Istituto Superiore Formazione Insegnanti di Yoga

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Istituto Superiore Formazione Insegnanti di Yoga
Istituto Superiore
di Formazione Insegnanti Yoga
ISFIY di Milano
corso 2004/2008
Titolo della tesi
LO YOGA E IL MAL DI SCHIENA
Candidato
Relatore
DIANORA MORONI
DORALICE LUCCHINA
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CAPITOLO 1:
LO YOGA NELLA MIA VITA
1.1
come ho conosciuto lo yoga, pag. 6
1.2
il primo approccio con la pratica, pag. 7
1.3
il ruolo dello yoga e della meditazione nei passaggi fondamentali
della mia vita, pag. 7
CAPITOLO 2:
STRUTTURA E DISTURBI DELLA SCHIENA
2.1
considerazioni, pag. 15
2.2
accenni di anatomia, pag. 16:
• la colonna vertebrale
• la vertebra
• il disco intervertebrale
• i muscoli della colonna
• la forza muscolare del tronco
2.3
le principali patologie della colonna vertebrale, pag. 24:
• irritazione dei nervi spinali
• ernia del disco
• artrosi
• dolore acuto e cronico
• altre cause di dolore vertebrale
CAPITOLO 3:
I RIMEDI AL DOLORE: LA PRATICA YOGA
3.1
asana, pag. 30
3.2
shankhaprakshalana, pag. 31
3.3
yoga nidra, pag. 33
3.4
quando praticare, pag. 33
3
3.5
dal grossolano al sottile, pag. 34
3.6
proposta di lavoro, pag. 35
CAPITOLO 4:
4.1
LA PRATICA NELLA VITA QUOTIDIANA
i benefici, pag. 48
4.2 conclusioni, pag. 51
BIBLIOGRAFIA, pag. 54
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CAPITOLO 1
LO YOGA NELLA MIA VITA
1.1 COME HO CONOSCIUTO LO YOGA
Nel 1979 quando avevo 28 anni, avevo terminato i 2 anni di psicoanalisi di
gruppo che ho ritenuto opportuno frequentare per una maggiore conoscenza
di me stessa.
Una mia compagna di gruppo mi ha invitata a partecipare ad una lezione di
yoga.
In quel tempo a Bergamo, insegnava questa pratica la signora Ida Pezzini.
Sempre alla ricerca del nuovo, iniziai con titubanza perché non sapevo di
cosa si trattasse.
Ida mi accolse con un atteggiamento quasi materno, accogliente; allora non
sapevo il significato, ora comprendo che era un atteggiamento di amore
verso gli altri.
Ida ci accompagnava nella comprensione di ciò che facevamo; diceva di
aver iniziato a 45 anni, quindi non è mai troppo tardi per una conoscenza di
sé; lo yoga era una scoperta, una crescita fisica, personale , spirituale e
sentivo che ogni giorno era un giorno in più di cammino; ci incoraggiava
sostenendo che con il tempo, la pratica e la costanza avrebbero potuto
essere anche per noi allievi un’opportunità di crescita. Io ero molto
interessata a ciò che lei diceva,. mi affascinava, soprattutto pensavo di
trovare una strada un po’ più facile per la mia vita, e per il mio corpo molto
contratto.
A quei tempi si parlava di rilassamento del corpo e della mente; eravamo un
po’ tutti scontenti, tesi in cerca della verità e di un’autonomia psicologica e
familiare; volevo capire!
1.2 IL PRIMO APPROCCIO CON LA PRATICA
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Le posizioni semplici mi sembravano facili, ero un po’ legata ma cercavo di
non dimostrarlo; il portare la mente nel corpo era una novità, visualizzare
queste parti del corpo e rilassarle non era facile. Coordinare i vari movimenti,
es: mani, piedi, respiro era altrettanto difficile, ma interessante perché diverso
da ciò che avevo sempre fatto.
Quando la pratica è diventata più costante, volevo dimostrare di riuscire
quindi forzavo la posizione, ciò mi faceva sentire a pezzi, anche se ad ogni
posizione Ida ci faceva fare qualche minuto di rilassamento.
Particolarmente difficile è stato l’approccio con il respiro, mi creava uno stato
di tensione, sentivo il cuore battere fortissimo e mi dicevo “come faccio a
pensare al respiro se questo anziché calmarsi accelera?” . L’insegnante mi
tranquillizzava dicendo che lentamente sarei riuscita a controllarmi e
rilassarmi, e così fiduciosa andavo avanti.
Mi percepivo chiusa, storta e poco consapevole del mio corpo.
Forse era la voglia di cambiare, soprattutto di prendermi dello spazio per me
stessa che mi ha portato a continuare nonostante le notevoli difficoltà iniziali.
Molto piacevole era per me la fase del rilassamento, un momento magico!
Nonostante la stanchezza mi portasse spesso ad addormentarmi, poi mi
sentivo bene, senza alcuna fatica e tornavo a casa rigenerata.
1.3 IL RUOLO DELLO YOGA E DELLA MEDITAZIONE NEI PASSAGGI
FONDAMENTALI DELLA MIA VITA
La prima esperienza di cui desidero parlare è la gravidanza.
A qui tempi (1980) non esisteva a Bergamo la yoga per donne in gravidanza.
Poiché dopo il mio primo anno di pratica sono rimasta incinta, non riuscivo a
rassegnarmi all’idea di dover interrompere questa pratica.
Nelle mie stesse condizioni c’erano altre conoscenti con le quali mi trovavo
al consultorio per parlare di diversi problemi, da lì l’idea di proporre alla mia
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insegnante un corso per gestanti. Ella prese subito in considerazione la cosa
proponendomi di gestire io stessa gli incontri con le altre donne.
Accettai la sfida con la consulenza di Ida e partecipando ad un seminario a
Milano su yoga in gravidanza. Così iniziai presso un centro sociale con 7
donne interessate.
Sentire che potevo comunicare la mia esperienza ad altre persone che,
soprattutto durante il rilassamento, si abbandonavano alle mie parole, mi ha
dato forza e credibilità.
Grazie a questa prima esperienza, la mia insegnante ha iniziato ad entrare
nei vari consultori e all’ospedale di Bergamo, aprendo così la strada a una
diversa filosofia, approccio e preparazione al parto.
Con la seconda gravidanza, per problemi di gestione familiare, ho dovuto
interrompere la pratica che ripresi un anno dopo con il supporto di mio marito,
che purtroppo un anno dopo morì.
Il lutto
Nella fase tragica del lutto, lo yoga e la meditazione mi aiutarono a controllare
le emozioni. Riuscivo con una pratica costante a trovare, durante il sonno,
risposte alle mie problematiche. Questa esperienza mi rafforzava a credere
nello yoga e nella meditazione.
