Untitled - Liceo Bellini

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Untitled - Liceo Bellini
Voci di corridoio
Un saluto a tutti per annunciare che dopo due anni siamo tornati! Con una nuova veste
grafica, in formato digitale, per essere al passo coi tempi, rispettosi dell’ambiente
(risparmiamo carta…) e sempre più interattivi; potrete, infatti, lasciare commenti e darci
suggerimenti scrivendoci all’indirizzo [email protected]
Ma come sempre, per sapere dove andare si deve sapere da dove si viene…e noi non
ce lo siamo dimenticati! Abbiamo deciso di mantenere il titolo che aveva la precedente
edizione cartacea: CARPE DIEM. Perché un titolo così antico (in latino, poi!) in un
contesto così giovane? Perché crediamo che abbia ancora qualcosa da dire a tutti noi
lettori d’oggi, affannati da mille impegni e sempre più subissati da stimoli diversi. CARPE
DIEM vuole essere, nel nostro intento, un invito alla consapevolezza che ogni giorno
porta con sé. E se noi riuscissimo a dare il nostro contributo con un suggerimento di
lettura, con uno spunto di riflessione, con un sorriso che nasce spontaneo, beh, ne
saremmo molto onorati. Buona lettura!
La redazione: G. Arata. I. Domenici, M. Ferrari
Indice articoli
Voci di corridoio
Musica, maestro!!!
Stella
Giorgio 3D
pag. 4
The carta igienica incident
Stella
Giorgio 3D
pag. 5
Progetto Comenius
Simona
Gambaro
3L
pag. 7
Autolesionismo: una testimonianza
Simona
Gambaro
3L
pag. 9
Autolesionismo: il parere dell’esperto
Brigida
Peluso 1D
pag. 10
Facebook e i nuovi tempi per l’amicizia
Laura Della
Morte 3G
pag. 12
Grande Fratello
Eleni
Karamanidis
1C
pag. 13
La pena di morte
Laura Della
Morte 3G
pag. 15
L’argomento del mese
Attualità
2
Voci di corridoio
Recensioni libri
Gli eroi del crepuscolo
Lorella
Cattaneo
5B
pag. 17
Moccia…no!
Giulia
Comerio 2D
pag. 18
Le sorelle Hunt
Edith De
Michele,
Alessia
Dotti,
Angelica
Motta 1D
pag. 19
Arianna
Errico 3A
pag.20
Giulia
Comerio 2D
pag.21
Plagio: no, grazie!
Stella
Giorgio 3D
pag.22
Post-rock
Martina
Rigoli
5B
pag.23
The life
Martina
Alleva 2B
pag. 24
Pagina della poesia
a cura di
Giulia Bozzi
1D
pag. 26
Pagina dei disegni
a cura di
Cecilia
Faraone 3D
pag. 28
Recensioni film
New Moon
Seta
Pagina della musica
Racconti
3
Voci di corridoio
MUSICA, MAESTRO!!!
Ebbene, dobbiamo ricrederci: non passano giornate intere a sorseggiare brodino, leggendo un
libro dalle pagine ingiallite tra una partita e l'altra di bocce con gli amici del circolo. Ascoltano i
Queen, ricordano Kurt Cobain, hanno i biglietti per il prossimo concerto di Mika, i nostri insegnanti.
Basta lavorare con un po' di fantasia in questa spompata domenica mattina di pioggia per
immaginarli davanti ai nostri occhi; dove saranno adesso? Come ascoltano la musica?
Il nostro buon Boldon sarà comodamente seduto su una grande poltrona di stoffa damascata, con
gli occhi chiusi e la testa abbandonata verso alto, che si gode la Pastorale di Beethoven
riecheggiare nel suo salotto; qualche madre di famiglia starà iniziando a cucinare il buon risotto
della domenica e sarà incerta se mettere o non mettere la cipolla per non infastidire il figlio o per
soddisfare i gusti del marito, e intanto alla radio passeranno le nuove della Pausini, di Ramazzotti
e di Ligabue, che non dispiacciono affatto (non a tutti). Qualcuno particolarmente attivo preferirà
una pratica breve e indolore, e allora si starà sparando un pacco di verifiche da correggere in
questa spenta mattina, e, magari, al cospetto di qualche compito particolarmente disastroso, starà
sospirando tra sé e sé che, in fin dei conti, è dal letame che nascono i fior.
Ma è pur sempre domenica! Qualcuno allora si sarà appena svegliato, guarderà con noncuranza
la tarda ora sulla sveglia e dopo quei sacrosantissimi “ancora cinque minuti”, finalmente concessi
e trascorsi tra intorpiditi sbadigli e lenti stiracchi, avrà tirato su la tapparella, starà iniziando a fare il
letto, e magari andrà a svegliare i figli, mettendo sullo stereo qualche storica canzone di Battisti,
che farà iniziare anche la più triste domenica nel più felice dei modi.
Ma cosa ascoltano dunque i nostri insegnanti? Tra i gruppi più recenti, dagli anni ’90 a oggi,
indicano i Coldplay, i Pearl Jam (eccezionale Eddie Vedder!), gli Smashing Pumpkins, i Nirvana
(storico Nevermind) e il paradisiaco Ben Harper, poi gli Editors, i Kings of Leon e i Killers, mentre
tra i cantanti emergenti viene molto apprezzato Mika, seguito anche da Anastacia e Beyonce.
Per gli anni ’70 vengono prediletti i leggendari Queen, i Deep Purple, i Dire Straits (fenomenale
egocentrico Mark Knopfler), e Nick Drake.
In testa alle preferenze non potevano non esserci i grandiosi anni ’60, capitanati dagli
intramontabili Beatles, seguiti dai Pink Floyd (dagli anni ’60 ai ’90), poi Tom Jones, David Crosby,
Robert Wyatt, James Taylor, Springsteen (vale la pena di vivere solo per l’assolo di sax in Born to
Run), Van Morrison, Joni Mitchell, Leonard Cohen (poeta, è sua la celeberrima Hallelujah rifatta
anche da Jeff Buckley), King Crimson, Neil Young, gli psichedelici Jefferson Airplane e
l’indefinibile Janis Joplin (celebrata anche da Cohen in una stupenda canzone che ricorda,
nostalgica, quell'amore consumato al Chelsea Hotel...)
Gradito anche il jazz, da Armstrong, dalle big bands di Miller, fino al Keith Jarret, Chick Corea, Jan
Garbarek e Pat Methewy.
Molto apprezzati anche i cantautori italiani, tra i quali spiccano, in particolare, Guccini e De Andrè,
artisti alternativi, ribelli, trasgressivi, chissà se dietro a quelle cattedre che ci appaiono così
moraliste si nascondono tanti bombaroli… naturalmente non poteva mancare Battisti, per
eccellenza, il cantante dell’Amore.
Non mancano tra le scelte gli artisti italiani, tra cui Fossati, De Gregori, Vecchioni, Mannoia,
Baglioni, Zero, Celentano, Pino Daniele, Elisa, i Planet Funk e gli Zeroassoluto.
Questo è quanto, il risultato di un piccolo sondaggio interno alla scuola.
No, un momento. Impossibile concludere senza citarlo, sarebbe imperdonabile non parlarne: non
nominare il bigliettino di Luisella Brocca, che indica tra le sue preferenze i REM, Tuck and Patty
(amabile duetto jazz), Bach, Handel, ma, soprattutto, è l’unica, e stradegna di stima, insegnante a
citare i Guns n’Roses. I Guns diamine! I Guns da lacrime agli occhi di November rain e di Don’t
Cry, i Guns da adrenalina purissima di Paradise city, di Sweet child o’mine, di Welcome to the
jungle, i Guns da schitarrate assurde che ti stringono la gola, i Guns da urlare con gli amici, i Guns
che anche qualche nostro insegnante apprezza… allora non è così colossale il muro che divide
professori e studenti. Musicalmente, intendo.
Stella Giorgio 3D
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Voci di corridoio
THE CARTA IGIENICA INCIDENT
La storia dell'Istituto Magistrale Contessa Tornielli Bellini, polo liceale novarese, nonché
fertile ambiente di apprendimento, indi istituzione di formazione, è profondamente
sconvolta da un considerevolmente importante evento dal carattere socio-culturale ed in
seconda analisi ecologico, volto a cercare, tramite l'impiego di differenti materiali, una
condizione di armonico equilibrio statico tra individui e struttura.
È finita l'epoca dei fazzoletti per andare in bagno.
