Iniziativa Wildlife Estates

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Iniziativa Wildlife Estates
122
Novembre 2009
Iniziativa
Wildlife Estates
Siamo quindi indotti a dire che tutte
queste attività siano benvenute e che non
possiamo prendere il rischio di privarci di
un tale settore che mette tanti milioni di
braccia e di mezzi finanziari al servizio
della natura.
Sarebbe opportuno effettuare una sintesi delle contraddizioni e introdurre un
dibattito benefico per l’ambiente. Solo
un’unicità di vedute sul futuro delle attività rurali e del loro modo di finanziamento
permetterà di preservare un budget europeo
interessante per il mondo rurale. E’ quanto hanno fatto ELO, Wildlife Estates,
FACE, IUCN, Birdlife e WWF durante la conferenza sulla caccia durevole organizzata con il patrocinio della Direzione
Generale dell’Ambiente.
© SVOL
Fra le varie attività sviluppate dai
proprietari rurali la caccia tiene un ruolo
a parte nello spirito di alcuni di essi che
cristallizzano, mediante questa pratica,
il loro rapporto affettivo con l’ambiente.
Il gerente cacciatore è spesso molto vicino all’ambientalista, in quanto eccellente
osservatore della natura; come spiegare
allora la sua opposizione ai membri di
certe ONG? E’ perché condividono, in
fondo, il medesimo interesse per la natura e
si sentono quindi in competizione? Per le
medesime specie? E’ forse perché i membri di queste ONG sono essenzialmente
urbani, il che non permetterebbe loro di
comprendere un atteggiamento più rurale?
Altrettante questioni che comportano una
parte di verità, pur essendo insufficienti,
anzi, riduttrici per fornire una risposta
definitiva. Cacciare è inerente alla specie
umana. Tuttavia nell’odierna società compartimentata, molti cittadini ignorano le
prassi di produzione dei loro vicini, quindi
tale atto sembra estraneo a certe persone.
C
ome ricorda il Commissario europeo per
l’Ambiente Stavros Dimas, ‘La principale
sfida che stiamo affrontando è che il declino
della biodiversità è arrivato a un livello allarmante,
principalmente a causa dell’attività umana. La
biodiversità è cruciale per la vita. Nel 2001, l’Unione
Europea ha fissato l’ambizioso obiettivo di arrestare
la perdita di biodiversità entro il 2010. Sono stati
realizzati importanti progressi e si rilevano segni di
rallentamento del declino. Tuttavia, siamo coscienti
del fatto che il target del 2010 non sarà raggiunto.
Ciò vuol dire che si deve fare di più’ 1.
F
Iniziativa Wildlife Estates 1
La conferenza UEHHA
sull’energia e l’innovazione
negli edifici storici
4
Brevi
6
Organizzazione
moderna della caccia
– Mito o realtà?
7
La caccia nella
Repubblica Ceca
8
Perché e come
dovrebbero gestire
le emissioni di CO2
le organizzazioni?
10
Peregrine Falcon
populations
- status and perspectives
in the 21st century
12
Agenda
12
Con il sostegno della
Comunità Europea - DG Ambiente
CountrySide
è una publicazione di ELO
tradotta in Francese, Inglese,
Italiano, Spagnolo e Tedesco.
Editore responsabile :
Thierry de l’Escaille
Capo redattore :
Emmanuelle MIKOSZ
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5 Euro
Il Commissario Dimas sottolinea l’importanza delle Direttive
UE Uccelli e Habitat e la rete
Natura 2000: strumenti essenziali
per arrestare la perdita della biodiversità, in Europa.
Il Commissario Dimas spiega
che è più prudente pensare che la
totale implementazione non sarà
sufficiente per realizzare questo
obiettivo. Realizzare un miglioramento della biodiversità richiede
un equilibrio tra le misure di protezione della natura e le attività sostenibili dell’uomo. Il futuro
della biodiversità su larga scala è
nelle mani degli amministratori di
proprietà terriere in tutta Europa.
Secondo il Commissario Dimas,
la caccia 2 può avere un ruolo
cruciale in questo contesto perché
proteggere gli habitat e la diversità
delle specie che vivono nelle loro
terre è nell’interesse degli amministratori di proprietà terrieri e dei
cacciatori. Il Commissario Dimas
accoglie calorosamente l’iniziativa
Wildlife Estates di ELO che promuove sinergie tra la conservazione e l’uso sostenibile del territorio.
L’iniziativa Pilot Wildlife Estates
(PWEi), nata nel 2003, ha generato nel 2008 un’altra iniziativa:
la Wildlife Estates il cui scopo è
creare una rete di proprietà esemplari. Quest’ultima illustra i principi
di una buona gestione e conservazione del patrimonio dell’habitat
naturale in tutta Europa, diviso
secondo le regioni biogeografiche. La gestione sostenibile è un
aspetto fondamentale del patrimonio, specialmente per le restrizioni
budgetarie legate alla riforma CAP,
per la mancanza di consolidamento ambientale e per il cambiamento
climatico che rendono necessario
un maggiore sviluppo di comportamenti sostenibili.
Oltre a uno scambio di esperienze altamente benefico, l’iniziativa ha un considerevole potenziale
per la società, in termini socio-culturali e socio-economici: fornisce
un valore innegabile alla nostra
eredità culturale comune e porta
valore aggiunto al bene comune
della società. Accrescerà la consapevolezza dell’importanza della
qualità delle popolazioni della flora
e della fauna selvatica. La gestione necessaria e cruciale sarà uno
strumento educativo per le generazioni future. Vantaggi più concreti dell’iniziativa sono ad esempio il fatto che anticipa l’implementazione delle nuove strategia
di protezione della biodiversità di
Natura 2000; contribuisce all’identificazione e alla comunicazione
delle attività degli amministratori
Wildlife Estate e crea una nuova
rete che promuove attività innovative e tecniche.
