».
Nel mirino tutte le
promesse mancate
anche quella
degli abbonamenti
Gtt per il personale
VOLANTINO
Sarà distribuito oggi
per denunciare
gli impegni disattesi
della giunta
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Il retroscena
(segue dalla prima di cronaca)
TTO persone avevano
firmato la proposta programmatica presentata
da Stefano Lo Russo, che è sostenuto anche da Piero Fassino. Uno di questi (Luca Cassiani, Lucia Centillo, Alessandro
Altamura, Giulio Rattazzi, Michele Paolino, Domenica Genisio, Stefano Lo Russo e Fosca
Nomis) ha poi cambiato idea
nel segreto dell’urna. Il fronte
opposto non vacilla, sette nomi che vedono in Roberto Tricarico il capogruppo ideale: i
cinque dell’asse Gariglio-Laus
(Mimmo Carretta, Domenico
Mangone Guido Alunno, Marco Muzzarelli e Giovanni Ventura), a cui si aggiungono Tricarico e Marta Levi. La posizione di Silvio Viale è chiara: voterà per chi ha la maggioranza,
quindi l’altro ieri si è astenuto.
Così alla fine la corsa per la segreteria ha visto Lo Russo e Tricarico raccogliere lo stesso numero di voti: sette. Due le schede bianche. Chi è, con Viale,
l’altra scheda bianca? Un franco tiratore, un consigliere deluso dal metodo, un “lorussiano” della prima ora frustrato
O
Il giallo del capogruppo
Nel pd della Sala Rossa
è caccia al franco tiratore
MARETTA TRA I VINCITORI
A sinistra: Stefano Lorusso
Sopra: Domenico Carretta,
più votato del Pd
dall’esclusione dalle cariche
previste? Le ipotesi sono svariate, ma forse la risposta si può
trovare proprio in quella lista
di nomi inclusi in un accordo
più generale: la vicepresidenza
del Consiglio per il bindiano
Giulio Rattazzi, il ruolo di vicecapogruppo per l’altro bindiano Michele Paolino, la commissione cultura per Luca Cassiani, il welfare per Lucia Centillo, che aveva fra l’altro proposto tre emendamenti, accolti, al programma Lo Russo.
La situazione è in stallo e al
momento non esiste un terzo
nome. Nel pomeriggio di ieri è
girata anche la voce di un incontro fra Roberto Tricarico e
Piero Fassino. Un incontro che
invece non c’è stato. Paola Bragantini si augura che per mercoledì il nome del capogruppo
ci sia, ma non esclude di arrivare ad un conclave in attesa della fumata bianca. Oggi intanto
sarà il giovane Mimmo Carretta, il più votato dopo il neo assessore Stefano Gallo, a guidare i Democratici nella prima
riunione dei consiglieri anziani e mercoledì sarà sempre lui
ad aprire il primo Consiglio.
(s. str.)
Il ministro Sacconi
Tra politici e manager
è prevista anche
la partecipazione
del ministro del Lavoro
Maurizio Sacconi
novazione come motore per il rilancio dell’economia», con, tra gli
altri, il rettore del Politecnico Profumo, l’assessore regionale Giordano, il presidente di Unioncamere Dardanello. Poi, nel pomeriggio, dopo la relazione del sottosegretario Giachino su «Infrastrutture e contesto Europeo», ci sarà
un altro dibattito con, tra gli altri,
l’assessore regionale Bonino,
Montelera, presidente di Transpadana, Buzzetti, presidente Ance.
L’ultimo dibattito sarà introdotto
dal ministro del Lavoro Sacconi e
verterà su «Il lavoro: ponte tra storia e futuro». partecipano tra gli altri l’assessore al Lavoro Porchietto, il presidente di Confapi Galassi,
il numero uno di Confcommercio
Sangalli e il direttore generale vicario di Intesa Sanpaolo Morelli.
Chiuderanno i lavori Boccia,
presidente di Piccolaindustria,
Malavasi, numero uno di Cna e
Marino, presidente di Confcooperative.
(e.v.)
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.
