Solisti - libretto 3-4 giugno 2011.indd
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I SOLISTI AQUILANI Associazione I SOLISTI AQUILANI – Ente morale anno di fondazione 1968 Ministero per i Beni e le Attività Culturali Comune di Fasano Provincia di Brindisi DIREZIONE ARTISTICA Vincenzo Mariozzi Liceo Polivalente Statale “Don Quirico Punzi” L’AQUILA INCONTRA BRINDISI “LA MUSICA CHE UNISCE” UNIONE EUROPEA FONDO SOCIALE EUROPEO 44a STAGIONE CONCERTISTICA la musica che unisce Fasano – venerdì 3 giugno 2011 | Teatro Sociale, ore 21.00 Cisternino – sabato 4 giugno 2011 | Liceo “Don Quirico Punzi”, ore 11.30 SALVATORE VELLA, flauto I SOLISTI AQUILANI VINCENZO MARIOZZI, direttore 1 2 l’aquila incontra brindisi JOHANN SEBASTIAN BACH Aria sulla quarta corda per archi e cembalo Suite n. 2 in si minore per flauto, archi e cembalo BWV 1067 Ouverture/Rondeau/Sarabande/Bourrée I/Bourrée II Polonaise/Double/Menuet/Badinerie Concerto brandeburghese n. 3 in sol maggiore BWV 1048 Primo tempo (Allegro)/Adagio/Allegro la musica che unisce SALVATORE VELLA Nato nel 1966 si è diplomato col massimo dei voti nel 1985 sotto la guida di Gerardo Petruzziello al Conservatorio “V.Bellini” di Palermo. Si è poi perfezionato con W. Schulz a Vienna, con A. Persichilli presso l’Accademia Nazionale di “S.Cecilia” di Roma del quale diventa poi l’assistente, con E. Pahud presso gli Amici della Musica di Firenze e con A. Marion ai corsi di Gubbio Festival. Nel 1984 ha fatto parte, come 1° flauto, dell’Orchestra des Jeunes de la Mediterranèe ed è stato prescelto per far parte dell’Orchestra dei Giovani della Comunità Europea “E.C.Y.O. 1984” e dell’Orchestra dei Conservatori di Musica Italiani. Nel 1985 ha vinto il Concorso Nazionale di Ottavino presso l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Genova dove ha lavorato per un anno e di 1° flauto presso la Banda Nazionale di Roma della Guardia di Finanza dove è rimasto quasi tre anni con la quale ha effettuato concerti anche da solista e registrazioni per la RAI, nello stesso anno è finalista al Concorso Internazionale di Ottavino 3 presso l’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano. Ha collaborato con varie orchestre come l’Orchestra Sinfonica Siciliana, l’Orchestra Sinfonica di Roma della RAI, l’Orchestra Filarmonica del Teatro Bellini di Catania, l’Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari, l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, l’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano e l’Orchestra della Filarmonica della Scala guidate da Direttori d’Orchestra di grande spessore artistico come Muti, Sawallisch,Temirkanov, Oren, Sinopoli, Inbal, Ceccato, Graf, Argiris, Gelmetti. Vincitore di concorsi a premi tra i quali il 2° Premio al Concorso Nazionale di Esecuzione Musicale “Boario Musica 94” di Darfo Boario Terme, il 1° Premio assoluto al Concorso Nazionale di Esecuzione Musicale per Flauto “G. Briccialdi” organizzato dall’A.T.E.M. Briccialdi, il 2° Premio col primo non assegnato al Concorso Internazionale “G.Briccialdi” di Roma. Svolge un’intensa attività cameristica col Quintetto di fiati Belliniano con il quale gli hanno assegnato un Premio Speciale per la migliore esecuzione di brani moderni alla XIIIesima edizione del Concorso Internazionale di 4 Musica da Camera di Caltanissetta e con l’Ensemble Belliniano con il quale ha effettuato concerti in tutta Italia e anche tournée all’estero (Lituania, Turchia, Malta, Brasile, Giappone, Indonesia, Argentina, Francia, Spagna) affiancando a questa anche l’attività didattica con master e corsi di perfezionamento estivi ed annuali a Davoli (CZ), Mascalucia (CT), Serradifalco (CL), Palermo, Mistretta (ME),Giardini Naxos (ME) Reggio Calabria, Roccasecca (FR), Noto (SR), Forza D’Agrò (ME) e Città di Castello (Pg) come assistente di Angelo Persichilli. Nel Giugno 2003 e 2006 è stato invitato a tenere masterclass in Giappone presso l’atelier della Pearl Flute e la Shobi Academy di Tokyo per conto della ditta di strumenti musicali Pearl Flute Japan della quale dal 2001 è testimonial. Nel 2001 e nel 2009 è stato invitato a commemorare il grande Maestro Severino Gazzelloni al Festival di Roccasecca con