In quel periodo ero disperata, avevo vissuto direttamente la morte di mio
marito, riportando forti conseguenze al livello emozionale. Avevo perso il
mio punto di riferimento , tutto mi sembrava inutile, mi chiedevo: “ che senso
ha la vita?” “in che cosa devo credere?”
Mio marito ci ha lasciati a 40 anni, io ne avevo 32, la mia prima figlia 9 anni e
il secondo 2 anni: come avrei fatto da sola? con la grande responsabilità di
crescere sani i due bambini? Non mi davo pace!
Quelli erano i tempi delle comunità, abitavo in mezzo al verde, con alcuni
animali in un cascinale preso in affitto con alcuni amici, che però uno alla
volta tornarono in città e io restai sola con i mie figli in una casa tanto grande
e isolata.
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In questa casa c’era tutta la mia vita e qui decisi che quello era il momento
per iniziare l’esperienza della meditazione, che però praticavo solo durante la
pausa pranzo.
Facevo un lavoro di rilassamento di tutto il corpo, poi mi concentravo su di un
oggetto, per esempio una rosa. Mi bastava poco per sentirmi meglio, le
prime volte piangevo, probabilmente mi liberavo dalla corazza del coraggio
che dovevo dimostrare di avere.
Questo lavoro, senza rendermi conto, mi apriva la mente riuscivo a trovare
soluzioni a delle problematiche concrete che in quel periodo avevo. Alcune
volte mi dicevo: “nonostante tutto sono brava, riesco a gestirmi bene”.
Le vicissitudini tra i diversi corsi
Quando mi sono trasferita in una casa più piccola vicina al lavoro, avevo più
tempo per la pratica che consisteva nel rilassamento del corpo e nella
concentrazione su di un oggetto.
Non conoscevo la filosofia dello yoga, non riuscivo a leggere testi , mi
attenevo solo a ciò che mi consigliava la mia insegnante, studiosa e
praticante di yoga e meditazione.
Lo yoga era diventato così importante, che ero tentata di iscrivermi alla
scuola della Federazione che a quel tempo, iniziava a Padova;
purtroppo le esigenze familiari non me lo hanno permesso e ho scelto un
corso di shiatsu, meno impegnativo e vicino a casa.
Entusiasta di questa esperienza, l’anno dopo ho frequentato l’accademia di
shiatsu. E’ stata un’esperienza bellissima, anche se mi rendevo conto che mi
mancavano le basi dello yoga: la forza e l’energia nelle mani veniva da una
corretta postura della colonna vertebrale, i muscoli delle braccia e delle
gambe dovevano essere sciolti e forti, io invece mi sentivo legata e rigida; ciò
mi pesava molto e mi rendevo conto di quanto mi mancasse l’impostazione
dello yoga.
Purtroppo per motivi familiari mi è stato impossibile frequentare il secondo
anno,è stato un grosso sacrificio ma decisi di rimandare a tempi migliori.
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Tornai allo yoga frequentando un corso per insegnanti, qui mi proposero di
condurre lezioni di yoga presso il carcere femminile di Bergamo . Non
accettai perché ritenevo questo incarico troppo impegnativo, i figli erano
ancora piccoli e non mi sentivo sufficientemente pronta ad operare in un
contesto così particolare.
Con rammarico lasciai perdere anche se tutti mi dicevano ”buttati, poi ti farai
le ossa”.
Dopo qualche tempo nacque la mia terza figlia, questo mi costrinse ad
interrompere i miei impegni anche se la nascita di questa bambina mi ha fatto
dimenticare le amarezze e le scelte non portate a termine della mia vita.
Dopo circa 3 anni ripresi a praticare, mi sono iscritta ad un corso di yoga
Iyengar perché il mio corpo aveva bisogno di una energica svolta dopo
diverso tempo di staticità. In seguito a diversi confronti con la mia insegnante,
io le proposi di dare maggior risalto al rilassamento finale e lei propose a me
di inserirmi conducendo un breve massaggio di shiatsu fatto in coppia.
Ciò ha dato un buon esito. Infatti il rilassamento, che prima mi sembrava
trascurato, è diventato parte importante della pratica. Dopo qualche anno si
ripropose l’opportunità di condurre il corso di yoga sostituendo la mia
insegnante, ma ancora dovetti rinunciarvi per problemi interni alla famiglia.
Accettai di fare da supporto alla nuova conduttrice e così continuai per alcuni
anni.
La separazione affettiva
E’ poi venuto il tempo della separazione dal mio secondo marito, questo non
era un lutto ma una separazione, ancora meno accettata perché decisa da
uno di noi per difficoltà di comunicare e di accettare l’altro per quello che è.
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Sentivo molta rabbia dentro; ero consapevole del male che facevamo ai figli:
il primo padre è morto e non si è potuto fa nulla, il secondo padre c’è, ma se
ne va per i problemi che noi stessi abbiamo creato.
Il percorso di psicanalisi
Aggravata da una serie di situazioni difficili che ho accumulato nell’arco della
vita, mi è sembrato necessario confrontarmi e farmi aiutare da un “addetto ai
lavori”, ho iniziato così un percorso di psicanalisi. Il confronto è partito sulle
mie difficoltà in famiglia, rispetto al mio ruolo di madre e all’educazione dei
figli, gradualmente il percorso si è rivolto principalmente a me stessa, alle mie
dinamiche e al mio modo di funzionare.
Il ruolo dello yoga nella consapevolezza di me stessa
In tutto il percorso della mia vita sopra descritto, lo yoga è sempre stato
presente, in modo più o meno intenso, ma comunque presente.
Partendo da un bisogno del corpo fisico: il mal di schiena e le contratture,
con il raggiungimento di una graduale scioltezza del corpo, il bisogno di
prendermi cura di me stessa si faceva più interiore.
Il rilassamento, per esempio, mi portava ad una tranquillità profonda, per me
inusuale.
Lo yoga quindi mi permette di raggiungere uno stato di benessere fisico e
psichico che mi porta ad un riequilibrio interiore, ad un recupero delle energie
e ad una maggiore conoscenza di me stessa.
Una maggiore conoscenza di me stessa mi ha portata ad accettarmi per ciò
che sono, sia nelle difficoltà, ma anche nei pregi (più difficili da portare alla
luce).
Conseguentemente, una maggiore stima di me stessa mi ha permesso di
raggiungere una maggiore serenità nelle relazioni con le altre persone.
La scuola
Nel 2004 una compagna di corso che ha frequentato un seminario a Livorno,
mi propose di iniziare la scuola per insegnanti a Milano, così ci siamo
incoraggiate una con l’altra.
