Chiesa di Santa Maria in Varano

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Chiesa di Santa Maria in Varano
Chiesa di Santa Maria
in Varano
Presentazione
Era l'anno 1450 quando la chiesa di S.Maria in Varano e
il Convento abitato dai Francescani - Osservanti minori furono
edificati. Lo storico recanatese don Cesare Fini con una
accurata e approfondita ricerca ci dà la possibilità di conoscere
le vicende dei suddetti edifici durante i secoli mediante questa
pubblicazione: mentre lo ringraziamo, gli auguriamo ancora tanti
anni di vita.
Ringraziamento anche per don Luigi Varinelli per le notizie
attinte dalle sue pubblicazioni per la compilazione di questo
opuscolo.
S. Maria in Varano
La piccola chiesa con il titolo mariano esisteva in tempi assai
remoti, sebbene non nello stesso posto, essendo la costruzione
primitiva sotto la strada. L'inizio si perde verso il mille al pari
della pieve di S. Vito, a cui poi apparteneva, e della chiesa di
S. Maria de Recanato.
L'indicazione Varano è nome di origine romana, derivata dal
nome del proprietario. Infatti "fonte di Varano", "piano di
Varano", "contrada Varano", "Borgo Varano", "Pintura di
Varano", "S. Maria di Varano" si riferiscono allo stesso proChiesa di S. Maria di Varano, agli inizi del Secolo X X.
prietario del luogo.
S. Maria di Varano si trova scritta la prima volta nel 1228,
quando fu fondato il monastero di S. Nicolò fuori Porta Marina,
non lontano da questa chiesa. Il luogo era già abitato da
penitenti, eremiti sorti nel territorio di Recanati fin dai primi
tempi del medioevo. Nel 1228 abitante presso la chiesa vi era
l'eremita Filippo, appellato col nome stesso del luogo, "Filippo
da Varano", vissuto santamente. S. Maria di Varano figura
nella bolla di Innocenze IV del 22 marzo 1249 tra le chiese
soggette al vescovo di Recanati. Da allora si presenta come
chiesa deve avere avuto i suoi priori ed essere ufficiata,
chiudendo il suo periodo di eremitaggio e la presenza dei
penitenti.
L'antico e primitivo eremo torna ad essere abitazione di religiosi, pur officiando la chiesa ed assistendo coloro che la
frequentano. Un avvenimento religioso era svolto sul colle di
fronte a Recanati, verso il mare da oltre un secolo. Una venerata cappella, ritenuta casa della Madonna, diveniva sempre più meta di crescenti pellegrinaggi. S. Maria di Varano,
sulla strada tra Recanati e quel centro di devozione, assurto in
pochi decenni a Villa S. Maria de Laureto, da luogo solitario era
divenuto di passaggio e di sosta.
Convento Francescano S. Giacomo della Marca
S. Giacomo da Monteprandone (Ascoli P.) (1393-1476), detto
della Marca per essere stato il grande apostolo e santo della
regione, non meno che dell'Europa, percorreva le nostre
contrade e città quale predicatore, apostolo di pace e
riformatore dei costumi. Inviato dalle autorità civili e religiose,
venne a Recanati molte volte dal giugno 1427 al 1467. La sua
predicazione nella chiesa di S. Maria di Piazza gestita dai
Silvestrini faceva accorrere tanto popolo, anche dai paesi vicini.
Per cui nel 1450 gli si dovette concedere, per la prima volta e
solo per lui, di predicare in foro, ossia sulla piazza per essere
ascoltato dall'intera folla.
S. Giacomo volle un grande bene a Recanati, venendoci
spesso e soggiornandovi con grande profitto per la città, e
venne riamato con tanto affetto, beneficato e venerato, anche
nei suoi confratelli, dalle autorità e da tutto il popolo. Verso il
1440, benché non poche fossero le comunità religiose esistenti
in città, i recanatesi desiderarono grandemente di avere
residenti i frati francescani Minori Osservanti, così detti per il
più austero rigore nel seguire la regola dell'ordine fondato da
S. Francesco d'Assisi. Volevano cioè i confratelli di S. Giacomo
un convento per ospitarlo, per averlo più spesso e più a lungo
con loro. L'attuazione non fu difficile, dato che il Vicario
Generale degli osservanti, S. Giovanni da Capistrano, altro
predicatore, apostolo e riformatore, il vincitore dei Turchi, aveva
avuto incarico da Eugenio IV (1431-1447) di erigere in Italia sei
nuovi conventi. Il vescovo Nicolò delle Aste, sempre pronto a
largo di incoraggiamento e di offerte per opere di bene,
presentò il disegno di S. Giacomo, che lo accettò ben
volentieri con qualche modifica per l'austera vita religiosa
claustrale.