Le tenute modello che sono
compatibili con i principi di gestione sostenibile e con la protezione
della vita selvatica di cui sopra
sono premiati (al termine di una
procedura di selezione 3) ottenendo il Wildlife Estate Label (WE
Label). Il label è stato sviluppato
per riconoscere la buona amministrazione dei territori di caccia
e di pesca, ricchi di specie e con
abbondanti popolazioni di flora e
fauna selvatica. In altre parole, se
applichiamo una semplice logica
per un’eccellente amministrazione
delle proprietà private in cui si caccia e si pesca, dobbiamo ricercare
il suo potenziale sviluppo in un
Wildlife Estate.
Il Label crea un sistema che
assicura e dimostra che la gestione e l’uso delle risorse naturali in
grandi proprietà rispetta i principi
di protezione della biodiversità e
della natura. Il Label vuole essere
flessibile e non una certificazione
vincolante. Tuttavia, un terreno o
© SVOL
che sono ricchi in specie e popolazioni di flora e fauna selvatiche.
Ciò dimostrerebbe l’eccellenza
nell’amministrazione e nell’uso
inte­grato sostenibile. In secondo
luogo, l’iniziativa prevede di lavorare nella rete Natura 2000 e di
fare propria l’eminente strategia
sulla biodiversità. In terzo luogo,
WE permette ai proprietari terrieri
di impegnarsi nell’uso sostenibile
del territorio, senza doversi basare su risorse UE già utilizzate. Dà
loro l’opportunità di comunicare
ed apprendere dall’esperienza di
coloro che si sono trovati in situazioni simili. Infine, l’applicazione
di WE proverà che gli attori privati
rurali sono capaci di fornire soluzioni a problemi come la perdita della biodiversità. Comunque,
applicando la qualità per il WE
Label, gli amministratori del territorio danno un valido contributo
alla biodiversità, che ottengano il
label o meno.
n Darius Movaghar
n Louise Knops
una proprietà deve soddisfare due
livelli di valutazione per ricevere il
WE Label. Sul primo livello è un
impegno volontario nel rispetto dei
dieci principi di gestione del patrimonio di flora e fauna selvatica
del WE Charter 4 e sul secondo
livello, l’amministratore deve soddisfare i requisiti del Questionario
WE 5. Finora, i metodi di valutazione delle proprietà candidate erano
supportati da questionari speciali per le regioni biogeografiche
Atlantica, Continentale, Boreale e
Mediterranea. Si noti che in que-
sto contesto vi sono anche altre
3 regioni biogeografiche nell’Unione europea: Macaronesia, Alpina
e Pannonia. WE ha l’obiettivo di
includere almeno un’altra regione
biogeografica nel futuro, ad esempio la regione Alpina.
Per concludere, possiamo dire
che il Wildlife Estates è il prolungamento logico per la gestione dell’habitat naturale. In altre parole,
diventare un Wildlife Estate dovrebbe essere un’aspirazione logica per
tutti i territori di caccia e di pesca
Per ulteriori dettagli,
visitare il sito Web
www.wildlife-estates.eu
1 Wildlife Estates Booklet, p.2, 2009
2 In Europa, molte zone protette
fanno parte della rete Natura 2000.
3 Per ulteriori dettagli, visitare il sito
Web www.wildlife-estates.eu
4 Idem
5 Idem
La conferenza UEHHA sull’energia e l’innovazione negli edifici storici
Una nuova era per l’efficienza dell’energia negli edifici
che deve riconoscere le specificità degli edifici storici
I
l 16 ottobre a Bruxelles, la UEHHA (Union of European Historic Houses Association ) ha
condotto una conferenza durante la quale ho avuto l’occasione di parlare. È stato un evento
ben cronometrato perché la revisione dell’Energy Performance of Buildings Directive (EPBD) sta
avanzando rapidamente attraverso il canale di informazione legislativo e perché Ghislain d’Ursel
ha deciso di organizzare l’evento e le varie presentazioni nel vasto contesto della politica sostenibile
dell’UE per il territorio e gli edifici urbani e rurali, commerciali, residenziali e storici. Quindi, una
conferenza ben cronometrata. Perché nella storia, questo è il momento in cui la politica ambientale e
energetica dell’UE per il territorio e l’edilizia sta raggiungendo una massa critica, sostituendo iniziative
nazionali isolate, instaurando regole comuni per mezzo miliardo di europei e un piano per il mondo.
G. d'URSEL
Nella leadership dell’UE contro i
cambiamenti climatici, l’edilizia è un
settore chiave. Il 40% del consumo di energia e il 36% di emissioni
di CO2 provengono dagli edifici e
l’UE, lavorando con l’organizzazione
europea dei proprietari terrieri, con
l’EPF (European Property Federation),
la TEGoVA (The European Group of
Valuers'. Associations) e con l’UEHHA,
ha preparato un progetto di legislazione che renderà il vero patrimonio
europeo leader mondiale nella riduzione di CO2 nelle prestazioni ambientali
generali: il rinnovo delle prestazioni
energetiche e i requisiti di certificazione per gli edifici sono aumentati e
sembrerebbe che, grazie alla nostra
costante pressione durante due anni,
sia cominciato un processo di armonizzazione delle certificazioni delle
prestazioni energetiche negli edifici
in tutta l’Unione europea. Quando un
estone e un portoghese parleranno di
un edificio di tipo ‘Grade A’ o ‘Grade
G’, parleranno della stessa cosa. Vi
saranno requisiti di energia rinnovabile per gli edifici e una regolamenta-
zione separata per la gestione delle
acque usate e dei rifiuti negli edifici, ma anche metodologie e regole
comuni per le prestazioni ambientali.