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Parlandone con i miei familiari, alcuni di loro mi facevano presenti le varie
difficoltà che avrei potuto incontrare, altri mi appoggiavano nella mia
iniziativa.
In effetti le difficoltà sono state molte.
Il primo anno è stata una vera “doccia fredda” , è stato difficoltoso soprattutto
tutto ciò che riguardava lo studio: sentivo vuoti di memoria che non mi
consentivano di ricordare quanto studiavo nelle dispense, difficoltà nel
ripetere ad alta voce e a sintetizzare quanto avevo imparato nello studio.
Insomma: tanta fatica con scarsi risultati!
Il secondo anno è stato caratterizzato da una sorpresa che mi ha portato di
nuovo sul pericolo di lasciare il percorso intrapreso (come già altre volte in
passato). La mia ultima figlia sedicenne è rimasta incinta.
Ciò ha ovviamente rimesso tutto in discussione portando grossi
sconvolgimenti dentro e fuori di me.
Questo imprevisto però non mi ha travolto. Con determinazione sono riuscita
a gestire le nuove situazioni sia all’interno della famiglia, che all’esterno
(parenti, scuola, amici…). La situazione e poi stata portata avanti con gioia e
speranza, mia figlia ha terminato l’anno scolastico e a settembre è nata la
piccola Ginevra.
Cercando di gestirci al meglio, sia io che mia figlia abbiamo iniziato l’anno
scolastico 2006/07.
Ci sono state difficoltà: la bimba piccola, mia figlia che andava a scuola e io a
rincorrerla per permetterle l’allattamento; comunque l’anno scolastico è finito
abbastanza bene per entrambe.
Alcune volte la stanchezza mi portava a pensare di abbandonare la scuola.
Ma pensavo che ogni volta che ho deciso di approfondire il discorso yogico,
ci sono sempre stati degli ostacoli, ho sempre aspettato “tempi migliori”,
questa invece era la volta buona per non mollare e così ho deciso di non
lasciare nonostante le notevoli fatiche.
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Sicuramente questa determinazione mi è giunta anche dal lavoro fatto in tanti
anni di yoga e in particolare con la frequenza alla scuola di Milano. I miei
compagni di corso mi hanno sostenuta e aiutata, anche grazie a loro sto
continuando.
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CAPITOLO 2
STRUTTURA E DISTURBI DELLA SCHIENA
2.1 CONSIDERAZIONI
Quando si parla di ”mal di schiena” si usa un termine poco scientifico, ma
usuale e molto efficace.
Le statistiche valutano che più del 30% della popolazione è afflitto da questo
disturbo che è comune quasi come un banale raffreddore.
Le principali malattie delle vertebre, come il cancro, l’osteomielite, l’ernia al
disco, le fratture e le slogature, giustificano solo in piccola parte i casi di mal
di schiena.
E’ stato dimostrato che quello che veramente conta per la prevenzione e la
cura del mal di schiena, non è tanto la terapia farmacologica o strumentale,
bensì una corretta mobilizzazione del rachide tramite esercizi specifici e
soprattutto una oculata “gestione” della propria schiena nella vita di tutti i
giorni.
Ciò avviene attraverso:
- una minima conoscenza dei principi di anatomia
-conoscenza dei meccanismi di protezione della colonna vertebrale
-pratiche e tecniche derivanti dallo yoga
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2.2 ACCENNI DI ANATOMIA
La conoscenza anatomica e funzionale della colonna vertebrale è di
importanza fondamentale non solo per una migliore comprensione delle
malattie che la riguardano, ma anche per la loro prevenzione e il loro
trattamento.
LA COLONNA VERTEBRALE
E’ una complessa struttura che associa una notevole resistenza ad una
grande elasticità.
Compongono la colonna 33 ossa sovrapposte, le vertebre, distinte in 5
regioni
-7 vertebre cervicali
-12 vertebre dorsali
-5 vertebre lombari
- 5 vertebre sacrali fuse nell’osso sacro
-3/4 vertebre coccigee
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Vista di fronte la colonna è rettilinea; lateralmente invece presenta 4 curve
fisiologiche caratteristiche necessarie per una più razionale distribuzione del
peso ed una maggiore elasticità.
Queste curve prendono il nome di:
LORDOSI a livello cervicale e lombare,
CIFOSI a livello dorsale e coccigeo.
Un’alterazione di questi profili può creare dolore e limitare i movimenti della
colonna vertebrale.
Una deviazione laterale e permanente di un segmento della colonna si dice
SCOLIOSI.
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Una alterazione del profilo sul piano laterale (sagittale) produce:
-al tratto del dorso:
1. Dorso curvo (per una accentuazione della curva)
2. Dorso piatto (per una rettilineizzazione della curva)
-al tratto lombare:
1. Iperlordosi lombare (accentuazione curva)
2. Rettilineizzazione lombare
Quando queste deviazioni alterano la struttura scheletrica si definiscono
DISMORFISMI ( scoliosi vere o dorsi curvi strutturati)
Quando le deviazioni sono determinate solo da un apparato muscolare
deficitario con un apparato scheletrico del tutto normale, si parla di:
ATTEGGIAMENTI SCORRETTI della colonna.
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LA VERTEBRA
La vertebra è formata da:
una parte anteriore:
il corpo vertebrale
una parte posteriore:
l’arco vertebrale.
Sul corpo si distribuisce il peso, mentre l’arco controlla le modalità del
movimento della colonna
Tra corpo ed arco esiste un forame all’interno del quale transita il midollo
spinale, organo nervoso dal quale hanno origine i nervi spinali.
Come tutte le ossa del nostro corpo anche le vertebre si uniscono tra loro per
mezzo di articolazioni, in pratica come dei giunti che permettono e regolano il
movimento relativo delle varie parti del corpo.
Queste strutture sono rinforzate dai legamenti, nastri fibrosi poco estensibili.
Nella colonna esistono 2 tipi di legamenti:
- Lungo i corpi vertebrali troviamo, anteriormente e posteriormente, 2
legamenti lunghi quanto la colonna;
- Nella parte posteriore tanti piccoli legamenti tesi tra gli archi vertebrali
contigui.
Le posizioni scorrette sollecitano e stirano troppo i legamenti provocando
dolore.
IL DISCO INTERVERTEBRALE
Tra una vertebra e l’altra a livello del corpo esiste un cuscinetto con la
funzione di ammortizzare i carichi: il disco intervertebrale.
Il ruolo del disco, è importante e gravoso tanto che, nel corso di una giornata
trascorsa in piedi, il suo spessore si riduce di almeno 1-2 mm, per
riacquistarli, con un buon riposo, in posizione sdraiata.
