teleriscaldamento a biomassa.
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teleriscaldamento a biomassa.
TELERISCALDAMENTO A BIOMASSA. Energia pulita, sempre a disposizione, prodotta attraverso l'utilizzo di fonti rinnovabili e soprattutto frutto d’azioni dirette sul territorio, in ambiti locali, per la tutela ambientale. Il teleriscaldamento, nella sua definizione generale, è un sistema di produzione di calore attraverso centrali alimentate da fonti energetiche di vario tipo; il calore viene distribuito agli utenti attraverso una rete che porta l'acqua calda a tutte le case andando a sostituire i tradizionali impianti di produzione calore dei singoli edifici. Il risultato più evidente è che alle centinaia di camini fumanti si sostituisce un unico, controllato, fumaiolo che in atmosfera libera quantità estremamente limitata di residui di combustione, e se a bruciare come carburante è biomassa (legname), il risultato finale è un processo quasi completamente naturale, ottimizzato dall'impiego di tecnologia all'avanguardia. Questo è il teleriscaldamento alimentato a biomassa. L’utilizzo della legna quale fonte energetica rinnovabile, all’inizio di questo terzo millennio, potrebbe sembrare un ritorno al passato o comunque un’operazione anacronistica. La previsione invece del sempre maggior utilizzo nei prossimi anni delle fonti fossili, non solo degli attuali paesi industrializzati ma anche l’atteso incremento esponenziale proveniente dai paesi in via di sviluppo, conferma la bontà e la lungimiranza di questa scelta. Scelta che sicuramente non potrà risolvere le varie problematiche connesse alla produzione ed utilizzo dell’energia ma indubbiamente, in certi ambiti di nicchia, potrà apportare notevoli ed indiscussi benefici concreti. Federazione Italiana Produttori Energia da Fonti Rinnovabili (F.I.P.E.R.) Uno dei motivi principali che hanno indotto alla costituzione della nostra Federazione, è stato quello di valorizzare e promuovere iniziative e progetti connessi in particolare modo alle fonti rinnovabili con preciso riferimento agli obiettivi previsti dal protocollo di Kyoto ed agli atti dell’Unione Europea perseguendo la riduzione delle emissioni dei gas climalteranti. Si ricorda poi che l’Italia dipende energeticamente per oltre l’80% dalle importazioni di combustibili fossili dall’estero. Utilizzare quindi risorse naturali e soprattutto disponibili localmente, riteniamo sia una priorità indiscutibile con indubbi vantaggi ambientali, sociali ed economici. Gli impianti ad oggi realizzati dagli Associati FIPER in 36 Comuni dell’arco alpino (Trento-Bolzano-Lombardia-Piemonte-Liguria-Valle d’Aosta) sono tutti impianti che utilizzano biomasse vegetali per produzione di calore per teleriscaldamento con una potenza di caldaia attualmente installata di circa 170 MW.termici e con scambiatori presso le utenze, collegati alle reti di teleriscaldamento, di oltre 400 MWt. Si stimano in circa 32.000 le ton. equivalenti di petrolio (tep) risparmiato dalle società aderenti alla FIPER con l’utilizzo di circa 150.000 ton. di biomassa vegetale (pari a circa 600.000 mc.stero) con circa 90.000 ton. di emissioni di CO2 evitate. L’energia termica venduta è pari a circa 240 Milioni/anno di kwh termici destinati ad incrementarsi in considerazione del favorevole accoglimento riservato a questi impianti da parte degli utenti. Con la fine del 2003 e nei primi mesi del 2004 sono poi entrati in esercizio i primi impianti cogenerativi a biomassa (Tirano-Dobbiaco-Sellero) per la produzione anche di energia elettrica (5 MW elettrici). Incentivazioni per la cogenerazione Quando si parla di “energia” tutti pensano all’energia elettrica. Come già accennato le società aderenti alla FIPER sono invece tutte “in primis” produttrici di “energia termica” quasi interamente utilizzata per riscaldamento. Nel Nord Italia l’inquinamento atmosferico prodotto dai singoli impianti di riscaldamento esistenti è pari, ed in alcuni periodi anche superiore, al “famoso” inquinamento prodotto dall’uso degli automezzi. Sicuramente la massima efficienza energetica si ottiene con la produzione congiunta d’energia termica e d’energia elettrica. Riteniamo dunque di rilevante importanza la produzione dell’energia termica distribuita con reti di teleriscaldamento ed anche la cogenerazione tenendo peraltro presente che, indicativamente, con l’utilizzo delle biomasse a parità di quantità di combustibile utilizzato il rapporto di produzione fra energia elettrica ed energia termica è di uno a quattro. E’ del tutto evidente che la produzione d’energia elettrica dovrà essere in stretto rapporto alla quantità di calore che si renderà necessario produrre. Ne deriva che gli impianti di cogenerazione d’energia elettrica ed energia termica possono essere realizzati solo ove esiste un’utenza calore. Non ha quindi senso spacciare come cogenerativi impianti fatti essenzialmente per la produzione d’energia elettrica a cui si è agganciata, spesso fittiziamente per godere d’incentivi, una coda per la produzione d’energia termica. In questo senso soluzioni impiantistiche di piccola taglia (5-6 MW termici – 1 MW elettrico) sono