Associazione Missionaria Internazionale RELAZIONE TANZANIA

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Associazione Missionaria Internazionale
Amici Mondo Indiviso
Amici dell’AMI
RELAZIONE TANZANIA 2014/2015
MWANZA
Carissimi, come sapete già sono arrivata a Mwanza a dicembre del 2013 e poche settimane dopo mi
ha raggiunta Anna. Qualcuno si potrà chiedere perché siamo qui e cosa stiamo facendo. Ci
dedichiamo soprattutto all’accompagnamento quotidiano nel cammino di crescita formativoeducativo (a tutto campo) delle ragazze universitarie presenti nello studentato. Le ragazze al
momento sono 10, provenienti da famiglie povere, da zone particolarmente carenti di professionisti
nel campo socio-sanitario e/o da situazioni di vita precarie. Lo scopo del progetto, e quindi del
nostro servizio, è quello di dare loro la possibilità di studiare ma non solo… proviamo a dar loro
spunti di riflessione, stimolare le loro coscienze per permettere a loro di diventare testimoni
credibili in un ambito ospedaliero, purtroppo, spesso corrotto e non qualificato. Shoma e Jane sono
studenti in medicina; Winfrida e Elicia saranno tecniche di radiologia; Beatrice di laboratorio;
Jackline farmacia e Anna biologia. Revina, Cecilia e Suzanne completano quest'anno gli studi e
saranno le prime nostre laureate: in tecnico di laboratorio le prime due e in studi infermieristici
l'ultima. Sono già destinate due all'ospedale di Bukumbi, dove lavorano le nostre missionarie, e una
all'ospedale di Sumve, ambedue ospedali diocesani. Hanno tanto desiderio di applicarsi e noi
abbiamo grandi speranze riposte in loro: sappiamo che la formazione che hanno ricevuto ha già
portato frutti, avendo cambiato atteggiamenti all'interno del loro gruppetto ed essendo cresciute
nella fede, come dimostra il contenuto delle loro preghiere e il tenore dei loro discorsi. Questo ci
incoraggia molto nel continuare a dedicarci a loro, perché lo scopo del progetto è non solo quello di
offrire professionalità a persone che altrimenti non avrebbero potuto accedere agli studi (sia perché
donne, sia perché con pochi mezzi finanziari) ma anche di prepararle umanamente e cristianamente
ad affrontare una vita professionale con dedizione e senso di responsabilità.
Questo un piccolo, grande miracolo per noi che, accompagnandole da un anno e mezzo, abbiamo
visto il nascere, di uno stile di preghiera più legato alla concretezza della vita quotidiana. Sono
piccolissimi segni ma veri miracoli del Signore. Insomma, come in una famiglia si condividono le
gioie ed i dolori e spesso le serate sono ricche di colloqui personali, lezioni/gioco di storia e
geografia ed educazione alla mondialità, verifiche di vita comunitaria e film. Nei weekend c’è un
programma formativo diverso, si cucina insieme, si sono intensificati gli incontri specifici di etica
sanitaria ed altre tematiche sociali. Inoltre continuano ad esserci momenti di preghiera, ricreativi e
di servizio (semplici Lectio, cineforum e uscite). Questi ultimi consistono in momenti di
condivisione con i poveri (visite a Kaluande, all’ex lebbrosario ed al villaggio di malati mentali) in
compagnia di un folto gruppo di ragazzi tanzaniani, tra cui alcuni seguono un cammino formativo in
AMI. Questa esperienza di servizio segna molto i giovani che, sin dalla prima volta, percepiscono
che ciò che ricevono, dagli ospiti dei villaggi e dai numerosissimi bimbi, è molto di più di ciò che
danno. L’accoglienza, poi, è sempre straordinaria e gli ospiti dei “ghetti” sono felicissimi, anche
perché molti dei giovani, studentesse comprese, conoscono il dialetto locale “Kisukuma” e possono
quindi instaurare rapporti di sincera amicizia che crescono con il crescere delle visite. Ormai ci
aspettano con ansia e l’accoglienza è sempre più gioiosa.