La parte centrale di questo disco è costituita da una pallina gelatinosa (nucleo
polposo), ricca di acqua e molto elastica, in grado di deformarsi in risposta
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alle diverse sollecitazioni cui è sottoposta la colonna vertebrale. Questa
pallina, ad esempio, si schiaccia mentre si sta portando un peso, si sposta in
dietro quando ci si piega in avanti, a destra se ci si inclina a sinistra e
viceversa.
Una serie prolungata di movimenti scorretti, bruschi o troppo intensi,
sollecitando questa pallina, può provocare un’alterazione dell’anello fibroso
che l’avvolge e che forma la parte esterna del disco intervertebrale. Tutto
questo provoca dolore con conseguente limitazione dei movimenti della
colonna vertebrale.
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MUSCOLI DELLA COLONNA
L’atteggiamento corretto della colonna vertebrale è garantito da una
equilibrata attività muscolare. I muscoli sono organi in grado di accorciarsi e
allungarsi attivamente .
Se ben allenati essi mantengono un certo grado di tensione (tono muscolare)
e rappresentano il sistema più efficiente per mantenere la colonna in
posizione corretta.
Non a caso, nelle persone che lamentano dolore alla colonna, gruppi
muscolari molto importanti come i muscoli addominali ed i glutei risultano
spesso diminuiti di tono con scarsa capacità di aiutare la colonna vertebrale a
sostenere il corpo.
Al contrario, altri gruppi muscolari necessitano di rilassamento.
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LA FORZA MUSCOLARE DEL TRONCO
E’ a livello del tronco che si ritrovano le maggiori differenze fra muscolatura
profonda e superficiale.
Pertanto faremo una breve parentesi per sottolineare le rispettive funzioni di
questi due tipi di muscolo.
I muscoli profondi
Formano abitualmente numerosi e piccoli fascetti, che vanno da vertebra a
vertebra, o alle 2-3 vertebre prossimali, o dalle vertebre alle costole.
Sono situati vicino alle ossa e sono capaci di agire in modo molto preciso,
tenendo le vertebre in posizione le une sulle altre per ogni singola regione.
Per contro non hanno un gran braccio di leva per la loro vicinanza alla
struttura ossea: sono pochi potenti e poco voluminosi, fatti quindi non per i
movimenti di grande ampiezza, ma per un’azione costante di posizionamento
e di mantenimento “dell’impilamento” vertebrale. Quest’ultima è l’azione che
ci permette di mantenere per tutta una giornata “la testa sul collo”
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I muscoli superficiali
Sono sostanzialmente sottocutanei: molto più massicci, lunghi, larghi e tesi a
coprire grandi distanze, non sono fatti per una azione di precisione. Per altro,
essendo situati a distanza dalle strutture ossee, hanno un grande braccio di
leva e quindi grande potenza, risultando specificatamente utili per movimenti
di forza o di grande ampiezza .
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2.3 LE PRINCIPALI PATOLOGIE DELLA COLONNA VERTEBRALE
IRRITAZIONE DEI NERVI SPINALI
Ai lati della colonna vertebrale, tra una vertebra e l’altra, esiste un forame
(intervertebrale), all’interno del quale passano i nervi spinali. I nervi, che
hanno origine dal midollo spinale, collegano tutte le varie parti del corpo con il
cervello: infatti raccolgono la sensibilità (ad es, dolore, freddo, caldo) e
portano gli ordini provenienti dal cervello.
Qualsiasi compressione sui nervi crea dolore che può irradiarsi nei territori di
innervazione dei nervi interessati (dolore tipo: sciatica nell’ernia del disco).
Un’irritazione dei nervi spinali può essere provocata da un’esagerata e
prolungata accentuazione delle curvature della colonna con riduzione dello
spazio di uscita del nervo e conseguente compressione dello stesso. Questo
avviene soprattutto a livello cervicale e lombare.
L’ERNIA DEL DISCO
L’ernia discale non è altro che la protusione (sporgenza) della pallina
gelatinosa centrale del disco intervertebrale, il nucleo polposo, per rottura
dell’anello fibroso: la sintomatologia che accompagna tale patologia è data
dalla compressione delle radice dei nervi spinali o , a volte, dello stesso
midollo spinale.
L’ARTROSI
L’artrosi è una causa molto comune di dolore vertebrale, caratterizzata da un
processo degenerativo che colpisce tutti i tipi di articolazione, ma soprattutto
quelle soggette a forti carichi e quelle più mobili.
E’ per questo che nella colonna vertebrale risultano maggiormente colpite le
vertebre cervicali, oppure le vertebre lombari che sopportano la maggior
parte del peso corporeo.
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Causa dell’artrosi è la degenerazione della cartilagine articolare che riveste la
superficie delle articolazioni; essa diventa più ruvida e meno elastica e come
un giunto non lubrificato rende difficili i movimenti. Inoltre si può avere una
riduzione notevole dello spessore del disco, malattia nota come discopatia
intervertebrale.
Come tutti i processi degenerativi, anche l’artrosi, insorge in maniera subdola
e progressiva in una colonna vertebrale male utilizzata e, solo in parte,
ereditariamente predisposta.
L’unica maniera di prevenire l’insorgenza dell’artrosi limitandone gli effetti
negativi, è quella di imparare un uso corretto del corpo e della colonna.
DOLORE ACUTO E CRONICO
Il mal di schiena acuto è un dolore forte e improvviso che si intensifica ad
ogni movimento o che impedisce del tutto il movimento.
Il mal di schiena acuto richiede un immediato riposo a letto. Si consiglia di
utilizzare un materasso duro e di stare distesi proni (makarasana).
Il rilassamento con un massaggio, compresse calde e fredde e yoga nidra
possono ridurre il dolore. Una volta che il dolore acuto è diminuito, meglio
consultare un professionista competente e poi iniziare un semplice
programma di yoga.
L’ernia al disco inizialmente si percepisce come un dolore acuto e
immobilizzante, pungente e ben localizzato, poi con un dolore costante
quando l’infiammazione aumenta.
Quando l’ernia preme sul nervo sciatico, si può prevenire la sciatica stando in
piedi o camminando. La sciatica può diventare più leggera ma cronica, con
dolore ricorrente, la mattina quando ci si alza.
Il mal di schiena cronico è meno intenso, ma di durata maggiore. E può
diventare un fastidio quotidiano per molti anni. Molte forme di mal di schiena
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nella parte bassa rientrano in questa categoria, costellate da attacchi di
dolore acuto in situazioni di estrema tensione fisica o emozionale.