Il 29 maggio 1447 S. Giovanni da Capistrano delegò fra
Cristoforo da Recanati quale suo procuratore a trovare il
luogo per costruire il convento. Questi invece del colle
Monsacino scelse S. Maria di Varano, luogo di chiese e
monasteri, solitario e salubre, in bella posizione con incantevole
visuale. La chiesa venne resa libera, trasportando il beneficio
di S. Caterina a S. Vito e col consenso del vescovo Nicolò
delle Aste (1439-1469), dei canonici e del clero i procuratori
dei frati Minori dell'Osservanza presero possesso della chiesa
e di un campo attiguo. Il 17 agosto si accordarono fra Cristoforo
e le sorelle per i beni del padre Andrea di Matteo, notaio
recanatese, e mediante il vescovo l'eredità del religioso andò
per la fabbrica del convento di S. Maria di Varano.
Costruzione della Chiesa
II 9 ottobre 1449 Antonio Magini dei Vulpiani lasciò tutti i suoi
beni alla confraternita di S. Lucia, non potendo possedere i
religiosi Osservanti per il voto di povertà, al fine di aiutare la
costruzione del loro convento. Terminate in breve le pratiche,
la fabbrica ebbe inizio e il sacro edificio terminò nel 1450,
conservando la denominazione antica di S. Maria di Varano.
Fondatore del convento è sempre ritenuto il vescovo e della
munificenza di Nicolo delle Aste fa fede l'iscrizione scolpita sulla
piccola lastra di marmo a caratteri gotici e contenuta su
quattro righe sulla facciata della chiesa:
RDUS PR DUS NICOLAUS DE FOR
LIVIO EPS RACANATEN ET MA
CERATEN FECIT FIERI ISTUM LOCUM
AD LAUDEM DEI MCCCCL
"II Rev. Padre Nicolò delle Aste da Forlì vescovo di Recanati e
Macerata fece fare questo luogo a lode di Dio. MCCCCL".
Il convento di S. Maria di Varano era di buona e comoda
abitazione per la vita claustrale dei religiosi di rigida
osservanza. Aveva due cortili, uno più piccolo con la cisterna
detta di san Giacomo, l’altro più spazioso con il suo chiostro.
Era provveduto di due grandi orti per gli ortaggi e tutti due cinti
di mura. Una buona selva e un giardino lo ornavano. Vi
dimorarono di famiglia anche 20 religiosi, es-sendovi la
cattedra di sacra teologia e filosofia, di diritto canonico e di
storia ecclesiastica con il 1850.
L'anno stesso dell'inaugurazione nove religiosi vennero ad
abitarlo, a viverci di famiglia con il superiore padre guardiano e
ad ufficiare la chiesa. Tra questi confratelli vi fu il pa dre
Lorenzo della Sicilia, il celebre oratore di quel tempo, colui che
fece porre ai recanatesi il santissimo nome del Salvatore sulla
porta della città. Il vescovo con le sue premure volle assicurare
il loro sostentamento, dato che i religiosi erano di grande
povertà, nulla possedevano. Donò 5 piccole case, un orto e
un campicello alla confraternita di S. Lucia, col patto di
affittare tutto in perpetuo e col ricavato provvedere ai religiosi
il vitto e dividere il rimanente tra i poveri dei suoi ospedali e
in altre opere di bene.
Alle stesse condizioni del vescovo la confraternita ebbe da
alcuni privati altre due case e così con l’aiuto dei benefattori la
novella famiglia francescana ebbe di che vivere. Il 2 febbraio
1452, appena completato il convento, questa comunità ospitò
alcuni confratelli dei conventi dell'osservanza.