L’Ecolabel UE è stato esteso agli
edifici. L’appalto pubblico ecologico
dell’UE dà priorità alla costruzione
e i prodotti di costruzione dovranno
essere rispettuosi dell’ambiente per
ricevere il marchio UE, che ne faciliterebbe l’esportazione. Le regole UE di
gestione degli eventi alluvionali stanno tenendo a galla i beni immobili e il
denaro dell’UE sta riparando i danni
provocati dalle ultime vicissitudini.
Ciò implica un certo numero di
modifiche nella cultura di pianificazione, costruzione e investimento per
mezzo miliardo di persone: una sfida
J. Kiili, I. Sooäär, G. Gossip
colossale e l’opportunità per creare
proprietari di tutti i tipi.
Buone notizie per i proprietari terrieri
e, certamente, per i lettori di questo
giornale, perché se non ci uniamo tutti
per agire rapidamente e con determinazione, i nostri figli e i nostri nipoti
potrebbero conoscere una campagna
molto diversa da quella che vorremo
lasciare loro. È normale e comprensibile che le autorità europee desiderino implicare tutti in questa missione;
anche i proprietari di dimore storiche. Per quanto concerne un aspetto
importante della revisione della direttiva sul rendimento energetico edilizio (EPBD - Energy Performance of
Buildings Directive), alcuni legislatori
potrebbero andare oltre.
Il Parlamento europeo ha proposto
un emendamento che prevede che
anche gli edifici ereditati siano sottomessi alla direttiva sul rendimento
energetico, per la riabilitazione. È vero
che non si è obbligati a rinnovare
niente o a rinnovare tutto, a qualsiasi
costo. Gli elementi che non possono essere sostituiti senza alterare
l’aspetto d’origine dell’edificio non
dovranno, in teoria, essere sostituiti.
Sembra ragionevole in apparenza, ma
coloro che conoscono la realtà degli
edifici storici sanno che non è sempre il caso. Quali elementi possono o
non possono essere sostituiti in tutta
sicurezza, lasciando i proprietari in
sospeso, mentre l’edificio degenera?
Questo è l’eterno dibattito tra le autorità per la pianificazione ambientale
e le autorità amministrative addette
all’eredità.
Inoltre, nonostante il progresso
tecnico, il rinnovo di un edificio storico rimane un esercizio molto delicato
con il costante pericolo di rovinare
l’aspetto estetico della costruzione.
Secondo me, il punto focale della
conferenza UEHHA è stata la presentazione di Léon Lock che ha
spiegato il modo in cui tutti gli elementi relativi al territorio e all’edilizia
sono connessi tra di loro per produrre
un effetto molto speciale e magico.
Tra i numerosi meravigliosi esempi, ricordo quello dei giardini di un
castello che erano stati progettati per
avere un fascino particolare se visti
dalle ‘imperfette’ finestre del tempo.
Il Dott. Lock ha presentato una ‘terribile’ serie di illustrazioni dei diversi
modi in cui riabilitazioni con un certo
rendimento energetico hanno rovinato l’aspetto dell’edificio e, in alcuni
ambienti storici, persino la strada.
Infine, non posso dimenticare di
parlare del fattore costo. È vero che il
progresso tecnico può conciliare rendimento energetico e manutenzione
di edifici storici, ma il costo è molto
elevato. I proprietari di tali edifici
sono il segmento della società che,
in tutti i casi, anche in circostanze
anormali, devono affrontare costi di
rinnovo e riparazione proporzionali al
loro reddito.
C’è un principio di base delle leggi dell’UE, costituzionalizzato nel Trattato
di Lisbona, che serve a proteggere i
cittadini europei dalla sovraregolazione. È chiamato il principio della proporzionalità: non si deve utilizzare un
martello per uccidere una mosca. In
questo caso, non si devono storpiare
i proprietari di edifici storici affinché
realizzino un minimo e insignificante
miglioramento del rendimento energetico. Sembra che l’emendamento del Parlamento sia stato incitato
dall’abuso dell’esenzione su edifici
ereditati – che, in alcuni paesi, è stata
presumibilmente estesa ad interi villaggi. Non posso giudicare, perché
non lo so. Mi sembra che la soluzione
per gli stati membri consista nell’investigare sugli abusi e prendere le misure correttive adeguate. La risposta
non è mettere semplicemente il peso
del rinnovo con rendimento energetico su tutti gli edifici storici.
Questa è comunque la posizione che noi tutti, ELO, EPF, TEGoVA
e UEHHA, abbiamo preso con i
nostri governi, con il Parlamento e la
Commissione. Insieme, cerchiamo di
trovare una soluzione soddisfacente
a questo reale problema che, lo ribadisco, fa parte di un impegno europeo di grande portata in favore della
sostenibilità ambientale: la salvezza
del nostro pianeta!
n Michael MacBrien
Specialista in diritto belga e europeo,
Michael MacBrien ha dedicato la sua
carriera al campo degli affari europei.
È Direttore Generale della European
Property Federation dalla fondazione, nel 1997, che rappresenta tutti gli
aspetti della proprietà e degli investimenti. Michael MacBrien è anche
consulente fiscale di TEGoVA,
The European Group of
Valuers’ Associations.’
IL RICONOSCIMENTO
INBEV-BAILLET LATOUR
PREMIA LA K.U.LEUVEN
per la gestione del DOMINIO
DI BEVERBEEK
A HAMONT-ACHEL
Creato più di 10 anni fa, il
Riconoscimento InBev-Baillet
Latour per l’Ambiente premia
ogni anno un proprietario o un
gerente privato per un progetto
di sistemazione (o gestione
ecologica) di un dominio in Belgio.
Il Riconoscimento InBevBaillet Latour per l’Ambiente è
organizzato dalla Fondazione
belga per la Conservazione degli
Habitat, sotto l’egida del Barone
Edgar Kesteloot. Questo
riconoscimento nazionale annuale
viene consegnato in alternanza
dalla Fondazione Vallone per
la Conservazione degli Habitat
e la Stichting Behoud Natuur
en Leefmilieu Vlaanderen.