Lo so è terribile, ma è finita. Definitivamente. (E qui ci starebbero a pennello una trentina
d'archi che intonano la quinta di Beethoven)
L'atroce notizia è stata comunicata da una tragicomica circolare: l'utilizzo di fazzoletti
comporta il rischio di otturare scarichi e condutture, si userà la carta igienica (grandi
acclamazioni di stupore), tutto abbastanza normale, no? (a parte il luttuoso
abbandonare le scene “noo prof non stavo parlando, stavo solo chiedendo un fazzoletto
per andare in bagno”)
Non è proprio tutto normale, dal momento che per andare ai servizi bisognerà chiedere il
necessario al responsabile del proprio corridoio, o in assenza di questo, a quello di un
altro corridoio, usare la carta, e riportargliela, e allora magari nel momento del ritorno
della carta prodiga, il bidello somministrerà anche occhiate maligne o bonarie a seconda
della carta consumata; io penso che sia corretta questa nuova norma: sarebbe
socialmente infame mettere rotoli di carta igienica direttamente in bagno o negli appositi
contenitori.
Troppo elevato il rischio di una mafia della carta igienica tra gli studenti.
Dal punto di vista emotivo, non penso che guarderei troppo bene un tizio che gira
tranquillamente per i corridoi con un rotolo in mano, ma al di là di questi pudici capricci,
è sempre bene trovare il lato positivo in ogni innovazione: il nostro rotolo viaggerà, vedrà
il mondo! Chissà quante belle esperienze, che multiforme cultura andrà a formarsi,
quante mani avrà il piacere di conoscere, in quanti cassetti dormirà sonni tranquilli, su
quanti pavimenti sarà adagiato. Ah no! Almeno i pavimenti sono da evitare, basta
ricordare quei rotoli mezzi neri sul pavimento dei bagni del distaccamento, e qui allora si
aprirebbe un lunghissimo capitolo sul talento spazio-equilibrista di riuscire a trovare un
luogo adatto, o almeno formalmente pulito, per appoggiare la carta igienica mentre si
pernotta in bagno.
Del pavimento non se ne parla, (soprattutto in questo periodo in cui non c'è una normale
influenza che non sia influenza A), tenerlo in mano non è facilissimo... trovato! Rotolo
inserito nella maniglia. No no, la maniglia la toccano tutti, allora è necessario rivolgersi
prima all'ipocondriaco della classe che gira con una boccetta di Amuchina ovunque,
quindi pulire la maniglia, infilare la carta. Non funziona, tocca il muro.(Nel frattempo Volo
del calabrone di Korsakov) Allora prima di pulire la maniglia si va a chiedere il Cif e una
spugna alla bidella per pulire la porta, poi si asciuga, poi Amuchina sulla maniglia. No
no, non mi va di pulirmi con una carta che ha toccato da così poco tempo uno
sgrassatore.
Bisogna cambiare strategia, niente sgrassatore. Si esce dalla classe con un
asciugamano, due chiodi e un martello, tra gli occhi “completamente indifferenti” degli
altri si va a chiedere la carta igienica al bidello.
Bagno, Amuchina sulla maniglia, poi asciugamano piantato sulla porta con i due chiodi
nel punto esatto in cui la carta igienica dovrebbe toccare il muro, poi carta igienica
infilata nella maniglia, poi... e dove diavolo appoggio il rotolo mentre pianto i chiodi? (
David Bowie- rock'n'roll suicide, uno fa in tempo a farsela addosso prima di usare in
modo decente la carta igienica). E dunque sono veramente curiosa di sapere quanti in
un mese andranno a chiedere la carta igienica al bidello.
Stella Giorgio 3D
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Voci di corridoio
Commento all’articolo (disegno di Karol Pregnolato 5B)
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Voci di corridoio
Progetto Comenius
Oggi ci immergeremo nel mondo del “Comenius” grazie a tre amiche, Annarita, Giulia e
Morgana, che ci racconteranno la loro esperienza in merito a ciò.
Il comenius è uno scambio fra ragazzi di varie scuole della comunità europea. E’
un'iniziativa promossa dalle scuole per far apprendere ai ragazzi qualcosa degli altri
paesi e per migliorare l’utilizzo di una lingua straniera. Si devono svolgere varie attività
insieme e le persone che arrivano da altri Paesi soggiornano a casa della persona
ospitante.
Che cosa ti ha lasciato quest’esperienza?
“Io personalmente ho imparato molte cose sulla Turchia, il paese di origine del mio
ospite, Göker” inizia a raccontare Giulia. “Non ci sono state grandi difficoltà
nell’ambientazione, anche perché sia io che lui riuscivamo a capirci grazie all’inglese.
Durante quelle ore spese a chiacchierare ho scoperto, per esempio, che loro vanno a
scuola dal lunedì al venerdì, dalle otto alle quindici, e l’educazione scolastica che
ricevono è molto rigida, tanto che nel loro Paese è obbligatoria la divisa. Una cosa molto
curiosa è il caffè. Infatti, la loro bevanda, non è identica a quella italiana dato che una
sua parte, solidificatasi, rimane sul fondo, e se si riesce a interpretarla, si può addirittura
prevedere il futuro. Entrambi abbiamo imparato un sacco di cose (io a suonare il
darbuka, un tamburo della zona, mentre lui la chitarra) e trascorso le serate nei locali di
Novara, in modo di assaporare la (poca) vita notturna della zona.
E’ stata un'esperienza bellissima che consiglierei a tutti, anche a quelle persone che non
amano particolarmente le lingue”.
“Anche la mia esperienza” prosegue Annarita “è stata positiva. Mi ha permesso di
migliorare le mie conoscenze e confrontarmi con un mondo diverso dal mio. Denise, la
mia ospite svedese, ed io, ci siamo trovate subito bene insieme. Passavamo interi
pomeriggi a conoscerci, guardando qualche film in italiano insieme, ascoltando le
canzoni in svedese e chiacchierando sulle nostre abitudini. Le loro famiglie, ad esempio,
sono molto unite; esiste un programma simile a “XFactor”, seguito da molte persone,
che si riuniscono insieme per vederlo. Ora ci sentiamo di frequente su facebook,
mantenendo così uno splendido rapporto di amicizia”.
Dello stesso parere è Morgana: “Anch’io con Judith, una ragazza tedesca, ho creato un
bel rapporto. All’inizio lei era un po’ intimidita dalla nuova situazione: un nuovo Paese,
una nuova casa, una nuova lingua; ma io e la mia famiglia abbiamo cercato di metterla
subito a suo agio, e così ci siamo trovati tutti benissimo. Ricordo che aveva già fatto uno
scambio con un’altra scuola in Italia, e nonostante le differenze linguistiche siamo
riuscite a capirci. Mi raccontava della Germania, la sua Terra, del Carnevale stupendo,
ma parlavamo anche di temi adolescenziali, e abbiamo scoperto di avere molte cose in
comune, come gli stessi gusti musicali. Abbiamo visto anche un film insieme: “Twilight”,
insomma, è stata un’esperienza bellissima. Quest’anno, infatti, mi piacerebbe andarla a
trovare, e spero di riuscirci”.
“Una distanza materiale non potrà mai separarci davvero dagli amici. Se anche solo
desideri essere accanto a qualcuno che ami, ci sei già”. (Richard Bach)
Simona Gambaro (in collaborazione con Annarita Calzolaro, Morgana Marchio e Giulia
Smedile) 3L
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Voci di corridoio
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L’argomento del mese
AUTOLESIONISMO
(Una testimonianza)
Negli occhi di una liceale
Ho trovato questo forum per caso, dove ci sono persone uguali a me. Esperienze
diverse, certo, ma un unico motivo ci unisce.
Mi chiamo Nina, ho 16 anni e sono una persona disponibile e gentile all’apparenza.
Molto riservata e timida non riesco ad avere dei veri amici, solo conoscenti. Dietro alla
mia apparente normalità, alla mia gentilezza, alla mia bravura, si nasconde un immenso
stato di sofferenza che non appare agli occhi degli altri.
Vivo in un mondo tutto mio, dove nessuno ha il coraggio di entrare. È per questo che a
volte mi ritrovo ad odiare gli altri, perché non riescono a capirmi. Eppure basterebbe
così poco per farmi togliere il muro che ci separa: volermi bene. Con la mia famiglia, poi,
non ricordo l’ultima volta in cui sono stata veramente felice. Le continue liti dei miei (che
si spingono oltre) mi fanno sentire in colpa, tanto che ho provato più volte ad
andarmene, lasciarmi tutto alle spalle, ma all’ultimo momento mi è sempre mancato il
coraggio. E così mi sono creata una barriera intorno, una porta da cui posso entrare
solo io, ma da cui non so se riuscirò mai ad uscirci.