masterclass e concerti. Dal 1989 è 1° flauto solista dell’Orchestra del Teatro Bellini di Catania contemporaneamente per circa tre anni ha collaborato in qualità di 1° flauto con l’Orchestra della Fondazione dell’Accademia Nazionale di S. Ce- l’aquila incontra brindisi cilia di Roma diretta dal M° Myung - Whun Chung con la quale nel 2001 ha effettuato una tournèe in Giappone e alcune registrazioni RAI e discografiche “Musicom e Deutsche Grammophon” e dal 2001 al 2010 sempre come 1° flauto ha collaborato anche con l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma. È regolarmente invitato a far parte di giurie di concorsi nazionali ed internazionali e a festival flautistici come Flautissimo, Falaut Festival, Giornata Sirinx e Slovenia Festival. Recentemente è stato nominato docente presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali P. I. Tchaikovsky di Nocera Terinese (CZ). Suona un flauto Pearl Opera 14K. VINCENZO MARIOZZI Direttore artistico e musicale dei Solisti Aquilani è stato primo clarinetto solista nell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia dal 1968, ha studiato con Gambacurta presso il conservatorio di Roma dove ha poi insegnato per molti anni. Già la musica che unisce primo clarinetto solista dell’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo, ha ricoperto lo stesso ruolo nella World Symphony Orchestra. Nel 1967 è stato premiato al Concorso internazionale di Ginevra. Come solista ha tenuto concerti sotto la direzione di Markevich, Kurz, Previtali, Zecchi, Ceccato, Renzetti, Marriner, U. Benedetti Michelangeli, Maag, Sinopoli, Sawallisch, Giulini e Gatti. Svolge anche un’intensa attività cameristica con tournée in Spagna, Belgio, Austria, Francia, Germania, Unione Sovietica, Australia, Nord e Sud America. Molto apprezzata in occasione del bicentenario mozartiano, la sua interpretazione del Concerto K 622, proposta anche al prestigioso festival Europa Mozart Praha. Ha effettuato molte registrazioni per la Rai e diverse incisioni discografiche, le più recenti sono dedicate alle sonate per clarinetto di Brahms e al concerto di Mozart con l’Orchestra da Camera di Mantova oltre ai quintetti per clarinetto di Mozart e di Brahms per l’etichetta Hamphlion. Apprezzatissimo didatta del suo strumento, tiene corsi e masterclass in Italia e all’estero. Fondatore e direttore artistico del Festi- 5 val Internazionale di Fiuggi, ha debuttato come direttore d’orchestra nei principali teatri di Caracas e Lima riscuotendo un grande successo di critica e di pubblico. Ha diretto, per la stagione lirica del Teatro “Petruzzelli” di Bari, Così fan tutte di Mozart, con notevole successo e apprezzamenti da parte della critica specializzata. I SOLISTI AQUILANI Si costituiscono nel 1968 sotto la guida di Vittorio Antonellini, su ispirazione e con la collaborazione dell’avvocato Nino Carloni, già fondatore della società dei concerti dell’Aquila. Vittorio Antonellini li ha condotti per oltre trent’anni. Successivamente sono stati diretti da Franco Mannino e da Vittorio Parisi. L’attuale direttore è Vincenzo Mariozzi. Il Complesso, il cui organico si avvale di strumentisti di alto livello che ruotano nei ruoli all’interno della formazione e sono in grado di sostenere parti solistiche di elevato impegno virtuosistico e interpretativo, ha un 6 repertorio che abbraccia le più diverse epoche musicali, da quella pre-barocca alla musica contemporanea, con particolare riguardo ai compositori italiani, senza trascurare interessanti incursioni nel teatro d’opera. Per l’ottimo livello delle esecuzioni, l’alto numero dei concerti effettuati, oltre duemila, l’ampio repertorio, la vastissima dislocazione dei centri raggiunti e l’unanime consenso di pubblico e di critica, I Solisti Aquilani hanno conquistato una precisa e insostituibile posizione nel quadro delle più prestigiose formazioni cameristiche internazionali. In aggiunta alla presenza nei principali cartelloni musicali italiani, sono stati protagonisti di numerose e importanti tournée in Europa, in Medio Oriente, in Africa, in America, Vietnam e Singapore, ospiti delle più prestigiose sale da concerto in America Centrale e del