ALTRE CAUSE DI DOLORE VERTEBRALE
Il dolore vertebrale può dipendere anche da svariate altre cause:
1. malattie viscerali (lombalgie riflesse)
2. malattie ossee sistematiche (osteoporosi)
3. alterata morfologia del bacino e degli arti inferiori
4. problemi agli organi addominali o riproduttivi
Ad esempio:
La costipazione e i gas intestinali causano un noioso mal di schiena o
aumentano il dolore esistente . nelle donne l’utero retroverso o il prolasso in
genere, provocano mal di schiena.
La congestione della zona pelvica dovuta a infezioni intestinali o di altro
genere è un’altra possibile fonte di mal di schiena. Nelle donne le infezioni
vaginali e alla vescica possono essere correlata al mal di schiena. La
congestione del sistema
riproduttivo unitamente a certi squilibri ormonali è all’origine di molti noiosi
mal di schiena che le donne avvertono prima delle mestruazioni.
Questo problema può essere rimosso attenuando la congestione con delle
asana e superato ristabilendo l’equilibrio ormonale
La debolezza addominale e un altro dei principali fattori che contribuiscono a
provocare mal di schiena. Questo vale specialmente per le donne che per
costituzione hanno muscoli addominali più deboli e che spesso perdono il
tono muscolare dopo la gravidanza. Non ci sono ossa sulla parete
addominale e tutti gli organi addominali sono sostenuti e mantenuti al loro
posto dai vari muscoli ancorati alla colonna vertebrale. Posteriormente la
parte lombare della colonna e il bacino forniscono un solido sostegno e
anteriormente i muscoli addominali forniscono un saldo ma elastico sostegno.
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Se i muscoli addominali diventano deboli e flaccidi, gli organi interni cadono
in avanti, trascinando le vertebre che si trovano dietro.
Quando l’addome è anche pesante e dilatato per il sovrappeso o per
problemi digestivi, questo, per compensazione, coinvolge anche i muscoli
della schiena . inoltre, quando i muscoli addominali sono deboli, la postura è
alterata, caricando maggior sforzo sulla schiena. In particolare per le donne,
molti casi di mal di schiena possono essere curati rinforzando i muscoli
addominali.
5. fattori emotivi
Una costante o eccessiva tensione emozionale si riflette sempre in qualche
zona del corpo, e se il punto debole è l schiena, le tensioni emotive
porteranno a una tensione muscolare cronica e a mal di schiena nell’area
inferiore.
Nel parlare comune, il coccige è designato come “osso caudale” per indicare
che non si tratta solo delle ultime ossa, ma anche che queste sarebbero il
supporto della coda se ne avessimo una. Se una volta l’uomo aveva una
coda, all’ora il coccige ne è la testimonianza, l’ultimo frammento dei quella
coda. Negli animali che ne sono dotati, la coda viene usata per tenere lontani
gli insetti, per l’equilibrio e per esprimere emozioni come la rabbia o la paura.
Il genere umano si è liberato dalla necessità di una coda sviluppando modi
migliori di esprimerei sentimenti. Tuttavia in tutte le culture ci sono molti gesti
e modi di dire, rozzi ma espressivi, che riflettono un collegamento istintivo,
anche se inconscio, tra le emozioni negative e questa parte del corpo.
Al di là di queste cause sopra descritte, chi soffre di mal di schiena deve
tener presente che il suo dolore è accentuato da:
-sovrappeso
-vizi posturali e cattivo uso della colonna
-stress e contratture
-mancanza di esercizio fisico.
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E’ cercando di intervenire su tutti questi fattori secondari che si può sperare
di ottenere effetti benefici per i propri problemi di schiena.
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CAPITOLO 3
I RIMEDI AL DOLORE: LA PRATICA DELLO YOGA
Lo YOGA aiuta a superare il mal di schiena fornendo esercizi sistematici di:
- rinforzo dei muscoli della schiena
- flessibilità della colonna vertebrale
- rilassamento dalle tensioni
prima che tutto ciò si manifesti sotto forma di dolore fisico.
3.1 LE ASANA
Le asana nella pratica yoga sono importanti perché:
- rinforzano e rilassano i muscoli da ogni lato della colonna vertebrale
-mantengono in salute i dischi intervertebrali
- sostengono i legamenti
-allineano in modo corretto la colonna vertebrale
-alleviano la pressione sui nervi che escono dallo spazio intervertebrale,
sviluppando la flessibilità per tutti i movimenti della colonna vertebrale.
-tonificano e rinforzano i muscoli addominali inflacciditi, così da poter
svolgere la loro funzione corretta nel mantenere una giusta postura e nel
sostenere la zona pelvica.
Le asana di estensione indietro danno considerevole sollievo a tutti i tipi di
mal di schiena, fanno parte di ogni programma per ristabilire l’equilibrio
ormonale e mitigano la congestione del sistema riproduttivo.
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Le donne troveranno che entrambi i tipi di problemi scompariranno con un
unico programma di yoga, se studiato in modo appropriato e praticato
regolarmente.
3.2 SHANKHAPRAKSHALANA (lavaggio intestinale)
Quando problemi digestivi aggravano il mal di schiena, shankhaprakshalana
è di grande aiuto; infatti allevia la costipazione e il gas intestinale, tonifica
l’intestino e riduce la congestione. Le posizioni di torsione e flessione usate in
questa pratica sono di per se benefiche per il mal di schiena.
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3.3 YOGA NIDRA
Mentre le asana sono utili ad alleviare il mal di schiena, bisogna fare anche
dei passi per evitare l’accumulo di tensioni emozionali che possono
trasformarsi in dolore. Alcune forme di rilassamento yogico e di meditazione
sono, dunque, un elemento essenziale di ogni sadhana.
Inizialmente, le tecniche meditative che richiedono una posizione seduta, non
sono tutte possibili nei casi di mal di schiena.
Anche se le posizioni classiche sedute sono le più equilibrate e
scientificamente idonee a sostenere la schiena mentre si sta seduti, in genere
i muscoli non sono abbastanza forti per mantenere la posizione per più di
pochi minuti.
Dunque yoga nidra è la principale alternativa perché si pratica sdraiati sulla
schiena in shavasana.
In caso di necessità si possono usare delle imbottiture sistemate in modo
idoneo o dei cuscino sottili. Yoga nidra ha ulteriori vantaggi in quanto è adatto
ai principianti, è possibile regolarne la durata e può essere inserito nella
routine quotidiana.
3.4 QUANDO PRATICARE
Anche se il corpo al mattino dopo il sonno è più rigido, è proprio in queste
ore che riceviamo i maggiori benefici delle asana.
Per superare la rigidità iniziale del primo mattino ed evitare un eccessivo
sforzo, è opportuno iniziare la pratica dopo aver fatto un po’ di movimento.
