L`ultimo rapporto dell`International Panel of Climate

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L`ultimo rapporto dell`International Panel of Climate
Paolo Bert (Acta SpA)
La sfida energetico-ambientale
Una grande opportunità economica
Con grande interesse ho potuto seguire il dibattito sull’aspetto politico di una nuova
strategia per lo Sviluppo Sostenibile. L’emergenza Energetica Ambientale offre anche
nuove opportunità di crescita economica
Si riscoprono tecnologie che erano state soffocate sul nascere dal basso costo del
petrolio, si può riciclare cio’ che non conveniva recuperare. Si possono adottare metodi
produttivi che aumentando l’efficienza di conversione delle materie prime, producono di
più, a costi più bassi, inquinando meno.
In questo quadro abbiamo fondato ed abbiamo potuto quotare alla borsa di Londra una
PMI pre revenues come Acta. Acta produce Hypermec una rivoluzionaria famiglia di
Catalizzatori nano-strutturati che offrono soluzioni innovative nel campo dell’Energia
Eco-sostenibile. I nostri catalizzatori consentono l’introduzione sul mercato di Celle a
Combustibile ad etanolo, per l’elettronica portatile. Hypermec trova anche applicazione
nei prototipi di nuove auto ad Emissioni Zero attualmente allo studio presso una grande
casa automobilistica extra-europea. I catalizzatori Hypermec offrono inoltre soluzioni
nella produzione di materie plastiche da Biomasse e nella conversione di CO2 in alcoli.
La nostra storia e’ cominciata nel 2001 quando scoprimmo, per caso, un nuovo
catalizzatore per Celle a Combustibile. Dal 2002 al 2004 finanziammo con nostre risorse
la caratterizzazione, la brevettazione e lo sviluppo della scoperta, appoggiandoci con
grandi risultati a due istituti del CNR e a 3 Universita’ italiane per il supporto scientifico.
Legambiente ci incoraggio’ nella ricerca conferendoci il premio “Innovazione amica
dell’ambiente” nel 2003.
Invano tentammo in quella fase di appoggiarci ad un Incubator di Sviluppo Italia. Mentre
ci perdevamo in lungaggini burocratiche la prima domanda di brevetto venne pubblicata.
Nel corso delle 4 settimane seguenti 3 multinazionali Americane e Giapponesi ci
visitarono. L’interesse commerciale dimostrato ci convinse a rivedere immediatamente il
nostro business plan.
Non volevamo vendere i brevetti, come ci era stato proposto, e d’altronde l’idea di
crescere sviluppando e vendendo piccoli generatori portatili ci allontanava dal nostro
core business per il quale esisteva un mercato vasto, fortemente interessato.
Vendere catalizzatori ai grandi produttori di dispositivi elettronici ci poneva, pero’ di
fronte alla necessita’ di adeguare la struttura aziendale per avere un adeguato potere di
negoziazione contrattuale, e adeguare le risorse finanziarie a sostenere i tempi lunghi di
valutazione, approvazione e certificazione dei nuovi catalizzatori.
Per strutturare adeguatamente l’azienda era necessario ricorrere al Venture Capital o
tentare un IPO. La scelta cadde sull’ IPO e nel 2004 costituimmo Acta come veicolo per
lanciare un Private Placement e finanziare cosi’ la quotazione.
Il 5 Ottobre 2005 il titolo ACTA entrava ufficialmente nel listino AIM del London Stock
Exchange, la seconda societa’ italiana ad esserevi quotata, diventata da allora la Case
History nel sito ufficiale del LSE (sezione AIM).
Questa soluzione ci ha consentito di mantenere un atteggiamento propositivo sul valore
dell’azienda, forti del grande potenziale commerciale e raccogliere, tra Private
Placement e IPO €18 (6+12) milioni. La capitalizzazione iniziale di borsa e’ stata €60
milioni per un flottante del 48,5
Perche’ Londra? Perche’ Londra offre probabilmente l’unica valida opportunita’ per una
PMI pre-revenues, perche’ e’ il piu’ grande mercato finanziario del mondo, perche’ vi
sono numerosi analisti specializzati nel rinnovabile, ma soprattutto perche’ le procedure
per l’ammissione all’AIM sono semplici e garantiscono certezza di tempi. AIM delega
infatti alla Banca che fa il collocamento, la certificazione dell’ammissibilita’. Sulla
correttezza della valutazione, la Banca mette in gioco il proprio rapporto di fiducia con gli
investitori.
Le difficolta’ da superare sono state tante in parte dovute alla mia volonta’ di quotare la
SpA. In effetti sotto un profilo legale e regolamentare le differenze tra una societa’
italiana ed una inglese sono profonde e i professionisti non disponevano di precedenti.
Ad esempio sono occorsi 2 mesi per studiare e risolvere con KPMG il problema della
convocazione dell’assemblea. In Italia l’azionista deve attivamente rilevare la
convocazione sulla Gazzetta, l’LSE richiede che l’azionista sia convocato per lettera con
il problema che Servizio Titoli non tiene aggiornato in tempo reale tale elenco. Spero che
la fusione in atto tra LSE e La Borsa serva da stimolo ad armonizzare le due legislazioni.
Per quotarci al LSE siamo stati una delle prime societa’ a Milano ad adottare il sistema
Monistico con i conseguenti problemi di notaio e revisori. Siamo anche stati una delle
prime societa’ ad adottare i principi contabili IFRS che ci hanno procurato infinite
lungaggini nella stesura del primo bilancio
Abbiamo pero’ mantenuto il controllo della societa’, possiamo ricorrere facilmente a
nuove collocazioni, ci siamo dotati di un rigido sistema di controllo di gestione, troppo
spesso mancante nelle PMI.
Infine la societa’ strutturata e ben finanziata ha potuto attrarre piu’ facilmente personale
di alto calibro. Tre dei nostri dirigenti provengono da JM, 2 ricercatori dal Los Alamos
Nat Lab, 1 dal Barkley Nat Lab.
Per creare un gruppo di ricerca di buon livello, e’ necessario poter attingere ai migliori
specialisti in ogni paese, su 40 dipendenti abbiamo ricercatori di 8 nazionalita’,
giapponesi, cinesi, persino un iraniano che hanno contribuito grandemente ad innalzare
il livello generale di cultura aziendale. Il problema e’ che in Italia un PhD giapponese e
un ambulante extracomunitario devono fare la stessa trafila per ottenere un permesso di
lavoro; in America vi sono canali preferenziali per chi porta conoscenze speciali.
Abbiamo appaltato progetti di ricerca e sponsorizzato dottorati di ricerca all’ Universita’
di Pisa, Trieste, Edimburgo e Kyoto e presso due istituti del CNR. Vorrei pero’
sottolineare la triste situazione degli istituti italiani dove da diversi anni, essendo chiuse
le assunzioni nel pubblico impiego, non si immettono piu’ ne bidelli ne nuovi ricercatori.
Di nuovo siamo di fronte ad una generalizzazione incompatibile con l’espressa volonta’
dei governi italiani di investire in ricerca per affrontare le grandi sfide che ci attendono.
Ringrazio nuovamente Glocus e voi tutti sperando che questi dibattiti possano risolvere
alcuni dei tanti problemi che rallentano l’azione di chi vuole innovare.