Sud, Austria, Canada, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Jugoslavia, Libano, Malta, Polonia, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Tunisia, Turchia, Ungheria, Egitto, Lituania, Slovenia, Croazia, Giappone. Importanti e significative sono le collaborazioni del Complesso con i più grandi solisti di l’aquila incontra brindisi rilevanza internazionale. Nel 2009 I Solisti Aquilani hanno tenuto un concerto a New York nel Dag Hammarskjold Library Auditorium del Palazzo dell’ONU. Numerose sono le incisioni discografiche e registrazioni radiofoniche e televisive in Italia, America Centrale e del Sud, Germania, Spagna, Svizzera, Stati Uniti e Giappone. I SOLISTI AQUILANI Violini primi Plamena Krumova – Margherita Di Giovanni Patrick Murray – Federico Cardilli Violini secondi Lorenzo Fabiani – Alessandro Marini Andrea Di Mele – Alessio Gabriele Viole Fabrizio De Melis – Luana De Rubeis Umberto Giancarli Violoncelli Giulio Ferretti – Giancarlo Giannangeli Jacopo Mariotti Contrabbasso Mauro Vaccarelli Clavicembalo Ettore Maria del Romano la musica che unisce 7 Aria sulla quarta corda per archi e cembalo, dalla Suite n. 3 in re maggiore BWV1068 Suite n. 2 in si minore per flauto, archi e continuo BWV1067 Ouverture (Grave, Allegro, Lentement) – Rondeau Sarabande – Bourrée I e II – Polonaise (lentement) Double – Menuet – Badinerie Johann Sebastian Bach, nato il 21 marzo 1685 ad Eisenach, in Germania, morto il 28 luglio 1750 a Lipsia, in vita fu più conosciuto come organista che come compositore, perché scrisse gran parte delle sue composizioni per uso locale o personale. Oggi egli è il più famoso musicista del periodo barocco (1600-1750), del quale rappresenta il punto di arrivo, e uno dei compositori in assoluto più amati ed eseguiti. Se si esclude l’opera drammatica, la sua imponente produzione copre ogni genere: composizioni per tastiera (organo e clavicembalo), Cantate sacre e profane, tre Passioni, più di venti concerti per vari strumenti e formazioni, suites (ouvertures), partite, invenzioni, sinfonie ecc. La sua Messa in si minore e la Passione secondo Matteo sono tra le opere più ammirate della letteratura musicale. Inarrivabili per dottrina e severa eleganza sono le sue innumerevoli pagine dedicate all’organo e al clavicembalo. 8 Durante la vita, la sua notorietà fu legata soprattutto alla sua maestria nell’organo e la sua musica fu considerata antiquata o troppo elaborata; ma dopo la “riscoperta” della Passione secondo Matteo, operata nel 1829 da Mendelssohn (su consiglio di Carl Zelter, amico di Goethe e operatore musicale tra i più attivi nella Germania del tempo), il genio di Bach fu apprezzato in tutta la sua grandezza. Alla corte di Anhalt-Köthen (antico principato sassone tra Lipsia e Berlino) Bach era stato chiamato dal principe Leopoldo come direttore d’orchestra da camera. Libero da doveri ecclesiastici, assai impegnativi nel precedente impiego di Weimar, egli potè dedicarsi soprattutto alla musica strumentale. Bach disponeva di un’ensemble di venti ottimi musicisti (Collegium musicum) e per questo gruppo scrisse molte delle sue opere strumentali, tra cui i Concerti brandeburghesi, le Suites orchestrali, i Concerti per violino e molta musica da camera. Il principe Leopold apprezzava il genio di Bach e Bach apprezzava la politica culturale di un principe che aveva studiato musica a Berlino e talvolta suonava nel Collegium diretto da Bach. Per questo Collegium musicum Bach scrisse un numero imprecisato (quattro o cinque) di Suites (Ouvertures) orchestrali, opere nello stile della Hofmusik (musica di corte) che dovevano servire più dei Concerti all’intrattenimento del principe e della sua corte. La Prima Suite sarebbe stata scritta all’inizio del soggiorno a Köthen (1718), la seconda e la terza l’aquila incontra brindisi nell’ultimo periodo di permanenza nel principato (1721 e 1722), mentre la quarta ci è giunta in una versione ultimata all’inizio dell’attività svolta a Lipsia (1723), città nella quale il musicista visse e operò fino alla morte.