Ogni tre anni i religiosi hanno una convocazione chiamata
Capitolo Provinciale e nel convento di S. Maria di Varano fu
ben presto tenuto questo Capitolo con la partecipazione di
molti importanti religiosi. Secondo la tradizione anche S.
Giovanni da Capistrano, Vicario Generale dei frati Osser vanti, e S. Giacomo della Marca vi hanno partecipato. Della
presenza di S. Giacomo abbiamo una certezza nel convento
con la data del 22 giugno 1452. Egli volle assicurare il con vento dell'approvvigionamento idrico. Chiese l'aiuto alla città
per costruire una cisterna e appena terminata provvide
miracolosamente l'acqua sul colle, tanto preziosa e abbondante, che mai è venuta a mancare ed è ancora usata con ab bondanza.
Il grande benefattore, il vescovo delle Aste volle provvedere ai
religiosi Osservanti una biblioteca il 3 dicembre 1459,
composta di 50 codici scritti a mano. Ordinò che fossero conservati, diversamente dovevano essere riportati, consegnandoli al capitolo dei canonici. Morto il vescovo, neppure un codice
è stato ritrovato.
Il convento fu costruito di certo presso la chiesa antica, "riducendola e probabilmente rinnovandola del tutto". Il 22 aprile
1459 la città donò 100 ducati per la fabbrica della chiesa e fu
trasformata, ebbe il coro dietro l'altare con i sedili molto comodi e
capaci per la preghiera e l'ufficio divino dei religiosi, la sagrestia
con gli armadi, le sei cappelle laterali, l'organo, il portico avanti la
chiesa con pilastri e archi a volta, come a S. Francesco, S. Lucia,
S. Maria delle Grazie. Sotto il portico stava quindi la lastra di Aste.
Accanto a questa lastra vi era, pure di marmo, lo stemma
dell'illustre vescovo, che ora si trova nello scalone di Casa
Leopardi. Il sindaco apostolico del convento Monaldo Leopardi nel
1810 lo trovò giacente tra le macerie di scarto e tra i rottami
presso il convento.
Il 27 dicembre 1468 S. Giacomo della Marca era nel convento
nuovo a Recanati e vi soggiornò con la fredda stagione, dovendo
poi andare a predicare la quaresima del 1467 in Ancona. Il 5
ottobre 1469 moriva a Recanati il grande vescovo Nicolò delle
Aste e nel testamento lasciava alla confraternita di S. Lucia 117
luoghi di monte, che erano allora titoli del debito pubblico, a
bene dei poveri, degli orfani, degli ammalati e dei frati
Osservanti del convento di S. Maria di Varano. Ad essi doveva
provvedere nel tempo della fiera, quindi ogni anno, due tuniche
di "panni gatinelli", quelli ordinari prodotti a Recanati, e alcuni
alimenti per tutto l'anno, oltre 50 bologni-ni mensili per
elemosina.
Il benefico vescovo non pretese, quale compenso per la sua
anima, se non la recita dell'ufficio dei defunti per un anno da
parte dei religiosi francescani. Ma essi, grati e riconoscenti,
celebrarono di continuo molte sante messe, specie nel giorno
anniversario. Questo convento e il fondatore Nicolò delle
Aste sono ricordati nelle cronache francescane, prima che in
quelle recanatesi. A S. Maria di Varano sostava il vescovo
novello, vi veniva ricevuto dal capitolo diocesano e da tutte le
autorità. Quindi partiva il solenne corteo verso la città, entrava
a porta Montemorello per percorrere tutte le vie principali e
raggiungere la cattedrale per la presa di possesso della
diocesi.
La comunità francescana di S. Maria di Varano viveva nel
silenzio e nella preghiera, in povertà e semplicità, fra la pace
della campagna e l'incanto della natura viva che cresceva all'intorno, lontano dalla città e dai suoi rumori. Era amata e
ricercata dalla popolazione, che si recava come un rifugio a
ricevere una benedizione e una parola di conforto da questi
esemplari figli di S. Francesco. Soprattutto in certe ricorrenze
dell'anno, quaresima, periodo pasquale, feste della Ma donna
di S. Francesco, i buoni recanatesi, attratti dalla devozione a
questo sito, vi si conducevano a rinnovarsi nello spirito e,
riacquistata la pace dell'anima, ritornarsene con tanta
edificazione e incitamento. Per questo compito li vollero
presso la città.