Vidi “Noi ragazzi dello zoo di Berlino” due mesi fa, e da lì trovai una soluzione per
smettere di soffrire a causa degli altri.
E così chiudo la porta della mia camera, mi lascio coccolare dal buio e dal dolore che
prova la mia anima sapendo di aver sbagliato. Vado a letto sperando che il giorno dopo
sia migliore, promettendomi che non lo farò più. E invece mi ritrovo ancora quella cosa
in mano, quell’urlo di dolore interno e quell’eccitazione nel farlo. A volte sto male più del
solito e qualcosa mi dice che è arrivato il momento di farmi del male. Cerco di
trattenermi in tutti i modi, fino a quando non scoppio. Altre volte invece sto bene, ma è
come se avessi il bisogno di stare male. Con il passare del tempo non diventa più o
meno frequente, solo più pericoloso. L’unica speranza me la può dare lui, un taglierino o
un rasoio. E’ l’unica cosa che sa darmi felicità in questo momento.
Ho iniziato da piccola, in modo inconscio, con la mia timidezza, il cosiddetto “complesso
d’inferiorità”. Probabilmente è questione di carattere.
Quando il giorno dopo essermi tagliata vedo sul mio corpo quei segni mi assale un
piacere. Mi piacciono le mie cicatrici. Il problema è quando si è in mezzo alla gente,
scatta la vergogna e vorrei tornare indietro.
Sai cosa c’è nella mente delle persone quando lo fanno? Quello che ha nella mente uno
che si mangia le unghie o si strappa i capelli. Sei mai arrabbiato? Che cosa fai per
sfogarti? Ecco, chi piange, chi si mangia le unghie e chi si fa del male. Non c’è una
definizione di autolesionismo, i perché sono diversi, come le persone. E’ un’abitudine
per qualcuno, hai presente quando ascolti una musica molto ritmata e ti viene da
muovere il piede? Non è che muoverlo ti faccia stare granché, ma se non lo facessi non
penseresti ad altro.
La mia vita forse potrebbe tornare come prima, ma ormai sarebbe tutto capovolto.
Cambiare le cose non serve, tanto non si potrebbe cancellare nulla.
Simona Gambaro 3L
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L’argomento del mese
AUTOLESIONISMO
(Il parere dell’esperto)
Cosa spinge i ragazzi ad autolesionarsi?
Distinguiamo innanzitutto la pratica autolesionista vera e propria, inquadrabile come
modalità patologica, dal segnale di disagio che può emergere in alcuni momenti della
vita in cui molti sono i cambiamenti in corso e tante le difficoltà percepite per portare a
buon fine il processo.
Soprattutto in adolescenza si affronta una grande alternanza di momenti “su” e momenti
“giù”: può succedere che il dolore emotivo sia percepito come troppo intenso per poter
essere tollerato e si ricorra al dolore fisico nella speranza di placare quello emotivo.
Questa pratica lascia dei segni sul corpo che sono riconoscibili e la riconoscibilità di se
stessi e anche del proprio dolore è fondamentale in adolescenza. Il segno sulla pelle è
anche una richiesta di aiuto che si spera venga raccolta. La storia pregressa di ognuno,
le esperienze svolte, le persone incontrate fanno sì che per alcuni questa difficile strada
di contenimento degli stati dolorosi sia più facile che non per altri. Per alcune persone
poco inclini al confronto, i racconti di esperienze analoghe vissute da altri possono
diventare uno stimolo per affrontare le difficoltà.
Il confronto con un adulto, genitore, insegnante, psicologo può aiutare a dare un
significato al dolore sperimentato attraverso la lettura di emozioni forti e spesso
sconosciute che il giovane cerca di non sentire “segnandosi” per distogliersi dal dolore
interiore.
Come può un genitore capire se un figlio si autolesiona?
Uno dei compiti evolutivi affrontati dall’adolescente è il bisogno di distacco dai genitori e
dalle proprie immagini infantili: risulta pertanto largamente diffusa la necessità di
escludere i propri genitori dai nuovi vissuti percepiti. In ogni caso i grossi cambiamenti di
umore, i silenzi, i segni sul corpo sono ben evidenti per i genitori che cercano sempre di
stabilire un contatto con il proprio figlio, pur, a volte, sbagliando nella modalità di
contatto scelta. Il genitore agisce sempre sostenuto dalla convinzione di fare del proprio
meglio e, pur sbagliando, offre sempre una valida opportunità di confronto/scontro per
l’adolescente.
Come può un ragazzo riuscire a smettere?
Con il dialogo innanzitutto. Anche se è piuttosto complesso, perché nella negatività, nel
farsi del male, ci si sente forti. Alle persone “piacciono” le cicatrici che si procurano,
mostrano davvero agli altri che si sta soffrendo.
Chi si trova nella situazione di conoscere una persona con questi problemi dovrebbe
cercare di farla sentire importante, parlarle dei pregi, talenti, passioni che possiede e
che potrebbero aiutarla a incanalare positivamente il dolore e la rabbia. La persona in
difficoltà va sostenuta nel suo essere ferita poiché non vi è nulla di cui vergognarsi: chi
si “fa male” non è pazzo, il fenomeno è più diffuso di quanto si creda, ma è affrontabile.
Perché l’autolesionismo riguarda maggiormente i ragazzi in età adolescenziale?
Come già specificato in precedenza sono i ragazzi a vivere in un periodo di grande
cambiamento che può provocare dolore e disorientamento. Un adulto generalmente sa
già quello che è e quali sono le sue caratteristiche positive e negative, accettate con
10
L’argomento del mese
sufficiente equilibrio. La modalità autolesionista, con stabili caratteristiche patologiche, è
presente comunque anche in età adulta.
Si auto lesionano maggiormente i ragazzi o le ragazze? Perché?
Le ragazze ricorrono a questa modalità con maggiore frequenza rispetto ai ragazzi
probabilmente a causa di motivi sociali: le ragazze esprimono con maggiore difficoltà la
propria aggressività verso l’esterno poiché risulta socialmente poco accettabile e più
facilmente la rivolgono verso loro stesse. In generale il fenomeno dell’autolesionismo
non è collegato al livello d’istruzione o alla collocazione sociale del soggetto e può
riscontrarsi anche in persone di sesso maschile.
Brigida Peluso 1D (in collaborazione con la D.ssa G. Giachino)
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Attualità
Facebook e i nuovi tempi per l’amicizia
È nato il 4 febbraio 2004 dalla mente di Marck Zuckerberg, allora diciannovenne
studente presso l’Università di Harvard, con lo scopo di mantenersi in contatto con i
compagni di corso. In poche settimane più della metà degli universitari di Harvard vi si
era iscritta. In pochissimo fu esteso all’Università di Stantford, alla Columbia University e
all’Università Yale. Successivamente al resto delle Ivy League (le più prestigiose ed
elitarie università private degli Stati Uniti d’America), al MIT e alla Boston University.
Dall’11 settembre 2006 chiunque abbia più di 12 anni può iscriversi. Parliamo
naturalmente di Facebook, il più grande sito di social network del mondo. Il nome deriva
dagli annuari (face book) che alcuni college pubblicano all’inizio dell’anno accademico
per far conoscere le persone del campus.
Il social network è gratuito per gli iscritti e trae guadagno da pubblicità e Banner.
Facciamo un piccolo approfondimento: quando un’azienda inserisce su facebook una
pubblicità, paga in base allo spazio di cui si bisogno ed esistono due modi:CPC (Cost
per clic) o CPM (Cost per impressions);nel primo caso si paga in base al numero di click
degli utenti sul banner oppure, nel secondo caso, si paga l'inserzione
indipendentemente dai click.
Oggi parliamo di 300 milioni di iscritti (circa un quinto di tutti gli utenti internet).18 milioni
solo in Italia. Una macchina sociale dal valore impressionante di 10 miliardi di dollari.
Qualche altro numero: ogni mese, secondo le stime di Facebook, gli utenti si scambiano
4 miliardi di informazioni (news di cronaca, aggiornamenti…), caricano 850 milioni di foto
e 8 milioni di video.
Ma cos’ è che si fa oggi concretamente su Facebook?