55
R
IL LIBRO DI CHIARA BERIA D’ARGENTINE
Ritratti fuori dai riflettori
all’Unione Industriale
Chi sono i veri protagonisti dell’economia, della cultura
o della scienza, gli «uomini eccezionali» dell’Italia d’oggi? I media ci riempiono di notizie di
personaggi famosi, ne raccontano la vita, ne descrivono la
personalità, ci spiegano le ra-
I
IL TEMPO IN CITTÀ
Oggi
Ieri
Un anno fa
LA STAMPA
MIN (˚C)
17
14.5
17.9
MAX
LUNEDÌ 13 GIUGNO 2011
23
25.8
26.1
All’interno
gioni per le quali si impongono,
ne mettono a nudo la vita privata. Ma forse i veri protagonisti
sono anche persone che lavorano dietro le quinte, uomini e
donne che costituiscono il vero
tessuto produttivo e creativo
del Paese. Chiara Beria d’Argenti-
Chiara Beria d’Argentine
T1 T2
ne, che racconta su La Stampa le
loro storie, ha scritto per Mondadori un libro «Di profilo. Ritratti
di italiani lontani dai riflettori».
Oggi alle 15, al Centro congressi
dell’Unione Industriale in via
Fanti 17, la giornalista racconterà, attraverso le letture di Maddalena Monti, le storie di artisti
e imprenditori, politici e medici,
ricercatori e manager simbolo
dell’Italia che verrà. All’incontro
dei Caffè Letterari interverrà il vicedirettore de La Stampa, Cesare Martinetti.
TORINO
Via Marenco 32, 10126 Torino, tel. 011 6568111 fax 011 6639003, e-mail [email protected] f [email protected] f [email protected]
LE CONVERGENZE TRA L’INCHIESTA SULLA ‘NDRANGHETA E LO SCANDALO SULLE TANGENTI NELLA SANITÀ
“La Ferrero ci darà appalti”
Nelle carte le conversazioni dei boss sull’assessore della giunta Cota
Viaggiano separatamente le inchieste sulla sanità e sulla ‘ndrangheta nel
Torinese, ma si incrociano
sulle attività di Nevio Coral,
della nuora Caterina Ferrero e del loro tuttofare Piero
Gambarino. Un clan molto
potente nel centrodestra locale sino a due settimane
fa. Ogni giorno che passa
nuove carte lo sommergono, a cominciare dalle intercettazioni, che riguardano
tanto gli arrestati nella ma-
I
«Faremo qui
la Biennale
Legalità»
L’assessore alla Cultura
Braccialarghe svela
il grande evento che
partirà nel 2012
OGGI URNE ANCORA APERTE DALLE 7 ALLE 15
Emanuela Minucci
A PAG. 58
LUNGO STURA LAZIO
Il racket dietro
l’omicidio
della motosega
Alberto Gaino
A PAGINA 59
LA DENUNCIA
Da 10 giorni operaio
bulgaro all’obitorio
«Nessuno se ne occupa»
Servizio
A PAGINA 59
SANITA’
Allarme dei medici
«L’Italia trascura
i malati di dolore»
Marco Accossato
A PAGINA 61
CHIVASSO
De Mori ricuce con l’Idv
ma con l’Udc è lite
Di Poppa e Rossi
A PAGINA 57
xi operazione contro la criminalità organizzata quanto lo scandalo tangenti
emerso nelle ultime settimane. In entrambi i casi al
centro dei colloqui ci sono
persone molto vicine all’assessore Caterina Ferrero.
Intanto a Volpiano, dove
Coral - il politico del Pdl arrestato - è appena stato eletto sindaco, la maggioranza
respinge l’eventualità di dimissioni. A Rivarolo, invece, il sindaco Bertot, l’uomo
per cui alle europee la
‘ndrangheta ha raccolto voti, si difende: «Non sapevo
chi incontravo, mai pensato
che fossero mafiosi».
Bergamini, Gaino, Longo e
Maggio ALLE PAGINE 56 E 57
Referendum, Torino a un passo dal quorum
Il quorum, almeno a Torino, dovrebbe essere
raggiunto oggi alla chiusura dei seggi (si vota fino
alle 15). Ieri sera alle 22, infatti, l’affluenza alle urne variava dal 45,64 del referendum sul nucleare
al 45,70 della consultazione sui profitti dell’acqua.