Come erano venerati, così erano anche ricercati i religiosi
dell'Osservanza di Recanati. Sisto IV (1471-1484) nel 1476
ordinò che le elemosine elargite dai fedeli alla Madonna di
Loreto, per sicurezza, si dovevano porre in una cassa con tre
chiavi, da tenersi una dal governatore di Loreto, la seconda
dai deputati della comunità di Recanati e l'altra dal padre
guardiano del convento di S. Maria di Varano. Senza la sua
presenza non si poteva estrarre dalla cassa alcun denaro. A
Loreto nel 1469 era iniziata dal vescovo Nicolo delle Aste la
splendida basilica intorno alla Santa Casa e lo stesso Sisto
IV nel 1476, perché l'opera progredisse bene e sollecita, volle e
ordinò che vi presidiassero sei valenti persone, due religiosi, il
guardiano e un confratello del convento di S. Maria di Varano,
due canonici e due cittadini recanatesi, insieme con il
governatore di Loreto. Erano stimati e amati i frati dell'Osservanza di Recanati.
Cappella di San Diego
Le sei cappelle della chiesa nel 1500 ebbero la sistemazione, l'abbellimento con la propria famiglia nobile ed il santo
titolare. A destra di chi entra la prima è dedicata al SS. Cro cifisso ed era della famiglia Lepretti, la seconda a S. Diego,
della famiglia Zappata-Calcagni, la terza dell'Annunziata,
della famiglia Massucci. A sinistra la prima era dedicata a S.
Francesco d'Assisi e a S. Pietro d'Alcantara e apparteneva
alla famiglia Melchiorri, la seconda a S. Giacomo della Marca e
alla famiglia Antici, la terza a S. Antonio da Padova e alla
famiglia Leopardi, secondo gli Annali del 1505. Delle sei
cappelle la sola importante è la terza di destra, tanto per gli
ornamenti a stucco, che per gli affreschi del 1500. Fu fatta
eseguire da Diego Zappata, cavaliere messinese. Avendo avuto
come tutore il recanatese Bonamici, venne a Recanati e si
fece costruire questa cappella in onore di S. Diego d'Alcalà,
spagnolo e francescano morto nel 1463. Per la parentela della
famiglia Calcagni con la famiglia Bonamici, la vedova di Diego
Zappata donò questa cappella al Calcagni. Ora è stata
restaurata con grande cura e impegno, al fine di salvare gli
affreschi di ignoto autore.
CAPPELLA RESTAURATA
IN MEMORIA
DELLA FAMIGLIA CALAMANTI
1994
In questa chiesa e nel convento dopo il primo Capitolo
Provinciale del 2 febbraio 1452, ne sono stati celebrati altri tre
precisamente quello del 7 maggio 1522, del quale parlano gli
Annali comunali. Come il comune pensava ad ogni spesa
quando S Giacomo soggiornava nel convento, perché egli
contribuiva alla pace cittadina e famigliare, così al tempo di
questi Capitoli Provinciali elargiva per tanti religiosi razioni di
vitto. Ma anche il ministero, l'apostolato e tutte le opere di
bene procuravano loro aiuti e ricompense, perché anche il
convento di S. Maria di Varano era "come il mare, che riceve
acqua da tutte le parti, e la torna a distribuire a tutti i fiumi".
La confraternita di S. Lucia ogni anno dava loro 36 scudi per
l'ufficiatura della chiesa e le messe. Le monache di S. Stefano,
che erano dirette nella vita spirituale da questi padri,
ricompensavano con 42 scudi l'anno. La provvidenza e la carità
non sono venute mai meno.
Nel 1627 il comune commissionò la rappresentazione in
bronzo della Traslazione della santa Casa al concittadino
Pier Paolo Jacometti (1590-1648), progettista, architetto e
pittore. Il 10 dicembre 1638 la magnifica opera d'arte e di
fede fu posta sul prospetto del palazzo comunale con una
grande festa e con una recita straordinarissima e solenne
dei giovani recanatesi. Si rappresentò il dramma musicale
"La guerra in feste" su un teatro di legno sulla pubblica piazza,
denominata da allora fino al 1898 "Piazza della Madonna". I
religiosi del convento di S. Maria di Varano ogni sabato sera si
portavano nella piazza avanti l'immagine della Madonna "in
bronzo" a cantare le litanie. La città gli dava per elemosina
ogni anno 18 scudi.