Si possono trovare vecchi amici perduti col tempo, nuovi amori e altri se ne possono
distruggere. Si può condividere il proprio stato emotivo nello spazio dedicato al
“messaggio personale” sempre sperando, nel profondo, che agli amici quelli veri, basti
un’ occhiata per capire come ci sentiamo. Ci si può improvvisare agricoltori gestendo
una fattoria virtuale senza neppure sapere la differenza tra un toro e un bue. Ma questo
non è importante ai fini del gioco! Si condividono idee, speranze, sogni e foto personali
che tutti gli “amici” possono vedere e commentare. Si trascorre il tempo.
Facebook, a differenza di altri suoi simili (Twitter, Flirck, Friendfeed ecc..), conosce
l’identità reale dei suoi iscritti. Ovvero conosce nome e cognome. E se un giorno ci si
volesse cancellare la procedura sarebbe lunga e complessa.
Ultima cosa, ma non meno importante, su Facebook si possono conoscere nuove
persone. Semplicemente cliccando su “richiedi amicizia” si invierà in automatico un
messaggio per far sapere a quello che siamo interessati ad aggiungerlo nel nostro
elenco di “amici”. Sembra un po’ di tornare piccolini, come quando non ci ponevamo
problemi a chiedere al bambino che giocava al parco con noi: “Ciao! Vuoi diventare mio
amico?” Con quella sfrontata innocenza accoglievamo tutti. Ed è un po’ quello che si fa
oggi su Facebook. Solo che non dobbiamo neanche porre la domanda. Semplice e
veloce. Impersonale forse?
Speriamo solo di mantenere abbastanza il contatto con la realtà per ricordarsi come fare
a “chiedere l’amicizia” una volta spento il computer.
Nel mondo vero.
Laura Della Morte 3G
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Attualità
Grande Fratello vi guarda, Big Brother is watching you... (G. Orwell, 1984)
2677 concorrenti, 176 case in 38 nazioni, miliardi di spettatori. Il "Grande Fratello" ha
origini nobilissime. A ispirarne la nascita all'olandese John De Mol, è stato un progetto
della Nasa. La prima edizione fu mandata in onda il 16 settembre 1999: all'epoca i
produttori non avevano idea di come questo format, tanto semplice quanto
rivoluzionario, avrebbe lanciato centinaia di volti in giro per il mondo. Questo programma
si è diffuso velocemente: dalla Bulgaria al Brasile, dalle Filippine al Portogallo, dal regno
Unito alla Grecia, 38 nazioni hanno dato spazio a questo fenomeno televisivo e
culturale.
Il titolo si ispira all'opera di George Orwell "1984". Orwell (1903-1950) è stato un
opinionista politico e culturale e giornalista britannico. Famoso scrittore, è noto per due
romanzi scritti verso la fine della sua vita, negli anni quaranta, "1984" e "La fattoria degli
animali".
Il romanzo "1984" narra di un "Grande Fratello" (Big Brother in inglese), un personaggio
immaginario creato dello scrittore. È il dittatore di uno stato totalitario chiamato
"Oceania". Nella società che Orwell descrive, ciascun individuo è tenuto costantemente
sotto il controllo delle autorità. Lo slogan "Il Grande Fratello vi guarda" ricorda
continuamente agli abitanti chi è al vertice della piramide gerarchica.
In Italia, il "Grande Fratello" (noto anche come GF) è un reality show televisivo,
trasmesso dal 2000 su Canale 5. I partecipanti, che possono essere persone
sconosciute (o semi-sconosciute) al pubblico, uomini e donne, che si confrontano nella
vita quotidiana, vivono chiusi all'interno di una casa 24 ore su 24, spiati da numerose
telecamere che li possono riprendere in qualunque punto si trovino. Si dice che non
possano avere alcun contatto con l'esterno, infatti sono banditi cellulari e orologi. Il
"Grande Fratello" è colui che coordina e decide l'andamento del gioco; i concorrenti
possono contattarlo e confidarsi con lui solo attraverso il "confessionale", una stanza
insonorizzata all'interno della casa.
Il meccanismo di eliminazione è limitato dai concorrenti con le nomination, durante le
quali ciascuno sceglie due componenti della casa (o tre, a seconda delle decisioni degli
autori) che vorrebbe eliminare. I due più votati (ma anche in questo caso la regola viene
modificata a piacimento dagli autori) saranno a loro volta votati dal pubblico tramite
televoto a pagamento per un euro. Il più votato esce dalla casa e dal gioco. Alla fine
rimangono pochi finalisti, che si contendono il premio finale di 250000 euro.
Il programma continua a collezionare record di ascolti, superando anche il 50% di share;
una puntata del "Grande Fratello 4" ha persino superato la concorrenza del Festival di
Sanremo.
Il "Grande Fratello" è ormai diventato un fenomeno di costume, come una sorta di
esperimento sociologico, infatti continua a catturare l'attenzione dei mediae di
personaggi pubblici che esprimono opinioni in merito, sovente utilizzando questo
argomento per comunicare prese di posizione rispetto a temi più ampi. La trasmissione
ha ricevuto commenti di natura estremamente diversa. Lo si è equiparato all'estremo
della televisione trash (in genere in senso dispregiativo); ma, anche, come un'icona e un
simbolo del mondo moderno.
Un dibattito molto discusso tra i commentatori è la veridicità del programma. Ci si chiede
se i partecipanti recitino un copione obbligato sotto il controllo occulto del "Grande
Fratello", o se il loro comportamento sia dettato da una propria malizia personale. Un
certo giudizio di "falsità" sembrerebbe predominante, tuttavia esso non ha mai scalfito il
successo del reality.
13
Attualità
Tutti ne parlano male, ma il programma è sempre più seguito. Non è un mistero infatti
che molte persone in questi anni si siano fatte l'abbonamento al satellite (e ultimamente
al digitale terrestre) solo per poter avere libero accesso alle immagini riprese dalla casa
più spiata d'Italia. In alcuni casi il coinvolgimento è così elevato che le persone adattano
la loro routine a quella dei concorrenti del GF: si alzano, vanno a letto, pranzano con i
concorrenti del reality.
È lecito chiederci che cosa ci trovi la gente nel guardare persone comuni che fanno cose
comuni. Dove sta l'interesse nell'osservare uno o una come noi che si veste, si lava i
denti, prepara il pranzo, chiacchiera del più e del meno, ha un piccolo diverbio con un
altro coinquilino per le pulizie della casa o la tavoletta del wc?
La risposta ci viene dal sociologo Riccardo Spiga, il quale ha stilato una specie di teoria
sociologica nella quale afferma: " Un aspetto fondamentale della nostra autostima
riguarda il giudizio che altri hanno di noi, il modo con cui ci guardano e ci valutano. Infatti
il motivo principale del nostro conformismo, del fatto che ci adattiamo ai gusti e ai valori
della maggioranza, è il desiderio di essere socialmente apprezzati o quantomeno di
essere considerati "normali". Ecco perché ci interessa così tanto il comportamento degli
altri: per capire cosa fa la maggioranza e poterla imitare, allontanando il rischio di di
essere criticati e giudicati come strani o diversi. A molti adolescenti (e non solo) il
"Grando Fratello" dà l'illusione di poter studiare dei giovani in tutti i comportamenti della
vita quotidiana, anche in quelli più privati e in genere meno osservabili, dall'approccio
con l'altro sesso alle confidenze tra amici".
Condivido pienamente la tesi di Spiga, infatti tanti ragazzi sono attratti dalla diretta del
GF perché cercano dei modelli di comportamento socialmente vincenti, che possono
imitare per essere valutati positivamente dai loro amici e coetanei. Attraverso il "Grande
Fratello" si ha l'illusione di entrare nel mondo segreto dei ragazzi. Ovviamente si tratta di
illusioni: i personaggi del "Grande Fratello" non sono persone normali che agiscono in
un contesto normale, ma concorrenti di un gioco televisivo che sono perfettamente
consapevoli di essere ripresi 24 ore su 24 dalle telecamere e di essere osservati da
milioni di persone e che l'obiettivo di tutti i concorrenti è di approdare al successo e al
facile guadagno, attraverso questa magica "scatola" che li porta al mondo della notorietà
senza nessuno sforzo.
Eleni Karamanidis 1C
14
Attualità
La pena di morte
Una frase dello scrittore J.R.R.Tolkien dice :”[...] Merita la morte. - Se la merita! E come!
Molti tra i vivi meritano la morte. E parecchi che sono morti avrebbero meritato la vita.