Come sapete le ragazze dello studentato vengono da zone molto diverse del nord della Tanzania e ci
sono state indicate da diversi parroci e Vescovi. Ad ottobre abbiamo completato il giro di visite
familiari per conoscere il luogo e la famiglia di origine di ogni ragazza. Le ragazze ci attendevano
con ansia e ci tenevano molto a farci conoscere i loro cari. Non è stato certamente semplice
soprattutto per due donne, giungere in ogni villaggio ma grazie a Dio ed alla nostra testardaggine
siamo giunte perfino a Ngara, paese a 15 km dal Burundi ed a 35 dal Rwanda, dove ci ha accolte
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con la dolcezza di un padre, Sua. Ecc Mons.. Severino Niwe. Toccare con mano la povertà, non
solo materiale, delle ragazze ci ha permesso di conoscerle meglio, di instaurare con loro un rapporto
sempre più profondo, di fiducia reciproca, ed inoltre di comprendere molto di più l’oggettiva
difficoltà che hanno le donne, soprattutto nelle isole e nelle zone interne, a continuare gli studi. In
particolare, a maggio, in una delle nostre visite nell’isola di Ukerewe, abbiamo avuto la possibilità
di conoscere una ragazza, Roza, molto intelligente, determinata e piena di sogni… Voleva
continuare gli studi per diventare medico… Ma non aveva speranza. Lì le scuole superiori non ci
sono e la sua famiglia, molto numerosa, certo non poteva permettersi di far studiare la figlia in città.
Da subito abbiamo capito che Roza aveva tutte le possibilità e le motivazioni per farcela. Dopo 15
giorni dalla nostra visita si è trasferita a Mwanza e studia da una anno alla St. Joseph Girls
Seminary School, liceo cattolico femminile. A detta dei professori, della preside e della pagella, ha
fatto sin da subito passi enormi, colmando grandi lacune, che si portava dietro dalla scuola scadente
dell’isola. Purtroppo abbiamo potuto vedere quanto il livello scolastico di tutta la zona delle isole
intorno a Bunda, dell’entroterra di Musoma, della regione di Ngara sia disastroso, pochissimi sono
gli insegnanti e spesso scadenti e mal pagati, quindi, i ragazzi che riescono a finire il liceo non
hanno mai i voti sufficienti e l'istruzione adeguata per continuare gli studi. Grande è il bisogno e la
richiesta di aiuto da parte dei Vescovi di queste zone, per permettere a ragazze come Roza di
farcela, di realizzare i propri sogni e di tornare nel proprio villaggio a cambiare, a rendere possibile
l’impossibile. Un problema è che, sebbene l’università di Bugando sia un’università cattolica, non
ci sono possibilità da parte della Chiesa di ottenere agevolazioni per i giovani che vengono da
zone/famiglie povere, per cui, nonostante alcuni di loro siano meritevoli ed abbiano una buona
pagella, non riescono a rientrare nella graduatoria per medicina. Il consiglio di ognuno dei vescovi
incontrati e di inserire nei progetti le ragazze degli ultimi due anni di liceo (Form V e VI). Grazie
alla disponibilità di questi vescovi abbiamo avuto la possibilità di conoscere e visitare gli ospedali e
gli health center dei villaggi, in alcuni di essi abbiamo potuto ancora una volta constatare quanto i
giovani non abbiano possibilità di completare il liceo e quanto sia difficile per i responsabili delle
strutture trovare un professionista disposto a lavorare in posti così disagiati e lontani. Questo ci
spinge a continuare con la convinzione che siamo sulla via che il Signore ha tracciato per noi. Per
questo motivo, come già discusso nell’assemblea dell’anno scorso, oltre a Roza stiamo aiutando
altri due ragazzi meritevoli a completare il Form IV. E nel nuovo anno scolastico si prevede di
prendere altre 3- 4 ragazze a secondo degli aiuti che ci arriveranno per questo progetto.