Nel 1872 il bassorilievo della Traslazione della santa Ca sa
fu trasferito sotto l'orologio della torre di piazza.
La scritta in latino è tradotta:
Alla Vergine Loretana
Che la sua Casa nel territorio recanatese
volle fermata
il Senato e il Popolo
memori di tanto beneficio
questa opera in bronzo
posero di Nazaret.
Con il 1700 la chiesa ebbe una nuova trasformazione nella
facciata, nel soffitto a travatura e intorno all'altare maggiore.
Fu costruita la cantoria in fondo alla chiesa con il grande
organo di Vincenzo Fedeli nel 1720. Con la struttura settecentesca è rimasta e si presenta attualmente bella e grande,
officiata e custodita con grande cura.Le vicende storiche
italiane hanno coinvolto anche la chiesa di S. Maria di Varano
con il convento.
Soppressione Napoleonica
Con la soppressione napoleonica la chiesa e il convento di S.
Maria di Varano,tutto il complesso regolare, il 5 giugno 1810
furono aboliti, revocati. Era la solennità di Pentecoste in
quell'anno e la comunità francescana fu sciolta; addolorata e
piangente dovette deporre l'abito religioso e lasciare il sacro
luogo tanto amato e desiderato. Il convento veniva chiuso e
dispersa la famiglia di S. Francesco, per cui ognuno si ridusse
a vivere nei domicili privati. Solo il superiore potè rimanere nel
convento, ma non vestito da religioso, con abito da prete, quale
custode della chiesa rimasta aperta al culto e quindi ad
officiarla.
Fortunatamente la soppressione napoleonica terminò ben
presto con la caduta dello stesso Napoleone nel 1813. Tornato
Pio VII (1800-1823) dalla prigionia di Fontainebleau in Francia
dopo cinque anni (1809-1814) al possesso dei suoi Stati, egli
dispose subito il ripristino degli ordini e congregazioni religiose
con la restituzione dei conventi o istituti non venduti. Quindi il
rientro nel più breve tempo possibile dei regolari dispersi nel
proprio convento, monastero o casa religiosa, come il
ricostruirsi delle fraternite ugualmente sciolte, il convento di S.
Maria di Varano fu così riaperto nell'anno 1816-1817,
ricomponendo nel frattempo la comunità religiosa, tutta la
famiglia osservante. La chiesa e la vita poterono riprendere il
loro ritmo, il servizio, la frequenza, le devozioni, l'ufficio divino
come se nulla fosse avvenuto. La popolazione rivide così i suoi
cari e amati frati, i quali con immensa gioia e indescrivibile
commozione rivestirono l'abito religioso.
La prima soppressione fu di stranieri e rivoluzionari, quali
erano i giacobini. Il loro settarismo venne ripetuto da italiani in
nome della piena libertà e della convivenza pacifica con l'Unità
d'Italia. Nel 1855 Camillo Benso di Cavour, ministro e
presidente del Consiglio, artefice dell'Unità d'Italia, propose la
riduzione del numero degli Ordini religiosi con la restituzione
dello stato civile per i religiosi e l'incameramento dei loro beni.
La formazione del nuovo stato italiano richiedeva ingenti
capitali, patrimoni, possedimenti, fabbricati, beni di ogni sorta.
Per far fronte alle immediate esigenze di questo organismo si
fecero perciò le leggi eversive per l'incameramento di tali beni
con la soppressione delle corporazioni religiose. Queste leggi
venivano estese alle regioni appena proclamata l'annessione al
Regno d'Italia.
Con la battaglia di Castelfidardo, a seguito di quel 18 settembre 1860, con il decreto del 3 gennaio 1861, n. 705, emesso
dal regio Commissario generale straordinario Lorenzo Valerio,
anche in questo territorio pontificio si ebbe la soppressione di
ordini religiosi ed il possesso dei loro fabbricati e beni da parte
del nuovo governo. Il decreto 3 gennaio 1861 ammetteva che
fossero esentati dalla soppressione, oltre alle associazioni
preposte al pubblico bene sia materiale e caritativo, sia
educativo e culturale, anche altri conventi e chiese.