�La strumentazione è diversa per ogni Suite: la n.1 in do maggiore è costruita su 7 parti (oboi, fagotto, archi, continuo e cembalo); la n. 2 in si minore su 5 (flauto, che svolge un ruolo protagonistico, archi e continuo); la n. 3 in re maggiore procede con 10 parti (trombe, oboi, archi, timpani e continuo) e la n. 4, anch’essa in re maggiore, con 12 (trombe, oboi, fagotto, timpani, archi più violone e continuo). Per il “continuo” s’impiegava il clavicembalo e/o il violoncello o il violone; in diversi casi anche il fagotto. I movimenti vanno da sei (la n.3) a 11 (n.1). Ogni suite si apre con una pomposa e solenne Ouverture in stile francese: introduzione lenta con ritmi puntati alla Lully, un movimento vivace e contrappuntistico nella sezione centrale, e una sezione conclusiva lenta in un certo modo collegata alla sezione iniziale. L’Ouverture è il movimento più esteso della composizione; seguono più brevi movimenti di “danza”, con esclusione dell’Allemande (forse per sottolineare il carattere francese delle composizioni). Le danze utilizzate nelle quattro Suites bachiane sono: Courante, Gavotte, Forlane, Menuet, Bourrée, Passepied, Rondeau, Sarabande, Polonaise, Double, Badinerie, Air, Gigue e Réjouissance, che è una stilizzazione ritmica in ¾ più che una danza. la musica che unisce La Suite n. 3 in re maggiore (BWV1068) ha un organico di 3 trombe, timpani, 2 oboi, 3 archi e continuo. Il secondo movimento della composizione, scritto per un organico di soli strumenti ad arco e indicato con il titolo di Air (Aria), è noto come Aria sulla quarta corda, titolo che cominciò a circolare in epoca romantica, allorché il virtuoso tedesco August Wilhelmj trasportò il brano nella tonalità di Do maggiore e abbassò la scrittura di un’ottava in modo da poter suonare tutto il pezzo sulla quarta corda (Sol), la corda più grave del violino. Così trascritta, l’aria assume un carattere caldo e intimo con tinte meditative, ma perde la cristallina, originaria purezza. L’Aria, costituita da due parti distinte, è divenuta celebre in Italia anche al grande pubblico grazie alla versione del gruppo vocale franco-inglese degli Swingle Singers e, in una versione jazzistica, come sigla di alcuni programmi televisivi condotti da Piero Angela (Quark ed altri). La Seconda Suite in si minore (BWV1068) si presenta come un concerto per flauto per il rilievo riservato a questo strumento, ma non è un vero concerto, almeno non più di quanto non lo siano le altre Suites. Bach ha scritto concerti in stile barocco affini ai Concerti Grossi (ad esempio i suoi Concerti Brandeburghesi) o nello stile propriamente concertistico, come il Concerto per clavicembalo o i Concerti per violino. Nella Suite in si minore il flauto svolge un ruolo importante, ma le sezioni riservate al “tutti” non 9 sono opzionali, come succede spesso nei concerti, bensì necessarie per creare la trama orchestrale corretta. Secondo Martin Bernstein, la Suite fu scritta per Pierre Gabriel Buffardin, primo flauto presso la corte dell’Elettore di Sassonia e re di Polonia a Dresda. Grazie a un allievo del flautista, Bach aveva incontrato Buffardin – che era famoso per il suo controllo del respiro, la tecnica agile e il tono limpido – nel 1716 a Dresda. L’influenza francese, favorita anche dal gusto delle corti europee che amavano imitare lo splendore e il fasto di Versailles, non impedisce un richiamo alla musica italiana, amata e studiata da Bach e qui avvertibile nella fluidità dell’ispirazione melodica e nel virtuosismo leggiadro caratteristico di numerosi passaggi e sfolgorante nella chiusura che esalta il virtuosismo esecutivo del flautista. Le danze alle quali si riferiscono i nomi dei vari movimenti sono stilizzazioni colte di danze popolari di varia origine (in taluni casi rintracciabile nello stesso nome) alle quali tendevano i compositori tedeschi (e quelli che le corti tedesche invitavano dalla Francia) obbligati quasi per onere professionale ad adeguarsi ai modelli strumentali forniti da Lully, in particolare nella Hofmusik. La suite barocca, che Bach segue soltanto in alcuni aspetti non essenziali, aveva una struttura formale composta da quattro danze: Allemanda, Corrente, Sarabanda, Giga, con alternanza di movimenti moderati e veloci; ogni danza presentava la struttura tipica di una composizione mono- 10 tematica bipartita: un solo tema sviluppato