Sei forse tu in grado di dargliela? E allora non essere troppo generoso nel distribuire la
morte nei tuoi giudizi: sappi che nemmeno i più saggi possono vedere tutte le
conseguenze.”
La pena di morte o pena capitale è un’ordinanza emessa da un tribunale in seguito a
una condanna. È l’attuazione del principio etico giuridico in base al quale lo stato può
legittimamente decidere di togliere la vita a una persona.
Sono 85 i paesi e territori (fonte Amnesty International, 2005) che attuano questa forma
di giustizia tra cui Afghanistan, Algeria, Arabia Saudita, Armenia, Bielorussia, Bulgaria,
Cile, Cina, Corea, Cuba, Egitto, EAU, Giappone, Giordania, India, Iran, Iraq, Russia,
U.S.A. …
Primo stato al mondo ad abolire la pena di morte fu, nel 1786, il Granducato di Toscana.
Se si considera l'abolizione "di fatto" lo stato abolizionista più antico è invece la
Repubblica di San Marino, tuttora esistente: l'ultima esecuzione ufficiale risale al 1468,
mentre l'abolizione definitiva fu sancita per legge nel 1865.
Ci sono Stati che tutt’ora continuano a perpetrare questo crimine forti dell’appoggio
popolare. E ci sono Stati in cui la pensa di morte viene usata come strumento del regime
per mantenere più facilmente il potere e i processi non sono equi e regolari, un esempio
è la Repubblica Popolare Cinese dove avviene il maggior numero di esecuzioni l’anno.
Le autorità Cinesi non rivelano il numero delle esecuzioni ordinate dai tribunali. Nel
2005, Amnesty International ha registrato 1170 esecuzioni l’anno in Cina, più dell’80% di
tutte le sentenze di morte eseguite nel mondo. Tra i reati puniti con questa pena vi sono,
oltre all’omicidio, il traffico di droga, alcuni reati economici, politici, d’opinione, il
commercio di pornografia, l’uccisione di animali sacri ecc.
Qui vengono spesso organizzate manifestazioni di massa per la lettura della sentenza di
morte e l'esecuzione viene compiuta subito dopo: i condannati vengono mostrati al
pubblico con la testa reclinata, le mani legate dietro la schiena ed un cartello con il nome
e l'indicazione dei crimini commessi legato al collo. Vi è una violazione dei diritti
fondamentali: molti trascorrono il periodo che va dalla condanna a morte all'esecuzione
ammanettati e coi ferri alle caviglie; inoltre vengono quasi sempre espiantati gli organi
del condannato, ma senza chiedere il consenso alla famiglia.
Anche gli U.S.A., uno dei paesi più sviluppati ed evoluti al mondo, applica questo
barbaro strumento di punizione. Dei 50 stati che ne fanno parte solo 15 non prevedono
la pena di morte nel loro statuto. Ed è uno dei pochi paesi in cui può essere condannato
a morte anche chi era minorenne al momento del crimine. Otto condannati minorenni su
nove sono neri o ispanici; la maggioranza proviene da ambienti estremamente degradati
e aveva subito violenze sessuali e fisiche da bambini, aveva un basso QI, soffriva di
malattie
mentali
o
aveva
subito
danni
al
cervello.
In Indiana e Vermont il limite d'età per il quale è prevista la pena di morte è 10 anni.
Nel corso dei secoli si sono utilizzati svariati metodi per uccidere i condannati a morte.
Tra i principali utilizzati oggi vi sono: Sedia elettrica, impiccagione, camera a gas,
fucilazione, iniezione letale, ghigliottina, garrota. Non è affatto vero, come affermano i
sostenitori della pena capitale, che i metodi odierni utilizzati nei paesi più avanzati siano
indolori; possono anzi essere considerati forme di tortura.
La dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 10 dicembre 1948 è un
documento sui diritti individuali , promossa dalle Nazioni Unite perché avesse
applicazione in tutti gli stati membri. Non ammette la pena di morte sebbene essa non
15
Attualità
sia esplicitamente menzionata. L’art.3 dice: “ Ogni individuo ha diritto alla vita, alla
propria libertà e alla sicurezza della persona.”La Convenzione europea dei diritti
dell'uomo, firmata il 4 novembre 1950 ed entrata in vigore il 3 settembre 1953, affronta
il tema pena di morte all'art.2: Il diritto alla vita di ogni persona è protetto dalla legge.
Nessuno può essere intenzionalmente privato della vita, salvo che in esecuzione di una
sentenza capitale pronunciata da un tribunale, nei casi in cui il delitto sia punito dalla
legge con tale pena. Come si vede, la disposizione, pur affermando il principio di diritto
alla
vita,
approva
la
pena
capitale.
Questo orientamento è stato modificato con la promulgazione nel 1983 e l'entrata in
vigore nel 1985 del VI Protocollo alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
Esso è il primo documento internazionale che prevede l'abolizione della pena di morte
per i reati in tempo di pace. L'art. 1 sancisce: “La pena di morte sarà abolita. Nessuna
persona sarà condannata a tale pena o subirà esecuzione.
Cesare Beccaria, figura di spicco dell’illuminismo italiano scrisse l’opera “Dei delitti e
delle pene” (1763)nella quale afferma che”Non vi è libertà ogni qualvolta le leggi
permettono che, in alcuni eventi, l’uomo cessi di essere persona e diventi cosa”
(cap.XXVII). E ancora: “Parmi un assurdo che le leggi, che sono l’espressione della
pubblica volontà, che detestano e puniscono l’omicidio, ne commettono uno esse
medesime, e, per allontanare i cittadini dall’assassinio, ordinino un pubblico assassinio”
(cap.XXVIII)
L’opinione pubblica è molto divisa. Ci sono movimenti che si fanno sempre più sentire
richiedendone l’abolizione in nome dei diritti umani affermandone l’inumanità, la
possibilità d’errore, il non-funzionamento della pena di morte come deterrente per i delitti
più efferati, la mancanza di diritto dello stato di decidere per la vita umana e l’omicidio
stesso che si commette nel momento della condanna finale.
Altri appoggiano la pena di morte sostenendo il non funzionamento del sistema
carcerario, le spese eccessive per il mantenimento dei detenuti, l’affollamento eccessivo
delle carceri ecc.
Personalmente sono contraria alla pena di morte. Non è commettendo un altro reato che
si risolvono le ingiustizie, anzi si tende solo ad aumentare quella scintilla d’odio insita in
ogni essere umano. È vero che spesso il sistema giudiziario italiano è debole e
commette degli errori imperdonabili che aumentano lato il senso vendicativo delle
persone ma maggiormente devastante sarebbe l’errore di condannare a morte un
innocente o comunque un pentito. Non può uno stato, non possono degli individui
firmare il consenso all’uccisione di un uomo oltre ogni ragionevole dubbio. Come si può
rispondere a un omicidio illegale con un omicidio legale sancito da un codice penale?
Dietro a questo paradosso giudiziario sta l’incoerenza della nostra società, sviluppata,
avanzata, moderna da un lato e tanto medievale dall’altro.
Credevo che “Noi siamo quelli che sognano di cambiare il mondo e godiamo quando
qualcuno ci riesce perche si, a volte qualcuno ce la fa” (Wired). Ora non ci credo più. Di
fronte a fatti così grandi, sbagliati, impossibili da cambiare. Sento di non crederci più. Mi
sembra che le battaglie più grandi della storia a favore della libertà, del diritto alla vita
siano state inutili. Gli uomini più coraggiosi da Gandhi a Martin Luther King mi sembrano
dimenticati. Mi pare che viviamo in un mondo superficiale e ignorante.
Un mondo che oggi mi ha veramente amareggiato.
Spero in un domani libero dalla pena di morte. Spero in un domani più coerente. Spero
in un domani più onesto.
E ricordiamo che “Occhio per occhio rende solo il mondo cieco” (Gandhi).
Laura Della Morte 3G
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Recensioni libri
RECENSIONE: GLI EROI DEL CREPUSCOLO
Sono molte le ragioni per cui un libro può piacere: trama avvincente, immedesimazione
nei personaggi, dialoghi coinvolgenti, stile semplice e diretto.
Ebbene, Gli Eroi del Crepuscolo non possiede niente di tutto questo.