Si doveva fare una indagine per esentare dalla legge generale e tener conto delle necessità della popolazione o dei
sentimenti che essa nutriva verso i religiosi, del culto, della pubblica istruzione da essi esercitati, ed anche delle benemerenze
che si erano acquistate certe corporazioni del paese.
La città di Recanati con le sue autorità, tutta la popolazione
voleva un grande bene ai religiosi Osservanti di S. Maria di
Varano, li amava e li stimava per il bene pubblico che
esercitavano religioso e caritativo.
Erano benemeriti verso la cittadinanza e ad essa graditissimi. Si intervenne perciò presso il regio intendente della
provincia di Macerata per esentare dalla soppressione e conservare nella città questo convento con la comunità religiosa.
Si fece tutto il possibile per l'attaccamento della cittadinanza ai
religiosi e al luogo di culto da essi tenuto. E si ottenne il favore.
Con la stessa legge di soppressione i fabbricati e i terreni
degli enti e istituti religiosi passati al demanio venivano ceduti,
con l'obbligo della manutenzione, ai comuni e alle province per
il bisogno e l'uso di asili infantili, scuole, ospedali, ricoveri,
cimiteri e di altre opere di beneficenza e di pubblica utilità.
Così la comunità francescana fu risparmiata dalla
soppressione italica nel 1861, si ottenne con la supplica la
sua permanenza a Recanati, mentre la chiesa, il convento e
gli orti di S. Maria di Varano passarono in proprietà al comune,
restando ad abitarvi quei religiosi. Il convento di Varano rimase
aperto anche per la necessità di dare alloggio a tanti religiosi
francescani, mancando nella stessa Recanati abitazioni per
loro.
Divenne un concentramento di frati, tanto che il sindaco di
Recanati si rifiutava di accettare altri religiosi nel convento
cittadino dei Minori Osservanti "per ragioni politiche ed
economiche di questua".
Dall'elenco delle corporazioni religiose maschili presenti in
quel tempo a Recanati veniamo a conoscere che vi erano 25
sacerdoti e 7 laici.
Era un convento ben grande.
Inizio del Civico Cimitero
Con l'editto del 16 marzo 1791 emesso da Saint Cloud
Napoleone aveva proibito le sepolture nelle chiese e istituiti i
cimiteri alle dipendenze dell'autorità comunale. Estesosi
questo provvedimento presso tutti i popoli civili, dopo l'Unità
d'Italia sorsero i cimiteri lontani dall'abitato, in luogo appartato
anche in Italia. Dovendo Recanati provvedere a questa esigenza, nel 1872 l'orto del convento di S. Maria di Varano, di sua
proprietà con la soppressione, fu convertito in pubblico cimitero.
Un lato del chiostro meno antico, ove erano nelle lunette alcuni
affreschi, è divenuto luogo di tombe, gli altri due sono stati
demoliti e il materiale fu anch'esso adoperato per i fondamenti
del palazzo comunale.
Aumentando sempre più le sepolture sotto le finestre del
convento e mancando ai religiosi una certa libertà, dopo varie
peripezie i superiori della provincia riformata nel 1902 chiusero
definitivamente il convento, divenuto abitazione del custode del
cimitero. Resta a perenne ricordo la cisterna fattavi costruire da
S. Giacomo della Marca con l'acqua prodigiosa nel piccolo
antico chiostro, e la statua del santo luogo le scale dell'ex
convento. Ma soprattutto rimane a ricordo dei santi religiosi il
luogo della loro preghiera, della quotidiana salmodia, delle
solenni celebrazioni, la chiesa bella e grande, ben conservata,
curata in ogni parte con tanto amore, ordinata liturgicamente
e arredata, ufficiata e sempre frequentata.
L'ultimo francescano degli Osservanti Minori a lasciare il
convento fu Padre Francesco Zucca (1902). Poi il comune
d'intesa con la curia vescovile ha nominato dei Cappellani del
civico cimitero:
Don Alessandro Magnaterra 1918-1953
Don Luigi Varinelli 1953-1980
Don Mario Castagnari 1980 fino ai nostri giorni.