Va meglio in provincia, dove si arriva al 46,7% soprattutto grazie alla partecipazione popolare nei
comuni della cintura «rossa». Settimo, Piossasco,
Beinasco, Collegno, Grugliasco, Nichelino e Orbas-
I
45,6%
votanti
alle 22 di ieri
Se Rivoli è isolato
Torino
A.EFFE STUDIO
Corso Trapani 110/b
tel. 011.6998629
ROCCO MOLITERNI
eatrice Merz e Andrea Bellini, direttori
del Museo di Rivoli, sono rimasti con il cerino in
mano. Nel senso che il Consiglio Regionale li ha convoca-
B
ti per chiedere loro conto della scarsa affluenza di pubblico, degli alti costi e dell’«isolazionismo» di cui il museo d’arte contemporanea sembra soffrire in piene celebrazioni di
Italia 150.
CONTINUA A PAGINA 60
sano superano agevolmente il quorum. Venaria si
ferma al 50, un punto in più di Rivoli. I torinesi hanno risposto all’appello dei comitati per il sì con
una partecipazione di oltre 5 punti superiore alla
media nazionale, ferma al 41,1%, e trascinano il
Piemonte al 43,9. Nel Nord-Est, infatti, nelle province di Vercelli, Novara e del Verbano Cusio Ossola, governate dal centrodestra, i votanti restano
Tropeano A PAGINA 60
sotto il 40 per cento.
T1 T2
56 Cronaca di Torino
LA STAMPA
LUNEDÌ 13 GIUGNO 2011
U
’NDRANGHETA
IL TERREMOTO POLITICO
Le cosche e la Ferrero
“Lei può darci appalti”
Nelle carte spunta anche l’assessore: corteggiata dai clan già nel 2003
ALBERTO GAINO
GRAZIA LONGO
Viaggiano separatamente, come dev’essere, le inchieste sulla sanità e sulla ‘ndrangheta
nel Torinese, ma si incrociano
sulle attività di Nevio Coral,
della nuora Caterina Ferrero
e del loro tuttofare Piero Gambarino. Un clan molto potente
nel centrodestra locale sino a
due settimane fa. Ogni giorno
che passa nuove carte lo sommergono.
Basta leggere alcune conversazioni tra due arrestati
dell’operazione contro la
‘ndrangheta, il boss Adolfo
Crea e Vittorio Bartesaghi,
in carcere per tentata estorsione. Il primo, architetto, dice all’altro: «Adesso io... sono
l’unico che ho appoggiato,
nell’ambito del mio Comune,
questa Caterina Ferrero!».
Crea risponde: «Adesso non
è che poi va a parlare, questo
politico, che promette, che
poi a me mi arrestano e a lui
non fanno niente».
L’intercettazione ambientale viene registrata nell’esercizio commerciale «Full Service» di Adolfo Crea, il 6 novembre 2003, quando Caterina Ferrero è assessore regionale ai Lavori pubblici nella
giunta Ghigo.
Lo stesso orecchio investigativo annota altri dettagli,
sempre riferiti all’assessore nell’eventualità che venga candidata a presidente della Provincia. Vittorio: «Secondo me
può... si può chiedere subito
qualcosa ...oppure dopo, ma del
lavoro che ci sia! Non che siano
chiacchiere, cioè appalti che si
possono gestire, se la Provincia... c’è tanto da lavorare in
Provincia. C’è un mare di lavoro, per le strade, la manutenzione, se riesce a dare un incarico,
ma che sia... cioè una cosa su
cui si possa tirare su soldi».
I dialoghi
nel mirino
dei pm
Vittorio: «Adesso
io... sono l’unico
che ho appoggiato,
nell’ambito del mio
Comune, questa
Caterina Ferrero!».