Questo riconoscimento si avvale
dell’appoggio finanziario del Fondo
InBev- Bail & Latour, avente come
fine incoraggiare le realizzazioni
d’elevato valore umano e
di carattere essenzialmente
ambientale, scientifico, culturale
o artistico. Di un importo di
10.000 €, il premio rappresenta
il maggiore riconoscimento in
materia di gestione durevole
dell’ambiente in Belgio. Ogni anno,
una giuria indipendente d’esperti
in ambiente premia le realizzazioni
esemplari sul piano ecologico
in Vallonia, nelle Fiandre
e a Bruxelles.
Quest’anno, il riconoscimento è
stato attribuito il 6 ottobre, alla
Katholieke Universiteit Leuven
(K.U.Leuven) per la gestione
integrata della natura e delle
foreste del dominio di Beverbeek
a Hamont-Achel (Limbourg).
Questa ricompensa è stata
attribuita dalla Fondazione belga
per la Conservazione degli
Habitat che intende premiare la
K.U.Leuven per i suoi numerosi
sforzi forniti nell’ambito della
riabilitazione e della gestione di
questo prestigioso patrimonio
naturale in un’ottica ecologica,
economica, educativa e
socioculturale. Esso dispone
anche di un’importante funzione
educativa perché costituisce un
laboratorio ideale per gli studenti.
La sua funzione economica si
regge sulla produzione arboricola
e l’affitto delle zone di caccia,
apportando anche un’attenzione
particolare alla gestione della
riserva naturale.
Appartenente alla K.U.Leuven
dal 1961, il dominio di Beverbeek
(164 ettari) è gestito dal 1997 dal
Professor Bart Muys, al quale
è stata affidata la missione di
gestire il dominio nell’integralità
dell’insegnamento, della ricerca e
dei servizi. “ Le perdite e i profitti
dovevano equilibrarsi. Il che non
era cosa facile per una zona
interessata da direttive sulla natura
e l’habitat, soprattutto perché i
prezzi del legno sono bassi e il
costo della manodopera elevato ”,
spiega il Professor Muys.
La gestione di ogni parcella rimane
orientata su varie funzioni, ma
l’accento è posto sulla produzione,
l’ecologia o l’esperienza, a
seconda del settore. Così, il
campo è di una grande importanza
per la biodiversità, prova ne sia il
suo statuto di riserva naturale nel
piano regionale e di zona protetta
“Natura 2000”. Inoltre, la maggior
parte dei sentieri del parco è stata
sistemata per varie forme d’attività
come la passeggiata, il ciclismo
e l’equitazione.
I diplomi d’onore 2009 per la
salvaguardia della natura sono
stati attribuiti al Buren voor het
landschap Regionaal Landschap
Houtland, al Boer zoekt vrijwil
iger om samen weidevogels te
beschermen Regionaal Landschap
Schelde-Durme e a Claude &
Gauthier di Vilenfagne de
Vogelsanck per il restauro
dell’Ermitage di Bolderberg e la
riabilitazione della sua cornice
vegetale classificata
Heusden-Zolder.
L’anno prossimo, la Fondazione
Vallone per la Conservazione degli
Habitat consegnerà il Premio.
InBev-Baillet Latour per l’Ambiente
2010 ad un progetto condotto
nella Regione Vallone
o di Bruxelles.
Per maggiori informazioni,
vi preghiamo di contattare il
Segretario Generale:
Alain De Waele,
Secrétaire général
Fonds InBev-Baillet Latour
E-mail :
[email protected]
Organizzazione moderna della caccia
– Mito o realtà?
I
l 16 ottobre, una conferenza internazione intitolata “Public Policy Choices in Hunting in
East and Central European Countries” (Scelte politiche pubbliche nei paesi dell’Europa
centrale e orientale) si è svolta a Tallinn, condotta dalla Private Forest Union e dal
Ministero dell’ambiente d’Estonia. Le previsioni per la caccia in Estonia sono state
presentate durante la conferenza con le pratiche della caccia in altri paesi europei, incluse
le relazioni tra i gruppi di interesse.
© Estonian Ministry of Environment
responsabilità dello stato garantire
la diversità della selvaggina selvatica
per generazioni e risarcire i danni che
potrebbe provocare. Il risarcimento
di questi danni dovrebbe basarsi sull’interesse pubblico e su restrizioni
specifiche dei proprietari privati.
Era la prima volta che i rappresentanti dei proprietari terrieri, le organizzazioni forestali e di caccia dell’Estonia e dei paesi vicini erano riuniti nella
stessa stanza. Le attività di caccia in
molti paesi post-socialisti dell’Europa
orientale, inclusa l’Estonia, e i principi
per le attività di organizzazione della
caccia sono diversi dalle pratiche
che hanno evoluto negli stati “vecchi” membri dell’Unione europea. La
differenza principale e concettuale
concerne i diritti di caccia e in particolare la connessione tra la selvaggina selvaggia e la proprietà dei terreni.
In paesi come l’Estonia, la Lituania, i
diritti di caccia non appartengono ai
proprietari terrieri e i proprietari terrieri non possono decidere chi caccia
sulle loro terre e hanno dei redditi
originati dalla caccia.
Nei paesi baltici, essere proprietario
terriero privato è un’esperienza relativamente nuova e l’aumento della
consapevolezza dei proprietari terrieri
e l’interesse nella caccia sta cominciando a creare una discussione animata sulle politiche della caccia.
Poiché l’Estonia sta preparando
un emendamento su caccia e armi,
Andres Talijärv, il Segretario generale deputato per la conservazione
della natura e delle foreste al Ministero
dell’Ambiente, riconosce che l’emendamento alla legge non aumenterà
i diritti sulla caccia dei proprietari
terrieri. Secondo Talijärv, i proprietari
terrieri e i cacciatori devono trovare
un accordo sul come equilibrare i loro
rispettivi interessi.