La trama è una storia fin troppo banale, ovvero in un mondo medievaleggiante la
principessa (Eileen) viene rapita da un cattivo (il Signore delle Tenebre) e il suo
innamorato (Lyannen) corre a salvarla. Quanto pensate di poter scrivere con una trama
del genere? Cinque pagine al massimo, la lunghezza di una fiaba stile La Bella
Addormentata nel Bosco. E invece l’autrice riesce a scriverne ben 770! Già questo
dovrebbe suggerirvi un’idea della noia che pervade il romanzo.
Dopo aver letto la pergamena scritta con un “luccicante inchiostro violetto” (mi chiedo se
fosse luccicante perché fresco o perché fosse inchiostro glitter) in cui il Signore delle
Tenebre, Gylion Cuore di Ghiaccio per gli amici (notare l’originalità del nome) dichiara di
aver rapito la principessa, al baldo cavaliere Lyannen si pone un piccolo problema:
ovvero, lui sa di non essere in grado di attraversare mezzo mondo da solo, e allora
raduna i suoi amici d’infanzia per partire all’avventura. E qui, descrizioni su descrizioni
degli altri baldi cavalieri, tutti giovani, belli, alti e soprattutto biondi. Già, perché essere
biondi sembra essere d’importanza vitale in questo romanzo. Che all’autrice piacciano i
biondi? Il povero Lyannen, che può vantare solo una chioma corvina, si sente
discriminato e difatti decide di dare alla banda il nome di Compagnia dei Rinnegati.
Domanda: l’unico a sentirsi rinnegato è lui, perché tutti i suoi amici dovrebbero accettare
un nome del genere? E soprattutto, che bisogno c’è di dare un nome al gruppo di
giovanotti?
Sull’aspetto fisico si può fare un’altra considerazione: se per caso il lettore fosse
indeciso se considerare un personaggio buono o cattivo sarà sufficiente guardare se ha
una bella faccia o meno. Infatti sembra che tutti i cattivi siano brutti, e tutti i buoni siano
belli. Inverosimiglianza a parte, non mi sembra un ragionamento molto intelligente.
Dai dialoghi tra i personaggi emerge un’altra grave pecca: la piattezza. Nessuno di loro
ha una personalità definita, semplicemente servono a far muovere la storia nella
direzione che vuole l’autrice. Serve una battaglia? Facciamo comportare Tizio da
sbruffone di fronte al nemico. Serve un intoppo? Facciamo comportare Caio da
incosciente. Serve qualcuno che salvi i nostri eroi? Facciamo innamorare un nemico di
Sempronio. La logica è questa.
Magari, potrebbe obiettare qualcuno, il romanzo non brilla per trama e personaggi, e
tuttavia risulta leggibile. Errore! L’autrice, a quanto pare, voleva cimentarsi in un
romanzo di stampo epico/aulico, o almeno ci ha provato. Il risultato è pessimo. Ci sono
espressioni a dir poco risibili, soprattutto perché accostate a termini sofisticati. Il caso
più eclatante è un insulto che i personaggi si rivolgono: “Testa di pigna”. Sì, testa di
pigna, vieni, facciamo una bella gita al Fantabosco. Se proprio l’autrice voleva che si
insultassero senza abbassarsi ad usare un linguaggio volgare avrebbe fatto meglio a
scrivere “Tizio imprecò” oppure “Tizio insultò Caio”. Vago, ma almeno rende l’idea. Quel
testa di pigna è solo una caduta di stile.
E, dopo tutto questo, vi dico che in questo romanzo c’è di peggio. Questo peggio si
chiama incoerenza. Volete degli esempi? I rubinetti. In un mondo a stampo medievale.
D’accordo, l’acquedotto ci poteva stare, dopotutto lo usavano già i romani. Ma i
rubinetti? I protagonisti si lavano in vasche da bagno, avvolti da bolle di bagnoschiuma,
con l’acqua che scende dai rubinetti. Per quel che ne so, nel Medioevo era già tanto se
ci si lavava in una tinozza. Un altro esempio? A pagina 327 è scritto che la serata estiva
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Recensioni libri
è molto calda, e tuttavia a pagina 333 si afferma che “tenere il camino spento sarebbe
equivalso ad accettare la morte per assideramento”. Queste sono solo due chicche, vi
potrei citare molti altri particolari. Il finale stesso, oltre ad essere di una banalità
mostruosa, manca totalmente di senso. Infatti il migliore amico del signor Cuore di
Ghiaccio (perché anche i cattivoni hanno un Best Friend con cui passare allegri
pomeriggi) decide, dopo qualche vago e appena accennato senso di colpa, di passare
dalla parte dei buoni. Voilà, detto fatto: un cenno, solo un cenno e tutta l’armata nemica
prende fuoco, la principessa viene liberata e l’ex-migliore amico dal cuore di ghiaccio
scompare. Domanda: se il Best Friend ha cancellato i cattivi con un gesto, perché non
l’ha fatto prima con i buoni? D’altra parte, come si può sperare di trovare una logica in
un romanzo che non riesce ad essere coerente per dieci pagine?
In sostanza, spendete 20 euro altrove e avrete molti meno rimorsi. Lasciate perdere
questa esordiente che, di talento, ha solo quello di saper cercare parole difficili sul
dizionario.
Lorella Cattaneo 5B
MOCCIA…NO!
Nella mia allegra infanzia spensierata mi capitò di aggregarmi alla corrente che vedeva
in Federico Moccia il nuovo Dante, inducendomi ad acquistarne i libri.
Indubbiamente mi piacque. Ma chiedo venia, causa la giovane età (appena undici anni).
Poco tempo fa ritrovai uno dei primi libri editi tra le mani e volli leggerlo nuovamente.
Vi ritrovai solo un linguaggio ampolloso, futile, ricco di frasi nominali composte di
un'unica parola che appesantivano il discorso allo stremo e una spiccata propensione a
riproporre nei personaggi luoghi comuni usati alla nausea (vedi la ragazza giovanissima
innamorarsi del quasi quarantenne; vedi la ricca "Pariolina" e il teppista).
Inutile dire che l'happy ending regna indiscusso, e i protagonisti vivono in una bella sfera
di cristallo anti-urto, che li ripara dal mondo esterno e dai suoi mali (a parte per la
classica scena che vuole presentarsi come "punto di massima tensione", in cui il
personaggio di turno rischia la vita in qualche mirabolante incidente).
... credo che la prossima volta in libreria, invece di indirizzarmi verso il simpatico stand
con una targa rossa sopra, mi dirigerò verso l'espositore dei giornali. Chissà che non
scontri la mano con la mia anima gemella, cercando di accaparrarmi l'ultima copia di
Focus!
Giulia Comerio 2D
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Recensioni libri
Le sorelle Hunt
di Elisabeth Robinson.
«Ieri ero a casa (e dove, altrimenti?), intenta a scrivere la quarta versione della mia
lettera d’addio al mondo, quando ho ricevuto la telefonata».
“Le sorelle Hunt”, un romanzo tanto divertente quanto strappalacrime, racconta la storia
di due sorelle americane: Olivia, la sorella maggiore che lavora per Hollywood e che
sogna di poter creare un film ispirato a Don Chisciotte, e Madeline, la piccolina di casa
che si ammala di leucemia.
La storia del libro, scritto attraverso le lettere di Olivia, che non si lascia morire a causa
della vicenda di Madeline, equilibra disperazione e pazze risate. Consigliatissimo a chi
ama i libri commoventi e particolari, che soprattutto all’ultima pagina ti lasciano
stupefatta, grazie ai suoi alti contenuti di valore. Assolutamente da evitare se prediligete
i romanzi rosa o leggeri.
Parla da sola la copertina, che raffigura questa bambina con una corona – simbolo di
dolcezza e semplicità – con in mano una spada, pronta ad affrontare qualunque cosa.
Da questo credo che si possa intuire che la piccola Madeline non si lascerà abbattere
dalla sua malattia, anzi, la affronterà a pieno petto, commuovendo – ci scommetto –
chiunque si lascerà coinvolgere dal libro.
Un’altra caratteristica del libro è la semplicità con la quale la scrittrice intreccia le
vicende di Olivia con la situazione della sorella, senza risultare banale o dispersiva. O
ancora il profondo legame che unisce le due sorelle, facendo immedesimare anche un
lettore figlio unico, con i ricordi raccontati nelle prime lettere – addirittura una è stata
scritta quando Madeline ancora era nella pancia della mamma -, con le lettere di
incoraggiamento… “Non immaginavo quanto fossi forte. Sapevo che avevi coraggio, ma
non mi ero resa conto quanto”.