Si può fare una seconda breve pratica la sera per eliminare le tensioni e i
dolori accumulatisi durante il giorno. Molte persone trovano più piacevole
praticare yoga nidra la sera per rimuovere lo stress e la fatica della giornata.
3.5 DAL GROSSOLANO AL SIGNIFICATO PIU’ SOTTILE
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Tutte le asana hanno qualche effetto sulla colonna vertebrale, e le classiche
posizioni meditative come ad esempio: siddhasana, padmasana sono state
sviluppate per dare il massimo sostegno vertebrale e conforto quando si sta
seduti per molte ore.
Lo yoga ha sempre dato una grandissima importanza alla salute della
colonna vertebrale in quanto prerequisito per una vita pratica e spirituale
senza impedimenti. Infatti è lungo la colonna vertebrale che fluiscono le nadi
IDA e PINGALA , i canali della consapevolezza e della vitalità .
Inoltre nel sottile canale interno alla colonna vertebrale fluisce la
KUNDALINI, l’energia vitale che scorre lungo SUSHUMNA.
Le pratiche che eliminano i problemi alla schiena e alla colonna vertebrale
dovrebbero, quindi, essere viste non come una semplice terapia, da
abbandonare quando il compito è raggiunto.
Queste pratiche sono l’essenza del SADHANA per coloro che soffrono il mal
di schiena ma possono essere svolte con beneficio da ogni praticante
(sadhaka) che desideri mantenere lo strumento corporeo in condizioni ideali
per l’avanzamento spirituale
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3.6 PROPOSTA DI LAVORO:
ASANA PER IL DOLORE ALLA SCHIENA
1. TADASANA (posizione della palma/montagna)
Eretti con i piedi separati 10 cm circa, braccia lungo i fianchi.
Distribuire il peso del corpo su entrambi i piedi, quando si è stabili, sollevare
le braccia in alto, intrecciare le dita con palmi rivolti verso l’alto. Fissare lo
sguardo un po’ più in alto della testa e tenerlo per tutto l’esercizio.
Inspirando allungare le braccia, le spalle e il torace verso l’alto sollevando i
talloni e portarsi sulle punte dei piedi.
Allungarsi senza perdere l’equilibrio, trattenere il respiro per pochi secondi.
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Espirando, abbassare i talloni, portando le mani sulla testa.
Benefici:
la colonna viene allungata e sciolta;
aiuta ad eliminare la congestione dei nervi nei punti in cui emergono dalla
colonna vertebrale;
allunga i muscoli retti dell’addome;
sviluppa equilibrio fisico e mentale;
2. TIRYAKA TADASANA (palma che oscilla)
In piedi con i piedi separati (50/70 cm. circa), fissare lo sguardo su un punto
davanti ,
intrecciare le dita con i palmi intrecciati all’esterno.
Inspirare sollevare le braccia in alto.
Espirando inclinarsi lateralmente dalla vita verso sinistra, facendo attenzione
a non piegarsi né in avanti né indietro, né a ruotare il tronco.
Tenere la posizione per alcuni secondi.
Inspirare lentamente tornando nella posizione verticale.
Ripetere dall’altra parte.
Dalla posizione verticale, espirando portare le braccia lungo i fianchi.
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Benefici:
tutti i benefici della posizione precedente, più:
massaggia ed equilibra i muscoli posturali di destra e sinistra.
3. KATI CHAKRASANA (posizione della torsione della vita)
Eretti con i piedi separati, braccia lungo i fianchi
Inspirando, sollevare le braccia all’altezza delle spalle.
Espirando, ruotare il corpo verso sinistra, portare la mano destra alla spalla
sinistra e avvolgere il braccio sinistro attorno al tronco
Lo sguardo va oltre la spalla sinistra, mantenendo la parte posteriore del collo
dritta non tesa.
Trattenere il respiro, accentuando la torsione, allungando l’addome.
Inspirando ritornare nella posizione di partenza.
Ripetere dall’altro lato.
Benefici:
corregge la rigidità della schiena e i problemi posturali;
l’oscillazione toglie le tensioni fisiche e mentali.
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4. SHAVASANA (posizione del cadavere)
Sdraiati supini sul pavimento, braccia lungo i fianchi staccate dal corpo, con i
palmi delle mani rivolte verso l’alto, i piedi separati che cadono all’esterno.
Fare una leggera retroversione del bacino per allineare le dorsali, piegare
leggermente il mento verso lo sterno per allineare le cervicali.
Chiudere gli occhi, ascoltare il respiro.
Benefici:
quest’asana rilassa tutto il sistema psico-fisiologico e sviluppa la
consapevolezza del corpo e della respirazione
5. SUPTA PAWANMUKTASANA (posizione a gambe piegate)
Da sdraiati flettere la gamba destra e portare la coscia verso l’addome,
mentre la sinistra rimane distesa.
Intrecciare le dita delle mani sotto il ginocchio destro.
Inspirare profondamente e trattenendo il respiro sollevare testa e spalle in
direzione del ginocchio, rimanere in posizione per alcuni secondi.
Espirando, lentamente ritornare e rilassare il corpo a terra.
Ripetere sull’altro lato.
Ripetere con entrambe le ginocchia.
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Benefici:
rinforza i muscoli della parte inferiore della schiena e mobilizza le vertebre
spinali;
massaggia l’addome e gli organi digestivi;
fa eliminare gas intestinali e costipazione;
6. INDOLASANA (rullare e dondolare)
Dondolare
Sdraiati sul dorso, flettere le gambe sull’addome
Intrecciare le dita delle mani e afferrare le gambe sotto le ginocchia
Dondolare il corpo da destra a sinistra, toccando il pavimento con la parte
laterale delle gambe.
La respirazione è spontanea.
Rullare
Sedersi in posizione accovacciata, intrecciare le dita delle mani sotto le
ginocchia,
dondolare avanti e in dietro lungo la colonna vertebrale, mantenere la testa
leggermente piegata in avanti.
Benefici:
massaggia il dorso, i glutei e le anche
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7. NAUKA SANCHALANASANA (movimento del remare)
Seduti con le gambe allungate, immaginare di remare:
stringere le mani come se afferrassero i remi, con i palmi verso il basso
espirando flettersi al massimo in avanti, allungando le braccia,
inspirando inclinarsi indietro il più possibile, portando le mani verso le spalle,
piegando i gomiti;
invertire il movimento, come se dovessimo andare nella direzione opposta
Benefici:
agisce sull’area pelvica e sull’addome
elimina i blocchi di energia in quest’area
rimuove la costipazione
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8. CHAKKI CHALANASANA (la macina)
Seduti a terra con le gambe allungare e leggermente divaricate,
intrecciare le dita delle mani e tenere le braccia distese davanti al torace
ed immaginare di macinare del grano;
ruotare verso destra flettendosi in avanti e inclinandosi indietro ritornare sulla
sinistra; ripetere nella direzione opposta.
