al rialzo o al ribasso. La speculazione al rialzo è
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al rialzo o al ribasso. La speculazione al rialzo è
La speculazione La speculazione può avvenire in due modi: al rialzo o al ribasso. La speculazione al rialzo è attuata da quegli operatori che, prevedendo un aumento delle quotazioni dei titoli, li acquistano, nella speranza di poterli poi rivendere al maggior prezzo, lucrando così la differenza tra il prezzo di vendita e quello di acquisto. Chi specula al rialzo è detto rialzista. La speculazione al ribasso è invece attuata da quegli operatori che, prevedendo una diminuzione nella quotazione dei titoli, li vendono, nella speranza di ricomprarli a minor prezzo. Chi specula al ribasso è detto ribassista.. Nel gergo di borsa i rialzisti vengono definiti tori (in inglese bulls); i ribassisti orsi (bears). I nomi dei due animali vengono anche impiegati dai giornalisti economici per sintetizzare l’andamento della giornata borsistica o le tendenze registrate in borsa durante un certo periodo. La speculazione di borsa è consentita dalla legge italiana, purchè sia esercitata in modo corretto. Il nostro ordinamento giuridico punisce infatti per aggiotaggio lo speculatore disonesto che diffonda notizie false, tendenziose o esagerate, al fine di ricavarne un illecito guadagno. Anche il cosiddetto insider trading (cioè l’utilizzazione da parte di amministratori, direttori generali, dirigenti e sindaci di importanti società per azioni di informazioni aziendali riservate al fine di effettuare vantaggiose operazioni di borsa) è vietato dalla legislazione italiana. E’ evidente che i comportamenti dei diversi operatori di borsa sono assai differenti. Ci si può aspettare, ad esempio, che un cassettista o un investitore istituzionale decida di acquistare azioni di una certa società perché, intendendo tenerle per un lungo periodo di tempo, si attende un reddito ( o rendimento, dato dal dividendo) soddisfacente. E’ chiaro che allora si indirizzerà verso società solide e con buone prospettive di sviluppo futuro (valuterà il volume d’affari, gli utili conseguiti, il volume degli investimenti realizzati e programmati ecc.). La filosofia che ispira le decisioni dello speculatore è invece completamente differente. Egli non acquista titoli per tenerli a lungo, ma per rivenderli al più presto possibile a un prezzo maggiore di quello d’acquisto. Fra gli speculatori di professione circola questo detto:”vendi, guadagna e pentiti!). Per realizzare guadagni speculativi senza rischiare troppo, in altre parole, essi ritengono vantaggioso seguire la regola pratica di vendere subito quei titoli la cui quotazione abbia raggiunto un livello sensibilmente maggiore del prezzo di 1 acquisto, senza aspettare oltre. Meglio infatti realizzare un modesto guadagno speculativo, e poi magari pentirsi di non aver venduto successivamente il titolo a un prezzo ancora maggiore, piuttosto che rischiare una diminuzione della quotazione che potrebbe anche comportare perdite! Una moderata attività borsistica può esercitare effetti favorevoli sull’andamento del mercato borsistico. Da un lato, infatti, rende più agevole la sottoscrizione di titoli di nuova emissione, che spesso suscitano una certa diffidenza tra i non speculatori. Dall’altro conferisce un maggior dinamismo alle contrattazioni, esercitando un effetto stabilizzante sulle quotazioni dei titoli. Una limitata speculazione impedisce che le quotazioni subiscano eccessivi incrementi o flessioni, dato che lo speculatore tende ad acquistare titoli quando la loro quotazione è bassa (contrastandone la flessione) e a venderli quando la loro quotazione è elevata (limitandone l’ulteriore aumento). I rischi della borsa e l’esperienza del grande crollo. Negli Stati Uniti, durante il favoloso boom del mercato azionario dei “ruggenti anni Venti” casalinghe, studenti , tutti acquistavano e vendevano azioni.La maggior parte degli acquisti in questo selvaggio mercato “al rialzo” era coperta con un deposito di garanzia presso l’agente di cambio: cioè il compratore di 10.000.000 dollari di azioni doveva mettere soltanto 2.500 dollari o meno in contanti e prendeva a prestito la differenza, dando come pegno le azioni appena acquistate. (…) il grande boom del mercato azionario degli anni Venti fu una bolla di sapone soffiata dalla speculazione. In questo caso, i prezzi salivano a causa di speranze e sogni , non perché crescevano i profitti e i dividendi delle società. Alla fine, come tutte le bolle di sapone, scoppiò. Tutti furono coinvolti: i professionisti d’alto bordo e i dilettanti insignificanti (…), tra questi Irving Fisher, il grande professore di economia della Yale University. Il mercato perse il fondo. Gli agenti di cambio dovettero vendere i titoli depositati in garanzia degli investitori che non poterono fornire fondi quando i prezzi delle azioni cancellarono il valore degli investimenti. Il mercato scese ulteriormente. Anche coloro che non avevano acquistato con un deposito in garanzia persero un terzo del capitale entro la fine dell’anno e 5/6 entro il 1932. Il mercato borsistico è stato definito da più parti mercato della carta. La borsa è un luogo dove la psicologia di massa fa fare cose non necessariamente corrette sul piano economico; troppo spesso si è rivelata fonte di disastri, di crisi, di depressione. Accade con frequenza, per esempio che un titolo fatto oggetto di attacco speculativo venga richiesto con insistenza al punto che il suo valore si 2 gonfia ben al di là della reale situazione economica e patrimoniale in cui versa la società emittente, favorendo una spirale di crescente euforia. L’entusiasmo, tuttavia, può cedere facilmente al pessimismo, e con esso alla corsa “ai realizzi”. La bolla può scoppiare da un momento all’altro e se ne pagano le conseguenze. E ovviamente può accadere che un titolo sia trascinato al ribasso pur in presenza di una situazione di solidità della società emittente. Anche in tal caso, prima o poi il mercato reale finirà per imporre la sua legge al mercato borsistico restituendo valore al titolo fatto oggetto di un attacco puramente speculativo. Nel mondo della finanza esiste dunque un delicato problema di equilibrio tra ciò che è e ciò che appare. Per tale ragione è necessario un severo controllo della struttura e dell’attività borsistica, affinché ogni operazione venga condotta nel massimo della correttezza e della trasparenza. In questo contesto si collocano taluni provvedimenti finalizzati a conferire trasparenza al mercato finanziario e a considerare come reati taluni comportamenti giudicati lesivi delle regole della concorrenza e degli interessi dei risparmiatori (pensiamo alla normativa sulle O.P.A. e sull’insider trading). 3