Adolfo: «Adesso non
è che poi va a parlare,
questo politico,
che promette,
che poi a me mi
arrestano e a lui
non fanno niente»
Vittorio Bartesaghi
con Adolfo Crea il 6/11/03
«Secondo me
può... si può
chiedere subito
qualcosa...
oppure dopo,
ma del lavoro che
ci sia! Non che
siano chiacchiere,
cioè appalti che si
possono gestire»
Vittorio Bartesaghi
con Adolfo Crea il 6/11/03
Le intercettazioni sono un
contributo prezioso per gli inquirenti. Come quelle del nuovo filone di sanitopoli, che riguarda il
servizio di emodinamica dell’ospedale di Chivasso assegnato con trattativa privata alla clinica Villa Maria Pia (che ora ha
rescisso la convenzione). Il 3 dicembre 2010 Piero Gambarino
(attualmente in carcere) riceve
una telefonata da un cellulare intestato a Villa Maria Pia e in uso
a «un tale Carlo». L’ad Di Giambattista di nome fa Carlo.
Gambarino, a differenza delle conversazioni dei mesi precedenti, è più cauto, come se temesse di essere sotto controllo.
Ma il gip Cristiano Trevisan è
talmente colpito dal dialogo da
inserirlo nell’ordinanza di rigetto dei domiciliari presentata da
Gambarino. Carlo chiede se ci
«sono novità e Piero gli dice
che sta andando avanti con il lavoro con l’Orlando - scrive il
gip - e Carlo gli risponde che
quello è “l’importante”. Piero
aggiunge che sta preparando il
lavoro come gli aveva preannunciato e che si è allineata».
Chi? Forse l’assessore Ferrero? Nella giunta Cota stava alla
Sanità e, indagata per turbativa d’asta, ha rimesso le deleghe
restando però assessore.
Ancora il gip: «Carlo ribadisce a Gambarino che questo
rinnovo si deve fare e Piero risponde che piano piano sta capendo». Sempre la «misteriosa» terza persona. Il resto della
conversazione è più criptico,
come quando, siamo a marzo,
si comincia a temere il peggio e
ci si guarda le spalle. Gambarino: «Per quella cosa che ti avevo detto ho controllato a fondo
e non risulta niente». L’altro:
«È un bene».
Gambarino non appare (almeno per il momento) in prima
fila nell’operazione della frettolosa apertura del servizio di
emodinamica dell’ospedale di
Chivasso. Il direttore generale
dell’assessorato, Paolo Monferino, vi piazza l’assessore. Né
potrebbe essere diversamente: secondo i pm Stefano Demontis e Paolo Toso, Ferrero
avrebbe forzato l’operazione
per un calcolo elettorale nel
suo bacino di voti.
E Chivasso, comunque, significa interessi particolari pure
per Gambarino: in quel centro
ha sede legale Canavese Sviluppo di cui il Piero è socio e fa uso
di un cellulare intestato alla spa.
Ad inizio 2010 la società non
sembra navigare in buone acque malgrado gestisca nella zona più di un’iniziativa pubblica.
E allora, arrivato al vertice della
sanità con la Ferrero, il «Gamba» si impegna, intercettato,
per dare a dirigenti Asl e avere
per Canavese Sviluppo. I cui siti
Internet, ora, risultano stranamente inaccessibili.
Indagata per lo scandalo Sanità
Caterina Ferrero, assessore oggi senza deleghe. Il caso Chivasso:
lì aveva intereressi anche Gambarino, socio di «Canavese sviluppo»
La polemica
Volpiano, gli eletti nella lista Coral
“Basta fango, altro che dimissioni”
Arrestato
Replica alla Lega
«Perché lasciare?
Allora vada a casa
anche il governo»
NADIA BERGAMINI
Resteranno in Consiglio comunale. Con le accuse mosse contro il loro candidato a sindaco,
Nevio Coral, non c’entrano nul-
Nevio Coral,
71 anni,
ex sindaco
di Leini,
si era
candidato
a Volpiano
la. Lo ribadiscono i componenti
del gruppo appena eletto a Volpiano, che rimanda al mittente la
richiesta di dimissioni. Parola di
Maria Grazia Bigliotto ed Ercole
Cucca. «Diciamo no alla macchi-
na del fango, che qualcuno tenta
di utilizzare per stritolare anche
chi è totalmente estraneo ai fatti
contestati a Nevio Coral».
Coral, 71 anni ex sindaco di
Leinì, candidato a primo cittadino alle recenti elezioni di Volpiano, è stato arrestato nell’ambito
del maxiblitz anti-’ndrangheta.