Benefici:
ottimo per tonificare i nervi e gli organi pelvici e addominali
9. ARDHA BHUJANGASANA (la sfinge)
Sdraiati in posizione prona con la fronte appoggiata al pavimento, le gambe
dritte i piedi uniti . Piegare le braccia appoggiando gli avambracci sul
pavimento con il palmo delle mani verso il basso, ai lati della testa. Le dita
delle mani sono rivolte in avanti in linea con la sommità del capo. Gli
avambracci e i gomiti sono a contatto con il corpo.
Rilassare tutto il corpo. Sollevare la testa, le spalle, il torace, portando la
parte superiore delle braccia in posizione verticale.
I gomiti e gli avambracci e le mani rimangono sul pavimento.
Rilassarsi nella posizione poi lentamente abbassare il corpo.
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Benefici:
indicata per chi ha la schiena rigida e con dolori in fase acuta o ernia al disco,
in questa posizione ci si può rilassare a lungo.
10. SHALABHASANA ( posizione della locusta)
Sdraiati sull’addome con le gambe e i piedi uniti con la pianta dei piedi rivolto
verso l’alto; i pugni chiusi sotto il bacino o lungo il corpo il mento allungato in
avanti sempre appoggiato al pavimento. Chiudere gli occhi e rilassare il
corpo.
Inspirando e trattenendo il respiro sollevare le gambe favorite dalla pressione
a terra delle braccia, rimanere qualche secondo senza forzare.
Espirando abbassare le gambe . Per i principianti sollevare le gambe
inspirando
Benefici:
rinforza la parte inferiore della schiena e gli organi pelvici, tonifica il nervo
sciatico e dà sollievo a chi ha il mal di schiena (sciatica ed ernia leggera).
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11. DHANURASANA (l’arco)
Sdraiarsi sull’addome con gambe e piedi uniti, le braccia lungo i fianchi.
Piegare le gambe portando i talloni ai glutei e afferrare le caviglie con le mani.
Il mento è appoggiato al pavimento. Inspirare, trattenendo il respiro tendere i
muscoli delle gambe e spingere i piedi allontanandoli dal corpo.
Arcuare il dorso sollevando insieme le cosce, il torace e la testa.
Tenere le braccia tese. La testa è piegata indietro e l’addome sostiene il
corpo sul pavimento. L’unica contrazione muscolare è nelle gambe; la
schiena e le gambe rimangono rilassate. Mantenere la posizione poi
ritornare nella posizione di partenza espirando e rilassando tutto il corpo
Benefici:
consigliata per artrosi cervicale;
riallinea la colonna vertebrale, allungando i nervi i muscoli e i legamenti,
togliendo così la rigidità
corregge le curvature della colonna vertebrale nell’area toracica;
libera l’energia nervosa nei nervi spinali della zona cervicale e toracica;
migliora la respirazione.
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12. SHASHANKASANA (posizione della luna o della lepre)
In vajrasana con i palmi delle mani sulle cosce, rilassare la posizione
mantenendo dritta la colonna vertebrale e la testa. Inspirando sollevare le
braccia in alto distese alla stessa larghezza delle spalle. Espirando piegare il
tronco in avanti dal bacino, mantenendo le braccia e la testa dritta e in linea
con il tronco. Le mani e la fronte sono appoggiate al pavimento davanti alle
ginocchia.
Rilassare la posizione lasciando appoggiare i gomiti al pavimento.
Benefici:
Allunga i muscoli della schiena e distende le vertebre una dall’altra allentando
la pressione sui dischi intervertebrali;
tonifica i muscoli pelvici e i nervi sciatici;
una pratica quotidiana allevia la costipazione.
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13. JATARA PARIVRITTI e APANASANA in movimento
Ginocchia al petto, braccia all’altezza delle spalle, palmi delle mani al suolo,
espirando portare le ginocchia a terra su di un lato, il capo gira in senso
opposto alle ginocchia. Abbandonarsi e ripetere sull’altro lato.
Riportarsi in apanasana, con le mani su ciascun ginocchio inspirare ed
allontanare le ginocchia dal tronco, espirare riavvicinando le ginocchia.
Benefici:
allungamento e stiramento delle vertebre lombari;
favorisce la torsione della colonna dalle vertebre cervicali alle lombari;
massaggia e tonifica l’addome e la zona lombare.
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YOGA NIDRA (sonno yogico)
Ho privilegiato yoga nidra nella mia ricerca sui disturbi alla schiena, perché
dopo aver lavorato e avere rilassato il corpo , si può approfondirne la
consapevolezza, andando così ad agire sulle tensione e contratture per
arrivare ad un maggiore equilibrio del corpo e della mente.
Lo yoga nidra utilizza il “rilassamento cosciente ” che vuol dire
concentrazione coscienziale delle vari parti del corpo. Questa tecnica aiuta la
persona a prendere contatto, attraverso una voce esterna che lo guida, con il
proprio corpo in modo sistematico, semplice, ma efficace.
La mente, piano piano acquisisce uno stato di calma, il cervello entra nelle
onde alfa, proprio quelle che precedono il sonno.
Con lo yoga nidra il corpo si rilassa fino ad inviare al cervello lo stimolo di
rilassarsi e quest’ultimo lo trasmette a tutto il sistema nervoso.
Mentre il corpo si rilassa e si riposa, la mente effettua la rotazione della
coscienza, cioè sposta l’attenzione sulle varie parti del corpo fino ad arrivare
a percepirle.
Si entra così in un profondo, ma cosciente, stato di relax, del quale ne ha
beneficio: l’apparato muscolare, il sistema nervoso centrale, l’apparato
circolatorio, l’apparato respiratorio e il plesso solare
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CAP. 4
EFFETTI DELLA PRATICA NELLA VITA QUOTIDIANA
All’inizio del primo anno della scuola ISFY decisi di praticare tutti i giorni.
Scelsi di fare individualmente la serie Rishikesh, e di mantenere la pratica
settimanale con la mia insegnante .
Le prime settimane sono state faticose, innanzitutto perché non mi sentivo
sciolta e avvertivo le posizioni faticose, poi per la difficoltà di mantenere
l’impegno costante, c’era sempre qualche cosa che avrebbe potuto
impedirmelo.
Cercavo di non mollare, dopo il primo mese cominciavo ad essere più sciolta,
non dovevo più impormi la pratica che era ormai diventata un bisogno.
