[g-mmi - xix] giorno/giornale/mil/11 29/03/14
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BUON APPETITO SABATO 29 MARZO 2014 DE GUSTIBUS LOCALI STORICI Torino accolse Armstrong all’hotel Sitea Nonostante il Minculpop TUONARONO stupidaggini, pretesti, accuse. Mandarono funzionari, spie, burocrati, che chiesero, interrogarono, indagarono e inondarono d’inchiostro centinaia di fogli e moduli. Che altri miopi funzionari e burocrati passarono d’ufficio in ufficio, timbrarono di scrivania in scrivania, nella danza delle falsità dei regimi. Ma Louis Armstrong e la sua Band, a Torino, nel gennaio 1937, ci arrivarono lo stesso, anche se al Minculpop – il Ministero della Cultura Popolare del regime fascista – i colori scuri e il jazz andavano di traverso. I musicisti scesero all’elegante Albergo Sitea, che li accolse con l’entusiasmo con cui si abbracciano gli eroi, che passò la voce in tutta la città e il Piemonte, favorendo anche, in segreto, la vendita dei biglietti. Sì, perché quel gruppo di virtuosi guidato da Satchmo tenne alcune session memorabili al Teatro Chiarella dove, nell’ombra, si dice ci fosse anche qualche gerarca ad applaudire. Fuori dall’albergo si fermavano piccolissimi gruppi di appassionati, che spesso il direttore lasciava entrare per incontrare i jazzisti. E l’entusiasmo dell’evento fu tale che, davanti al teatro, nacquero i primi “bagarini” nel giro vorticoso dei biglietti. Bello e lussuoso, avvolto in un edificio che era di primo Novecento, il Grand Hotel Sitea è un po’ una leggenda della musica, con le soste della Callas, Di Stefano, Gillespie, Ray Charles. Che continuavano a essere acclamati anche nelle sue sale ovattate, dove sostavano soddisfatti dopo esibizioni indimenticabili. Claudio Guagnini SCOPERTA. È tutta un trofeo di viaggio la cucina dell’Osteria il Gallo Nero, a Intimiano, tra i boschi delle colline comasche limitrofe alla Brianza, a due passi dal lago di Como. I giovani gestori Serena e Alessio girano tutta Italia alla ricerca di perle gastronomiche e vini, prendendoli direttamente da produttori conosciuti di persona, per poi portarli in tavola ai tanti loro fan che ogni settimana li raggiungono da tutta la Lombardia e anche dalla Svizzera. Dall’amata Toscana at- REGINE AI FORNELLI VISIONI DIVERSE MATSCHER, MAZZUCCHELLI DE CESARE, ARADELLI MOSCARDI, MEROI E VITALE ANGUILLA, OSTRICHE, TROTA BRODO DI RANE (TARTARUGA) E QUAGLIA IN COCOTTE Giovani Ristoratori, la sostanza Nel tramonto del circo stellato Riunione da Berlucchi e sette donne ripensano Babette di MARCO MANGIAROTTI SOSTANZA. E preziose bollcine. I Giovani Ristoratori d’Europa, JRE e si dovrebbe scrivere in francese, si ritrovano per la ventunesima volta chez Cristina Ziiani, nel Relais Franciacorta di Casa Berlucchi. Penso da sempre siano, con i soci onorari, la vera risposta italiana alle politiche di guide e firmamento tragicomico delle stelle Michelin. Niente show cooking, realtà piccole e famose, ingresso riservato a chi ha dai 23 ai 37 anni, chef da tre anni e proprietari. Su giudizio di due colleghi. Sono i bravi cuochi stimati dai bravi cuochi, 300 associati in Europa, 81 in Italia. Lo ha capito Berlucchi, come Electrolux, Grana Padano, Antinori, Bmw e altri sponsor. Accoglienza con parata entu- siasta di piccoli produttori di charme, congresso, visita alle cantine, cena nella sala delle feste al Castello Lana con sette donne ai fornelli nella rivisitazione del pranzo di Babette. Un solo nuovo ingresso, Paolo Trippini, seconda uscita della loro guida con Ad (Condè Nast). IL PRESIDENTE Andrea Sarri, che presto riaprirà il Sarri ad Imperia, ha ricordato gli eventi, da Vanity Fair Venice a Taste of Roma, alle sette serate al Four Sea- son per il prossimo Salone del Mobile, al temporary restaurant sulla Promenade du Port di Porto Cervo, le serate Bmw di Chef per una Notte. La storia di Berlucchi e Ziliani, i Franciacorta in tavola. Cellarius Rosé 2008 (amo il loro rosè), il Cellarius JRE 2006, e il mio preferito: blanc de noir, Palazzo Lana Extrème 2006, pinot noir in purezza. Deliziose le entrate. Di Anna Matscher (Zum Lowen, Tesimo) scelgo