D’altro canto, secondo Taavi
Veskimägi, membro del consiglio di
gestione della Società dei Cacciatori,
lo stato non può recedere dal triangolo stato, cacciatori e proprietari terrieri. Ognuno ha i propri diritti, i propri
doveri e le proprie responsabilità. È
Alla luce delle pratiche europee
della caccia, Ando Eelmaa, presidente del consiglio della Estonian
Private Forest Union, per risolvere il
problema dei danni provocati alla selvaggina, propone due soluzioni per
l’Estonia: aumentare i diritti di caccia
dei proprietari terrieri o coinvolgere lo
stato nel risarcimento dei danni.
Risarcire i proprietari di terreni e foreste per i danni alla selvaggina e definire chi deve risarcire è una decisione
molto critica. In base a quanto detto
dai loro rappresentanti, in Lettonia
e Lituania è implementato un meccanismo di risarcimento. Tuttavia, i
proprietari terrieri non hanno ancora
ricevuto nessun risarcimento. Diversi
sono i motivi. Alcuni di loro sono
puramente umani. D’altro canto, i
danni alla selvaggina sono compensati in Finlandia dal budget nazionale
mediante fondi stanziati a questo
scopo.
Un esempio positivo dell’organizzazione della caccia è stato presentato da Anders Grahn della Swedish
Association for Hunting and Wildlife
Management (Associazione svedese per la gestione della caccia e
l’europa allargata
della selvaggina) che ha aperto la
presentazione con una panoramica
storica dell’organizzazione della caccia. L’organizzazione è stata creata
nel 1830 per una caccia etica e
tradizionale e per prevenire l’estinzione delle popolazioni di selvaggina.
Oggi, il sistema è evoluto. I diritti di
caccia appartengono ai proprietari
terrieri che decidono chi può cacciare
sulle proprie terre. Allo stesso tempo,
Grahn ha sottolineato che, nonostante i cacciatori non abbiano mai avuto
l’opportunità di cacciare tanta selvaggina come oggi, molte popolazioni di
selvaggina aumentano.
Oltre ai vicini dell’Estonia, Sven
Herzog, professore alla Dresden
University of Technology, ha introdotto l’esperienza della Germania,
dove il sistema di caccia socialista
è stato sostituito dal sistema dei
paesi democratici. Secondo Herzog,
la metà orientale del paese ha adottato il sistema di caccia centrato sul
proprietario terriero della Germania
occidentale, che funziona oggi con
successo. Ha aggiunto che i gruppi
devono dialogare e le posizioni diverse devono essere considerate per
trovare soluzioni comuni.
Il messaggio di tutti gli speaker
europei è stato che le fondamenta
della caccia sostenibile si fondano
sull’importanza della proprietà terriera e dei proprietari nell’organizzazione della caccia, nonché nel trovare
un equilibrio tra diritti e obblighi dei
diversi attori. Secondo la Eelmaa, il
dialogo tra i proprietari di terreni e
boschi e cacciatori è stata avviato
con successo e la cooperazione è più
fruttuosa che mai.
Al termine della conferenza, si è riconosciuto che l’Estonia si trova in
una situazione molto favorevole nei
confronti della selvaggina, fornendo
quindi ottime predisposizioni per il
futuro sviluppo in questo campo d’attività. I diritti e gli obblighi dei principali gruppi di interesse della caccia,
come i cacciatori, i proprietari terrieri
e lo stato dovranno essere riformati
per garantire il benessere della caccia
nel futuro.
Oltre al punto di vista dell’Estonia, i
partecipanti alla conferenza hanno
avuto l’opportunità di assistere alle
presentazioni di Svezia, Finlandia,
Lituania, Lettonia e Germania e alla
presentazione dei rappresentanti ELO
e CEPF. Il giorno successivo, i visitatori hanno partecipato a una caccia
all’alce.
n Maret PARV
Ministro dell’ambiente
estonico
La caccia nella
Repubblica Ceca
L
a caccia e la legislazione sulla caccia nella Repubblica Ceca sono diverse da quelle
dei paesi vicini, ad esempio Austria e Baviera, fino alla metà del XX secolo. Per quanto
concerne le condizioni naturali, la composizione della selvaggina era quasi la stessa:
la lepre e il fagiano erano le specie principali e prima degli inverni del periodo 1941-42 si poteva
trovare anche la pernice. Si cacciavano numerose specie di anatre, oche, piccioni, fagiani di
monte e cedroni, nonché capriole e cervi rossi nelle aree montagnose. In riserve private di
selvaggina, erano allevati cinghiali, daini e mufloni.
I cambiamenti politici del 1948
nella Repubblica Ceca hanno modificato drasticamente lo sviluppo della
caccia. La collettivizzazione dell’agricoltura ha avuto gravi ripercussioni:
il limite d’aratura troppo vicino alle
polle di risorgiva, distruzione dei sentieri nei campi, dei rifugi per la selvaggina e taglio della vegetazione riparia.
Un centinaio di ettari di terreni monocultura (mais, colza etc) hanno seve-
ramente limitato le fonti di cibo per
la selvaggina. Allo stesso tempo, le
proprietà terriere private per la caccia
sono state annullate e nella regione
sono stati creati centinaia di ettari di
terreni per la caccia, controllati dallo
stato o da corporazioni.
I terreni per la caccia di corporazioni e, in parte, i terreni dello stato,
sono stati affittati ad associazioni che
riunivano decine di membri. Gli affitti
erano bassi e la caccia divenne una
delle poche attività consentite del
tempo libero delle popolazioni rurali.