in due parti. Si ricordi che l’apprendimento della danza, come la scherma e l’equitazione, diventò un elemento importante, anzi indispensabile, nella formazione dei giovani aristocratici dal Rinascimento in poi. Terzo concerto brandeburghese in sol maggiore BWV1048 Allegro – Adagio (cadenza) – Allegro Tra i tanti preziosissimi gioielli presenti nel catalogo bachiano della musica strumentale, s’impongono i Sei Concerti composti probabilmente nel 1721 e detti Brandeburghesi (definizione introdotta nel catalogo bachiano redatto dal biografo Philipp Spitta nel 1879) perché dedicati al margravio del Brandeburgo (margravio è titolo nobiliare tedesco corrispondente all’incirca al nostro marchese) Cristiano Ludovico di Brandeburgo-Schwedt. Il titolo della raccolta – indicato dall’autore nella dedica in francese datata 24 marzo 1721, “Six Concerts - Avec plusieurs Instruments” – probabilmente significa che la struttura prevede un solo esecutore per ognuno degli undici strumenti presenti nella partitura. La raccolta sembra idealmente suddivisa in due libri, ciascuno dei quali costituito da tre concerti, e ognuno dei due libri è chiuso da un concerto di gruppo (terzo e se- l’aquila incontra brindisi sto) affidato a strumenti ad arco e concepito in chiave prevalentemente polifonica e contrappuntistica, più che concertistica in senso stretto. Alberto Basso, uno dei massimi studiosi di Bach, ha scritto del Terzo Concerto: “Tre violini, tre viole, tre violoncelli oltre al violone (e al cembalo) per la relizzazione del continuo costituiscono l’organico del Terzo Concerto (BWV1048). La scrittura è compatta, attenta a mantenere un’elevata temperatura contrappuntistica e a realizzare un continuum, una serie di passaggi in ostinato: il contrasto con i primi due concerti sia sotto il profilo stilistico, sia sotto l’aspetto formale, sia nella concezione timbrica (che nei primi due concerti è vistosa e penetrante e si avvale di strumenti più corposi quali i corni da caccia e la tromba) è largamente scontato. Così come è scontato il fatto che il gruppo degli ultimi tre concerti si serve di strumenti sonori più delicati e teneri ed evita accuratamente gli ottoni e gli impasti di strumenti in opposizione timbrica. Fatto essenziale di questo Terzo Concerto è l’assoluta situazione di parità raggiunta dagli strumenti: qui non si ha il dislivello tipico della forma del concerto, che alterna episodi solistici ad altri d’insieme o che tratta in maniera «concertante» uno o più strumenti, riducendo gli altri a un ruolo di accompagnamento o di «ripieno»: ma si ha un blocco unitario, si tocca una compattezza strumentale che annulla ogni differenza. Il taglio formale del concerto non è meno singolare del suo organico: due movimenti, il secon- la musica che unisce do dei quali bipartito, come nell’arcaica sonata da chiesa o da camera (che Bach frequenterà ancora), divisi da una cadenza frigia costituita da due accordi [cadenza frigia è una fomula musicale generalmente a chiusura della composizione, tipica del barocco]. Questo, che è forse il più travolgente dei Brandeburghesi, offre spunti di straordinaria versatilità ritmica e contrappuntistica. Il discorso, che a tratti risulta spezzato nel corso del primo movimento, per effetto d’un riflesso fra tutti e soli, ma sempre intendendo ciascuno dei tre gruppi strumentali a ranghi riuniti, senza rompere la compattezza dell’insieme strumentale, è invece estremamente coagulato nell’ultimo tempo, che riduce le dimensioni dello strumentale, mantenendo le tre parti di violino e le tre parti di viola, ma riunendo in una sola i tre violoncelli, insieme con i due strumenti del continuo (violone e cembalo): il processo musicale è ininterrotto, inarrestabile quasi, mosso com’è da un’inesauribile carica energetica”. Walter Tortoreto Nota: La sigla BWV sta per Bach-Werke-Verzeichnis, Catalogo delle opere di Bach. 11 vincenzo brancadoro Informazioni: Associazione I Solisti Aquilani Via Ficara – Container Piazza d’Arti - 67100 L’Aquila telefono/fax 0862 1960550 / 335 1337245 - 6 -7 [email protected] www.solistiaquilani.it I SOSTENITORI DELL’ATTIVITA’ CONCERTISTICA DEI SOLISTI AQUILANI SONO: Località Caprafico - CASOLI