Opere d'arte della Chiesa
Non menzionate precedentemente vi sono nella chiesa
queste opere d'arte.
In ottime cornici vi sono ai lati del Presbiterio due quadri del
Fanelli raffiguranti: S. Pasquale Bailon e S. Giovanni da
Capistrano.
Presso l'ingresso laterale della chiesa vi sono due quadri:
S. Pier d'Alcantara e S. Francesco in gloria.
Magnifico il coro come pure gli armadi di Sagrestia: tutti in
noce finemente lavorati, del secolo XVIII; sopra il coro vi sono
due quadri: l'ultima cena e la visione della Porziuncola mentre
nella Cappella del Sacramento si trova l'urna delle reliquie di
S. Abbondanzio (1742).
Il porticato antistante, caratteristica delle chiese francescane - vedi chiesa dei Cappuccini a Montemorello - fu incorporato alla chiesa nello scorso secolo.
Importante in questa chiesa è la tomba della famiglia
Leopardi ove furono sepolti, come dimostrano le lapidi delle
pareti, i familiari del poeta, genitori Monaldo, Adelaide, i fratelli
Paolina, Pietro e le parentele acquisite. In questa chiesa fu
sepolta la Nerina delle Ricordanze, data di morte 3 novembre
1827, e pare anche Lorenzo Lotto: una grande pietra di marmo
con lo stemma della famiglia Leopardi ricopre l'imboccatura
davanti al presbiterio.
Vicino alla porta laterale vi è la lapide funeraria di Vincenzo
Parpaglia abate, Nunzio Apostolico presso l'Inghilterra.
Lavori eseguiti nel 1983:
Rifacimento della facciata. Tinteggiatura della chiesa. Restauro
della Cappella S. Diego. Impianto di riscaldamento a metano.
Restauro torre campanaria. Elettrificazione delle campane.
Amplificazione.
Restauro dell'organo costruito da Venanzio Fedeli nel 1720 e
installato in questa chiesa nel 1920, proveniente dal Monastero
delle Clarisse di Castelnuovo. Restauro delle lunette del
chiostro raffiguranti la vita di S. Antonio. Banchi in legno
mogano.
Madonna in cotto all’ingresso della chiesa della porta laterale di Franca Previati
Interno della Chiesa
Lunetta del porticato del Convento: Miracolo della mula.
Nascita di Sant’Antonio
Chiesa S. Maria in Varano, cappella del Crocifisso- acrilico di M. Rita Beccacci
Organo costruito da Venanzio Fedeli 1720
PAOLINA LEOPARDI
NATA IN RECATATI IL 1° OTTORRE 1800
MORTA IN PISA IL 13 MARZO 1869
VOLLE ESSERE QUI RICONDOTTA
A DORMIRE FRA I SUOI CARI
ANIMA DOLCE
TERESA TUA
CHE CORSE PER TROVARSI ALLA TUA PARTENZA
E CARLO
CHE PER ULTIMO NOMINASTI
POSERO QUESTO SEGNO DI UNA MEMORIA
CHE DURERÀ IN LORO QUANTO LA VITA
Lapide della sorella del poeta, Paolina,
da Lui molto amata.
QUESTA IMMAGINE
DI GESÙ CRISTO CROCIFISSO
POSO SUL PETTO DI LUIGI LEOPARDI
MORTO IL GIORNO 4. DI MAGGIO DEL 1828.
A UN'ORA DI NOTTE
IN ETÀ DI ANNI 23. MESI 8. GIORNI 11.
E SEPOLTO IN QUESTA CHIESA
MORI CON LA PACE NEL CUORE
COL RISO SULLE LABBRA
E CON TUTTI I SEGNI DI
PREDESTINAZIONE.
IO MONALDO LEOPARDI
PADRE SCONSOLASSIMO
HO POSTA PESTA MEMORIA
RECANATESI MIEI CONCITTADINI
ABBIATE PIETÀ DEL MIO PIANTO
PREGATE IDDIO PER L ANIMA DEL CARO
DEFONTO
PERCHE IO FACCIA PENITENZA
DELLI MIEI MOLTI PECCATI
E POSSA RIVEDERE L’AMATO FIGLIO
IN PARADISO
Lapide in memoria di Luigi fratello di Giacomo
Nascita di Sant’Antonio