Naturalmente, la situazione ha avuto
un impatto sulla selvaggina e sulla
popolazione. La mancanza di rifugi
sui campi, le monoculture delle coltivazioni non alimentari e il crescente
uso di fertilizzanti e di altri prodotti
chimici nell’agricoltura hanno condot-
to alla diminuzione delle popolazioni
di selvaggina, essenzialmente lepri
e fagiani. Sono quasi scomparsi in
numerose regioni della Repubblica
Ceca. Nel contempo, la popolazione
di artiodattili è aumentata per diffusione naturale (caprioli e cinghiali) e
predisposizione volontaria (mufloni,
cervi giapponesi). La caccia annuale
di caprioli è aumentata approssimativamente tre volte durante la seconda
metà del XX° secolo, sei volte per i
cervi rossi e cinque volte per i daini.
Negli anni ‘50, i daini e i cinghiali vivevano su terreni aperti alla caccia, ma
nel 1990 sono stati cacciati 57.000
cinghiali e quasi 8.000 daini. Un tale
sviluppo è stato facilitato tra gli altri
fattori, dal fatto che nell’“economia
socialistica” le proprietà nazionali o
di co-operative non hanno richiesto
nessun risarcimento. Inoltre, maggiori
possibilità di caccia erano ben accolte
dai cacciatori.
Oggi, la caccia è regolata da una
legge emanata nel 2001. La legge e
le successive normative di implementazione hanno sostituito alcune precedenti clausole controverse. Prima
di tutto, i diritti dei proprietari terrieri
non sono stati rispettati, ossia, non
nel modo dell‘“Europa occidentale”.
La superficie minima per un terreno
di caccia è 500 ettari, il contratto di
locazione su un terreno è di 10 anni (le
possibilità per determinare il canone
d’affitto sono molto limitate) e i piani
di caccia basati sul casuale censimento della selvaggina primaverile
sono approvati dall’amministrazione
statale della caccia. Ci si deve rivolgere a questa autorità per ottenere le
licenze di caccia in caso di caccia non
pianificata. È molto difficile ottenere
un risarcimento per i danni provocati
dalla selvaggina al patrimonio forestale, specialmente per i proprietari
di piccoli boschi in terreni di caccia
gestiti da corporazioni. Gli sforzi dei
proprietari di foreste per cambiare le
clausole della legge di cui sopra non
© SVOL
hanno avuto ripercussioni positive,
per il momento.
Ogi ci sono quasi 6.000 terreni di
caccia su un’area di 1.193 ettari, 190
riserve di caccia, che ammontano
a circa 236 ettari e 285 fagianaie
che coprono circa 355 ettari nella
Repubblica Ceca. La maggior parte
dei terreni di caccia gestiti dallo stato,
da municipi e da corporazioni sono
affittati ad entità legali ceche, persone
naturali e associazioni di cacciatori.
Nel 2007, nella Repubblica Ceca
sono stati cacciati 664.251 fagiani
(la maggior parte dei quali, tenuti
artificialmente in fagianaie), 389.228
oche, 115.065 lepri,121.192 cinghiali, 108.992 cervi, 20.217 cervi rossi,
11.395 daini e 8.320 mufloni. I metodi
per la caccia e le stagioni sono simili
a quelli dei paesi vicini e soltanto la
caccia comune di artiodattili è limitata. Spedizioni di caccia per ospiti
domestici e stranieri su terreni di
caccia gestiti dallo stato o privati
(meno su terreni di caccia gestiti da
corporazioni) sono spesso offerti dalle
agenzie di caccia. Ogni anno, sui
terreni di caccia in Cecoslovacchia
si uccide pregiata selvaggina da trofeo. I trofei di mufloni, in particolare,
appartengono ai più forti in Europa.
In Cecoslovacchi è anche possibile
cacciare cervi e grandi daini su alcuni
terreni di caccia.
n Ctibor Záruba
Segretario Generale di SVOL
Perché e come dovrebbero gestire
le emissioni di CO2 le organizzazioni?
G
li scientifici hanno concluso che le emissioni di gas effetto serra, chiamate comunemente anche
emissioni di CO2, dovute all’attività umana (combustione di combustibili fossili, cambiamenti
nella gestione del territorio e nell’agricoltura come la deforestazione) hanno provocato l’aumento
della temperatura rilevato sin dalla metà del XX secolo. Le previsioni del modello di clima dell’ultimo
Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) spiegano che la temperatura della superficie globale
aumentarà da 1.1 a 6.4 °C nel XXI secolo se non viene intrapresa nessuna azione, oggi. Il cambiamento climatico
è una delle più grandi minacce ambientali, sociali ed economiche del nostro pianeta. Per arrestare gli effetti del
cambiamento del clima, le emissioni di gas a effetto serra devono essere ridotte in modo significativo.
L’UE risponde alla sfida fissando obiettivi ambiziosi e lavorando
alla loro realizzazione. Nella comunicazione «Limitare il cambiamento
climatico di 2 gradi celsius per il
2020 e oltre», si è impegnata a limitare l’emissione di gas effetto serra
di almeno il 20% independentemente
da cosa decidano gli altri paesi. Uno
degli strumenti per realizzare l’obiettivo è l’EU Greenhouse Gas Emission
Trading System (EU ETS), che copre
oltre 11 000 impianti, nel settore dell’energia, produzione e elaborazione
dei metalli ferrosi, industria minerale,
cellulosa e carta per una capacità
di 20 tonnellate/giorno, e aviazione.
Le aziende hanno l’obbligo di monitorare le emissioni degli impianti. Vi
sono 20.2 millioni di aziende attive
nell’economia non-finanziaria dei 27
dell’UE; di queste, il 99.8% sono
PMI e la maggior parte di loro non è
coperta dall’EU ETS (European Union
Greenhouse Gas Emission Trading
System). Senza dubbio, il cambiamento climatico avrà entro breve un
impatto sulla vostra impresa. Oggi,
non soltanto le industrie di energia
intensa devono affrontare i rischi del
cambiamento climatico.