«Ci sfugge la logica per cui le accuse a un candidato – proseguono - si trasmettono ai componenti della sua lista. In ogni modo ricordiamo che, fino a prova contraria, la colpevolezza di una per-
m
Specchio dei tempi
Un lettore scrive:
«In questi giorni alle poste
si pagano le pensioni. Recandomi alla Posta di Via Roma a Collegno però ho assistito a una
scenaperme immorale.
«Infatti da qualche tempo alle
Poste vendono i Gratta e Vinci, come in qualsiasi tabaccheria, autogrill o centro commerciale, per carità; la cosa che però vorrei segnalare è che l'impiegato di turno (e non ne faccio una colpa a lui che fa probabilmente solo ciò che i suoi capi gli dicono), con una mano
consegnava la pensione al pensionato di turno o il resto del
bollettino della bolletta appena pagata, e con l'altra e un sibilo di voce chiedeva: vuole
comprare un Gratta e Vinci?
«Michiedo: è un comportamento moralmente accettabile?
Non erano proprio stati l'Asl di
Collegno e il Comune a volere
un regolamento che limitasse il
giocod'azzardo?».
I
F.G.
m
«Pensione& Gratta e Vinci»- «Violenzaai Murazzi»- «Gli abbonatisono tanti»
«Molinette, chirurgia oncologica bloccata» - «L’Arma Azzurra: grazie Torino»
m
Un lettore scrive:
«Sabato sera ero in piazza
Vittorio, era tardi. Decido con la
mia compagna di scendere giù
per i Murazzi. Erano anni che
non ci tornavo. Noto subito la
mancanza della polizia all'ingresso dei Murazzi. Ci accolgono due
ubriachi, ma continuo a dirmi, va
tutto bene. Sono nella città con
migliore accoglienza di extracomunitari,sonoperl'integrazione,
quando vedo i bimbi di nazioni
lontane sul pullman sorrido, convintochesonoilnostro futuro.
«Ma alla calca, si sostituisce il
dramma. Vengo aggredito da un
branco di maghrebini, che mi
I
strappano la catenina dal collo.
Sono feroci,spietatierapidissimi
neimovimenti.
«Era l'unico ricordo di mio nonno. Rimango inebetito nella calca, osservando il ragazzo che
scappa. Tutte le mie idee liberali
vengono spazzate via. Mi sento
stupido, violentato, un oggetto.
Nessuno intorno a me si accorge
di niente, come potrebbero, sono
pieni di alcol o inebetiti dal fumo.
«Esco dai Murazzi, un altro
ubriaco cerca di avvicinarmi, lo
respingo violentemente, strattonandolo.
«Lamia città cosaé diventata?».
MAURIZIO DE ANGELIS
non quantificabile ritardo è dovuto al fatto che il reparto è stato
drasticamente ridimensionato.
Un reparto dove, per altro, abbiamo trovato un elevato grado di
professionalitàecompetenza».
IRENE FERRERO
Un lettore scrive:
Sono un ex dell'Arma azzurra che ha sfilato per via Roma in
occasione del XIX raduno nazionale Associazione Arma Aeronautica. Leggo tutti i giorni Specchio, ma oggi voglio esprimere la
mia sorpresa e gratitudine nel ricordo di due numerose ali di folla
festosa e plaudente! Sorpresa anche di molti soci venuti da tutta
Italia: non se lo aspettavano! Strano che il giorno dopo i vari telegiornalinon ne abbiano fatta menzione.Grazie, Torino!».
I
Un lettore scrive:
Una lettrice scrive:
«Vorrei rispondere alla lettrice che lamentava che quando
e stata a Torino sui mezzi pubblici non vedeva nessuno timbrare
il biglietto. Ci sarà sicuramente
un numero molto nutrito di utenti che viaggiano a scrocco, ma se
magari avesse visto anche me salire io sono uno di quegli utenti
che il biglietto lo timbra il lunedì
e poi basta (avendo l'abbonamento settimanale) quindi mi
stupisce molto che si scandalizzi
visto che oramai chi utilizza i
mezzi molto spesso usufruisce
di abbonamenti».