l’anguilla affumicata, fois gras e rapa rossa. Di Marianna Vitale (Sud, Quarto, Napoli) il gazpacho flegreo con ostriche. Aurora Mazzucchelli del Marconi (Sasso Marconi) reinterpreta il Brodo di Tartaruga con le rane, Iside De Cesare (Romanelli) il blinis di caviale con trota marinata (La Parolina, Viterbo). Carla Aradelli (Riva, Ponte dell’Ollio) la quaglia ripiena in cocotte croccante e germogli di campo. Spiazzante. Nadia Moscardi (Elodia, Samarda) il savarin all’aurum, Fabrizia Meroi (Laite, Sappada) una piccola pasticceria Valrhona. DENTRO IL CUORE DEL PANE La zuppa di cipolle dell’Osteria Gallo Nero e la quaglia ripiena in cocotte di Carla Aradelli nel Pranzo di Babette al galà dei Giovani Ristoratori con un memorabile Palazzo Lana Extrème IL GALLO NERO PROFUMI DI TOSCANA ALL’OSTERIA DI INTIMIANO Zuppa di cipolla in boule da Serena e Alessio tingono salumi artigianali chiantigiani e una verticale di pecorini “di una volta”, mentre dalla Lombardia giunge una meravigliosa scoperta, il Lonzardo del Parco del Ticino: è il carré del maiale avviluppato dal lardo di groppa, bontà da lasciare esterrefatti, con profumi sconvolgenti e una consistenza vellutata che ne fa uno dei più eleganti salumi XIX d’Italia. Ottimo l’accostamento con il Lariano d’Alpeggio, tipico formaggio a latte crudo della zona, dalla personalità forte come il suo sapore. I piatti caldi spaziano tra zuppe, risotti e farinacei, dove tra legumi e pesce spiccano gli spaghetti alla chitarra tirati a mano alla norcina, con salsiccia e tartufo nero di Norcia. A far balzare dalla sedia però è un’in- credibile genialata: la zuppa di cipolle servita in una boule di pane fatto in casa. La cipolla è lasciata ancora croccante a spargere la sua acidità tra le maglie della dolcezza lattosa di un goloso formaggio fuso, creando un goloso amalgama fumante che va scavato dalle pareti del pane. Non meno esaltante scoprire nella carta dei vini la presenza del PRODUTTORI Prosciutti brianzoli blu di capra e spalla cotta RUSPANTI. Dai voti altissimi. Sotto lo sguardo filosofico del socio onorario Pietro Leemann. Sono cuochi, uomini e donne, che si stimano senza problemi di status. E si parte, giustamente, dalla materia prima. Quindi il pane con lievito madre dei detenuti di Opera, il Frantoio di Sant’Agata Oneglia. Commovente la spalla cotta, tolta dalla pentola, di un produttore di Parma (mi scuso ma ho perso il suo biglietto) che presenta culatello stagionato due anni e salami meravigliosi. Gli allevatori de La Prateria di Malnate (Varese), con la carne di bufalo, il salame stagionato d’oca e il cacciatorino di cappone, l’assaggio di cruda imperioso. E tanta passione. L’Alta Brianza diventa terra di crus di prosciutti con Marco D’Oggiono e il suo morbido e dolce prodotto, le pancette, i salami da collezione. Coppia di signori, lui e lei, che sono miele per chi va a caccia di storytelling e mi ricordano la mia nonna Rosetta, brianzola. Nata vicino. Passione e storia che illuminano la vita e le scelte di Maria Chiara Onida, nell’alto Oltrepò Pavese. A 600 metri, in località Boscasso (Ruino), alleva capre e fa formaggi poetici, seguendo la stagionalità e il naturale ciclo riproduttivo, dalla raccolta del fieno all’atto caseario. «Arrivo abbastanza bene fino a novembre. Poi aspettiamo la lattazione delle capre gravide, con i parti a gennaio e febbraio, che dura fino in autunno», spiega con onesta competenza. I caprini sono già sorprendenti, il fiore cremoso seducente, il blu di capra l’ultimo stadio di degustazione, il master per un appassionato di formaggi (compete con lo strachitunt vaccino bergamasco di Taddei). Marco Mangiarotti fantastico Vespolino di Vercesi del Castellazzo, azienda di Montù Beccaria: si tratta della vinificazione in purezza della vespolina o ughetta, vitigno ancestrale dell’Oltrepò Pavese, usato per il blend del Buttafuoco, ma strepitoso in questa versione solitaria che regala corpo sostenuto e frutto succulento. Inevitabile chiudere con i liquori alle erbe dei monaci aretini del Monastero di Camaldoli, poesia d’altri tempi. Domenico Liggeri www.storienogastronomiche.it ••