Il carbonio è dappertutto e direttamente o indirettamente è implicato
in ogni singolo processo di un’azienda multinazionale industriale o di
un’azienda locale di servizi.
Per questo motivo, i leader devono
identificare la portata dei rischi incorsi
e trovare il miglior modo per gestirli. Per quanto tempo potrò emette-
10
re carbonio? Devo temere variazioni
discontinue nei requisiti dei clienti?
Devo anticipare le nuove normative?
Devo prevedere una tassa sul carbonio? Come posso contenere i costi
energetici nel futuro? Ci sono rischi
fisici che possono modificare le mie
operazioni?
Negli ultimi anni, la discussione sulle
questioni ambientali nei mass-media
ha avuto un impatto sulle aspettative
dei consumatori per le responsabilità
del business nei confronti dell’ambiente.
Come tutti i rischi, i rischi del cambiamento climatico possono essere concentrati in due principali fasi: misura
e riduzione. La misura delle emissioni
di CO2 (con un’analisi dell’impronta di
carbonio) permetterà di capire la fonte
e quantificare le emissioni mentre la
riduzione dei rischi sarà effettuata
riducendo le emissioni di carbonio (ad
esempio, migliorando il rendimento
energetico nell’edilizia, in informatica,
nella gestione della mobilità e della
catena di fornitura, nei processi industriali, nell’implementazione di soluzioni di energia rinnovabile).
Alcune organizzazioni credono che
la riduzione di emissioni di carbonio
non soltanto è tecnicamente ed economicamente realizzabile, ma può
persino essere attraente, auspicabile
e redditizia. Affrontare i rischi del
cambiamento climatico riducendo le
emissioni di carbonio è una fonte di
innovazioni e opportunità del tutto
nuove.
L’effetto visibile più significativo,
immediatamente visibile, dell’implementazione di una strategia di carbonio sarà probabilmente l’effetto
di contenimento dei costi. Maggiori
sono le emissioni di carbonio che
un’organizzazione riduce, maggiore è
la riduzione della spesa per l’energia
diretta realizzata e minore è l’impatto
di un aumento del prezzo dell’energia
fossile sull’attività.
La vostra azienda sta probabilmente
già investendo per migliorare il rendimento energetico. Il costo incrementale della creazione di una strategia
di carbonio non è significativo in confronto al suo potenziale valore. Per non
procedere correttamente? I dirigenti
devono cominciare a posizionare le
loro aziende per vincere in un’economia «low-carbon». L’ecologia è oggi
vista come un asset di marca e una
fonte d’innovazione.
Come è impostata la gestione
dell’emissione di carbonio?
Una gestione del carbonio in
osservanza delle regole dell’arte include 5 fasi: identificare i rischi, misurare
i rischi, far fronte ai rischi, fornire e
monitorare il rendimento.
Identificare i rischi
Questa prima fase fornisce una
panoramica dei rischi del CO2 direttamente o indirettamente riscontrati
nell’ambiente dell’attività dell’azienda. Esempi di rischi relativi al cambiamento climatico: rischi strategici,
rischi di operazioni fisiche, rischi per
la sicurezza dell’energia, rischi prez-
zo/mercato, rischi per la reputazione,
variazioni discontinue nei rischi dei
requisiti dei clienti, rischi di regolazione, rischi per il capitale umano.
Misurare i rischi
Durante questa seconda fase, le
organizzazioni valutano la linea di
base dell’impronta di carbonio utilizzando strumenti e metodologie noti
come il Greenhouse Gas Protocol e
l’ISO 14064. Le emissioni di carbonio
dirette (ad esempio la combustione
di combustibili fossili) e indirette (ad
esempio il pendolarismo dei dipendenti) sono identificate e classificate.
Ciò permette di comprendere e localizzare i rischi all’interno dell’organizzazione.
Una linea di base è utilizzata per creare indicatori e segnalare il rendimento
nel futuro.
Si noti che nelle conclusioni sul Sustainable Production and
Consumption Action Plan 2, il
Con­siglio dell’UE ha invitato la
Commissione europea a studiare l’introduzione dell’impronta del carbonio dei prodotti negli strumenti di
etichettatura ambientale UE come
l’Eco-label and energy labelling; e a
prendere in considerazione l’esperienza degli stati membri per cominciare a lavorare appena possibile sulle
metodologie volontarie comuni che
facilitano la futura implementazione
di audti carbonio per le organizzazioni
e il calcolo dell’impronta di carbonio
dei prodotti.
Progettare una risposta
Basate sulle informazioni raccolte
nella fase precedente, le opportunità
di riduzione di carbonio sono identificate e valutate in termini di impatto
della riduzione di carbonio, redditività,
costi, rischi, periodi di perdite, fattibilità tecnica, visibilità e comfort. Sono
prese in considerazione soltanto le
opportunità più efficaci.
Le opportunità di riduzione sono
general­mente identificate nei seguenti sei flussi:
- Edilizia ecologica: Quantità significative di energia ed emissione di
carbonio possono essere risparmiate ottimizzando l’isolamento,
l’illuminazione ed implementando
soluzioni di conteggio intelligenti.
- Informatica ecologica: i centri dati, i
parchi informatici consumano molta
energia. Una delle soluzioni della
Green IT si concentra sulla riduzione del consumo di energia elettrica,
con conseguente riduzione di emissione di carbonio.
- Catena di fornitura ecologica: questo flusso di lavoro esamina il ruolo
che un’organizzazione può svolgere
nella riduzione delle emissioni nelle
operazioni e influenzando gli spedizionieri e gli acquirenti ad intraprendere ottimizzazioni della catena
di fornitura. Importanti riduzioni di
costo possono essere identificate
analizzando questo flusso.