I
FABIO MARCHETTO
«Faccio seguito alla lettera
che riguardava la chirurgia oncologica dell'ospedale Molinette di
Torino.
«Anche mio marito ha seguito e,
purtroppo, sta seguendo lo stessopercorso della signora Pecco.
«Operato in dicembre, anche lui
era stato inserito nei pre-ricoveri
il 13 aprile per un secondo intervento, che avrebbe dovuto risolvere il suo problema in modo definitivo, ed anche a lui era stato datountempo di attesasimile, circa
unmeseemezzo.
«Anche lui ha verificato presso il
reparto ed il motivo di questo
I
GIULIO MANTOVANI
[email protected]
via Marenco 32, 10126 Torino
Forum sulle lettere su
www.lastampa.it/specchiotempi
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LA STAMPA
LUNEDÌ 13 GIUGNO 2011
Cronaca di Torino 57
Bertot e quei boss
“Non sapevo
chi incontravo”
,,
Il sindaco di Rivarolo: sono pulito ma distrutto
Summit
nel 2009
Intervista
Fabrizio
Bertot
(a sinistra),
sindaco di
Rivarolo, con
il segretario
comunale
Antonino
Battaglia:
amaggio2009
parteciparono
aunincontro
conuomini
dellecosche
della
’ndrangheta
locale
GIAMPIERO MAGGIO
F
abrizio Bertot, sindaco
di Rivarolo, entra nella
maxi inchiesta Minotauro condotta dalla Procura di Torino nel capitolo che
riguarda i rapporti tra
‘ndrangheta e politica. Non
risulta indagato, ma il suo
più stretto collaboratore, il
segretario comunale Antonino Battaglia, è finito in manette per voto di scambio.
Per aver concordato con i
boss delle cosche calabresi
la sua campagna elettorale
alle Europee del 2009.
Bertot, che si dice in situazioni del genere?
sona viene accertata nelle aule di
giustizia, non in piazza». Bigliotto e Cucca non nascondono la sorpresa per quanto accaduto: «Siamo allibiti - ammettono - perché
nulla poteva far presagire accuse
di simile portata nei suoi confronti. Speriamo che alla fine si rivelino infondate».
Niente dimissioni, in ogni caso. E accuse alla consigliera della Lega Nord, Monica Camoletto, che nei giorni scorsi ha invitato il gruppo a lasciare il Consiglio: «Se bastasse l’incriminazione del candidato sindaco per
esigere le dimissioni di tutti gli
eletti della sua lista, allora per
analogia anche i ministri e i parlamentari leghisti avrebbero dovuto dimettersi ad ogni incriminazione del premier Berlusconi. Oppure la proprietà transitiva della colpa si trasmette solo
a corrente alternata?».
«Dico che sono frastornato,
che sono distrutto da tutto
questo. So di essere pulito.
Vengo tirato in ballo per un
incontro che, per me, era solo un pranzo con potenziali
elettori. Mai e poi mai mi sarei aspettato tutto questo».
Iniziamo da quel famigerato 27 maggio 2009. È il
giorno del famoso pranzo
al Bar Italia di via Veglia, a
Torino. Di fronte a lei ci sono rappresentanti delle
cosche della ‘ndrangheta.
Non sarebbe stato meglio
fare dietro front?
«E io mica sapevo che quelli
erano dei mafiosi! Io sapevo
che era stato organizzato
un incontro con alcuni amici calabresi che mi avrebbero potuto aiutare per le europee. Scherzammo pure
quel giorno, ricordo che
mangiai pure la ‘nduja e
molti risero perché sopportavo quel salame piccante
più di alcuni di loro».
E di Giuseppe Catalano, referente provinciale a Torino
delle cosche calabresi e titolare di quel locale, che dice?
«Mai visto prima di quel giorno».
Come si è presentato?
«Non ricordo. Ricordo solo
che qualcuno mi disse: “Ti
presento un amico”».
Chi è stato a dire quella frase?