Continuano, ogni due settimane, gli incontri con il MOG (Missionary Oriented Group). Questo è
formato da 5 ragazzi, che possiamo certamente definire pienamente dell’AMI, partecipano a tutte le
proposte di servizio che facciamo, in particolare, oltre alle visite a Kalwande (ex lebbrosario e
villaggio di malati mentali), durante le vacanze natalizie si è iniziato un servizio in un centro della
nostra parrocchia, “Upendo Daima”, dove vengono ospitati i bambini di strada. Sono circa una
trentina, tutti maschi, tra i 5 ed i 14 anni, raccolti vicino al semaforo della città dagli assistenti
sociali che cercano di donare loro una casa, cure psicologiche e la possibilità di studiare ma
soprattutto, cercano di instaurare un rapporto con la famiglia d’origine per un reinserimento in esse.
I nostri ragazzi, sono andati a far giocare i bimbi o a portarli al lago. Un servizio semplice ma per i
bambini molto importante, tuttora li attendono con gioia e loro appena possono vanno a trovarli.
Diverse persone venute dall’Italia hanno fatto quest’anno servizio a Mwanza: Caterina Caterina ha
fatto un corso di italiano per i seminaristi della diocesi e alcuni incontri di bioetica per le ragazze
dello studentato, anche questi molto apprezzati. Don Alberto, consigliere spirituale dell’AMI, si è
speso molto nel servizio nello studentato con celebrazioni eucaristiche, colloqui personali e
riflessioni sulla Parola, per le ragazze e per noi missionarie, ed inoltre, abbiamo potuto organizzare
una giornata di conoscenza per una quarantina di giovani che girano intorno all’AMI. Inoltre,
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vorremmo ringraziare Fabrizio, sostituto di Augusto per qualche settimana al cantiere, e la moglie
Nadia, che si è spesa in maniera straordinaria nei servizi allo studentato, dandoci una grande mano
d’aiuto. Ringraziamo ancora, gli ingegneri Francesca e Roberto e la nostra eccezionale Jessica, che,
trovandosi a Mwanza per la morte di Pia si è resa disponibile a collaborare con Alba nel servizio
allo studentato in nostra assenza; a lei va un particolare grazie per il suo coraggio e la sua grande
generosità. Grazie anche all’idraulico Massimo e la sua famiglia, i piastrellisti Fabrizio, Riccardo e
Matteo, gli elettricisti “tuttofare” Stefano (Mario) e Silvia, che si sono barcamenati tra Kawekamo e
Bukumbi, e Antonio Casadio, da poco rientrato in Italia, che ha continuato i lavori di
pavimentazione e che si è perfettamente inculturato facendo squadra con gli operai locali, con cui
si capiva anche se parlava solo italiano. Tutti i nostri volontari si sono spesi molto per portare avanti
i lavori dell’ostello e sono stati accolti e guidati da Augusto, che con pazienza e costanza, segue i
lavori di costruzione sin dall’inizio. La sua presenza si è dimostrata subito fondamentale per il
miglioramento dei lavori … Ma per questo la parola agli esperti della commissione tecnica guidati
dall’ing. Massimo Alberti che dall’Italia seguono i lavori dello studentato.
E per ultimi ma non certo per importanza, vogliamo ringraziare i “carichi a drago”…ovvero i
ragazzi del Gruppo Mese… che con il loro entusiasmo e la loro gioia ci hanno donato tra le tante
cose un grande esempio di inculturazione. Infatti, quest’anno per la prima volta, una ragazzo
tanzaniano, Bartolomeo, ma per tutti “Bart”, si è unito al gruppo. e condiviso 24 ore su 24 la vita
del gruppo. A tutti va un sincero e grande grazie per il lavoro svolto e per la gioia di aver condiviso
quella che ci auguriamo sia stata una bella esperienza. Speriamo che questo sia uno stimolo per
molti altri a venire a Mwanza, dove, come avrete capito, il lavoro non manca.
Asante sana e Karibuni tena
Sheela e Anna