Edith De Michele V., Alessia Dotti, Angelica Motta 1D
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Recensioni film
RECENSIONE NEW MOON
New Moon è un film del 2009 diretto da Chris Weitz e sceneggiato da Melissa
Rosenberg. E’ l’adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo del 2006 di
Stephenie Meyer e sequel di Twilight ed uscirà nelle sale di tutta Italia il 28 Novembre.
Il film vede come protagonisti Bella Swan (Kristen Stewart), Edward Cullen (Robert
Pattinson) e Jacob Black (Taylor Lautner).
Tutto sembra andare al meglio fino al giorno del diciottesimo compleanno di Bella. La
giovane aprendo un regalo durante la festa organizzata dalla famiglia Cullen si ferisce
accidentalmente con la carta del pacco scatenando la violenta reazione di Jasper,
fratello di Edward, ultimo arrivato della famiglia Cullen e non ancora abituato alla loro
scelta di astensione dal sangue umano. Edward si vede costretto a difendere Bella
andando contro il fratello, azione che lo turba a tal punto da cominciare a riflettere sulla
sua vita insieme a Bella.
Dopo alcuni giorni di riflessione i Cullen decidono di lasciare Forks rendendosi conto che
è l’unico modo per salvare Bella ma Edward le racconta delle bugie sperando che
dimentichi il loro amore e che si ricostruisca una vita senza di lui. A questo punto la
ragazza cade in una depressione alleviata dalla presenza dell’amico Jacob che dopo la
trasformazione in licantropo è costretto ad allontanarsi da lei per poi riavvicinarsi.
Alice, sorella di Edward, torna a Forks poiché, a causa delle sue visioni, pensa che Bella
si sia suicidata buttandosi da uno scoglio. In realtà si sta solo tuffando ma la falsa notizia
giunge ad Edward, che, per la disperazione, scappa a Volterra, in Italia, con lo scopo di
scatenare
l'ira
dei
Volturi
e
farsi
uccidere.
Alice e Bella riescono a salvare Edward ed ad andare via da Volterra, promettendo ai
Volturi che Bella diventerà una vampira e tornano a Forks, dove Edward le assicura che
l'ama e che la decisione di andarsene è stata presa solamente al fine di proteggerla.
Edward chiede la sua mano, ma lei accetta solo quando le viene promesso di essere
trasformata subito dopo le nozze, che si terranno dopo il diploma.
Arianna Errico 3A
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Recensioni film
Seta
Esce finalmente l'omonimo film tratto dal magnetico libro "Seta" di Baricco e subito mi
precipito al videonoleggio per poter osservare come la magia di quelle cento pagine
possa esser stata impressa in una sequela di immagini: infilo il dvd nel lettore, e mentre
armeggio col telecomando provo a immaginarmi l'enorme sforzo creativo che deve
esser stato trasfigurare le parole di Baricco in fotogrammi.
Poi ecco i titoli di testa.
...
Okay, il protagonista ha l'emotività di una carota, ma non importa.
Non è ciò che deve interessare, giusto.
Però mi giunge spontaneo il quesito: è mai possibile cavare fuori da cento paginette
ridotte all'osso un mattone di quasi due ore?
La magia della carta viene obnubilata (in modo indelebile, per chi non è mai inciampato
nel libro) da dialoghi inconsistenti e privi di qualsivoglia utilità.
Nemmeno le favolose note di Ryuichi Sakamoto riescono a far apprezzare la monotonia
di tutto il lavoro.
C'è da dire comunque, che Keira Knightley interpreta alla perfezione il ruolo della moglie
in fin di vita, essendo che l'attrice stessa è ormai ridotta a un mucchietto sparuto di ossa
tremolanti.
Se durante i cento e rotti minuti di lento preludio che porta direttamente alla fase REM
del sonno, l'attenzione è stata stuzzicata dalla splendida e inalienata lettera che il nostro
Herve crede esser stata spedita direttamente dal giappone (poesia, pura poesia) o dalle
descrizioni dei suoi lunghi e tortuosi viaggi, l'infinita inquadratura finale è il colpo di
grazia che rende propensi alla narcolessia.
C'è da ammettere che i panorami e la realtà offerta dalle visite all'Estremo Oriente del
protagonista, sanno essere suggestivi e catturano l'attenzione, essendo permeati
dell'aura di mistero cui una persona attribuisce quei luoghi.
Andiamo avanti.
Una peculiarità della trasfigurazione da carta a immagine è quella di stravolgere quasi
completamente il lavoro iniziale, dando vita a un qualcosa apprezzabile da chi non
sappia di tale inizio, ma risultando alle volte fastidiosa per coloro che invece ne erano a
conoscenza: qui vi sono molti canoni rispettati che seguono la stessa linea del libro,
come le caratteristiche dei personaggi e il loro ruolo nel racconto e quindi danno allo
spettatore un senso di stabilità.
Dopo questa personale analisi, resto della mia idea: i film sporadicamente eguagliano i
libri.
Giulia Comerio 2D
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Pagina della musica
PLAGIO: NO, GRAZIE!
Udite e acclamate! Perché è finalmente disceso dal cielo l'ultimo singolo di Vasco, ma
questa volta, oltre a dilettare le frementi orecchie degli ammiratori con i suoi articolati
testi e le potenti doti vocali, sceglie bonariamente anche di elevare il singolo di un'ignota
band, utilizzando l'originaria base ma purificando quel testo tanto insignificante.
Il “cantante” romagnolo sceglie di infangare e demolire Creep, forse il più conosciuto
singolo degli sconosciuti Radiohead, singolo nato nel 1992, al debutto della rock band
inglese con il primogenito album Pablo Honey.
Riconoscibile facilmente dai primi accordi, Creep è una canzone di dolore e di
inadeguatezza, lo sfogo di un tipo strano ( “But I'm a creep, I'm a weirdo”) che sogna un
corpo e un'anima perfetti e che avrebbe voluto essere speciale (“You're so fuckin'
special/I
wish
I
was
special).
La melodia è cullante e regolare, in un continuo crescente che sbocca alle ultime strofe,
fortissime e gremite di pathos, per poi riaddormentarsi sull'ultimo ritornello, quando la
prima chitarra e la batteria scemano poco alla volta, lasciando nell'animo dell'ascoltatore
quel senso, probabilmente cercato, di malinconia e inconclusione.
Vasco distrugge il tutto con un testo semplicissimo, traboccante di luoghi comuni sentiti
mille volte, cercando picchi di virtuosismo in rime peggiori di quelle imparate nelle
filastrocche di prima elementare ( “Tanto è lo stesso / soffro anche spesso”);
l'interpretazione dell'arzigogolato testo è stata egregiamente espressa in un blog
romano, dove un tale comunica il suo dissenso con un genuino “ma l'hai sentito il testo
de sta cover? l'avrebbe potuto scrivere anche una scimmia”.
Ma naturalmente Vasco rimarrà sempre un grande comunicatore, come lo definiscono
moltissimi, e allora per quale astrusa ragione rinunciare ai suoi inguaribilmente tipici
balbettii monosillabici tanto comunicativi? E quindi via! Un po' di nananana certamente
non potranno mancare, e se pensiamo ad un concerto live, la triste Ad ogni costo sarà
ulteriormente intristita da una quantità non esprimibile numericamente di convulsivi
ehhhh.
Che tra la Emi, casa discografica che li ha prodotti, e i Radiohead non corra buon
sangue non è una grande novità, questo soprattutto dopo la decisione del gruppo
inglese di abbandonarla, con l'ultimo album fresco tra le mani, inventandosi un metodo
conveniente per se stessi e per i fan: vendere il loro In Rainbows su internet, a quanto?
«It’s up to you» ovvero quanto ti pare, a offerta libera.
In rete versioni della nuova vicenda circolano molteplici e non tutte chiarissime: mentre
in alcuni blog corre voce che Thom Yorke e gli altri abbiano approvato l'opera di Vasco,
per altri, dato che è ancora la Emi a possedere i diritti dei loro precedenti album, e dato
che la stessa casa è patria anche di Vasco, questi sono stati subito concessi senza
chiedere il consenso della rock band.
Ma come sempre le opinioni delle persone che apprezzano la bella musica saranno
soffocate dagli interessi della maggioranza, o ancora peggio ” Ma la verità che dovete
accettare, oh voi fan dei Radiohead, è che "Creep" faceva schifo anche prima.”.
Robe de automurarsi vivi...