quelle che appaiono più consone alla finalità d’ottimizzazione ed efficienza energetica e senza sprechi di combustibile da fonti rinnovabili. Pensiamo sia veramente un non senso realizzare centrali elettriche alimentate con enormi quantità di biomassa (per un impianto da 10 MW elettrici sono necessarie circa 100.000 ton./anno di biomassa) per poi importare detto combustibile dalla Russia dal Canada dal Brasile o da Cuba e dissipare tutto il calore prodotto nell’ambiente. Si ritiene pertanto opportuno, al fine di incoraggiare la realizzazione d’impianti cogenerativi, riconoscere agli stessi contributi economico/finanziari (Certificati) rapportati sia ai kwh termici sia ai kwh elettrici con riconoscimento premiante in caso di rapporto ottimale fra l’utilizzazione dell’energia termica ed elettrica prodotte. Dobbiamo purtroppo invece riscontrare che l’AEGG con deliberazione n°5/2004 ha modificato le fasce orarie relative alla produzione dell'energia elettrica incentivando di fatto la produzione di energia elettrica nel periodo estivo e creando quindi un trade-off tra fabbisogno elettrico e termico. Se in passato tali fabbisogni erano sovrapposti e quindi cogenerando si poteva dare soddisfazione al contestuale bisogno di energia e di calore, con questa deliberazione si determina una situazione dove nel periodo in cui si è incentivati a produrre energia elettrica (giugno-luglio-settembre) il fabbisogno termico è ridotto (e viceversa). E questo a tutto discapito degli impianti cogenerativi a biomassa. Incentivazione del recupero razionale delle biomasse per produrre energia “pulita” E’ necessaria un’analisi approfondita che permetta di valutare correttamente i benefici ottenibili nel promuovere l’uso delle biomasse in campo energetico poiché le così dette esternalità (riduzione delle emissioni, recupero di combustibili di produzione locale, pulitura di boschi ed alvei del fiume, alternativa per il settore agricolo), hanno forse lo stesso peso dell’avere un’alternativa energetica ai combustibili fossili tradizionali. Fondamentale in tal senso è la messa a punto di una filiera agro-forestale e d’approvvigionamento sempre più efficiente e competitiva nel tempo. L’incentivazione di coltivazioni no-food, la raccolta delle potature agricole (1mt. di filare di vite produce 1Kg. di potature) e del verde urbano va, parallelamente, nella direzione di garantire un’opportunità ed un’alternativa di reddito alle imprese agricole e forestali, nonché alle rispettive industrie di trasformazione, sempre più coinvolte con i processi di globalizzazione dei mercati ed alle prese con il processo d’allargamento ad Est della Comunità Europea. La probabile riduzione delle risorse comunitarie a favore dell’Italia, che l’avanzare di tale processo determinerà, può e deve avere(28) un’interessante alternativa nello sviluppo di una specifica filiera energetica, che abbini ordinamenti colturali “dedicati” nel settore primario e produzione d’energia rinnovabile. Il tutto con generali, diffusi vantaggi per l’ambiente, il sistema, la società e l’economia. Problematiche attuali Sembrerà assurdo ma gli incentivi economici che lo Stato riconosce agli Utenti che si allacciano alle reti di teleriscaldamento alimentate a biomassa stanno creando notevolissime difficoltà alle Società associate. Lo Stato, infatti, per favorire lo sviluppo di reti di teleriscaldamento a biomassa ha giustamente riconosciuto agli Utenti uno sconto sia sui costi d’allacciamento (circa 20 € per ogni Kw. di potenza impegnata) sia sui costi d’acquisto dell’energia termica (circa 0,026 €. per ogni kWh d’energia consumata) e ciò ha sicuramente svolto un’importantissima azione promozionale, imponendo però l’anticipo di queste agevolazioni alle Società (onere finanziario pari ad oltre 1/3 del fatturato). Le Società maturano quindi ingenti “Crediti d’Imposta” che, pur in presenza d’apposite norme, non sono rimborsati in tempi certi dall’Amministrazione dello Stato. Sono inoltre queste Società, in considerazione della forte fase espansiva del momento, anche tutte a credito d’IVA Si sta creando quindi una situazione di liquidità sempre più pesante ed insostenibile poiché i ritardi nei rimborsi o i mancati rimborsi stanno, di fatto, riducendo o bloccando ulteriori importanti investimenti nel settore vanificando oltretutto gli obiettivi previsti dal Governo. Infine, ricordando i sempre più numerosi impianti di teleriscaldamento a biomassa esistenti oggi in Italia, si ritiene opportuno ribadire che oltre all’energia elettrica, come già accennato, debba essere realmente incentivata anche l’energia termica e la cogenerazione prodotte da fonti rinnovabili dando concreto riconoscimento “all’efficienza energetica negli usi finali” raggiunta dagli stessi con coerente attribuzione effettiva, e non solo morale, e conseguente possibile commercializzazione dei già previsti “Titoli di Efficienza Energetica” da parte dell’AEEG anche per gli impianti delle aree montane che vanno a sostituire ingenti consumi di gasolio come già per quelli di città in sostituzione dell’energia elettrica o gas. FIPER Il Presidente Walter Righini www.fiper.it