Gradualmente diventava sempre più piacevole.
Persino l’ambiente dove praticavo non mi sembrava più lo stesso, era parte
di me, questo posto palpitava ed era vivo.
Quando avevo degli imprevisti e non potevo praticare, raramente, sentivo che
mi mancava sia fisicamente che mentalmente.
Molte volte mi dicevo come avrei fatto a fare le asana in modo perfetto, mi
chiedevo se il mio corpo ormai formato dalle errate posture, avrebbe potuto
modificarsi con l’aiuto della pratica quotidiana.
Andrè Van Lysebeth diceva: “tu pratica e non pensare di essere perfetto,
vedrai che quando meno te l’aspetti il tuo corpo si piegherà e ti troverai nella
posizione”.
Quando si dice di rilassare la posizione e di lasciarsi andare ad ogni
espirazione, è qui che il corpo non deve pensare di raggiungere una
prestazione, perché questo pensiero contrae e blocca.
La tenuta delle posizioni non dipende solo da un problema di contrattura, ma
è anche un problema di mente e pensiero.
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Tutto questo in parte mi tranquillizzava, avevo fiducia e vedevo che con la
pratica costante il mio corpo lentamente si modificava.
Alcuni dolori addominali, con le posizioni capovolte, prima aumentavano poi
si attenuavano fino a scomparire.
Con la ripetizione della serie Rishikesh, diminuivano anche i dolori alle
gambe e alla schiena, una volta sciolti i muscoli, mi sentivo più agile.
Durante il primo anno di scuola , facevo da baby-sitter ad un bambino
piccolo, tenerlo in braccio mi procurava un forte affaticamento della schiena
accompagnato da dolori alle lombari, decisi allora di praticare alla mattina il
saluto al sole.
La sequenza mi portò benefici durante la giornata togliendo i miei disturbi.
Questa pratica continua tuttora.
Il secondo anno di scuola continuai la pratica che era diventata un toccasana
per la mia schiena.
Ho trovato benefici anche sul piano psicologico, infatti mi sentivo più sicura,
determinata e costante.
Ho sperimentato sulla mia pelle che lo yoga non ti cambia solo fisicamente
ma anche mentalmente, non mi ero mai sentita così bene con me stessa.
Sentivo che il puzzle della mia esistenza trovava i suoi incastri e che tutto ha
un senso, anche quello che momentaneamente non riesco a capire.
Cerco di non lasciarmi sopraffare dalle situazioni negative, le affronto senza
lasciarmi stravolgere come facevo una volta.
Questo per me vuol dire crescita.
Il terzo anno di scuola è stato caratterizzato dalla presenza della mia nipotina
neonata, ciò ha messo a repentaglio il ritmo della mia pratica quotidiana, ma
sentendone il bisogno, ho trovato un modo per assecondare sia il mio
bisogno di praticare che l’accudimento della bimba.
Utilizzavo la meditazione camminata quando Ginevra piangeva ed era
opportuno camminare per calmarla, anche il gesto di cullarla, sicuramente
piacevole per lei, era per me un modo per meditare.
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Il grosso impegno per la nipotina e la tenuta dell’impegno alla scuola di
yoga, mi ha reso più tenace nella pratica.
La costanza nello yoga (studio e pratica) e l’amore verso gli altri mi ha
portato a raggiungere un buon grado di ben-essere.
La pratica ha compreso meditazione, asana, ma anche pranayama , le
purificazioni, e anche un cambiamento alimentare.
Un giorno mia figlia mi ha detto che da quando ho iniziato la scuola di yoga,
mi trova cambiata, non sa in cosa ma sicuramente diversa ; questo mi ha
fatto molto piacere perché io so che il cambiamento è la lenta trasformazione
che lo yoga ti permette di fare.
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4.2 Conclusioni
Cerco di concludere questa mia piccola ricerca esprimendo i mie desideri e le
mie impressioni.
Di questa scuola, al di là dei miei risultati scolastici, sono entusiasta.
Mi ha dato l’opportunità di approfondire la ricerca dello yoga permettendomi
di conoscere e capire molte cose che, riportate nella vita quotidiana, mi
hanno aiutata ad essere migliore e consapevole.
Lo yoga ha risposto a delle problematiche sospese della mia esistenza; per
questo ringrazio tutti i docenti dell’ opportunità che mi è stata concessa.
I miei desideri son quelli di trasmettere agli altri la mia esperienza senza
grandi ambizioni, semplicemente confrontando il mio percorso con i miei
compagni di scuola, inoltre affrontando i disturbi alla schiena con persone
che ne sono sofferenti, ce ne sono molti, ad ogni età.
Insegnare a prevenire questi disturbi con la pratica costante, con la
consapevolezza del proprio corpo e del respiro.
Rispettare il proprio corpo (come ha detto san Francesco: “il corpo è il tempio
dello Spirito”) attraverso diverse modalità:
- una corretta alimentazione,
- la pulizia interna,
- l’ascolto dei propri limiti, come prevenzione allo stress,
- una corretta e completa respirazione. Aiutare a comprendere quanto sia
importante nella vita la respirazione, che con la pratica e la consapevolezza,
riequilibra sia il fisico che il mentale.
-il rilassamento che riporta ad uno stato di benessere profondo
-la meditazione come strumento per conoscere se stessi, trasformarsi ed
espandersi verso gli altri.
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Ringrazio me stessa di essermi data questa opportunità.
Ringrazio tutte le persone che mi sono state vicine ed hanno incoraggiato
questa mia scelta.
Vorrei terminare con ciò che io considero un mantra, ed è la preghiera del
“Gloria”.
“Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
come era in principio, ora e sempre, nei secoli dei
secoli
amen”
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BIBLIOGRAFIA
• Swami Satyananda Saraswati, “Asana Pranayama Mudra Banda”, Ed.
Satyananda Ashram Italia, 2002
• Calais-Germain/Lamette, “Anatomia del movimento”, Ed. L’arciere,
2004, vol. 1 e 2
• Rossi, “Manuale di anatomia e fisiologia umana”, Ed. Rosini, 1969
• A.A.V.V., “Consigli per prevenire e curare il mal di schiena”, Centro di
recupero e di riabilitazione funzionale degli Ospedali Riuniti di Bergamo,
1984
• André Van Lysebeth, “Perfeziono lo yoga”, Ed. Mursia, 1978
• Stefano Piano, “Enciclopedia dello yoga”, Ed. Magnanelli, 2006
•
A.A.V.V., “Yoga”, Ed. Satyananda Ashram Italia, Vol.1 Anno 12/07
• A.A.V.V., “Yoga Journal”, marzo 2007
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