- Mobilità ecologica: viaggi d’affari
e pendolarismo sono visti spesso
come le più grandi fonti di di emissione per le aziende di servizi.
- Cambiamenti del comportamento:
Soltanto la volontà e la motivazione
di tutti possono renderli possibili.
Questo flusso permette di identificare i cambiamenti comportamentali necessari nell’organizzazione.
- Energie rinnovabili: la riduzione di
emissione di carbonio può essere realizzata anche implementando
soluzioni di energia rinnovabile. Il
risultato sull’investimento su questo
flusso non può essere che positivo,
dopo qualche anno.
Fornire
Dopo aver definito la Green
Agenda, l’implementazione deve
essere operata da esperti con capacità di gestione programmi e progetti, incrementando le best practices nei diversi settori di cui sopra
(Edilizia, IT, Mobilità, Gestione della
catena di fornitura, Gestione dei
cambiamenti di comportamento,
Energie rinnovabili).
Monitorare
Dopo avere implementato le azioni
di limitazione del CO2, vanno definiti
indicatori di rendimento chiave e sviluppare scorecard, per tracciare l’efficienza delle iniziative del piano di limitazione di CO2 e seguire l’implementazione della Carbon Management
Strategy.
Per concludere, la gestione delle
emissioni di carbonio utilizza principi
comuni per ridurre i rischi del cambiamento climatico per l’organizzazione.
Contemporaneamente, riduce i costi
e migliora i modelli operativi e l’immagine aziendale. Le organizzazioni
non possono più rischiare di ignorare
le questioni ambientali.
La gestione del carbonio
è applicata veramente?
Sì, ma non (ancora) sistematicamente… Nel 2009, ad esempio, il
30% delle aziende BEL20 attraverso
l’Annual Sustainability report 2008 ha
rese note le proprie emissioni di carbonio e i target di riduzione.
Sta a voi proteggere l’ambiente
e coinvolgere i leader politici e i dirigenti della vostra azienda in questa
missione, per le generazioni future.
La protezione dell’ambiente è di interesse globale ed ogni azienda deve
impegnarsi a ridurre l’impanto della
sua attività. Se ogni azienda facesse
dei miglioramenti, anche minimi, i
ri­sultati sarebbero significativi.
n Thibault d’Ursel
Manager - Deloitte Carbon
Advisory Services
Young Friend of the Countryside
- Membro del consiglio
11
il libro del mese
Peregrine Falcon populations
- status and perspectives in the 21st century (Popolazioni di falchi pellegrini:
stato e prospettive nel XXI secolo)
Il libro è editato da Janusz Sielicki
e Tadeusz Mizera, pubblicato da
Turul, Warsaw and University of Life
Sciences, Poznan. Breve prefazione
del Prof. Ian Newton, Prof. Tom J.
Cade e dal Prof. Clayton M. White.
“Peregrine Falcon populations - status and perspectives in the 21st
century è il compendio più aggiornato sullo stato e sulla conservazione
dei falchi pellegrini, essenzialmente
in Europa. È basato su documenti
presentati alla seconda International
Peregrine Conference Poland 2007,
svoltasi dal 19 al 23 settembre 2007
a Piotrowo, vicino Poznan. Illustra la
situazione delle popolazioni di falchi pellegrini in Polonia, Repubblica
Ceca, Slovacchia, Ungheria, Bulgaria,
Romania, Croazia, Russia (europea ed asiatica), Ucraina, Belarus,
Armenia, Svezia, Finlandia, Norvegia,
Danimarca, Germania, Francia,
Spagna, Italia, Austria e il Regno
Unito. Oltre alle presentazioni europee, include informazioni di altri paesi
come Stati Uniti, Australia, Sud Africa,
Israele, Malesia, India e Argentina.
Inoltre, il libro contiene articoli sui
falchi sacri, confronti con i falchi pellegrini e studi dalla loro roccaforte
dell’Europa centrale.
Per ulteriori informazioni,
visitare il sito Web
www.falconline.eu
ISBN 978-83-920969-6-2
Agenda 2009
23-24 novembre, Lund (Svezia)
Conferenza “Une alimentation
adaptée aux changements
climatiques” (Un’alimentazione
adattata al cambiamento
climatico), co-organizzata dal
presidente svedese
www.se2009.eu
1 dicembre, Parlamento
Europeo, Bruxelles
Conferenza “Biodiversité- l’offre
privée” (Biodiversità – l’offerta
privata), sotto l’auspicio della
MPE Véronique MATHIEU,
con l’assegnazione del premio
Belleuropa; organizzata da ELO
[email protected]
3-4 dicembre, Parigi
La lotta contro il traffico illecito
dei beni culturali in Europa. Attori
e esperienze.
Organizzato dall’Institut national
du patrimoine(Istituto nazionale
del patrimonio)
Con la partecipazione di G.
D’URSEL , Presidente di
UEHHA
[email protected]
7 - 18 dicembre, Copenhague
Conferenza dell’ONU sul
cambiamento climatico COP15
www.cop15.dk
15 - 24 gennaio 2010, Berlino
Settimana Verde Internazionale
di Berlino - Salone dell'agro-
alimentare, dell'agricoltura e
dell'orticoltura
http://www1.messe-berlin.
de/vip8_1/website/Internet/
Internet/www.gruenewoche/
englisch/index.html
16 marzo, Bruxelles
3° Forum sul futuro
dell’agricoltura, co-organizzato
da ELO e Syngenta
www.forumforagriculture.com
18 – 20 novembre, Lipsia
Salone europeo della
conservazione dei monumenti,
restauro e rinnovo di edifici
storici
http://www.denkmal-leipzig.de
Syngenta
Brussels Office
Avenue Louise, 240
B - 1050 Brussels
Tel : +32.2.642 2727
Fax : +32.2.642 2720