Alla vigilia del vertice che
dovrebbe decidere i destini
della giunta di Chivasso, il
neo sindaco De Mori incassa
una buona notizia e una pessima. La buona è che il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro ha sconfessato la senatrice Bugnano che
aveva chiesto di tornare al
voto. «Il sindaco ha la nostra
Possibile? Eppure è molto
conosciuto: a parte il suo
passato chiacchierato, è stato imprenditore e politico a
Cuorgnè, oltre che segretario provinciale dell’allora
Psi.
«Lo ripeto. Io Iaria l’ho conosciuto nelle settimane che
A proposito di Battaglia. precedettero quell’incontro.
E a proposito
Voi due siete
molto amici:
IL COLLABORATORE di quel famoso
che effetto le «Battaglia è in cella? pranzo al Bar
Italia: ci tengo
fa sapere che
Anche per lui quello a dire che nesè in carcere
era solo un pranzo» suno di quei
per reati così
personaggi mi
gravi?
«Sono sorpreso. Penso che an- fece discorsi ambigui, parche lui non sapesse con chi landomi di appalti o di cose
aveva a che fare».
che avrei dovuto fare una
Beh, dalle intercettazioni volta eletto».
emerge che fosse particolarmente a suo agio in quell’ambiente.
«Credo e spero che chiarirà la
sua posizione con i giudici».
Torniamo a quel famoso 27
maggio: quel giorno, assieme a lei, Battaglia, Macrì e
altri 14 esponenti delle famiglie calabresi, c’era anche Giovanni Iaria, altro personaggio che la Procura di
L’Idv: fiducia al sindaco. Ma l’Udc
minaccia di passare all’opposizione
fiducia, la magistratura il nostro totale sostegno», confida
il segretario regionale Luigi
Cursio. «Chi si colloca fuori
dalla linea del partito parla a
titolo personale».
La cattiva notizia è che la resa dei conti con l’Udc, slittata
a oggi, si annuncia in salita. Al
vertice il Pd si presenterà chiedendo un passo indietro ai casiniani. «Serve un’assunzione
di responsabilità», riassume il
consigliere regionale Gianna
Pentenero, in prima linea dentro l’«unità di crisi». «De Mori
ha vinto grazie al voto dei chivassesi onesti, ora deve poter
governare nella massima serenità e trasparenza». Un modo
«L’ho conosciuto nel corso
della campagna elettorale.
Nulla di più».
«Battaglia o forse Giovanni
Macrì».
Il caso Chivasso
Oggi il vertice
Goffi: «Vogliono
farci passare per
capri espiatori»
Torino inquadra come boss
della ‘ndrangheta. In che
rapporti eravate?
Il neosindaco di Chivasso De Mori
per dire che l’Udc, lambito dall’inchiesta che ha portato all’arresto del vicesegretario locale Bruno Trunfio, figlio del
capocosca Pasquale, dovrebbe rivedere le proprie posizio-
Meglio non essere stati eletti, allora? Altrimenti sarebbero passati a chiederle di
pagare il conto.
«Questo è inquietante».
Preoccupato? Dicono che
l’inchiesta sia solo all’inizio.
«Più che preoccupato sono
amareggiato. Fa male vedere
il proprio nome accostato ad
un ambiente al quale si è totalmente estranei».
ni. Tradotto: rinunciare alla
carica di vicesindaco per Massimo Striglia, in virtù dell’apparentamento al ballottaggio,
e accontentarsi di un assessorato, indicando un esterno.
L’ipotesi, però, manda su tutte
le furie Alberto Goffi, plenipotenziario dell’Udc in Piemonte: «Striglia è una persona seria e stimata. Non capisco perché debba pagare le conseguenze di quanto successo». Il
sospetto tra i casiniani è un altro: «Se il Pd vuole per sé tutte
le cariche lo dica chiaramente.
A Chivasso siamo all’opposizione da un bel po’, possiamo
continuare a starci, auguriamo al Pd buona fortuna».
Goffi è un fiume in piena:
«Trunfio non era candidato ed
è esponente di quinta-sesta fila. Quest’inchiesta vede arrestati e indagati politici del Pdl e
coinvolti sindaci, consiglieri regionali e parlamentari del Pd.
Invece di guardare in casa loro,
puntano il dito su di noi. È inac[M. D. P.] [A. ROS.]
cettabile».