Stella Giorgio 3D
22
Pagina della musica
POST-ROCK
Il post-rock nasce tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, è così denominato in
quanto attinge alle tipiche sonorità del rock e allo stesso tempo ad altri generi musicali,
quali ad esempio classica, elettronica, ambient o progressive. Il risultato è quindi un
'cocktail' di generi diversi tra loro, spesso easy-listening, altre volte più 'impegnativo' da
ascoltare, tuttavia prettamente diverso dal concetto tradizionale di "rock". Sono
considerati fondatori del genere gruppi come Slint e Tortoise, poi seguiti negli anni da
gruppi quali Godspeed You! Black Emperor, A Silver Mt. Zion, Mogwai, Labradford,
Explosions in the Sky, God is an Astronaut - per citarne alcuni. Molti dei gruppi post-rock
si affidano alla sperimentazione, fondendo per esempio il post-rock con l'heavy metal (il
cosiddetto post-metal, ne sono un esempio i Neurosis) o con lo sludge metal (es. i Battle
of Mice). Una delle caratteristiche principali di questo genere è la prevalenza quasi
totale dei pezzi strumentali e non cantati. Il canto, se presente, risulta essere leggero e
ronzante, e talvolta simile ad un dialogo, un pezzo più recitato che cantato. Per quanto
riguarda la sperimentazione, il variare da un genere all'altro, i gruppi messi a confronto
tra loro risultano alquanto differenti. Generalmente, in ogni caso, si pensa al post-rock
come ad un connubio tra rock o classica e strumentazioni elettroniche, il cui utilizzo può
sfociare in generi come il math-rock, caratterizzato da una ritmica più complessa (es.
65daysofstatic, Battles).
Martina Rigoli 5B
23
Racconti
THE LIFE
È ancora buio ma all’orizzonte si vede una sfumatura di blu. Il blu si pittura di rosa, il
rosa si pittura di viola e così via. È una danza di colori di tutte le sfumature: inizia con il
nero, il colore più oscuro,tetro e buio; si rischiara fino ad arrivare al limite per diventare
nuovamente nero. È un ciclo. Non finirà mai. Probabilmente stai sognando perché apri
involontariamente gli occhi verso la realtà composta da un letto, da lenzuola
scompigliate tra le tue gambe e da un raggio di luce che sa di mattina presto e che ti
illumina parte del viso. Svegliandoti lasci quel posto irreale fatto di colori e luci idilliache.
Ma non sai perché, in un certo senso sai che non è molto lontano dalla realtà. Ti alzi
svogliata, ti avvicini alla finestra e scopri il mondo. E ti ricordi che la tua giornata inizia
da lì. Dall’inizio. Ti prepari per il viaggio. Quel lungo viaggio che ti aspetta, che aspettavi
da tanto e ora hai paura. Paura di sbagliare ,di fare un passo falso, di cadere e non
rialzarti più. Ma non ti preoccupare: la vita è così. Ti rialzerai se riuscirai a vivere. È ora
di partire: svegli Lui. Pensi a quanto è dolce vederlo dormire. Ma non puoi tardare, la
notizia era chiara. È meglio non fare tardi. Vi preparate per il viaggio. Avete paura. Ma
non siete soli, non lo sarete più. Non lo siete mai stati. Dentro te stessa senti dolore. È
normale, è la vita che continua, dopo ne sarai più certa perché ti capiterà la cosa più
dolce che ci sia. La vita. Ti chiedi se sarai abbastanza forte da sorreggere quel dolore.
Se sarai forte, se saprai vivere. Ormai manca poco. Guardi Lui e cerchi conforto,
sostegno. Lui ricambia il sorriso che hai forzato sotto il dolore atroce che provi. Lo fai per
Lui. Non vuoi che soffra troppo per te. Ma è la vita che va avanti. Siete a metà del
viaggio, il tuo dolore aumenta ed il sole è ormai al culmine. Pensi di non farcela più, ma
Lui ti incita: “Ce la puoi fare, ci sono qui io”. Già, ce la puoi fare a vivere. Perché la vita è
la cosa più bella che ci sia stata data. Dura o facile che sia, da qualsiasi angolazione
noi la vediamo, sarà sempre affascinante e travolgente. Sì perché la vita va veloce e a
volte tu rimani indietro. E a volte è meglio così. Puoi cedere o rialzarti, puoi piangere o
ridere, puoi aiutare o far male, puoi avere successo o meno, ma l’unica cosa che conta
è vivere. Perché quando te ne accorgerai, saprai dire che avrai veramente avuto
successo, il successo di aver vissuto la vita. Devi stare attento però a non buttarla via.
Perché non potrai ritornare indietro. Potrai rimediare, ma non tornare. Ricorda che la vita
è la cosa più importante, riesci a veder e sentire cose meravigliose se saprai cercare tra
la tristezza che vedi con i tuoi occhi superficiali. Cerca di trovare con il cuore,con la
speranza e l’animo. La vita è bella. Se la sai vivere. Sei quasi al traguardo. Ti senti
debole. Pensi che non ce la farai. “Ce la puoi fare, resisti, ci sono qui io”. Ormai ti
tengono queste parole in vita. È ora del tramonto. Lo guardi tra le lacrime del dolore e
una mano intrecciata a Lui. È tutto rosso e rosa. Rosso come la passione di vivere.
Rosa come le cose belle e dolci della vita. Siete arrivati finalmente. L’ora è vicina. Ti
prepari. Non manca molto. Non ce la fai più, stai per cedere…”Non cedere! Ci sono qui
io”…resisti…manca poco. Vedi una luce bianca. Senti dolore. Dentro, ti senti trucidare.
Lo fai per Lui. E per Lei. Lei che deve scoprire quelle piccole cose, quelle cose dolci e
belle della vita. Perché vivere non è uno sbaglio. Vivere è fortuna! Lo fai per Lei. Riesci
a resistere lo senti! Ce la farai. Perché tu sai vivere. Ed ecco il buio. La fine. O… l’inizio.
Sì, proprio l’inizio. Perché eccola…Lei. Ti guarda con quegli occhioni colmi di
gratitudine. Ti ringrazia, lo vedi. Sei in un mare di lacrime. Ora non soffri più. Quando
vedi la nebbia. C’è sempre il sole alla fine. È lei quel piccolo raggio di sole che va a
colmare quel dolore. Lui ti guarda con aria di compassione. Ce l’avete fatta. A vivere
insieme. Ora Lei è lì. Avete aiutato il vostro raggio di sole a vivere. Lei. La vostra più
cara cosa. Per lei finalmente inizia la vita. È giorno. E per voi, invece, inizia un nuovo
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Racconti
giorno di felicità. Insieme a Lei. Vostra figlia. Un giorno nuovo. Da vivere e da saper
vivere. In compagnia. Perchè la vita è un brivido che vola via.
Martina Alleva 2B
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Pagina della poesia
POESIE
Quelle parole non espresse,
quei pensieri mai esposti,
quei sentimenti mai dichiarati.
Il silenzio vale più di
cento, mille parole.
Non dubitar mai del suo potere,
della sua sincerità.
Affidati a lui,
senza domandarmi il perché
Da Giulia Bozzi 1D
Paura di non essere accettata
Ora sei lì in quel banco e
tutto intorno a te sembra
che non ti prenda in considerazione.
Ormai hai paura che qualcuno più bello
Di te occupi il tuo posto
Nei loro cuori e vorresti scappare
Senza nemmeno più la forza di combattere.
Ormai nessuno ti considera,
ti prendono in giro e se ne vanno
con ragazze più “facili” di te.
Però quando hanno bisogno ritornano da te ,
come il cane ritorna dal suo padrone,
per chiederti consigli e per confidarsi.
E tu stupida che per l’ennesima volta ti lasci illudere
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Pagina della poesia
Che quella sarà la svolta della tua vita,
che diventerai popolare,
che finalmente dopo tanto tempo
avrai il ragazzo,che per la prima volta lo bacerai…
È tutto falso.
Tu non gli piaci e ci sei cascata ancora come una sciocca.
Poi loro torneranno nel branco
Per ignorarti nuovamente e prenderti in giro il prima possibile.
E cerchi in tutti i modi di diventare come quelle ragazze
Che ogni giorno di più attirano quei ragazzi,
e cerchi di sembrare più bella, di ricevere complimenti,
ma non ci riesci e ,alla fine,
cadi in una profonda tristezza che non svanirà finché qualcuno
non si accorgerà che esisti anche tu .
Giulia Bozzi 1D
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Pagina dei disegni
Cecilia Faraone 3D
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